La guerra fra la finanza e la democrazia è cominciata, o meglio non è
mai finita. Avevamo già detto che per tanti motivi questa sarebbe stata una lunga estate calda e il clima ormai si
è surriscaldato abbastanza per farci credere che prima della fine dell’estate
qualcosa in Europa potrebbe cambiare drasticamente e definitivamente. Quello che prima si prefigurava come un agguato silenzioso, subdolo, inesorabile,
lento della finanza per l’espropriazione
della ricchezza accumulata dalla popolazione e del patrimonio pubblico dello
stato (in gergo tecnico questo processo si chiama estrazione di valore, ma il significato
non cambia), ormai è sfociato in un conflitto aperto, palese, dichiarato. A
differenza degli italiani che ancora bene o male riescono a vivacchiare con i
vecchi risparmi, gli spagnoli sono ormai esasperati per la politica di
austerità, tasse, tagli alla spesa pubblica con cui i mercenari al governo (Mariano Rajoy, primo ministro, Luis de
Guindos, ministro delle finanze, Cristobal Montoro, ministro del bilancio)
supportati dai banchieri di tutta Europa e di mezzo mondo stanno cercando di
frodarli e derubarli. Per fortuna si tratta di una guerra che provoca pochi
spargimenti di sangue, a parte i feriti che si contano a centinaia nelle
manifestazioni di piazza che infuocano la Spagna, ma gli esiti finali sono gli stessi di un conflitto armato: la controparte
vincente o che si reputa tale, la finanza, vuole adesso estorcere con forza o
con l’inganno il bottino agli sconfitti, gli stati democratici e i cittadini.
Ormai non è più il caso di
parlare con mezze parole o concetti ambigui, ma bisogna indicare le cose con il
loro nome: la guerra può essere tattica, campale, strategica, ma sempre guerra
è e in una guerra ci sono sempre due fazioni contrapposte, che cercano di
prevalere sull’avversario e imporre le proprie ragioni e condizioni. Cosa
credete che siano tutte quelle riunioni e vertici europei in cui vengono
concordati all’unanimità patti di stabilità, Fiscal Compact, Meccanismi Europei di Strozzinaggio? Trattati intergovernativi e sovranazionali tramite cui i vincitori cercano di dettare le clausole
della resa agli sconfitti. E’ inutile girarci intorno, la finanza ha vinto (o
meglio, crede di avere vinto) perché ha lavorato bene ai fianchi la politica e
le istituzioni pubbliche da almeno trent’anni per mettere a punto questo suo piano di espropriazione della ricchezza
a danno della maggioranza della popolazione e i cittadini hanno perso perché
non hanno capito e in certi casi hanno fatto finta di non capire che tutte le
manovre politiche di questi ultimi anni, di centrodestra, centrosinistra,
centrocentro, sindacati, corporazioni industriali, lobbies finanziarie, erano votate al disegno europeista per portare avanti il solito piano dei banchieri: annullare gli effetti redistributivi della ricchezza che
sono alla base di uno stato democratico e riprendere le vecchie sane abitudini
della monarchia, della dittatura e degli stati assoluti e totalitari, in cui la ricchezza viene concentrata
in poche mani, sempre le stesse. Solo per il dispiegamento di mezzi, la
capacità di corruzione di un’intera classe dirigente, mediatica e accademica, le
bizzarre teorie economiche inventate di sana pianta, i think tank, le
fondazioni, i centri culturali, le organizzazioni corporative sparse in tutto
il territorio, bisognerebbe dare atto ai vincitori che la loro abilità di
organizzare le truppe è impressionante e meriterebbe un premio finale. Ma c’è
un però.
I cittadini, i lavoratori, gli
sconfitti, gli oppressi, i derelitti, che purtroppo per i banchieri e per chiunque voglia ambire al potere assoluto sono e saranno sempre la maggioranza, non ci stanno e si rivoltano in pubblica
piazza per evitare di essere espropriati con tale brutalità di ogni diritto democratico
e derubati con cotanta indecenza di ogni pretesa a condurre una vita dignitosa.
Per carità, una certa reazione da parte della popolazione civile era stata
messa in conto, ma non in simili proporzioni, perché i “banchieri” (e quando parlo di banchieri mi riferisco a tutti gli
uomini che nell'esercizio delle proprie funzioni hanno contribuito al
successo del piano elitario di cui sopra) non avrebbero mai potuto prevedere una
crisi economica di questa portata e intensità, che dopo essere stata in qualche modo domata negli Stati Uniti,
continua a imperversare in Europa per delle ragioni di intrinseca debolezza strutturale della costruzione totalitaria europea.
Per dirla in altre parole, nel tentativo di accelerare i tempi di
espropriazione i banchieri europei hanno voluto strafare progettando
un’istituzione politica, economica, finanziaria come quella dell’eurozona fin
troppo fallace, squilibrata, grossolana e adesso persino gli stessi banchieri
americani, che sono senza ombra di dubbio i più ingordi e ignobili del mondo, con tutto il
loro codazzo di politicanti corrotti, giornalisti asserviti, economisti piegati
al volere del regime, si prendono gioco di loro, accusandoli di incompetenza,
superficialità e approssimazione.
Paradossalmente anche per
raggiungere i massimi livelli di avidità e ingordigia ci vuole una certa preparazione e non basta soltanto affiliarsi ai grandi
gruppi finanziari americani come Goldman
Sachs, Morgan Stanley, JP Morgan (vedi le attività di consulenza di Romano Prodi, Mario Monti, Mario Draghi,
Gianni Letta) o partecipare a quattro conferenze a porte chiuse del Gruppo Bilderberg o della Commissione Trilaterale per imparare
tutti i trucchi del mestiere. Anche per essere ladri serve impegno,
perseveranza, determinazione e non tutti nascono con le mani svelte e la mente raffinata di Arsenio Lupin. Ed è
sufficiente a tal proposito guardare in faccia i vari Van Rompuy, Barroso, Olli
Rehn, Junker, tutti i nostri politici presenti, passati e futuri per capire che
qui in Europa siamo in presenza di rozzi
e volgari ladri di polli, dai modi sbrigativi e dall’intelligenza
limitata. Considerando poi che con tutto il rispetto e le eccezioni del caso, gli europei non sono polli da spennare come
gli americani per evidenti ragioni storiche e culturali, sarà difficile che
alla fine questi quattro cialtroni ben
organizzati siano capaci di abbindolare per sempre tutti i popoli europei:
come abbiamo spesso detto, la verità si può nascondere ad alcuni per
sempre e a tutti per un certo periodo di tempo, ma non a tutti per sempre.
E grazie al lavoro indefesso di alcuni economisti critici o eterodossi,
giornalisti non schierati e perché no anche bloggers, la verità qui in Europa sta emergendo in tutta la sua grandezza ed evidenza.
Ma oltre alla stupidità e
grettezza conclamata della classe dirigente europea, c’è un altro fattore strutturale che rende impervio
e complicato il progetto dei banchieri di espropriazione della ricchezza dalle fasce medie e basse della popolazione: le
banche europee sono troppe ed è difficile metterle d’accordo tutte insieme
per perseguire un unico obiettivo comune, e in tempo di crisi, come accade
oggi, ogni banca o sistema bancario nazionale tenta di difendere e segnare il suo territorio, finendo per danneggiare, consapevolmente o inconsapevolmente, il
sistema bancario europeo nel suo complesso. La frammentazione bancaria rispecchia in pratica la stessa incapacità
di coordinamento politico che sta portando dritta nel caos l’intera Europa, ma
bisogna ribadire un concetto: la classe
politica è sempre stata subalterna e agisce da corollario alla corporazione
finanziaria, quindi la goffaggine di Merkel, Hollande, Monti, Rajoy è figlia
della confusione di governo e del guazzabuglio di istruzioni spesso
contraddittorie che arrivano dai dirigenti e funzionari di Deutsche Bank,
Commerzbank, Bundesbank, Credite Agricole, BNP Paribas, Societe Generale,
Unicredit, Banca Intesa, Banca d’Italia, Santander, ABN Ambro e chi più ne ha
più ne metta. Per non parlare della BCE,
che malgrado le rinnovate intenzioni di ampliare i suoi poteri di coordinamento e vigilanza dell’intero sistema bancario
europeo, rimane fin troppo spaccata e divisa all’interno del suo stesso
consiglio direttivo per pretendere di rivestire il ruolo di guida e comando del
progetto di espropriazione democratico.
Una struttura autoritaria (o che ambisce a diventare tale) così dispersa, caracollante e ingovernabile è
destinata al fallimento, all’implosione e non può essere per nulla paragonabile
al monolitico assetto del sistema
bancario americano in cui soltanto le prime cinque banche (Morgan Stanley,
JP Morgan, Goldman Sachs, Bank of America, Citigroup) detengono il 60% di tutti
gli assets finanziari degli Stati
Uniti. In buona sostanza, come ci ricordano spesso le cronache, basta che
quattro o cinque grossi dirigenti bancari americani si riuniscano una volta al mese
in un qualsiasi ristorante di New York per indirizzare univocamente l’intera politica monetaria ed economica
sia della banca centrale Federal Reserve (di cui le maggiori banche private
sono proprietarie) che del Congresso (i cui membri sono spesso ex-funzionari
bancari o gente direttamente reclutata e finanziata durante le campagne
elettorali dai dirigenti del settore bancario). Per mettere insieme i dirigenti delle più influenti banche europee non basta invece un palazzetto dello sport, anche se bisogna ammettere che quando si sente in sottofondo la voce in lingua tedesca e francese, significa che il resto della sala deve fare silenzio.
Uno schema compatto e
centralizzato come quello americano è quindi impossibile da riprodurre in Europa, a meno che le maggiori
banche tedesche e francesi non inizino un lento e macchinoso processo di
incorporazione delle banche più piccole della periferia, che risulta però difficile da attuare nel breve e medio periodo per i noti problemi di
bilancio che coinvolgono tutte le banche europee indistintamente. In pratica,
nella situazione attuale di anarchia
decisionale che impazza in Europa, il progetto egemonico dei banchieri, a
cui hanno lavorato con alacrità e dedizione funzionari, politici, tecnocrati da
almeno trenta anni, viene reso nei fatti impraticabile dalla loro stessa
divisione interna e dispersione territoriale e a differenza degli Stati Uniti,
dove la dittatura finanziaria è ormai salda e incontrastabile, la democrazia in Europa ha ancora qualche
possibilità di riscattarsi. Basta mettersi sulla sponda del fiume, organizzare la transizione e attendere
che i banchieri, coadiuvati dai loro politici fantoccio, si distruggano a
vicenda e rendano inevitabile la frantumazione
dell’unione monetaria, che è il pilastro sul quale si basa l’intero progetto
egemonico di espropriazione.
