Questa settimana
sarà decisiva per salvare l’euro e per il futuro dell’intera eurozona. Quante volte avete sentito ripetere questa
frase? Dall’inizio della crisi finanziaria, nel lontano 2008, e per quasi quattro anni di fila, penso decine, forse centinaia di volte. Quando non si vuole risolvere
un problema, perché non si può o non si conosce concretamente la soluzione, l’unica alternativa è quella di
temporeggiare e procrastinare il momento della decisione definitiva: i
tecnocrati europei, insieme ai politici fantoccio che di volta in volta si sono
alternati al governo dei paesi, sono diventati ormai dei maestri nell’arte di
creare aspettative che possano tenere costantemente in tensione i mercati e
gonfiare un po’ le borse di tutta Europa. Con ogni probabilità senza questi
stratagemmi puramente mediatici, la situazione dell’eurozona sarebbe già
sprofondata ad un livello ancora più infimo di adesso e l’asticella di
pericolo, quella che segna il confine fra la frantumazione e la sopravvivenza
dell’unione monetaria più sbagliata di tutti i tempi, sarebbe stata raggiunta e superata da un pezzo.
Tuttavia, anche
se non si tratterà affatto della settimana decisiva per la sorte dell’euro,
bisogna ammettere che in questi giorni l’agenda dei tecnocrati e politicanti
europei è davvero fitta di impegni e di incontri. L’evento sicuramente più
importante e più atteso è la riunione
del consiglio direttivo della BCE di giovedì prossimo 2 agosto, quando il
governatore Mario Draghi spiegherà
al mondo degli investitori finanziari quali straordinarie e magnifiche misure non convenzionali intende
utilizzare questa volta per tenere a galla l’euro: presumibilmente comunicherà
l’inizio di un nuovo programma SMP (Securities Market Programme) di acquisto
di titoli di stato sul mercato secondario, che riesca a calmare l’inarrestabile
corsa al rialzo degli spreads, soprattutto
quelli italiani e spagnoli. Oppure indicherà le modalità con cui la BCE intende
operare come intermediario del fondo salvastati EFSF prima e del MES
dopo, esperimento questo che consente alla banca centrale un maggior spazio di
intervento, dato che potrà intervenire nell’acquisto dei titoli sia sul mercato
secondario che primario. Visto che le effettive perdite per le casse dello
stato si decidono durante il collocamento
dei titoli nelle aste primarie mentre sul mercato secondario si condiziona
più che altro la solidità dei bilanci delle banche che sono stracolme di
titoli, è chiaro che la seconda tipologia di intervento della BCE sarà più
incisiva e provvidenziale, soprattutto per le nostre tasche. Peccato però (c’è
sempre un però quando si tratta di difendere i risparmi dei comuni cittadini) che
i soldi per finanziare i fondi salvastati li sborsiamo noi cittadini europei,
quindi le nostre tasche saranno massacrate ugualmente e si verrebbe a creare
uno strano corto circuito in cui noi stessi paghiamo in anticipo per comprare
dei titoli che saremo obbligati a pagare una seconda volta alla scadenza per
rimborsare noi stessi.
Non mi dilungo
sulle evidenti forzature logiche di un
tale meccanismo (i soldi entrano ed escono dalle nostre tasche senza
fermarsi mai da nessuna parte), ma è chiaro a tutti il motivo per cui lo
strumento del fondo salvastati permanente MES sia diventato subito per
politicanti, tecnocrati e banchieri europei una delle trovate più geniali per
difendere i loro personali interessi di corporazione: i cittadini europei saranno gli unici a pagarsi da soli i costi di una
crisi finanziaria di cui nella maggior parte dei casi non hanno alcuna colpa,
perché se le banche spagnole o irlandesi concedevano troppi mutui immobiliari
facili o lo spocchioso cittadino greco otteneva un prestito dalla sua banca per
l’acquisto di una BMW o una Mercedes che non poteva pagare, o peggio ancora le
banche europee tutte si impelagavano in investimenti finanziari in titoli
derivati quantomeno azzardati o spericolati, non sarà mica colpa del cittadino
spagnolo, irlandese, greco o anche tedesco o austriaco, che magari non ha mai
messo piede dentro una banca e in questi anni ha sudato e lavorato come uno
schiavo per mettere da parte qualche risparmio. Eppure, ironia della sorte,
sarà proprio questo cittadino, anzi soltanto questo cittadino a pagare, mentre gli
altri verranno bene o male coperti da intrallazzi politici e finanziari che è
riduttivo definire criminali, indegni, lesivi del concetto stesso di democrazia
e uguaglianza dei diritti e dei doveri.
Ricordiamo infatti per gli ultimi ritardatari che la crisi
finanziaria dell’eurozona è dovuta principalmente ad un eccesso di debito privato e non di debito pubblico
(quello che impropriamente la propaganda di regime chiama “debito sovrano”), dato che prima della crisi del 2008 i governi
stavano procedendo bene sulla strada del risanamento dei conti pubblici e sono
stati costretti solo in un secondo momento ad indebitarsi e ampliare i loro
deficit per salvare le banche private sull’orlo del fallimento. Per chi non si
fidasse delle mie parole, ci sono i grafici che parlano per me: ripropongo
sotto l’arcinoto grafico che evidenzia come dal 2000 al 2007 il debito pubblico
degli stati PIIGS (tutti tranne la Grecia e il Portogallo) si stava riducendo, mentre ciò che
stava aumentando pericolosamente era il debito estero, che è principalmente
dovuto al debito privato e agli scambi transfrontalieri squilibrati di merci e
capitali dal centro (la Germania) verso la periferia (Portogallo, Irlanda,
Italia, Grecia, Spagna). Quindi ribadiamo con fermezza: le tasse che siamo costretti a pagare oggi allo stato servono a coprire
i soldi che i nostri rispettivi governi hanno dovuto regalare alle banche per
salvarle dal fallimento (non solo con sussidi diretti ma anche con
l’apposizione di garanzie statali sulle loro emissioni obbligazionarie), mentre nulla è stato speso nei servizi
pubblici e nel welfare per farci vivere al di sopra delle nostre possibilità
(come spesso ci rammenta e ammonisce la propaganda di regime).
Emblematico in
questo senso il video riportato sotto in cui l’ottimo ecodellarete ci ricorda
in quale truffa siano stati incastrati i cittadini europei: “Sapete cos'è un'obbligazione non
garantita? E' una forma di investimento ad alto rendimento che
non è coperto da nessuna assicurazione. Detto in altri termini, se voi ne
sottoscrivete una incassate grandi interessi ma, se qualcosa va male e
l'emettitore fallisce, non rivedete il becco di un quattrino. Ebbene, una banca
irlandese, poi fallita, ha emesso obbligazioni di questo tipo per
miliardi di euro, sottoscritte da banche europee. Le banche europee, che hanno
sottoscritto quell'investimento, dovrebbero registrare perdite per
miliardi, MA il governo irlandese, sotto la minaccia della BCE di
interrompere ogni flusso di finanziamento, è stato costretto, nel 2010, a
votare un provvedimento che garantisce, comunque e a dispetto dei
vincoli contrattuali, il rimborso delle suddette obbligazioni. Nel video un
giornalista irlandese, Vincent Brown, chiede conto della situazione
ad un rappresentante della BCE, Klaus Masuch. Guardate il
video e svejateve!”
Insomma penso
che la situazione sia abbastanza chiara. In Europa è avvenuto lo stesso fenomeno di follia finanziaria che è
accaduto negli Stati Uniti, trainata
soprattutto dalla bolla immobiliare e dalla creazione incontrollata di titoli
derivati legati ai mutui subprime,
ovvero potenzialmente insolventi, che i mutuatari non sarebbero mai stati
capaci di rimborsare. Con l’unica differenza che negli Stati Uniti i cittadini
hanno dovuto pagare solo in termini di minore
crescita economica e disoccupazione,
dato che i titoli spazzatura e gli altri debiti inesigibili, fra cui gli stessi
titoli di stato, sono stati acquistati dalla banca centrale Federal Reserve con
nuove emissioni di liquidità creata dal nulla (quantitative easing)
senza ricorrere alle tasse (perché gli Stati Uniti sono una nazione ancora
sovrana), mentre nell’eurozona la BCE è rimasta inerme e inoperosa per statuto (a parte il
temporaneo e limitato programma SMP
conclusosi a febbraio scorso, e le due operazioni LTRO da €1.000 miliardi per rifinanziare le banche), lasciando che
fossero i cittadini a ripagare con tagli alla spesa pubblica e aumento della
pressione fiscale ciò che le banche avevano combinato, con la stessa copertura
della BCE. La sovranità monetaria
che purtroppo è stata stralciata ed emendata in tutta l’eurozona non avrebbe di
certo risolto tutti gli squilibri
macroeconomici che esistono da sempre all’interno dell’unione monetaria
(scarsa mobilità del lavoro, mancanza di armonizzazione e convergenza dei
differenziali di inflazione, dei tassi di interesse, delle politiche fiscali,
del mercato del lavoro), ma avrebbe sicuramente alleggerito il carico che grava
sulle spalle dei cittadini, concedendo più tempo ai singoli stati per mettere a
punto strategie valide per il rilancio della crescita e della domanda interna.
Non stupisce
dunque che secondo un recente sondaggio,
la maggioranza dei cittadini tedeschi ritiene oggi che la Germania starebbe molto meglio senza l’euro, dato che proprio a
loro è stato richiesto a suo tempo e sarà richiesto nel prossimo futuro il
sacrificio maggiore per rimanere ancora nell’eurozona. Sappiamo infatti che la
Germania è stata la nazione che ha avuto notevoli vantaggi dall’introduzione della moneta unica e dall’eliminazione degli aggiustamenti di cambio con i
paesi della periferia, ma la sua maggiore competitività e politica aggressiva
dei prezzi è stata principalmente basata sulla strategia di precarizzazione e deflazione dei salari reali (vedi
grafico sotto, dove i salari reali tedeschi sono scesi a partire dal 2002 in
poi, mentre quelli italiani sono rimasti pressoché invariati), che ha ridotto la
domanda interna, contenuto l’inflazione, reso meno convenienti le importazioni
e rilanciato le esportazioni. I maggiori saldi commerciali con l’estero accumulati
dalla Germania in questi anni non hanno di certo arricchito i lavoratori, ma
sono stati veicolati verso gli investimenti finanziari delle banche, le rendite
dei piccoli e grandi investitori, i profitti delle multinazionali e delle
aziende esportatrici. In Germania non esistono soltanto gli operai della Volkswagen da €2000-3000
al mese, ma anche e soprattutto i lavoratori
precari che devono accontentarsi di impieghi part-time o di breve durata, i
cosiddetti minijobs, da €300-400 al mese che molto spesso costringono i
lavoratori a fare due o tre lavoretti contemporaneamente per sbarcare il
lunario.
Ecco per quale
motivo prendersela oggi con i tedeschi, e soprattutto con i lavoratori
tedeschi, sia l’atteggiamento più sbagliato da assumere per contestare la dittatura finanziaria e tecnocratica
europea, perché in verità i lavoratori tedeschi sono le prime vittime di
questo scempio e i nostri maggiori alleati per scatenare quella rivolta civile che prima o dopo
incendierà le strade di mezza Europea. Nel caso in cui, il 12 settembre prossimo, la Corte
Costituzionale di Karlsruhe emanerà una sentenza favorevole
all’introduzione del Meccanismo Europeo di Stabilità MES, ai cittadini tedeschi verrà chiesta complessivamente una quota di partecipazione da €192 miliardi,
che non so quanto e per quanto tempo saranno disposti a versare tramite i
soliti aumenti delle tasse e tagli alla spesa pubblica sociale. La strada
opposta di concedere invece alla BCE maggiori poteri per intervenire
autonomamente sui mercati e sostenere direttamente il debito pubblico della
periferia, senza passare per il MES, potrebbe condurre nel medio-lungo periodo
ad un’abbondanza di liquidità e ad un innalzamento dell’inflazione, che andrà
ad impattare soprattutto sui lavoratori precari e sui bassi redditi. A questo
punto, per evitare un’ondata di sommosse di piazza dei lavoratori inferociti
che non riusciranno più a pagare l’affitto e a stare dietro all’aumento dei
prezzi, il governo tedesco sarebbe costretto a rivedere la sua politica di contenimento salariale e in
breve tempo crollerebbe miseramente il tradizionale approccio mercantilista degli affari basato più sulla domanda esterna, le esportazioni, che
sulla domanda interna.
