Prima di continuare lo studio e l’approfondimento della
teoria economica americana della Modern
Money Theory MMT attraverso le lezioni del professore Randall Wray, mi sembrava opportuno aprire una piccola parantesi e fare
alcune precisazioni sui motivi che mi spingono a studiare e ad interessarmi a
questa nuova corrente di pensiero,
che in verità tanto nuova non è, quantomeno nelle sue tematiche strettamente
scientifiche ed accademiche. Tralasciando però per il momento i dettagli tecnici,
bisogna riconoscere che nelle sue intenzioni dichiarate il movimento MMT, pur
nella grossolana versione strillata o spacciata come facile propaganda di
acchiappo, racchiude in sintesi molte delle principali rivendicazioni e istanze sociali che hanno da sempre
guidato il processo di emancipazione della civiltà umana dalla barbarie economicista
dell’oscurantismo, della repressione e dell’oppressione brutale dell’uomo
sull’uomo: l’equità, l’uguaglianza dei diritti e dei doveri, la libertà
individuale, la dignità dei lavoratori, l’assistenza ai più disagiati, la
solidarietà, lo sviluppo sostenibile.
Basterebbe solo questo breve elenco di principi
sacrosanti e universali per giustificare l’interesse verso qualsiasi scuola di
pensiero che si propone di rendere concrete ed attuabili tali riforme. Con
tutto il dovuto rispetto e avendo chiara le diverse condizioni storiche di
partenza, la Repubblica di Platone
non presentava lo stesso grado di apertura e partecipazione collettiva alla
vita pubblica, politica ed economica di una comunità. Eppure Platone viene
spesso osannato come una vetta del pensiero democratico e liberale, un vero
maestro del buon governo, mentre chiunque si propone oggi di fare di più e
meglio viene subito tacciato di essere un ciarlatano,
un visionario, un allocco facilmente suggestionabile e manipolabile.
Amara constatazione che nessuno è profeta in patria e la gloria è purtroppo nel
migliore dei casi una conquista postuma per tutti gli uomini di buona volontà.
Avendo scoperto da qualche tempo di essere già stato
marchiato a fuoco da alcuni (non da tutti per fortuna) come “esponente
della Modern Money Theory MMT”, in tono vagamente allusivo e
denigratorio, mi sembrava opportuno ribadire ancora una volta che io non sono
l’esponente di alcunché, né il seguace di un’ideologia o di una dottrina, ma un semplice curioso
che getta l’occhio laddove trova scampoli
di buon senso e indicazioni pratiche
che possono tornare utili per aprire la strada alla speranza e al rinnovamento.
Se tutto stesse funzionando bene nel mondo e la civiltà stesse procedendo a
gonfie vele verso migliori condizioni di vita per tutti, non ci sarebbe più
neppure bisogno di studiare l’economia, perché i veri cultori di questa
disciplina sanno che l’economia serve solo quando le cose vanno male.
Ogni volta che nella storia si è presentata la necessità
di fare un passo in avanti e creare uno strappo con il passato, ecco venir
fuori puntualmente dal nulla i vari Adam
Smith, David Ricardo, Karl Marx, John Maynard Keynes e soci, che nel bene e nel male ci hanno
costretto a guardare il mondo da un’altra prospettiva e a cambiare rotta con le
loro strabilianti idee. Non dobbiamo dunque stupirci se oggi spuntano come
funghi nuove correnti di pensiero economico o economisti d’assalto, perché
peggio di come stanno andando le cose non potevano andare e il futuro si
prospetta soprattutto per noi europei più che mai plumbeo e angosciante. Quindi
ripeto, vale la pena studiare bene cosa hanno da dire questi nuovi economisti e
selezionare con attenzione ciò che può tornare utile a tutti da ciò che serve
soltanto ad alzare polveroni, esacerbare i conflitti o ottundere l’intelletto.
Le misere condizioni in cui versa l’Europa oggi sono
dovute principalmente alla cieca delega e fiducia che i cittadini hanno
riservato ad uomini che avevano e hanno una visione dell’economia davvero
raccapricciante, rappresentata in Italia dai soliti noti Ciampi, Prodi, Monti,
D’Alema, Bersani, Berlusconi, Casini. Una sorta di setta satanica ispirata al culto del libero mercato, della concorrenza perfetta, della supremazia
della circolazione delle merci, dei
capitali e dei lavoratori rispetto ai valori che stanno alla base della
convivenza civile. Questi nostri rappresentanti politici che meritano tutto il
nostro profondo disprezzo ci hanno usato come cavie per mettere a punto il loro fallimentare esperimento di usurpazione dello spazio di manovra
politica e democratica ed elevazione dell’economia a scienza esatta e deterministica,
piena di vincoli e limiti quantitativi (pareggio di bilancio, 60% di rapporto
debito pubblico/PIL, 2% di inflazione) che non hanno alcun senso logico e razionale.
Sull’osceno metodo con cui è stato privatizzato il meccanismo
di creazione e gestione dei flussi monetari, tramite l’istituzione di una banca centrale autonoma e indipendente
(sic! Come può essere autonomo e indipendente l’ente che produce il bene
finanziario da cui dipende la vita di tutti noi?) abbiamo già parlato
abbastanza, perché è chiaro che la prospettiva di difendere tramite un’autorità
privata come la BCE la forza e la stabilità di cambio della moneta era solo un
alibi per coprire ciò che realmente volevano gli spregiudicati progettisti del
piano diabolico europeo: rendere tutti noi schiavi agonizzanti e assetati dei
mezzi finanziari che ci servono per vivere, abbattere le nostre resistenze,
costringerci a competere l’uno contro l’altro in modo furibondo per accaparrarci le
limitate riserve di questo bene scarso che scarso non è per niente.
Tutti ormai sappiamo o abbiamo capito che l’economia è quanto di più discrezionale e soggettivo esista nel mondo, perché i suoi effetti nella società
cambiano in base alle istruzioni e ai modelli utilizzati dagli uomini di potere
per pilotare gli eventi secondo le proprie precise convenienze (accumulazione
della ricchezza ed eliminazione delle pretese redistributive, abbattimento
dello stato sociale, distruzione delle tutele e dei redditi dei lavoratori,
etc). I nostri comportamenti individuali
sono stati assimilati a quelli di un operatore
economico neutro ed attendibile perfettamente razionale, che ha una chiara
evidenza di quelli che sono la scala dei bisogni, l’utilità di un bene, il
valore di un servizio, la formazione dei prezzi, le aspettative di inflazione,
la scarsità del denaro circolante. Quando tutti sappiamo da tempo immemore
quanto imponderabili e irrazionali siano spesso i comportamenti umani, che
derivano nella maggior parte dei casi dalla stessa imponderabilità e irrazionalità
della natura da cui discendiamo e a cui apparteniamo (qualcuno per caso è mai
riuscito a prevedere con esattezza il luogo e la data di un terremoto? Non era
stato il saggio Erasmo da Rotterdam
a ricordarci con quanta cura la Natura aveva sparso un pizzico di follia
ovunque e la vita umana nel suo complesso non è altro che un gioco della
follia?).
