lunedì 11 giugno 2012

FINE DELL’EURO ATTO SECONDO: LA SPAGNA E’ CADUTA E CHIEDE AIUTO ALL’UE, CHI SARA’ IL PROSSIMO?


Continua la drammatica opera buffa che coinvolge da ben tre anni tutti i 17 paesi dell’eurozona, con nuovi colpi di scena e capovolgimenti di fronte che però essendo quanto mai prevedibili non sorprendono più nessuno: a causa dell’elevato debito privato accumulato negli anni passati stanno ormai cadendo come birilli uno dietro l’altro tutti i paesi della periferia dell’area euro, Irlanda, Grecia, Portogallo, Spagna, persino la microscopica Cipro ha intenzione di chiedere aiuti all’Unione Europea per €1,8 miliardi per ricapitalizzare la seconda banca nazionale Cyprus Popolar Bank (che risulta esposta guarda caso proprio con i titoli di stato spagnoli sempre più deprezzati). Dopo aver visto nel primo atto le ripercussioni della crisi dell’eurozona in Germania, vediamo adesso più da vicino come procede l’interminabile commedia spagnola, che sabato scorso ha vissuto sicuramente l’apice del pathos.


Dopo due anni di tira e molla, il ministro spagnolo per l’economia Luis de Guindos (foto sopra, strangolato "simpaticamente" dal presidente dell'Eurogruppo Junker) ha rotto gli indugi e ha chiesto aiuto all’Unione Europea per un fondo di salvataggio da €100 miliardi per ricapitalizzare il sistema bancario a pezzi del paese, che dal momento dello scoppio della bolla immobiliare e della discesa inarrestabile del valore dei titoli di stato spagnoli non si è più ripreso. Badate bene, il ministro non ha chiesto aiuti finanziari per coprire i buchi del bilancio pubblico, che nonostante l’insostenibile aumento dei rendimenti sui titoli di debito tutto sommato ancora regge discretamente, ma per aiutare in modo diretto e specifico le banche private che sono più esposte nel settore immobiliare, fra cui il colosso bancario nazionale Bankia. Quindi ancora una volta ribadiamo che la principale causa della crisi dei paesi della periferia europea nasce sempre da un eccesso di debito privato e solo in una seconda fase diventa un problema di debito pubblico, perché i governi sono costretti ad indebitarsi con i creditori istituzionali (FMI, UE) per andare in soccorso al settore bancario disastrato.



In questo caso però, per nascondere l’intervento statale, la Spagna ha adottato uno stratagemma molto raffinato perché farà transitare €100 miliardi del fondo EFSF dell’UE attraverso un particolare fondo finanziario spagnolo chiamato FROB (Fund for Orderly Bank Restructuring) istituito per decreto a giugno del 2009 per dare sostegno pubblico alle banche più in difficoltà. Questo fondo ha già stanziato in passato complessivamente €15 miliardi, di cui il 75% è stato versato direttamente dalle casse dello stato mentre il 25% è stato ricavato dal fondo di garanzia bancario nazionale. La disponibilità complessiva del fondo arriva fino a €27 miliardi tramite l’emissione di obbligazioni garantite addirittura dal re di Spagna (tanto non paga lui, ma sempre e solo il popolo spagnolo). Il fondo FROB viene controllato direttamente dal parlamento, dal ministro dell’economia e dall’istituto di vigilanza della banca centrale, quindi è interamente sotto la gestione dello stato, ma essendo un fondo autonomo e non la tesoreria del governo, ecco che la Spagna intende far credere a tutti gli osservatori internazionali (che fessi non sono affatto) che il piano di salvataggio dell’UE non è indirizzato allo stato spagnolo ma direttamente al settore privato e più esattamente alle banche.


In virtù di questo passaggio intermedio attraverso il FROB il ministro de Guindos ha chiesto ufficialmente a Bruxelles di non applicare ulteriori misure di austerità alla Spagna, oltre alla manovra finanziaria che è in corso di approvazione. In verità si tratta di un classico esempio di come in Europa venga utilizzata sempre più spesso la regola dei due pesi e due misure in base al potere contrattuale della nazione in questione, perché il caso della Spagna non è per nulla diverso da quello dell’Irlanda, anche lei afflitta a partire dal 2008 dallo scoppio di una bolla immobiliare e dalla conseguente paralisi del settore bancario privato. Solo che gli ingenui irlandesi chiesero con urgenza un piano di salvataggio da €85 miliardi al FMI e all’UE da destinare direttamente al governo, che si vide costretto a dirottare immediatamente i soldi alle banche in procinto di fallimento. Dato che il debito era stato contratto dal governo anche se la sua finalità era esclusivamente privata (i conti pubblici dell’Irlanda erano in perfetto ordine, con un rapporto debito pubblico/PIL addirittura sotto il 25% nel 2008 e un surplus di bilancio), l’FMI e l’UE ritennero opportuno concedere il prestito in cambio delle solite misure di austerità, licenziamenti degli statali, aumento delle tasse e tagli alla spesa pubblica. Con  immancabile sconquasso dei conti pubblici (rapporto debito/PIL oggi del 118,8%) e massacro della popolazione inerme ed incolpevole, che si trova ancora oggi a combattere con sacrifici e disoccupazione galoppante.         


Ad ogni modo, nonostante questa abile scorciatoia del FROB, il prestito da €100 miliardi andrà a gravare sulle casse dello stato spagnolo e quindi in ultima istanza sui malcapitati cittadini già a lungo vessati dalla recessione in corso. Non è escluso che fra qualche tempo, quando verranno archiviati tutti questi dettagli tecnici, i giornalisti e gli economisti di regime cominceranno di nuovo a gridare allo scandalo dell’aumento del “debito pubblico” spagnolo e della crisi dei “debiti sovrani” (sovrani di che??? Nessuna nazione dell’eurozona può essere definita sovrana perché è costretta ad adottare una moneta straniera come l’euro di cui non ha alcun controllo), dimenticandosi inavvertitamente del modo in cui si è formato questo debito, ovvero sempre e solo a causa dell’indebitamento iniziale del settore privato e solo in un secondo momento dal puntuale e tempestivo intervento statale di sostegno.


Facendo un po’ di conti in tasca alla Spagna e basandoci sulle stime della Commissione Europea, la previsione del PIL della Spagna per il 2012 è di €1064 miliardi, il debito pubblico è di €735 miliardi, quindi il rapporto debito pubblico/PIL si attesta intorno al 68,5%. Con questo ulteriore aggravio di €100 miliardi, il debito pubblico salirà immediatamente a €835 miliardi e il rapporto debito/PIL di conseguenza subirà un balzo fino a 78,4%, facendo piombare la Spagna nel triste conclave dei paesi poco virtuosi: tutti cominceranno a scuotere la testa, soprattutto i tedeschi, indicando la Spagna come un paese spendaccione e trascurando il fatto che i conti pubblici fuori controllo del paese iberico sono una diretta conseguenza della bolla immobiliare gonfiata oltremisura dall’ingordigia delle banche spagnole, sostenute a distanza (almeno fino al 2008) dall’arrivo di capitali freschi proprio delle stesse banche tedesche.