Questo è il dilemma maggiore che si trova ad
affrontare il governo Merkel in questi giorni, perché se da una parte non può
scontentare gli oligarchi, gli affaristi, i banchieri tedeschi privandoli di
uno strumento prezioso di profitto come l’euro, dall’altra deve placare il
malcontento e i mugugni della base del suo elettorato, che è sempre più ostile
all’euro. In questa ottica vanno lette le uscite spesso contraddittorie del
ministro delle finanze Wolfgang
Schaeuble, che se un giorno dice che “non
c’è più spazio per nuove concessioni ad Atene”, poco dopo ricorda ai
tedeschi che “nessun altro paese
dell’eurozona trae vantaggi dall’euro come la Germania”, per convincerli a
rimanere ancora un po’ nell’unione monetaria, almeno fintanto che le aziende
tedesche fanno ancora affari nella periferia e possono razziare ciò che rimane
appetibile in quelle economie. E’ una vera partita
a scacchi fra i governanti e il popolo tedesco per raggiungere un qualsiasi
compromesso percorribile, che nella più accreditata delle ipotesi sarà un misto
delle due precedenti opzioni: la BCE potrà comprare subito titoli di stato
europei per tranquillizzare i mercati e fare abbassare gli spreads, ma non per proprio conto ma come intermediario del MES, i
cui tempi e metodi di attivazione definitiva appaiono ancora molto lunghi e
macchinosi.
Ad ogni modo, se
gli sviluppi di questo dibattito interno
tutto tedesco è ancora in gran parte confinato e sconosciuto al resto
dell’opinione pubblica europea, un’altra partita a scacchi ben più sottile e
tattica si sta giocando in questi giorni fra la Germania e la tecnocrazia
europea, con una successione impressionante di dichiarazioni al vetriolo,
smentite, nuove esternazioni, che dimostrano apertamente a quale livello di
tensione e inasprimento siano arrivati i rapporti fra queste due istituzioni.
Irritato dalle prese di posizione categoriche dei ministri tedeschi sui
prossimi aiuti alla Grecia e il ruolo della BCE, il presidente dell’Eurogruppo
Junker ha dichiarato che “l’uscita della
Grecia dall’euro non fa parte delle ipotesi di lavoro” e che essa avrebbe “enormi ripercussioni negative”. Ed ha
poi accusato Berlino di piegare gli interessi dell’UE a ragioni di politica
interna: "Perché si permette il lusso di
fare continuamente politica interna su questioni che riguardano l'Europa?
Perché tratta l'eurozona come una sua filiale?”
Parole abbastanza dure e sprezzanti che amplificano
inesorabilmente il divario e confermano che fra la Germania e la tecnocrazia
dell’eurozona si stia instaurando lo stesso rapporto che esisteva fra il Doctor
Frankstein (la Germania) e la sua creatura (l’eurozona): adesso il mostro
pretende di vivere di vita propria e non sopporta più chiunque lo accusi con
disprezzo per le sue orrende sembianze, fosse anche il suo stesso creatore.
Deve fare riflettere (letterariamente parlando) il fatto che il mostro alla
fine si piega solo davanti al cospetto di Frankstein e decida per il suo bene
di uccidersi gettandosi nelle acque gelide del Polo Nord. Accadrà la stessa cosa nello scontro finale fra la Germania e la
tecnocrazia? Probabile, molto probabile. In fin dei conti dobbiamo sempre
considerare che i tecnocrati sono dei funzionari pagati e stipendiati dai
governi europei e se per il bene e il profitto dell’azienda (il comitato d’affari con sede a Bruxelles e a Francoforte), ai dirigenti è consentita un’ampia
libertà di manovra, è sempre agli azionisti di maggioranza (Germania e Francia
in particolare) che spettano le decisioni più importanti. E gli azionisti di
maggioranza, incastrati loro malgrado nelle strutture democratiche dello stato di appartenenza, devono rispondere del loro operato ai rispettivi elettori e questi ultimi cominciano a diventare sempre più insofferenti all'euro, all'eurozona, alla tecnocrazia e a tutto ciò che comporta.
Con le dovute proporzioni e le similitudini del caso, se la prospettiva
del Polo Nord appare abbastanza inverosimile, sono invece quasi certo che oggi come
oggi una buona parte dei cittadini europei accoglierebbe con molto piacere
l’idea di vedere un’ordinata fila di cialtroni e farabutti formata da Junker,
Draghi, Van Rompuy, Barroso, Trichet gettarsi nelle acque del Mar Baltico per
liberarci per sempre da quel mostro chiamato euro che ha distrutto e sta
continuando a distruggere la vita di tutti noi.
Certo sarà difficile che i tecnocrati si facciano spontaneamente da parte, perché sono
attaccati ai soldi e alle poltrone più di chiunque altro, ma alla fine è
possibile che i governanti tedeschi, sollecitati dai loro stessi cittadini, gli
diano molto presto un calcio nel
fondoschiena perché ritenuti inutili, ingombranti e poco efficienti per la
conduzione dei loro affari. Le stesse aziende, corporazioni, grandi società
finanziarie europee che hanno favorito l’ascesa dei tecnocrati alle loro
cariche si renderanno conto che l’euro
sia diventato ormai un elemento destabilizzante e controproducente per
l’intera economia, buttando anche loro a mare i propri scagnozzi infiltrati
nelle istituzioni europee. Inutile ripetere che qui stiamo parlando solo di
soldi, affari, apparati burocratici fascisti, regimi autoritari, carriere,
mentre niente di tutto quello che speravano i cittadini con il grande sogno
degli Stati Uniti d’Europa, la terra
del benessere, della libertà, dei diritti, della democrazia, era stata mai
presa in considerazione dai padri
fondatori dell’Unione Europea (Mitterand, Kohl, Prodi, Delors, Monti), che
sapendo perfettamente ciò a cui stavano lavorando sono da considerarsi in
assoluto i maggiori criminali e
colpevoli del disastro attuale.
Non a caso il governatore della Bundesbank Jens Wiedmann ha chiamato a rapporto il
suo dipendente Mario Draghi per far
sentire la voce del padrone e avere
chiarimenti riguardo alle sue ultime dichiarazioni, perché è chiaro che la
linea che intende percorrere Draghi di sostegno ai titoli pubblici della
periferia sia contraria alla politica
monetaria restrittiva imposta dalla banca centrale tedesca. Per difendere
la sua tesi Draghi ha però ancora molte frecce al suo arco. Innanzitutto, nella
situazione attuale di drastico arresto del mercato interbancario in cui le
banche non si fidano più a prestarsi liquidità a vicenda, il governatore della
BCE può dimostrare che per mantenere fede al mandato della banca centrale, che
oltre alla stabilità dei prezzi
impone anche un efficiente trasmissione della politica monetaria e un’armonizzazione
dei tassi di interesse all’interno dell’eurozona, è costretto ad adottare misure non convenzionali (non
convenzionali per il mostro giuridico europeo, non per il resto del mondo) come
l’acquisto di titoli di stato sul mercato secondario, in modo da rendere più
liquido il mercato e ridurre l’asfissiante domanda di nuova liquidità da parte
degli istituti europei presso la stessa banca centrale.
In condizioni normali, una riduzione del tasso di
interesse di riferimento fino allo 0,75%, avrebbe condotto le banche a chiedere
maggiore liquidità per fare nuovi prestiti e guadagnare in modo considerevole
sullo spread, sullo scarto di interesse. Ma nell’odierna fase di paralisi della cosiddetta economia reale, con una caduta inarrestabile
della domanda e dei consumi e con i fallimenti delle piccole e medie aziende
che si susseguono a catena, le banche preferiscono parcheggiare la nuova
liquidità presso i depositi della stessa BCE, remunerati con un tasso di
interesse 0% e perdendo quindi un 0,75% netto (quando va bene) per ogni
rifinanziamento richiesto. Il fallimento
del meccanismo di trasmissione della politica monetaria, secondo il quale
ad un abbassamento del tasso di interesse da parte della banca centrale
dovrebbe corrispondere un aumento di offerta di moneta e di denaro circolante
nell’economia, si riscontra anche nelle condizioni con cui si finanziano le
banche e le aziende nei vari paesi dell’eurozona: il tasso principale di riferimento per i prestiti, che condiziona
l’intera struttura dei tassi sia a breve che a lungo termine, non è più quello
fissato periodicamente dalla BCE, che detto brutalmente nessuno più considera, ma
il rendimento dei titoli di stato, che
vengono ritenuti dagli operatori e dagli agenti economici una misura più realistica del rischio sistemico
associato ad un particolare paese.
Per questo motivo, recentemente l’amministratore delegato della Fiat Marchionne si è lamentato della concorrenza sleale della Volkswagen, che può reperire facilmente
fondi sui mercati dei capitali ad un misero 1,5%, mentre la Fiat è costretta a
prendere in prestito soldi al 6%, modulando di conseguenza al ribasso i salari
e al rialzo tutta la successiva stratificazione dei prezzi. In questo caso
l’unico elemento esterno che avrebbe potuto riequilibrare la differenza dei
tassi di interessi senza intervenire sui salari e sui prezzi è il tasso di cambio flessibile delle
rispettive monete che avrebbe comportato un apprezzamento del marco tedesco e
un deprezzamento della lira italiana, favorendo un recupero dei margini di competitività perduti. Ma siccome siamo in
un’unione monetaria assolutamente sbilanciata, questi automatismi non possono
avvenire e la Volkswagen nel silenzio più assoluto continua indisturbata ad
accumulare profitti, facendo persino sfacciata propaganda sulla
sua generosa politica salariale. Il disastro dell’eurozona, che è arrivato
ormai al culmine della sua deflagrazione, conduce purtroppo a questi paradossi
e il fatto che un idiota come Marchionne se ne sia accorto è in generale un
buon segno. Se il filosofo reinventatosi dirigente capisse anche che con il
ritorno alla lira, le automobili Fiat potrebbero di nuovo ritornare ad essere competitive
rispetto a quelle tedesche (quantomeno in base al fattore prezzo, per la
qualità e l’affidabilità dovrebbero pensarci gli ingegneri), saremmo già a metà
dell’opera per uscire dalla gabbia europeista.
Il fallimento ormai conclamato della politica monetaria
della BCE si può leggere apertamente anche sui documenti
prodotti dagli analisti della stessa banca centrale che spiegano
perfettamente in quale pantano si trovi l’eurozona in questo momento. Nell’ultimo sondaggio trimestrale fatto a campione su 125 istituti bancari europei si possono evincere in particolare questi dati,
che peraltro sono già abbastanza noti:
1) Il 25% delle
banche riscontra maggiore difficoltà nel
reperimento di fondi, e il problema è dovuto al peggioramento dei titoli
collaterali utilizzati negli scambi di liquidità: peggiore è il valore e la
rischiosità del titolo (in particolare titoli di stato) fornito in garanzia e
minore sarà la quantità di capitali ricevuti in prestito, con un più elevato
tasso di interesse da corrispondere all’istituto bancario o alla società
finanziaria creditrice.
2) Le banche
non hanno segnalato alcuna modifica o cambiamento sia in senso espansivo o
restrittivo rispetto al passato nelle condizioni
di credito fornite ai clienti, segno che le politiche e operazioni
monetarie intraprese dalla BCE non hanno sortito alcun effetto significativo
nella cosiddetta economia reale. Le condizioni più favorevoli di credito
vengono offerte alle grandi aziende,
multinazionali e ai progetti più rischiosi, dato che i grandi gruppi avendo
un mercato internazionale abbastanza consolidato non subiscono molto la crisi
interna all’eurozona e la situazione stagnante dell’economia incentiva sia il moral
hazard degli imprenditori che delle stesse banche verso investimenti
più rischiosi. In questo contesto le piccole e medie aziende, operanti
principalmente nel mercato interno all’eurozona, sono le più penalizzate.
3) L’elemento
che viene rimarcato con maggiore enfasi dalle banche è il calo generalizzato della domanda di nuovi prestiti, soprattutto i
mutui per la casa e i prestiti al consumo. Avevamo dubbi che la crisi attuale
dell’eurozona sia da rintracciare in una drammatica flessione della domanda? E
non abbia nulla a che vedere con il miglioramento dal lato dell’offerta? Siamo
proprio sicuri che incamminandoci verso una costante deflazione dei prezzi e
dei salari, ritorneremo ad essere più competitivi e la gente ritroverà la
voglia di spendere, investire, consumare? Ma scusate, non si tratta di un film
già visto dopo il crollo della borsa di Wall Street del 1929, dal titolo la Grande Depressione?