Ecco perché l’economia deve presentare elevati strumenti di flessibilità per adattarsi
di volta in volta alle mutate condizioni sociali e naturali, evitando qualsiasi
elemento di rigidità che possa imbrigliare e rendere tortuosa la ricerca di
soluzioni estemporanee a tutti i nostri mutevoli problemi. Se ancora non si
fosse capito in questo momento è in atto una lotta senza quartiere fra una
risicata flottiglia di “illuminati”
che hanno chiara consapevolezza dei limiti e delle capacità umane contro
un’agguerrita armata di dogmatici,
che credono ciecamente nella Ragione
che governa lo spirito della Storia e nella sacralità delle regole razionali
della vita e del mondo a cui bisogna asservirsi facendone normali prassi di
condotta. Non è un caso che la cosiddetta anima
europeista da cui siamo stati contagiati risieda principalmente in Germania e dai freddi lander tedeschi
si sia poi diffusa come un cancro a tutti i più folli e scriteriati paesi
mediterranei. Chi ha sentito parlare anche solo vagamente dell’etica del dovere
del teutonico Kant e del razionalismo storico dell’alemanno Hegel
capirà esattamente a cosa mi riferisco. L’austerità e il rigore di bilancio non
nascono per caso e i satiri, i poeti erranti, i picari non hanno mai trovato
molta fortuna in Germania.
Ma una cosa deve essere subito messa in chiaro: questa
continua invocazione alla Ragione e alla sacralità dei mercati dei dogmatici
europeisti non deve essere intesa come un invito a mantenere comportamenti
razionali e coerenti soprattutto quando si tratta di investire i propri soldi,
anzi, come un palese suggerimento ad eccedere in tutti i campi finanziari e
commerciali, affidandosi alla pura follia speculativa del profitto e del
proprio personale interesse, perché tanto la Storia è razionale e prima o dopo ci metta una pezza (e la storia
in questo caso ha le sembianze della trojka, BCE, Unione Europea, MES e Fondo
Monetario Internazionale). E’ evidente anche alle pietre che a dispetto della
sua impostazione razionalista in Europa in questi ultimi dieci anni si siano
succedute una serie di bolle speculative
finanziarie (le bolle immobiliari, i titoli di debito pubblico e privato
della periferia apprezzati molto oltre il loro reale valore di mercato) e follie commerciali (le merci che transitavano
a senso unico dal Nord al Sud Europa) che hanno veramente poco a che fare con
la ragionevolezza e il giudizio. La Ragione
europeista serve quindi a mascherare e camuffare la pazzia che avviluppa
tutti coloro che vogliono arricchirsi molto di più rispetto alle reali
condizioni strutturali di un’economia nel suo complesso (e questi pazzi
purtroppo sono di tutte le nazionalità: tedeschi, francesi, italiani, spagnoli,
greci, portoghesi, irlandesi ed è per questo motivo che sarà difficile convincerli
a mollare il progetto diabolico che hanno creato).
Gli europeisti di tutte le nazionalità volevano
raggiungere determinati risultati e hanno creato un mostro giuridico, politico,
economico, finanziario capace di esaudire tutti i loro viscerali desideri (BCE,
Commissione, Consiglio, Corte Suprema, TARGET2 etc). Tutto qui. Gli eurocrati di destra e di sinistra (a
proposito qualcuno ha notizia del riformista Hollande? La nostra speranza di
salvezza!) sono stati talmente abili da utilizzare gli strumenti dell’economia
per il loro egoistico servizio, infischiandosene delle conseguenze umane di
tale scempio. Continuare quindi ad accapigliarsi sul fatto che siano stati gli squilibri macroeconomici fra i vari
stati europei a trainare gli eccessi
della finanza o il libertinaggio finanziario abilmente coperto dalla BCE ad
intensificare gli squilibri macroeconomici preesistenti mi sembra sinceramente
una questione di lana caprina, simile all’eterno dilemma se sia nato prima
l’uovo o la gallina o alla natura ondulatoria o corpuscolare della luce, che
non aiuta a fare passi avanti nel dibattito in cerca di possibili soluzioni. E’
evidente che si tratta di due facce della stessa medaglia e di due modi diversi
ma complementari di affrontare lo stesso argomento: gli squilibri macroeconomici
interni all’eurozona hanno favorito gli eccessi della finanza e la libera
circolazione dei capitali ha accelerato la formazione degli squilibri
macroeconomici. Basta cambiare la visuale di osservazione e il sistema di
riferimento con cui analizziamo il problema, dalla circolazione tangibile delle
merci al flusso intangibile dei soldi, e arriviamo sempre alle medesime conclusioni.
Ma
cosa c’entra tutto questo con la MMT? C’entra, eccome se c’entra.
Perché la MMT è l’unica scuola di pensiero economico in circolazione (scusate
l’ignoranza, ma non ne conosco altre) che esamina entrambe le facce della
medaglia e mette in guardia dal possibile rischio che si corre quando si
finisce per concentrarsi soltanto su particolari aspetti della faccenda. E’
vero che esistono ragioni macroeconomiche che guidano le scelte dei nostri
dispotici governanti (vedi il pareggio di bilancio o l’analisi taciuta dei
bilanci settoriali) o le decisioni di investimento dei grandi gruppi industriali
o monopolisti, ma è anche vero che tali scelte diventano significative perché
il sistema monetario moderno funziona in
un certo modo e consente a chiunque abbia voglia di speculare o sfruttare
l’ignoranza altrui di trovare sempre le armi giuste per farlo. Avere l’appoggio
di una grande banca privata che ti aiuta e ti sostiene in queste scelte di
investimento o speculazione è una garanzia di successo, perché la banca è a sua
volta garantita dalla presenza della banca centrale che le mette a disposizione
tutta la quantità di denaro creato dal nulla di cui ha bisogno per continuare a
fare prestiti, speculazioni, investimenti azzardati, compensazioni di pagamenti.
