martedì 31 luglio 2012

SCONTRO GERMANIA-EUROZONA: SETTIMANA DECISIVA PER SALVARE L’EURO, SARA' VERO?


Questa settimana sarà decisiva per salvare l’euro e per il futuro dell’intera eurozona. Quante volte avete sentito ripetere questa frase? Dall’inizio della crisi finanziaria, nel lontano 2008, e per quasi quattro anni di fila, penso decine, forse centinaia di volte. Quando non si vuole risolvere un problema, perché non si può o non si conosce concretamente la soluzione, l’unica alternativa è quella di temporeggiare e procrastinare il momento della decisione definitiva: i tecnocrati europei, insieme ai politici fantoccio che di volta in volta si sono alternati al governo dei paesi, sono diventati ormai dei maestri nell’arte di creare aspettative che possano tenere costantemente in tensione i mercati e gonfiare un po’ le borse di tutta Europa. Con ogni probabilità senza questi stratagemmi puramente mediatici, la situazione dell’eurozona sarebbe già sprofondata ad un livello ancora più infimo di adesso e l’asticella di pericolo, quella che segna il confine fra la frantumazione e la sopravvivenza dell’unione monetaria più sbagliata di tutti i tempi, sarebbe stata raggiunta e superata da un pezzo.


Tuttavia, anche se non si tratterà affatto della settimana decisiva per la sorte dell’euro, bisogna ammettere che in questi giorni l’agenda dei tecnocrati e politicanti europei è davvero fitta di impegni e di incontri. L’evento sicuramente più importante e più atteso è la riunione del consiglio direttivo della BCE di giovedì prossimo 2 agosto, quando il governatore Mario Draghi spiegherà al mondo degli investitori finanziari quali straordinarie e magnifiche misure non convenzionali intende utilizzare questa volta per tenere a galla l’euro: presumibilmente comunicherà l’inizio di un nuovo programma SMP (Securities Market Programme) di acquisto di titoli di stato sul mercato secondario, che riesca a calmare l’inarrestabile corsa al rialzo degli spreads, soprattutto quelli italiani e spagnoli. Oppure indicherà le modalità con cui la BCE intende operare come intermediario del fondo salvastati EFSF prima e del MES dopo, esperimento questo che consente alla banca centrale un maggior spazio di intervento, dato che potrà intervenire nell’acquisto dei titoli sia sul mercato secondario che primario. Visto che le effettive perdite per le casse dello stato si decidono durante il collocamento dei titoli nelle aste primarie mentre sul mercato secondario si condiziona più che altro la solidità dei bilanci delle banche che sono stracolme di titoli, è chiaro che la seconda tipologia di intervento della BCE sarà più incisiva e provvidenziale, soprattutto per le nostre tasche. Peccato però (c’è sempre un però quando si tratta di difendere i risparmi dei comuni cittadini) che i soldi per finanziare i fondi salvastati li sborsiamo noi cittadini europei, quindi le nostre tasche saranno massacrate ugualmente e si verrebbe a creare uno strano corto circuito in cui noi stessi paghiamo in anticipo per comprare dei titoli che saremo obbligati a pagare una seconda volta alla scadenza per rimborsare noi stessi.