Preso atto di queste evidenze empiriche, di cui gli
stessi banchieri sono pienamente a conoscenza, la conclusione più ovvia è che
le nuove strategie monetarie proposte da Draghi di acquisto di titoli di stato
e monetizzazione del debito pubblico, che con ogni probabilità verranno
confermate il prossimo giovedì 2 agosto, non
risolveranno nessuno dei problemi dell’eurozona. La maggiore liquidità in
possesso degli istituti creditizi e il miglioramento del collaterale offerto
negli scambi potrà pure alleggerire le condizioni di rifinanziamento delle
banche europee, ma questo non servirà a riversare maggiore liquidità nei
mercati e a rilanciare gli investimenti, per il semplice motivo che gli agenti economici non stanno chiedendo soldi
o non sono più in condizione di chiederli. Fra l’altro, il fatto che la BCE
acquisti titoli di stato non solleva i
governi e infine i cittadini dal rimborso degli stessi (come accade per
esempio negli Stati Uniti con la Federal Reserve, dove la banca centrale
utilizza i titoli di stato come se
fossero dei semplici depositi di risparmio che si aprono e si chiudono
tramite rapidi accreditamenti e addebitamenti di cifre elettroniche e le tasse raccolte non servono né a
finanziare la spesa pubblica né a rimborsare il debito), ma possibilmente
riduce soltanto il rendimento dei
prossimi titoli emessi dai governi nelle aste primarie (non di quelli
circolanti), in quanto gli investitori avranno per un determinato periodo di tempo la certezza
che esiste nel mercato un compratore istituzionale (la BCE appunto) disposto ad
acquistare questi titoli a qualunque prezzo proposto: questo meccanismo
favorisce indirettamente un certo risparmio per lo stato, ma serve più che
altro a creare direttamente facili
plusvalenze per le banche. Quando il programma SMP o le munizioni fornite
dal MES andranno ad esaurirsi, gli investitori faranno le corse per liberarsi
in fretta dei titoli in loro possesso facendo di nuovo schizzare in alto gli spreads
e con grande stupore di tutti (non nostro!) si ritornerà esattamente al punto di partenza senza avere risolto nulla
(a parte le plusvalenze generosamente concesse alle banche).
Malgrado l’insistenza e la fiducia cieca dei
tecnocrati, che sfiora spesso il fanatismo (o la malafede: sono i due risvolti
più insidiosi e insopportabili dell’integralismo religioso), di risolvere la
crisi finanziaria adottando queste contorte
alchimie monetarie e puntando tutto sul lato dell’offerta, è chiaro ormai anche ai sassi che invece ci
troviamo nel classico caso di crisi di
domanda, che come la storia ma
anche la teoria economica classica insegna non può essere affrontata soltanto con
semplici interventi di politica
monetaria, ma con massicce ed organiche operazioni di politica fiscale: stimoli, detassazione, incentivi e sussidi alle
imprese, programmi di piena occupazione, strategie volte ad una migliore
redistribuzione dei redditi, trasferimenti fiscali dalle zone in surplus a
quelle in deficit. Per intenderci, come abbiamo spesso ripetuto, questo è il momento di aumentare la spesa
pubblica e ampliare i deficit dello stato e non di ridurli o addirittura
azzerarli con regole assurde, antidemocratiche, antieconomiche, irragionevoli,
fideistiche come il paraggio di bilancio in costituzione: una norma che esiste solo nell’eurozona e quindi, per
semplice induzione, visto le condizioni pessime in cui versa l’eurozona, una pessima norma. Una scempiaggine.
Fra l’altro, considerando gli elevati differenziali macroeconomici a cui abbiamo prima accennato,
non è neanche detto che queste iniziative di stimolo alla domanda
indispensabili nel breve periodo consentirebbero a medio-lungo termine una crescita armoniosa ed equilibrata dei
paesi all’interno dell’unione monetaria, anzi, al contrario, potrebbero
favorire lo sviluppo e la genesi di
nuovi squilibri peggiori dei precedenti. Ma quantomeno sarebbe un primo passo utile nella giusta direzione,
a cui dovrebbero seguirne in rapida sequenza tanti altri che per diversi motivi
(non ultimo la reale volontà dei vari paesi, governi, potentati nazionali di
perseguire tali obiettivi) sono difficili da prevedere non solo nel lungo
periodo. Ma nel lunghissimo periodo, ad
aeturnum.
E’ chiaro a tutti quelli che sono sfuggiti da tempo
alle tenaglie oppressive e coercitive
delle teorie economiche neoliberiste e hanno capito quanto sia pericoloso
trattare la materia economica in termini di dogmi di fede e canoni
numerici da rispettare alla lettera pena le fustigazione e le punizioni
corporali, che il grafico da tenere giornalmente sott’occhio non sia quello
dello spread, del debito pubblico o del deficit di bilancio, ma quello che vi
propongo sotto: l’aumento inarrestabile
della disoccupazione in tutta l’area dell’eurozona. Questi ragazzi, questi
uomini, queste donne, che hanno perso il lavoro o un lavoro non lo hanno mai
avuto, non solo non saranno in grado di spendere (a parte i soldi necessari per
i bisogni primari), ma presto o tardi si ritroveranno per strada a protestare
contro il governo, contro le banche, contro la diabolica collusione fra governo
e banche e perché no, quando sarà il momento, quando la consapevolezza sarà più
radicata, contro l’euro come moneta e come strumento
di imposizione di misure totalitarie e estorsive dall’alto e cessione di sovranità democratiche e
politiche dal basso, voluto sia dai governi che dalle banche per una seria
innumerevole di interessi concomitanti (primi fra tutti: il controllo delle
masse e l’estrazione di ricchezza dalle masse verso le élite oligarchiche del
settore industriale e finanziario).
Per concludere, per capire meglio la mentalità di
questi talebani dell’economia che si
trovano momentaneamente dislocati fra Bruxelles e Francoforte, basta rileggere
con attenzione alcuni stralci delle dichiarazioni rilasciate la scorsa
settimana da Mario Draghi, questo Mr Bean pasticcione e imbranato della
finanza. Le notevoli contraddizioni e la confusione che permane nella mente
di quest’uomo dimostra non solo che il presunto comandante dell’eurozona sia
una persona con parecchie amnesie e disturbi mentali, ma che la sua stessa fede
incrollabile nei dogmi del neoliberismo che tanto lo contraddistingue e lo ha
reso forte in passato comincia a mostrare dei minacciosi scricchiolii, delle
vertiginose crepe. Forse la nave impazzita dell’eurozona è assai fuori rotta
non perché i mari siano particolarmente inclementi o agitati, ma perché gli ammiragli virtualmente al comando della
nave sono palesemente impazziti e fuori controllo. E se persino dagli Stati
Uniti, il paese protettore e progenitore di tutti i neoliberisti del mondo, è
dovuto volare di corsa fino in Germania il ministro del tesoro Tim Geithner per ammorbidire e calmare
le ire dei tedeschi e la loro risolutezza a disfarsi di questi folli
tecnocrati, significa che il punto di
rottura è sempre più vicino. Ma vediamo appunto alcune perle di lucida
follia del governatore della BCE Mario Draghi, cominciando con la prima:
“Sì, anche a mio parere il focus è troppo
spesso puntato sulle riforme del mercato del lavoro, che non sempre si trasformano
in una maggiore competitività dato che le aziende a volte beneficiano delle
situazioni di monopolio o di rendite di posizione. Abbiamo quindi bisogno di
guardare ai mercati per i prodotti ed i servizi, e di liberalizzare dove necessario in modo da aumentare
la competitività”. Ma come? Non era stato proprio Draghi insieme al suo
compagno di merende Trichet ad inviare al governo italiano una lettera il 5 agosto scorso in cui chiedeva esplicitamente come riforma principale la maggiore flessibilità
del mercato del lavoro? E adesso, che bene o male tale riforma è stata
fatta, come mai l’economia non riparte? Possibile che da qualche parte, nel
cervello di Draghi e nella sequenza logica delle sue elucubrazioni, ci sia un
inghippo, un problema? E poi, va bene ammettere che la concorrenza perfetta non può esistere nel mondo reale, ma siamo
veramente convinti che le liberalizzazioni siano la panacea giusta per i nostri
mali? Io governo, quindi stato che deve per forza intervenire nell’economia per
regolarla, al contrario di quello che farneticano tutti i neoliberisti, posso
pure impegnarmi ad abbattere le barriere
di ingresso che insistono nei vari settori e favorire l’arrivo di nuovi
soggetti e investimenti, ma se nessuno compra i beni e servizi prodotti perché
non ha materialmente i soldi da spendere, siamo proprio sicuri che i
fantomatici nuovi soggetti e investimenti arriveranno?
“La riduzione del
debito è vitale, e la nazione dovrà rispettare
il suo impegno a portare il deficit sotto il 3% del PIL nel 2013 in modo da
continuare a beneficiare di bassi tassi di interesse”. Qui
siamo di fronte alla solita sparata dettata da dogmatismo scolastico o malafede
conclamata: prima di investire in un determinato paese i mercati non controllano
mai la situazione dei conti pubblici, premiando con un basso tasso
di interesse quelle nazioni che hanno un contenuto rapporto deficit/PIL e
debito pubblico/PIL. E’ la realtà dei fatti e dei dati a dircelo. Infatti, a
parte che il rischio sistemico di un
paese si misura eventualmente dal debito totale/PIL (somma di debito
pubblico e debito privato), i dati storici e congiunturali confermano che i mercati non ragionano affatto sui parametri
di prestazione della finanza pubblica per orientare i loro investimenti. Gli
esempi classici sono sempre i soliti: gli Stati Uniti (deficit/PIL -9,7%,
debito pubblico/PIL 110%), la Gran Bretagna (deficit/PIL -8,4%, debito
pubblico/PIL 85%), il Giappone (deficit/PIL -9,5%, debito pubblico/PIL 220%) a
dispetto della scarsa virtuosità pubblica vengono sempre premiati dai mercati
con bassissimi tassi di interesse sui
titoli pubblici intorno all’1%. Quando un operatore deve investire su un
titolo pubblico di un determinato paese verifica innanzitutto le modalità con
cui i paesi riescono a reperire i soldi per rimborsare i loro debiti: se un paese è sovrano e monopolista unico della
propria moneta (è il caso di Stati Uniti, Gran Bretagna, Giappone), la possibilità di diventare insolvente sui
debiti denominati in valuta nazionale materialmente non esiste, mentre
quando un paese non è sovrano e utilizza una moneta straniera per i propri
pagamenti (eurozona), il rischio di rimanere a corto di soldi e di diventare
insolvente sui debiti denominati in quella moneta straniera è sempre dietro l’angolo.
“Questa cornice ha portato al Trattato di Maastricht del 1992. i
tassi di interesse dell’Italia erano molto alti all’epoca, ma come risultato
del suo coinvolgimento nel progetto di un’Unione Monetaria, l’Italia ha visto
diminuire in modo subitaneo i suoi tassi, prima ancora che ci fosse una
diminuzione del deficit, che rimase all’11% del PIL! Questo mi porta a credere
che se una nazione si impegna in modo definito,
anche sul lungo-periodo, allora questo avrà un impatto anche sul breve periodo”.
Mario
Draghi si contraddice da solo con quanto detto in precedenza e si inventa pure
una motivazione per spiegare la sua assurda teoria: l’Italia nel 1992 aveva un
rapporto deficit/PIL dell’11%, eppure i suoi tassi di interesse cominciarono a
diminuire, non perché il governo avesse firmato il Trattato di Maastricht del
1992 (sai quanti trattati intergovernativi ha firmato lo stato italiano da
allora in poi senza alcuna variazione di giudizio sulla sua affidabilità e
credibilità?), ma perché a causa di un attacco
speculativo alla lira concordato a livello internazionale, l’Italia fu
costretta per un certo periodo di tempo ad uscire dal sistema di tassi fissi di
cambio dello SME e per alcuni anni, fino al 1996, non ebbe più l’obbligo di
mantenere i tassi alti per attirare i capitali dall’estero e rispettare il
vincolo di cambio rigido con il marco tedesco. Eppure il buon Draghi dovrebbe
conoscere perfettamente questi fatti, visto che all’epoca era direttore del tesoro e alcune
ricostruzioni abbastanza attendibili lo vedono presente il 2 giugno 1992 sul panfilo Britannia della regina Elisabetta
a cospirare insieme ai banchieri della City di Londra contro gli interessi
italiani.
