Esistono diversi modi per
raccontare la Storia. Uno è quello cronologico-analitico, che mette in fila
le date e i fatti cercando di creare delle precise connessioni di causa ed effetto
e dei collegamenti sempre più ampi e intrecciati degli eventi. L’altro è quello
idealistico-romanzato, che pur non trascurando l’attinenza ai fatti accaduti
cerca di rileggerli in una chiave più intimistica, soggettiva e coinvolgente. Nel
primo metodo prevale l’oggettività, il distacco freddo e scientifico dai fatti
che si stanno narrando, nel secondo la soggettività, la partecipazione emotiva
e febbrile agli eventi nei quali ci si sente intimamente coinvolti. Entrambe
queste metodologie di narrazione sono speculari e complementari: non si può
essere sufficientemente lucidi, distaccati ed obiettivi se prima non si è
vissuto emotivamente e appassionatamente ciò di cui si sta parlando, e d’altra
parte non si può raccontare con passione e intensità ciò di cui non si conosce
l’esatta evoluzione cronologica dei fatti. Nel testo che vi propongo oggi,
scritto con brillantezza ed efficacia da Francesco
Mazzuoli che mi ha gentilmente concesso la possibilità di pubblicarlo sul
blog, prevale sicuramente il secondo aspetto della narrazione della Storia:
quello romanzato, passionale, emotivamente coinvolto.
Eppure ad una lettura più
attenta del testo noterete che non manca nulla della rispondenza ai fatti, ai dati e agli eventi di cui abbiamo tanto
discusso in questi mesi. Il racconto, che oltre a ripercorrere i più importanti
fatti degli ultimi trenta anni tenta di prevedere un possibile epilogo dell’attuale vicenda italiana ed europea, è
lucido e obiettivo come pochi altri. Il processo storico che dalla lenta ma
inesorabile distruzione delle istituzioni democratiche nazionali sta portando in
Europa alla nascita di un Impero
Oligarchico e Totalitario, viene minuziosamente analizzato fin nei minimi
dettagli. Un Impero si costruisce o con la brutalità
della guerra o con la costante
guerriglia tecnica della burocrazia e della diplomazia, ma alla fine queste
due forme di violenza che spesso
coesistono insieme conducono allo stesso risultato: la sudditanza, la schiavitù,
la paralisi di ogni capacità di
reazione, ribellione, rinascita. Siamo italiani, siamo europei, conosciamo bene
quanto fallaci, stantie e dolorose siano tutte le forme di imperio antidemocratiche
che mortificano la partecipazione
popolare e la difesa del bene comune.
Ribelliamoci adesso, prima che sia troppo tardi. Quantomeno per rispetto dei
nostri antenati che hanno sacrificato le loro vite e sono morti per lasciarci
in dote la forma di governo, che per quanto delicata e infinitamente
migliorabile, è quella che meglio si concilia con la nostra ancestrale idea di
Bene e Solidarietà Universale: la Democrazia.
Buona lettura.
LA
NASCITA DEL SACRO ROMANO IMPEURO
di Francesco Mazzuoli
E
quindi uscimmo a riveder le stelle.
Dante, Inferno. Canto XXXIV
...Il 1978 fu un anno fondamentale
per la storia italiana.
Con l'omicidio Moro, abilmente orchestrato dai poteri forti, si chiuse
una stagione di politiche di espansione
della democrazia e del benessere nel nostro Paese. Una politica di
concessioni democratiche dettate – sotto l' egida americana – dalla pressione
del blocco sovietico e dal terrore che i partiti che si ispiravano all'ideologia
comunista riuscissero a prendere il potere. Eliminata la scomoda figura di Moro
e boicottato il compromesso storico, le classi dominanti nostrane, alleate al
grande capitale industriale e finanziario internazionale, partirono alla
riscossa, scagliando – esse per davvero – l'attacco
al cuore dello Stato.
L'indirizzo economico della
società fu orientato in senso
liberistico, in modo da sottrarre ricchezza
allo Stato e al lavoro (la quota salari nel 1976 toccò il suo apice), per
trasferirla al capitale e alle rendite
private italiane e straniere, in un momento in cui il grande capitale si stava
sempre più finanziarizzando e reclamava nuovi mercati internazionali per fare
profitto.Ma c'era troppo pubblico, troppa presenza dello Stato, troppi diritti,
troppe tutele: i grandi capitali pretendevano una deregolamentazione completa. Sui giornali compariva spesso questa
parola: Deregulation. In inglese
suonava bene, specie se a pronunciarla erano Ronald Reagan, che era stato anche attore, o Margareht Thatcher, che pareva la protagonista di un romanzo di
Agatha Christie: un'inappuntabile signora con, nell'armadio, gli scheletri di
diverse famiglie di operai.
Occorreva tempo, ma l'oligarchia finanziaria voleva mano
libera per poter privatizzare tutto.
