lunedì 7 maggio 2012

STEFANO FASSINA, LO PSEUDO ECONOMISTA DEL PD E IL FUNERALE DELLA SINISTRA ITALIANA


La data precisa del decesso nessuno la conosce. C’è chi dice che la sinistra in Italia sia morta nel 1980, quando dopo 35 giorni di proteste contro i licenziamenti imposti dalla Fiat, gli operai si ritrovarono soli senza l’appoggio dei sindacati e del partito politico di riferimento che a quel tempo era il PCI di Berlinguer, Cossutta e Bertinotti. C’è chi dice che la sinistra sia capitolata qualche anno dopo, nel 1989, con la caduta del muro di Berlino e la fine dell’ideologia comunista. Fatto sta, che la sinistra italiana, nella sua forma progressista e parlamentare rappresentata oggi dal PD, sia morta da un pezzo e da qualche anno a questa parte si celebra un lungo, interminabile funerale.

Durante la lenta agonia che ha trasformato il vecchio partito del PCI prima in PDS, poi in DS fino all’attuale PD, abbiamo assistito ad una metamorfosi totale delle linee guida del partito, con un’unica certezza: quantomeno i gerarchi e i colonnelli del partito hanno avuto la decenza di togliere la parola “sinistra” dal nome del partito, per essere abbastanza chiari e diretti con i propri elettori, i quali però essendo spesso dei nostalgici del passato vivono ancora nell’illusione che da qualche parte a Botteghe Oscure esista un forziere dove viene custodita gelosamente questa parola tanto cara. Si tratta di un sogno, di un’illusione appunto, perché nel PD di oggi di “sinistra”, di “riformismo” o di “progressismo” non c’è proprio nulla.



Nell’attuale PD di Pierluigi Bersani non c’è alcun tratto distintivo che non solo possa ricordare un lontano legame con il partito popolare e operaio di un tempo, ma anche evidenziare una qualche traccia di socialismo moderato, inteso come movimento politico di difesa dei diritti delle classi più deboli e disagiate, tutela del welfare e del patto sociale fra lo stato e i suoi cittadini, che garantisca una qualche forma di solidarietà e sussidiarietà civile. No, niente di tutto di questo. Il PD ormai ha abbracciato con aperta convinzione l’ideologia economica e politica del neoliberismo, nella sua forma più aggressiva e violenta, che subordina i diritti umani e naturali alle leggi spesso inumane e innaturali del libero mercato. Gli stratagemmi utilizzati dai politici del PD per nascondere questa verità sono fra i più vari e fantasiosi, ma alla fine ogni tentativo di camuffamento finisce per peggiorare le cose, rendendoli ancora più ridicoli, imbarazzanti e contraddittori. 

Per giustificare questa rocambolesca conversione, i militanti del PD spesso adducono bizzarre teorie secondo cui con la caduta del muro di Berlino e la fine delle ideologie, non rimaneva altra scelta che aderire al pensiero unico neoliberista, come se esistessero due sole forme antitetiche di organizzazione civile ed economica della società: il comunismo, con il suo marcato indirizzo di centralizzazione e controllo statale dei processi produttivi, e il suo diretto opposto, il neoliberismo sfrenato e selvaggio, che deregolamentando tutti i rapporti economici e finanziari lascia campo libero al mercato nella determinazione dell’evoluzione civile della società e riduce lo stato ad un passivo intermediario fra i detentori della ricchezza e dei mezzi di produzione e la massa indistinta dei lavoratori considerati come pura merce di scambio. E’ evidente invece che fra queste due opposte scelte e visioni del mondo, esista un’infinità di altre alternative percorribili da vagliare e valutare con attenzione.

All’interno del PD però questo serio lavoro di analisi dei costi e dei benefici di una o dell’altra alternativa non è mai stato fatto, perché forse l’unico vero residuo del passato è proprio la rigida e compatta abnegazione ai dettami che arrivano dai vertici del partito, la solidità granitica degli apparati che serrano le fila nei momenti più delicati per dimostrare il loro ottuso senso di appartenenza e militanza. Qualunque direttiva che proviene dagli organigrammi più alti del partito deve essere interpretata come un ordine insindacabile, un codice etico di condotta, un diktat: o dentro o fuori. Chiunque osa avanzare delle obiezioni o intavolare una qualche forma di discussione interna che evidenzi l’irrazionalità di certe scelte, viene lentamente allontanato, emarginato, additato come un corpo estraneo al monolitico assetto istituzionale del partito.

Una cosa però che rende orgogliosi tutti i militanti del PD è la loro maggiore formazione culturale rispetto ai volgari e cafoni seguaci del berlusconismo bieco del PDL o al vuoto pneumatico del Terzo Polo di Casini. La cultura e l’intellighenzia italiana stanno dalla parte del PD, questo è un dato di fatto incontestabile: dagli imbonitori della TV alla Santoro, Floris, Dandini, Fazio, agli intellettuali dei salotti buoni, agli attori alla Dario Fo, agli scrittori, ai filosofi, ai professori universitari. Ora però in cosa si traduca effettivamente questa maggiore cultura non si capisce bene, perché aver letto due o tre libri in più rispetto al proprio vicino di casa non significa automaticamente avere la verità rivelata in tasca, mentre tutti gli altri sono ignoranti. Da Socrate in poi, la  cultura è stata da sempre la via più tortuosa del dubbio e non la strada asfaltata della verità rivelata: cultura significa avere senso critico, mantenere sempre la capacità di rimettersi in discussione, riuscire a ragionare liberamente con la propria testa, giudicare gli eventi e le vicende della realtà che ci circonda senza vincoli o pregiudizi di sorta, senza lasciarsi imboccare dagli altri, fossero anche i migliori e più colti sofisti sulla piazza.    

Ad ogni modo la cultura è un valore di riferimento del PD, sbandierato ai quattro venti come se fosse un vero e proprio marchio di fabbrica. Ma veniamo al dunque, cercando di capire come viene utilizzata questa abbondanza di cultura e quali posizioni sostiene oggi il PD nei confronti dell’argomento più scottante del momento: la struttura totalitaria e antidemocratica dell’Europa e l’uscita o meno dall’euro. Per comprendere meglio l’indirizzo di massima del PD su questo tema ho riguardato con attenzione la puntata del 26 aprile scorso della trasmissione televisiva Servizio Pubblico di Santoro, dal titolo molto eloquente: “Uscire dall’euro?”. Per rispondere a questa domanda, il PD ha inviato in studio la punta di diamante del suo reparto economico, l’emergente Stefano Fassina, che nel giro di pochi minuti ha fatto un mirabile riassunto di tutte le scemenze riguardo all’euro e all’Europa dispensate dal PD ai propri elettori negli ultimi anni, condite con la solita parola d’ordine: “Più Europa! Più Europa! Più Europa!”.