“Il nostro
mandato non è risolvere i problemi finanziari delle nazioni, ma
assicurare la stabilità dei prezzi e contribuire alla stabilità dei sistemi
finanziari in piena indipendenza”. Caro Draghi, se il tuo
mandato non fosse risolvere i problemi finanziari di un paese non avresti
dovuto mandare quella famigerata lettera al governo italiano il 5 agosto scorso.
Ma soprattutto, constatando adesso che per la seconda volta consecutiva nel
giro di pochi mesi si rende necessario un intervento della BCE sul mercato dei
titoli di stato, qualcuno potrebbe finalmente avere la decenza di ammettere di
avere commesso un errore, ignorando una
norma di buon senso inconfutabile dell’economia: la politica monetaria non può essere separata, indipendente e autonoma
dalla politica fiscale, perché entrambe devono lavorare in stretto contatto
per garantire la stabilità dei prezzi, dei tassi di interesse e la tenuta dei
conti pubblici. Se fossero persone normali e dotate di normale senso del pudore
e di giudizio, i tecnocrati avrebbero già da tempo dovuto lavorare alacremente
alla modifica degli articoli 123 e 130
del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (per intenderci, quelli
che sproloquiano sulla autonomia e indipendenza della banca centrale dai
governi e impediscono alla BCE di finanziare direttamente o indirettamente gli
stati), perché palesemente in contrasto con la realtà dei fatti e con la
corretta trasmissione degli interventi di politica monetarie.
Le
condizioni straordinarie nelle quali ci stiamo imbattendo implicano un ruolo
più attivo da parte della BCE che vada oltre alle politiche monetarie, per
problemi che non possono essere risolti da una mera politica monetaria, quali
deficit pubblici troppo alti, mancanza di competitività o squilibri non
sostenibili, soprattutto quando la stabilità finanziaria sia messa a rischio. Salvaguardare l’euro è parte del nostro
mandato. Puntualmente Draghi non perde tempo a smentire se stesso ammettendo
appunto che la politica monetaria da sola non basta e che il mandato di una
banca centrale sia anche quello di risolvere i problemi finanziari dello stato.
L’interdipendenza stretta fra politica
monetaria e politica fiscale è la normalità, mentre le condizioni straordinarie che si sono verificate nel periodo
2000-2008, quando per una serie di motivi abbiamo assistito ad un’anomala e
ingiustificata convergenza dei tassi di interesse fra i diversi paesi
dell’eurozona, erano dettate più da ragioni di pura speculazione finanziaria e dall’incapacità dei mercati di allocare efficacemente le risorse e
valutare razionalmente il merito creditizio di singoli investimenti (in questo
caso i titoli pubblici dei paesi della periferia, mentre sui titoli e
finanziamenti privati la convergenza dei tassi di interessi non c’è mai stata,
essendo costantemente più alti nella periferia rispetto al centro).
Con tutte queste premesse, con questi personaggi
strani che circolano a piede libero in Europa e impunemente gestiscono i
passaggi più delicati, appare difficile rispondere alla domanda iniziale: questa sarà una settimana decisiva per
salvare l’euro e mettere in sicurezza l’intera eurozona? No, probabilmente
no. Qualunque azione intraprenda Draghi giovedì prossimo i maggiori problemi
dell’eurozona rimarranno comunque irrisolti e saranno altri personaggi, altri
paesi, altre circostanze a decretare il verdetto finale su questo obbrobrio politico, economico, finanziario
e culturale che ha distrutto e annientato la capacità critica di reazione dei popoli
europei. Già possiamo prevedere con largo anticipo altri eventi che potrebbero
attirare l’attenzione degli osservatori internazionali ed essere definiti
decisivi per le sorti dell’eurozona: il 20
agosto prossimo il governo greco dovrà rinnovare €3,2 miliardi di debito in scadenza, facendo ricorso al fondo salvastati EFSF per rimborsare la BCE (altra
assurdità, che fa capire quanto gli interventi della BCE di acquisto di titoli
di stato non siano risolutivi, perché come abbiamo detto alla fine la banca
centrale, al contrario da ciò che avviene in qualsiasi altro paese normale del
mondo, i titoli li vuole rimborsati e in contanti anche), il 12 settembre la Corte Costituzionale
tedesca di Karlsruhe si pronuncerà sulla legittimità dei fondi di salvataggio e
sull’introduzione del meccanismo permanente MES. In questo frattempo la
situazione potrebbe precipitare in ogni momento e basta leggere l’analisi amara e impietosa
dell’Institute for New Economic Thinking
(INET), un team di economisti guidato da alcuni consulenti del governo tedesco e dallo speculatore finanziario George Soros, che di debolezza dei sistemi monetari se ne intende, per capire che
siamo ormai vicinissimi al famoso punto di rottura, che può essere di volta in volta rimandato ma da cui l’eurozona non
potrà mai sfuggire: “Siamo
convinti che l’Europa sia un
sonnambulo che cammina verso un disastro di proporzioni
incalcolabili. Il senso di una crisi senza
fine, con una pedina del domino che da un momento all’altro potrebbe cadere
su tutte le altre, deve assolutamente essere invertito”.
Ti segnalo una cialtronata di dimensioni bibliche:
RispondiEliminahttp://www.corriere.it/editoriali/12_agosto_01/editoriale-crisi-economica-francoforte_f93d7ccc-db98-11e1-83b0-3101995e52cb.shtml
Non ho parole...la solita cafonata di due cialtroni che non hanno limiti di decenza e di pudore: acquistarci il debito da soli, significa scannarci fra di noi come polli in un pollaio, perchè serve solo a ridistribuire la ricchezza dalle classi basse a quelle in grado di acquistare un titolo di stato...una guerra fra poveri insomma...l'esempio del Giappone non regge ed è truffaldino, perchè in quel caso per pagare gli interessi ai possessori di titoli di stato non prelevano soldi dalle tasche di altri cittadini...quelli stampano, hanno una banca centrale...non crescono economicamente, ma nemmeno si fanno massacrare dai mercati, come facciamo noi polli europei...
Eliminanon so come fa a sostenere il contrario signor Valerio, il problema è il debito pubblico e questo è stato chiaramente e scientificamente dimostrato da diversi economisti non solo italiani.
RispondiEliminaNessun Paese può sostenere un debito in rapporto al pil di oltre il 120% l'unico modo per risolvere la questione è scendere sotto il 50% in rapporto al pil e ridurre le spese inutili.
a tale proposito gradirei se possibile un suo parere riguardo l'accorpamento delle province.
Personalmente sarei per eliminarle tutte.
In secondo luogo sarei anche per l'abolizione dei comuni sotto i 40.000 abitanti.
Luke
Beh, caro signor Luke se non riesce a capire la lingua italiana scritta non è a me che deve rivolgersi ma ad una scuola serale o al CEPU...la aiuterebbe anche la lettura di qualche classico come Carlo Emilio Gadda (Quer pasticciaccio brutto di via Merulana) o Leonardo Sciascia (Il giorno della civetta, Todo modo) o Luigi Pirandello (Il fu Mattia Pascal, Uno, nessuno e centomila)...per capire che la verità non è quasi mai come appare...se a lei le hanno fatto credere dalla sua nascita che il problema è il debito pubblico non significa che il debito pubblico sia veramente un problema, perchè ci sono dati che dicono il contrario:
Elimina"Gli esempi classici sono sempre i soliti: gli Stati Uniti (deficit/PIL -9,7%, debito pubblico/PIL 110%), la Gran Bretagna (deficit/PIL -8,4%, debito pubblico/PIL 85%), il Giappone (deficit/PIL -9,5%, debito pubblico/PIL 220%) a dispetto della scarsa virtuosità pubblica vengono sempre premiati dai mercati con bassissimi tassi di interesse sui titoli pubblici intorno all’1%"
E ci sono i più grandi economisti moderni, da Keynes in poi, fino a Godley, che dimostrano il contrario, facendo vedere con semplicità, anche ai non addetti ai lavori, come il debito pubblico in condizioni normali, in cui lo stato è il monopolista unico della sua moneta (non è nell'assurda anomalia dell'eurozona, in cui gli stati sono costretti a chiedere in prestito una moneta straniera chiamata euro alle banche per potere operare...) altro non è che la ricchezza finanziaria netta del settore privato, quindi anche sua e mia...le consiglio di leggere questo articolo sui bilanci settoriali per avere chiarimenti in merito:
http://tempesta-perfetta.blogspot.it/2012/02/modern-money-theory-mmt-prima-lezione.html
Ma che glielo dico a fare, lei deve fare prima almeno 2 o 3 al CEPU...buono studio e buon lavoro!!!
non ha risposto alla mia domanda: è d'accordo con l'accorpamento delle province? lo sarebbe con l'accorpamento dei comuni sopra i 40.000 abitanti?
RispondiEliminalasci perdere Pirandello e i classici della letteratura. Stiamo parlando di economia.
I Paesi che ha citato hanno un debito pubblico alto ma sono Paesi produttori di materie prime e quindi possono andare avanti. Noi non produciamo materie prime produciamo solo debito pubblico.
Lasci da parte anche gli sfottò.
su internet ho letto almeno 40 pareri diversi riguardo alla crisi economica e il suo è uno di questi 40 e non è al di sopra di essi.
E'è solo un suo parere non è la verità rivelata.
Luke
Vorrei ricordare che il giappone non è affatto un produttore di materie prime e tra l'altro ha il debito pubblico al 220%
EliminaPer carità, non ho ha mai creduto di avere la verità rivelata in tasca, per un semplice motivo: la verità assoluta, sia in economia che nella società umana, non esiste o quantomeno se esiste cambia continuamente in base alle modifiche del contesto storico, geografico, sociale...ecco per quale motivo ho fatto quel riferimento ai classici, perchè paradossalmente gli scrittori citati hanno una visione dell'economia molto più attinente e precisa dei tecnocrati neoliberisti europei che abbiamo al governo, che invece hanno una raccapricciante visione dell'economia deterministica e affine ad una scienza esatta: pongono dei vincoli numerici (60% debito/PIL, 2% di inflazione, pareggio di bilancio) e credono che ad ogni azione corrisponda necessariamente una certa reazione, ampiamente prevedibile...questi non sono economisti, ma alchimisti, ciarlatani, cialtroni...
EliminaE purtroppo vedo che il loro modo di ragionare ha influenzato anche persone mediamente sveglie come lei, che crede che bisogna mettere dei limiti numerici che separano nettamente la virtù dal vizio (50% di debito/PIL, ma chi glielo ha dato questo vincolo, il dottore? No, è solamente che è lei è stato plagiato dalla mentalità degli apprendisti stregoni che riempono la testa della gente di numeri e formule per confonderle... l'Irlanda aveva un debito pubblico/PIL del 40%, eppure è andata in crisi lo stesso... quindi?)
Quindi se fossero state persone corrette e oneste intellettualmente, i tecnocrati europei avrebbero dovuto ammettere anche in presenza di un solo dato contrario che la loro teoria del limite del 60% del patto di stabilità è sbagliata, falsa, non confermata dai dati... mi dica, se Newton avesse scoperto che una mela (una sola mela su un milione) cadendo dall'albero andava in diagonale, invece che verticalmente, secondo lei avrebbe formulato ugualmente la legge di gravitazione universale...no, secondo me no, perchè Newton era un vero scienziato, non un ciarlatano...oppure avrebbe formulato la legge prevedendo delle eccezioni...
E si badi bene, il caso europeo è ancora più eclatante, perchè non solo non è possibile dimostrare che il paese che si trova al di sotto del limite del 60% sia virtuoso, ma nemmeno che quello che si trova al di sopra sia vizioso (Germania, 83% del debito/PIL, eppure viene presa come esempio a livello planetario di virtù)... ora lei è libero di credere a chi vuole, ma non può venire qui a scrivere scemenze o numeri che non hanno senso, perchè non troverà mai terreno fertile per queste alchimie numeriche da ciarlatani e equilibrismi mistificatori da incantatori di folle...in un altro blog, sono sicuro che sparando quelle cifre potrebbe fare invece un figurone...qui l'economia viene trattata per quello che è: una scienza sociale di organizzazione e ottimizzazione delle risorse in cui il buon senso deve prevalere sulla matematica, che serve solo a consuntivo per verificare l'effetto di una certa azione...