Voleva arrivare all'eliminazione delle prestazioni erogate dagli Stati per
poterle privatizzare: voleva l'istruzione, la sanità, il welfare. Nessuno,
naturalmente, parlò mai di oligarchia industriale e finanziaria. Nessuno disse
mai di chi realmente si trattasse. Si chiamavano mercati. Era l'apertura ai mercati, e si diceva liberalizzare. Sapeva di libertà,
mentre le cose finivano sotto un padrone. Per sostituirsi agli Stati, però,
questi nuovi padroni avevano bisogno che gli stessi non potessero più
finanziarsi a tassi agevolati e in modo indipendente. Ottennero, allora, che
gli Stati rinunciassero alla sovranità
monetaria, per devolverla a istituti privati, non democratici e non
elettivi, controllati, direttamente o indirettamente, non da legittimi governi,
ma dagli stessi oligarchi della finanza.
Fu chiamata,
vergognosamente, dottrina delle banche
centrali indipendenti. Ci fu il fatidico divorzio tra Ministero del Tesoro
e Banca d'Italia, causa remota e celata dell'esplosione del debito pubblico. Ma la colpa fu
attribuita alla classe politica corrotta e sprecona, che finanziava le proprie
clientele. Volevano, poi, la libera
circolazione dei capitali e l'eliminazione
del rischio di cambio, propalato come un moltiplicatore non dei pani e dei
pesci, ma degli scambi commerciali. Così, dopo la liberalizzazione del settore bancario e la successiva creazione di gigantesche banche private – liberate
anche da vincoli prudenziali a tutela dei risparmiatori e lanciate nella
speculazione sfrenata - vennero lo SME,
il Trattato di Maastricht, l'Euro, il Trattato di Lisbona, il Fiscal
Compact.
Era stata, finalmente,
creata una zona cosiddetta di “libero” scambio, con una unica moneta, entrambe completamente
assoggettate ai dettami dell'oligarchia finanziaria. Una zona dove le Costituzioni Democratiche erano state di
fatto sovvertite e sostituite dal diritto dei Trattati; dove i diritti dei
cittadini non erano più tutelati e le prestazioni fondamentali dello Stato non
più garantite; dove tutto era in via di privatizzazione e dove i cittadini,
costretti ad aprire un conto in banca, non potevano nemmeno più disporre
liberamente dei contanti. Una zona in cui Stati, una volta tra i più progrediti
al mondo, erano stati colonizzati e costretti a finanziarsi con moneta straniera, controllata dagli
stessi oligarchi. E dove ormai svolgevano esclusivamente il ruolo di esattori per il Potere Centrale.
Si era sotto una terribile dittatura, anche se formalmente la
propaganda impiegava il termine democrazia ad ogni piè sospinto. Giornali, che
nel nome e nei contenuti dichiaravano di ispirarsi alle virtù della Res-Publica, e considerati dai più
difensori degli interessi del popolo, erano i più strenui apologeti
dell'Impero. Questa moneta unica, invocata
dai burocrati-sacerdoti della finanza come una divinità monoteistica, irreversibile come il Giudizio Universale,
stava, assieme ai vincoli dei Trattati, svolgendo egregiamente il ruolo per cui era stata
progettata. Non potendo essere riequilibrate dalla flessibilità del cambio, infatti, le asimmetrie delle bilance dei pagamenti tra le diverse province
imperiali, imponevano il contenimento dei salari, rendendo soddisfatti i
capitalisti e i rentiers, che non
vedevano i propri guadagni erosi dal mostro
medioevale dell'inflazione. E un'altra virtù santa, la continenza, entrava
di forza nel bagaglio dei comportamenti dei cittadini-sudditi, accusati fino a quel momento, di aver vissuto al
di sopra dei propri mezzi.
Inoltre, l'oligarchia
centrale stava completando il suo progetto
di annessione, impadronendosi delle industrie
migliori dei Paesi periferici, che impossibilitate dal cambio rigido e
sopravvalutato ad esportare secondo le proprie potenzialità, entravano in una
spirale debitoria e vedevano precipitare i propri corsi azionari. Le industrie
ancora in mano pubblica, invece - alcune
veri e propri gioielli, anche se dipinte come sentine del vizio e dell'inefficienza
- ci avrebbero pensato le classi politiche locali, corrotte e colluse, a
liquidarle al Potere Centrale, in ottemperanza a vincoli di bilancio, che, addirittura, erano stati trasformati in
vincolo costituzionale.
Frattanto, la crisi dei mutui subprime, (cioè la concessione di prestiti a chi non sarebbe
stato in grado di rimborsarli, sui quali erano stati costruiti prodotti
finanziari derivati truffaldini, ammanniti come sicuri e lucrosi), era esplosa
al di là dell'Atlantico. Tale crisi, importata in Europa grazie alle grandi
banche degli oligarchi imperiali, che speculavano sugli stessi prodotti
finanziari, aveva acuito i problemi
strutturali della cosiddetta Eurozona. I paesi membri, non potendo agire
sulla leva del cambio, avevano visto peggiorare tutti gli indicatori economici.