La bolla immobiliare scoppiata in Irlanda o in Spagna (e sul punto di esplodere
anche in Italia) non sarebbe mai nata se le banche non avessero avuto tutta
questa illimitata libertà di azione e
movimento di capitali.
Minimizzare e screditare il lavoro encomiabile del gruppo
di economisti americani della MMT mi sembra quindi più che altro un atteggiamento reazionario o conservativo
tipico di chi ha voglia di cambiare le cose ma non troppo (il principe Fabrizio
del Gattopardo docet), approfittando di questo periodo di crisi funesta che
colpisce soprattutto le fasce più deboli e meno protette della popolazione per
ritagliarsi un piccolo ma miserrimo momento di celebrità passeggera. Se le cose
si vogliono cambiare veramente bisogna avere la forza di scavare con entrambe
le mani nelle macerie ed utilizzare le braccia (e la mente) per edificare
qualcosa di nuovo, mentre continuare a volare come avvoltoi sopra le macerie
ridendo delle disgrazie altrui serve a poco e non dura a lungo, perché prima o
poi il fucile del bracconiere arriva e l’avvoltoio è costretto a rintanarsi nel
suo antro buio.
Continuare a dipingere questi economisti della MMT come
una sorta di devoti fanatici di una
dottrina mistica basata sulla venerazione del “Dio Denaro”, famosa per la pratica di strane liturgie di “stampaggio del denaro” a manetta, o meglio
noti come adoratori della “creazione dal
nulla di moneta fiat” e delle “orge
inflazionistiche tipo Zimbabwe o Repubblica di Weimar”, mi sembra un modo
piuttosto infantile di banalizzare e semplificare ciò che banale e semplice non lo è per nulla. Capisco che sia molto più facile affibbiare un’etichetta e catalogare
chi o cosa non si conosce piuttosto che sforzarsi di comprendere ciò che non
rientra nei propri argomenti di studio, ma per avere maggiore credibilità
bisogna che i detrattori di questa teoria spieghino definitivamente e
chiaramente a tutti su quali basi si muove la loro critica e quali soluzioni
alternative propongono per risolvere gli spinosi dilemmi a cui la MMT con tutti
i limiti e le approssimazioni del caso cerca spesso affannosamente di rispondere. Senza fare troppi giri di parole, in estrema sintesi l'istanza avanzata dalla MMT rimane sempre la stessa: "acclarata la peculiarità del sistema monetario moderno che consente ad alcune entità private (banche centrali e banche commerciali soprattutto) di creare moneta dal nulla per i loro specifici interessi e profitti, perchè i cittadini non dovrebbero impadronirsi di questa prerogativa sovrana per il bene comune dell'intera collettività?". E' una domanda così strana e insensata? Dove si trova l'inghippo? Perchè tanto astio e diffidenza nei confronti dei simpatici e lodevoli economisti americani?
Ad ogni modo se un economista italiano di alto livello vuole fare un
confronto aperto con gli economisti americani della MMT, dovrebbe essere sua
premura organizzare un convegno in cui invita direttamente Randall Wray e soci
per vagliare e mettere a fuoco l’attendibilità delle loro teorie di politica
economica e monetaria. Sono loro i veri
esponenti della teoria MMT, mentre tutti gli altri, soprattutto in Italia,
si muovono e si muoveranno sempre in qualità di semplici studiosi o
appassionati della materia. Per quanto mi riguarda io ripeto per l’ennesima
volta di non essere l’esponente di nessuna teoria monetaria, non sono un economista, né tanto meno
il seguace di una dottrina mistica, ma sono un semplice, umilissimo laureato in
ingegneria con specializzazione in gestione bancaria che studia da libero
ricercatore il sistema monetario e bancario moderno, perché convinto che gran
parte dei nostri attuali guai derivi da una scorretta e truffaldina
manipolazione dei meccanismi finanziari di creazione e distribuzione della
moneta. E non credo di essere il solo su questo pianeta ad avere questa convinzione:
ad occhio e croce saremo qualche miliardo, perché spesso anche coloro che da
questo sistema finanziario ricevono maggiori benefici ammettono pubblicamente
che il sistema è insostenibile e vada riformato al più presto.
Se proprio vogliamo entrare nel merito delle proposte
concrete di riforma monetaria, io mi sento molto più vicino alle tesi esposte
dal movimento inglese Positive Money rispetto al progetto della Modern
Money Theory, perché oltre ad una gestione molto più credibile e sostenibile della
spesa pubblica priva di debito dello
stato vengono anche esaminati i metodi con cui le banche commerciali gestiscono oggi l’attività creditizia,
prevedendo una semplice norma che impedirebbe a queste ultime la creazione di denaro dal nulla e ne
limiterebbe il raggio di azione al solo ruolo
di intermediazione del credito: i clienti dovrebbero chiedere in anticipo
quale utilizzo vogliono fare dei loro depositi (semplice custodia o investimento),
in modo che le banche possano utilizzare per i prestiti soltanto la parte dei risparmi
dedicata agli investimenti, condividendo il rischio e i profitti con i clienti
consapevolmente informati. In questo modo nessuna banca potrebbe più concedere
prestiti illimitatamente sulla base del giochetto della riserva frazionaria o
dei requisiti patrimoniali, che purtroppo come tutti i vincoli complicati e mal
concepiti possono essere sempre aggirati. Quando bisogna scegliere fra varie
alternative, la via più semplice è spesso quella preferibile. Il rasoio di Occam insegna. E ancora una
volta non capisco cosa ci sia di tanto assurdo in questa proposta.
Non nego (perché dovrei? Dovrei vergognarmi forse?) di
stare studiando da tempo la Modern Money
Theory con molto interesse, perché gli economisti americani sono riusciti a
descrivere il funzionamento di creazione e gestione del denaro in modo chiaro,
convincente e comprensibile anche per i neofiti della materia. Malgrado gli
economisti americani non abbiano scoperto nulla di nuovo, limitandosi soltanto
a descrivere l’esistente, si crea però spesso qualche fraintendimento con la
parola “teoria”, come se contenesse
qualcosa in sé di opinabile o soggettivo ed è per questo motivo che io
preferisco utilizzare la parola “sistema”
(sarebbe più corretto parlare di Modern
Money System). Il giorno in cui qualcuno dimostrerà con fatti altrettanto
convincenti e inoppugnabili che il sistema monetario non funziona come
descritto dalla MMT, sono pronto a rimettere in discussione tutto e a relegare
la “teoria monetaria moderna” agli
archivi della storia. Ma le controprove latinano.