I cittadini europei hanno
quindi una grande possibilità da sfruttare, cosa che per esempio i cittadini
americani non hanno mai avuto e non avranno mai (per capirci, gli ultimi
palpiti di democrazia parlamentare e popolare in America risalgono pressappoco
ai tempi del presidente Lincoln, non a caso ucciso in circostanze sospette,
dopo il quale l’impero finanziario si è piazzato e ha eliminato brutalmente
tutti gli oppositori politici) e la
guerra che poteva tranquillamente ritenersi chiusa è stata incredibilmente
riaperta dagli stessi presunti vincitori. La crisi finanziaria globale è stata
infatti un evento imprevisto e provvidenziale che ha scombussolato tutti i
piani dei banchieri europei, costringendoli a cambiare continuamente programmi e a scoprire affannosamente le carte agli occhi degli osservatori
internazionali più attenti. Un piano di espropriazione di ricchezza di enormi
proporzioni come quello europeo, basato su un’unione monetaria, è storicamente
fragile e delicato di per se (da Bretton Woods in poi, tutti i sistemi di ancoraggio fisso delle monete
di una certa rilevanza sono falliti miseramente) e basta un niente per
rendere insostenibili gli immensi
squilibri finanziari e commerciali che si creano immancabilmente all’interno
di un’unione monetaria di tale dimensione. Come viene ripetuto spesso, in
Europa il latte è stato ormai versato ed è impossibile rimetterlo dentro la
bottiglia, senza prevedere modifiche al progetto egemonico precedente e uno
stravolgimento della struttura economica e finanziaria dell’unione che
favorisca una maggiore redistribuzione
dei redditi (banca centrale che sostiene direttamente i deficit pubblici,
trasferimenti fiscali dei capitali dagli stati in surplus a quelli in deficit,
socializzazione dei debiti, creazione di diverse aree valutarie strutturalmente
ed economicamente più compatibili). Proprio quello insomma che i banchieri
hanno cercato di combattere fin dall’inizio con la creazione di un’unione monetaria
europea asimmetrica e imperniata su una banca centrale privata, autonoma e indipendente. E piuttosto di cedere qualche concessione su questo punto, è molto più verosimile che i banchieri manderanno a gambe all’aria tutto il progetto, per concentrarsi maggiormente sui propri interessi nazionali e internazionali.
In pratica, per riprendere a
rubare ricchezze, diritti, dignità ai cittadini e ai lavoratori europei, i banchieri
dovrebbero rinunciare oggi a parte del bottino per sperare di recuperare il
malloppo domani, cosa che per la stessa mentalità
dei banchieri orientata alla speculazione a breve e brevissimo termine è
impossibile da prefigurare e organizzare in tempi accettabili. Per come procedono
infatti i lavori all’interno delle commissioni europee e dei ministeri dei
singoli paesi, con i trattati di austerità che insistono sulla linea del rigore
dei conti pubblici, le tasse, il taglio della spesa e la svendita del
patrimonio statale, sembra molto più probabile che gli stati finiranno per
distruggersi a vicenda, con le banche (non solo quelle europee, ma mondiali) in
prima linea a cercare di arraffare gli ultimi assets pubblici di un certo valore, pur di non allentare la presa e
dare un po’ di respiro alla cittadinanza e fiato a possibili rigurgiti democratici. Forse
prevedendo appunto un rapido deterioramento del
quadro generale e sommosse di piazza
come avviene da sempre nel mondo in questi casi, i banchieri stanno
cercando di forzare la mano e accelerare i tempi, mutando la precedente
strategia di espropriazione progressiva e silenziosa, che come sappiamo è
basata sui decreti legge e le ratifiche parlamentari che l’informazione di
regime si è storicamente impegnata a non diffondere all’opinione pubblica, in
una razzia furibonda. Per usare un’immagine allegorica, il banchiere europeo si
trova oggi sul ciglio di un burrone e per afferrare il tesoro tanto agognato
deve allungare le braccia e sporgersi ancora di qualche millimetro, rischiando
di cadere nel precipizio. Cosa farà
secondo voi il banchiere? La risposta è scontata, cadrà nel baratro insieme
al suo tesoro.
In questo tentativo di rapina forsennata e aggressiva che deve
procedere a ranghi serrati, una cosa è infatti estorcere il porto del Pireo ai
greci, altra cosa invece tentare di dilaniare l’immenso patrimonio immobiliare
spagnolo o italiano, come annunciato recentemente dal ministro dell’economia Vittorio Grilli con il programma
massiccio di svendita degli assets
pubblici italiani ad un ritmo di €20 miliardi all’anno. Una cosa è comprarsi
con quattro pezzi di pane il silenzio della classe dirigente greca, il cui
massimo esito di dissenso politico si manifesta con le esternazioni
macchiettistiche e caricaturali dell’estrema sinistra di Syriza e dell’estrema
destra di Alba Dorata, altra cosa è costringere milioni di disoccupati spagnoli
e altri milioni di precari italiani, con un discreto livello di istruzione, a
credere che le assurde idee politiche
economiche professate da quattro cialtroni indottrinati alla scuola
neoliberista americana o neoclassica austriaca siano giuste, divine,
immutabili. Per un fatto di semplice calcolo statistico, in un grande paese con
maggiori tradizioni culturali come può essere la Spagna o l’Italia (senza nulla
togliere alle nobili origini, la Grecia di oggi è indegna dei suoi legami con
il passato) è molto più facile che si crei una critica più strutturata, competente, puntuale ad un sistema e ad un
regime che è ormai diventato indifendibile. Nonostante il ridicolo
tentativo dei mezzi di informazione di massa, occupati quasi militarmente da
giornalisti ed economisti prezzolati al soldo dei banchieri, di arginare la
diffusione di idee e interpretazioni dell’attuale crisi finanziaria che
rivelano con maggiore profondità le cause, gli effetti e le possibili
soluzioni, alcuni concetti sono ormai di dominio pubblico e quantomeno in
Italia, sta prendendo forma un primo
abbozzo di una nuova classe dirigente che attende soltanto di essere
reclutata, coinvolta e cooptata in un’unica proposta politica che raccolga
tutte le sue istanze.
A tal proposito, va intesa in questo senso la pubblicazione dell’e-book gratuito Oltre l’Austerità, in cui un gruppo
molto autorevole di economisti critici italiani guidati da Sergio Cesaratto e Massimo
Pivetti ha fornito un’ampia e documentata descrizione di tutti i processi
economici attualmente in corso in Europa, che secondo le parole dello stesso
autore si propone di diventare “uno
strumento di studio e di lotta politica”. La strada per iniziare il percorso di transizione è stata già
tracciata insomma ed ora tocca agli italiani scegliere se credere agli organi
di stampa del regime che hanno alcune ragioni evidenti per sostenere le tesi
squinternate dei tecnocrati neoliberisti al governo (ricordiamo che i principali
azionisti di quasi tutti i maggiori giornali italiani sono banche o società in
qualche modo legate al mondo finanziario) oppure a degli accademici finora quasi completamente ignorati dai mezzi di informazione, che in modo
disinteressato e sulla base delle loro personali competenze professionali decidono
di unirsi insieme per fornire una chiave
di lettura diversa della crisi e delle sue possibili vie di uscite.
Considerando l’elevato numero di indecisi e di astenuti che supera abbondantemente la
metà del corpo elettorale italiano e non si riconosce più in nessuno degli attuali
schieramenti politici, la base per
creare un futuro consenso intorno a queste nuove idee esiste, ma manca il
contenitore politico in cui fare convergere tutte le iniziative che aspirano a
guidare il periodo di passaggio nel modo più indolore possibile per il paese. A
prescindere da ciò che accadrà nei prossimi mesi e dall’inerzia politica che ci
circonda, un cambiamento di paradigma
rispetto all’attuale impostazione cieca e autolesionista della tecnocrazia e
della finanza europea si renderà alla fine necessario: bisogna solo decidere se
governare questo cambiamento per minimizzare i contraccolpi sociali oppure
lasciarsi trascinare da esso verso esiti ancora del tutto imprevisti ed
imprevedibili.