Le banche, che avevano avuto grandi perdite con i derivati e avevano prestato
denaro alla periferia, facevano fatica a riavere indietro i prestiti. Molte entrarono
in crisi di liquidità. Le perdite furono
riparate dagli Stati, che ricapitalizzarono le banche degli oligarchi con
denaro pubblico. Ovviamente, il debito
pubblico esplose ovunque. Ma proprio a quel debito gli oligarchi imputarono
l'origine della crisi e dissero che era causato dagli sprechi delle caste statali.
La propaganda tuonava: si disse che la corruzione e gli sprechi
fossero caratteristiche congenite del pubblico. Bisognava privatizzare ancora. Gli
Stati tassarono ulteriormente i cittadini per rientrare delle spese sostenute
per i salvataggi bancari. Ma la disoccupazione e il crollo dei salari stavano uccidendo la domanda interna. La maggior parte delle
piccole e medie imprese, entrarono
in una grave crisi e ci fu una moria che de-industrializzò in modo importante il
Paese. Ogni due ore chiudeva un esercizio commerciale. Il gettito fiscale crollò e ciò favorì ulteriormente il disegno degli
oligarchi: le dinamiche di svendita del
patrimonio pubblico e di definitiva colonizzazione
degli Stati venivano accelerate, anche grazie a politiche pro-cicliche
che - in dispregio a qualunque buonsenso - acceleravano la crisi, ma furono
chiamate, con un ossimoro, austerità espansiva.
I cittadini, privati di
tutto, erano davvero divenuti austeri. Continenza e austerità venivano
predicate alla gente che si suicidava.
Togliersi la vita era, infatti, all'ordine del giorno. Sètte di millenaristi
percorrevano il Paese. Professori eretici; giudici che perseguivano ordini
cavallereschi deviati; alti magistrati che agitavano la Costituzione come vessillo.
Predicatori di piazza furoreggiavano e riuscirono perfino ad entrare in
Parlamento, dove, però, qualcuno cominciò a dubitare della loro buona fede. Altri,
vox clamantis in deserto, richiamava tutte le voci protestatarie all'unità di
intenti. Ma i bassi personalismi e l'insipienza del volgo facevano sì che la
maggioranza della popolazione vagolasse nelle tenebre senza sapere a quale
partito rivolgersi...
E sopra a tutto, al vertice
della piramide imperiale, un progetto
buio di dominio si delineava: i ribelli lo chiamarono mondialismo e stendeva le
sue ali oscure su tutta la Terra. Una casta
usurocratica, che sfidava il potere divino, sognava per sé di accentrare e
controllare tutte le ricchezze e le risorse del pianeta. E il possesso completo
dell'Europa era il banco di prova. La crisi si avvitava e i quartieri generali
dell'Impero temevano per l'ordine
pubblico. Poi, una mattina di domenica
28 Aprile 2013, a Roma, davanti a Palazzo Chigi, qualcuno sparò...
Prosegue l'autore...
….Ma il pilota automatico
guidava il popolo come la Grazia. Ad alcuni blasfemi sovvenne anche un dubbio:
non sarà quella del Presidente Napolitano?
Proprio nel giorno dell'attentato, dopo mesi di conciliaboli, fu eletto il Nuovo Governo della provincia, che
ancora portava il nome di Italia. L'Esecutivo fu presentato come Nuovo, ma era
solo un'operazione di facciata: all'interno nessuno dei membri osava mettere in
discussione i vecchi Articoli di Fede
e i sacri vincoli di obbedienza al
Potere Centrale, primo fra tutti il vincolo di bilancio. I nuovi
luogotenenti, secondo un piano scaltro quanto prevedibile, finsero di allentare
la pressione fiscale: un espediente per ottenere la tregua sociale necessaria a
lavorare in pace alla missione per la quale erano stati prescelti.
Così il popolo assaggiò,
tapino, che cosa fosse la cornucopia delle mitiche
riforme strutturali, che da decenni erano state prospettate come gli
orizzonti di una sfolgorante terra
promessa. La Riforma della
Costituzione le avrebbe sancite, immolando sull'altare del profitto privato
il benessere collettivo. Si aprì una fase costituente. La vecchia Carta del '48, infarcita di tutele obsolete, venne
riscritta, in modo che i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali non fossero più
garantiti. Il welfare fu largamente privatizzato, per non gravare in modo
insostenibile sul bilancio statale. Ci furono conseguenze funeste, che
abbassarono ulteriormente il tenore di vita degli abitanti della provincia.
Il lavoro non fu più un diritto, ma una dura conquista. La disoccupazione, si diceva, nelle
economie di mercato è un fatto fisiologico, che ha un livello naturale. Anche
il suicidio per disoccupazione divenne,
così, un fatto naturale. La sanità
non fu più un buco nero dello Stato, che tante ruberie e malversazioni aveva
originato, perché la sua tutela fu affidata ai privati. I costi, però,
lievitarono enormemente, e ammalarsi divenne una calamità per i meno abbienti,
che diventavano sempre più numerosi. L'età della pensione fu rimandata nel tempo, come un sogno irrealizzabile. Per
alcuni, infatti, l'età pensionabile non arrivò mai, sopraggiungendo prima la
morte. Per altri, più fortunati, essa arrivò, ma non i frutti delle
contribuzioni di una vita, che i fondi pensione avevano bruciato in
speculazioni avventate.