Per quanto riguarda l’aspetto puramente macroeconomico, sappiamo
tutti che la storia dei bilanci settoriali è nota da tempo, ma bisogna
riconoscere a Randall Wray e soci di
aver avuto finalmente il coraggio di
uscire allo scoperto, dopo anni di relativo torpore del mondo accademico,
per proporre una linea d’azione di politica economica abbastanza chiara,
riconoscibile e comprensibile a tutti: la spesa
a deficit dello stato come strumento e la piena occupazione come fine. Indicando anche tutti i passaggi
intermedi che servono per utilizzare efficacemente gli strumenti in funzione
del raggiungimento dei fini. Già solo per questa finalità tanto ambiziosa
quanto meritevole, il contributo degli economisti della MMT dovrebbe essere
degno di interesse e discussione pubblica qui in Italia, ma siccome gran parte
dei nostri economisti è abituata da anni a calcare i palcoscenici come prime
donne civettuole e sculettanti, ecco che ricondurli a ragionare su come
utilizzare al meglio gli strumenti e i modelli che l’economia ci offre per
migliorare la vita di tutti risulti spesso impresa
titanica.
Purtroppo la maggior parte degli economisti più in voga
nei canali mainstream si dedica oggi
quasi esclusivamente a due attività, che sono necessarie ma non sufficienti a
nobilitare una carriera: mostrare dati
storici e fornire previsioni
(spesso a pagamento). Gli economisti sono molto furbi, perché in questo modo
non rischiano praticamente nulla, non si mettono in gioco e disertano l’aperto
confronto: i dati storici non possono essere contestati (a meno di non mettere
in discussione l’affidabilità degli strumenti di rilevazione dei dati dell’FMI
o dell’OCSE), le previsioni invece se sbagliate vengono quasi sempre
dimenticate (la gente ha la memoria corta), mentre se giuste vengono subito
sbandierate al vento come vittorie alla lotteria (è un fatto di legge dei
grandi numeri: dopo cento, mille previsioni sbagliate una la azzecchi). A volte
ci sono anche economisti specializzati nella manipolazione dei dati, ma per
smascherare questi stratagemmi esiste sempre la possibilità di rifarsi alle
fonti originarie da cui provengono questi dati (ne sa qualcosa il professore Alberto
Bagnai che sul blog Goofynomics ha reso disponibile a tutti in rete una serie
infinita di grafici e tabelle che smontano in pratica molti luoghi comuni che venivano
diffusamente accettati sulla base di dati falsi o della martellante e ingannevole
opera di propaganda dell’attuale classe dirigente).
Uscendo però per un attimo dallo sterile circolo vizioso
dei dati storici e delle previsioni che spesso lasciano il tempo che trovano,
gli economisti della MMT, corroborati da argomentazioni valide e da un impianto
descrittivo ampiamente credibile, hanno avuto almeno il coraggio di sbilanciarsi
e di metterci la faccia dichiarando pubblicamente una linea di guida per l’azione pratica inequivocabile: se un giorno
gli Stati Uniti dovessero applicare alla lettera i dettami della MMT andando
incontro a nuove crisi e fallimenti, i responsabili e gli ispiratori ideali di
queste errate strategie di politica economica avrebbero nomi e cognomi, così
come oggi Milton Friedman viene universalmente
indicato come il maggiore architetto del disastro attuale.
Ricordando le parole di uno dei maggiori economisti
italiani contemporanei, Federico Caffè:
“La politica economica è quella parte
della scienza economica che usa le conoscenze dell’analisi teorica come guida
per l’azione pratica.” , e usando questo criterio come metro di giudizio, viene
spontaneo dare atto agli economisti
della MMT di stare facendo politica economica, a prescindere dall’esattezza
o dalla effettiva praticabilità delle loro teorie, mentre gli altri non so, non
credo, perché se magari risultano impeccabili dal punto di vista formale dell’impianto
analitico dei dati, dall’altro difettano nella sintesi: i loro magnifici dati vengono mostrati al pubblico per
essere ammirati, ma dopo la fase ascetica dello stupore, comincia a sorgere
spontanea una domanda (almeno nella testa dei più accorti, mentre gli altri
rimangono incastrati nell’adorazione servile del santo di turno): quindi?
Quindi?
Qual è l’azione pratica ulteriore che tu economista consigli di adottare dopo
che mi hai mostrato i dati? Se in base ai tuoi calcoli l’euro crollerà al 100%,
cosa dobbiamo fare una volta usciti dall’euro? Secondo te è meglio tornare alla
lira o ricostruire un euro debole per i paesi della periferia? Sarebbe meglio
adottare politiche keynesiane o insistere con il neoliberismo? E se per te è
più giusto dare allo stato la possibilità di un maggiore intervento
nell’economia, non dovrebbe essere logica conseguenza rivendicare la sovranità monetaria come premessa
indispensabile? Ma soprattutto qual è lo
scopo finale della tua proposta economica? Vaghezza assoluta. Quando
chiamati a rispondere su queste domande, gli economisti delle apparizioni
miracolose dei dati o delle mistiche profezie, ti invitano ancora una volta ad
ammirare il loro capolavoro e ad evitare di perdere tempo con questioni che
vanno oltre la nostra umana comprensione.
Ecco per quale motivo riconosco oggi agli economisti
della MMT un grado di professionalità
superiore rispetto a tutti gli altri, dato che non utilizzano le proprie competenze
in materia per soddisfare personali interessi (finanziari o patologici), ma
concentrano i loro sforzi per costruire qualcosa che nel prossimo futuro potrebbe
tornare utile a tutti: a differenza degli economisti da palcoscenico che ammiccano
alle telecamere, Randall Wray e soci, come trapela dai loro scritti e dalle
interviste, sono visibilmente preoccupati e provano empatia per la sorte dei loro simili. Sono folli, perché credono
ancora a dispetto di tutto e di tutti che il mondo possa essere cambiato in
meglio e che esista una metodologia o un modello razionale capace di piegare
l’economia agli interessi dell’intera collettività. Per pretendere di creare,
nel marasma dei numeri e degli eventi attuali, un equilibrio fra ordine e caos bisogna essere animati da una fiamma
che brucia da entrambi i lati della candela. Non tutti possiedono questa fiamma
e non si può biasimare nessuno per il solo fatto di voler conservare e
mantenere più a lungo la propria cera.
