mercoledì 23 maggio 2012

LA CRISI DELL’EUROZONA, I NUMERI DI MONTI E L’INSOSTENIBILE INSTABILITA’ DEI MERCATI FINANZIARI


Fa piacere trovare anche fra le fila del partito più di regime e allineato con le politiche neoliberiste del governo Monti, il PD di Bersani con tutta la sua ciurma di pseudo-economisti dell’ultima ora, persone che prendono decisamente le distanze dalla follia derivante dal brusco ridimensionamento dell’intervento statale in economia e dalla brutale cancellazione dei diritti democratici e del patto sociale fra stato e cittadini che direttamente ne consegue. Si tratta del giornalista, politico ed economista Piergiorgio Gawronski, nipote del più famoso Jas, che già nel 2007 aveva osato sfidare alle primarie del PD nientedimeno che il gerarca assoluto del partito Pierluigi Bersani e dopo una breve esperienza come consulente economico della presidenza del consiglio, è tornato all’insegnamento e alla scrittura.


Per carità, si tratta sempre di una persona dell’alta nomenclatura che da sempre vive nella sua comoda posizione di privilegiato, fatta di corsie preferenziali e sollecite segnalazioni, ma quantomeno fa parte di una ristretta élite illuminata e non di quella debordante torma di fulminati, che spesso siamo costretti a subire. C’è élite ed élite insomma e non tutti i ricchi sono per natura stupidi, corrotti e usurpatori, anzi, anche se purtroppo come accade già nell’economia (moneta cattiva caccia quella buona), pure nella società vale spesso la spietata legge di Gresham. In più di un’occasione Piergiorgio Gawronski ha infatti dichiarato pubblicamente di essere in aperto contrasto con la linea rigorista e bigotta del partito, e oggi continua inascoltato a sostenere che per uscire dalla crisi in corso l’unica strategia certa, sicura, vincente da applicare sono le politiche espansive di tipo keynesiano di stimolo della domanda aggregata. Si vede che un barlume di intelligenza ancora naviga solitario anche dentro quella marea di stupidità, menzogne, contraddizioni e reticenze che è oggi il PD.



In effetti se proprio si vuole essere lucidi ed obiettivi una vera diatriba fra neoliberisti e keynesiani non c’è mai stata, perché i primi che dominano in Europa da almeno 40 anni hanno sempre sbagliato tutte le loro previsioni e strategie, fidandosi come sempre ciecamente della disciplina salvifica del libero mercato e facendo sprofondare l’intera eurozona in un baratro impenetrabile di ottusità e totalitarismi vari, mentre i secondi hanno sempre previsto tutto con largo anticipo e quando hanno governato sono stati capaci di far risorgere l’intera Europa dalle macerie del dopoguerra. Quale scontro ideologico ci può essere fra una fazione che perde sempre e una invece che ha vinto in ogni occasione disponibile? Non ci può essere una vera partita, tranne che nelle intenzioni e nelle manipolazioni di giornalisti e intellettualoidi vari asserviti al regime (la lista sarebbe veramente lunga ma basta citare tutti gli opinionisti di Repubblica, Corriere e la Stampa per avere un’idea) che evocano sempre questo epico scontro per ritrovare ancora un minimo di credibilità e legittimità agli occhi dell’opinione pubblica: essere nemico di qualcuno veramente importante o qualcosa di giusto conferisce una certa onorabilità e visibilità anche al più turpe degli individui, a prescindere dal buon senso o meno delle sue ragioni. E questo è uno stratagemma che viene praticato da anni dai pennivendoli prezzolati per portare la discussione dal piano empirico dei fatti (dove non c’è partita) a quello emotivo della contesa (dove se la partita non c’è, con un po’ di fantasia e teatralità si può sempre creare).


L’unica cosa che tiene in piedi i partiti neoliberisti istituzionali di sinistra e di destra (PD e PDL) che con le buone o le cattive sostengono compatti il progetto europeista e la follia conclamata del governo Monti, è infatti la costante falsificazione dei dati e la strumentalizzazione dell’ignoranza e della fiducia che i cittadini accordano distratti alla loro buona fede e competenza. Se tutti gli italiani avessero un’infarinatura seppur minima di alcune nozioni basilari di macroeconomia e di storia, avrebbero già messo alla porta gran parte dei giornalisti e dei politici che imperversano sulla scena pubblica, perché palesemente incapaci e bugiardi. Purtroppo però finché dura questo stato di imbarbarimento della ragione e legame di fiducia possiamo soltanto subire impotenti lo scempio dell’intelligenza che è sotto i nostri occhi. Ma non tutto è perduto. Siccome il credito accordato ai ciarlatani si esaurisce man mano che emergono i fatti, e questi sono nudi, crudi, incontestabili, ecco che la speranza seppur minima di riscattare i torti subiti da questo paese negli ultimi 40 anni di malversazione torna di nuovo a galla.


Sempre in tema di falsificazione dei dati e previsioni sbagliate, fa un certo effetto ascoltare le parole di Monti dopo il vertice del G8 di Camp David: "Sicuramente le elezioni in Francia e in Grecia hanno cambiato gli equilibri in modo che è ancora difficile determinare fino in fondo. Io comunque non ho mai usato in sei mesi la parola austerità. Il nostro obiettivo è la crescita e la crescita richiede per un Paese che era sull'orlo del precipizio il consolidamento dei conti pubblici", quindi ancora una volta il tecnocrate da strapazzo insiste sul fatto che un problema di accumulazione di debito privato dovuto agli squilibri macroeconomici all’interno dell’eurozona debba essere risolto con misure restrittive del debito pubblico e che il calo drastico della domanda e della competitività debba essere contrastato con un aumento dell’offerta più a buon mercato, unico viatico della crescita (come dire se un disoccupato non ha più soldi per comprare nulla, se questo nulla viene scontato, grazie alla riduzione dei salari dei pochi lavoratori reduci rimasti, allora il disoccupato mette mano ai soldi che non ha!).