Le ultime industrie pubbliche e i beni demaniali furono svenduti alle
oligarchie centrali. In obbedienza al pareggio
di bilancio e alle altre “regole
d'oro” del Fiscal Compact, la
riduzione del debito pubblico doveva procedere a tappe forzate. Inoltre, la
crisi aveva ridotto il gettito fiscale. E, se non bastasse, attraverso le agenzie di rating, nelle mani degli
stessi oligarchi, in ogni momento poteva essere agitato il potere divino e
ricattatorio dello Spread, capace di scatenare emergenze fittizie, alle quali,
però, si doveva rispondere in modo insindacabile. Come già era avvenuto nel
1992, le industrie dello Stato furono vendute a prezzo di saldo; ma si scrisse che quelle industrie erano inefficienti
e improduttive, e, quando si era potuto, le si era coinvolte in scandali montati ad arte.
L'Euro
fu abbandonato dal Potere Centrale. Sostituito da nuove divise
dai cambi liberamente fluttuanti nell'etere dei mercati. Aveva esaurito il suo
potere alchemico di trasformare i debiti
dell'unificazione germanica in crediti, e le province rivali in popoli
conquistati, annessi e saccheggiati. La svalutazione del cambio favorì,
finalmente, le industrie della provincia, ma ormai esse erano tutte in mano
agli oligarchi centrali. Le popolazioni locali non ottennero alcun sostanziale
beneficio: si resero sì disponibili posizioni lavorative, ma esse erano di
basso livello e di bassissima retribuzione. E il Leviatano della Tassazione
riprese, più crudele e vessatorio che mai. Vanificate le residue speranze in
una vita migliore - promessa rinviata, come in ogni religione o stato
totalitario, a data inverificabile - il
popolo cominciò a comprendere di essere stato ingannato. La rabbia montava.
Il Potere non vedeva l'ora
che ciò accadesse e soffiava di nascosto sul fuoco, come già nel secolo
precedente aveva imparato a fare in quella che si chiamò strategia della tensione. Anche gli ingenui cominciavano a capire
quale ruolo avessero sempre giocato i servizi segreti, abili a mimetizzarsi tra
gli oppositori e a fomentare incidenti e scontri. Ma i sistemi di controllo
dell'Impero oggi erano più raffinati: internet consentiva di tenere sotto
stretta sorveglianza – e alla bisogna
ricattare - praticamente tutta la
popolazione e di identificare gli attivisti e i dissidenti, uno ad uno. Lo Stato di polizia, non solo tributaria,
divenne palese e una Forza di
Gendarmeria Europea, chiamata Eurogendfor, con potere illimitato e
totale immunità, nacque dalle ceneri di quelli che una volta erano corpi
militari fedeli alle costituzioni nazionali.
La repressione delle sommosse fu spietata e la sicurezza divenne il pretesto per un regime ancora più opprimente,
che non lasciava più spazio ad alcuna privacy o libertà personale. I contanti
furono definitivamente aboliti e tutte le transazioni monetarie rese
elettroniche. Ciò consentiva alle banche di lucrare sulle transazioni e al
Potere Centrale di tenere sotto osservazione e aggredire qualunque movimento
finanziario della popolazione. I ribelli, furono dotati di carte prepagate al
limite della sussistenza. La dittatura
aveva mostrato il suo vero volto e ormai tutti lo potevano riconoscere. Ma era
tardi.
Scriveva un Italiano:
“La situazione è gravissima e compromessa al punto che occorrerebbe un fronte comune di tutti gli Italiani.
Purtroppo, nel nostro Paese esiste un limite culturale enorme: l'assenza del concetto di bene comune. "Extra
ecclesia nulla salus", diceva S. Agostino. E l'Italiano vive all'interno della sua ecclesia, famiglia o conventicola,
dove entra o per diritto di nascita o per cooptazione, e poco gli cale che il
suo orticello, il suo "particulare", si trovi nel Lazio, in Italia,
in Europa, o nel mondo. Ecco perché la colonizzazione
ha sempre avuto buon gioco nel nostro sventurato Paese, ecco perché l'Italiano non ha mai fatto una rivoluzione,
ed ecco perché l'Italia non offre - ne offrirà mai - alcuna resistenza al
progetto del mondialismo, che vedrà presto la creazione di un'area di libero scambio tra Ue e Usa. L'impossibilità di salvare
l'Italia è una impossibilità
antropologica. Sulla bandiera dell'Italia, come chiosava Longanesi, dovrebbe esserci scritto:
"Tengo famiglia"”.