Tuttavia questo atteggiamento di sincera sollecitudine
per “le magnifiche sorti e progressive”
crea un abisso di distanza fra il semplice studioso e una persona colta che
diventa risorsa e patrimonio dell’umanità, fra lo scienziato accademico e il genio
(mi viene in mente in questo momento il trepidante testamento letterario di Einstein o gli allarmi di Keynes per le conseguenze economiche
della pace). La stessa netta linea di demarcazione che esiste insomma fra la vera
cultura e l’erudizione fine a se stessa che si autocompiace per la propria
memoria, per il vezzo della citazione dotta che nell’immediato crea
sbalordimento e adulazione, ma poi non lascia nulla dietro di sé. Diceva
qualcuno che la cultura è tutto ciò che rimane nella coscienza quando vengono
dimenticati i libri letti in passato. Ma non ricordo chi disse questa frase, ho
scarsa memoria.
Tuttavia, siccome non possiamo cadere vittime di facili
entusiasmi o rimanere in attesa del genio che purtroppo non arriva, è dovere di
tutti quelli che provano questi stessi sentimenti di empatia, mettere al
servizio degli altri le proprie anche minime
competenze per costringere il maggior numero di persone a ragionare, perché
la crisi è più grave di quello che potevamo immaginare e in tempo di crisi il
ruolo dell’economia diventa centrale e decisivo. Volenti o nolenti, tutti
dobbiamo cominciare a familiarizzare con questa disciplina se vogliamo essere
più consapevoli di ciò che sta accadendo attorno a noi, perché oggi come oggi
qualsiasi scelta viene presa prima in ambito economico o finanziario e
successivamente trasferita alla sfera politica che si occuperà semplicemente di
ratificare decisioni calate dall’alto e spesso contrarie agli interessi e al
benessere della collettività.
Dovendo a volte scontrarci con l’arretramento e
l’atteggiamento disumanizzante e spesso cinico dei nostri economisti, ecco che
la società civile si fa avanti per coprire questa lacuna. Non è un caso che
oggi il maggior conoscitore in Italia degli ingranaggi diabolici della finanza
sia il “sociologo” Luciano Gallino (di cui consiglio la
lettura del libro “Finanzcapitalismo”). Non è un caso che fra i maggiori sostenitori
della MMT esiste oggi una folta schiera di architetti, ingegneri, giornalisti,
impiegati al catasto, operai che da assoluti profani hanno cominciato ad
appassionarsi ai temi dell’economia. Non è un caso che io, nel mio piccolo
striminzito orticello, stia utilizzando l’approccio metodologico che ho
imparato studiando “ingegneria”
(unica cosa lasciatami in dote dal pessimo sistema universitario italiano) per
affrontare i problemi finanziari ed economici, analizzare i processi e cercare
possibili soluzioni (il metodo è abbastanza semplice, si chiama PDCA, plan, do, check, act: raccogli i dati, proponi un’azione, controlla i risultati e
proponi un’altra azione correttiva, ripercorrendo in modo iterativo l’intero
circuito).
Stiamo assistendo in pratica al lento inesorabile
avanzamento della società civile che
sentendosi accerchiata dai morsi della crisi sistemica cerca di apprendere, con
tutte le goffaggini e le storture formuli che ne conseguono, la materia degli
economisti latitanti per riconquistare di conseguenza lo spazio di azione politica lasciato vacante dalla
classe dirigente. E’ un processo storico che non va demonizzato o redarguito,
ma anzi andrebbe incoraggiato e guidato da chi ha più elementi, esperienza e “cultura” per indicare la strada. E’
chiaro che questa mobilitazione spontanea e invasione di campo possa mettere
qualche volta a disagio e in apprensione sia gli economisti di lungo corso che
i politici di professione. Ma qui nessuno vuole togliere il posto e il ruolo a
nessuno, ma si tratta soltanto di stabilire nuovi canali di dialogo e soprattutto aprire nuove piattaforme di idee.
Non vorrei sembrare troppo visionario, ma secondo me siamo di fronte ai prodromi di una rivoluzione culturale attesa da tempo,
i cui effetti e risvolti sono ancora difficili da immaginare. Se è vero che
siamo immersi in un’eterna lotta di classe
fra i grandi capitalisti detentori del potere e della ricchezza e la categoria
degli oppressi e dei salariati, cosa deve fare chi per sua sventura si trova
nel versante debole della barricata? Studiare, rinnovare la curiosità,
confrontarsi con gli altri e andare ai simposi ad ascoltare ed esporre il
proprio punto di vista. Perché le idee
camminano sulle gambe della gente e non caso Galileo Galilei (che era un genio empatico e non un semplice
erudito) incluse nel suo Dialogo sopra i
due massimi sistemi del mondo oltre a Salviati (che era il suo alter ego e sostenitore) e a Simplicio (che era il suo opposto dialettico), anche Sagredo (che era un semplice curioso), perché sapeva che se fosse
rimasto da solo a disputare sulle ragioni della sua teoria eliocentrica con
Simplicio, i due non sarebbero mai arrivati
ad una conclusione e le sue idee non sarebbero mai uscite fuori dal simposio. Sagredo è il superamento, la sintesi.
Sempre
rimanendo in tema di visioni, utopie e sogni, concludo elencando i quattro
punti cardine della rivoluzione
culturale che Dan Kervick (che non è un economista di professione, ma un
professore di filosofia) ha espresso sul blog New Economic Perspectives, come
se fossero le basi di un nuovo manifesto
politico di lotta e resistenza comune (basta cambiare la parola americano
con europeo e il gioco è fatto). Si tratta di enormi stravolgimenti di
paradigma, ambiziose riforme, piccole gocce nel mare che non si sa ancora se
riusciranno mai ad unirsi insieme e quale direzione prenderanno, perché nessuno
purtroppo può prevedere come e con quale profondità riusciranno a penetrare nella
mente dei singoli individui che devono poi farsi promotori e attivisti diretti
del cambiamento. Ma una cosa è certa: se attendiamo la discesa in campo del salvatore
della patria di turno senza assumerci in proprio le nostre responsabilità, rischiamo
di trovare le soluzioni quando ormai sarà troppo tardi per rimediare e i
problemi da affrontare saranno di ben altra natura. Ho divagato, ma chi ha
orecchie per intendere, intenda.
1. Il dollaro è la moneta nazionale del popolo americano, e il sistema monetario
esiste per perseguire scopi pubblici.