Ma dopo la previsione da barzelletta e da guinness dei primati di Monti, che solo il 21 gennaio scorso aveva detto che grazie alle sue riforme l’Italia poteva raggiungere un aumento del PIL del +10% (contro una riduzione oggi stimata dall’OCSE del -1,7% e dall’FMI del -1,9% per il 2012, guarda video sotto), ecco che l’allibratore folle rilancia una nuova scommessa al ribasso: “I germi della crescita dei prossimi tempi sono stati inseriti nella fase 1 e ora questo aspetto sarà ulteriormente valorizzato nei prossimi passi della politica economica. Con le riforme strutturali ci si attende un PIL del +6% più alto di quello che si avrebbe senza riforme.” E tutti gli allocchi ad abboccare ai nuovi numeri tirati a caso dal professore. Tanto chi potrà mai osare contraddirlo?






Chi potrà mai dirgli che forse sta prendendo un’altra mostruosa cantonata? Chi potrebbe essere così spregiudicato da scuotere la sagoma di gesso del professore e gridare in faccia al presidente del consiglio più ridicolo che abbiamo mai avuto (dopo Berlusconi e Prodi naturalmente) che il paese sta attraversando la crisi più devastante della sua storia recente, la quale avrebbe bisogno di soluzioni drastiche (uscita dall’euro, trasformazione dell’eurozona in senso federale, modifica dello statuto della BCE per farla diventare una banca centrale sovrana come la Fed americana) e non può in alcun modo essere risolta con l’applicazione di due formulette neoliberiste riguardanti le liberalizzazioni, le privatizzazioni, la maggiore flessibilità del mercato del lavoro, il pareggio di bilancio, dato che si tratta di una crisi di un intero sistema mal congegnato e non di un singolo paese.


Ora però, tralasciando per un attimo le scemenze che escono fuori dalla presidenza del consiglio e dalle veline dei giornali di regime, vediamo invece cosa si muove fra le anime che vivono dentro il palazzo, ne conoscono i meccanismi e da sempre contestano apertamente la strategia adottata perché troppo miope e incapace di avere una visione più a largo raggio dei problemi da affrontare. Nell’articolo riportato sotto, pubblicato su Il Fatto Quotidiano, Piergiorgio Gawronski fa un’analisi impeccabile di come sia praticamente impossibile conciliare la politica economica di uno stato democratico con l’instabilità strutturale dei mercati finanziari o l’ostinata indipendenza e autonomia della banca centrale, riprendendo alcune interessanti notazioni storiche che dimostrano come le crisi economiche siano state risolte in passato applicando politiche monetarie espansive e utilizzando a piene mani la liquidità creata o anche solo promessa dalla banca centrale per finanziare la spesa pubblica dello stato e ridare fiducia ai mercati.



La finanza e la disciplina del mercato

Di Piergiorgio Gawronski


La finanza è intrinsecamente instabile: dipende dalle aspettative, soggette a ondate di euforia e di panico. Ma l’instabilità vale nei due sensi: è dunque possibile risolvere le crisi finanziarie velocemente, tramite un’opportuna gestione delle aspettative. Nell’Eurozona, tuttavia, l’adozione di politiche risolutive è bloccata dalla teologia della “Disciplina del Mercato”: vale perciò la pena tentare di capirne l’origine e – historia magistra vitae – le probabili conseguenze. Tutto ebbe inizio nel settore bancario…


Nelle fasi di boom i banchieri si lasciano spesso tentare dalle speculazioni: testa, vinco; croce, perdete voi (azzardo morale). L’antidoto ottocentesco era la c.d. “disciplina del mercato”: depositanti, creditori, azionisti eserciteranno un attento controllo preventivo sui bilanci bancari finché sarà chiaro a tutti che – se qualcosa va storto – lo Stato non interviene per salvare le banche in difficoltà.


Tuttavia nel sec. XIX le insolvenze bancarie erano molto frequenti: i creditori non sono mai del tutto razionali ed informati. Inoltre le banche raccolgono “a breve” e prestano “a lungo” termine: sono perciò soggette a “crisi di liquidità”; basta un calo della fiducia – molti correntisti ritirano i soldi simultaneamente – per farle fallire. I prestiti interbancari possono calmierare queste situazioni, ma anche (specie se c’è una recessione) trasformarle in vere e proprie crisi sistemiche: allora la vendita generalizzata di asset per far fronte alle richieste dei depositanti fa crollare i prezzi e causa nuove perdite. Nel sec. XIX il sistema economico era in balia di continue, dirompenti crisi finanziarie …


Wall Street, Ottobre 1907: un tentativo di scalata viene respinto. Corre voce che la cordata ha perso 50 milioni: tutti presi a prestito. Vero, falso? Chissà: i depositanti assaltano l’istituto finanziatore, che fallisce. Il panico si diffonde in città: le banche cominciano a fallire una dopo l’altra. Non esistendo una banca centrale, la comunità finanziaria si rivolge a J.P.Morgan, un banchiere che durante la crisi del 1895 aveva salvato il governo! Morgan riunisce i migliori finanzieri di New York: fanno fund raising; decidono quali banche lasciar fallire e quali salvare; quest’ultime ricevono 3 milioni da Morgan, 18 da altre banche, 25 dal governo. La corsa agli sportelli non si ferma. Un colosso da $100m. è sull’orlo del baratro. Il 3 Novembre Morgan gioca la sua ultima carta. Invita i maggiori banchieri di New York, e li rinchiude – letteralmente – nella sua biblioteca; non aprirà finché, a notte fonda, non avrà ottenuto altri 25 milioni.


L’annuncio di Morgan del 4 Novembre ebbe l’effetto sperato. Ma il panico del 1907 aveva dimostrato ancora una volta la fragilità del sistema bancario, e portò alla nascita della FED. Il potere di stampare moneta, le grandi quantità di oro concentrate nei suoi forzieri, la moral suasion di cui era capace, avevano l’unico scopo di ristabilire la fiducia in caso di crisi sistemica. Anche in altri paesi, le banche centrali nacquero per ricoprire il ruolo di prestatore di ultima istanza delle banche e dei governi. In questo modo fu possibile superare le crisi successive, come quella dell’agosto 1914. Restavano scoperte le crisi da debiti in valuta estera.