E, in effetti, secoli di dominazione, uniti a una
certa mollezza infusa dallo stesso cristianesimo
e la sua dottrina della predestinazione,
avevano prodotto un cinismo rassegnato,
un fatalismo atavico, per cui si
attendeva sempre l'arrivo di qualcun altro, di un salvatore o liberatore,
vuoi nei panni di un americano in camicia a fiori, vuoi in quelli di un
extraterrestre, proveniente o dagli spazi siderali, o dalle viscere della
Terra, che qualcuno, su internet, sosteneva essere cava...
Il libro interrompe qui la
narrazione dei fatti.
Ma c'era qualcos'altro: una
lettera spiegazzata, nascosta nel sommario, vergata di suo pugno dall'autore,
che somigliava più a un disperato appello
che a una missiva. O forse era semplicemente un monito a futura memoria a non compiere gli stessi errori. L'autore
era un Italiano. Vi leggo cosa ci ha scritto, perché è indubbio che noi siamo i
destinatari.
“Cari Italiani,
questo
voglio dirvi: nessuno verrà a salvarci.
Mi
rendo conto che quando un popolo è nato schiavo, sa solo immaginarsi un nuovo
padrone; ma è ora di assumerci le nostre responsabilità e governare il nostro
Paese da soli, per la prima volta da Italiani.
In
caso contrario, comincerà il Nuovo Medio
Evo. Lo chiameranno Sacro Romano
Impeuro. Il Papa che fa professione di pauperismo lo abbiamo già. Ci
insegnerà, dopo la continenza e l'austerità, la via della decrescita.
Porteremo
la nostra croce, vestiti solo di un saio e scarpe di cartone, biodegradabili. Non
perché saremo diventati più spirituali, ma perché non potremo permetterci
altro. Poi, all'improvviso, qualcuno griderà: “Ecce IMU!”. E andremo tutti a
confessarci all'Agenzia delle Entrate.
É ora di ribellarci. Le virtù teologali, che ci incatenavano, sono
svanite: la fede nell'Euro l'abbiamo persa. La speranza nella Ripresa non
l'abbiamo mai avuta. E la carità... siamo finiti a chiederla.”
Pubblicato stamane su FB. Le conclusioni sono le stesse.
RispondiElimina"Quando la sinistra fa politiche di destra, vince la destra;
quando la destra fa politiche di sinistra, vince la destra.
Ma allora vince sempre la destra? Quasi, perché è avvantaggiata: vince per merito suo e demerito della sinistra.
E allora? Smettiamola di sperare in una resipiscenza che è impossibile, sono sordi. Gli elettori l'hanno detto in tutti i modi possibili e pacifici: astenendosi, votando altri, votando speranzosi i meno peggio.
E allora? Una volta Moretti disse a Baffino -Di' qualcosa di sinistra-. E' impossibile, sono OGM, le loro teste a volte girano nel senso giusto, ma i cuori sono pavidi e le radici affondano nel marciume dell'esistente.
Dobbiamo vedercela noi, senza aspettare il leader salvifico, coltivando sapienza ed intransigenza, imparando a fare la lista dei buoni e dei cattivi, dimenticando la misericordia, pensando solo ai nostri figli (loro non sanno com'era il mondo prima del diluvio, noi si).
Se ci vogliono come bestie cerchiamo almeno di essere feroci."
Il problema in italia è che ogni volta che ha vinto la destra, è stata fatta crollare, è stato messo un governo tecnico (con sempre a capo un burocrate europeo del bilderberg) e traghettati verso il successivo governo di sinistra che ci ha sempre portati verso l'europa di questi racconti, che ci ha svenduti all'estero ed ai banchieri.
EliminaSono le politiche di sinistra che stanno mettendo in ginocchio il mondo, ma non per le loro ideologia politicamente corrette, bensì per la loro inapplicabilità. basti aprire gli occhi, fare un onesto punto della situazione e rendersi conto di come tutti i disastri di questo pezzo di mondo, derivino da esse. Tramite il PC l'europa entrò da noi, (facendo cadere la DC, poiché erano fermamente avversi all'europa, cercatevi il video di craxi che parla d'europa e vi si illuminerà il mondo, capirete tutto come d'incanto, perché alcuni furono colpevoli ed altri colpevolissimi non furono mai indagati nemmeno!), tramite le sinistre entrammo nello SME, sempre tramite loro entrammo nell'Euro, nel trattato di lisbona (e se fosse stato per i nostri politici, saremmo entrati anche nelal costituzione europea, che poi ci hanno rifilato cambiandogli nome appunto in "trattato di lisbona", ma va be').
Sarebbe ora di gettare via le bandiere di parte, smetterla di dare la caccia a cavalieri pericolosissimi, che sono solamente piccoli ladri di polli scomodi all'europa.
Sarebbe ora di guardare la situazione reale ed aprire gli occhi prima che sia troppo tardi.