Bisogna prendere atto purtroppo che gli organi della propaganda asserviti al potere
finanziario hanno delle armi molto letali per distrarre l’attenzione e
veicolare il consenso verso strade che sono evidentemente contrarie al
benessere e agli interessi della collettività: il terrore psicologico e la semplicità
dei loro slogan, che eludendo l’onere del ragionamento diventano immediatamente
comprensibili a tutti. Puntando su uno schema che funziona ormai a tutti i
livelli, i giornali così come le televisioni continuano ad inquinare il
dibattito con delle falsità e menzogne che hanno il vantaggio di essere
facilmente imprimibili nella memoria dei lettori o degli ascoltatori più
disattenti, ma su cui chiunque abbia avuto il tempo e la volontà di ragionare sarà
stato sicuramente capace di misurarne l’enormità spesso paradossale e
inverosimile. Volendo fare un breve
elenco di alcune scemenze che ogni giorno vengono ripetute come un mantra
da tutti i menestrelli del regime finanziario e neoliberista, possiamo così
sintetizzare (ovviamente si tratta di una lista provvisoria, che può essere
aggiornata e corretta in qualsiasi momento):
ü L’unione monetaria è un processo
irreversibile (falso: come abbiamo già detto tutte le aree
valutarie con aggancio rigido delle monete hanno avuto sempre un inizio e una
fine nella storia)
ü La moneta unica conduce alla convergenza dei
fondamentali economici, inflazione, competitività, produttività, livelli
occupazionali fra i vari paesi membri (falso: la moneta unica amplifica i
differenziali economici creando squilibri commerciali e finanziari permanenti,
che non possono essere compensati con manovre di politica monetaria o
fluttuazione dei cambi, ma agendo unicamente sulla svalutazione interna dei salari)
ü L’uscita dall’euro sarebbe una
catastrofe per l’Italia, perché l’enorme svalutazione della nuova
moneta condurrebbe ad un'impennata insostenibile dell’inflazione e alla perdita
generalizzata del potere d’acquisto (falso: storicamente la svalutazione di una
moneta dopo un periodo di aggancio rigido con una moneta più forte si attesta
intorno alla somma dei differenziali di inflazione cumulati anno dopo anno con
il paese forte, che per l’Italia significherebbe una svalutazione del 20% circa
rispetto al nuovo marco tedesco. L’inflazione, ovvero l’aumento dei prezzi al
consumo, è un fenomeno molto complesso che dipende da tanti fattori, ma dati
alla mano mantiene una bassa correlazione diretta con la svalutazione del cambio monetario, che favorendo le esportazioni accelera il recupero di competitività
di un paese in crisi di bilancia commerciale con l’estero)
ü In
un regime di concorrenza perfetta,
caratterizzato da ampia flessibilità dei
prezzi e dei salari, il prodotto interno lordo di una nazione tende ad
essere massimizzato al livello di piena
occupazione (falso: la concorrenza perfetta non è mai esistita nella
storia, i prezzi e i salari non seguono soltanto i normali andamenti delle
curve di domanda e offerta, che possono essere decisivi all’interno di una
singola azienda e di un singolo settore, ma cambiano in base a dinamiche macroeconomiche del tessuto produttivo, della tendenza alla concentrazione, della
creazione di monopoli e posizioni dominanti e del mercato del lavoro nel suo
complesso. Ad ogni modo, è storicamente documentato e dimostrato che in
mancanza di un aumento della domanda aggregata, il prodotto interno lordo, che
rappresenta l’offerta, può anche stabilizzarsi ad un basso livello di
occupazione)
ü La crescita economica dipende dell’aumento
della produttività dei fattori capitale e lavoro (falso: in assenza di una
domanda aggregata sostenuta, la maggiore produttività di un’economia si traduce
in un aumento delle scorte di magazzino. Ragion per cui le aziende tendono
spontaneamente a ridurre la produttività quando la domanda di beni e servizi
sui mercati è scarsa)
ü La libera circolazione dei capitali favorisce
una migliore allocazione delle risorse (falso: i cosiddetti mercati
finanziari ragionano sempre in un’ottica di breve periodo, favorendo la ricerca
di rendimenti speculativi e la nascita di bolle finanziarie. Il controllo dei
movimenti dei capitali deve essere sempre garantito dall’autorità monetaria
nazionale, al fine di evitare l’inizio di crisi economiche irreparabili)
ü La stabilità nei conti pubblici crea fiducia
nei mercati (falso: ragionando sempre in un’ottica di breve periodo, i
mercati finanziari si indirizzano non nei paesi dove i deficit pubblici vengono
azzerati e dove esiste l’obbligo del pareggio di bilancio come in Italia, ma
dove le prospettive di crescita economica e di ritorno dell’investimento sono più
stabili. Per intenderci, ai mercati non interessa quanti soldi spende un
governo e quanto ampi sono i suoi disavanzi pubblici, ma se i soldi spesi dal
governo vengono fatti fruttare bene per sostenere la crescita economica di un
paese e la redditività di un particolare investimento)
ü Il settore pubblico è inefficiente, perché
essendo disinteressato alla ricerca del profitto tende a sprecare risorse,
mentre la gestione privata dei beni pubblici favorisce il recupero
dell’efficienza e il benessere collettivo (falso: storicamente tutti i maggiori
processi di privatizzazione dei beni pubblici hanno lentamente condotto ad un
aumento dei costi o a un peggioramento della qualità dei servizi erogati)
ü Un aumento della spesa pubblica sottrae
risorse all’iniziativa e agli investimenti privati (falso: una maggiore
spesa pubblica favorisce l’aumento della domanda aggregata e del reddito
nazionale, che si ripercuote in una maggiore convenienza e disponibilità degli
investimenti nel settore privato. In genere il settore pubblico e il settore
privato non sono mai in concorrenza fra di loro perché si occupano di ambiti
economici totalmente diversi)
ü Il taglio della spesa pubblica e l’aumento
delle tasse (austerità, disciplina di bilancio) sono l’unico modo per
abbassare il rapporto fra il debito
pubblico e il prodotto interno lordo (falso: le misure di rigore hanno
effetti recessivi e fanno diminuire il reddito nazionale in misura maggiore del
debito pubblico peggiorando il saldo finale del rapporto in questione.
Paradossalmente un maggiore utilizzo in senso anticiclico dei disavanzi
pubblici favorisce l’aumento del prodotto interno lordo che produce un maggiore
gettito fiscale e accelera il processo di risanamento dei conti pubblici)
ü Le finanza pubblica deve rispettare precisi
parametri e soglie oltre la quale diventa inefficiente, come il limite del
deficit/PIL del 3% o del debito/PIL del 60% (falso: l’economia non è una
scienza esatta che può essere basata su precisi vincoli numerici e quantitativi,
ma una disciplina sociale di organizzazione delle risorse che diventa
efficiente ed efficace soltanto quando può essere utilizzata in modo flessibile
e discrezionale, in base alle mutate condizioni ambientali. Non esiste un
limite preciso di spesa o debito pubblico, perché come abbiamo già detto tutto
dipende da come, quando, dove vengono spesi i soldi: in un periodo di
recessione è buona norma aumentare la spesa pubblica per invertire il ciclo
economico in corso, mentre al contrario in una fase di espansione è preferibile
moderare i disavanzi pubblici per evitare eventuali fenomeni inflattivi. Il
buon senso deve guidare l’economia in fase preventiva, mentre la matematica
serve solo a misurare gli effetti delle strategie adottate in fase consuntiva)
ü Il debito pubblico è l’unico problema di un
paese (falso: il rischio sistemico di un paese si misura dalla quantità di
debito totale accumulato, di cui il debito pubblico rappresenta molto spesso
solo una minima parte. Nel computo del debito totale rientrano la somma dei
debiti contratti dal settore pubblico e dal settore privato, che è formato da
famiglie, società finanziarie e aziende non finanziarie. Fondamentale per la
tenuta di un paese risulta anche il debito estero contratto con tutti i
residenti stranieri per finanziare anno dopo anno i deficit delle partite
correnti con l’estero, ovvero l’eccesso di importazioni rispetto alle
esportazioni. Mediamente nel debito estero, il debito pubblico incide per un
terzo del totale, mentre la restante parte è costituita da debito privato)
ü La quantità di moneta a disposizione di uno
stato è una risorsa scarsa (falso: storicamente lo stato sovrano non ha mai
avuto limiti nella creazione di nuova moneta, essendo il monopolista unico dei
mezzi di pagamento più importanti utilizzati all'interno di una nazione: banconote, monete metalliche,
riserve bancarie elettroniche. La decisione unilaterale di privare gli stati della propria
sovranità monetaria, come accade nell’eurozona, è una scelta politica e non
economica, che favorisce la dipendenza dello stato dai mercati finanziari
privati e serve a sottrarre diritti, tutele, redditi alla maggioranza della
popolazione)
ü La banca centrale deve essere un’istituzione
autonoma e indipendente dal governo democratico di una nazione per
garantire una maggiore efficacia delle manovre di politica monetaria (falso: la
politica monetaria della banca centrale deve operare sempre in stretto contatto con la politica fiscale del governo, per garantire sia l’efficacia e la
sostenibilità delle manovre economiche di spesa pubblica e tassazione, che gli
obiettivi di politica monetaria, primo fra tutti la stabilità del tasso di
interesse di riferimento, detto tasso ufficiale di sconto del denaro)
ü La banca centrale può mantenere la stabilità
dei prezzi e dell’inflazione attraverso il controllo dell’offerta di moneta
(falso: la banca centrale può solo fissare il prezzo del denaro, ovvero il
tasso ufficiale di sconto e la convenienza all’indebitamento, ma non può
controllare l’offerta di nuova moneta che dipende dalla domanda di liquidità
del settore bancario, che a sua volta è strettamente collegata alla richiesta
di nuovi prestiti per finanziare le attività produttive e i consumi.
Paradossalmente la relazione fra inflazione e offerta di moneta è inversa a
quella comunemente propagandata, perché è l’aumento dei prezzi al consumo o la
ripresa degli investimenti che trascina l’offerta di nuova moneta e non
viceversa)
Come abbiamo già anticipato
la precedente lista potrebbe crescere all’infinito perché infinita è la capacità della propaganda di regime di
inventare ogni giorno nuove scemenze e menzogne per accalappiare il
consenso dei più sprovveduti e ogni punto della lista dovrebbe essere
approfondito e sviscerato in tutti i suoi dettagli per venire a capo
dell’imbroglio e avere una maggiore padronanza della materia economica e
finanziaria con cui veniamo continuamente attaccati. Tuttavia un elenco così
sintetico e stringato potrebbe ritornare utile negli scontri corpo a corpo con le truppe ormai plagiate e lobotomizzate
di lettori e telespettatori confusi.
Siccome siamo in guerra, tutti i mezzi sono leciti e chi di slogan ferisce alla fine di slogan
potrebbe anche perire. Quindi consiglio a tutti quelli che intendono
scendere in campo in questa lotta furibonda contro la tirannia della menzogna
finanziaria di attrezzarsi per tempo con argomenti validi che possano all’occorrenza
sfiancare le colonne di giornalisti, economisti, opinionisti, politicanti
corrotti, elettori farlocchi dei partiti tradizionali che formano le falangi più agguerrite e impenetrabili della
disinformazione programmatica. L’idiozia è una brutta bestia da combattere,
soprattutto quando è mescolata ad una buona dose di masochismo: io posso pure capire
un giornalista stipendiato da un banchiere o un trader finanziario che campa di
speculazione, ma quando un impiegato statale o un operaio che vive di salario vota PD, SEL, PDL, UDC,
IDV o qualsiasi altro partito che appoggia o troppo timidamente attacca il progetto estorsivo europeista si vede
che ha perso completamente la bussola e non è più in grado di orientarsi da
solo in mezzo a questo marasma. L’unica cosa che bisogna fare è aiutarlo in
qualche modo a venire fuori dai pantani in cui è stato cacciato.