Nel 1931-33 tuttavia non bastarono neanche le banche centrali: in Europa, USA, Sudamerica, diverse migliaia di banche fallirono. I motivi della debacle furono il sistema di cambi fissi con l’oro (la “moneta unica” dell’epoca), e le regole monetarie: paralizzanti. La Fed ad es. non poteva emettere più di 10$ per ogni 4 dollari di oro posseduti. E d’altronde, quando nell’estate del 1931 la Banca Nazionale d’Austria – per salvare la Credit Anstald – aumentò del 20% la base monetaria, il cambio entrò in tensione: l’Austria perse in poco tempo 40 dei suoi 120 milioni di riserve d’oro. La crisi finanziaria contagiò l’Europa: Germania, Polonia, Ungheria, Spagna, Lettonia, Cecoslovacchia, Yugoslavia… i paesi legati all’oro non riuscirono ad evitare il collasso delle banche, dei consumi, della produzione, e la disoccupazione di massa.


Nel 1931 il gold standard era considerato il pilastro dell’indipendenza delle banche centrali: finché c’era, nessuno poteva obbligarle a stampare moneta. Perciò banchieri centrali e politici conservatori difesero quel sistema disfunzionale fino alla fine. Il governatore della Bank of England Montagu Norman, ad es., dipingeva l’abbandono del gold standard in termini apocalittici: la fiducia nella moneta sarebbe evaporata, la produzione crollata, il cibo razionato, scioperi, disordini… come Weimar nel ’23. Al Tesoro consideravano l’ipotesi sotto il profilo etico: “un affronto all’onore nazionale”.


L’Inghilterra lasciò il gold standard il 20 Settembre 1931 sotto la spinta della speculazione: la Bank of England perdeva $26m di oro al giorno. I giornali bombardarono i lettori con previsioni catastrofiche: “è la fine di un’epoca!”. Ma in Ottobre l’economia cominciò a riprendersi, e l’Inghilterra fu il primo paese ad uscire dalla depressione. USA e Germania resistettero fino alla primavera del 1933: la disoccupazione continuò a salire e raggiunse il 33%; finché Roosevelt e il ministro dell’economia di Hitler, Schacht, appena eletti, scaricarono l’intero pacchetto delle politiche ortodosse, ed avviarono massicci investimenti pubblici in infrastrutture finanziati dalle rispettive Banche centrali. La Francia fu l’ultima ad abbandonare il gold standard, e ad uscire dalla crisi (guardo grafico sotto, dove si nota che la produzione industriale riprende dopo l'abbandono del gold standard e la Francia che ne uscì per ultima subì un lungo periodo di stagnazione).






Il 2 Marzo 1933, a tre giorni dal passaggio dei poteri, il Presidente americano Hoover indirizzò a Roosevelt una lunga lettera: lo supplicava di continuare con le politiche di rigore fiscale e monetario: le uniche in grado di “ristabilire la fiducia”. Mentre scriveva, il panico raggiungeva l’apice. L’intero sistema bancario collassò: le banche chiusero per 10 giorni. Ma Roosevelt aveva altre idee; e a chi gli diceva “Non si può fare!” rispondeva: “Chiacchiere!”. Giovedì 9 Marzo produsse un Emergency Banking Act e cambiò lo Statuto della banca centrale. Si consentiva alla FED di stampare moneta (in cambio di garanzie bancarie), e al governo di obbligare la FED ad aiutare le banche, cioè a fare il prestatore di ultima istanza. Implicitamente, i depositi venivano garantiti. Il 13 le banche riaprirono: nessuno sapeva cosa sarebbe successo. Quel giorno si formarono lunghe file davanti agli sportelli: la gente andò… a depositare. La borsa segnò +15%. Quella settimana 1,2 miliardi (su 3) tornarono sui conti bancari: i mercati finanziari avevano votato.


Restava la depressione, in presenza della quale il salvataggio delle banche sarebbe risultato effimero. I consiglieri del Presidente erano tutti contrari ad abbandonare il gold standard, la “moneta comune”: simbolo e garanzia di disciplina monetaria. Perciò Roosevelt – affidatosi a un oscuro economista di Cornell – li informò a cose fatte: “A proposito … fatemi le congratulazioni. Domani lasciamo il gold standard!”. La nuova legislazione apriva le porte all’espansione monetaria. R. Moley ricorda: “Nella stanza ovale esplose il finimondo… Feis fece un gesto come per mollare tutto. Douglas era in preda all’orrore. Warburg disse chiaro e tondo che quel decreto era demenziale e irresponsabile. Solo Roosevelt rimase calmo”. I consiglieri analizzarono tutta la notte gli impatti sulla credibilità del governo, sul dollaro, ecc.., Douglas si congedò con un “Beh, questa è la fine della civiltà occidentale”. Nei tre mesi successivi la svalutazione, la politica monetaria espansiva, la fiducia ritrovata, l’attesa di un ritorno dell’inflazione spinsero in alto produzione industriale (+50%), di auto (+95%), ordinativi (+90%), borsa (+100%).


Roosevelt non solo non temeva l’inflazione – l’economia era troppo depressa per una spirale prezzi-salari -, la cercava. Aveva notato una correlazione fra depressione e deflazione, e si era convinto che la chiave per uscire dalla crisi era proprio un temporaneo aumento dell’inflazione. I suoi consiglieri gli spiegarono che era la depressione a causare la deflazione, non viceversa: ma fu inutile. Roosevelt, naturalmente, aveva ragione, ma gli economisti keynesiani l’avrebbero dimostrato matematicamente solo nel 1999.