Qualcuno dovrebbe ricordare quindi ai morigerati e rigorosi tedeschi un precetto evangelico che non avendo età è sempre attuale e parecchio di moda: “chi è senza peccato scagli la prima pietra”, perché in verità negli ultimi dieci anni in Europa i peccatori sono stati davvero uniti nella colpa (unico aspetto rilevante dell’unificazione monetaria), mentre i rei confessi latinano e ristagnano adesso nel nazionalismo più becero. Per la cronaca, annotiamo pure il fatto che ancora nel 2010 la Spagna aveva un rapporto debito pubblico/PIL del 61,2%, appena sopra la fatidica soglia del 60% prevista dal Patto di Stabilità e Crescita dell’UE, mentre nello stesso anno la Germania già veleggiava intorno alla grassa cifra del 83%. Ora qual è il vero limite fra il vizio e la virtù in Europa rimane ancora un mistero, perché i buoi del nord continuano impunemente ad accusare gli asini del sud di essere dei “cornuti”, senza mai chiedersi cosa siano quelle due protuberanze ossute che sporgono dalla loro fronte.


Tralasciamo però per il momento i dettagli di natura zoologica e concentriamoci sulla sostanza. Ora che l’eroica resistenza spagnola ai piani di salvataggio è miseramente crollata, per la Spagna cominciano i tempi bui che potrebbero fra breve condurla alla stessa gogna mediatica e finanziaria da cui sono già passate Grecia, Portogallo e Irlanda. Innanzitutto l’origine del finanziamento dell’UE non sarà soltanto il fondo EFSF, dato che la somma finale di €100 miliardi verrà spezzettata in varie tranches parte dei capitali proveranno dal famigerato fondo permanente ESM/MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), che diventerà operativo a partire da luglio prossimo. Ciò significa che la Spagna sarà sottoposta alla maggiore condizionalità imposta dal trattato intergovernativo europeo firmato a febbraio scorso che istituisce il meccanismo di stabilità ESM/MES e in particolare alla seniority del prestito, ovvero alla priorità di rimborso rispetto a tutti gli altri debiti contratti dallo stato spagnolo, e in particolare quelli accompagnati dall'emissione di titoli governativi (i bonos).


Gli investitori internazionali sono già al corrente di tutte queste magagne e quindi se nel breve periodo potrebbero approfittare dell’arrivo dei nuovi fondi di salvataggio per fare un po’ di speculazione sui titoli di stato spagnoli, nel medio e lungo termine si terranno sicuramente alla larga dai bonos, perché nessuno è così fesso da mantenere stabilmente in portafoglio un titolo di credito sapendo che sarà rimborsato solo dopo il prestito concesso da un creditore molto più importante e influente di te. E’ un film già visto e conosciuto perché la stessa circostanza accade con i prestiti del FMI che hanno la maggiore seniority in assoluto e guarda caso ogni volta che l’FMI interviene per sovvenzionare un determinato paese, il medesimo paese viene poco dopo tagliato fuori dal mercato internazionale dei capitali. Quindi, nonostante la Spagna abbia chiesto pubblicamente che il ruolo dell’FMI sia limitato al solo compito di controllo e sorveglianza, l’effetto sui mercati sarà praticamente identico, dato che come tutti gli addetti ai lavori già sanno il MES è il parente povero europeo del FMI.


Non a caso oggi la borsa spagnola di Madrid ha aperto con un incredibile +5% (addirittura i titoli della banca Bankia hanno registrato un +18%) ed è sceso il rendimento dei bonos fino a 460 punti base di spread con i bund tedeschi, portando il tasso di interesse intorno al 6% e trascinando anche la discesa dello spread dei titoli di stato italiani fino a 420 punti base. Si tratta di manovre di pura, purissima speculazione finanziaria. Questo slancio di euforia era molto prevedibile perché tutti gli investitori esperti cercheranno di acquistare ora i titoli spagnoli a basso prezzo, attenderanno il raggiungimento del picco di valore e da quel momento in poi puntualmente ricominceranno a vendere all’ingrosso, dato che questi ulteriori €100 miliardi se da una parte attenuano le turbolenze momentanee dall’altra non migliorano affatto ma appesantiscono la situazione strutturale della Spagna e servono soltanto a procrastinare ancora di qualche settimana o mese al massimo il prossimo step di finanziamenti o il momento definitivo della resa dei conti.


Un paese colpito al cuore da una prolungata recessione, da una disoccupazione record e da un elevato deficit di bilancio (68,4 miliardi di passivo, intorno al -6,5% del PIL) non può essere rimesso in carreggiata solamente con iniezioni di liquidità nel settore bancario, dove continua inarrestabile la fuga dei capitali verso i paesi più sicuri della zona euro. Questo fenomeno di trasferimento in massa dei capitali fra l’altro è del tutto sconosciuto nelle normali unioni monetarie (vedi Stati Uniti) dove la crisi di un singolo stato non può mai corrispondere all’uscita dall’area valutaria e alla rottura della moneta, così come invece avviene costantemente nell’eurozona: le inefficienze politiche e singolarità fiscali dell’area euro ormai sono note da tempo e continuare a mettere la polvere sotto il tappeto non è una buona soluzione per riguadagnare un minimo di credibilità a livello internazionale.


In Spagna, oggi come oggi, esistono tutte le premesse per ripetere la stessa trafila della Grecia. Come si evince dal grafico sotto la disoccupazione ha raggiunto quasi il 25% della popolazione attiva e il debito cumulato delle famiglie, incentrato soprattutto sui mutui immobiliari, si aggira intorno al 90% del PIL. Se a questo aggiungiamo l’indebitamento complessivo del settore finanziario e non finanziario, che supera abbondantemente il valore precedente portando il debito aggregato pubblico e privato quasi al 400% del PIL, possiamo capire con quale zavorra si presenti la Spagna al nastro di partenza del cosiddetto periodo della crescita. Se non ci sarà a breve un cambio radicale di impostazione del progetto europeo, che includa una partecipazione più attiva della BCE al sostegno dei debiti pubblici e la creazione di un governo centrale di trasferimento, supportato da una ripresa dell’economia mondiale di straordinaria portata, la Spagna dovrà sicuramente fare ricorso a nuovi piani di salvataggio concordati con l’UE e ad altre manovre finanziarie che continueranno a deprimere il tessuto produttivo e sociale del paese.