Fonti da cui reperire
informazioni più complete ed obiettive rispetto a quelle della stampa di regime
in effetti ne esistono a bizzeffe (basta poco per essere più obiettivi di un
giornalista di Repubblica, Corriere o la Stampa) e gli ufficiali che possono
mettersi alla testa di un nuovo esercito
di liberazione dalla dittatura delle banche e dei mercati finanziari non
mancano. Oltre a tutti gli economisti critici ed eterodossi che hanno
partecipato all’utilissima pubblicazione di cui abbiamo parlato sopra, meritano
una citazione anche altri economisti come Paolo Savona, Nino Galloni, Giulio Sapelli o il sociologo Luciano Gallino e il docente di filosofia del diritto
Paolo Becchi. Insomma l’Italia non è la Grecia per tante ragioni, non ultima
quella di avere un maggiore spessore culturale, tecnico e accademico da cui poter attingere e trarre ispirazione. Sempre in chiave divulgativa e descrittiva, risulta molto utile ascoltare la brillante analisi sul contesto politico e finanziario attuale espressa dal docente di
storia del pensiero economico Giorgio
Gattei (guarda video riportato sotto), che può essere riassunta in questo
modo: nel mondo circola un’enorme quantità di debito inesigibile che qualcuno
però si deve impegnare in parte a pagare, le banche americane non pagheranno
perché sono coperte dalla banca centrale Federal Reserve, il governo americano
non pagherà perché la Fed si è impegnata a sostenere il suo debito pubblico, le
banche europee non pagheranno perché protette dalla BCE, quindi chi pagherà? I governi degli stati PIIGS della periferia
europea e quindi in ultima istanza i cittadini portoghesi, irlandesi,
italiani, greci, spagnoli. Una spiegazione chiarissima, che non fa una piega.
Tuttavia se gli ufficiali non mancano, purtroppo siamo costretti amaramente a constatare ogni giorno che passa la carenza di generali che abbiano il coraggio di esporsi in prima linea e invocare con forza la nascita di un nuovo soggetto politico che rifiuti categoricamente l’euro come principale strumento di tirannia sociale e finanziaria e allo stesso tempo prenda le distanze dalle vecchie ideologie di destra e sinistra perché ormai obsolete e colpevoli di creare continui fraintendimenti nell’elettorato: ormai non esistono più destra e sinistra, capitalisti e classe operaia, borghesi e proletari, ma banchieri, monarchici, fascisti e totalitaristi che credono nell’egemonia della finanza sulle costituzioni liberali, sullo stato sociale, sull’economia del lavoro contro democratici di qualunque ceto ed estrazione sociale che invece ambiscono a riequilibrare i valori in campo e a consentire una più equa redistribuzione della ricchezza e dei diritti. Chi credeva che il Movimento 5 Stelle avrebbe potuto un giorno rivestire questo ruolo di tutore della democrazia in Italia rimarrà molto deluso quando scoprirà che gli attacchi di Beppe Grillo alla casta sono funzionali all’annientamento pilotato della presenza stabilizzatrice dello stato nell’economia e favorevoli alla supremazia del neoliberismo selvaggio senza regole e controlli nei rapporti sociali e commerciali. In fondo lo stesso Grillo ha ammesso più volte che non ha alcuna intenzione di formare una nuova classe dirigente che sia capace di governare il cambiamento e regolamentare i processi finanziari, ma vuole solo occupare dei seggi in parlamento: coprire un vuoto con un altro vuoto e in questo modo incentivare il ruolo di guida sommersa e clandestina dei soggetti privati estranei al dibattito democratico, delle lobbies finanziarie, delle istituzioni sovranazionali.
La guerra è iniziata quindi
e continuerà presumibilmente per tutta l’estate, con bombardamenti di spreads su Italia e Spagna, attacchi
frontali ai servizi pubblici e sociali, rappresaglie contro i risparmi dei
cittadini, scontri in piazza fra disoccupati e poliziotti inconsapevolmente a
guardia del regime. E se dalla nostra parte della barricata, malgrado qualche
timido accenno di risveglio, regnano ancora sovrane la confusione, il caos e la
dispersione delle energie, sull’altro fronte non si può dire che le cose stiano
andando molto meglio, perché nonostante i banchieri cerchino di mostrare un
atteggiamento risoluto e univoco, in verità sono altrettanto lacerati e
frammentati al loro interno e in preda al panico. Emblematiche a tal
proposito l’ultima uscita del governatore della BCE Mario Draghi: “Vediamo
analisti immaginare scenari di esplosione della zona euro, vuol dire non conoscere
bene il capitale politico che i nostri dirigenti hanno investito in questa
unione e il sostegno degli europei” (no, no, sappiamo bene che
voi banchieri avete investito molto capitale, politico e finanziario, per
distruggerci, ma in quanto al sostegno dei cittadini europei, avete mai vinto
un referendum secco sull’uscita o la permanenza nell’euro?) o la dichiarazione
molto esplicita del banchiere Unicredit autoproclamatosi ministro Corrado Passera: "L'euro è un progetto su cui non si può
essere incerti. E' il nostro progetto e lo porteremo avanti fino in fondo"
(ancora
una volta, sappiamo bene che l’euro è un vostro progetto, di voi banchieri
intendo, ma siete sicuri che portandolo avanti fino in fondo non andrete a
fondo anche voi?).
I banchieri giocano quindi a carte scoperte, ostentando una
sicurezza perentoria e una sfrontatezza che potrebbe però nascondere la loro più grande paura: il timore che il gioco sia invece destinato a concludersi in breve
tempo. Perché se persino Banca d’Italia
ci ricorda che la famiglia di un operaio
italiano stava molto meglio dieci anni fa, prima dell’ingresso dell’Italia
nella zona euro (nel 2000, infatti, il reddito reale familiare equivalente
disponibile per un operaio, apprendista o commesso, era pari a 13.691 euro, ma già
nel 2010 era sceso a 13.249, ben -442 euro in meno) o che negli ultimi fatidici
cinque anni di crisi sono stati persi circa -650 mila posti di lavoro solo nel settore industriale, significa
che tanto uniti i banchieri non sono nemmeno loro. E se qualcuno avesse ancora
qualche dubbio da quale parte stare, controlli bene la sua busta paga e
verifichi la situazione lavorativa e occupazionale nella ristretta cerchia dei
suoi amici e dei suoi parenti, per capire contro chi e contro cosa stanno
muovendo guerra i banchieri. Ci vogliono poveri, facilmente ricattabili,
facilmente spostabili da una parte all’altra del continente come merci,
facilmente disposti ad accettare qualsiasi privazione dei nostri diritti e
della nostra dignità, ci vogliono assetare, affamare, ci vogliono schiavi del
denaro che loro stessi creano dal nulla, ci vogliono complici del loro modo
crudele e brutale di fare affari calpestando la democrazia, la decenza, la
salute nostra e del nostro pianeta. Ci vogliono morti viventi. Questa è guerra, signori, e se avete paura
di combattere per difendere la vostra libertà, preparatevi a morire lo stesso,
perché i banchieri non vi daranno scampo.
Bentornato Piero, con uno scritto davvero bellicoso!
RispondiEliminaIo penso che un precedente molto vicino vi sia, ed è quello dell'America Latina. Credo che avremo anche noi i nostri Lula, Kirchner, Chavez etc. Avremo anche noi un decennio perduto.
Avremo anche noi, purtroppo, corraliti e bloqueo.
Condivido con te la preoccupazione relativa al M5S. Ci sono sinistri scrichiolii neoliberisti, evidenti da alcune piccole cose. Grillo parla sempre di debito pubblico come di un male assoluto e non parla più di protezionismo. L'aggregatore tzetze, poi, riporta spesso articoli di L'Indipendenza e del Movimento Libertario, due gruppi accanitamente neoliberisti.
Tuttavia, mi chiedo, se dal M5S non possa nascere una nuova classe dirigente comunque utile al paese perché non compromessa col passato e, tutto sommato, non schierata. Io credo che il rifiuto dell'Euro e delle politiche neoliberiste possano entrare nel DNA del M5S, anche se oggi ancora non ci sono.
Roberto Seven
Ciao Roberto e bentornato anche a te... diciamo che sono rientrato dalle vacanze abbastanza carico perchè di cose raccapriccianti ne ho sentite e lette anche al mare...insomma la gente, inebetita dai giornalisti, non ha capito ancora quali sono i termini della questione e ripete sempre il solito disco rotto del debito pubblico, i politici ladri, la casta, gli sprechi, come i peggiori mali dell'Italia...a me piacerebbe tanto avere una bacchetta magica, azzerare il debito pubblico e far vedere a questi rintontiti che i problemi dell'Italia non sarebbero per nulla risolti, perchè rimarrebbe il problema del calo della domanda, della competitività risolto soltanto con la deflazione dei salari e in prospettiva dell'eccessiva dipendenza dall'estero qualora si continuasse con l'opera di deindustrializzazione in corso...dopo pochi anni il debito pubblico ricomincerebbe a crescere tale e quale...a questo punto, mi auguro pure io che il momento del corralito si avvicini, così ci leviamo questo dente e vediamo se possiamo riprendere un cammino di ricostruzione dopo la guerra che abbiamo subito...senza più euro naturalmente!!!
EliminaPer quanto il M5S, ormai sono quasi rassegnato, sono irrecuperabili...e il problema è che di Kirchner qui in Italia non se ne vede nemmeno l'ombra...
Capisco che nei commenti e nelle risposte ci sia la necessità di operare una sintesi, ma a proposito dello scenario latinoamericano, che giustamente pare sempre più una fotocopia della nostra attuale e gravissima situazione politico-economica con i socialmente devastanti ajustes estructurales che chiedevano là il FMI o la BM per concedere prestiti o con gli astronomici interessi da pagare per il servicio de la deuda (externa, ovviamente), credo che più che invocare la presenza qui da noi di novelli Kirchner, Lula, Correa, Morales, Chavez e quanti altri (ciascuno con le sue luci e ombre, perché non è tutto oro quel che là luccica), vada invocata unicamente la presenza di movimenti di protesta e di lotta, che, tra l'altro, quei capi di stato progressisti hanno mandato al potere. Oggi in America Latina una parte di quei movimenti di lotta è stata cooptata al governo o fiancheggia gli stessi governi, e questo politicamente è un male, perché un movimento sociale deve continuare a pressare un governo democratico, criticare gli errori compiuti e conservare la propria indipendenza e autonomia dal Potere. Altrimenti la frittata è fatta, e i leaders dei movimenti divengono burocrati della rivoluzione.