Stefano Fassina è una delle giovani speranze del partito, 46 anni, laureato alla Bocconi di Milano, ha lavorato nel Fondo Monetario Internazionale e ha avuto come mentore un altro grande economista (?) italiano Romano Prodi, che forse non tutti sanno è laureato in giurisprudenza ed è stato avviato all’insegnamento delle discipline economiche dal fratello, ai tempi rettore dell’Università di Trento (quando si dice la meritocrazia!). Tralasciamo subito tutte le nefandezze che si dicono in giro sul FMI, che in stretta collaborazione con la Banca Mondiale ha il compito specifico di rovinare e indebitare tutti gli stati del mondo per poi depredarli, perché sappiamo bene che sono tutte dicerie, mentre secondo la verità rivelata del PD il FMI è un ente caritevole e assistenziale di mutuo soccorso. Ma è un po’ bizzarro che un economista di chiara fama internazionale (?) come Fassina abbia fatto il salto della quaglia, rinunciando ad una carriera di prestigio nel FMI per finire fra le paludi della politica italiana.

Probabilmente vedendolo nei corridoi a fare fotocopie e passare carte da un ufficio all’altro, qualche pezzo grosso del FMI avrà suggerito a Fassina di fare il grande passo, dato che con quelle quattro nozioni di economia neoliberista imparate alla Bocconi impreziosite con un po’ di conoscenza della lingua inglese, nel PD sarebbe potuto diventare il numero uno del settore economia. E così è stato. In confronto ai vecchi caporioni del partito, Bersani (laurea in filosofia), D’Alema (diploma di maturità classica), Veltroni (critico cinematografico), Stefano Fassina spicca per competenze economiche. Ma vediamolo all’opera, con un pezzo forte della teoria europeista del PD. Incalzato da Santoro sulle ragioni per cui l’Italia non dovrebbe liberarsi dalla camicia di forza dell’euro, Fassina risponde così:

Sarebbe una catastrofe. Perché abbiamo fatto l’euro? Ci confrontiamo con una Cina che ha 1,5 miliardi di abitanti, con l’India che ha 1,2 miliardi di abitanti, il Brasile con 350 milioni, con la Russia con 300 milioni, ma qualcuno veramente crede che un paese con 60 milioni (l’Italia) o 90 milioni di abitanti (la Germania) riesce nel mondo come si sta ridefinendo oggi ad avere un qualche ruolo e a dare un qualche senso a quello che viene chiamata sovranità.

Ora che l’economia di una nazione o di un’unione di nazioni sia direttamente correlata al numero di abitanti è una novità assoluta, che merita attenzione da parte dei maggiori osservatori scientifici internazionali della materia. Tutte le vecchie storie sul tessuto produttivo, il grado di istruzione, la formazione, la specializzazione, il settore ricerca e sviluppo, le risorse ambientali e naturali, le materie prime, le infrastrutture, l’innovazione tecnologica, la produttività non contano nulla. Un’economia per essere forte deve poter contare sul maggior numero di abitanti, a prescindere dal fatto che siano tutti analfabeti o laureati ad Harvard. Non solo, più abitanti ha una certa regione, maggiore è la convenienza ad abbandonare l’antica ed inutile sovranità monetaria per creare una solida unione monetaria.

Per scrupolo, ho riletto l’opera del premio Nobel per l’economia (1999) Robert Mundell, che è uno dei maggiori studiosi mondiali delle aree valutarie ottimali, insieme agli aggiornamenti successivi di altri importanti economisti, e non ho trovato alcun accenno al numero di abitanti. Secondo questi economisti, che sicuramente saranno interessati ad ascoltare maggiori delucidazioni da Fassina in merito alla sua scoperta, i principali criteri che dovrebbero spingere una o più nazioni ad unirsi in un’area valutaria con tasso di cambio rigido delle rispettive monete o addirittura in un’unione monetaria come quella dell’eurozona, sono i seguenti:

    1)   Mobilità dei fattori produttivi (capitale e lavoratori)

    2)   Convergenza dei tassi di inflazione fra le varie regioni dell’area
                           
    3)   Integrazione delle politiche fiscali

    4)   Minime differenze culturali

Ma ripeto, non c’è alcun riferimento al numero di abitanti o alla densità demografica. Come semplice controprova si potrebbe prendere il caso della Svezia, che per sua fortuna non ha mai scelto di abbandonare la sua sovranità monetaria per aderire all’euro pur rimanendo all’interno del mercato unico dell’Unione Europea. La Svezia può contare soltanto su 9 milioni di abitanti, eppure ha un’economia solida, un attivo della bilancia dei pagamenti (esportazioni maggiori delle importazioni) e uno stato sociale fra i migliori del mondo, che assicura a tutti cittadini diritti, tutele e servizi pubblici di altissimo livello. Tuttavia, ogni volta che i militanti del PD vengono messi di fronte a questa contraddizione, rispondono piccati: “Ma cosa c’entra la Svezia, loro possono farlo perché sono quattro gatti…

Delle due l’una: o il maggiore numero di abitanti è un vantaggio economico oppure uno svantaggio. Bisogna decidersi nella vita. Altrimenti le menti raffinate e confuse del PD dovrebbero indicare la soglia entro la quale un minor numero di abitanti si trasforma improvvisamente da disagio a fattore determinante per avere successo negli affari: 10 milioni? 20 milioni? 30 milioni? No, perché si fa presto a dare il foglio di via alla metà della popolazione italiana per consentire alla nostra nazione di diventare una potenza economica mondiale. Basta essere chiari con le cifre, con i dati e per la salvezza dell’Italia, sono sicuro che tutti quelli costretti ad emigrare se ne faranno una ragione e si sacrificheranno per il bene degli altri fortunati connazionali.

E’ chiaro invece che ciò che va farfugliando Fassina sia una scemenza bella e buona, una menzogna detta sfacciatamente pur sapendo di mentire, che dimostra fra l’altro quale visione angosciante e deprimente dell’economia abbiano i neoliberisti della sua stessa razza e del suo stesso partito: una guerra fra potenze mondiali come in un enorme Risiko, in cui bisogna schierare il maggior numero di soldatini al fronte per schiacciare tutti gli altri nemici. Più siamo e meglio è, e non importa se ciò comporterà la sofferenza, la repressione, la cancellazione dei diritti umani, questa battaglia contro gli acerrimi avversari cinesi, brasiliani, indiani, russi bisogna vincerla, a costo di sopportare dolorosi spargimenti di sangue o di ridurci in uno stato di barbarie e di sudditanza tipico dei regimi totalitari come quello della Cina. Ma andiamo avanti, perché adesso affrontiamo un altro pezzo forte del repertorio di scemenze del PD: la paura dell’inflazione.

Secondo Fassina il ritorno alla sovranità monetaria e alla lira comporterebbe una svalutazione tale della moneta che potremmo permetterci i prodotti importati ad un prezzo elevatissimo, favorendo quindi l’aumento dell’inflazione. Essendo il petrolio il più importante bene che l’Italia è costretta ad importare dall’estero, questo si tradurrebbe innanzitutto in un aumento del costo della benzina, tanto che lo stesso Fassina ammonisce:

Ma voi vi immaginate quanto dovremmo pagare la benzina alla pompa?” 