Il Glass Steagall Act (Giugno) formalizzò la garanzia sui depositi (fino a $2500). Per contrastare il moral hazard delle banche il GSA regolamentava strettamente l’attività bancaria. Ne emerse un sistema basato su tre pilastri:

-Assicurazione pubblica dei depositi bancari

-Regolamentazione e trasparenza delle banche, vigilanza

- Banca centrale prestatrice di ultima istanza


Quest’assetto sostituì definitivamente la “disciplina del mercato”, si diffuse in tutto il mondo, e regalò ottant’anni di stabilità. La garanzia dei depositi preveniva le crisi “di liquidità”; la regolamentazione contrastava il moral hazard (all’origine di molte crisi “di solvibilità”); le banche centrali “prestatrici di ultima istanza” garantivano la stabilità sistemica.


Dopo il 1980, la spinta alla deregulation ha consentito in America lo sviluppo di vasti settori finanziari – shadow banks (banche ombra) – non soggetti alle regole e alla vigilanza bancaria, e privi della garanzia sui depositi (repo). L’idea di fondo era la stessa del sec. XIX: la disciplina del mercato impedirà investimenti troppo rischiosi: non ci saranno crisi, purché sia chiaro che – in caso di problemi, lo Stato non interviene. (Bush nel 2008 lascerà fallire Lehman). D’altronde, non viviamo in un mondo più evoluto e sofisticato? Le nostre splendide Agenzie di Rating non controllano tutto? Bush indebolì la Vigilanza. Si tentò di riportare la finanza – il mondo – indietro nel tempo, al sec. XIX, o al 1929. Con i medesimi risultati: la crisi dei mutui subprime è nata proprio nel shadow banking. Dal Sett. 2008 al Marzo 2009 la svendita di titoli in mano alle banche – in risposta all’impennata della domanda di liquidità del pubblico – affondò i valori mobiliari e immobiliari, coinvolgendo anche istituti sani. Restava la FED, prestatrice di ultima istanza: che fermò il panico; ma per la recessione era ormai tardi.


Oltre allo shadow banking americano, esiste un’altra grande area della finanza mondiale che è tornata indietro di almeno cent’anni. Dove la crisi continua a imperversare. E’ l’Eurozona. Le obbligazioni emesse dagli Stati sovrani sono un mercato enorme, circa $10 trilioni, senza paracadute. Il sistema bancario, almeno, sembra godere di una certa protezione, ma la situazione anche qui non è chiara. La BCE ha affrontato due crisi di liquidità: prontamente nel 2009; meno prontamente nel 2011 (da essa stessa causata). Ma fuga dai depositi dalle banche dei PIIGS continua, ed alimenta il credit crunch; il panico è strisciante, ma palpabile. La crisi di liquidità, infatti, è solo un sintomo; il problema è la “solvibilità”. Che dipende dal deterioramento della qualità dei crediti bancari verso imprese e Stati sovrani.

Due treni corrono l’uno contro l’altro a tutta velocità. La Grecia non può fermarsi: non c’è nessun pilota a bordo. Il sistema finanziario Europeo ha dei macchinisti che esitano a tirare il freno, per motivi “religiosi”. Quando lo faranno, potrebbe essere tardi.


La BCE si limita a difendere il sistema bancario; ma nonostante spenda somme enormi, non ci riesce. La crisi bancaria dell’Eurozona nasce dal rifiuto della banca centrale di garantire i debiti sovrani, e più in generale di accettare il ruolo di prestatore di ultima istanza. Le difficoltà finanziarie degli Stati, infatti, tolgono credibilità alla garanzia sui depositi (in fuga); e riducono il valore dei titoli nel portafoglio delle banche. è anche per questo che storicamente la garanzia del prestatore di ultima istanza ha sempre coperto in primis i titoli pubblici.


C’è poi un altro canale di destabilizzazione delle banche. La BCE non considera la depressione della domanda aggregata un (suo) problema: non vuole fare il prestatore di ultima istanza dell’economia. Ma il panico dei consumatori (=> eccesso di risparmi => crollo di ordinativi, fatturati, e ricavi delle imprese) manda in sofferenza gli impieghi bancari.


L’abdicazione della BCE dalle sue primarie responsabilità nasce dall’adesione alla dottrina della “disciplina del mercato”. Che, al solito, non funziona. Non ha fermato in Grecia il moral hazard; non ha impedito altrove ai macro shock di gonfiare i debiti pubblici; o di trascinare nella crisi Stati poco indebitati; ora impedisce ai debiti pubblici di scendere (<= spread). Questa dottrina riporta l’Europa all’instabilità del sec. XIX, rinnega 150 anni di Storia del Central Banking e di civiltà monetaria, e rappresenta una rottura radicale con il resto del mondo. L’alternativa? I tre pilastri …! Quanto al moral hazard, non si risolve con la finanza impazzita, ma con la regolamentazione, la trasparenza, e la vigilanza sui conti pubblici; come si fa con le banche.


Il problema europeo è giuridico o culturale? I Trattati Europei – in partic. art. 123-126 e clausola di no bail out – legano davvero le mani alla BCE? Non proprio. Le singole norme vanno interpretate nel quadro giuridico europeo. Avendo poco spazio, basti dire che (a) l’ufficio legale della BCE si è espresso nel senso dell’indeterminatezza dei Trattati: perciò tutto dipende dall’interpretazione e dalle scelte politiche; (b) la BCE è già intervenuta a sostegno del debito pubblico dei paesi in crisi; (c) i governi Europei si sono già fatti carico del debito pubblico di diversi paesi in crisi. Ma se il problema fossero i Trattati, la BCE potrebbe chiederne la modifica: invece se ne guarda bene. L’ortodossia nasconde con le regole la sua regressione culturale.


Nel maggio 2011 scrissi che se la BCE voleva provocare una crisi finanziaria non poteva fare meglio. Oggi, i tassi a breve fra i più alti del mondo sviluppato – mentre il PIL è fermo; l’inflazione a ben vedere è da anni sotto l’1%; le aspettative d’inflazione a 5 anni sono ben sotto il 2% - illustrano il problema dell’Eurozona. Una teoria sostiene che i banchieri centrali debbano essere conservatori perché più credibili. Ma altrove l’indipendenza della banca centrale (sano antidoto al peronismo) trova un limite naturale nel Parlamento. You know check and balances? La mera latente minaccia di cambiare il governatore o ridurne l’indipendenza ope legem obbliga i banchieri centrali a tenere un minimo in conto le preferenze della gente. Nell’Eurozona invece la BCE non risponde a nessuno, e detta l’agenda ai Parlamenti.