EliminaIL M5S è un deprecabile accrocchio neomalthusiano (indi potenzialmente genocida) che segue un demagogo forcaiolo e luddista.
EliminaLe mie perplessità sul M5S sono abbastanza note, ma da qui a definirlo un movimento potenzialmente genocida ce ne passa...diciamo che Beppe Grillo, come fece Berlusconi a suo tempo o la lega, sta cercando di approfittare della situazione di confusione per ritagliarsi un suo spazio politico...che la sua linea politica sia superficiale e monotematica questo è indubbio, perchè non dice mai se questa classe dirigente debba essere soltanto sostituita (come è giusto che sia) oppure se l'intero apparato statale in quanto debba essere smantellato per favorire l'ascesa di strutture di governo privatistiche e sovranazionali...troppe contraddizioni che non potranno mai riuscire a convincere gli indecisi o gli astenuti cronici...speriamo quindi nella nascita di un nuovo soggetto politico che dichiari apertamente guerra alla finanza e al suo progetto egemonico europeista: ovviamente un nuovo movimento di lotta si classifica attraverso la sua classe dirigente, che deve essere capace di elaborare un credibile e serio programma di governo...la classe dirigente va al governo, mentre il movimento di lotta o il partito che nascerà deve rimanere nel suo complesso fuori dal palazzo e fornire stimoli ai suoi rappresentanti al governo...nelle democrazie moderne che cercano quanto più possibile di essere partecipative e non solo rappresentative esistono già questi meccanismi di controllo e sorveglianza della propria classe dirigente...non tutti possiamo essere deputati o ministri, quindi il pericolo di essere tutti cooptati dal nuovo governo non esiste...da questo punto di vista i metodi di controllo e sorveglianza proposti da Grillo per favorire una maggiore trasparenza sono molto interessanti e vanno studiati con molta attenzione...Grillo è eccellente nella pratica, ma difetta purtroppo nella teoria...
EliminaSe si accetta il postulato malthusiano della limitatezza delle risorse, allora si accetta implicitamente il fatto che lo sviluppo economico e demografico della nostra specie debba essere coercitivamente limitato.
EliminaMi pare dimostrarlo lo spazio dato ad una lettera di Pannella (Iddio se lo pigli) sull'argomento della "Sovrappopolazione".
Ovviamente, la limitatezza delle risorse non esiste in senso assoluto, ma solo relativamente al livello tecnologico di una data epoca.
Se così non fosse, avremmo raggiunto il nostro limite demografico 5000 anni prima di Cristo, dato che la dieta caccia e raccolta potrebbe sostenere forse 10 milioni di persone in tutto il mondo.
Limite superato, come tutti gli altri.
Il che dimostra (come se ce ne fosse bisogno) che la priorità per una Nazione moderna è investire in ricerca e sviluppo.
Bentornato, Piero!
RispondiEliminaVorrei raccontare brevemente la mia esperienza in qualità di frequentatore/commentatore di un forum politico (http://www.chatta.it) nel quale, ovviamente, questi temi sono molto dibatutti, a dimostrazione (caso mai ve ne fosse bisogno) che su certi argomenti, perlomeno a livello web, si discute animatamente. La tipologia dei frequentatori è varia, com'è naturale che sia. C'è il ripetitore di Barnard che copia/incolla i post di Paolo senza essere in grado, però, di rendersi credibile con argomentazioni elaborate con la SUA testa (procurando un danno inimmaginabile, in termini di credibilità, alla MMT, tant'è che viene costantemente attaccato e trattato come "lo scemo del villaggio"), c'è il confuso, c'è la rassegnata, c'è lo xenofobo leghista 23enne (quello non manca mai! Strano che non lo si incontri mai sulle spiagge dei laghi Alimini, che pure frequenta...) che accusa noi meridionali parassiti di ogni colpa presente, passata e futura, c'è la destrorsa montiana intrisa di quello stesso fanatismo che si può nutrire nei confronti di un cantante pop, per cui, anche se si dovesse apprendere che Monti ha stuprato una minorenne, lei continuerà a sostenere che "lo-ha-fatto-per-salvare-la-nazione-dal-baratro-in-cui-ci-stava-portando-berlusconi"... Insomma, una "fauna" variegata e da cui si può comprendere, perche lo vedi scritto, in quale nazione vogliamo tentare di aprire un dibattito serio e alternativo sulle scelte da compiere. Una "fauna" nella quale in molti vantano conoscenze di economia, arraffate qui e lì, spesso acquisite senza alcuno spirito critico, ma solo assorbite, tutte sostanzialmente allineate su un pensiero unico neo-liberista. I don chisciotte come me, quelli che affermano che è urgente innanzitutto un ritorno alla sovranità dello stato e della moneta e che, solo dopo, si potrà tentare di ricostruire un'Europa politica su valori diversi, quelli che (meravigliosa metafora) Di Cori Modigliani definisce "i pinguini impazziti", costituiscono una pattuglia esigua, continuamente aggredita con quelle stesse argomentazioni fasulle che hai elencato, con quegl'identici slogans, con quello stesso sarcasmo che possiamo vedere nel volto di un Paolillo o nelle parole di un Martone, con quella stessa spocchia che è tipica dei "professori" che ci hanno condotti a questa situazione... Non un accenno di autocritica: nulla! Ma i più disgustosi, i più infidi, sono loro: l'esercito costituito da chi, offendendo chi di sinistra si sente per davvero, si prepara al governo di questo disgraziato Paese: i piddini, gli equilibristi della politica. Nel forum, oramai anche un cieco se ne accorgerebbe, agiscono come veri gatekeepers, autentici cani da guardia. Intervengono per distruggere (non criticare, ma DISTRUGGERE con affermazioni di stampo tipicamente razzista, del tipo: "Dimostri di non avere le idee chiare...", perchè loro, INVECE, le idee chiare ce le hanno, eccome!!) ogni accenno di critica rivolta alle scelte e agli atteggiamenti IMMORALI che il loro partito ha compiuto da 20 anni a questa parte. Ma non solo. Ovviamente, per loro, il massimo del godimento è distruggere "lo scemo del villaggio", giochetto che risulta facile con chi si limita a fare da "ripetitore", ma che a loro risulta estremamente funzionale ai loro obiettivi: zittire il dissenso, ridicolizzarlo, cancellarlo! (continua)
Eugenio Orso, in una lucida analisi compiuta di recente in un suo post, ha classificato i piddini in 5 tipologie antropologiche: gl'illusi, gl'identitari, i ricattati, gl'idiotizzati e i farabutti, questi ultimi così descritti: "Costoro, in genere, sono posizionati nella struttura politica o in quella sindacale (stiamo parlando, lo ricordo ancora, del Pd e della CGIL), in posizione di quadri intermedi, medio-bassi, dirigenti provinciali o rsu importanti per il sindacato, segretari di sezioni locali o assessori nei comuni e nelle province per il partito. Perché farabutti? Perché in alcuni casi sanno bene, e in molti altri almeno in parte intuiscono, dove porta la politica della segreteria nazionale del partito, o della direzione nazionale della confederazione sindacale, ma ugualmente fanno proselitismo, imboniscono la base, trattengono le proteste e cercano di spegnerle, facendo, insomma, unicamente per loro interesse personale e per ragioni di carriera, il gioco della segreteria o dell’alta direzione nazionale. Questi soggetti sono colpevoli quasi quanto i loro capoccia nazionali, ed operano in malafede. Non di rado, millantano anche loro, come gli illusi (che invece sono sinceri e ci credono) di voler “cambiare le cose stando all’interno”, ma lo fanno unicamente per trattenere le tessere e i consensi, sui quali comodamente campano. Perciò, se da un lato pubblicamente criticano le misure strangolanti di Monti, dietro le quinte lavorano, esattamente come fa la loro segreteria nazionale, per ingannare militanti, iscritti, votanti e sostenitori. Sono anche loro, nei fatti, sostenitori di Monti e del massacro sociale che l’”untore” neoliberista riserva all’Italia." Splendido.
RispondiEliminaIn definitiva, è questo il vero partito da cancellare. La destra (meno becera e volgare di quella che si è rappresentata fino ad oggi), continui a fare la destra: è giusto che sia così in un regime democratico. E' il PD il partito da sconfiggere, perchè costoro, fregandosene altamente di quella massa enorme di astenuti, indecisi, scheda-bianca che si aggira delusa e sola nel nostro Paese, hanno la abominevole pretesa di erigersi a rappresentanti della "sinistra", ovvero di quell'area politica nella quale dovrebbe per sua natura essere inseminata, svilupparsi, nascere e alimentarsi quel contenitore politico a cui facevi riferimento. Fino a quando non riusciremo a strappar via la maschera a questi usurpatori, fino a quando non li costringeremo a lasciar libero quello spazio che CI appartiene, ricacciandoli lì dove è giusto e corretto che stiano, penso che ogni tentativo di dibattito serio, in Italia, rimarrà solo una flebile voce nel deserto.
Con tanta stima e affetto.
Mauri Di Pietro.
Ormai il PD, da quando ha abbracciato il neoliberismo internazionale (il liberoscambismo di sinistra come lo chiama Emiliano Brancaccio) è diventato un ricettacolo putrido di contraddizioni... non si può difendere il libero mercato selvaggio e la deregolamentazione dei movimenti dei capitali e nello stesso tempo far finta di tutelare il diritto e i redditi dei lavoratori perchè le due cose sono in aperta contraddizione...se qualcuno guadagna nell'arbitraggio e nella speculazione durante il passaggio dei capitali da un paese all'altro e da un periodo di tempo a quello successivo, qualcun altro deve perdere qualcosa, perchè se il valore della moneta deve rimanere stabile (teoria dell'inflazione bassa tedesca), chi fa speculazione in euro ha la certezza che i suoi patrimoni non verranno mai svalutati rispetto ai beni e servizi acquistabili con quella moneta e questo valore quindi deve essere sottratto a qualcuno: e indovina un pò chi saranno questi derubati? Lavoratori, stato sociale, servizi pubblici...fra l'altro, come ha fatto notare qualcuno, è molto singolare questo furore del PD e di Bersani contro chi porta i suoi capitali all'estero impedendo così a Monti di farseli rubare, definito un farabutto...però poco dopo Bersani dice che è favorevole agli afflussi di capitale estero in Italia per far ripartire gli investimenti (quindi in teoria gli stranieri che fuggono dal proprio paese verso l'Italia non sono farabutti...anzi sono eroi!!!)...o il neoliberismo si accetta in toto con tutte le sue conseguenze, oppure non si può essere neoliberisti con il culo degli altri, mentre in casa propria si cerca di applicare un velato protezionismo, perchè si rischia di fare le figuracce come quelle di Bersani e di tutto il PD...dobbiamo liberarci in tutti i modi dalla stretta folle dei piddini che sono ormai il pericolo più grande per l'Italia e per la gestione indolore del periodo di transizione...purtroppo in Italia non c'è ancora un soggetto politico a cui possiamo rivolgerci...ma sono fiducioso perchè il dibattito sembra crescere di spessore e convergere verso quella direzione...