Sono pignolo. Ho contattato un amico che vive in Svezia da parecchi anni per chiedere quanto costa un litro di benzina alla pompa a Stoccolma, risposta: 14,34 corone svedesi. Considerando il tasso di cambio attuale 1 euro = 8,9 corone svedesi (la corona continua ad apprezzarsi rispetto all’euro, quindi i prezzi in euro sono ampiamenti sovrastimati), avremmo che in Svezia, paese che non ha giacimenti petroliferi ed è costretto ad importare tutto il petrolio e affini, la benzina costerebbe 1,61 euro/litro, quindi sempre meno che in Italia oggi, dove il prezzo si è impennato a causa soprattutto delle accise. Assumendo una svalutazione iniziale della nuova lira del 30% rispetto al petrodollaro, ma riducendo le accise, potremmo quindi mantenere invariato il prezzo della benzina, con la speranza di recuperare qualcosa nel giro di pochi anni quando la lira comincerebbe lentamente a rivalutarsi.

Fra l’altro, sempre dati alla mano, in un suo brillante articolo sul blog Goofynomics il professore di economia Alberto Bagnai ha mostrato che storicamente in Italia non c’è mai stata alcuna correlazione fra l’indice del tasso di cambio effettivo della lira e l’indice dei prezzi al consumo, anzi nei momenti in cui la moneta si svalutava si assisteva ad una riduzione del tasso di crescita dell’inflazione. Ci piacerebbe quindi che un giorno anche lo pseudo-economista Stefano Fassina ci illuminasse con qualche  studio specifico per avvalorare le sue tesi curiose e confutare i dati reali citati. Dovrebbe essere il suo mestiere, no? E’ facile parlare per slogan e abbindolare i propri elettori con parole ad effetto e facili da comprendere (la lira? No! Sarebbe una catastrofe! Ci sarebbe la svalutazione e l’inflazione!), molto più difficile dimostrare con numeri, tabelle, grafici e ragionamenti logici la fondatezza scientifica delle proprie formulette propagandistiche.

A tal proposito, notiamo anche l’abile costruzione del dibattito sull’uscita o meno dall’euro dell’imbonitore delle folle Santoro: da una parte Fassina, che giustamente per tutelare gli interessi dell’élite finanziaria-politica a cui appartiene difendeva l’euro, e dall’altro la Mussolini, che di economia capisce poco o nulla. Tuttavia per compensare questa pacchiana disparità di posizioni, Santoro ha acconsentito ad un collegamento con un altro pseudo-economista, Eugenio Benetazzo (dire che Benetazzo è un economista è come dire che un laureato in lettere è un letterato), che si badi bene non ha descritto quali sono le vere ragioni per cui bisognerebbe uscire dall’euro e in fretta anche, ma ha solo blaterato su alcune fantasiose operazioni per far tornare il debito pubblico nelle mani dei cittadini italiani pur rimanendo nella zona euro. In altre parole, un vero dibattito sull’uscita o meno dall’euro non c’è stato. Ma continuando con i monologhi di Fassina, troviamo un’altra perla:
                
L’euro è un’operazione politica incompiuta. La politica economica dell’Europa è stata fatta dalla destra.

Sulla prima frase dell’assunto possiamo essere pienamente d’accordo, ma Fassina dovrebbe spiegarci i motivi per cui l’euro è rimasto per tanti anni un’operazione politica incompiuta, dato che il suo partito è stato il maggiore promotore in Italia del progetto europeista ed ha avuto una costante presenza nel parlamento europeo. Dov’erano? Cosa hanno fatto fino ad oggi? Possibile che si siano accorti solo adesso che l’euro sia un progetto iniziato male e finito ancora peggio? Mistero. Sulla storia che la politica economica in Europa sia stata fatta dalla destra si può invece dissentire apertamente.

La costruzione e la struttura economica del pastrocchio europeo è opera principalmente dei socialisti francesi (o sarebbe meglio dire pseudo-socialisti) Francois Mitterand e Jacques Delors, appoggiati in Italia da presunti tecnici quali Prodi, Ciampi, Amato, Dini, Padoa Schioppa, Monti, i quali sono stati sempre sostenuti con totale fiducia dal PD. Dal momento della firma del Trattato di Maastricht fino ad oggi, in Italia abbiamo avuto esattamente 10 anni di governo di centrosinistra e 10 anni di governo di centrodestra, quindi al massimo queste responsabilità andrebbero quantomeno condivise. Ma se Berlusconi ha aderito al progetto euro per inerzia (lui è sceso in campo  solo per difendere i suoi interessi personali, quindi la faccenda euro non rientrava fra le sue priorità), è stata sempre la sinistra e il PD in particolare a portare avanti con entusiasmo tutte le istanze e le direttive che provenivano da Bruxelles, senza mai battere ciglio, nascondendosi dietro il comodo alibi “ce lo chiede l’Europa”.

Fassina quindi non può incantarci con queste sue favolette da quattro soldi preconfezionate a Botteghe Oscure, né tantomeno continuare a dire delle falsità come questa:

Nel 92 abbiamo avuto una tremenda crisi finanziaria e non c’era l’euro, ricordo che il presidente Amato fu costretto a fare una manovra da 90.000 miliardi di lire”.    

Nel 1992 la lira si trovava già all’interno del “serpente monetario” dell’ECU (European Currency Unit), che fu l’anticipazione dell’euro e a causa di questi accordi preliminari la nostra moneta era costretta ad oscillare all’interno di una banda rigida di cambio (±2,25%) rispetto a tutte le altre monete del paniere. Se il cambio fosse stato libero di fluttuare e l’Italia non avesse avuto questo vincolo esterno, nessun speculatore alla Soros si sarebbe mai sognato di attaccare la lira in maniera così convinta, perchè avrebbe dovuto scontrarsi con una nazione ancora sovrana capace di agire ad ampio raggio su tutte le leve di politica monetaria. Compreso per esempio l’innalzamento dei tassi di interesse sui titoli di stato, che avrebbe condotto nuovi capitali stranieri in Italia da utilizzare come arma contro la speculazione.   

Come sempre Fassina utilizza la scappatoia facile della menzogna perché sa con certezza di non poter essere smentito da nessuno dei presenti in sala (chi avrebbe potuto farlo, Santoro? Travaglio? La Mussolini? Benetazzo?), impressionando la platea con dati falsi. Ma sempre in tema di dati e non chiacchiere da bar sarebbe interessante commentare il grafico sotto elaborato da un analista della banca americana JP Morgan e pubblicato sul Financial Times. Facendo un confronto fra l’unione monetaria dell’eurozona e quella di un ipotetico gruppo di nazioni del mondo unite a caso (addirittura si crea un gruppo mettendo insieme tutte le nazioni che iniziano per M, come Messico, Madagascar, Mali etc), l’eurozona mostra un grado di “dispersione” superiore, ovvero le differenze culturali, politiche, sociali, amministrative, economiche, sono sempre maggiori fra i paesi dell’eurozona che altrove. Su queste ed altre valutazioni empiriche dovrebbe essere un giorno costretto a confrontarsi e a ragionare Fassina o chi per lui, mettendo da parte la propaganda.