EliminaVuole un mio parere sulle province? Glielo dico subito: abolirle tutte, perchè sono una struttura ridondante e inefficiente...tuttavia le competenze delle province non devono essere abolite, ci mancherebbe: le scuole devono essere gestite dai comuni, le strade dalla regione...sui comuni, invece sarei molto più cauto, perchè non metterei solo il fattore demografico come soglia (40000 mila mi pare un pò eccessivo, mentre 3000 mi pare una cifra più umanamente accettabile), ma anche il fattore distanza, perchè se mi serve un certificato e devo farmi 50 km per raggiungere il mio municipio di appartenenza, mi pare che non sia proprio un bel servizio per il cittadino...ripeto, ci vuole buon senso ed elasticità per gestire le risorse umane e l'organizzazione civile di una società, non rigidità e chiusura mentale...poi è certo che la gente si fa accalappiare di più da chi mostra maggiore rigidità, inflessibilità e la bacchetta pronto per bastonarli, ma questo è un altro discorso, e qui oltre a Pirandello, ci vorrebbe la lettura di Jung e Freud... perchè solo in un paese incivile, incolto e folle come l'Italia, un popolo può esultare perchè un professore esagitato e buffone taglia i posti letto per la gente del popolo, facendogli credere appunto che lo fa per il loro bene...contenti voi, cosa posso dirvi io: vi auguro di non trovarvi mai distesi per terra nel corridoio di un ospedale a maledire le forbici del professore della Goldman Sachs...
In un certo senso forse sono stato plagiato dai media nazionali che - comunque guardo poco - sul debito pubblico ne ho sentite di cotte e di crude e tra mille pareri è difficile poter farsi un'idea. L'economia non è il mio forte.
Eliminasui comuni in effetti ho buttato un numero a caso. tuttavia è da notare come in regioni come il Piemonte ci sono centinaia di comuni minuscoli.
un esempio: villarboit è comune e ha circa 500 abitanti in provincia di vercelli. a pochi chilometri c'è balocco 50 abitanti circa il centro abitato. 250 con le frazioni. tra i due paesi ci saranno circa 3 chilometri. a poca distanza ci sono altri comuni minuscoli. in questi casi si potrebbero accorpare.
ed evito per ritegno di citare diversi comuni alpini, meglio lasciar stare.
sulle province invece ho dei dubbi.
fino al 1971 le province erano enti amministrativi sotto l'egida del prefetto.
così dovevano tornare ad essere. invece ora questi accorpamenti mi lasciano perplesso.
in toscana rimarrebbero 2 province. ripeto: 2 province in un territorio di circa 20.000 kmq.
che senso ha?
mettiamo: Siena e Livorno. mezza toscana sotto Siena, l'altra metà e tutta la costa sotto livorno.
come si può dividere una regione in questo modo osceno!
la liguria 2 province: genova e la spezia. idem. da genova a ventimiglia ci sono circa 120 km. amministrare 200 km di mare e 120 km in linea d'aria è da pazzi.
la lombardia 2 o 3 province. e parliamo di 8.500.000 di abitanti. significa togliere province come varese, como, mantova, cremona.
possono 2 o 3 province gestire una regione così popolosa?
e le strade chi le gestisce i comuni? e ripartire le strade provinciali tra migliaia di comuni è compito arduo. in alcuni tratti addirittura nel raggio di 10 chilometri la competenza spetterebbe ad una ventina di comuni. assurdo!
per non parlare della perdita dei posti di lavoro. dell'incapacità da parte di pochi enti di gestire le scuole, gli istituti provinciali e tutto il resto.
questo è caos puro.
follia pura.
luke
giusto per rimanere in tema di pareri diversi:
RispondiEliminalei stesso scrive prima che la colpa di tutto questo casino è della germania che esporta molto in area Euro mandando in deficit i Paesi come il nostro; poi che la colpa non è solo della Germania; poi scrive che il debito pubblico non è il problema prevalente ma - allo stesso tempo in alcuni post che non starò qui ad indicarle perché li ha scritti lei e quindi saprà benissimo dove sono - allo stesso modo scrive che il debito pubblico - non avendo noi moneta sovrana - aggrava l'attuale situazione.
allora mettetevi d'accordo: il problema è o non è il debito pubblico?
il problema è o non è la Germania?
su ecodellarete, nel sito di goofynomics (tra una frase in latino, una in tedesco, una in francese e vari motti in inglese si riesce anche a capirci qualcosa..)e in altri siti similari come rischio calcolato vi contraddicete ogni 2 parole.
la colpa è dell'euro, anzi della germania, anzi del cambio fisso, anzi della scarsa flessibilità del lavoro, anzi della politica, no della speculazione ecc ecc.
un povero cristo che vi legge facilmente perde la bussola.
ora lei vorrebbe dirmi che il debito pubblico non è il problema principale. cosa propone? lasciarlo aumentare, far conto che non ci sia, concentrarsi sul debito privato, dare la colpa allo spread, alla germania, agli usa..
sarebbe interessante se riusciste a scrivere qualcosa di coerente ogni tanto.
lei stesso prima dice che non bisogna accanirsi contro la Germania, poi che la colpa è della Germania ma non solo e infine che la colpa è di una moneta unica in un Europa sostanzialmente disunita e con tante economie e politiche separate (e qui sono d'accordo).
c'è anche da dire che mi pare che l'unione europea sia la germania. la bce prende ordini dalla germania, quindi inutile parlare di unione europea, di troika e cose simili. facciamo prima a dire che la germania vuole comandare in europa.
cosa propone di fare?
non sarebbe il caso di mettersi d'accordo e di scrivere un post e un libro in cui si faccia chiarezza e si dica chiaramente di chi è la colpa di tutto ciò??
Ora immagino che - come accade sempre in questi casi - mi verrà detto che sono un troll. non fa niente del resto se non si sa cosa dire rimane facile marchiare gli altri in tal modo.
faccia lei
buona giornata
luke
Signori attenzione, qui non si sta argomentando per capire solo di chi è la colpa, ma di mostrare anche tramite la storia (Historia magistra vitae est), quale può essere la soluzione per riprendersi.
EliminaUn fatto è chiarissmo, la sovranità monetaria di uno stato è un DIRITTO!! In più se uno stato è costretto ad essere ricattato da terzi, dove finisce la democrazia? Dove finisce l'autodeterminazione dei popoli?
Quindi se lei signor luke pensa che rimanendo nell'euro (moneta non sovrana), manteniamo uno stato democratico è libero di pensarlo come vuole, ma si non stupisca quando arriverà il giorno in cui una folla inferocita la verrà a prendere insieme a tutti coloro che partecipano allo smantellamento dei diritti umani.
Magari mi sbaglio, ma come parla sembra che l'hanno pagata per difendere certe posizioni, perchè non riesco a credere che un essere umano calpesti anche i suoi stessi diritti.
Si ricordi!! Anche lei è un essere umano e se non rispetta i diritti altrui, disprezza anche se stesso.
Daniele
Eliminaandiamo con ordine
internet è un luogo molto vasto e vi si legge di tutto. Ho letto questo articolo e ne ho letti altri 20 circa. Ognuno di questi analizza il problema, in parte o totalmente, in maniera diversa, a volte opposta. Alcuni dicono che la colpa è dell'euro, altri della germania, altri dell'usa, altri della troika, altri ancora dell'unione europea che è un unione monetaria ma non politica.
alcuni forse hanno ragione, altri non lo so.
Il problema di questo nuovo millennio è che tutti hanno da dire su tutto, hanno opinioni e poche convinzioni.
in questo oceano di discussioni, teorie, tesi, postulati io mi sto perdendo.
Una cosa però credo di averla ancora chiara in testa e cioè mi ricordo bene ciò che scrivo e non ho mai scritto che bisogna rimanere nell'euro. quindi perché mi attribuisci un'idea che non mi balena proprio in testa?
non è una bella cosa attribuire ad un interlocutore una cosa che neanche pensa, figuriamoci se la scrive!!
per come la vedo io preferivo di gran lunga la lira all'euro, per vari motivi.
uno su tutti: in lire un prodotto lo pagavo, fino al gennaio 2002 un certo prezzo; con l'euro dal gennaio 2002 il prodotto in questione lo pagavo il doppio e cioè il 50% in più.
in altre parole ho speso il 50% di più per ottenere ciò che costava il 50% in meno fino al giorno prima.
il resto del suo messaggio mi pare astruso.
una folla inferocita dovrebbe venire a prendere me per come lei presume che io possa pensare sull'euro??
e perché proprio me? di tante persone ai posti di potere verrebbero a prendere un disoccupato senza alcun progetto per il futuro?
si ricordi che siamo in Italia. non ci sono state folle inferocite neanche a tangentopoli, al massimo qualche persona che tirava monetine per strada!
nessuna folla inferocità neanche per i processi per mafia o al terrorismo quindi non c'è pericolo.
non c'è nessuno che farà una rivoluzione in Italia.
non mi ha pagato nessuno per scrivere ciò che penso. a lei invece: la pagano per attribuirmi cose che non ho mai pensato nè detto?
si ricordi anche lei: i diritti altrui sono pure quelli miei che lei tanto disprezza e giudica.
forse è lei a disprezzare se stesso!
buona serata
luke
Avevo frainteso, nei primi post dava l'idea che volesse giustificare la follia europea. Purtroppo questo mondo ci sta dividendo e spesso si tende ad avere troppo le antennine alzate. Benvenuto a bordo luke
EliminaSignor Luke, nessuno vuole toglierle i diritti, in primo luogo quello di parlare ed esprimere la sua opinione, che in quanto tale deve essere sempre rispettabile (non quando diventa un dogma assoluto, del tipo ho si fa così come dico io, riducendo il debito al 50% oppure siete dei fessi ignoranti)... vedo che ha corretto un pò il tiro e la cosa mi fa piacere, perchè Daniele voleva solo farle notare che sostenendo le scempiaggini di tecnocrati strapagati per dire quelle scempiaggini, lei va apertamente contro i suoi stessi diritti di uomo, lavoratore e cittadino... ma ripeto, contento lei, io continuo a rispettare le sue idee ma mi prendo la licenza di consigliarle la lettura di Jung e Freud per capire e indagare bene nel suo inconscio...
EliminaIl dubbio che lei c'è o ci faccia è davvero molto forte, perchè confondere così le idee che penso di avere espresso in corretto italiano in diversi post mi pare un atto di pura malafede...tanto per essere ancora più chiaro le faccio un sunto delle mie idee, che non sono convinzioni o verità assolute, ma solo frutto di constatazioni ed evidenze razionali che finchè qualcuno non si prenderà la briga di confutarle con idee altrettanto valide e razionali, rimarranno le mie idee predominanti:
1) Dal 1971 in poi è stata abolita la convertibilità fra oro e moneta, quindi in teoria e in pratica la moneta può essere creata dal nulla e indirizzata secondo gli usi che si riconosce più urgenti, socialmente utili e prioritari
2) Guarda caso, sempre dal 1971 in poi, una volta che l'umanità aveva ottenuto questo diritto fondamentale di utilizzare uno strumento così efficace come la moneta per il suo benessere e il miglioramento delle forme di convivenza civile, una folta schiera di ciarlatani (al soldo di banche e multinazionali, che per brevità chiameremo neoliberisti) ha cominciato una violenta campagna di propaganda per dimostrare che la moneta lasciata in mano allo stato ci avrebbe rovinati tutti, a causa dell'aumento del debito pubblico e dell'inflazione, ed era quindi necessario affidarla a banche centrali private, autonome e indipendenti (che ci hanno rovinato lo stesso, sia con l'inflazione che con il debito privato
3) Ora che il debito pubblico in un regime di moneta fiat creata dal nulla non è un problema lo capisce anche un bambino, quindi non insisterei così tanto su questo punto, perchè rischierei di offenderla, ma per tagliare la testa al toro spendo un pò di tempo per farle un esempio: lei è sul pianeta l'unico produttore al mondo di banane e ne produce in quantità illimitata, mi spiega come può diventare all'improvviso in debito di banane se le produce solo lei? Chi può essere mai questo misterioso creditore di banane, che quelle che ha le ha ottenute da lei? L'unico modo in cui lei può diventare un debitore netto di banane è per pura convenzione, perchè ha deciso di chiamare dei pezzi di carta che distribuisce in giro, convertibili in qualsiasi momento in banane, "debito di banane"... se li avesse chiamati "giacomini" o "francheschini", nessuno le avrebbe potuto dire niente e lei non sarebbe mai potuto essere ferocemente indicato come un maledetto e spregiudicato debitore...
4) In Europa, questa truffaldina convenzione di considerare la moneta un debito e privatizzarla ha raggiunto il parossismo più assoluto, perchè lo stato non ha più margini di utilizzare la sua stessa moneta (come accade normalmente nei paesi sovrani...) e la deve chiedere in prestito alle banche private, che si sono prese con la forza e con l'inganno questo diritto di utilizzare in esclusiva la moneta che un tempo era dello stato...adducendo una ragione molto semplice che sfiora il fideismo e dogmatismo religioso: la moneta è meglio che la gestiamo noi prvati perchè è meglio così. Punto. Discorso chiuso.