La fine dell’euro è stata insomma allontanata di un passo, ma non è stata scongiurata affatto, anzi. Questo semaforo verde concesso alle banche private e le condizioni migliori di finanziamento strappate dalla Spagna rispetto per esempio all’Irlanda o alla stessa Grecia, dimostrano che ormai ci troviamo in un situazione di anarchia generalizzata in cui ognuno cerca di salvare il salvabile e arraffare più possibile prima del collasso finale. Il commento pacato e compiaciuto della Germania, attraverso le parole dell’inflessibile ministro delle finanze Schauble (“grandi passi nella direzione giusta”, verso il disastro aggiungo io), dimostra quasi che i tedeschi siano in verità concentrati su altri aspetti della faccenda (uscire per primi dall’euro?) e non abbiano tanto tempo da dedicare a queste quisquiglie finanziarie o alla spartizione delle briciole. Fra l'altro i tedeschi avevano già fatto sapere più volte di essere contrari ad utilizzare il fondo MES per ricapitalizzare il settore bancario europeo, mentre ora si sono mostrati stranamente condiscendenti: come mai? 


A questo punto però dobbiamo rispondere alla domanda iniziale: chi sarà il prossimo? E’ chiaro che da oggi in poi tutti gli occhi degli osservatori internazionali saranno puntati sull’Italia e soprattutto sul suo settore bancario. In Italia non è ancora scoppiata una vera e propria bolla immobiliare come quella spagnola o irlandese, perché malgrado ci sia stata una flessione del valore degli immobili di circa il 20%, non abbiamo assistito ad un crollo verticale dei prezzi. Il settore immobiliare supportato dalle stesse banche italiane ha ancora retto bene l’onda d’urto, ma non sappiamo quanto ancora riuscirà ad assorbire il colpo ricevuto dalla crisi. E’ difficile fare una stima della quantità di debiti in sofferenza contratti concedendo prestiti ai costruttori e mutui agli acquirenti, ma sicuramente in Italia la cifra è di gran lunga inferiore rispetto alla colossale somma di €1.500 miliardi di esposizione accumulata negli ultimi anni dalle banche spagnole. Tuttavia, se il settore bancario privato risulta più solido, lo stesso non può dirsi per i nostri conti pubblici, che come è noto sono da tempo gravati da un enorme debito pubblico ed è proprio questo l’anello debole della catena sul quale sono concentrate le attenzioni degli analisti.


Il governo Monti non sembra avere migliorato di molto la situazione iniziale, perché se da un lato è riuscito a spremere per bene parte dei risparmi degli italiani tramite IMU, accise e riforma delle pensioni, dall’altro ha guidato il paese dritto verso la certa recessione, vanificando dunque l’efficacia finale delle sue manovre. Tutti, tranne gli eurocrati e gli economisti affetti da cecità neoliberista, sanno che i debiti possono ripagati meglio con politiche espansive e non recessive e che una maggiore inflazione è spesso una migliore cura rispetto alla deflazione cronica. Ma per avere un riscontro certo del fallimento della politica economica del governo Monti dobbiamo attendere l’arrivo dei risultati definitivi e lasciare la parola alla cruda verità dei dati. Se venissero confermate le stime di calo del PIL italiano del FMI e dell’OCSE intorno al -1,9% per il 2012, sarà molto difficile ritrovare la quadratura del cerchio e da quel momento in poi i possibili scenari che si possono aprire per l’Italia sono fra i più variegati.


Con una sola certezza: l’Italia e gli italiani non potranno mai ripagare per intero il debito pubblico cumulato da €2000 miliardi, perché ogni azione più diretta per colpire i risparmi nazionali non farà altro che deprimere i consumi, diminuire le entrate e favorire quei fenomeni di fuga dei capitali già in corso. Si può sicuramente limare qualcosa, ma prima o dopo bisognerà ricorrere ad una drastica operazione di rinegoziazione o ristrutturazione del debito per vedere la luce in fondo al tunnel. Fra l’altro, come si vede bene dal grafico sotto, qualunque strumento finanziario (EFSF o MES) messo a disposizione dall’UE o i fondi stanziati dal FMI non potranno mai fornire adeguata copertura alle richieste congiunte di Italia e Spagna. Chiudere gli occhi davanti a questa verità incontestabile significa non volere affrontare la realtà dei fatti e sviare l’attenzione su dettagli insignificanti, cercando continuamente di illudere chi non riesce ancora ad interpretare e decifrare questi semplici passaggi.







Possiamo continuare ad allungare il brodo e ad alleggerire il carico pro tempore con operazioni straordinarie di rifinanziamento a lungo termine della BCE o eccezionali piani di salvataggio dell’UE, ma la soluzione definitiva al problema è ancora ben lungi dall’essere trovata. I tedeschi sanno già che questi ultimi €100 miliardi concessi alla Spagna possono rappresentare la prima goccia di un’emorragia senza precedenti, che li metterà nella sgradita posizione di diventare insieme alla Francia (anche lei in procinto di rompere gli argini) l’unico tampone disponibile per frenare l’afflusso di ritorno del capitale dal centro verso la periferia. Perché è chiaro che se Italia e Spagna avranno necessità a breve di cospicui piani di aiuto finanziario, significa che non potranno versare le loro rispettive quote da €125 miliardi e €83 miliardi al fondo di salvataggio permanente del MES, la cui prima rata dovrà essere pagata in contanti a luglio prossimo. E chi dovrà rimpiazzare queste somme mancanti? La Germania naturalmente. E ritorniamo così al punto di partenza della commedia più esilarante e straziante del nuovo millennio, di cui attendiamo presto un terzo atto.    


      

32 commenti:

  1. Caro Piero,

    Stavo già per eccepire sul MES e sul contributo in carico all'Italia e dovuto seduta stante nella misura iniziale di più di 14 miliardi di euro che nella chiosa finale a ben finire hai inserito.
    Una questione non mi torna. Quando parli di debito privato...?
    Concordo con te, sulla natura privata del debito. Tanto meno debito sovrano (non esistendo sovranità nazionale di sorta sull'euro). Tale natura privata, a mio avviso, dovrebbe essere però riferita alla sua matrice finanziaria e non ambiguamente confusa con l'esposizione debitoria dell'economia e della società reale. Chi ha contratto un mutuo o concordato un fido, lo ha fatto su precise garanzie di rientro. Quelle stesse garanzie che oggi non sono più sufficienti perché la produzione ed i meccanismi economici si stanno avvitando su loro stessi.
    Non può essere solo ed unicamente una questione di sprechi od inefficienze (pubbliche in atti privati o private con interessi pubblici).
    La speculazione, per dirla volgarmente, ha svolto e continua a svolgere un ruolo predominante oltre che determinante. Ed il meccanismo assurdo della gestione "monetaristica" con riferimento al finanziamento del debito degli stati (a parer mio) è la ciliegina sulla torta.
    Sono convinto anch'io che gli ulteriori prestiti (100 oggi chissà quanti domani e dove andranno a prenderli) non faranno che ritardare un collasso più che conclamato!
    Non resta che sperare che si stia sbagliando di grosso.
    E che tutto questo sia solo un brutto sogno dal quale prima o poi ci si dovrà svegliare.