Non mi dilungo sulle evidenti forzature logiche di un tale meccanismo (i soldi entrano ed escono dalle nostre tasche senza fermarsi mai da nessuna parte), ma è chiaro a tutti il motivo per cui lo strumento del fondo salvastati permanente MES sia diventato subito per politicanti, tecnocrati e banchieri europei una delle trovate più geniali per difendere i loro personali interessi di corporazione: i cittadini europei saranno gli unici a pagarsi da soli i costi di una crisi finanziaria di cui nella maggior parte dei casi non hanno alcuna colpa, perché se le banche spagnole o irlandesi concedevano troppi mutui immobiliari facili o lo spocchioso cittadino greco otteneva un prestito dalla sua banca per l’acquisto di una BMW o una Mercedes che non poteva pagare, o peggio ancora le banche europee tutte si impelagavano in investimenti finanziari in titoli derivati quantomeno azzardati o spericolati, non sarà mica colpa del cittadino spagnolo, irlandese, greco o anche tedesco o austriaco, che magari non ha mai messo piede dentro una banca e in questi anni ha sudato e lavorato come uno schiavo per mettere da parte qualche risparmio. Eppure, ironia della sorte, sarà proprio questo cittadino, anzi soltanto questo cittadino a pagare, mentre gli altri verranno bene o male coperti da intrallazzi politici e finanziari che è riduttivo definire criminali, indegni, lesivi del concetto stesso di democrazia e uguaglianza dei diritti e dei doveri.


Ricordiamo infatti per gli ultimi ritardatari che la crisi finanziaria dell’eurozona è dovuta principalmente ad un eccesso di debito privato e non di debito pubblico (quello che impropriamente la propaganda di regime chiama “debito sovrano”), dato che prima della crisi del 2008 i governi stavano procedendo bene sulla strada del risanamento dei conti pubblici e sono stati costretti solo in un secondo momento ad indebitarsi e ampliare i loro deficit per salvare le banche private sull’orlo del fallimento. Per chi non si fidasse delle mie parole, ci sono i grafici che parlano per me: ripropongo sotto l’arcinoto grafico che evidenzia come dal 2000 al 2007 il debito pubblico degli stati PIIGS (tutti tranne la Grecia e il Portogallo) si stava riducendo, mentre ciò che stava aumentando pericolosamente era il debito estero, che è principalmente dovuto al debito privato e agli scambi transfrontalieri squilibrati di merci e capitali dal centro (la Germania) verso la periferia (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna). Quindi ribadiamo con fermezza: le tasse che siamo costretti a pagare oggi allo stato servono a coprire i soldi che i nostri rispettivi governi hanno dovuto regalare alle banche per salvarle dal fallimento (non solo con sussidi diretti ma anche con l’apposizione di garanzie statali sulle loro emissioni obbligazionarie), mentre nulla è stato speso nei servizi pubblici e nel welfare per farci vivere al di sopra delle nostre possibilità (come spesso ci rammenta e ammonisce la propaganda di regime).






Emblematico in questo senso il video riportato sotto in cui l’ottimo ecodellarete ci ricorda in quale truffa siano stati incastrati i cittadini europei: “Sapete cos'è un'obbligazione non garantita? E' una forma di investimento ad alto rendimento che non è coperto da nessuna assicurazione. Detto in altri termini, se voi ne sottoscrivete una incassate grandi interessi ma, se qualcosa va male e l'emettitore fallisce, non rivedete il becco di un quattrino. Ebbene, una banca irlandese, poi fallita, ha emesso obbligazioni di questo tipo per miliardi di euro, sottoscritte da banche europee. Le banche europee, che hanno sottoscritto quell'investimento, dovrebbero registrare perdite per miliardi, MA il governo irlandese, sotto la minaccia della BCE di interrompere ogni flusso di finanziamento, è stato costretto, nel 2010, a votare un provvedimento che garantisce, comunque e a dispetto dei vincoli contrattuali, il rimborso delle suddette obbligazioni. Nel video un giornalista irlandese, Vincent Brown, chiede conto della situazione ad un rappresentante della BCE, Klaus MasuchGuardate il video e svejateve!”