EliminaL'articolo è super.
RispondiEliminaCome ti scrissi in un altro post, sono un profano e leggere cose diverse da quelle poste sui quotidiani più gettonati è molto importante.
Ti segnalo che è uscito uno studio di Merril Lynch (quindi non tacciabile di essere esattamente una educanda) in cui si dimostra che l'Italia assieme all'Irlanda sarebbero i due paesi con le maggiori possibilità di ripresa e rilancio in caso di uscita dall'€.
Mi sono perso in alcuni passaggi, ma mi sono anche chiesto perchè NESSUNO fra i quotidiani abbia riportato questa info, visto che per gli effetti disastrosi di uscita tutti si riempiono la bocca.
Ho un dubbio tecnico, sempre da profano, è come si possano poi gestire i contratti con l'estero stipulati in €. O meglio come si fa ad onorare un debito esterno con una moneta di riferimento che non esiste piu'? Io credo come lei che un percorso negoziato di uscita sia una scelta valida. L' unico dubbio che ho è legato al momento storico attuale differente da quello di qualche anno fa: il muro era presente e la Cina e l'India non erano competitive sul fronte del manufatturiero. Per cui mi chiedo se il fare massa critica importante sia invece fondamentale.
L'altra cosa che mi chiedo è perchè si parla sempre di svalutazione del 40% ma non si dice rispetto a cosa. Se non ho capito male dalla sua analisi, se la svalutazione fosse del 20% in meno rispetto ad un ipotetico nuovo marco, allora saremmo molto distanti dal 30-40% rispetto all'€, visto che si parla di un valore di un nuovo marco intorno al 20-25% in più dell'€.
Mi chiedo anche perchè si pensa che la fine dell'Euro porti alla fine dell'Europa: vi sono già 27 stati che hanno 11 monete in tutto, quindi l'Euro non è l'unica realtà in ambito europeo, per cui mi chiedo perchè non si possa tornare a 27 monete ed al mercato comune. L'unica cosa che l'Euro ha portato (e viene riportato anche oggi sul Sole24ore in una analisi di LaMalfa) sono le diffidenze e i populismi.
Vi sono, credo, alcune conquiste europee, come lo stato di diritto o la non belligeranza che reputo acquisite indipendentemente dalle monete utilizzate.
Le chiedo poi, e qui viene fuori tutta la mia ignoranza in materia (ma la volontà di capire), quanto il valore di una moneta sia dettata dalle banche centrali e quanto dai mercati (io sono laureato in informatica e di questo argomento non so nulla....)
La ringrazio ancora per la disponibilità e cortesia nel permettermi di capire punti di vista alternativi.
Le tue osservazioni sono tutte corrette e le condivido in pieno...per quanto riguarda la questione della svalutazione, ricorda sempre che l'Italia non è messa tanto male nella sua bilancia commerciale (esportazioni pressapoco uguali alle importazioni) e quindi non dovrebbe fare molte altre manovre aggiuntive sui tassi di cambio, per svalutare ancora rispetto a quel 20% citato e rilanciare le esportazioni...in pratica la fluttuazione del cambio tenderebbe spontaneamente a fare allineare i prezzi fra l'Italia e la Germania al periodo antecedente l'introduzione del tasso fisso, annullando i differenziali di inflazione che si sono intanto accumulati fra i due paesi...tutto qui, con il tasso flessibile, i valori e i prezzi tendono a riequilibrarsi...nessuna catastrofe o apocalissi come cercano di farci credere, ma solo una questione tecnica di bilanciamento dei prezzi...quando parliamo di svalutazione rispetto al marco, sottintendiamo che l'euro verrà abbandonato anche dalla Germania, ma se i tedeschi volessero tenersi l'euro, questo in pratica sarebbe sempre il marco come è oggi, quindi non assisteremmo ad alcuna rivalutazione del marco sull'euro e la nuova lira si svaluterebbe del 20% rispetto all'euro-marco...se vogliamo uscire dall'impiccio e misurare il valore in dollari, abbiamo che l'euro-marco vale oggi 1,20 dollari, la lira si svaluterebbe del 20% rispetto all'euro-marco e quindi sarebbe scambiata alla pari 1 a 1 con il dollaro: ancora una volta nessun collasso, nessuna strage degli innocenti...
EliminaPer i contratti, la questione in effetti è un pò più complessa e in questo caso vige la giurisdizione in cui sono stati stipulati quei contratti...se la giurisdizione è quella italiana, come avviene nella maggior parte dei casi, l'Italia ha tutto il diritto di denominare i vecchi contratti con la nuova moneta, la lira, mantenendo il tasso di cambio 1 a 1...se la giurisdizione invece è quella internazionale, la controparte avrebbe invece il diritto di chiedere di essere rimborsato in euro-marco e quindi avremmo quella perdita del 20%...ma siccome come abbiamo detto, la giurisdizione prelevante è quella italiana, nessun creditore estero avrebbe interesse a far svalutare ancora di più la lira, e questa è una ragione in più per credere che non ci sarà alcun attacco speculativo iniziale alla lira...
Sulla questione infine del valore della moneta, i mercati e in particolare il saldo delle partite correnti con l'estero incidono molto di più rispetto alla banca centrale sul valore della moneta, perchè la banca centrale può rivalutare/svalutare il valore della moneta agendo sulle sue riserve di moneta estera, che non sono infinite...in pratica, se un paese ha un deficit permanente delle partite correnti con l'estero, prima o dopo, quando la banca centrale avrà fatto fondo a tutte le sue riserve per sostenere il cambio, il valore della sua moneta è destinato a frantumarsi (ma ripeto non è questo il caso dell'Italia, che prima dell'ingresso nell'euro aveva addirittura un surplus nei confronti dell'estero)...e in questo caso ritorna importante la questione di utilizzare la ritrovata sovranità monetaria in modo produttivo ed efficace per finanziare e sostenere il tessuto produttivo nazionale e ridurre la dipendenza dall'estero...all'inizio sarebbe pure opportuno attuare un controllo sui movimenti di capitali sia in entrata che in uscita per stabilizzare il valore di cambio della nuova lira...ma sono tutte cose normalissime e risapute che molti paesi già fanno, a prescindere dagli accordi internazionali sulla libera circolazione dei capitali, che vengono rispettati in modo rigoroso soltanto in Europa...insomma i fessi siamo solo noi e gli stranieri lo sanno e per questo scappano dall'Europa...perchè sanno che continuando su questa strada ottusa ed autolesionista ci autodistruggeremo...
Caro Piero,
Eliminala ringrazio per la chiarezza dell'esposizione. Ammesso e non concesso che vi fosse buona fede nei creatori della moneta unica, credo che l'€ attualmente stia ottenendo un effetto contrario: la formazione di gruppi ultranazionalisti e neonazi ne è la riprova.
Le chiedo, sempre nella mia ignoranza in materia, se secondo lei, vi sia un piano di uscita dall'€ pronto presso il Governo e/o la Banca d'Italia e se grosso modo sia simile a quello prospettato per esempio da lei o da Bagnai o da altri economisti stranieri (il famoso intervento a Le Monde di gennaio). Io credo di sì. L'unica perplessità che ho è la capacità di gestione di un periodo di transizione o del passaggio in modo da non creare panico da parte di chi ci governa, di destra o sinistra che sia.
La sola cosa che mi spaventa sono sempre gli abitanti di Crucchia nel senso che credo che solo loro possano portare tensioni nel continente in un post €: io credo che ce l'abbiano nel sangue o nel dna culturale quello di provare a controllare e a dominare.
Vi racconto un episodio che mi è successo qualche settimana fa, che forse risponde alla domanda.
EliminaHo un cliente che ha sede in un bel palazzo in centro a Milano. Lo stesso palazzo è occupato principalmente da società di asset management e finanziarie, nonché dagli uffici di alcune banche.
Se la mattina bevi il caffé al bar, al piano terreno, vedi sempre un gruppetto di eleganti signori che fa colazione e parla di finanza.
Mi è capitato di cogliere una conversazione di questo tenore.
"Si, ho già parlato ieri con il cliente Alpha, eravamo già d'accordo che avremmo riallocato gli investimenti in questo periodo. Sposteremo X da 1 per investire in 2, Y da 3 verso 4 etc etc così, quando si rompe l'Euro non dovrebbe perdere più di tanto."
"Giusto, sai, anche il cliente Beta dovrebbe fare lo stesso, ma non riesco a convincerlo che l'Euro ha i giorni contati, mi sa che si convince solo quando gli stampano il conto corrente in Lire".
Spero di avere risposto, in merito ai piani relativi all'uscita.
Roberto Seven
Tutti i ministeri, le banche e le multinazionali hanno già elaborati studi sui possibili scenari di uscita dall'euro, valutando quali effetti produrrebbe sui loro affari... nell'articolo di oggi ho affrontato questo argomento...la fine dell'euro ormai è un fatto acclarato, malgrado ci siano certi apparati come la BCE che cercheranno fino alla fine di resistere alla loro distruzione...è chiaro che Draghi farà di tutto per far sopravvivere l'euro perchè in caso contrario perderebbe il posto, ma bisogna vedere se i dirigenti delle banche e gli altri centri di potere siano d'accordo con lui...quando la situazione diventerà ingestibile a tutti i livelli, i banchieri si metteranno da parte per lasciare che sia la politica a prendere le decisioni più importanti...per me, come ho detto già altre volte sarà la Germania ad uscire per prima dall'euro perchè con il passare del tempo le perdite dovute alla permanenza nell'eurozona saranno superiori a quelle che avrebbe con l'uscita...malgrado i tentativi disperati della BCE, il momento dell'uscita della Germania secondo si avvicina a grandi passi, anche se gli Stati Uniti cercano in tutti i modi di frenarla...