    Un saluto,
    Elmoamf

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    1. Speriamo bene perchè il brutto sogno sta cominciando a diventare un vero e proprio incubo... la speculazione finanziaria ha avuto un ruolo determinante sia prima che dopo l'inizio della crisi, perchè inizialmente ha favorito la formazione delle bolle immobiliari e poi ha cominciato a giochicchiare con i titoli di stato che sono diventati volatili a causa degli ingenti interventi di salvataggio statali...certo riuscire a dipanare l'intreccio di interessi pubblici e privati è davvero complicato, ma la cosa importante da capire è che tutta questa circolazione di capitali è stata creata dai grandi gruppi bancari sia quelli che avevano bisogno di capitali per fare investimenti speculativi, sia quelli che avevano eccedenze di liquidità da prestare...probabilmente prima della riunione del 28-29 giugno gli eurocrati vogliono avere una visione chiara d'insieme: la Germania tenterà ancora ad insistere sulla linea dell'austerità perchè vuole arrivare al risarcimento dei suoi crediti nei confronti della periferia con una massiccia invasione coloniale e la messa in schiavitù della manodopera a basso costo... la periferia vuole trovare un modo per alleggerire il rientro dei debiti contratti...se non si riuscirà a trovare un compromesso, dubito che l'euro così com'è possa durare ancora a lungo...

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  2. Devo farti una domanda che forse già altri ti hanno posto. Perdonami se magari è una domanda stupida.
    Tu hai scritto diverse volte che l'euro non la nostra moneta, non è la moneta di nessuno.
    allora ti chiedo: di chi è l'euro? di privati? di aziende europee o extraeuropee? controllando su wikipedia ho notato che ogni banconota porta due codici numerici. Uno di questi identifica la provenienza, l'altro il luogo in cui è stampata e ho notato che molte banconote sono stampate non sempre nell'area euro. quelle che riportano il codice A vengono stampate in Inghilterra (che non adotta l'euro). le altre in tutti i Paesi dell'area euro. ben due (le P e le R) vengono stampate in Germania.
    quello che non capisco è perché non coincide la provenienza delle banconote e il luogo in cui sono stampate.
    quelle stampate in germania non sempre finiscono in germania ma addirittura sono destinate alla grecia. Quelle stampate in grecia, alcune, vanno in germania. Quelle stampate in inghilterra sono destinate, almeno in parte, all'italia ecc ecc.

    che senso ha stampare banconote in un Paese diverso da quello in cui sono destinate. Perché non stamparle e farle circolare nello stesso paese?

    va be a parte questo: come mai non esiste una zecca centrale che stampi magari le banconote principali in un unico posto e poi le smisti verso tutta l'area euro; e lasciare i tagli piccoli ai ripsettivi stati?
    che senso ha tutto questo giro. stampare in un posto e poi destinare le banconote ad un altro non aumenta i costi sia tipografici che di trasporto delle stessi.

    scusa tutti questi intorcinamenti (di prima mattina mi capitano)

    comunque la domanda principale è sempre la stessa: di chi è l'euro. se ci sono dei privati dietro chi sono?
    com è possibile che la moneta di 17 stati sia in mano a privati?

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    1. Al momento dell'emissione l'euro è di proprietà della BCE, che è una banca essenzialmente privata partecipata dalle banche centrali nazionali dell'UE, che possono essere pubbliche (Bank of England), miste pubblico-privato (Bundesbank), private (Banca d'Italia)...secondo me non devi troppo badare a chi fabbrica materialmente le banconote, perchè non è la carta o la stampa che da valore alla banconota, ma il valore nominale della cifra riportata sopra la banconota, che viene deciso in ogni caso dalla BCE (la BCE da in appalto la fabbricazione delle banconote a chi le assicura il costo di fabbricazione più basso, inglesi o svizzeri o tedeschi per lei fa lo stesso...)...poi devi sempre ricordare che non sono le banconote la parte più cospicua della massa di moneta circolante (3%), ma le riserve bancarie elettroniche che non escono mai dai conti depositati presso la BCE e i depositi creati dal nulla dalle banche commerciali (97%) che noi utilizziamo abitualmente per i nostri pagamenti...è quella la vera massa monetaria circolante, mentre le banconote sono solo un retaggio del passato che per abitudine continuiamo ad usare...comunque sì, la domanda finale che hai posto racchiude tutta la follia dell'eurozona: non si può dare in mano a privati o enti autonomi e indipendenti come la BCE la gestione di un bene così importante come la moneta...da questa distorsione iniziale derivano tutti i guai in cui siamo incastrati adesso, perchè se gli stati avessero avuto la gestione della propria moneta (quella che chiamiamo sovranità monetaria) non avremmo mai sofferto di crisi del debito pubblico come adesso...ma questo ancora sfugge purtroppo alla maggior parte delle persone che immaginano la moneta come un bene a se stante che nasce insieme e parallelamente ai beni e ai servizi prodotti, mentre invece la moneta è esterna alla produzione e in un certo senso la precede (investimenti reali, prestiti) e la segue (risparmi, investimenti finanziari e speculativi)...

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    2. a questo punto vorrei aggiungere anche una cosa.

      ho sentito qualche giorno fa in una trasmissione televisiva che in fondo l'euro è la moneta di 17 Stati europei allo stesso modo in cui il dollaro è la moneta di 50 stati federali.
      Qui sono rimasta un po' perplessa. A parte il fatto che tra i 50 stati esiste un unione politica che in Europa non c'è.
      TI volevo chiedere in che modo viene impedito agli Stati più ricchi come la California di entrare in competizione con gli Stati che attraversano una fase recessiva. IN giro ne ho trovati diversi ma i principali Stati che hanno risentito parecchio della crisi sono il Michigan, il Nevada.

      Mentre la California è messa molto meglio tanto che si parlava di surplus.

      Inizialmente ho pensato al fatto che negli Usa esiste un equivalente del nostro ministero del tesoro e delle finanze ma poi ho notato che in molti campi gli Stati sono indipendenti.
      Quindi ho un po' di confusione in testa.
      Esiste veramente la possibilità di una competizione tra Stati più ricchi e Stati meno ricchi negli Usa?
      in che modo viene evitata un'asimmetria commerciale come avviene in Europa tra Stati del nord e Stati periferici?
      anche se nei libri di storia non c'è scritto: la guerra di secessione non fu anche una sorta di guerra "economica" tra i ricchi Stati di piantagione del sud e quelli industriali e anti-schiavisti del nord?

      scusami se ti faccio mille domande ma ad ogni tua risposta mi vengono in mente altre domande.