La politica monetaria deve essere
soggetta ad una direzione e supervisione
democratica efficace. È il momento di dare un taglio al periodo
dell’autonomia e indipendenza della Banca centrale nella sua forma attuale e
sostituire la tecnocrazia fuori moda e scarsamente responsabile del banchiere,
nota come il Federal Reserve System, con un sistema più democratico e
responsabile.
2. La ricchezza
e la prosperità della nazione
dipende dall'impegno concreto del suo popolo e dalla sua volontà di agire come sentinelle democratiche delle risorse
reali della nazione e di investire quelle risorse necessarie per creare il
paese che essi intendono lasciare in eredità ai posteri. Noi invochiamo la fine
dell’inerzia e della passività fatalista dell’economia del laissez faire e del
neoliberismo, per aprire la strada ad una nuovo secondo accordo fra un governo
attivo e l’impegno pubblico nel costruire il nostro futuro economico. Il
secondo New Deal organizzerà gli
investimenti pubblici in progetti la cui visione e ambizione è pari allo
spirito del popolo operoso, ambizioso e pieno di speranze. Questi progetti
dovrebbero includere tutti gli aspetti della vita pubblica, partendo dall’istruzione scolastica concessa ad ogni
membro del nostro popolo; uno sforzo determinato per salvare il nostro ambiente dalle devastazioni e dagli
stravolgimenti climatici; e il proposito di trasformare in modo audace e visionario
il nostro sistema energetico e le
nostre infrastrutture.
3. La democrazia
non può sopravvivere in un ambiente di profonda
disuguaglianza economica. Dobbiamo tener saldo il convincimento e decidere
determinate strategie per ripristinare la giustizia sociale e la prosperità per
un maggior numero di persone possibile, al fine di mantenere la solidarietà
sociale basata sull'uguaglianza democratica e porre termine allo sfruttamento
grottesco, alla disuguaglianza e alle gerarchie economiche che hanno avvelenato
la nostra democrazia e distrutto la sicurezza e la prosperità per milioni di
americani. Il popolo americano non vuole la guerra di classe, ma si batterà fino alla morte contro la guerra che
è stata mossa a suo danno dalla plutocrazia
che ha intrappolato e sovvertito la democrazia americana e distrutto il tessuto
sociale, morale, pubblico della nazione.
Ti ringrazio per l'ottimo articolo che condivido pienamente. Per chi fosse interessato a prendere contatti con i gruppi territoriali che studiano la MMT, qui https://docs.google.com/spreadsheet/viewform?formkey=dFB5REthY1hsQ3NOMmV4ZVdWcDNKREE6MQtroverà il form da compilare ed inviare.
RispondiEliminaMaurizio Di Pietro.
Ciao Maurizio, ottima iniziativa quella di prendere adesioni e organizzare gruppi di studio ...purtroppo mi dispiace che intorno alla MMT si sia creato questo clima di caccia alle streghe, come se gli economisti americani fossero dei ciarlatani...a me sembrano invece delle persone professionali, serie, credibili e portatrici di istanze sacrosante e giustissime...forse la colpa è anche di chi in Italia si è incaricato di diffondere le loro teorie, compreso me, e di questo chiedo scusa in anticipo a tutti gli attivisti...ma il mio interesse principale è studiare e capire, non mi interessa sostenere una tesi solo per partito preso, quindi con tutti i miei limiti continuerò nella mia opera di divulgazione ...a presto!!! Piero
EliminaPiero, qui, ha messo per iscritto in maniera chiara un concetto che girava in background nei miei pensieri già da un po'.
RispondiEliminaSe si sfrondano le teorie economiche e si arriva allo zero filosofico del pensiero, la differenza è il fine.
I keynesiani hanno come fine la prosperità diffusa senza accentuare le disuguagliaze,
i neoliberisti hanno come fine la prosperità della classe dirigente.
Quando Monti dice che l'Euro è un successo perché costringe la Grecia a mettere in ordine i conti pubblici, dal suo punto di vista ha ragione.
Ricordo di avere letto, durante la campagna presidenziale francese, una intervista ad una signora della buona società parigina che discuteva dei temi della campagna stessa e parteggiava per Sarkozy. Tocca vari temi, ma poi l'interlocutore le ricorda delle crescenti disuguaglianze e dell'espansione della povertà. Interdetta, la signora risponde che non è un problema particolarmente rilevante, che "non è questo il punto della politica". La signora non è "cattiva", ha semplicemente un fine diverso.
Questo ha implicazioni nei confronti del meccanismo della rappresentanza, ma ora non riesco a svilupparle. Dico solo che la contraddizione tra i due grandi rami del pensiero filososfico/economico è insanabile. Per finanza e grande capitale, ciò che sta succedendo in Europa è un work in progress che stà portando ad un grande successo.
Roberto Seven
Hai colto perfettamente il senso di questo articolo...discutiamo della MMT fino al minimo dettaglio tecnico, ma il loro fine non si può discutere, è giusto, legittimo, democratico, anzi è la base stessa della democrazia, perchè venuto meno il diritto al lavoro, non capisco quale sia la differenza fra questa forma avvelenata di democrazia e i passati regimi autoritari...a parte che prima i despoti si potevano guardare in faccia, mentre oggi si nascondono all'interno dei vari CEO, consigli di amministrazione, istituti finanziari, mandando avanti alla rinfusa dei politici fantoccio, che usano le porti girevoli che sono più che mai visibili fra politica e finanza...accertato quali siano le finalità ultime dei neoliberisti (l'inconscio della signora è un'evidenza empirica), per quanto riguarda le altre correnti di pensiero, io non capisco quale sia il reale obiettivo di keynesiani, postkeynesiani, neokeynesiani, ultrakeynesiani, superkeynesiani...insomma un pò di chiarezza sarebbe cosa gradita da parte degli economisti, soprattutto nostrani...