M
Chissà perché, ogni qualvolta che la sinistra combina dei casini (quasi sempre), è perché fa politiche di "destra"?! La solita vecchia storia dei compagni che sbagliano. Ma un esame di coscienza mai? E se invece fossero proprio queste le politiche di sinistra? Vorrei ricordare che, nel caso in cui il PCI avesse mai vinto le elezioni, il vincolo esterno l'avremmo avuto con l'Unione Sovietica: anche in quel caso si sarebbe trattato di politiche di "destra"? La sinistra, quantomeno quella italiana, è sempre stata anti-nazionale.
EliminaSottoscrivo quanto già detto da Catapum: gli uomini che ci hanno portato nell'inferno eurista erano tutti di sinistra o tecnici appartenenti a quell'area. È solo una coincidenza? Vi siete dimenticati i banchieri in fila per le primarie del PD? O, forse, erano infiltrati di destra? Ed i finanziamenti elettorali di Goldman Sachs alle campagne elettorali di Prodi? Naturalmente all'oscuro dei vari Bertinotti, Cossutta e Diliberto...
Definire le attuali politiche neo-liberiste in voga in Europa come di destra o, addirittura, fasciste (?), mi sembra totalmente fuori luogo.
Una vera politica di Destra è quella che subordina il mercato alle ragioni ed agli interessi dello Stato e non viceversa, come avviene ora; è quella che difende l'indipendenza del popolo (non di una "classe") e della nazione e non apre le frontiere allo straniero, capitali compresi; è quella che tutela e valorizza la propria cultura, le proprie differenze e le proprie tradizioni e non lascia che queste vengano distrutte in nome di una collettivizzazione omologante - che sia comunista, eurista o mondialista, ma, in definitiva, sempre di sinistra. E si potrebbe continuare.
Trovate forse tutto questo nell'attuale Europa? Mi sembra che si stia andando nel senso opposto.
Questo non per prendere le parti di un partito politico (che non esiste) o per fare un'inutile polemica che lascia il tempo che trova; ma solo perché credo che, a mio modesto parere, sarebbe meglio utilizzare le etichette politico-ideologiche con maggiore prudenza. Anzi: nella situazione in cui ci troviamo, queste dovrebbero proprio essere lasciate da parte, perché, in fondo, ci troviamo tutti sulla stessa barca e siamo tutti minacciati da un comune nemico.
@Carlo.
EliminaLe vecchie categorie politiche destra e sinistra hanno perso di significato e contenuti. Serviranno nuove categorie in cui la gente possa riconoscersi, ma i loro contenuti sono ancora tutti da inventare. Ciò di cui noi italiani avremmo bisogno è un po' di sano nazionalismo, che poi significa perseguire con coerenza gli interessi del nostro paese nel suo insieme e non di una piccola parte. Certo, chi ha avuto il coraggio di fare scelte veramente nell'interesse nazionale, ha fatto poi una brutta fine, a cominciare da Enrico Mattei, per proseguire con Aldo Moro, fino a Bettino Craxi, che malgrado tutto rimane l'unico premier italiano esiliato, mentre tutti gli altri ladri si sono salvati, vendendosi ai nuovi padroni. Se mai ci metteremo d'accordo noi italiani su quali sono i nostri veri interessi (come popolo e come sistema paese), come potremo mai eleggere qualcuno che li persegua davvero?
Gli Italiani, qualche scusante storica ce l'hanno. L'Unità d'Italia fu un'invasione e una annessione (con la regia straniera) da cui ben difficilmente poteva nascere un sentimento di Nazione e di bene comune.
EliminaOggi, però, l'unica resistenza e opposizione al mondialismo e alla globalizzazione è il localismo, partendo dagli Stati nazionali.
Dobbiamo tentare di superare i nostri limiti antropologici e di unirci in un fronte comune interclassista, per salvarci sia come popolo, sia come singoli individui.
La soluzione individuale o della conventicola oggi è disfunzionale, anacronistica e letale.
O ci salveremo tutti, o non si salverà praticamente nessuno.
Le etichette oggi servono esclusivamente a tenerci divisi: c'è un nemico comune: il capitalismo finanziario e il suo disegno di dominio, già troppo avanzato.
Francesco Mazzuoli
Per capire come la cosiddetta "sinistra" sia giunta a questo punto, bisogna considerare alcune cose, che spesso sfuggono. Se, come ho scritto più oltre, il problema dei problemi è l'anti-italianità degli Italiani - cioè il rifiuto di essere Italiani e il voler essere qualcosa d'altro - questo nella sinistra storica è stato ancora più marcato. Ecco allora l'ideologia dell'internazionalismo, l'anti-nazionalismo viscerale, e l'utopia, cioè il voler essere in un altro luogo. Nel momento in cui l'ideologia comunista viene abbandonata e si sposano il mercato e la finanza, è pronta la peggior miscela possibile. Anti-nazionalismo e internazionalismo divengono europeismo e mercatismo. L'obbedienza a una potenza straniera (leggi Urss), si trasforma in obbedienza a nuovi potentati stranieri: basta che a governare non siano gli italiani, considerati fisiologicamente, irrecuperabilmente incapaci. Dobbiamo aggiungere anche il velo ideologico e l'assenza di pensiero critico tipici della Fede, prima comunista, poi europeista. I Dogmi non si discutono. E anche la stessa austerità, già predicata da Berlinguer negli anni 70, ha un precedente nella sinistra storica. Come anche la propria superiorità morale - allora si chiamava "differenza" - rivendicata dalla sinistra storica. Oggi la base elettorale del pd e quasi tutti coloro che si richiamano alla sinistra storica, sono la peggiore destra che esista in Italia, anche perchè inconsapevole di esserlo.