5) Ora lei mi pare una persona abbastanza intelligente per capire che proprio tanto meglio non è: perchè se in Europa è stato ridotto a zero il problema solo convenzionale del debito pubblico (con il semplice pretesto di metterlo fuorilegge e bandirlo), che non creava danni e anzi faceva bene alla società se utilizzato con criterio e con giudizio, e se ne è aperto un altro che invece fa male e come, che è il debito privato. Quando lo stato monopolista assoluto della sua moneta instaura un debito con se stesso, nessuno si può far male, nè lo stato nè il cittadino creditore convenzionale nè le banche creditrici, nè le aziende...nessuno, perchè quel debito potrà essere sempre rimborsato dallo stato, con un semplice clic su un computer...
EliminaQuando un debito si forma invece fra due enti privati, il rischio di farsi male è sempre dietro l'angolo e possono avere gravi danni sia i debitori (quando insolventi) sia i creditori (quando sofferenti, perchè incapaci di riscuotere i loro crediti)...non le sembra in sintesi la storia dell'Europa moderna? Un continente prima prospero e sviluppato che è stato schiantato e precipitato nella barbarie più assoluta da un covo criminale di vigliacchi e truffatori: a causa dell'aumento indiscriminato, incontrollato e sregolato del debito privato, adesso i popoli europei sono stati divisi in due schieramenti opposti e l'un contro l'altro armati: i creditori sofferenti e i debitori insolventi...
6) Il debito pubblico si è creato in un secondo momento, quando gli stati sono stati costretti dai soliti truffatori di cui sopra ad andare in soccorso sia dei maggiori creditori sofferenti (le banche tedesche) che dei debitori insolventi (le banche greche, irlandesi, spagnole, portoghesi)...il caso italiano è un pò diverso perchè noi non abbiamo accumulato molto debito privato, per nostra fortuna, ma siamo entrati nell'eurozona con un difetto di origine, trasformando a partire dal 1992 un elevato debito pubblico di stato che prima non era un problema (sia perchè era quasi tutto interno, sia perchè era sempre solvibile) in un debito privato dei singoli cittadini nei confronti principalmente di creditori stranieri e di banche italiane...forse il caso italiano è ancora più eclatante di tutti gli altri, perchè l'enorme debito privato che abbiamo (ovvero il debito pubblico denominato in una moneta straniera come l'euro...) non si è formato gradualmente come accaduto nel resto della periferia dal 2000 al 2008, ma in un solo colpo quando nel 1993 la Banca d'Italia si è rifiutata per rispetto del Trattato di Maastricht di rimborsare i titoli di debito pubblico italiani circolanti...in termini volgari, con la complicità di tutti i partiti politici italiani, primo fra tutti il PD, che era perfettamente al corrente della questione (visto che ha appoggiato e caldeggiato l'ascesa dei governi dei banchieri alla Ciampi, Dini, Prodi, Padoa Schioppa...), Banca d'Italia ha detto chiaramente agli italiani: "adesso sono cazzi vostri...perchè io non sono più una banca pubblica alle vostre dipendenze ma una banca privata al servizio delle banche private mie proprietarie....
7) Ricordiamoci sempre che la scelta di privatizzare la moneta è soltanto politica e non economica, perchè nessun economista serio ha mai dimostrato con sufficiente attendibilità che la privatizzazione della moneta comporta vantaggi per il benessere collettivo e gli affari...mentre è vero il contrario: la privatizzazione della moneta conduce ad una lenta ma inarrestabile concentrazione delle risorse in poche mani, mentre le crisi finanziarie sono sempre più frequenti...vuole che le faccio tutto l'elenco delle crisi che abbiamo avuto dal 1971 in poi???
Elimina8) Il fatto di avere notato delle incongruenze e incoerenze nel mio linguaggio è dovuto principalmente alla mancanza di questi passaggi...lei si è perso per distrazione dei pezzi per strada insomma, oppure, ancora peggio, ha voluto volontariamente perdersi dei pezzi per malafede...quando io dico che la Germania, insieme alla Francia, ha la colpa principale di avere voluto questo mostro giuridico chiamato eurozona, mi riferisco alla classe dirigente politica, finanziaria e imprenditoriale tedesca (le poche mani di cui sopra, che si è accaparrata le risorse)....non certo ai cittadini tedeschi, che sono stati fregati come se non più degli stessi spagnoli, greci, irlandesi, portoghesi e italiani...se non riesce a capire questo semplice passaggio logico, la colpa di certo non è mia, ma di chi a scuola le ha insegnato i primi rudimenti di lingua italiana e logica matematica...a proposito di logica matematica: quando un valore si raddoppia rispetto a prima, il suo aumento percentuale è del 100% e non del 50%. Per intenderci se io ho un valore iniziale di 100 che aumenta a 200, avrò un aumento percentuale del 100%: 200-100/100=1 (che corrisponde appunto al 100%)...nel caso di un aumento da 100 a 150, avrò un aumento percentuale del 50% (150-100/100=0,5 che corrisponde al 50%)...
Non si offenda, ma quando andrà al CEPU a chiedere un corso integrativo di italiano, chieda anche quello di matematica che male non le farà di certo...si scherza, comunque, perchè lei mi sembra abbastanza sveglio da poter capire che non può mettersi a fare lezioni di economia e matematica in questo luogo, che le assicuro è abbastanza ben sorvegliato, non solo da me, ma anche dai miei stessi lettori...se vuole continuare a sparare cifre senza senso vada sui siti di Gad Lerner, Santoro, Repubblica, Il Fatto Quotidiano e vedrà che lì sarà accolto come un vate illuminato, un funambolo dei numeri e della finanza...ma qui si ragiona, e sei lei è intenzionato a ragionare insieme a tutti gli altri, sarà sempre il benvenuto...
Sono una lettrice occasionale e mi inserisco per ringraziare. Nessuno è mai stato così chiaro e finalmente ho capito anch'io. Sia Freud che Jung sono stati oggetti di studio per la mia formazione e, sinceramente, avrei preferito continuare la ricerca in questo ambito. Senonchè un giorno non molto lontano, ascoltando distrattamente il telegiornale, ho avuto un pensiero angosciante: siamo governati dallo spread! Da qui il desiderio di saperne di più. Internet si è rivelato una fonte straordinaria ma è veramente difficile discernere perché vi si può trovare di tutto e il contrario di tutto. Ho esplorato molti blog e, pur non mettendo in discussione la preparazione nè la buona fede degli autori, mi risulta molto difficile addentrarmi in argomentazioni che sono rivolte per lo più a persone che hanno una solida preparazione sui temi trattati. Diciamo che sono arrivata a capire il 5% di quello che viene pubblicato. Ma questo non risolve il mio problema: cosa sta succedendo? Se si andasse al voto di chi mi posso fidare? Inoltre ho capito senza ombra di dubbio che i mezzi d’informazione sono manovrati ad hoc e in alcuni casi si rasenta il terrorismo mediatico. L’unica possibilità che resta è quella di usare la propria testa affidandosi al proprio intuito.
EliminaHo scritto questo perché sono convinta che come me moltissimi italiani si fanno delle domande ma spesso non hanno i mezzi per portare avanti la ricerca o mancano della preparazione necessaria per comprendere quanto viene spiegato da chi ha esperienza nel settore. Lei invece è stato chiarissimo e per questo la ringrazio così come desidero ringraziare il lettore Luke che non ha avuto esitazioni nell’esigere delle risposte.
Ada
E' da circa 2 mesi che ho scoperto il tuo blog, e da subito ho avuto l'impressione di aver trovato qualcuno che la pensa come me. Il riassuntino che hai fatto quà sopra per Luke a te potrà sembrare scontato, ti senti quasi offeso dal fatto che Luke si sia perso dei passaggi.
EliminaMa ti posso assicurare che purtroppo la gente più ignorante di Luke in Italia è almeno il 95%. E questa gente sarà quella che passerà direttamente dallo stato "guardo il grande fratello" a "scendo in piazza a bruciare tutto perchè non ho nulla da mangiare", senza tappe intermedie perchè anche grazie ai giornali che hai citato (che almeno fingono di informare) non in che europa sta vivendo e quello che gli aspetta domani.
Il riassuntino fa comodo anche a me (che non sono un economista ma solo uno a cui piace sapere di che morte morirà) perchè come dice Ada, internet è un mare talmente grande e disordinato che le informazioni si perdono fra le controinformazioni (in malafede o spesso per seria ignoranza del giornalista che però da autorevolezza all'articolo sfoderando un tono saccente e sicuro. Come in uno spot televisivo).
Purtroppo è da poco che ho scoperto il tuo blog, e non avendo il tempo per leggermi tutti i tuoi post precedenti, anche a me sicuramente mancheranno dei passaggi. Ma fino ad ora di tutto quello che di tuo ho letto mi suona come conferme di ciò che pensavo o come lampadine che si accendono in risposta a domande che mi ero posto. Tasselli di un puzzle che uno dopo l'altro si incastrano.
Non lo so quanti troll girino quì, ma ti posso assicurare che molta gente è realmente convinta di ciò che i troll dicono, perchè dopo aver letto il titolo di un tuo post ed aver scorso col cursore fino in fondo gli passa la voglia di leggere. Non è una critica nei tuoi confronti, mi piacciono i ragionamenti completi, altrimenti non sarebbero più ragionamenti ma dogmi a cui credere senza aver mai visto uno "straccio di prova". Di questo "riassuntino" dovresti farne un post che serva a chi per la prima volta ti legge ad inquadrare la situazione. Altrimenti uno nuovo (italiano medio) che si legge un tuo post non ci capisce nulla e per evitarsi la noia di capire scrive due cazzate prese dalla bocca di Bersani e continua per la sua strada.
E' stato un piacere trovare questo blog e leggere il tuo punto di vista.
Gian
E’ veramente inquietante "l'intervista irlandese alla BCE". Una riflessione: si devono lasciare fallire le banche e comunque non devono essere salvate dagli stati a spese dei cittadini. Il sistema non funziona, come evidenziò il Prof. Giacinto Auriti.
RispondiEliminaIl sistema Europa, ad eccezione dei forti interscambi commerciali, sconta l'assenza delle seguenti condizioni, che devono pre-esistere per avere buone chances di successo nell'adottare una moneta comune:
2. Mobilità del fattore lavoro
3. Mobilità del fattore capitale
4. Mercati finanziari integrati (es. Titoli di Stato, azioni)
5. Coordinamento fiscale (anche solo sull’aliquota IVA; non necessariamente per tutto il
sistema tributario)
6. Comunanza della cultura.
Senza l'implementazione di tali requisiti possiamo prendercela col debito, con l'euro, o con topolino, che tanto non basterebbe.
Tuttavia, cosa potrebbe fare il governo per migliorare la propria situazione?
Io penso: smettere di essere ladro e, tanto per dirne alcune, potrebbe:
- Fare una legge anticorruzione, anticoncussione e anticollusione.
- Fare una legge affinché ci sia il reato penale per il falso in bilancio.
- Fare una legge che imponga al governo di rendere conto del proprio operato, ad esempio imponendo la pubblicazione del cronoprogramma lavori, con ben individuati gli obiettivi, le azioni per raggiungerli, gli effetti attesi e le date entro cui si intendono raggiungerli, e, nel caso fallisca, tale legge imponga che "si vada a casa" prima della fine della legislatura.
- Fare una legge che nella politica elimini vitalizi e indennità.
- Fare una legge che preveda per i politici i normali versamenti dei contributi per gli anni di servizio svolti e non una super pensione a fine mandato.
- Fare una legge affinché si adotti il tetto di 3000 euro mensili per le pensioni di politici che oggi ne percepiscono di più, molti di più.
- Fare una legge che adotti un codice etico per lo stato italiano e quindi fare una legge che obblighi ai politici di sottoporre il “proprio curriculum” ad una commissione etica, che ne valuti e ne accerti l'idoneità con la funzione pubblica per la quale ci si candidi.
- Fare una legge per impedire la candidatura politica delle persone aventi reati penali, o anche solo indagate per reati penali (prima si risolvono tali questioni, poi ci si candida).
- Fare una legge che obblighi l'attività accademica a rendere conto del proprio operato in rapporto alla preparazione scolastica e universitaria offerta agli studenti per il mondo del lavoro.
- Fare una legge per livellare i salari e il numero dei politici allo standard europeo.
- Fare una legge per livellare l'età dei parlamentari allo standard europeo (largo ai giovani talenti, non alle veline e ai matusa).