EliminaPiero apprezzo molto questo tuo ultimo post. Diciamo che si avvicina parecchio al tipo di considerazioni che da un po' di tempo faccio tra me e me. Il pensiero economico sotteso da MMT (e da Positive Money, che ho scoperto da pochissimo su questo blog) è spiazzante, io ci ho messo un po' per digerirlo, mi sembrava troppo ovvio, troppo facile per essere credibile. Credo che sia naturale che per molte persone una visione di questo tipo non sia accettabile, perché ha fatto irruzione di colpo sulla scena per fare a pezzi il catafalco di convinzioni e pregiudizi con cui siamo cresciuti per anni (lo stato si finanzia con le tasse, lo stato deve fare il pareggio di bilancio perché indebitarsi è cosa brutta, si sa, e poi deve preoccuparsi dello spread e della tripla A e non deve far innervosire i mercati se no sono guai, lo stato deve essere leggero, leggerissimo, praticamente una piuma e via luogocomunando). E' difficile fare un salto quantico di questo tipo, soprattutto se si ha una certa età :-). E poi diciamocelo, uno legge la MMT e istintivamente pensa ok, è fantastico, ma dov'è il trucco? Che poi è quello che io continuo a chiedermi, il dubbio un po' ti rimane... dov'è il trucco? Mi è sfuggito qualcosa? Ma finora pare che il trucco non ci sia (fino a prova contraria, eh? Dubitare è sano, sempre).
RispondiEliminaComunque se non altro è incoraggiante che si inizi a parlarne; dopo essere stati tutti CT della nazionale, ora gli italiani sembrano tutti esperti di politica economica. Sarebbe divertente se non fosse che il dibattito, come sempre, sta assumendo un tono da tifo calcistico. Secondo me però finora è stato messo molto l'accento sull'efficacia di questa o quella teoria per far riprendere l'economia, mentre, per quanto ne posso aver capito io (con tutta l'umiltà di chi non è del mestiere) il vero punto forte di MMT è nell'aver svelato la vera natura della moneta in uno stato a moneta sovrana, la natura del suo debito e di conseguenza la sua capacità di erogare spesa sociale. Per questo mi piace il taglio che hai dato a questo post.
C'è un'ultima cosa che forse puoi aiutarmi a capire: ma gli MMT/Positivisti sono keynesiani, post-keynesiani o che? C'è una relazione tra MMT e Keynes? Perché su Goofynomics leggo continuamente frecciatine su MMT, qui le ultime righe sono di ironia nei confronti dei keynesiani. Credevo che facessero parte più o meno della stessa corrente di pensiero. Più o meno...
Paolo concordo in pieno con te...il pregio della MMT è soprattutto quello di averci svelato come funziona veramente il sistema monetario moderno, facendo un pò di pulizia in mezzo alla confusione fatta da signoraggisti e complottisti vari...ora che sappiamo come funzionano le cose tocca a noi decidere di far finta di nulla oppure di pretendere con forza ciò che ci spetta...per quanto mi riguarda io sono abbastanza radicale: la democrazia non ammette compromessi o si mette come primo obiettivo la piena occupazione, oppure non ha più senso parlare di democrazia ed è più corretto dirci in faccia come stanno le cose...io non dico che la piena occupazione sia un obiettivo facile da raggiungere tramite la stampa di moneta, ma deve essere la priorità assoluta per tutti (governanti, banchieri centrali, cittadini)...da questo punto di vista la MMT è una forma di keynesismo radicale che non accetta compromessi, mentre tutte le altre forme sono a torto o a ragione più o meno annacquate...ad ogni modo è chiaro che parlare di queste cose nell'Italia di oggi incastrata nell'eurozona appare un'eresia o un'utopia, ma è giusto cominciare ad aprire la strada per quelli che verranno...
Elimina@Paolo
RispondiEliminaLa MMT è l'ala marciante del neo/post/dada/punk/keynesianesimo. Essendo una avanguardia, non raccoglie un consenso unanime, nemmno tra gli immediati inseguitori. Bagnai ce l'ha, più che altro, con Barnard per il modo con cui comunica (a mio avviso non senza qualche ragione; ha davvero un caratteraccio, assieme a molti meriti), ma la sua posizione è che non c'è bisogno di ricorrere alla MMT per spiegare la crisi né per uscirne. Anche perché la MMT presta effettivamente il fianco ad un paio di critiche che ne possono diminuire l'efficacia, anche se è corretta nella sostanza.
Quanto poi agli economisti keynesiani, anche di casa nostra, se ne trovano un po' di tutti i tipi, che sono più o meno vicini alla posizione di base che descrivo sopra. Hanno comunque tutti una impostazione demand-side.
Roberto Seven
E' ovvio che non c'era bisogno della MMT per spiegare le cause della crisi, ma una volta spiegate e capite le cause bisognerebbe essere più energici a trovare e spiegare le soluzioni...è inutile continuare a demonizzare questo e quello perchè sbraitano o hanno un caratteraccio, ma bisogna dire chiaramente e pacatamente le cose come stanno: senza sovranità monetaria (che non è una brutta parola o una parolaccia, solo perchè va di moda nella destra) non può esistere nessuna forma di keynesismo post-neo-punk...non parliamo neppure dello scempio del pareggio di bilancio che ha ormai cancellato keynes per costituzione...è da questo che dobbiamo ripartire per far capire agli italiani che ci hanno fregato e che continuano a fregarci...mentre queste scaramucce verbali o manie di protagonismo non servono per nulla alla causa...se Barnard sta dicendo una cosa giusta, io non faccio finta di nulla o passo avanti solo perchè lo ha detto Barnard...stessa cosa vale per Bagnai, Cesaratto e tutti gli altri...poi bisogna ragionare anche sugli obiettivi e lì ovviamente ognuno avrà i suoi (e non è escluso che in mezzo ad obiettivi comuni per il bene collettivo, non ci siano qua e la anche nascosti interessi personali...siamo umani purtroppo o per fortuna!!!)...ma ci vuole chiarezza, trasparenza, giocare a carte scoperte...
EliminaBellissimo articolo, Piero, complimenti.
RispondiEliminaVorrei ringraziarti per l’opera divulgativa che stai svolgendo.
Ti seguo da un po’ ed ho notato che hai una grande capacità di sintesi, che cerchi di avere uno sguardo oggettivo sulla società, che cerchi di capirne i mali non per una sterile critica, ma per cercare un dialogo utile al cambiamento.
Sono anni che penso che in questo Paese manchi un sano dibattito culturale orientato verso la conoscenza, senza ideologie preconcette, per un ripristino ormai urgente di un minimo di democrazia.
L’idea che qualcuno si stia muovendo in questo senso, mi restituisce un po’ di fiducia per il futuro.