Eliminasono assolutamente in linea con mariof e catapum e carlo inoltre penso che il popolino consumista di odierna societa'sia del partito armiamoci e partite che negli ultimi 30 si e' decuplicato sommergendo anche chi nel suo piccolo ha capito dove stiamo andando.inoltre c'e' una guerra generazionale in Italia padri contro figli.Ci sono delle pensioni di ex impiegati del pubblico con la terza media che di stipendio non li prende un laureato del privato e tra poco anche pubblico secondo voi chi si ribella per garantire i diritti degli altri.I politici basta vedere sono quello che esprime il popolo italiano. saluti
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RispondiEliminaUna lettura distopica del nostro prossimo futuro che ricorda 1984 di Orwell: il Grande Fratello sostituito da internet; la polizia del pensiero dalla forza di gendarmeria europea; manca il Ministero dell'Amore, l'amore per il partito, dove facevano il lavaggio del cervello ai dissidenti.
RispondiEliminaLa Neolingua, sempre più povera, per limitare la nascita di concetti complessi e pericolosi per la dittatura, sembrerebbe qui trasposta - questa è un po' forzata, lo ammetto- nella mancanza di contante come espressione del libero arbitrio sottratto al controllo.
Bellissima l'espressione "se ci vogliono come bestie, cerchiamo almeno di essere feroci".
Per tirare in ballo un altro grande scrittore distopico, H.G. Wells, in un suo racconto breve "Country of the blind", il Paese dei ciechi, un esploratore finiva in una valle sconosciuta abitata solo da ciechi, che nemmeno erano consapevoli del loro handicap, perché ce l'avevano tutti. Inutile che lui dicesse che a cantare la mattina fossero semplici uccelli, per loro erano angeli; inutile che spiegasse cosa fosse il sole, il giorno o la notte, per gli abitanti erano semplicemente caldo e freddo. Alla fine, troppo solo per convincerli delle sue ragioni, l'esploratore fece una brutta fine...
Un altro grande racconto, Notturno, di Asimov, parlava di un pianeta illuminato da più soli; su di questo pianeta, non ci poteva mai essere la notte. Solo rarissimamente, una volta ogni migliaia di anni, si verificava L'Eclisse, e ogni volta, nonostante un piccolo sparuto gruppo di astronomi cercasse di convincere le folle che l'eclisse ci sarebbe stata, e che era un fenomeno naturale, le folle impazzivano di terrore alla percezione del buio e delle stelle, incacchiandosi con gli scienziati e dando loro la colpa. Ovviamente sterminando gli scienziati.
La morale da tutti questi racconti? per come la vedo io, se c'è una morale, è che se non si raggiunge la "massa critica" di menti aperte al cambiamento e consapevoli delle soluzioni correttive da attuare, vince la pancia e la paura delle folle e si ripiomba indietro nello sviluppo civile. Abbiamo faticato 70 anni per non avere guerre in Europa, ed ecco che nel nostro Continente si stanno riaffacciando le ultra-destre (Grecia, Francia, Ungheria soprattutto).
Forse ci serve una sana guerra per sistemare in una botta sola disoccupazione e mancanza di investimenti?
Orwell era un grande...
EliminaSì, appunto. Se lo dico in tedesco v'incazzate?
RispondiElimina"Was du ererbt von deinen Vätern hast, erwirb es, um es zu besitzen"
ps Ciò che hai ereditato dai padri, riconquistalo, se vuoi possederlo davvero (sarà anche poetico ma è grosso grosso come limite. Esasperante!)
Un futuro in agguato dietro l'angolo... Ma la storia non è meccanicamente ciclica. E sta a noi accettarlo o esorcizzarlo.
RispondiEliminaPs. Nell'annus mirabilis 1978 c'è stato anche il viaggio "storico" di Napolitano negli Usa.
http://www.30giorni.it/articoli_id_10473_l1.htm
Mazzuoli sei un Grande! Ti vedo con una lunga barba profetica intento a risvegliare i defunti. Le tue idee sono esposte alla grande, purtroppo il Popolo ragiona con il SUV nella testa e... solo il "Gratta e Vinci" potrà salvarlo!!!
RispondiEliminaFrancesco Zucarini
Ma arrivati a questo punto mi chiedo sempre piu' spesso: quali modi esistono per ribellarsi a questo sistema usando mezzi non violenti?
RispondiEliminaCosa possiamo fare noi, comuni cittadini, anche se informati e consapevoli per ribellarci a queste forze opprimenti usando le ormai spuntate armi della democrazia?
Delle risposte me le sono date... e ammetto che mi spaventano abbastanza. Sono l'unico?