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    4. @Lucy

      Negli USA ci sono trasferimenti compensativi che portano a riequilibrare il saldo delle partite tra stati. Assumono la forma più svariata (sussidi di disoccupazione, trasferimenti diretti, investimenti governativi etc.) ma sono sostanzialmente "a fondo perduto", e non sono prestiti del governo centrale ai singoli stati.
      E' quello che succede in Italia tra nord e sud. A parte i primissimi anni dopo l'unità, in cui i Savoia si impadronirono delle ricchezze borboniche, c'è sempre stato un flusso compensativo da nord a sud, sotto forma di finanziamenti diretti, assistenzialismo etc.
      Perché si fanno questi interventi? Per motivi politici (nobili o meno) che prevalgono sulla ragione economica.

      La Civil War ha come causa scatenante di fondo la differenza tra le economie del nord in piena espansione industriale ed il sud cotoniero. Il nord viveva una espansione trainata dalla domanda interna, il sud era ricco perché esportava in Europa. All'epoca la valuta di riserva era la Sterlina, ed il dollaro doveva confrontarsi con quest'ultima. Il sud voleva un dollaro debole, per favorire le esportazioni di cotone; il nord un dollaro forte, in modo da rendere più economiche le importazioni necessarie a sviluppare la base industriale. Le esportazioni del sud, poi, nel totale della bilancia dei pagamenti erano superiori alle importazioni del nord, per cui il dollaro tendeva ad apprezzarsi e favorire il nord. Il nord, più solido economicamente, negli anni '50 dell'ottocento, cominciava ad acquistare proprietà al sud ed a prestare denaro ai latifondisti in difficoltà, minacciandone lo stile di vita e la posizione commerciale. Come è andata a finire, lo sappiamo...

      Roberto Seven

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    5. Ottima risposta di Roberto...quando noi parliamo di un sistema di trasferimenti di capitali pubblici (a fondo perduto e non prestati) non facciamo altro che riferirci al sistema attualmente in vigore negli Stati Uniti, dove a fine anno il governo federale centrale si occupa di gestire questi trasferimenti dagli stati in surplus a quelli in deficit (lo fa anche variando le aliquote di tassazione che vengono abbassate negli stati in difficoltà e aumentate in quelli in espansione)...così come avveniva e avviene tuttora in modo più limitato fra il nord e il sud Italia...ma anche fra il Nord e il Sud del Belgio, etc, perchè è buona norma (economica e non solo politica) per ogni unione monetaria che si reputi tale consentire alle aree più disagiate di riprendersi e mettere le basi per una qualsiasi forma di sviluppo per evitare i cosiddetti shock asimmetrici fra le regioni dell'area, che in mancanza di elevata mobilità dei fattori produttivi (capitale e lavoro) portano spesso a disoccupazione (nella regione in deficit) e ad inflazione (nella regione in surplus)... in Europa, a parte i finanziamenti straordinari, non c'è nessun sistema stabile e permanente di circolazione dei capitali pubblici, mentre tutti i trasferimenti avvengono attraverso il canale privato, con tutte le conseguenze di indebitamento e accreditamento fra le varie regioni a cui assistiamo oggi...

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    6. grazie Piero e grazie unknown.
      Tu scrivi che la tassazione viene diminuita negli stati in difficoltà. Applicando questa norma anche in Europa le tasse dovrebbero scendere nei Paesi in deficit.
      Come mai allora la decisione suicida di aumentare le tasse in italia?
      perché, poi, aumentare le accise sulla benzina quando l'80% del trasporto avviene su gomma? se le merci vengono trasportate con i tir poi l'aumento del costo si riflette sui prodotti all'ingrosso e al dettaglio con conseguente diminuzione dei consumi. Visto che i cittadini già sono tartassati dalle tasse.
      Monti lo sa questo oppure è un idiota totale?
      alla Bocconi non le insegnano queste cose.
      Secondo te - Piero - che senso ha risanare uno Stato con le tasse in tempo di recessione?

      e poi un'altra cosa: oggi ho dato un'occhiata al sito de Il sole 24 ore e ho notato che il debito pubblico è aumentato al 123% dal 120 di ottobre scorso.
      sostanzialmente Monti ci ha rotto l'anima per mesi con i conti in rosso del debito pubblico e dopo tutte le tasse pagate non solo non scende ma sale?
      tra le altre cose: ma Monti si stupisce che non entrano abbastanza fondi dalle tasse e dall'evasione. lo capisce che in tempo di crisi se la gente è in difficoltà, anche raschiando il barile, molti non possono pagare e si indebitano?

      ma secondo te questo governo è composto da irresponsabili o da irresponsabili e del tutto stupidi?

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    7. La seconda che hai detto...il governo è composto da irresponsabili e del tutto stupidi, nel senso che loro applicano alla lettera dei dogmi economici che non hanno mai funzionato in nessun paese del mondo: pareggio di bilancio pubblico, azzeramento del debito dello stato, riduzione della presenza dello stato negli affari economici, piena efficienza dei mercati che lasciati da soli riescono ad autoregolarsi e a trovare un punto di equilibrio (anche avere una disoccupazione al 30% può essere un punto di equilibrio purtroppo...)
      In Europa non si possono applicare le regole di bilancio comuni perchè non esiste unificazione fiscale fra gli stati (ogni stato tassa e spende in totale autonomia) e non esiste un governo centrale di trasferimento...il rapporto debito/PIL con ogni probabilità continuerà ad aumentare non tanto perchè aumenta il debito in valore assoluto, ma perchè diminuisce il PIL più velocemente del debito...poi è ovvio che più tu aumenti la pressione fiscale, maggiore la sarà la quota di evasione volontaria o obbligata, ma questo purtroppo fa parte della stupidità conclamata di questi pseudo-tecnici e professori (da quando sono saliti in cattedra non ne hanno azzeccata praticamente una...)

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    8. Mio padre mi dice spesso che in Italia non furono molti in passato i politici, gli economisti e gli imprenditori che seppero lavorare in economia senza perdersi in leccaculismo e servilismo.
      Me ne ha citati 3: De Gasperi, Mattei e Einaudi.
      Non so se il suo giudizio sia più o meno obiettivo ma a suo dire: De Gasperi creo le basi finanziarie per una crescita economica; Mattei le basi "energetiche" mentre Einaudi diede nuova linfa all'economia del nostro Paese anche se non mi ha spiegato come.
      Riguardo ad oggi mi ha detto che non abbiamo persone di valore ma politicanti e tecnici ottusi.

      penso che si possa essere d'accordo.

      cosa ne pensi?

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    9. ma l'unificazione fiscale ( piu' quella bancaria) non e' proprio quella che vogliono realizzare adesso? Secondo voi e' possibile e auspicabile una soluzione del genere? sarebbe il famoso piu' Europa che tutti invocano, giusto? prevedo resistenze dagli stati nobili.