Ma l'apice del monologo di Fassina viene raggiunto qualche minuto dopo quando lo pseudo-economista cerca di giustificare i motivi per cui il PD ha appoggiato la legge di modifica dell’articolo 81, introducendo il pareggio di bilancio in costituzione:

Il pareggio di bilancio è un vincolo politico, sul piano economico è sbagliato ma sul piano politico è una cosa giusta perchè bisogna convincere l’opinione pubblica tedesca che non siamo tutti spendaccioni e dobbiamo utilizzare questo strumento per aprire il tavolo delle trattative.

A questo punto Fassina comincia a sudare freddo, perché il discorso diventa davvero contorto e difficile da far digerire agli stessi elettori boccaloni del PD: è evidente che il loro giovane eroe stia cominciando ad arrampicarsi sugli specchi. Ma come si fa a dire una scemenza simile? Un partito che secondo quanto dichiarato nello statuto si propone di garantire le fasce più deboli della popolazione, rinuncia all’arma più efficace di politica economica dello stato per convincere l’opinione pubblica tedesca? Ma una volta convinti i tedeschi, come faranno i politici del PD a ricostruire uno stato sociale distrutto e fatto volutamente a pezzi, senza ricorrere al deficit spending? Quale arguta tattica politica suggerisce di rinunciare oggi a qualcosa di certo e vicino a noi, per inseguire domani qualcosa di estremamente incerto e lontano da noi?

Ancora una volta Fassina sta mentendo. Il PD ha acconsentito all’approvazione di questa norma iniqua ed antidemocratica del pareggio di bilancio, che cancella praticamente qualsiasi azione redistributiva o manovra economica dello stato (il quale potrà spendere tanto quanto riesce a raccogliere con le tasse, senza potere minimamente incrementare il livello di reddito e ricchezza dei propri cittadini), perché ormai da anni non fa più politica di sinistra, ma una forma più subdola e ambigua di conservatorismo neoliberista che difende gli interessi dei soliti privilegiati politici, banchieri, imprenditori, artisti e cineasti miliardari, giornalisti di regime, presenzialisti dei salotti, infischiandosene apertamente di quelle masse di giovani che ancora affollano i concerti e i cortei credendo di stare dalla parte della cultura, del pacifismo, della solidarietà. Un partito deve essere misurato sui fatti, sulle scelte e sulle azioni concrete e non sulle presunte intenzioni programmatiche spacciate fraudolentemente dai soliti venditori di fumo per accalappiare l’immaginario di cittadini sprovveduti.

Se fossero stati un poco più accorti, gli ingenui elettori del PD avrebbero dovuto lasciare da tempo questo partito farsa al suo destino, ovvero all’unione e fusione che in questi giorni si sta finalmente palesando con gli altri partiti parlamentari di centro e di destra, di cui il PD è stato da sempre un falso oppositore politico, perseguendo punto per punto le stesse strategie oligarchiche ma con metodi sicuramente più raffinati e meno rozzi. La domanda che dovrebbero farsi i piddini in questi giorni di unanime contestazione popolare al disegno europeista è una sola: cosa ha mai fatto concretamente il PD in questi anni per dissociarsi dalla evidente deriva antidemocratica e neoliberista della tecnocrazia europea? Nulla.

Mai una denuncia, un’obiezione, un atto di forza che dimostrasse un distacco dallo scempio che si stava compiendo sotto gli occhi di tutti. Anzi, da sempre gli organigrammi, gli apparati, la robuste diramazioni burocratiche del PD sul territorio si sono mostrati stranamente compatti soltanto su questo punto, rafforzando e  corroborando in ogni occasione disponibile la struttura totalitaria europea, che è diventata addirittura un grido di battaglia: “Più Europa! Più Europa! Più Europa!”. Indicando spesso in questi fantomatici Stati Uniti d’Europa e nell’Europa dei popoli l’immaginario eldorado o l'illusoria terra promessa da vendere ai propri disperati seguaci farlocchi, che a causa della loro atavica supponenza non hanno mai avuto l’umiltà di ragionare fuori dagli schemi imposti dal partito, la volontà di esaminare seriamente i dati e la capacità di verificare la reale fattibilità di un progetto così strampalato e umanamente insostenibile (dal 1992 ad oggi, tranne le bandiere blu nei luoghi pubblici, non c’è stato alcun vero cambiamento sociale o passo avanti culturale nell’unificazione europea, che abbia raggiunto l'obiettivo di avvicinare un tedesco ad un italiano, un finlandese ad uno spagnolo, un greco ad un irlandese. Eppure il piddino ci crede ancora. Beata innocenza).      
     
Come abbiamo già detto un partito che nasce da tradizioni popolari e proletarie non può abbracciare un progetto politico, finanziario ed economico eversivo come quello dell’eurozona, che impedisce agli stati democratici di tutelare i principali diritti umani, naturali e sociali dei propri cittadini e del proprio territorio in nome di una estremizzazione così radicale e impalpabile come quella del libero mercato, perché sarebbe una contraddizione di termini con la propria ragion d’essere. Un suicidio in piena regola appunto. Ma se il crimine è stato già commesso tanti anni fa, queste dichiarazioni postume dei diretti colpevoli del reato somigliano tanto ad un’ininterrotta omelia funebre, che non può far altro che contorcersi e impattare con immancabili contraddizioni, come quelle del segretario Bersani, che proprio sul pareggio di bilancio aveva dichiarato solo ad agosto scorso:  

“Non si parli di cose che non esistono in nessun posto al mondo! Pareggio di bilancio per costituzione!!??... cioè, noi non è che intendiamo nei secoli castrarci di ogni possibile politica economica! (Vedere video sotto a partire dal minuto 10:48)

                

Nella nave sbandata chiamata Italia, il PD è ormai una zattera alla deriva, senza più identità, senza più radici e prospettive. Adesso, con la vittoria di Hollande in Francia questi patetici dinosauri della politica italiana tenteranno disperatamente di darsi una nuova tirata a lucido per salire sul carro del vincitore, smentendo in pratica tutto quello che hanno fatto fino ad oggi con l’appoggio convinto al governo Monti, alla linea tedesca del rigore e dell'austerità, alle direttive del Fiscal Compact, tanto da aver trascinato l’Italia a diventare per eccesso di zelo il primo e forse unico paese in Europa che ha inserito a tempo di record il pareggio di bilancio in costituzione.

Quanta fretta, quanta confusione, quanto lavoro inutile. Soprattutto se ora, sulla spinta del nuovo presidente francese, si dovrà ritrattare ogni cosa in Europa e tornare indietro, perché purtroppo oltre alle trame di palazzo, alle consorterie, alle caste, alle lobby che abbondano nel PD e sono per loro stessa definizione trasversali ai partiti, c’è sempre quell’ultimo, fastidioso ostacolo del voto democratico da rispettare. Verrebbe da dire: “Peccato Bersani, Fassina, D’Alema, ce l’avevate quasi fatta a fregare un’altra volta i vostri stessi elettori, ma ora è arrivata dal cielo questa iattura di Hollande e dovrete rivedere i vostri piani, facendo come sempre buon viso a cattivo gioco…quello che in fondo sapete fare meglio!