Ricambio i complimenti per le tue belle parole...anche per me sapere che qualcuno riesca a capire fino in fondo il mio lavoro e il mio messaggio mi restituisce speranza e fiducia per il futuro...io cerco di partire sempre dalle evidenze e dai dati, cancellando tutte le ideologie (politiche, religiose, culturali) e i pregiudizi, per arrivare ai fini, agli obiettivi...quale deve essere lo scopo di una comunità? Perchè alcuni individui decidono di mettersi insieme per fondare un comune, una città, uno stato? Qual è il senso ultimo della democrazia? Se non si mettono questi paletti e non si fissano bene nella mente della gente, tutto ciò che verrà costruito in seguito sarà sempre confuso, incerto, oggetto di strumentalizzazioni e speculazioni varie...il dibattito qui è sempre aperto e nessuno deve sentirsi escluso...grazie e a presto!!!
EliminaOttimo post Piero, l'MMT e la Positive Money le digerirò quando avrò abbastanza requisiti "sull'economia tradizionale"...intanto un grazie di cuore per lo sforzo di divulgazione; secondo te questi sistemi possono essere applicati anche con una classe dirigente corrotta e mafiosa come la nostra? O questo è uno suo limite...
RispondiEliminaBagnai non è contrario, almeno per quello che ho capito..Non ne vuole parlare per il momento...almeno finchè non usciremo da questa crisi... e poi dopo si vedrà.
Saluti Santo.
No, Santo, purtroppo questi sistemi non possono essere applicati dall'attuale classe dirigente, perchè questi non capiscono e non riescono a decifrare neppure la realtà presente, figurati quella futuribile...è per questo motivo che bisogna tentare con tutte le forze di instaurare un dialogo con tutte le realtà e i movimenti culturali e politici che stanno nascendo spontaneamente dal basso, primo fra tutti il movimento 5 stelle...stimo molto il professore Bagnai per il lavoro che sta facendo e spero che non si lasci travolgere da ambizioni personali o dalla bolgia della celebrità a buon mercato...il rischio purtroppo esiste ed è concreto, perchè la persona in questione è un pizzico egocentrica e vanesia...spero che quando diventerà famosa (e lo sarà perchè i tempi sono maturi...) non si dimentichi di noi, dei suoi studenti e di tutte le persone, me compreso, che ripongono molta fiducia in lui...il rischio della fama è che poi cominci a centellinare le risorse e a misurare le parole per assicurarti altri scampoli di visibilità...meglio un solo passaggio televisivo da leone che mille da pecora!!!! (Certo speriamo pure che non diventi irrequieto e suscettibile come Barnard perchè se no siamo fritti!!! Ci vuole calma, sangue freddo, lucidità, determinazione...e soprattutto avere chiaro qual è l'obiettivo della tua opera di denuncia...)
EliminaInnanzitutto buongiorno e complimenti per il blog.
RispondiEliminaSono arrivato fino a qui seguendo dei link riguardo alla "Moneta positiva" (che sostengo nello spirito, anche se sulla lettera ho alcuni dubbi).
Quello che vorrei precisare che è la MMT è fondamentalmente errata nella sua idea di come funziona il sistema monetario fondato sulla copertura frazionaria dei depositi, che addirittura Barnard nega nel suo saggio (chissà poi perchè...).
Quando una banca concede un prestito, la massa monetaria si espande, mentre quando un debito viene estinto si contrae, e questo ha un effetto paradossale: l’inflazione (sarebbe meglio identificare con questa parola l'espansione della massa monetaria), infatti, tende a spostare una parte del peso del debito da chi lo ha contratto ai meri utilizzatori della moneta attraverso la pressione al rialzo sui prezzi che essa produce.
Detto in altre parole, a livello aggregato la leva finanziaria (misura dell’esposizione debitoria delle imprese produttive e commerciali) tende a crescere più velocemente del potere d’acquisto perché l’inflazione rende più facile indebitarsi che risparmiare.
Indi, periodicamente, l'economia reale entra in crisi.
Non è possibile, come pretende Barnard, uscirne semplicemente inflazionando di più la moneta, perchè fra 10 anni torneremmo d'accapo.
Il che, oltretutto, non implica aderire a teorie paranoiche come quelle della scuola di Vienna, ma riscoprire gli studi di Fisher, Barnes, Allais, ecc...
Ciao Cyrano,
Eliminaè verissimo che Barnard (ma non la MMT in generale...i cui economisti conoscono benissimo la faccenda) trascura troppo il fattore di espansione monetaria rappresentato dal credito bancario perchè troppo concentrato sulla faccenda moneta sovrana...ma il credito bancario e non la spesa pubblica dello stato è la principale causa di inflazione e di ulteriore espansione monetaria nei momenti di crescita dell'economia...ma produce l'effetto opposto quando invece entriamo in recessione, perchè il rientro dai fidi o il rimborso dei debiti contrae la massa monetaria circolante...
Secondo me la soluzione proposta da Positive Money è ottima per evitare queste espansioni e contrazioni improprie e incontrollate di moneta: "i clienti dovrebbero chiedere in anticipo quale utilizzo vogliono fare dei loro depositi (semplice custodia o investimento), in modo che le banche possano utilizzare per i prestiti soltanto la parte dei risparmi dedicata agli investimenti, condividendo il rischio e i profitti con i clienti consapevolmente informati."....in questo modo le banche potrebbero prestare soltanto parte di soldi già esistenti nel mercato e non potrebbero inventare più nuova moneta tramite il trucchetto della riserva frazionaria...
Comunque sia la MMT e Positive Money prevedono metodi stringenti per il controllo del livello di inflazione tollerabile (aumento tasse, vendita titoli da parte della banca centrale per drenare liquidità in eccesso...), perchè sanno che l'inflazione è uno dei maggiori rischi in cui può incorrere un paese con moneta sovrana...è ovvio che il suo valore dovrebbe essere continuamente monitorato, così come avviene già oggi d'altronde...
Sono d'accordissimo con l'idea di controllare l'inflazione dei prezzi.
RispondiEliminaPersonalmente, trovo tutt'ora che il metodo più semplice sia quello proposto da Allais di emettere moneta (da usare per la spesa pubblica) in maniera più che proporzionale all'aumento del PIL reale.
Lui, forse influenzato dal monetarismo americano, proponeva il 2% (percentuale che ritorna ossessivamente quando si tratta di queste cose) ma ovviamente non è il Vangelo.
Ma come una seria riforma monetaria, fondata sulla separazione dei conti di deposito dai conti di prestito e sull'attribuzione al banca cenrale della respnsabilità di emettere moneta, si possa sposare con l'idea del prestatore di ultima istanza pronto a soccorrere il deficit pubblico, non mi è del tutto chiaro.