- Fare una legge per inasprire le pene per i reati malavitosi e le attività fraudolente.
- Fare un accordo con la Svizzera e gli altri stati esteri per tassare i soldi nascosti al fisco (come hanno fatto la Germania e altri stati).
- Fare una legge per svincolare le cariche dirigenziali delle imprese pubbliche dal controllo della politica.
- Fare una legge che sottoponga i bilanci e le attività delle imprese pubbliche a delle commissioni universitarie, il cui mandato dei singoli sia previsto nel proprio contratto di docenza.
- Fare controlli fiscali incrociati (chi se ne frega di quello fermato col SUV a Taormina, se poi il gioielliere sotto casa, o i locali più 'in' della movida, dichiarano meno di 10mila euro l'anno).
- Rinnovare il sistema di assunzioni nel comparto pubblico (basta raccomandati!).
- Eliminare/snellire le strutture politiche negli Enti locali.
- Eliminare l'irap (in Germania le imprese galoppano panche perché non sono strozzate dalle tasse.
- Ridurre la tassazione dei lavoratori dipendenti.
Ciao
Dado
Dado, complimenti per l'analisi che è veramente completa e dettagliata, ma ho l'impressione che anche tu ti sia perso qualche passaggio per strada...prima fai un elenco molto preciso sui motivi per cui una moneta unica non poteva funzionare in Europa, e poi cosa dici? Per risolvere questo problema, dobbiamo prima debellare la corruzione, la collusione, la concussione in Italia...detto, in termini papali papali, alla Di Pietro, ma che c'azzecca??? Hai fatto una bella diagnosi, ma poi la cura proposta è completamente sballata...la lotta alle inefficienze dello stato vale in qualsiasi contesto e situazione, moneta sovrana, moneta non sovrana, moneta nazionale, moneta straniera...quindi non può essere la cura specifica per il problema dell'Europa, che detto in termini ancora più diretti, non esiste e mai esisterà? L'unica cura alla malattia attuale dell'euro è la fine e il crollo dell'euro, perchè prima che si creano quelle condizioni per rendere ottimale e sostenibile l'assurda area valutaria europea, noi saremo belli che falliti...inoltre, anche qualora si riuscissero ad implementare quelle riforme necessarie per rendere ottimale l'area valutaria europea, a quel punto la moneta unica non servirebbe più perchè sarebbero state eliminate tutte le disuguaglianze asimmetriche che rendevano instabile il tasso di cambio delle valute europee...la domanda da farsi è: perchè si introduce la moneta unica??? La risposta più comune è quella di raggiungere e forzare la convergenza fra i fondamentali economici puntando tutto sui criteri di svalutazione interna (deflazione dei salari) a scapito di quelli esterni (svalutazioni/rivalutazioni della moneta)...non c'è un altro motivo per cui è stata introdotta la moneta unica: favorire la circolazione dei capitali (vantaggio per le banche) a scapito delle deflazioni salariali, della distruzione dello stato sociale, delle tutele, dei diritti...se si fossero voluto eliminare le forti oscillazioni e fluttuazioni di cambio che portano ad instabilità degli scambi commerciali e finanziari, non si doveva introdurre la moneta unica, ma si doveva lavorare sui fattori che hai elencato tu e una volta che si fosse raggiunta la condizione di stabilità di cambio introdurre o non introdurre la moneta unica diventa indifferente...l'introduzione invece forzata dall'alto in una condizione di forte disparità e asimmetria è chiaro che sarebbe stata gravata e subita dalle fasce più deboli e salariate...è stato un atto criminale di completa malafede da parte di chi lo ha incentivato, voluto e propiziato, perchè sapevano perfettamente quello che stavano facendo e lo hanno fatto lo stesso, coprendolo da pretesti assolutamente fuorvianti e mistificatori: saremo come i tedeschi, abbatteremo l'inflazione, aumenteremo la produttività, la competitività, l'efficienza....ma a che prezzo però?
EliminaNessuno, ripeto nessuno (politici, sindacalisti) ha mai detto ai lavoratori che l'unica condizione per raggiungere questi obiettivi in un contesto di moneta unica era la deflazione dei salari, l'abbattimento dello stato sociale, dei diritti, delle tutele sindacali, e nient'altro... chissà magari, se fossimo stati informati per tempo, noi italiani avremmo accettato lo stesso, ma ripeto dovevano informarci...e ora non possono giocare a fare gli gnorri, ogni volta che viene introdotta una tassa, distrutto un diritto, tagliato un ospedale, modificato il sistema previdenziale etc...perchè era proprio quello che si voleva raggiungere con la moneta unica!!!
EliminaCome ho scritto già altre volte, la vuoi una soluzione per combattere la corruzione??? Dai di nuovo ai politici e allo stato la propria moneta sovrana e ai cittadini la possibilità di essere informati sul funzionamento del sistema monetario moderno...poi se la gestione politica crea inflazione e deficit permanenti delle partite correnti con l'estero (che per adesso, anche in condizioni di crisi perenne, ancora non abbiamo) e poi vedi cosa succede...i primi a pagare, sono gli stessi politici che con una moneta che non vale niente non possono più fare nulla, andare all'estero, mandare i figli ad Harvard...mentre i lavoratori, chi produce qualcosa bene o male si salva, perchè i suoi beni continueranno ad acquisire sempre più valore rispetto alla moneta....l'antidoto maggiore per la corruzione è la moneta pienamente sovrana (quindi di proprietà dello stato e flessibile), perchè la cattiva gestione viene subito evidenziata dai fatti, dai dati, e i colpevoli vengono subito inchiodati alle loro responsabilità...mentre con la moneta straniera, il vincolo esterno, è tutto più impalpabile, ogni cosa viene insabbiata e i colpevoli, i politici corrotti riescono sempre a farla franca (tanto a pagare saranno sempre i salariati)...una classe dirigente si misura sempre dal suo grado di responsabilità e dalla capacità di saper prendere decisioni, e la moneta straniera non incentiva di certo questi atteggiamenti...ma la deresponsabilizzazione, l'incapacità, l'inettitudine, la corruzione....basta schiacciare un pulsante verde di fronte ad una direttiva europea per essere un politico, e questa sarebbe una democrazia????
Caro Dado, la seconda parte che esponi è valida a prescindere dalla moneta. Qui la problematica è differente ed in parte lo hai toccato al punto 6 della tua introduzione: comunanza di cultura. L'Euro sta distruggendo lo sforzo di capirsi fra culture differenti all'interno di quello che continuo a considerare la culla della civiltà mondiale: le diffidenze alimentate da certi politici trovano nella modalità in cui è costruito l'euro terreno fertile. E' per questo che secondo me occorre mollarlo quanto prima e prima che faccia danni maggiori oltre al fatto che Piero espone: uno stato dipendente da moneta estera non sarà mai autonomo nelle scelte.
RispondiEliminaCaro anonimo, è qui che commenti l'errore di vedere nell'euro, o in topolino, il problema di tutti i mali. Se l'Italia avesse fatto la seconda parte che ho esposto, sicuramente magari anche in modi migliori, adesso sarebbe come la Finlandia! Ossia, starebbe bene a prescindere dall'Euro. A me non interessaavere, o meno, l'Euro: se il paese è sano, allora non ha da temere la moneta unica. Poi, c'è comunque molto da lavorare sulla prima parte che ho esposto, ma almeno non si avrebbe il fianco debole verso coloro che non hanno scrupoli. Se rivuoi la lira, va bene, ma se non sanifichi il paese vai a fondo e non sei nemmeno nelle condizioni di lavorare ad un progetto culturale di unificazione. Se poi, per difenderci dal malaffare che ci può essere a monte dell'euro e che descrive molto bene Piero, bisogna uscire dall'Euro, va bene uguale. L'importante è non perdere di vista i veri problemi dell'Italia, oppure volerlo per semplice speculazione.
RispondiEliminaCiao
Dado
'Caro anonimo, è qui che commetti l'errore di vedere nell'euro, o in topolino, la causa di tutti i mali... '
RispondiEliminaPreciso correggendomi nell'inizio di cui sopra, per chiarezza e perché il correttore a volte è proprio impietoso...
Ciao
Dado
Come ti ho detto, sono d'accordo con te sulla necessità di impostare l'approccio interno in modo differente, ma ripeto, se c'è un vincolo esterno che non ti permette comunque di operare in modo corretto sposti il tema su una nostra debolezza che è atavica, ma che era presente anche negli anni 70 e 80. Il tema forte è che si sta smantellando lo stato sociale per far pagare a noi gli azzardi di altri (per rimanere nell'€, l'Italia è il terzo contribuente per i fondi Salvastati, ma di fatto ha versato soldi per la Grecia, non per supportare il popolo greco , ma per coprire i buchi delle banche tedesche e francesi a ruota)
RispondiEliminaSono d'accordo con te che così com'è il sistema non funzioni, ma che con l'euro non si possa operare in modo corretto, ossia risanare l'Italia come ho scritto sopra, non sono d'accordo, perché nulla vieta al governo italiano di adottare delle leggi per risanarsi, a prescindere dall'euro. Converrai con me, infatti, che, ad esempio, nessun vincolo esterno impedisce all'Italia (né tanto meno quindi l'Europa) di dotarsi di una legge anticorruzione, anticoncussione ed anticollusione.
RispondiEliminaCiao
Dado
Ok, però qui il punto è un altro. Si discute della correttezza della moneta, non di quello che COMUNQUE dobbiamo fare. Essere un paese normale come vuoi tu e come voglio io è un obiettivo secondo me che si deve raggiungere in condizioni differenti dalla crisi.
RispondiEliminaVa bene, arriviamo al punto, perché, secondo me, quello che dobbiamo fare riguarda anche la moneta: penso che se l'Italia uscisse dall'euro si scava la fossa da sola, perché, come hai già ricordato te, sono decenni che l'Italia non fa nulla per risolvere i propri problemi, quindi senza l'euro stiamo pur certi che il governo italiano tornerebbe a rubare come e più di prima. Purtroppo, il sistema Europa adesso non funziona: da un lato per problemi strutturali, la cui soluzione riguarda tutti gli stati membri, dall'altro perché i governi ladri continuano a far pagare la crisi ai cittadini, anziché risolvere i problemi. Se, infatti, il governo risolvesse davvero i propri problemi, scommetto che saremmo tutti pronti a manifestare un "evviva l'euro!".
RispondiEliminaAllora io penso: possiamo tenerci l'euro, perché con esso forse qualcosa in Italia cambierà, oppure tornare alla lira, nel qual caso abbiamo un'unica certezza: il governo ladro italiano continuerebbe a rubare.
Si parla dell'obiettivo "paese normale" italiano, secondo me, proprio perché siamo in crisi, siamo sotto pressione, perché in Italia bisogna arrivare a tanto affinché si pensi di dover solo mettere in discussione il fatto che il governo non debba rubare, mentre in condizioni normali (senza euro) avremmo solo una certezza: il governo ladro italiano continuerà a rubare.
Va bene la democrazia, va bene lo stato sociale, sono d'accordo che vanno tutelati, ma penso che ci convenga che vadano difesi e rafforzati nel sistema Europa, perché almeno in questo potremo avere una chance di risolvere i problemi in Italia, altrimenti avremo sempre la stessa certezza.
Se poi il malaffare che descrive molto bene Piero richiedesse l'uscita dall'euro, per non implodere in tanta nefandezza, allora ben venga la lira (fermo restando, purtroppo, la nostra certezza di trovarci sempre lo stato ladro), quindi: proviamo almeno a vedere se con l’Europa in Italia si possa fare davvero un risanamento, certo in tal caso lo scenario è molto rischioso (vedi la Grecia).
In conclusione: la moneta è corretta, ma è stato sbagliato adottarla prima di avere creato solidamente tutti i presupposti fondamentali per sostenerla. Ora, penso che convenga lavorare per rafforzare e migliorare la struttura del sistema e quindi tali presupposti, perché, altrimenti, penso non ci arriveremo mai e l’Italia tornerà al vecchio magna magna che l’ha caratterizzata per decenni. Tuttavia, forse, meglio tale scenario che quello esposto molto bene da Piero, se le cose andassero avanti proprio così, ma qui la storia è ancora da scrivere.
Ciao
Dado
Secondo me i problemi si risolvono pezzo per pezzo. E' vero che lo stato in italia non ha mai funzionato, ma questo non implica eliminare anche la sua sovranità. Per fare un esempio, se una casa è malridotta, cerchi di sistemarla, non la prendi a picconate, altrimenti rischia di crollare davvero.