Insomma penso che la situazione sia abbastanza chiara. In Europa è avvenuto lo stesso fenomeno di follia finanziaria che è accaduto negli Stati Uniti, trainata soprattutto dalla bolla immobiliare e dalla creazione incontrollata di titoli derivati legati ai mutui subprime, ovvero potenzialmente insolventi, che i mutuatari non sarebbero mai stati capaci di rimborsare. Con l’unica differenza che negli Stati Uniti i cittadini hanno dovuto pagare solo in termini di minore crescita economica e disoccupazione, dato che i titoli spazzatura e gli altri debiti inesigibili, fra cui gli stessi titoli di stato, sono stati acquistati dalla banca centrale Federal Reserve con nuove emissioni di liquidità creata dal nulla (quantitative easing) senza ricorrere alle tasse (perché gli Stati Uniti sono una nazione ancora sovrana), mentre nell’eurozona la BCE è rimasta inerme e inoperosa per statuto (a parte il temporaneo e limitato programma SMP conclusosi a febbraio scorso, e le due operazioni LTRO da €1.000 miliardi per rifinanziare le banche), lasciando che fossero i cittadini a ripagare con tagli alla spesa pubblica e aumento della pressione fiscale ciò che le banche avevano combinato, con la stessa copertura della BCE. La sovranità monetaria che purtroppo è stata stralciata ed emendata in tutta l’eurozona non avrebbe di certo risolto tutti gli squilibri macroeconomici che esistono da sempre all’interno dell’unione monetaria (scarsa mobilità del lavoro, mancanza di armonizzazione e convergenza dei differenziali di inflazione, dei tassi di interesse, delle politiche fiscali, del mercato del lavoro), ma avrebbe sicuramente alleggerito il carico che grava sulle spalle dei cittadini, concedendo più tempo ai singoli stati per mettere a punto strategie valide per il rilancio della crescita e della domanda interna.


Non stupisce dunque che secondo un recente sondaggio, la maggioranza dei cittadini tedeschi ritiene oggi che la Germania starebbe molto meglio senza l’euro, dato che proprio a loro è stato richiesto a suo tempo e sarà richiesto nel prossimo futuro il sacrificio maggiore per rimanere ancora nell’eurozona. Sappiamo infatti che la Germania è stata la nazione che ha avuto notevoli vantaggi dall’introduzione della moneta unica e dall’eliminazione degli aggiustamenti di cambio con i paesi della periferia, ma la sua maggiore competitività e politica aggressiva dei prezzi è stata principalmente basata sulla strategia di precarizzazione e deflazione dei salari reali (vedi grafico sotto, dove i salari reali tedeschi sono scesi a partire dal 2002 in poi, mentre quelli italiani sono rimasti pressoché invariati), che ha ridotto la domanda interna, contenuto l’inflazione, reso meno convenienti le importazioni e rilanciato le esportazioni. I maggiori saldi commerciali con l’estero accumulati dalla Germania in questi anni non hanno di certo arricchito i lavoratori, ma sono stati veicolati verso gli investimenti finanziari delle banche, le rendite dei piccoli e grandi investitori, i profitti delle multinazionali e delle aziende esportatrici. In Germania non esistono soltanto gli operai della Volkswagen da €2000-3000 al mese, ma anche e soprattutto i lavoratori precari che devono accontentarsi di impieghi part-time o di breve durata, i cosiddetti minijobs, da €300-400 al mese che molto spesso costringono i lavoratori a fare due o tre lavoretti contemporaneamente per sbarcare il lunario.  





       
Ecco per quale motivo prendersela oggi con i tedeschi, e soprattutto con i lavoratori tedeschi, sia l’atteggiamento più sbagliato da assumere per contestare la dittatura finanziaria e tecnocratica europea, perché in verità i lavoratori tedeschi sono le prime vittime di questo scempio e i nostri maggiori alleati per scatenare quella rivolta civile che prima o dopo incendierà le strade di mezza Europea. Nel caso in cui, il 12 settembre prossimo, la Corte Costituzionale di Karlsruhe emanerà una sentenza favorevole all’introduzione del Meccanismo Europeo di Stabilità MES, ai cittadini tedeschi verrà chiesta complessivamente una quota di partecipazione da €192 miliardi, che non so quanto e per quanto tempo saranno disposti a versare tramite i soliti aumenti delle tasse e tagli alla spesa pubblica sociale. La strada opposta di concedere invece alla BCE maggiori poteri per intervenire autonomamente sui mercati e sostenere direttamente il debito pubblico della periferia, senza passare per il MES, potrebbe condurre nel medio-lungo periodo ad un’abbondanza di liquidità e ad un innalzamento dell’inflazione, che andrà ad impattare soprattutto sui lavoratori precari e sui bassi redditi. A questo punto, per evitare un’ondata di sommosse di piazza dei lavoratori inferociti che non riusciranno più a pagare l’affitto e a stare dietro all’aumento dei prezzi, il governo tedesco sarebbe costretto a rivedere la sua politica di contenimento salariale e in breve tempo crollerebbe miseramente il tradizionale approccio mercantilista degli affari basato più sulla domanda esterna, le esportazioni, che sulla domanda interna.