Chissà se dopo questa ennesima manovra da incompetenti e cialtroni, i poveri piddini si risveglieranno dal torpore e cominceranno a capire di essere stati imbrogliati da circa trenta anni a questa parte. Ne dubito. Il piddino è troppo cieco, sordo, immune dal contagio del libero pensiero, quello che i loro furbi caporioni si sono affrettati a definire “antipolitica”, per gonfiare il petto dei loro seguaci e farli sentire nuovamente orgogliosi della propria appartenenza tradita alla vera, grande, alta Politica. Illusi. E' difficile definire populiste e demagogiche quelle teorie politiche che difendono i diritti democratici del popolo, mentre vera Politica quella strategicamente tramata dal PD all'interno dei palazzi,  difendendo gli interessi dei poteri forti, appoggiando un governo criminale come quello di Monti e sostenendo un progetto totalitario e antidemocratico come l'eurozona. E' difficile sostenere queste tesi, ma il piddino ci riesce con naturalezza e senza provare alcun senso di colpa. E' questo il vero miracolo che consente ad un partito spazzatura come il PD di mantenere indenne il suo consenso attraverso le burrasche della politica italiana. 




Come riportato egregiamente in questo breve ma illuminante articolo di Fabrizio Tringali, pubblicato sul sito Main-stream, non è un caso che la parola piddino sia ormai diventata oggi un sinonimo per indicare una persona stupida, boriosa, saccente, incapace di ragionare con la propria testa e abituata fin dalla culla a farsi imboccare da altri, da quelli che loro ingenuamente reputano persone di grande sagacia e intelligenza e che invece sono semplicemente viscidi calcolatori, uomini prezzolati privi di etica pubblica. Di senso critico. Di Cultura.

IL PIDDINO
Di Fabrizio Tringali

Antonio Gramsci odiava gli indifferenti. E anche io. E rispettava i partigiani, sia quelli che si schieravano dalla sua parte, sia gli avversari. E anche io. Ma quel che odio di più non è l'ignavia. Rispetto ad essa c'è di peggio: io odio l'atteggiamento del piddino.

Il piddino non si schiera con una “parte”, sta con tutte le parti in campo.

Il piddino non è, necessariamente, iscritto al PD. Il piddino è ovunque nella sinistra, soprattutto in quella radicale.

Il piddino ringrazia l' “Europa”, che ci ha tolto di mezzo Berlusconi, pazienza se si è portata via anche quel poco di democrazia che avevamo.

Il piddino pensa che, in fondo in fondo, di fronte alle cose “giuste” da fare, la democrazia è un ostacolo.

Il piddino non si spiega perché lo spread non scende, visto che non c'è più Berlusconi.


Il piddino di SEL vota Vendola perché ha “fatto bene in Puglia”, ma non ha la più vaga idea di cosa abbia fatto Vendola in Puglia.

Il piddino rifondarolo teorizza che le forze proletarie, in periodi di arretramento del movimento operario, devono accettare compromessi con le forze del ceto dominante.

E non ha né il coraggio, né l'onestà, per riconoscere che questa supercazzola è solo una falsa e puerile giustificazione di vomitevoli accordi spartitori.

Il piddino, quando lo metti di fronte alle sue enormi contraddizioni, si inalbera, impreca, inizia a sproloquiare sull'antipolitica.

Il piddino inorridisce di fronte alla nascita di nuovi soggetti politici, dice che i partiti sono già troppi, e che bisogna stare tutti uniti contro quegli altri.

Al piddino non importa se poi, tutti uniti, si fanno le stesse cose di quegli altri. Anzi, pensa che sia impossibile che si facciano le stesse cose di quegli altri, perché quegli altri ne avrebbero sicuramente fatte di peggio.

Il piddino è il più forte ostacolo a qualsiasi vero cambiamento della società.

Ora piddino, non inorridire leggendo la parola “odio”. Non è riferita alla tua persona, ma al piddino che è in te.  Ti confesso che un po' piddino lo sono stato anche io (piddino “rifondarolo”, per la precisione).


Ma caro piddino, per tutti, prima o poi, arriva il momento in cui bisogna fare i conti con i propri valori, e soprattutto con la propria coscienza. Puoi decidere di avere il coraggio di affrontare l'elaborazione del lutto della morte politica delle forze in cui hai, un po' ingenuamente, creduto; prendendo atto che la sinistra, tutta, non è altro che una parte dell'oligarchia dominante da combattere. Oppure puoi preferire continuare ad essere piddino, e mentre la sinistra compartecipa alla distruzione di tutte le conquiste politiche e sociali degli ultimi 70 anni, accontentarti di ripetere slogan vuoti, sventolare bandiere scolorite, festeggiare vittorie arancioni che non spostano di una virgola il potere di un ceto politico ed economico tanto arrogante quanto maleodorante. Scegli.  




23 commenti:

  1. Bellissimo articolo. Politicamente ineccepibile. Una piccola precisazione: l'appoggio politico del Pci agli scioperi e alla lotta dei lavoratori Fiat ci fu, e lo espresse Berlinguer quando parlò agli operai Fiat davanti ai cancelli di Mirafiori il 26 settembre 1980. Semmai si può dire che quell'appoggio fu di facciata, magari poco convinto per le contraddizioni interne del Pci, ma l'appoggio formalmente ci fu. Semmai un altro aspetto del "riposizionamento" del Pci prima del crollo del muro, fu il viaggio negli Stati Uniti dell'allora migliorista di ferro nel 1978.

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    1. Osservazione giusta e corretta...io ho utilizzato quella data e quell'evento in chiave simbolica per evidenziare un cambiamento di rotta, rifacendomi ad alcune testimonianze dirette degli stessi operai che si sono sentiti traditi dal partito e dai sindacati, il cui appoggio come hai giustamente ricordato tu fu soltanto formale e di facciata...ma è chiaro che le cause di questa metamorfosi del maggiore partito di "sinistra" italiano siano molto più complesse e lontane nel tempo...comunque, sempre per rimanere in tema, non penso che la vittoria di Hollande possa cambiare alcunchè nello scacchiere politico attuale, perchè nemmeno lui può essere definito veramente di sinistra...fanno sempre parte di quella elite salottiera, finanziaria, intellettuale che con le istanze del popolo hanno veramente poco o nulla a che fare...magari verranno ammorbidite certe esagerazioni del Fiscal Compact, ma per il resto il progetto europeista non verrà intaccato perchè per loro è troppo bello per essere vero...

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  2. "Chissà se dopo questa ennesima manovra da incompetenti e cialtroni, i poveri piddini si risveglieranno dal torpore e cominceranno a capire di essere stati imbrogliati da circa trenta anni a questa parte. Ne dubito."
    In famiglia abbonda il piddinismo , e posso confermare che sono irrecuperabili .
    Ho fatto vedere a mia madre i momenti salienti del filmato di Bersani , e per tutta risposta , con un candore disarmante , mi son sentito dire "Era l'anno scorso... le idee si cambiano" ... o_O

    Aiutooooooo!!!!

    ps: piero questo pezzo è da stampare e volantinare alle feste dell'unità !