Eliminaciao Piero. Non mi conosci è la prima volta che scrivo qui. Sono arrivato a questo blog e ad altri facendo una semplice ricerca su google.
RispondiEliminaIo sono frastornato. Sento parlare - in famiglia e da amici - che il problema italiano è il debito pubblico e gli sprechi e gli stipendi dei politici. questi presunti problemi però mi convincono poco.
se il problema è il debito pubblico perché la Spagna sta fallendo avendo un rapporto pil/debito pubblico di 67% e cioè quasi 30% in meno della germania e la metà circa dell'Italia?
inoltre anche tagliando gli sprechi se il nostro debito è a 1966 miliardi di euro cosa cambierebbe?
insomma mi pare che i giornalisti e tanti italiani credano ad un mare di corbellerie.
solo che non lo posso dimostrare perché non capisco un acca di economia.
puoi aiutarmi a capire?
inoltre volevo sapere. riguardo la crisi argentina ho ricevuto la seguente risposta.
"la crisi argentina è rientrata grazie al fatto che l'argentina è produttore di materie prime e quindi ha massicciamente esportato e questo non può succedere se in default ci va l'italia"
è vero?
volevo anche chiederti. perché nessuno parla di debito privato? di debito estero? di bilancia commerciale? di mancanza di competitività industriale? e per nessuno intendo i vari tg, giornali, televideo, esperti, pensatori e affini.
Alberto
Sulla faccenda del debito pubblico penso di avere già parlato abbondantemente in questo blog: il problema del debito pubblico esiste solo per i paesi dell'eurozona perchè per tutti gli altri paesi normali del mondo che hanno mantenuto intatta la loro sovranità monetaria come Stati Uniti e Giappone il problema del debito pubblico non esiste e non esisterà mai, ma esiste magari un problema di crescita economica e di debito estero...il debito privato o pubblico diventa infatti pericoloso quando viene contratto con creditori esteri o è denominato in una moneta straniera, mentre quando è solo interno al paese può essere tranquillamente gestito con le manovre di politica monetaria espansiva o contrattiva della banca centrale...ad ogni modo per mettere un argine e un freno all'attività creditizia fuori controllo delle banche esiste ed è stato spiegato bene un metodo semplicissimo dal movimento inglese Positive Money e ti consiglio di leggere gli articoli riportati in questo blog per avere una visione più chiara...
EliminaSull'Argentina ti dico quello che penso e ho imparato dalle mie letture: l'Argentina è riuscita a favorire la crescita economica grazie all'aumento della domanda interna e non all'aumento delle esportazioni...questa domanda interna è stata favorita dalla nazionalizzazione della banca centrale e dalle politiche di spesa pubblica e di piena occupazione seguite dal governo...l'Italia potrebbe adottare tranquillamente queste strategie perchè la sua dipendenza dalle importazioni è limitata e il saldo della bilancia commerciale con l'estero è quasi in pareggio...
Nessuno parla di queste cose in Italia perchè l'informazione purtroppo è nelle mani dei banchieri che vogliono fare passare a tutti i costi il messaggio che il problema è soltanto il debito pubblico dello stato e non il debito privato creato dalle banche per favorire spesso la nascita di bolle speculative...in altre occasioni invece i giornalisti non sanno nemmeno di quello che parlano e non conoscono come funziona la bilancia dei pagamenti con l'estero, quindi le loro analisi sono completamente sbagliate...insomma come accade con i politici, molto spesso i giornali e le televisioni si riempiono di giornalisti incompetenti e facilmente manipolabili...ma questo penso sia un atteggiamento umano abbastanza comprensibile...se tutti dicessero la verità, la menzogna non potrebbe stare al governo!!!
A parte l'accenno su Alba Dorata che non condivido, questa è una autentica e condivisibile dichiarazione di guerra.
RispondiEliminaCome saprai, io dico sempre quello che penso: per me Alba Dorata è un insieme di macchiette e caricature che fanno ridere i polli...sui possibili pericoli di nascita di movimenti estremisti di destra più seri e minacciosi sono necessari almeno altri dieci anni di austerità, come la storia ci insegna...Hitler non è nato dal nulla, ma dopo che la Germania è stata dilaniata per almeno dieci anni dopo la fine della prima guerra mondiale...e siccome oggi la Germania non mi sembra messa molto male, pericoli concreti al momento non esistono...sulla destra italiana invece non commento, perchè tutti insieme non valgono nemmeno un capello (quando ancora li aveva...) di Mussolini...
EliminaNon voleva essere una critica, solo una considerazione personale.
EliminaTant'è che sulla destra italiana sottoscrivo pienamente.
Ti segnalo che oggi è uscito questo articolo sulla Stampa:
RispondiEliminahttp://www3.lastampa.it/economia/sezioni/articolo/lstp/463647/
Sarebbe interessante capire da dove hanno estratto i dati ed è interessante l'incipit dell'articolo atto solo a portare paura.
Il senso dell'articolo e delle analisi UBS è che comunque nessuno paghi i debiti con la Germania. In realtà se non ho capito male, i debiti con la Germania sarebbero onorati con la nuova lira, con la nuova peseta,ecc. Svalutati, ma i soldi rientrerebbero. Secondo te è plausibile pensare che sia la Germania a proporre l'uscita agli altri nel caso in cui le pressioni interne aumentassero?
Grazie per la segnalazione, che ho ripreso nell'articolo di oggi...i tedeschi hanno già messo in conto le perdite dovute alla svalutazione dei loro crediti con i paesi PIIGS, che sarebbero denominati con le loro rispettive monete nazionali (lira, peseta, dracma etc..), e stanno considerando se queste perdite siano inferiori o superiori ai soldi che i tedeschi dovranno sborsare per partecipare al MES e agli altri fondi di salvataggio...quando i tedeschi avranno una misura più precisa di queste valutazioni, prenderanno la loro decisione...considera pure che con euro svalutato, come si sta prefigurando, anche le ricchezze dei tedeschi sarebbe progressivamente svalutate, quindi bisogna anche mettere questo fattore nel conteggio complessivo...i tedeschi hanno sempre incentrato la loro politica sulla moneta forte, sulla deflazione interna e sulle esportazioni, con una moneta debole tutta la loro struttura economica e sociale andrebbe in frantumi...
EliminaI TENTACOLI DELLA PIOVRA
RispondiEliminaLa Mafia organizzazione ormai obsoleta
serve da manovalanza alla Mafia Moderna che guida L’ECONOMIA
LE BANCHE sono il quartier Generale
da cui gestiscono il Potere Senza spargimenti di sangue.
Sono arrivati a ricoprire cariche Istituzionali nei Governi
ed in parte anche nella Magistratura. .
Vi siete chiesti perché In questi ultimi anni la lotta alla Mafia si è intensificata
Semplice serve a prendere due piccioni con una fava
1° ha ristabilire l’ordine all’interno della vecchia mafia che serve loro per fare i lavori sporchi
2° ha gettare fumo negli occhi al Popolo beota.
Facciamo capire a questi signori una volta per tutte
Che i poteri li dà in gestione a chi Governa
il Popolo col suo voto Per fare l’interesse del Popolo
non quello delle lobby mafiose. Vittorio
Speriamo solo di poter votare quanto prima e soprattutto che si crei nel frattempo in Italia un nuovo partito politico che possa raccogliere tutte le istanze che nascono dal basso...la mafia, la delinquenza spicciola è niente, una briciola se confrontata con la criminalità bancaria organizzata...
EliminaCosa ne pensi del Partito Italia Nuova? A me non sembra male... ma io ne capisco molto poco di questi argomenti (anche se condivido pienamente le tue affermazioni e cerco nel mio piccolo di diffonderle).
RispondiEliminaNon conosco questo nuovo partito, ma cercherò di documentarmi quanto prima...sinceramente di partiti e movimenti rivoluzionari ne ho visto parecchi, ispirati all'estrema destra o all'estrema sinistra, oppure cerchiobottisti come Alternativa di Giulietto Chiesa, che un giorno dicono che bisogna uscire dall'euro e l'altro invece che bisogna rimanere per ragioni geopolitiche e geostrategiche internazionali, che non si capisce bene cosa vogliano dire...ma nessuno che abbia affrontato seriamente il problema euro e della sovranità monetaria in maniera convincente e decisa...finanza e democrazia non possono andare d'accordo e siccome l'euro è un'emanazione diretta della finanza, se prima non si prende di petto la questione euro, non si può dire di essere veramente dei sostenitori della democrazia...se i movimenti non si pongono in questi termini, rimarranno sempre a metà del guado...
EliminaCiao Piero e bentornato...e che ritorno!! Condivido quello che altri hanno scritto: post bellicoso..Una dichiarazione di guerra...Ma Dragi è furbo...una frase mirata... e borse a +5 e spread scende di 50 punti....E' un incubo...un vero incubo...i tecnocrati prendono tempo e avanti ancora qualche mese (magari attuando lo scudo anti-spread....qualche miliardo in pìù alle banche spagnole...). Così continua imperterrita la demolizione industriale e sociale del "meridione" d'Europa..Io sono masochista; ho pregato che lo spread arrivasse a 650-700 per vedere tutto in frantumi..e invece no..scende..e quando scende mi preoccupo ancora di più...perchè la discesa e direttamente proporzionale all'attuazione delle riforme "necessarie" al paese (cinesizzazione per intenderci)...Goofy ha un blog sul Fatto Quotidiano....basta leggersi i commenti per vedere a che punto siamo...Non so se ha fatto bene Bagnai ad esporsi sul quotidiano del gossip politico italiano...Che tristezza...
RispondiEliminaL'Europa della solidarietà e dell'affratellamento arriva a questo...:
http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=167553....sono convinto che li porteranno alla guerra civile....sono disgustosi..