EliminaQuindi ritengo che prima dovremmo riacquisire sovranità, dopo giustamente come dici dovremo occuparci del problema interno italiano di "sfiducia nello stato" che ha profonde radici storiche. Il nostro paese ha avuto un passato piuttosto travagliato e gli italiani in genere sono diventati nel tempo dei "disillusi".
E' chiaro che se vogliamo una rinnovata fiducia nello stato, la strada di levargli la sovranità non farebbe altro che aumentare la già alta disillusione ...
Se i lavoratori subiscono ricatti sul lavoro
RispondiEliminalo devono a tutte le categorie sindacali la loro colpa? Avere diviso i lavoratori
(come?) politicizzando il Sindacato per favorire i padroni ( come? )
semplice ogni categoria sindacale rappresenta una fazione politica.
Tutte le fazioni politiche rispondono a l’interesse delle lobby che rappresentano
Chi sono le lobby? Sono i padroni ( che i sindacati dovrebbero combattere)
e come li combattono? Indebolendo la catena dei lavoratori ( come? )
creando disuguaglianza negli stipendi ( vedi categoria metalmeccanici – edilizia – ferrotranvieri- artigiani-ecc)
mentre il costo della vita è lo stesso per tutti.
Lavoratori ricordatevi che l’unione è come una catena ( fa la forza).
PS Non c’è nessuna differenza fra ( Democrazia e Comunismo)
Sino a che nel Mondo prevarrà la cupidigia
il Popolo sarà Sempre sfruttato dalla classe dominante.
La differenza ci sarà quando il credo delle due forze Politiche
Si completerà fondendosi ha formare un solo credo ( EGUAGLIANZA SOCIALE)
UTOPIA ? VITTORIO
Ciao Vittorio, condivido tutto quello che hai scritto...parola per parola...ma c'è un ma...
EliminaLa "massa" è cambiata...Il "potere" non poteva trovare periodo migliore per fare un passo avanti....Mi sarebbe piaciuto riprendere le ultime assemblee sindacali a cui ho partecipato come delegato FIOM, riprendere le facce inebetite dei miei interlocutori, occhi dipersi in chissà che cosa, nel vuoto assoluto....Con questa "massa"....ti becchi "hai ragione ma non ho tempo, ho bisogno di soldi, non ho voglia, ho paura, ma che cazzo dici"....Di chi è la colpa???
Saluti Santo
Caro Piero altro ottimo articolo...
RispondiEliminaVorrei esternare alcune cosette che mi stanno a cuore: comincio ad essere stufo di questo luogocomune che l'Italia, oltre agli altri paesi del "sud" Europa, siano brutti cattivi pelandroni corrotti e sporchi...ma ci rendiamo conto o no...sant'iddio...posso ancora capire che a criticare siano tedeschi, olandesi, finlandesi, ecc...., con questi possiamo argomentare e dimostragli il contrario.....ma quando si tratta di italiani che criticano italiani e l'Italia cosa bisogna fare???? Ma un minimo di amor di patria esiste ancora tra gli italioti?? La politica corrotta? E solo lo specchio dei suoi elettori..La mafia? Esiste da secoli....dal 1400....e allora? Pelandroni? Mi sembra che nel 1992 l'Italia fosse uno dei paesi più forti, aveva sorpasssato la Francia e dava fastidio alla Germania e secondo Galloni (ministro dell'economia in quel periodo)) è colpa di questo "fastidio" che ci troviamo in questa condizione....con la famosa telefonata di Kohl ad Andreotti parte la deindustrializzazione del nostro paese....E' umiliante e deprimente sentire discorsi di questo genere da parte di "Italiani"...Lo capisce mio padre con la quinta elementare ma che di saggezza ne ha da vendere...Mi ripete sempre...ma come? Debito che? Pelandroni chi? Io ho lavorato una vita, duramente, ho sempre pagato le tasse..ho mantenuto mamma, te e tua sorella..e mettevo 100 mila lire in banca...ma che cazzo dicono questi....??? E infine.. "Io ho dato tutto quello che lo stato mi chiedeva...e lo stato mi ha dato quando ho chiesto (mutua, infortunio, cassa integrazione e pensione...lui intende questo per "quando ho chiesto")...adesso voi dovete solo dare??? Perchè? Piero...questo non riesco a spiegarglielo....Ma di sicuro ci rimane male a sentire certi discorsi sull'Italia pelandrona e improduttiva in televisione....Purtroppo non solo in televisione...
La corruzione, la mafia...sono certamente problemi...ma risolvibili (volendo) e non intaccano "drammaticamente", come dicono, la nostra economia..
Chi crede nei buoni, produttivi e puliti paesi del "nord"..ha solo da far la valigia e andarsene...tanto il fegato per battersi quà per ripristinare un minimo di democrazia non ce l'hanno....ma sono tutti bravi a far attivismo di tastiera...e sparare cazzate inimagginabili...
Grazie Piero per lo sforzo che fai quotidianamente...
Saluti Santo
Rettifica....al post quì sopra..intendevo fine anni 70' e non 1992...l'Italia primeggiava in Europa alla fine degli anni 70'...non so perchè ma questo 1992 mi perseguita...
EliminaSaluti Santo
Caro Templare, dalle tue parole sembra che in Italia si debba vivere rassegnati, convivendo con la corruzione e la malavita e vivendo di stenti, quasi con una sorta di autoillusione che questi elementi non siano neanche negativi per l'economia del paese.
RispondiEliminaNel 1992 l'Italia andava alla grande? Ma se nel 1992 il governo Amato dovette fare la famosa patrimoniale del 6 per mille, per evitare il crack finanziario.
Sicuramente gli stati nordici non saranno immacolati, ma cerchiamo di non sminuire i nostri problemi.
Tornando sul tema, se la moneta unica debba essere l'elemento di ricatto dell'FMI, mediante cui questo presta aiuti in cambio di perdita di sovranità nazionale a suo vantaggio, che così si riempie le tasche a spese dei cittadini, non va bene. Questa scelta, infatti, dovrebbe avvenire a favore di uno stato unitario sovranazionale democratico, almeno questo doveva essere il senso dell'Unione Europea.
Un saluto
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EliminaNessuno nega i problemi...dove l'hai letto....ma quando vengono usati come "mezzo"... le cose cambiano.
EliminaPardon...fine anni 70'...l'talia primeggiava in Europa...
Rimango della mia opinione..mafia, debito, corruzione sono solo strumenti che vengono utilizzati per deindustrializzare il nostro paese...e logicamente favorire qualcun'altro...e comunque il ministro Galloni non è un ciarlatano come non lo sono altri bravi economisti che cercano, invano, di spiegare con pazienza la realtà dei fatti...
Ripeto...fate le valigie e andate fuori dalle scatole...
Una domanda??? Ma chiedere magari al popolo se è favorevole o no a una completa integrazione Europea??
Saluti Santo
Ciao Piero,
RispondiEliminada qualche mese ho scoperto il tuo blog e da allora ti seguo sempre molto volentieri, trovo che i tuoi articoli siano sempre molto belli, equilibrati e ben argomentati. Rispetto agli altri blog che seguo ho notato che i tuoi pezzi sono quelli che trovo più "ottimistici", se mi passi il termine, nel senso che leggendoti vengo sempre pervaso da un senso di ottimismo sulla imminente fine dell'euro e sul sacrosanto ritorno alle valute nazionali, contando forse su qualche tecnocratico passo falso che rovini i loro piani. Purtroppo però, e spero vivamente di sbagliarmi, credo che questo non succederà mai e che le elite europeiste abbiano calcolato tutto perfettamente e nel minimo dettaglio affinchè i loro piani vadano in porto con successo. Non starò qui ad annoiarti spiegandoti nello specifico da cosa derivano queste mie nefaste convinzioni ma la sostanza è questa, credo che dovremmo sorbirci l'euro ancora per anni forse addirittura per lustri o decenni (un vero film horror!) prima che possa DAVVERO capitare qualcosa che fermi l'eurocrimine. Oggi però non ho voglia di essere pessimista (anche se ho appena fatto un giro sul blog di Barnard dopo 10 giorni che non ci passavo e i suoi ultimi post mi hanno davvero messo un umore di m....) e sapendo un po' come la pensi ti chiedo: secondo le tue stime quanto potrà andare ancora avanti questa gabbia di matti di pazzi chiamata euro e quale sarà la causa scatenante della sua deflagrazione?
Ciao e grazie per l'attenzione!
( IL Cannibalismo degli Stati Europei )
RispondiEliminaLe banche con giochi speculativi Sbagliati hanno innescato
La recessione .
Là BCE con i prestiti alle Banche ? alimenta il fuoco distruttivo
è come dare soldi ad un giocatore malato correrebbe subito ha giocarseli
sperando di rivincere i soldi persi .
Ed è quello che sta succedendo ogni volta che là BCE foraggia le Banche
dei Paesi Comunitari in difficoltà lo spraid sale annullando i sacrifici
dei Paesi Più deboli a questo punto viene spontaneo chiedersi
perché aiutare chi ha prodotto la crisi ? io applicherei quel detto popolare
che recita cosi chi rompe paga e i cocci sono suoi.
i Governi dovrebbero aiutare le imprese
aiutando l’Imprese si produce lavoro riattivando l’economia
in automatico anche le Banche si ricaricherebbero.
Ma hai nostri giorni viene fatto tutto il contrario l’unica cosa concreta ?
Il malaffare dilagante perpetrato da speculatori - Banche –
e da chi ricopre cariche istituzionali
con danni incalcolabili per il Popolo. VITTORIO
Altro ottimo link....
RispondiEliminahttp://www.vocidallastrada.com/2012/08/kirchner-alleuropa-i-morti-non-possono.html#more
Saluti Santo
Finalmente, anche Brancaccio ha sciolto i suoi dubbi:
RispondiEliminahttp://www.emilianobrancaccio.it/2012/08/10/inutile-vendere-i-palazzi-occorre-pensare-a-una-strategia-di-uscita-dalleuro/#more-3510
l'unico modo per uscire da questa crisi è abbattere il debito pubblico e l'unico modo per farlo è aumentare le tasse su imprese e su famiglie portandosi ad un pressione fiscale intorno al 65-70%. portare l'iva al 35% e diminuire le tasse ai ceti più ricchi.
RispondiEliminanon c'è altro modo.
Ottimo per aumentare la competitiva'. Ideona complimenti potresti fare il consigliere di monti...
EliminaEhi, ciao! Come va ?
RispondiEliminaCiao contessa....bentornata.....qualche notizia di Piero? Sarà andato in ferie? E' da un po' che non si fa sentire....forse ha problemi di connessione...
EliminaSaluti Santo...
vacanze senza internet....l'ideale! ma adesso sarebbe ora di tornare! gli eventi precipitano....
RispondiElimina.....e siamo arrivati al punto che ci tocca fare il tifo per il Doktor Frankenstein....meschini!!!!
RispondiEliminaAltra notizia interessante... http://www.vocidallastrada.com/2012/08/la-serbia-verso-un-nuovo-sistema.html..
RispondiEliminaForza Serbia....
Saluti Santo
è una vergogna!!!
RispondiEliminama chi li scrivi questi articoli. il debito pubblico è la causa prima di questa grave crisi economica e difatti tutti i Paesi in crisi sono quelli che hanno un forte debito pubblico.
noi con 120% di debito in rapporto al pil, la grecia con 170%, la spagna con 145% di debito pubblico; mentre i Paesi virtuosi non hanno un debito pubblico apprezzabile. la francia ha il 10%, la germania il 3%, gli stati uniti il 2.5%, il giappone circa 4% di debito pubblico.
il fatto è che i prodotti tedeschi tirano e l'economia tedesca è impetuosa con una media del 24% annuo. mentre negli Usa voliamo intorno al 45% annuo. e il giappone ha una crescita economica di ben 67% annua.
circa 45 volte quella cinese.
questo è il punto il resto sono fuffe.
non leggerò più questo blog.
dite cavolate!!
vergogna!!!!!
Perchè la Germania, per i suoi BTP, ha un equivalente di "compratore di ultima istanza" nella BundesBank, mentre tutti gli altri stati europei non possono averlo ?
RispondiEliminahttp://www.economiaepolitica.it/index.php/primo-piano/leccezione-tedesca-nel-collocamento-dei-titoli-di-stato/
http://www.mentecritica.net/la-barzelletta-del-tedesco-virtuoso-e-dellitaliano-merda/informazione/oltre-il-confine/ilbuonpeppe/29610/#more-29610
http://www.valeriobruschini.info/?p=676