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    1. Stefano hai tutta la mia solidarietà, perchè anche io ho in famiglia parecchi malati di piddinismo...ma qualcuno sta cominciando a fare outing spontaneamente, quindi mai disperare!!! Il processo di guarigione è lungo, ma alla fine con una iniezione di lucidità al giorno passano tutte le malattie...in bocca al lupo!!! Ti sono vicino...

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  3. Scusa Piero, una domanda:
    se il PD e' quello che hai descritto (me ne ero accorto da decenni), il PDL non ne parliamo, il cosiddetto Terzo Polo e' un ammasso di palazzinari burattini, i Grillini hanno idee scialbe, Vendola chiacchiera bene ma razzola male, la Lega ha il Trota ed e' tutto dire, e tutti sono proni al neoliberismo (il diavolo in persona), se un giorno si dovesse tornare alla Lira chi credi che la gestirebbe se non qualcuno (o tutti) quelli sopra menzionati?
    Non ritieni un controsenso assurdo che la Lira venga gestita da neoliberisti dalla visione angosciante e deprimente dell’economia?

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    1. Sai com'è, la democrazia è una particolare forma di governo che prevede la sovranità del popolo...i partiti sono soltanto provvisori apparati di rappresentanza, che qualora non rispecchino più la volontà del popolo vengono cambiati o ristrutturati, si chiama politica dell'alternanza...in questo momento in Italia soltanto il Movimento 5 Stelle potrebbe portare avanti le istanze di un serio ritorno alla sovranità monetaria, ma sottolineo "potrebbe" perchè in effetti il Grillo nazionale risulta spesso volubile e inafferrabile...ad ogni modo dal basso stanno già nascendo nuovi soggetti politici capaci di rappresentare ancora meglio le istanze del popolo...io capisco il disagio di chi crede che la democrazia sia una forma di governo statica e cristallizzata sempre negli stessi partiti, ma devono farsene una ragione...la democrazia non è la monarchia, e purtroppo i nuovi oligarchi neoliberisti dovranno cercare di distruggere questa sgradevole abitudine del voto popolare (in alcuni casi ci sono già riusciti, vedi commissione, consiglio europeo) se vogliono portare a termine il loro progetto...staremo a vedere...

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    2. Il popolo e' bue!
      Poi che i partiti vengano cambiati ..... la storia insegna che di nome ma non di fatto!
      In quanto ai nuovi soggetti .... Alba d'Oro e' uno di questi!
      Dalla padella alla brace!

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  4. Comunque vedendo un po' di risultati elettorali , toscana che tiene alla grande le sue posizione pseudo-rosse(anzi rote^^) emilia e liguria e sud in genere pure ...direi che il P(artito)D(isgustoso) sara' sicuro vincitore delle prossime elezioni politiche ...a cui seguira'
    un lento (?) massacro sociale , perchè i bastardi avranno la forza di portare avanti l'euro e il fiscal compact ancora per anni (sembra) che sara' giusta premessa di tempi (molto ) bui ...

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    1. Comunque i piddini se non ci fossero dovrebbero inventarli perchè sono troppo divertenti...ho ascoltato un pò di commenti del dopo-elezioni e mi sono fatto quattro risate...secondo i piddini tutti coloro che sono contro il governo Monti e il disegno europeista della tecnocrazia neoliberista fanno politiche populiste, mentre gli unici che fanno vera Politica sono loro che appoggiano dei criminali che perseguono progetti criminali contro la popolazione e gli stati democratici...grande PD! Il partito davvero più disgustoso della storia!!!

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  5. Sto fassina è pure un somaro in geografia: la Russia non ha 300 milioni di abitanti ma 143 milioni. 293 milioni di abitanti era la popolazione dell'Urss comprendendo 15 repubbliche nella data dell'ultimo censimento del 1991.
    mancano sempre 7 milioni di abitanti.

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  6. Ciao Piero, ottimo post. La sinistra? Non si sa che fine abbia fatta....Sono irriconoscibili, ormai da molto tempo. La loro decadenza, penso, sia iniziata nel 1992, con la fine della scala mobile e il Trattato di Maastricht, guarda caso. Un percorso tortuoso che ha seminato, lungo il suo tragitto, pezzi di conquiste sociali e varie. L'elettore di sinistra si trova perduto, non si sente rappresentato da nessuno e vaga senza meta...Quando si trova a dover votare diventa irascibile e si rassegna....un voto a chi? Buttato. Piero...continuano a suicidarsi; in due giorni 5 persone credo...è una tragedia. Monti dice che è colpa di chi ha governato e ha ridotto l'economia in questo stato e non di chi cerca di far uscire il paese dalla crisi.....Quest'uomo è matto, matto da legare...e anche molto pericoloso..non una parola di cordoglio, niente...freddezza pura. Poi Napolitano, anche davanti all'evidenza del successo del M5S, nega...nega spudoratamente...
    Ciao Santo.

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    1. Purtroppo l'elettore del PD vota per appartenenza senza ragionare più su quello che sta facendo...non bisogna nemmeno dimenticare che il PD è riuscito ad organizzare un apparato molto presente sul territorio che da stipendi ad un sacco di ragazzi, uffici stampa, comitati elettorali (non sono chissà quanti soldi, ma oggi come oggi valgono pure un voto di scambio...)...senza i rimborsi elettorali il PD sarebbe in pratica già affondato, perchè con un voto più ragionato e meno obbligato, il PD perderebbe un altro pezzo di consenso...comunque sono contento che il m5s gli abbia dato un bello scossone così si svegliano un pò e magari il PDL toglie la spina a quel mostro di Monti e andiamo alle elezioni come è giusto che sia (il fattore spread non può essere più considerato un alibi, perchè oggi è di nuovo alto come prima...)...Napolitano invece è una persona indegna che non merita nessun commento, ha soltanto paura che venga modificato di una virgola lo status quo attuale, senza mai una parola sui suicidi attuali ma solo commemorazioni del passato...spero solo che Grillo cominci a prendere di petto la questione europeista, che in Italia ancora non trova sufficiente spazio come accade in tutti i paesi europei...

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  7. bisognerebbe rinunciare al politicamente corretto e fare come delio rossi.... un bel cazzotto.
    perchè se lo prendono solo metaforicamente come l'Hanno preso adesso con M5S non se ne accorgono nemmeno.. anzi hanno vinto.
    se poi l'informazione è quella che ci ritroviamo (santoro &c.)
    da gard lerner lunedì sera ho visto una cosa che forse nenche Spielberg lucas e fellini messi insieme sarebbero riusciti a a fare; SABINA CIUFFINI e dico Sabina Ciuffini(rischiatutto) ha chiesto come è possibile che un organismo privato la BCE possa determinare le politiche economiche di stati sovrani? gelo in studio per 1 nano secondo nessuno risponde e subito si passa a sproloquiare su orlando bossi tosi etc.
    se fosse un affermazione falsa avrebbero dovuto comunque confutarla, se vera almeno indignarsi invece niente che dite

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    1. Sai che quello spezzone della Ciuffini l'ho visto anche io e mi ha molto impressionato...una persona normalissima che con due parole semplici, chiare, dirette riesce a gelare un interno studio e quella faina di Lerner che cambia subito argomento nonostante l'applauso del pubblico...questa è l'informazione che ci meritiamo oggi in Italia, che viene gestita dai santoni strapagati del PD (Santoro, Floris, Lerner, Gabanelli...)...se trovo su youtube lo spezzone della Ciuffini lo pubblico sicuramente...