La Moneta si circonda di un’aura di sacralità. I suoi sacerdoti minacciano apocalissi, lanciano scomuniche, conoscono i misteri … la Moneta e la sua Chiesa non si discutono! Da qui tutto il girare in tondo dei governi, fra Fondi Salva Stati e altre futilità. Lo stesso accadeva negli anni “30: perciò Roosevelt dovette obbligare la FED a risolvere la crisi. Il problema è semmai fino a quando spingere sull’acceleratore. Nel “37 ad es. Roosevelt pensò di aver fatto abbastanza, e si sbagliò di grosso; anche Obama nel 2009 sbagliò per difetto.


Cosa spiega la regressione culturale delle destre e la crisi di governance dell’Euro? Una risposta (v anche: Gallino) è l’odio verso tutto ciò che è pubblico (è tutto marcio, per definizione); e verso il New Deal, che dell’intervento pubblico rappresentò il momento più alto. Un’altra spiegazione è l’assenza di pietas, dell’angoscia che Roosevelt provava per i disoccupati, di coraggio nello sperimentare, di buon senso. Per i nostri liberisti, le recessioni sono danni collaterali di un Grand Plan per cambiare e moralizzare il mondo. Tipico dei radicali, estremisti e rivoluzionari di ogni tempo. E poi dicono Beppe Grillo…


Nel 1933 Roosevelt risolse la crisi finanziaria in dieci giorni; in novanta rilanciò l’economia. Anche oggi, è possibile. A condizione di capire la natura della crisi. Che non ha nulla di “strutturale”: le strutture produttive sono ancora in piedi. Questa è una crisi squisitamente monetaria; dove le aspettative sono cruciali. (A proposito: i liberisti sostengono che le aspettative sono razionali. Ammettiamo. Il panico che dilaga in Europa dimostra dunque che le politiche strutturali e di austerità, in questa situazione, sono irrazionali). Ne usciremo solo con la modifica (o piena applicazione) dei Trattati e dello Statuto della BCE, o la rottura dell’Euro. Ho insegnato Teoria e Politica Monetaria per anni, non credo di aver bisogno che mi si rammentino i rischi dell’eccesso di moneta. Ma persino gli antichi romani conoscevano l’importanza del prestatore di ultima istanza.


39 commenti:

  1. se ormai la linea è questa:una forma di governo quale fattore di gestione del capitale, del suo impiego e della sua circolazione.
    che fare?

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    1. Cominciare a pretendere i propri diritti costituzionali e democratici e la moneta fa parte di uno dei questi diritti...i trattati europei invece sono troppo sbilanciati sul versante della tutela dei mercati e poco su quello dei diritti dei cittadini...quindi vanno assolutamente cambiati o stralciati...per fare questo però serve una coscienza non più di classe, ma di popolo, quindi fino a quando il popolo italiano tutto (bambini, studenti, lavoratori, imprenditori, governanti, pensionati) non capirà di essere stato usurpato dei propri diritti in nome della "disciplina dei mercati" si potrà fare ben poco...per il resto serve molta pazienza, studio e determinazione, per martellare la mente degli italiani distratti con questi concetti e cercare di creare quella coscienza di popolo che ancora in Italia è carente e in alcuni casi latente (nel senso che esiste ma è stata soffocata da una serie infinita di scemenze e amenità varie...)....poi vabbè, gli anfibi e la mimetica bisogna sempre tenerla a portata di mano, perchè non si sa mai...

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  2. Di scrotali la storia ne ricorda e meritocraticamente ne voglio rammentare uno che risale la lista senza dignità: Piergiorgio Gawronski, "quelo" che parla di regressione culturale della destra " ... a condizione di capire la natura della crisi. Che non ha nulla di “strutturale”.
    That's all, folks!

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    1. Guarda, io sono abituato a giudicare le persone per quello che scrivono o pensano, non per ciò che rappresentano...io questa grande differenza fra destra e sinistra in Italia non l'ho mai vista e quindi sono abituato a non utilizzare molto queste categorie (quando le utilizzo è per dire che destra e sinistra in Italia hanno sempre perseguito le stesse linee di azione politiche-economiche del neoliberismo, quindi non c'è mai stato una vera opposizione o un'alternativa...)...leggere quindi qualcuno della cosiddetta "sinistra" parlare di buon senso e di una vera alternativa al neoliberismo mi fa sempre molto piacere...lo avrei fatto anche se qualcuno della cosiddetta "destra" ne avesse parlato negli stessi termini...ma purtroppo da quella parte oltre a qualche richiamo nazionalistico alla sovranità monetaria, per il momento si muove ben poco...ma sono pronto a ricredermi in qualsiasi momento...che il problema principale della crisi sia di tipo monetario (l'assurdità dell'euro) e non strutturale (bilancia commerciale dell'Italia ancora in pareggio) è ormai evidente a tutti...poi se vogliamo credere alla balla del debito pubblico, degli evasori fiscali e del pareggio di bilancio siamo liberi di farci imbrogliare in piena coscienza...fa parte di un diritto costituzionale....

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  3. anonimo mi spieghi per favore cosa sarebbero tutti questi dati che hai postato?

    indirizzi, numeri di cellulare, pagine facebook?

    che ci dobbiamo fare??

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  4. ciao!!!
    mettiamola così:

    la MMT afferma che la causa delle crisi dei paesi area euro è il fatto che non hanno moneta sovrana (quindi di proprietà dello stato-non covertibile-floating) e dovendo questi approvvigionarsi nei mercati finanziari, non solo pagano un interesse più alto (poichè deciso dai mercati) ma devono pure restituire il prestito con gli interessi: il debito pubblico non è più un parametro ma un vero debito (va restituito!!). Soluzione: tornare a moneta sovrana.