Questo è il dilemma maggiore che si trova ad affrontare il governo Merkel in questi giorni, perché se da una parte non può scontentare gli oligarchi, gli affaristi, i banchieri tedeschi privandoli di uno strumento prezioso di profitto come l’euro, dall’altra deve placare il malcontento e i mugugni della base del suo elettorato, che è sempre più ostile all’euro. In questa ottica vanno lette le uscite spesso contraddittorie del ministro delle finanze Wolfgang Schaeuble, che se un giorno dice che “non c’è più spazio per nuove concessioni ad Atene”, poco dopo ricorda ai tedeschi che “nessun altro paese dell’eurozona trae vantaggi dall’euro come la Germania”, per convincerli a rimanere ancora un po’ nell’unione monetaria, almeno fintanto che le aziende tedesche fanno ancora affari nella periferia e possono razziare ciò che rimane appetibile in quelle economie. E’ una vera partita a scacchi fra i governanti e il popolo tedesco per raggiungere un qualsiasi compromesso percorribile, che nella più accreditata delle ipotesi sarà un misto delle due precedenti opzioni: la BCE potrà comprare subito titoli di stato europei per tranquillizzare i mercati e fare abbassare gli spreads, ma non per proprio conto ma come intermediario del MES, i cui tempi e metodi di attivazione definitiva appaiono ancora molto lunghi e macchinosi.


Ad ogni modo, se gli sviluppi di questo dibattito interno tutto tedesco è ancora in gran parte confinato e sconosciuto al resto dell’opinione pubblica europea, un’altra partita a scacchi ben più sottile e tattica si sta giocando in questi giorni fra la Germania e la tecnocrazia europea, con una successione impressionante di dichiarazioni al vetriolo, smentite, nuove esternazioni, che dimostrano apertamente a quale livello di tensione e inasprimento siano arrivati i rapporti fra queste due istituzioni. Irritato dalle prese di posizione categoriche dei ministri tedeschi sui prossimi aiuti alla Grecia e il ruolo della BCE, il presidente dell’Eurogruppo Junker ha dichiarato che “l’uscita della Grecia dall’euro non fa parte delle ipotesi di lavoro” e che essa avrebbe “enormi ripercussioni negative”. Ed ha poi accusato Berlino di piegare gli interessi dell’UE a ragioni di politica interna: "Perché si permette il lusso di fare continuamente politica interna su questioni che riguardano l'Europa? Perché tratta l'eurozona come una sua filiale?”