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  8. La teoria del piddino: la colpa della crisi dell'Eurozona è della Grecia, e tutti i paesi in difficoltà lo sono a causa loro e di chi ha eletto i loro rappresentanti. Rifiutano invece la teoria che sia proprio sbagliata la moneta unica difendendola invece a spada tratta anche di fronte all'evidenza.
    Saluti, Marco.

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    1. Non solo rifiutano la moneta unica, ma non ragionano neppure...se utilizzassero un solo neurone capirebbero subito che l'euro è una moneta sbagliata da tutti i punti di vista e va contro gli interessi dei loro stessi figli e dei loro nipoti (a meno che non abbiano già trovato un lavoro grazie al PD...)

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  9. scusate tutti quanti

    stavo leggendo questo articolo qui

    http://www.ilpost.it/2012/05/09/come-finanziamo-la-crescita/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+ilpost+%28Il+Post+-+HP%29

    mi sono soffermata su questa riga:

    "Come scrive nel breve articolo allegato, per quanto l’austerità possa non piacere, non esiste un’alternativa bella e pronta a portata di mano"

    poi leggo un commento e c'è scritto che la colpa è delle politiche neo-keynesiane (cosa itenderà?)

    rimango un po' perplessa.

    stanno forse dicendo che l'unico modo per crescere e per rimettere a posto il bilancio è l'austerità?
    ma l'austerità - aumentando il debito privato e delle famiglie - non è una mannaia per la crescita economica?

    chiaritemi voi perché io sono ancora un po' confusa dai prodromi post-raffreddore e se intervengo ho paura di litigarci con questi qui.

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    1. Mah, ho letto quell'articolo e non ne capisco il senso...cosa vuole dire che era peggio quando lo stato distribuiva alla popolazione più ricchezza di quella che incassava con le tasse? Mah? E poi prima del 1992, l'Italia poteva spendere come voleva la sua moneta senza indebitare nessuno, poi la musica è cambiata ed è stata costretta a chiedere i soldi alle banche, indebitando i cittadini...quindi bisogna sempre distinguere fra debito e debito...poi che in Italia i soldi non sono stati spesi in modo efficace e produttivo, questo è un altro discorso, perchè gli sprechi e le inefficienze valgono sia per gli stati sovrani che per gli stati non più sovrani come quelli dell'eurozona...la crescita si può auspicare in due modi: aumentando la domanda o gli investimenti...la domanda non si può aumentare con l'austerità ma la deprimi, gli investimenti con l'austerità possono avvenire solo con i capitali stranieri provenienti dall'estero, aumentando l'indebitamento estero dell'Italia...quindi l'austerità è una ricetta mortale da qualunque punto di vista, tranne per quelli che difendono gli interessi di pochi, pochissimi privilegiati e i capitali esteri che possono fare acquisti a prezzi di svendita...poi ognuno può dire e scrivere quello che vuole, ma bisogna capire innanzitutto se capisce ciò che scrive e se sì, quali interessi difende (vedi giornali come Corriere, Repubblica, Stampa etc...che sono tutti collegati con i poteri forti economici o finanziari...)

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  10. Articolo semplicemente demenziale...se l'Italia ora avesse avuto la lira ora avremmo un crisi valutaria (dovuta alla fuga di capitali)e una crisi bancaria (perchè le banche sarebbero state indebitate verso l'estero con una valuta deprezzata) unita a quella del debito pubblico (che sarebbe stata molto più violenta di quella attuale in quanto il rischio di cambio sarebbe stato scontato dagli acquirenti dei nostri titoli attraverso un aumento ulteriore dei tassi d'interesse).La teoria AVO è stata integrata da McKinnon e Kenen con altre questioni legate alla differenziazione produttiva e all'apertura commerciale del paese in questione all'interno dell'area valutaria. Siccome l'Italia è dipendente dall'estero per tecnologia e prodotti energetici la svalutazione aumenterebbe i costi relativi di produzione e ciò implicherebbe un aumento della competitività molto marginale. L'effetto più forte lo avrebbe invece sui tassi d'interesse.
    Ovviamente, quando la Merkel non porterà più il suo culone in giro per l'Europa, si potrà fare l'Eurobond e la situazione migliorerebbe per tutti. Mq l'Europa in questi 10 anni dopo l'Euro è stata governata dalle destre populiste come la tua, e non si è potuto andare avanti con l'Integrazione.
    Ps. prodi ha studiato anche economia industriale alla London school of Economics, e se non capisse niente non andrebbe ad insegnare economia industriale in Cina

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    1. Al tuo elenco di catastrofi ci aggiungerei anche i marziani che sarebbero atterrati in tutte le città italiane per prelevare il sangue ai cittadini...ovviamente non conosci come funzionano gli stati a moneta sovrana (l'Italia non ha più una moneta sovrana dal 1979) e quindi ti fai confondere dai dispacci falsi che provengono dal quartier generale del tuo partito totalitario-fascista-neoliberista (il PD ovviamente...il modo di scrivere e di ragionare dei piddini si riconosce già dalla prima frase: "articolo semplicemente demenziale...ascolta me, che io so tutto perchè sono piddino"...e poi si comincia con le solite scemenze lette sui dispacci del partito o sui giornali allineati tipo Repubblica, Corriere, Stampa...)...siccome sono un tipo paziente e molto comprensivo (sono stato anch'io piddino, quindi conosco bene il male da cui sei affetto), ti dedico parte del mio prezioso tempo per argomentare e spiegarti alcune cosette (anche se so che tu non capirai perchè sei piddino...incapace di ragionare e talmente pieno di te da avere blindato ormai in cassaforte i neuroni del tuo cervello...tu sai tutto, non dimentichiamolo mai...):

      1) "se l'Italia ora avesse avuto la lira ora avremmo un crisi valutaria": su che base dici questo??? Per l'elevato debito pubblico??? Allora il Giappone ha un debito pubblico del 220% (partite correnti positive) e non ha mai avuto crisi valutarie, gli Stati Uniti 100% (partite correnti negative) e nessuna crisi valutaria...come tu già saprai (perchè sai tutto...sei piddino!!!) l'Italia ha oggi le partite correnti negative, ma la bilancia commerciale è pressoché in pareggio, ergo il saldo negativo è dovuto principalmente agli interessi sul debito e ai profitti sugli investimenti stranieri qui in Italia (i famosi capitali dall'estero che voi piddini invocate come soluzione ad ogni male...Dio liberaci dai piddini e perdonali per quello che hanno fatto e continuano a fare all'Italia!!!) ...ergo il problema dell'Italia sono gli elevati interessi sul debito pubblico che l'Italia deve corrispondere agli investitori stranieri, debito aumentato guarda caso a partire dal 1979 quando l'Italia è entrata nello SME e ha dovuto alzare i tassi di interesse per attirare capitali dall'estero e assicurare i vincoli di cambio della lira...