    Bagnai afferma che la crisi dei paesi area euro non è crisi dei debiti pubblici (la crisi ha colpito prima paesi a basso debito pubblico e cmq molti di questi avevano realizzato saldi primari positivi prima della crisi!!!) ma è bensì dovuta alle dimensioni del debito PRIVATO complessivo estero di ogni singolo paese (quanto più questo parametro è alto tanto più il paese è in difficoltà). L'aumento di debito privato estero dovrebbe essere dovuto alla carenza di risparmio nazionale: i privati si finanziano (si indebitano) usufruendo di capitali (denaro) proveniente da risparmiatori esteri... oppure potrebbe dipendere dal saldo negativo tra importazioni ed esportazioni... o ancora dal fatto che lo stato non avendo moneta sovrana non può fare iniezioni di liquidità nel sistema per finanziarlo... Piero ti chiedo di illuminarmi su questo punto!!!!
    Ed infatti afferma Bagnai, i mercati non si preoccupano di tutto il debito di un paese ma di quella parte del debito che deve essere corrisposta ai finanziatori privati.
    inoltre Bagnai ci dice che non può esservi unione monetaria in un sistema dove sono presenti differenti inflazioni territoriali senza che sia previsto un meccanismo di compensazione che permetta trasferimenti da zone più "ricche" a zone meno "ricche". La Germania non accetterebbe mai l'introduzione di tale meccanismo per cui l'unica soluzione è: ritorno alla moneta sovrana!!

    Ora, possiamo affermare che MMT e Bagnai partono da analisi differenti, individuano criticità diverse, ma rispondono con la medesima soluzione!!!

    continua....

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  5. tuttavia, secondo alcuni MMTiers, il problema può essere risolto anche attraverso trasferimenti annuali (anche procapite) della bce in base ad una percentuale del PIL nazionale (Auerback e Mosler: 10% c.ca).

    Bagnai non è della stessa opinione e lo argomenta in modo impeccabile (a mio parere) con un esempio che ci riguarda da vicino: nord/sud italia - moneta unica per 150 anni - diversa ricchezza/inflazione - trasferimenti - nascita di movimenti secessionisti (lega nord)... fatto su scala europea, prima o poi la germania si incazzerà e come dice il prof.: “ sappiamo come va a finire quando i tedeschi danno la colpa agli altri!!!!”

    Aldilà dell’ analisi fin qui svolta mi sembra che la MMT non possa considerarsi una semplice evoluzione del pensiero Keynesiano; la sua interpretazione dei flussi monetari, del concetto di tasse, di debito pubblico, della moneta può considerarsi innovativa o quanto meno ispirata al pensiero di altri economisti ( Lerner? Così, tiro a cazzo giusto per sentito dire!!!). Tuttavia Mosler, definendo le importazioni un valore aggiunto e le esportazioni un costo per la società (da prendere con le pinze poichè vado a memoria..) sembra non porre troppi limiti alle potenzialità di spesa di uno stato. Lo stesso Wray ci dice che il giochino funziona finchè il resto del mondo accetta come mezzo di pagamento la nostra moneta. (In realtà la MMT individua i limiti di spesa dello stato nel valore delle risorse reali del sistema e la spesa pubblica ha come unica finalità il raggiungimento della piena occupazione.... tuttavia le affermazioni di Wray e Mosler sembrano spingersi più in là).

    Bagnai attraverso le analisi del debito PRIVATO estero di un paese, a mio avviso individua un punto critico della MMT: cioè quando accade che i creditori esteri non accettano più la nostra moneta? quando uno stato produce troppo poco in termini di prodotti e servizi e quindi importa troppo (per compensazione); e, credo, ciò si verifica quando uno stato stampa troppa moneta rispetto alle capacità produttiva del paese.

    Piero potresti valutare quello che ho scritto? potresti evidenziare ciò che è sbagliato? pongo questo quesito solo a te e non a Bagnai poichè non ho voglia di farlo incazzare: è bene lasciarlo lavorare in tranquillità senza innervosirlo: credo che così produca meglio!! (anche se ammetto che quando utilizza il suo cinismo è divertente!! stesso discorso vale per Barnard!!!

    complimenti per il blog e per tutto il tuo utilissimo lavoro!!!

    grazie!!!!

    Mario

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  6. qualcuno di voi ieri ha seguito l'intervento di Barnard e gli sproloqui di Colaninno in tv a rai 2 nella trasmissione l'ultima parola?

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    1. io sì , per puro caso l'ho visto
      Colaninno mi fa ribrezzo , quasi quanto letta , ed ho dovuto reprimere i miei istinti di cambiar canale quando blaterava
      Non vedo l'ora di vedere il meeting di frosinone !!

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  7. Lucy ne ho visto solo un pezzetto. barnard come al solito ha fatto la figura del pazzoide ma e' stato comunque appoggiato dai suoi vicini ,,soprattutto Beha. E' gia' tanto che questi argomenti approdino in tv. Colaninno e' un ridicolo Pippotto servile e zelante. Homsentito solo poche frasi ma sembrava proprio che dovesse prendere un premio ! Ma non sei andata a Frosinone ?

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  8. A frosinone? lo leggo ora che c'era il meeting. Non lo sapevo proprio

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  9. forse Barnard ha fatto la figura del pazzo perché lo è veramente o perché non comprende molto le logiche economiche che ci sono dietro l'attuale crisi.
    Se un'azienda ha un forte debito prima di pensare a crescere deve assolutamente rimettere il debito. Lo stesso vale per l'Italia.
    il forte debito pubblico italiano è la radice del problema. Ogni Stato con un forte debito pubblico prima o poi è destinato a fallire o a vedere implodere la propria economia.
    Esistono varie teorie ma Monti sta facendo la cosa giusta.
    L'unico modo per risolvere la crisi è aumentare le tasse in maniera variabile con una pressione fiscale tra 50 e 65%. solo dopo si può programmare la crescita economica.
    Nel caso della Grecia - che non sta facendo affatto bene i compiti - gli si chiede un taglio degli statali, di 80,000 unità entro il 2015 e un forte aumento della pressione fiscale.
    Dopo si potrà iniziare a ricostruire la loro economia da zero.
    In Italia si chiede invece un forte abbassamento del tenore di vita, numerosi licenziamenti e portare il debito pubblico in parità entro pochi anni e sotto il 50% entro 5 o 6 anni.
    questo causerà disoccupazione, suicidi, probabilmente anche povertà ma è il prezzo che bisogna pagare perché la Germania possa rimanere competitiva e perché l'Italia possa capire che la colpa di tutto è degli italiani stessi, popolo di debitori e non di risparmiatori.

    purtroppo voi keynesiani queste cose non le volete capire o forse fraintendete.