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    10. @Lucy

      Su De Gasperi non mi pronuncio perchè lo considero un grande uomo politico, ma come ammetteva lui stesso di economia proprio non voleva sentir parlare, siccome io considero la politica e l'economia due cose strettamente connesse e inestricabili, De Gasperi rimane per me un politico a metà...più complessa invece la figura di Einaudi che era un economista liberista alla Monti per intenderci e governatore della banca d'Italia, è stato uno dei maggiori promotori della linea europeista attuale, quindi visto l'esito finale non si può dire che fosse stato molto lungimirante...Mattei invece è un imprenditore capace, interessato a fare dell'Italia un grande paese a livello industriale, ma aveva dei limiti enormi a relazionarsi in maniera efficace e costruttiva con la politica, diciamo pure che non era molto diplomatico, ma piuttosto autoritario e isolato...certo però paragonare questi grandi personaggi alle mezze calzette di politici e di imprenditori di oggi è un vilipendio alla nazione...qui c'è un abisso di distanza morale, politica, intellettuale...

      @Contessaelvira

      L'unione fiscale è il famoso più Europa della sinistra, ma se non siamo riusciti a mettere le basi dell'unione fiscale, che significa avere un governo centrale, decidere di comune accordo i regimi di spesa e tassazione, mi pare davvero improbabile che ci riusciremo in tre mesi o nel breve tempo che rimane da qui fino alla fine dell'euro (che per me alla fine ci sarà)...anche perchè per la Germania l'unificazione fiscale significa che tutti devono inseguire e garantire il pareggio di bilancio...stop, non c'è altro per la Germania...

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  3. Per arrivare alla verità esiste un solo sistema
    il confronto democratico.

    PS Mi sono chiesto spesso cose L’utopia
    E da ignorante quale sono questa è l’unica risposta
    Che mi è venuta in mente

    L'utopia è il bene Che non c’è
    È la scintilla che manca a L’uomo per essere simile a Dio. VITTORIO

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  4. trovato per caso...

    Giulio Sapelli: il governo dei tecnici? Era meglio Cirino Pomicino - Intervista
    Parla il noto saggista che ha da poco pubblicato un duro pamphlet contro il premier e il suo esecutivo. "Basta con le miopi politiche di austerità.C'è bisogno di una nuova Iri e di una revisione dei trattati europei, per evitare lo spettro della deflazione".


    Giulio Sapelli: il governo dei tecnici? Era meglio Cirino Pomicino - Intervista
    GIULIO SAPELLI

    Tag: governo Mario-Monti crisi Angela Merkel francois hollande
    di Andrea Telara

    Per capire cosa pensa Giulio Sapelli, noto intellettuale e saggista, docente di storia economica all'Università Statale di Milano, sul presidente del consiglio e sulla stagione di austerità inaugurata dal governo nel dicembre scorso, basta leggere il titolo di uno dei suoi ultimi libri, pubblicato proprio poche settimane fa: L'inverno di Monti, il bisogno della politica (Edizioni Guerini e Associati).

    È un'analisi impietosa in cui Sapelli, non lesina giudizi taglienti sull'esecutivo dei professori, che tratta i cittadini alla stregua di cavie umane e che, per come è nato, somiglia a una "dittatura romana", che ha sottratto i poteri al Parlamento, attribuendoli transitoriamente al capo dello stato.

    Se proseguirà questa stagione politica (o, per meglio dire, questa stagione di assenza della politica), secondo Sapelli l'Italia non uscirà mai dall'attuale crisi economica, che è più grave di quella del 1929.

    La stessa sorte toccherà all'intera Europa, che rischia di avvicinarsi a un destino inesorabile e preoccupante: la fine dell'Unione Monetaria e la crescita di un pericoloso sentimento anti-tedesco, in tutto il continente.

    Dunque, professore, non c'è alcuna speranza per l'euro?

    Una speranza, a dire il vero, c'è ed è legata ai prossimi appuntamenti elettorali in Francia e Germania.

    Si spieghi meglio...

    Incrociamo le dita e auguriamoci che, a Parigi, diventi presto presidente della repubblica il socialista Francois Hollande e che, in Germania, nel 2013 finisca il cancellierato di Angela Merkel, con la vittoria della Spd, cioè della sinistra.

    Per quale ragione?

    Perché nel Vecchio Continente c'è bisogno soprattutto di due cose: la revisione dei trattati di Maastricht per disegnare un'Europa diversa da quella di oggi e un nuovo intervento dello stato nell'economia, per mettere fine alle politiche di rigore degli attuali governi, che vivono sull'ossessione del debito pubblico.

    Perchè lei non è preoccupato per il debito pubblico?

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  5. Ripeto una cosa, che ho già detto parecchie volte: il Giappone è uno stato sovrano con un indebitamento che, in rapporto al Pil, è pari a più del doppio del nostro. Eppure, a parte la parentesi tragica dello tsunami, non mi sembra che sia un paese sull'orlo del baratro.

    Ma l'Italia non rischiava di fallire?

    Questa paura è frutto delle mistificazioni del pensiero economico neoclassico, che ha raggiunto una posizione di egemonia negli ultimi 20 anni e ha mandato in soffitta le teorie di John Maynard Keynes, facendo credere una cosa: che gli stati debbano essere trattati come le famiglie o le aziende, che posso dichiarare fallimento e chiudere i battenti, quando sono troppo indebitate.

    Non è così?

    Uno stato può andare in default, come è avvenuto in passato per la Russia o l'Argentina. Ma non può disgregarsi soltanto perché è troppo indebitato. Il guaio è che i governi europei, per la paura del debito pubblico, non riescono a vedere un rischio ben più grande.

    Quale?

    Quello della deflazione, una diminuzione dei prezzi provocata porprio dalle politiche di austerità.

    In che senso?

    Con una pressione fiscale così alta sui redditi dei cittadini e sui profitti delle imprese, i consumi si inabissano e molte aziende rischiano di non riuscire più a sopravvivere, perché non riescono a produrre beni e servizi a prezzi convenienti o sostenibili. E' uno scenario ben più fosco di quello paventato da chi agita lo spettro del debito pubblico. I recenti suicidi di alcuni piccoli imprenditori italiani ne sono la dimostrazione.

    Lei parla anche di un nuovo intervento dello stato nell'economia, ma come lo vorrebbe?

    Bisognerebbe ricordarsi della figura di Alberto Beneduce, un tecnico che negli anni '30, durante la Grande Depressione, fu l'artefice della fondazione dell'Iri. Credo che molti nostri connazionali non sappiano ormai neppure chi fosse.

    Intende dire che c'è bisogno di una nuova Iri?

    Perchè no? Spesso si confonde l'intervento statale nell'economia con il clientelismo partitocratico e la corruzione che c'erano nell'industria pubblica fino agli anni '80.

    Non è così?