      2) "dovuta alla fuga di capitali"...ovviamente sei piddino, sai tutto per nascita e militanza, ma non ti sei mai curato di capire con la tua testa come funziona la bilancia dei pagamenti: ogni fuga di capitali (oddio che paura!!! Fuggono i capitali!!! Siamo rovinati!!!...ho sintetizzato il pensiero del piddino...) corrisponde ad una diminuzione del debito estero (o perchè diminuisci le passività, pagando un'obbligazione, o perchè aumenti le attività)...mentre la cosa più grave per una nazione sovrana è l'arrivo di capitali esteri perchè non fanno che aumentare il debito estero della nazione (hai mai sentito parlare dell'Islanda??? No penso di no...tu sei piddino, avrai sentito parlare soltanto dell'Italia del grande Ciampi o della Francia dei grandissimi Mitterand e Delors ... ma anche della Germania di Kohl, che sebbene di centrodestra, era cazzo e culo con il tuo amicone Prodi...chissà come mai??? Te lo sei mai chiesto??? Forse perchè a questa farsa della destra e della sinistra credete ormai solo voi nel mondo??? E da quarant'anni a questa parte non c'è più differenza fra destra e sinistra???)

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    2. 3) "una crisi bancaria (perchè le banche sarebbero state indebitate verso l'estero con una valuta deprezzata)"...addirittura, le banche vanno in crisi perchè la moneta di deprezza, ma vedi un pò ed io che credevo che le banche andassero in crisi per eccesso di leva finanziaria e operazioni ombra in derivati...che sciocco che sono stato...la crisi dei subprime del 2007 è stata dovuta al deprezzamento del dollaro!!! Non c'entra niente l'aumento dei crediti non correttamente valutati al rischio...caro il mio piddino, devi sapere che le monete si apprezzano e di deprezzano continuamente su mercati valutari normali, ma non per questo le banche vanno in crisi perchè i debiti e i crediti vengono registrati in bilancio al valore denominato in valuta nazionale e non in valuta estera (se dovevi 1000 lire al tedesco, sempre 1000 lire devi al tedesco anche se la lira si deprezza...non 1200 o 1300 o 1400...per te banchiere italiano non cambia niente)...il deprezzamento agisce invece migliorando la convenienza del tedesco ad acquistare beni e servizi del nostro paese, migliorando le nostre esportazioni...mentre sui titoli finanziari la variabile che conta è il tasso di interesse e non il tasso di cambio: ti faccio un esempio numerico vediamo se capisci (non credo...sei piddino...per te gli slogan valgono più della logica stessa): un tedesco investe 100 marchi (tasso di cambio 1:1) in 100 titoli italiani al 5%, un altro tedesco investe 100 marchi (tasso di cambio 1:2, un marco vale 2 lire) in 200 titoli italiani al 2%...chi è più furbo fra i due tedeschi??? Quello che ha investito al 5% oppure quello che ha approfittato del fatto che la lira si è deprezzata??? Quale banchiere italiano ha perduto di più??? Vediamo cosa dice la matematica: il primo tedesco ha guadagnato 5 marchi, il secondo solo 2 marchi...ma come mai??? cosa è successo??? Il secondo tedesco secondo la logica del piddino avrebbe dovuto guadagnare molto di più perchè investiva quando la lira si era deprezzata...e invece no, perchè gli investimenti finanziari, da che mondo è mondo, si fanno valutando l'interesse e non il tasso di cambio...ma il piddino che vive nel suo mondo, ha stravolto pure le regole della matematica...Pitagora perdona i piddini per quello che hanno fatto!!!!

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    3. 4) "unita a quella del debito pubblico (che sarebbe stata molto più violenta di quella attuale in quanto il rischio di cambio sarebbe stato scontato dagli acquirenti dei nostri titoli attraverso un aumento ulteriore dei tassi d'interesse)"....oooohhhh, piddino, sveglia!!!! Le nazioni sovrane non sono obbligate ad alzare i tassi di interessi per attirare i capitali dall'estero, perchè attraverso la loro banca centrale hanno tutta la moneta che vogliono e possono ripagare tutti i debiti pubblici che hanno contratto con gli investitori stranieri (hai presente i clic del computer???)...Giappone e USA hanno tassi di interesse sui titoli di stato insignificanti pur avendo debiti pubblici enormi...ti sei mai chiesto come mai??? Giappone e Stati Uniti non hanno bisogno di recuperare yen o dollari dall'esterno per ripagare i loro debiti denominati in valuta nazionale, perchè possono creare dal nulla tutti gli yen e dollari che vogliono con un clic del computer...il problema semmai riguarda i debiti denominati in valuta estera...l'Italia nel 1992 ha dovuto alzare i tassi di interessi perchè non era più una nazione sovrana a causa dell'aggancio all'ECU e doveva difendere il tasso rigido di cambio...quando l'Italia è uscita temporaneamente dallo SME, i tassi di interessi sono scesi, perchè la banca centrale non doveva più difendere la parità rigida di cambio...sei vuoi capire meglio i dettagli vai a leggerti questo articolo del professore di politica economica Alberto Bagnai:

      http://goofynomics.blogspot.it/2012/05/1992-le-lievi-imprecisioni-del-corsera.html

      Studia piddino, studia...perchè ancora ti trovi nel mezzo del cammino di tua vita, proprio al centro dell'inferno che i vari Prodi, D'Alema, Bersani hanno costruito intorno a te...a proposito, Prodi ha preso quel titolo a Londra, proprio in seguito ai grandi favori fatti ai neoliberisti inglesi ed americani con le privatizzazioni, come se fosse una laurea ad honorem per i grandi servigi fatti da mercenario ai capitalisti stranieri, ma non prima, quando ancora insegnava a Trento economia con la sua lauretta in giurisprudenza ... chiediti fra l'altro il motivo per cui va insegnare economia in Cina e non in Italia... forse perchè è e rimane un mercenario nell'anima??? Forse perchè in Italia ormai non gli da più retta nessuno (tranne voi piddini ovviamente, che sono sicuro che se tornasse a candidarsi, lo votereste in massa...)... intanto sperate ancora nella favoletta che le destre hanno causato la catastrofe e con gli eurobond e l'integrazione tutto sarebbe risolto, mentre tutti ormai sappiamo che la catastrofe è l'euro e l'euro è stato creato dai tuoi compagni socialisti Mitterand, Delors, Prodi etc....

      P.S.: in vita mia non ho mai votato un partito come dici tu di destra...ma al contrario ho sbagliato tante volte (ma non sbaglierò mai più) a votare un partito di "sinistra" come il PD, che è invece è di destra o quantomeno è uguale ai partiti di destra: totalitario, fascista, neoliberista, asservito ai poteri dominanti della finanza... studia, piddino, studia, hai ancora tanta strada da fare per uscire dall'inferno in cui sei stato condannato.....

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    4. " Ma ci fa o ci é?"

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