mercoledì 12 settembre 2012

LA PAROLA PASSA ALLA CORTE COSTITUZIONALE TEDESCA, MA INTANTO DILAGA L’ANTI-EUROPEISMO


Oggi sarà un’altra giornata di passione per la martoriata eurozona, un’altra stazione nella tragica Via Crucis in cui siamo costretti a vivere, per redimerci dai peccati del mondo e per dimostrare la nostra fede al dio dei banchieri e dei politici corrotti. Un dio molto particolare, chiamato euro e simboleggiato da una moneta, che ci segue sempre, si insinua nei portafogli e nei circuiti telematici, ci chiede sacrifici  in cambio dell’eternità, ci impone un decalogo di comportamenti da tenere: 1. Non avrai altra moneta all’infuori di me 2. Non nominare la parola “fuori dall’euro” invano 3. Ricordati di pagare le tasse e accettare riduzioni del salario 4. Onora la BCE e l’Unione Europea 5. Non uccidere, ma se vuoi suicidati 6. Non portare i capitali in Svizzera 7. Fatti derubare dai banchieri senza opporre resistenza 8. Non dire mai come funziona veramente l’economia e la politica monetaria 9. Non desiderare mai le monete sovrane come il dollaro, la sterlina o la corona svedese  10. Non desiderare mai di vivere in Svezia, Islanda o in Argentina, dove le crisi finanziarie si risolvono nel giro di un anno nazionalizzando le banche.


In Europa ormai la sofferenza è diventato l’unico viatico per la beatitudine, perché come nelle migliori tradizioni religiose che si rispettino, il dio euro usa il bastone e le punizioni corporali degli umili, dei reietti, dei poveri come dimostrazione di fedeltà e chiede di essere venerato ogni giorno, ad ogni ora, da uno stuolo di giornalisti devoti e di fedeli bigotti. A capo della gerarchia ecclesiale dell’euro come sappiamo ci sono loro, i banchieri, e poco sotto, i cardinali, i cosiddetti tecnocrati che di tecnica economica conoscono soltanto ciò che vogliono e devono sapere, e i vescovi disseminati sul territorio, i politici senza patria, senza pudore e senza ideologia. Una struttura monolitica e compatta che per quanto imponente non può avere alcun cedimento o ripensamento, rischio il miserevole crollo dell’intero edificio di menzogne. E soprattutto i prelati dell’euro devono mostrare alla gente il cilicio e il pugno di ferro per evitare che si sparga il maggiore nemico di ogni forma di fanatismo religioso: il dubbio. Ogni volta che qualcuno avanza ipotesi di eresia e contesta a ragion veduta il motivo per cui a differenza di tutte le altre unioni monetarie della storia, l’euro deve essere “irreversibile” ed “eterno”, si procede puntualmente ad interminabili ovazioni mediatiche ed esegesi consacratorie con lo scopo di eliminare dal dibattito qualsiasi proposta di cambiamento o superamento. Nessuno deve osare intaccare la solidità dell’euro o suggerire modifiche del sistema istituzionale che lo supporta, perché la moneta unica è nata con lo scopo di estrarre ricchezza e valore dal basso, dal lavoro, per traferirla verso l’alto, la finanza e così deve rimanere per sempre. In eterno.  

domenica 9 settembre 2012

ACQUISTO ILLIMITATO DI TITOLI DELLA BCE: INIZIA LA FASE DUE DELLA COLONIZZAZIONE


Giovedì 6 settembre 2012 è stata una giornata per certi versi storica per l’Europa. Tutti i giornali e gli organi di stampa asserviti al regime hanno esultato con grande enfasi per la definitiva discesa in campo della BCE, che rompendo gli indugi ha deciso di intervenire sul mercato secondario per acquistare titoli di stato senza limiti di tempo e di capacità finanziaria. Una notizia entusiasmante per tutti i “mercati”, o meglio per quella particolare e forse prioritaria categoria di mercanti di borsa (i cosiddetti traders) che da tempo si dedicano con grande profitto alla speculazione finanziaria: il loro obiettivo non è quello di finanziare con soldi propri uno stato, un’azienda, un progetto, seguendo un razionale disegno di allocazione delle risorse, ma di agire soltanto sul fattore tempo (o sul fattore spazio, con le plusvalenze da arbitraggio) con soldi spesso presi in prestito da altri per guadagnare sullo scarto di valore, rivendendo al momento più opportuno i titoli acquistati a basso prezzo al compratore privilegiato dalla capacità illimitata, che è appunto la BCE. Nel giro di poche ore, dopo l’annuncio di Draghi, lo spread fra i titoli di stato italiani e i bund tedeschi è passato da 404 a 350 punti base, dimostrando che la speculazione riesce oggi a fare in Europa quello che un intero governo di presunti tecnocrati, guidato dal fantoccio Mario Monti, non era stato capace di fare in un anno quasi di legislatura. Questa è diventata l’Europa oggi: una terra di conquista per speculatori e mercenari. Nient’altro.