    Sav.Tor.

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    1. la tua deve essere una vita davvero triste e misera se trovi divertente scrivere scempiaggini simili

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    2. mi dispiace per te , e lo dico sinceramente senza ironia
      cerca aiuto , in Italia ci sono bravi specialisti che possono aiutarti
      buona fortuna

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    3. Questo signore qua sopra non ha capito che a mantenere competitiva la Germania, nostra missione nella vita, gia' ci riuscivamo benissimo anche senza i sacrifici, certo, bisogna pensare anche al futuro dei poveri tedeschi....le cose cambiano...

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    4. Inoltre, da come si esprime, sembra che sia convinto che mantenere competitiva la Germania sia nostro primario interesse. Spero di sbagliarmi e che si tratti solamente di poca padronanza della lingua italiana !

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    5. Contessa non capisco il tuo disappunto né capisco gli insulti del signor Stefano. La Germania non ha mai nascosto di voler utilizzare l'euro a proprio esclusivo vantaggio. Considerando che si tratta di un Paese estremamente evoluto, progredito e tecnologico trovo sintomatico insultarlo in questo modo. La Germania è la culla della civiltà europea, del progresso umano, della tecnologia. IN questo Paese di 90 milioni di abitanti è nato il pc, il telefonino, la cultura, l'arte, il teatro, la musica, la lirica, il rinascimento, l'architettura lo stesso sistema operativo che voi utilizzate ogni giorno nel vostro pc.
      la Germania merita ciò che fa e merita di essere rispettata e temuta.

      savar.tor

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    6. Ora basta eh ! Ma non hai proprio niente di cui occuparti piu' proficuamente ?

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    7. carissima Contessa la tua stessa esistenza, la tua cultura, il fatto che tu ti vesti, che vai a letto, che mangi e che bevi lo devi alla Germania.

      se non lo vuoi accettare mi spiace per te

      savar.tor

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    8. forse ricordo male!! ma durante il secolo passato (XX secolo forse?) ho sentito dire che scoppiarono n° 2 guerre... sembra che ci furono dei morti... addirittura qualche complottista afferma che ci furono tipo campi di concentramento, stermini di massa!! ci fu un tipo con i baffetti che delirava su razze superiori, eletto democraticamente dal popolo... qualcuno può aiutarmi a ricordare a quale nazione appartenesse?

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    9. "Se un'azienda ha un forte debito prima di pensare a crescere deve assolutamente rimettere il debito. Lo stesso vale per l'Italia."
      secondo te perchè esiste la macroeconomia e la microeconomia? perchè si studia la politica economica ma anche l'economia politica? non sono giochi di parole e, a mio giudizio, non ti è affatto chiara la differenza.
      Cmq rimanendo nell'ambito della microeconomia nonostante si stia parlando di problematiche macroeconomiche, per poter rimettere un debito è necessario compiere degli investimenti (spesa pubblica) per ottenere dei redditi futuri con cui eventualmente pagare il debito. Mi spieghi come lo stato possa ripagare il debito pubblico se gli togliamo la possibilità di spendere (e quindi d'investire) e privatizziamo tutti i suoi asset strategici che potrebbero permettere di ottenere utili pubblici con cui ripagare il debito pubblico?
      "il forte debito pubblico italiano è la radice del problema. Ogni Stato con un forte debito pubblico prima o poi è destinato a fallire o a vedere implodere la propria economia."
      ti sei mai preso la briga di andare a vedere quando è esploso il debito pubblico e quali sono state le cause di questa esplosione? ti consiglio di farlo!!
      La tua affermazione "è destinato a fallire" non lascia speranze!! quindi che senso ha ripagare il debito (con una tassazione del 50_65%??) se tanto siamo destinati a fallire? lo dici te non Keynes!!! da ciò deduco che allora sia meglio fallire: il fallimento è previsto sia dal diritto che dalle teorie economiche liberiste-neoliberiste-monetariste-keynesiane!!! se un soggetto non può rimettere il debito deve fallire (e non quindi succhiare denaro al sistema tramite tasse per pagare un debito che non è ripagabile (ti ricordo che questo sei sempre te che lo dici!!).
      "in Italia si chiede invece un forte abbassamento del tenore di vita, numerosi licenziamenti e portare il debito pubblico in parità entro pochi anni e sotto il 50% entro 5 o 6 anni."
      il parametro indicato dal trattato di Maastricht prende come parametro il debito pubblico / il pil!!! i licenziamenti e le tasse (come l'abbassamento dei redditi) portano alla riduzione del denominatore ( il pil) da cui si deduce (se hai un pò di confidenza con i numeri e la matematica) che la risultante tenderà ad aumentare. 60/100 è una frazione che ha un valore inferiore in termini assoluti di 50/80. Quindi ciò che te affermi essere una soluzione non farebbe altro che aumentare il problema cioè il parametro debito/pil!!!!

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    1. Non so se l'avete visto, su Barnard : "NON SMETTETE DI GRATTARE ADESSO"

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    2. non capisco a cosa ti riferisci contessa . puoi condividere il link ?