    Ci sono dei paesi, come la Francia, che hanno una classe di manager pubblici di altissimo livello, con grande senso dello stato e con un grado di corruzione ben più contenuto che in Italia. Nel nostro paese, invece, negli anni '90 abbiamo intrapreso un'altra strada: invece di ricreare un elìte di dirigenti pubblici di elevata qualità, abbiamo preferito svendere le aziende dello stato.

    Era meglio la Prima Repubblica?

    Se consideriamo l'esperienza dei governi tecnici, da Amato a Ciampi sino a Monti, rispondo di sì. Era meglio Cirino Pomicino.

    Perché?

    Anche molti uomini politici del passato, per esempio Andreotti o Cossiga, governavano una nazione a sovranità limitata, proprio come fa oggi Monti. Loro, però, a differenza dell'attuale premier, riuscirono almeno a dare maggiore dignità al nostro paese a livello internazionale.

    http://economia.panorama.it/Giulio-Sapelli-il-governo-dei-tecnici-Era-meglio-Cirino-Pomicino-Intervista

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    1. Applausi! E Sapelli non è nemmeno lontanamente di sinistra!

      Roberto Seven

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    2. Mitico Sapelli!!! Io ricordo anche a chi non lo avesse ancora visto di guardare il video del suo intervento a la7:

      http://www.youtube.com/watch?v=fD-MXEn4XCI

      Mi trovo d'accordo con tutto quello che dice, unica cosa che contesto è che non affonda il colpo sulla questione monetaria, perchè quando accenna ad Argentina e Russia non dice che entrambi questi paesi avevano agganciato la loro moneta al dollaro e quindi non erano pienamente sovrane...uno stato come il Giappone invece può ripagare tranquillamente tutti i suoi debiti denominati in yen perchè ha il pieno controllo della sua politica monetaria e quando paga i suoi debiti non fa altro che accreditare i conti di deposito del creditore, pigiando i tasti di un computer...forse è ancora presto per far digerire questa verità ad un professore di economia, per quanto bravo e preparato esso sia...

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    3. sul finale del video su la7 sapelli dice che con un 10% di inflazione in più si curerebbe meglio il debito pubblico delle disastrose formulette neoclassiche che monti sta applicando .
      so che te l'ho già chiesto piero , ma so testa dura e ci riprovo :)
      mi spieghi perchè e come l'inflazione "curerebbe" il DP ?

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    4. La questione dell'inflazione è fondamentale per risolvere i problemi di debito pregresso, perchè mentre il valore nominale di quest'ultimo rimane costante la moneta in cui è denominato perde potere d'acquisto, quindi sarà più facile ripagare lo stesso debito...ti faccio un esempio, ho un debito di 1000 e ho uno stipendio di 100, se c'è un'inflazione del 10% anche il mio stipendio dovrà adeguarsi al maggiore costo della vita arrivando a 110, mentre il debito rimane sempre 1000...stessa cosa per lo stato che incasserà più tasse dirette sui redditi e indirette sui consumi (se il livello dei consumi rimane costante, con un'inflazione del 10%, lo stato incasserà soltanto di IVA un 10% in più, che servirà a ripagare sempre il debito di 1000)...ovviamente un'inflazione alta aiuta chi ha posizioni debitorie aperte e svantaggia invece chi ha posizioni creditorie...nel caso dell'Italia qualche punto di inflazione in più sarebbe una vera manna dal cielo, ma solo se a questo aumento dei prezzi al consumo corrisponderebbe un adeguamento dei redditi al più elevato costo della vita, altrimenti siamo punto e a capo...

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  6. ( IL Cannibalismo degli Stati Europei )
    Le banche con giochi speculativi Sbagliati hanno innescato
    La recessione .
    Là BCE con i prestiti alle Banche ? alimenta il fuoco distruttivo
    è come dare soldi ad un giocatore malato correrebbe subito ha giocarseli
    sperando di rivincere i soldi persi .
    Ed è quello che sta succedendo ogni volta che là BCE foraggia le Banche
    dei Paesi Comunitari in difficoltà lo spraid sale annullando i sacrifici
    dei Paesi Più deboli a questo punto viene spontaneo chiedersi
    perché aiutare chi ha prodotto la crisi ? io applicherei quel detto popolare
    che recita cosi chi rompe paga e i cocci sono suoi.
    i Governi dovrebbero aiutare le imprese
    aiutando l’Imprese si produce lavoro riattivando l’economia
    in automatico anche le Banche si ricaricherebbero.

    Ma hai nostri giorni viene fatto tutto il contrario l'unica cosa concreta ?
    Il malaffare dilagante è perpetrato da speculatori - Banche –
    e da chi ricopre cariche istituzionali
    con danni incalcolabili per il Popolo. VITTORIO

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    1. Vittorio, sì, è proprio così...aiutare le banche in questo periodo è un modo per allungare il momento della resa dei conti e non risolve nulla...l'unica soluzione per uscire dalla crisi e dalla follia del debito e dell'austerità è quello di riprendersi la piena sovranità della propria moneta e la proprietà pubblica della banca centrale di emissione...su questa doppia usurpazione si basa il connubio del malaffare fra pubblico e privato...

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  7. Tutto come previsto sin dal lontano 2000 dal professor Giacinto Auriti quando diceva "L'usura uccide il feto nel grembo della madre"

    Giacinto Auriti - Banca d'Italia e BCE associazioni a delinquere
    http://www.youtube.com/watch?v=E8iCGaW4og8

    L'usura ormai domina il MONDO.

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    1. Considero Auriti un vero precursore almeno in Italia di tutti i movimenti attuali che studiano e cercano di risolvere i problemi legati alle manipolazioni monetarie da parte delle banche centrali e commerciali...ma a mio modo di vedere il signoraggio (differenza fra valore nominale e intrinseco della moneta) è il minore dei mali, perchè quello che da veramente potere alle banche è la possibilità di creare denaro dal nulla secondo le proprie esigenze e decidere l'andamento dei mercati e la quantità di moneta circolante presente nell'economia reale secondo le proprie convenienze e non gli interessi della collettività...la banca centrale quindi deve essere pubblica e perseguire scopi sociali, mentre con qualche norma specifica già esistente si dovrebbe impedire alle banche commerciali di creare moneta dal nulla tramite la concessione di nuovi prestiti...

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  8. Supercomplimentissimi per il blog,davvero eccezionale,è la prima volta che vengo qui dopo aver fatto questo percorso:Grande Oriente Democratico - Convegno di Frosinone - Tempesta perfetta,il suo blog,assieme a Goofynomics (che però,dato che non permette agli anonimi di commentare,non mi permette di fargli i complimenti)e ad altri (non semplici da scovare,un pò come il suo) è ultra-denso di informazioni,una vera guida per novizi all'economia e alle varie voci di internet (MMT,Positive Money,ecc...).