Ti ripeto ciò che ho già scritto in risposta ad un commnatore più avanti.
EliminaLa consapevolezza degli Italiani è drammaticamente indietro rispetto al processo storico.
Questo è un enorme problema. Ma, a monte, c'è un problema antropologico ancora più drammatico: la anti-italianità degli Italiani. Gli Italiani si vergognano di essere Italiani, vogliono essere altro. Ecco come una ideologia vuota e costruita a tavolino come l'europeismo ha potuto attecchire così facilmente e pervicacemente nel nostro Paese.
Il paradosso è che senza un "partito degli Italiani", tutti, che tuteli l'interesse nazionale non possiamo uscire dall'Inferno e cominciare a ricostruire un Paese, un'esistenza, un futuro. Senza questo referente politico, anche un sommovimento popolare cadrebbe nel vuoto, nella restaurazione o nella instaurazione di una nuova dittatura anti-popolare e anti-italiana.
Questo partito deve nascere da noi.
Esatto Frank, io la chiamerei l'allegra industria dei professionisti dell'anti-italianità a prescindere.
EliminaPS L'Italia dei Comuni fece la sua rivoluzione. La prima e più importante dai tempi della caduta dell'Impero Romano. Da Cipolla a Le Goff a Hunziga sono tutti concordi, fu li che nacque l'Europa moderna. ne abbiamo fatto un'altra quella scientifica, e secondo me Longanesi aveva torto. Aggiungerei che essere un popolo dove le famiglie durano molto di più e si aiutano vicendevolmente molto più che in altri posti non è un torto, ne un male....Poi ci hanno "protestantizzati", 30 anni di catechismo anglo-teutonico hanno purtroppo avuto i loro effetti.
Quanto brucia però leggere questa storia del sacro romano impeuro, allora fuori prima che sia troppo tardi, prima che si comprino tutto....... Anche a me spaventano a volte le risposte che cerco di darmi
Molto arguto e preveggente. Ma almeno una rivoluzione gli Italiani l'hanno fatta: il Risorgimento. Che non per niente è così osteggiato dalle destre che da un trentennio controllano "culturalmente" il paese.
RispondiEliminaTi ringrazio, ma di preveggente c'è davvero poco: è già tutto accaduto o sta per accadere: ad esempio, nel 2014 l'Arma dei Carabilnieri sarà sciolta e Eurogendfor prenderà ufficialmente il suo posto.
EliminaVisti i rapporti di forza, propongo di cambiare leggermente il nome della nuova entità: Sacro Romano ImpEUro Germanico
EliminaGeremia
RispondiEliminaAmmirevole la vivace sintesi narrativa delle vicende tristissime che hanno portato il Paese nel precipizio. Sarebbe bello poterle editare in un opuscoletto da distribuire almeno nelle scuole superiori.
Complimenti all'Autore di questo "affresco storico" dalle tinte, ahimè, molto cupe.
Da parte mia sono impressionato, leggendo diversi autori e commentatori di controinformazione, dall'affiorare inquietante di un sempre più sgomentevole senso di smarrimento e di affievolimento delle speranze di riscatto. Personalmente comincio a percepire la sensazione di essere in una tonnara ben congegnata da cui ormai è quasi impossibile scappare.
A quali Santi votarsi?
Ringrazio per i complimenti. Sarebbe bello e necessario rendere i ragazzi delle superiori informati e consapevoli, ma, non a caso, il sistema ha bisogno del contrario: automi inconsapevoli, incapaci di pensiero proprio e di pensiero tout court. Tutta la macchina dell'istruzione è congegnata per impedire l'esercizio del pensiero critico, fino ad arrivare agli esami a quiz.
EliminaL'appello finale "ribelliamoci adesso" commuove e avvilisce per la sua irrealizzabilità.
RispondiEliminaBisognerebbe che avessimo leggi atte a portare davanti ai tribunali coloro che hanno tradito sia il Popolo che la Bandiera, ma, stranamente, La costituzione è molto avara in fatto di normative del genere.
I Politici che hanno contribuito a mandare la Nave Italia ad infrangersi sulle scogliere del disastro economico sono al riparo da accuse perché, ed è strano anche questo, i politici non sono chiamati a rispondere del guai che producono se non in caso di rivoluzione corale, sanguinosa e violenta del popolo.
E' questa prospettiva un evento possibile?
Non sembra perché anche le rivoluzioni hanno sempre avuto bisogno di sponsor tutt'altro che disinteressati e i popoli sono sempre serviti come del servizievoli Golem.
La consapevolezza degli Italiani è drammaticamente indietro rispetto al processo storico.
EliminaQuesto è un enorme problema. Ma, a monte, c'è un problema antropologico ancora più drammatico: la anti-italianità degli Italiani. Gli Italiani si vergognano di essere Italiani, vogliono essere altro. Ecco come una ideologia vuota e costruita a tavolino come l'europeismo ha potuto attecchire così facilmente e pervicacemente nel nostro Paese.
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