Ricordate come sono avvenute le più cruente colonizzazioni della storia nell’America Latina? I conquistadores spagnoli scendono dalla nave per incontrare pacificamente gli indigeni locali del Guatemala e del Messico portando in dono beni insignificanti come pezzi di sapone, pane rancido, fondi di bottiglia e ricevendo in cambio monili d’oro o altri manufatti preziosi, come simbolo di conciliazione e fratellanza fra i popoli. Gli incas o gli aztechi non conoscono esattamente il valore di scambio delle cose, quindi ricevere beni per loro sconosciuti costituisce un grande affare. Il conquistatore viene così accolto nel villaggio con tutte le cerimonie che si convengono agli ospiti speciali e comincia a guardarsi attorno stupefatto per la ricchezza delle decorazioni dei templi, delle case o degli abiti degli indigeni, che potrà riportare in patria solo dopo aver convinto gli indigeni a rimanere in pratica nudi a dormire all’addiaccio. Dopo una prima fase di reciproca conoscenza, gli indigeni cominciano a sospettare che l’unico obiettivo del colonizzatore è quello di sottrargli con vari espedienti gioielli, sculture, scarpe, armi, interi pezzi di edifici e il loro atteggiamento diventa ogni giorno più ostile e diffidente. Il conquistatore, capendo che il tempo della cordiale ospitalità è finito, inizia allora a cambiare tono e non chiede più con gentilezza ma pretende con forza ciò che gli indigeni, per ovvie ragioni, non vogliono o non possono più dargli. Comincia così la fase selvaggia della colonizzazione, con carneficine e stragi sanguinose di innocenti. Il conquistatore vince, perché ha la potenza di fuoco necessaria, e da semplice ospite, diventa ora il padrone assoluto  delle nuove terre e di tutte le immense risorse disponibili.

mercoledì 5 settembre 2012

LA SPESA PUBBLICA A DEFICIT FA GIRARE L’ECONOMIA, L’AUSTERITA’ CONDUCE ALL’ANARCHIA


Il dibattito intorno alla correttezza del PIL (Prodotto Interno Lordo) come misuratore della ricchezza di un paese comincia a farsi davvero interessante. Da una parte ci sono i sostenitori della “decrescita felice”, i quali credono che con una costante riduzione del PIL staremmo tutti meglio e dall’altra c’è la classe dirigente attuale, formata da tecnocrati della finanza, politicanti, sindacalisti, giornalisti di regime che continuano tutti i giorni a ripetere la solita solfa della “crescita” a tutti i costi, perché solo così potremo garantire una maggiore occupazione e soprattutto rimborsare i debiti contratti in passato con banche e società finanziarie, che alla fine della fiera sono i veri burattinai finali di questo teatrino di commedianti. Ovviamente, come spesso avviene in questi casi, la verità sta sempre in mezzo e chi si pone agli estremi del dibattito rischia di cadere in uno di quei contorti avvitamenti della logica che finisce poi per gettare discredito sulla parte sana e condivisibile della sua rivendicazione. 

Innanzitutto perché il PIL è un numero e in quanto tale non può essere buono o cattivo a prescindere: il giudizio di merito sul PIL dipende dal percorso e dalle modalità utilizzate per ottenere quel numero e non dal numero in se stesso. In secondo luogo perché il PIL è un elemento della contabilità nazionale che computa a consuntivo ciò che è avvenuto in un certo paese in un determinato periodo di tempo, limitandosi a quantificare l’esistente senza dare alcuna indicazione su ciò che può o dovrebbe essere fatto in futuro. Malgrado tutti i tentativi di riportare la questione sul campo etico, politico, umano, psicologico, il PIL è e rimarrà un numero neutro, che misura l’effetto dell’azione umana e non può essere in alcun modo incluso fra le cause che spingono l’azione umana a fare determinate scelte o a percorrere particolari direzioni invece che altre.