    Mi sono sentito di ringraziarla dopo aver letto "L’EUROZONA NON E’ UN’AREA VALUTARIA OTTIMALE, IL CROLLO DELL’EURO ERA GIA’ SCRITTO" che finora è il primo e unico articolo da me letto su questo blog ma di sicuro non sarà l'ultimo

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    1. Grazie per i complimenti e spero di continuare ad essere utile con il mio lavoro di divulgazione...come dico spesso a tutti quelli che si affacciano per la prima volta in questo blog, la piattaforma è aperta a tutti i suggerimenti, consigli, dritte sugli articoli da leggere e gli argomenti ancora da trattare...quindi qualsiasi idea o domanda ti salti in mente, non esitare mai a farla...chissà che magari non apri una porta a cui non avevo mai pensato di bussare...

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  9. 100 miliardi per salvare le banche spagnole e chiedono soldi a noi che ci dobbiamo indebitare ulteriormente. Non ho più parole.

    http://www.byoblu.com/post/2012/06/13/Per-salvare-la-Spagna-indebitano-lItalia!.aspx

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    1. Purtroppo questa è la follia insita in tutti questi fondi di salvataggio EFSF o MES: ti devi indebitare per poi chiedere un prestito e indebitarti ancora una volta...se tu consideri che solo per il MES l'Italia dovrà sborsare 125 miliardi può capire dove sta l'inghippo: l'Italia dovrà togliere 125 miliardi dalle tasche dagli italiani (oppure indebitarsi sui mercati) per poi magari ridarglieli ma con in più un debito di mezzo e interessi da pagare...non era meglio allora lasciare quei 125 miliardi nelle tasche degli italiani???

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  10. Piero mi piacerebbe avere il tuo parere, ma anche quello di altri, sulle proposte di Aldo Giannuli,espresse nell'ultima parte del suo articolo " CRISI DELL'EURO: CHE FARE?"Mi sembrano molto interessanti.

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    1. la proposta è questa qua e non è una novita' :
      http://www.telegraph.co.uk/finance/financialcrisis/9330398/Debt-crisis-Germany-signals-shift-on-2.3-trillion-redemption-fund-for-Europe.html

      non credo proprio possa risolvere...una cosa che potrebbe non dico risolvere ma comprare tempo per poi cambiare i trattati e le regole delle bce sarebbere ^stampare denaro^ ovvero fare il QE (che la germania non vuole fare ...) in realta' quello non lo dicono mai ma sarebbe l'opzione minima...Zibordi lo dice cosi' :



      La soluzione è invece emettere moneta e usarla per ritirare debito, la Banca Centrale Europea "emette moneta" e compra titoli di stato da parte. In questo modo il debito pubblico si riduce. Emetti ad esempio 400 miliardi di euro e li usi per ritirare 400 miliardi di BTP. Dove vanno allora a finire poi questi BTP e questa moneta ? I BTP finiscono attività a bilancio della BCE, a cui corrisponderà ovviamente una passività equivalente nei confronti delle banche europee, assicurazioni, fondi e cittadini che glieli vendono. E questi enti e soggetti privati che li vendono si ritroveranno invece di BTP che rendono un 5% ad esempio degli euro che rendono 0%. Fine.

      E' semplice, non è alchimia, non è un trucco, è se vuoi ingegneria finanziaria, ma è basata sul meccanismo della moneta attuale che è un accredito della Banca Centrale nei confronti di una banca per conto dei suoi clienti. La creazione di moneta è un accreditare i conti che le banche tengono presso la Banca Centrale e può essere fatto senza restrizioni. Se lo fai però per ritirare debito pubblico non crea inflazione sui beni di consumi perchè è carta che si scambia con carta, o più precisamente sono saldi di conti di deposito a risparmio che rendono un 6% presso la BCE o Banca d'Italia che vengono sostituiti da incrementi dei saldi di conti correnti sempre presso la BCE o Bankitalia. Sono in qualche modo partite di giro, ma questo perchè i titoli di stato, il debito dello stato è un fatto artificiale, è debito emesso da un soggetto che può emettere moneta.

      IL DEBITO PUBBLICO NON HA SENSO! SE TU COME FAMIGLIA POTESSI EMETTERE MONETA PER PAGARE TI INDEBITERESTI ? Se lo faccessi come famiglia dovrebbero interdirti o internarti. E però da alcuni decenni lo stato si indebita costantemente sui mercati, pagando i tassi che i creditori impongono, pur potendo finanziarsi senza interessi. Lo stato avrebbe potuto finanziare i suoi debiti semplicemente con accrediti presso Banca d'Italia (quello che le anime semplici chiamano stampare moneta). Bisogna, con un ritardo di 30 anni, ora mettere fine a questa follia e ritirare il debito pubblico facendolo assorbire alla banca centrale . Sia il debito emesso che la moneta emessa alla fine sono solo accrediti presso la banca centrale nel sistema monetario moderno. La differenza è che il debito costa un 5 o 6% l'anno e la moneta costa 0%. Perchè 'azzo devi far pagare allo stato 6% l'anno per 40 anni per cui poi il debito pubblico di 2mila miliardi dell'Italia è fatto solo di interessi se puoi evitarlo ? Ma siamo deficienti, ma siamo pazzi? Che la tua Agata vada a quel paese.

      E' chiaro che questa soluzione, di ritirare debito pubblico emettendo moneta, inflaziona per un poco i mercati finanziari dato che riduce i rendimenti e fornisce liquidità da investire. Ovvio, tanto è vero che Inghilterra e USA che l'anno adottata dal 2009 hanno borse che sono salite di un 30% in piu di quelle europee e di un 60% in più di quella italiana e spagnola. Ma questo è il male minore, meglio questo che l'austerità, i sacrifici, i default, i fallimenti, la disoccupazione, la depressione, i suicidi e la violenza per strada

      http://www.cobraf.com/forum/coolpost.php?reply_id=123475915#123475915

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    2. @Contessaelvira

      la soluzione proposta da Giannuli non è altro che ripetere quello che andiamo dicendo da tempo...la BCE deve poter diventare come la FED e deve poter finanziare direttamente gli stati acquistando titoli di stato e variando drasticamente il suo statuto...ma è quello che non vuole la Germania purtroppo per la sua ansia di inflazione galoppante..

      @Robert

      questo fondo di redenzione non capisco cosa abbia di tanto diverso dai fondi ESF o MES, ma devo rileggere l'articolo con calma...da quando Zibordi si è convertito alle magie della moneta fiat è diventato il mio mito, geniali e interessanti tutte le sue intuizioni...debito??? Ma quale debito??? Se io posso creare dal nulla tutti i soldi che voglio senza rendere conto a niente e a nessuno non posso essere indebitato con me stesso!!!

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    3. questo fondo di redenzione non capisco cosa abbia di tanto diverso dai fondi ESF o MES

      la differenza è che sarebbe molto piu' ^grosso^----

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