Saluti Santo
Ho visto, ho visto, Santo...Draghi conosce bene come funziona la speculazione finanziaria e sa utilizzare bene l'effetto annuncio per prendere ancora qualche giorno...tuttavia concretamente non è successo niente di niente!!! Quindi finita l'euforia, la speculazione riprenderà come prima a vendere...forse Draghi vuole arrivare al fatidico 12 settembre, in cui la Germania deciderà o non deciderà di aderire al MES...quella in effetti potrebbe essere una data decisiva, anche se non se ne parla tanto...io ho l'impressione che nel frattempo la Germania farà le sue valutazioni e deciderà il da farsi, a prescindere da quello che può dire o non dire Draghi, che soltanto un funzionario alle dipendenza della Germania che può essere licenziato in qualsiasi momento...
EliminaPer quanto riguarda Bagnai, ammiro il suo coraggio di mettersi in gioco e di sfidare a viso aperto la parte più becera dell'opinione pubblica italiana...è chiaro che la sua intenzione sia quello di elevare il dibattito, ma con in piddini e simili è un'impresa praticamente impossibile...secondo me dovrebbe essere ancora più chiaro e diretto nelle sue posizioni, senza troppi giri di parole: euro, sei un fascista sostenitore della tirannia finanziaria, non euro, hai capito come funziona il gioco e vuoi uscirne prima possibile...il problema è che Bagnai alla fine crede che dall'euro si uscirà ugualmente e quindi non vale la pena intraprendere un dibattito che si sa già come andrà a finire...secondo me a prescindere da come andrà a finire bisogna continuare nell'opera di divulgazione, affinchè gli italiani siano più consapevoli e anche in caso di uscita dall'euro non si facciano abbindolare ricadendo negli stessi errori del passato...purtroppo continuando così, la guerra civile sarà inevitabile non solo in Grecia, ma anche in Spagna e Italia...come vedi, io alla guerra mi sono già preparato e so benissimo da quale parte stare...
Sulla guerra civile, io continuo a pensare che sia già in atto, in una forma differente da quelle che si vedono in Siria. Mi aspetto purtroppo momenti simili a quelli degli anni delle BR, perchè volenti o nolenti, in quegli anni anche da noi c'è stata una guerra civile. Personalmente ringrazio te e Bagnai che mi avete aperto gli occhi parlando coi numeri e non solo sul "si dice" ma ho paura (perdonami il gioco di parole) che la situazione evolverà a favore dei banchieri tenendo sotto scacco le persone proprio con la paura. Mi spiego meglio: ho notato un cambio di direzione della Lagarde dopo le parole di Draghi (lei ha detto due settimane fa che il rischio numero 1 per l'economia mondiale era l'europa, giovedì scorso ha spostato il tiro sugli Usa) e stamattina lo stesso Roubini sul Corriere dice sostanzialmente che la tempesta perfetta provocata dall'Europa si allontana. Ho avuto come la sensazione che il messaggio fosse: lasciamoli respirare un pò per poi ritornare a breve a spennarli. Poi sicuramente è solo una mia sensazione. L'altro scenario che penso invece possibile e ne parlavo con un docente universitario (di cui non posso fare il nome) è che il 12 settembre l'ESM non parte, i paesi Euro si accordano per uscire assieme motivando il fatto di non poter avere lo strumento necessario. Di facciata tutti, Merkel compresa, possono scaricare le responsabilità sulla corte di Karlsruhe, ma in realtà ci si libera del problema €. Per te può essere una strada?
EliminaTi ringrazio per la disponibilità
Sulla questione del sentenza della corte costituzionale di Karlsruhe penso anche io che la Germania potrebbe costruire l'alibi per la sua uscita...che la Germania in questo momento sia quella che abbia più convenienza ad uscire non ci sono dubbi, perchè rimanendo si dovrebbe accollare tutto il peso della periferia illimitatamente e voglia di stimolare la crescita mettendo in moto le stampanti della BCE non è ha per nulla...l'inflazione che ne deriverebbe potrebbe mettere a rischio la struttura economica interna che è basata sulla precarizzazione e deflazione dei salari...ce lo vedi un lavoratore tedesco con un minijob da 400 euro al mese a dover fare i conti con l'inflazione? Ci sarebbe sì la rivolta civile, ma in Germania questa volta...in effetti, perchè la Germania dovrebbe spennare i suoi cittadini per partecipare al MES, sapendo già che non funzionerà? Tanto vale uscire dall'euro prima di versare la quota di partecipazione al MES...certo però che in Germania hanno ancora la fortuna di avere delle strutture costituzionali valide che in qualche modo (magari anche pilotato...) difendono la democrazia dagli attacchi della tecnocrazia impazzita...qui in Italia invece noi e i nostri presunti tutori del diritto hanno fatto passare tutto, Fiscal Compact, MES, pareggio di bilancio in costituzione senza battere ciglio...i nostri politici saranno anche collusi e corrotti, ma i nostri funzionari, i magistrati, la corte costituzionale non scherzano mica...
EliminaLeggendo approfonditamente sia te che Bagnai mi sono rinsavito ed ho avuto forte la percezione di come le analisi dei giornalisti siano parziali e che la volontà/necessità di fomentare il panico e la paura siano la guida di questi pennivendoli. Posto che sono d'accordo con te sull'uscita, personalmente la sola cosa che mi spaventa, è che sia gestita da questa classe dirigente mediocre. Non è l'essere di destra o sinistra, è che non vedo nessuno in grado di spiegare alle persone come non farsi prendere dal panico (che vedo come il vero rischio/problema) e il perchè si prenda la strada dell'uscita dall'Euro.
EliminaSul fatto che la Germania abbia la volontà di uscire per prima ho qualche riserva, anche se ti devo dire che il Tour di questi giorni di Mario Monti in Finlandia e Olanda secondo me non serve solo di facciata a difendere la moneta unica ma a negoziare anche una uscita coordinata in modo che l'impatto per tutti sia limitato (Grecia esclusa visto che ha comunque scenari pesantissimi) in caso di decisione della Corte Europea del 12 settembre contraria all'ESM.
Governanti e Oppositori si sono sempre trovati d'accordo
RispondiEliminaanche quando si è trattato di annullare il volere del Popolo
vedi Referendum aggirati
Rimborso ai Partiti responsabilità Giudici riforma delle pensioni
che per loro è diventata VITALIZIO ecc
Nei laboratori della Politica come gli azionisti si spartiscono ad ogni legislatura
quote In percentuale dei voti ricevuti .
Urge trovare al più presto un vaccino che ci liberi da questi virus
perché il sistema sta andando in cancrena. VITTORIO
ps lo spread serve ai parassiti in tempo di magra per potere speculare.
Diciamo che chi di dovere fa molta attenzione a selezionare la classe politica, in modo che sia il peggio del peggio della società civile...in questo modo si trova subito il capo espiatorio e l'alibi di tutti i guai italiani: governo ladro! Stato farabutto! Tagliare la spesa pubblica etc etc...senza capire che le persone prese singolarmente sono ladre, mentre lo STATO in quanto istituzione non può essere ladro...il concetto mi sembra chiaro, no?
EliminaPiero un paio di domande: la teoria di Giorgio Gattei è attendibile? Lui dice che ci sono 12.000 titoli in scadenza nel biennio 2012-2013...viene presa la decisione (durante la cena "branzino"?!?!) di rinnovare quelli del debito pubblico-privato americano e quelli del debito privato europeo.....decidono diversamente per quello pubblico europeo che, dunque, "deve essere pagato"...ma pagheranno solo gli stati importatori (con deficit della bilancia dei pagamenti?), cioè i paesi PIIGS...perchè???? Ho notato la tabella dei debiti totali (privato-pubblico) e i paesi PIIGS non sono messi per niente male in confronto ad altri paesi Europei...Questo non è in contrasto con quanto dice Draghi (famose parole di ieri che dato "allegria ale borse e allo spread")...cioè che la BCE acquisterà i titoli di stato dei paesi in difficoltà o comunque offrirà finanziamenti a a tassi agevolati? (corregimi se sbaglio).
RispondiEliminaSecondo te bleffa? E se non bleffa cosa accadrà? Moriremo con l'euro? Adotteremo il breakfast nordico?
Accidenti quanto è sanguigno Gattei. E' un docente? Insegna? Perchè se insegna incute terrore quando argomenta...bel personaggio.
Altra cosa...questi famosi 50 miliardi da restituire in 20 anni (Fiscal Compact)...dove verranno presi? Non credo che riusciranno a racimolarli dalla "svendita" di enti pubblici (a meno che non venderanno il Colosseo)...Staranno mica pensando di privatizzare settori pubblici strategici del nostro paese? Sanità, poste, scuole, acqua, trasporti..ecc....perchè in questo caso ce la faranno si...e noi sempre più nell'abisso...
Grazie Piero per la pazienza..
Saluti Santo.
Gattei è un personaggio sotto tutti i punti di vista...ovviamente utilizza delle semplificazioni e le cifre che usa non sono attendibili al 100%, ma il discorso secondo è corretto...non ci sono cene particolari in cui si decide chi deve pagare e chi no, ma sono dei meccanismi automatici che si creano fra i grandi operatori finanziari, le banche centrali e le istituzioni pubbliche...qualcuno questo debito lo dovrà pure pagare e rimane con il cerino in mano il paese strutturalmente più debole, sia per problemi di debito estero che di debito pubblico...Gattei voleva evidenziare che non sempre però vengono penalizzate le nazioni più indebitate a livello aggregato (USA e GB), ma quelle che sono meno tutelate dagli organismi internazionali, dai centri di poteri, dalle banche centrali, dalle società di rating...è chiaro che a livello di debito estero, gli USA sono messi molto peggio di Spagna e Irlanda, ma gli USA hanno il dollaro e le società di rating, mentre Spagna e Irlanda hanno l'euro e nessuna società di rating a loro protezione, secondo te chi pagherà??? I PIIGS naturalmente...
EliminaDraghi sta bleffando perchè è marcato stretto e non può fare nulla con la BCE...al massimo può solo anticipare i soldi del MES, perchè a pagare devono essere sempre e soltanto i cittadini europei...per i banchieri non ci sono alternative o compromessi...la finanza deve fregare gli stati più deboli, punto...ma come fai notare tu stesso, la corda non può essere tirata all'infinito perchè prima o poi si spezza...voglio vedere come farà Grilli a raccattare 20 miliardi all'anno con le svendite degli assets pubblici e a pagare 50 miliardi all'anno solo per il Fiscal Compact...c'è un limite a tutto e ormai siamo vicinissimi a raggiungere e superare questo limite...
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