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    3. caro Stefano, strano che non riesci a trovarlo tramite il titolo! E' di Messori -byoblu. Comunque io l'ho trovato qui: megachip.info/tematiche/democrazia-nella-comunicazione/8293-non-smettete-di-grattare-adesso. Spero ti piacera'

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    4. ho frainteso quel "su barnard"
      sono andato sul suo blog e in effetti non ho trovato nulla con quel titolo

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    5. francamente cara Contessa , non gradisco molto l'entertainment sensazionalistico che fa Messora , nè il tono messianiaco e "lievemente" fascistoide che contraddistingue il papero
      Per due ragioni : una perchè l'entertainment è per costituzione superficiale , e temi di questa portata andrebbero approfonditi , anche se con fatica , mentre la tendenza è proprio quella della ricerca dello scalpore , con toni accesi e "spumenggianti" che possono attirare contatti ma credo anche garantire una effimera quanto futile visibilità
      la seconda ragione è che condivido appieno il timore più volte espresso dal Prof , e cioè che atteggiamenti di questo tipo (sensazionalismo , ricerca del nemico , del capro espiatorio da massacrare per ottenere giustizia) sono molto pericolosi , e tendono spesso a riportare la GGente a praticare lo sport più antico e preferito dagli uomini : ammazzarsi a vicenda in nome della GGiustizia . Se c'è un criminale , è stupido pensare di eliminare il crimine eliminando il criminale ; sarebbe più saggio metterlo in condizione di non nuocere ulteriormente , e questo lo si ottiene con il ragionamento , lo studio , la partecipazione e la democrazia , ovvero con le leggi . Un esempio storico è stato lo scandalo mani pulite : incarcerati e sputtanati i criminali , quelli rimasti hanno fatto di tutto non per evitare ulteriori ruberie , ma hanno legiferato per evitare ulteriori mani pulite . A questo punto non si può biasimare (e scuioiare) la volpe che si è lasciata a custodire il pollaio , credendola un cane da guardia . Insomma non puoi pretendere che i tuoi interessi di salariato siano garantiti e perorati da una casta politica le cui file sono zeppe di finazieri , banchieri , manager e rampolli vari . Senza una sana legge sul conflitto di interessi , questo paese sarà sempre il solito covo di raccomandati politicizzati ruffiani buonianulla(nella migliore delle ipotesi , ladri in quella più frequente)
      Tu che ne pensi ?

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  11. stavo leggendo che il nostro prode Monti ha un tesoretto di 11 milioni di euro; Profumo circa 40 milioni di euro, la fornero solo 400.000 euro l'anno, almeno quanto dichiarato in un anno. Poi quanto ha da parte non l'ho trovato..

    ho letto anche che un operaio in Sabina si è impiccato, 44 anni, aveva perso lavoro e non era riuscito a trovarne uno nuovo. aveva 3 figli e ex moglie. ovviamente presumo pagasse l'assegno familiare alla moglie e l'affido dei figli.

    poi leggo qui sopra che un tizio esalta la politica mercantilista della Germania e parla di poveri con la stessa leggerezza con cui i gerarchi nazisti mandavano milioni di persone a morire nei forni del lager..

    ora mi domando: viviamo già in 1984 di Orwell oppure va tutto talmente storto...

    ditemi voi..

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  12. Veramente non ho mai seguito Messora, questo e' l'unico articolo che ho letto perche' l'ho trovato per caso su Megachip. ma l'hai letto? Non c'entra niente con le cose dimcui parli, voglio dire non sono,affatto in conflitto, mi sembra. Per il,resto condivido ogni parola.

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    1. sì l'ho letto , ma il mio era un commento in generale sui due personaggi : un pò perchè a volte incappo nel lavoro di messora (proprio per la sua tendenza al sensazionalismo) ed un pò perchè volevo farti conoscere il mio pensiero su entrambi (sai dove siamo , vero? :) )

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  13. Risposte
    1. Sull'ottimo blog di Piero Valerio ; citare il papero senza prima smarcarsi dalla sua dialettica è un torto al lavoro divulgativo ed analitico che fa Piero
      IMHO condizione essenziale per parlare di MMT è mandare a quel paese quel fascistoide schizzato
      IMHO condizione essenziale per parlare del papero è parlarne male
      :))

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    2. La mia percezione di Paperino l'ho espressa in un tautogramma inviato a Di Cori Modigliani. La ripeto qui per comodita

      Modern Money Maniac

      Messia Monstre, Mai Manifesto' Malattie Mentali, Magari Morbi Metapsichici Minori Ma Massimamente Molesti. Minchia! Minimizziamolo Manu Militari!
      Maturando Meningi, Meditando,Magari Migliorera' ?

      Peccato la sua deriva, faceva dei reportage molto belli una volta. hai visto, per esempio, "I GLOBALIZZATORI" ?

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    3. purtroppo negli ultimi mesi ha perso motlo lucidita'...è un po' come un maniaco del ciccolato che si sia ritrovato tutto ad un tratto in un mondo fatto di cioccolato...
      pero' trovo decisamente eccessivo dargli cosi' importanza ....nel bene e nel male

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  14. Ciao Piero, ti linko un'ottimo post....http://www.megachip.info/tematiche/democrazia-nella-comunicazione/8302-la-lunga-storia-di-una-crisi-di-sistema.html.....Intervista al Professore di economia applicata all’Università La Sapienza, Luciano Vasapollo...
    Spero di vedere presto il tuo intervento a Frosinone...quello di Bagnai è stato ottimo....
    Saluti Santo

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  15. Perfettamente d'accordo sulla necessità di archiviare alcuni esponenti della attuale classe politica, troppo inerti e poco propositivi.
    Quanto alla crescita economica, perché non provare a puntare su innovazione e ricerca per assicurarsi un vantaggio competitivo tispetto agli altri Paesi e produrre qualità?

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  16. nicolò..

    se tu conoscessi l'economia sapresti bene che l'unico modo per incentivarla è aumentare le accise della benzina di almeno 3 euro, aumentare l'iva di 10 punti percentuale e tassare di più le aziende.
    altrimenti non se ne esce.

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    1. solo 3 euro ? almeno il doppio , e l'iva deve essere almeno portata a livello di quella degli ottimi tedeschi , con una bella iva al 50% l'economia ripartirebbe di slancio !

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