Parole abbastanza dure e sprezzanti che amplificano inesorabilmente il divario e confermano che fra la Germania e la tecnocrazia dell’eurozona si stia instaurando lo stesso rapporto che esisteva fra il Doctor Frankstein (la Germania) e la sua creatura (l’eurozona): adesso il mostro pretende di vivere di vita propria e non sopporta più chiunque lo accusi con disprezzo per le sue orrende sembianze, fosse anche il suo stesso creatore. Deve fare riflettere (letterariamente parlando) il fatto che il mostro alla fine si piega solo davanti al cospetto di Frankstein e decida per il suo bene di uccidersi gettandosi nelle acque gelide del Polo Nord. Accadrà la stessa cosa nello scontro finale fra la Germania e la tecnocrazia? Probabile, molto probabile. In fin dei conti dobbiamo sempre considerare che i tecnocrati sono dei funzionari pagati e stipendiati dai governi europei e se per il bene e il profitto dell’azienda (il comitato d’affari con sede a Bruxelles e a Francoforte), ai dirigenti è consentita un’ampia libertà di manovra, è sempre agli azionisti di maggioranza (Germania e Francia in particolare) che spettano le decisioni più importanti. E gli azionisti di maggioranza, incastrati loro malgrado nelle strutture democratiche dello stato di appartenenza, devono rispondere del loro operato ai rispettivi elettori e questi ultimi cominciano a diventare sempre più insofferenti all'euro, all'eurozona, alla tecnocrazia e a tutto ciò che comporta. Con le dovute proporzioni e le similitudini del caso, se la prospettiva del Polo Nord appare abbastanza inverosimile, sono invece quasi certo che oggi come oggi una buona parte dei cittadini europei accoglierebbe con molto piacere l’idea di vedere un’ordinata fila di cialtroni e farabutti formata da Junker, Draghi, Van Rompuy, Barroso, Trichet gettarsi nelle acque del Mar Baltico per liberarci per sempre da quel mostro chiamato euro che ha distrutto e sta continuando a distruggere la vita di tutti noi.


Certo sarà difficile che i tecnocrati si facciano spontaneamente da parte, perché sono attaccati ai soldi e alle poltrone più di chiunque altro, ma alla fine è possibile che i governanti tedeschi, sollecitati dai loro stessi cittadini, gli diano molto presto un calcio nel fondoschiena perché ritenuti inutili, ingombranti e poco efficienti per la conduzione dei loro affari. Le stesse aziende, corporazioni, grandi società finanziarie europee che hanno favorito l’ascesa dei tecnocrati alle loro cariche si renderanno conto che l’euro sia diventato ormai un elemento destabilizzante e controproducente per l’intera economia, buttando anche loro a mare i propri scagnozzi infiltrati nelle istituzioni europee. Inutile ripetere che qui stiamo parlando solo di soldi, affari, apparati burocratici fascisti, regimi autoritari, carriere, mentre niente di tutto quello che speravano i cittadini con il grande sogno degli Stati Uniti d’Europa, la terra del benessere, della libertà, dei diritti, della democrazia, era stata mai presa in considerazione dai padri fondatori dell’Unione Europea (Mitterand, Kohl, Prodi, Delors, Monti), che sapendo perfettamente ciò a cui stavano lavorando sono da considerarsi in assoluto i maggiori criminali e colpevoli del disastro attuale.


Non a caso il governatore della Bundesbank Jens Wiedmann ha chiamato a rapporto il suo dipendente Mario Draghi per far sentire la voce del padrone e avere chiarimenti riguardo alle sue ultime dichiarazioni, perché è chiaro che la linea che intende percorrere Draghi di sostegno ai titoli pubblici della periferia sia contraria alla politica monetaria restrittiva imposta dalla banca centrale tedesca. Per difendere la sua tesi Draghi ha però ancora molte frecce al suo arco. Innanzitutto, nella situazione attuale di drastico arresto del mercato interbancario in cui le banche non si fidano più a prestarsi liquidità a vicenda, il governatore della BCE può dimostrare che per mantenere fede al mandato della banca centrale, che oltre alla stabilità dei prezzi impone anche un efficiente trasmissione della politica monetaria e un’armonizzazione dei tassi di interesse all’interno dell’eurozona, è costretto ad adottare misure non convenzionali (non convenzionali per il mostro giuridico europeo, non per il resto del mondo) come l’acquisto di titoli di stato sul mercato secondario, in modo da rendere più liquido il mercato e ridurre l’asfissiante domanda di nuova liquidità da parte degli istituti europei presso la stessa banca centrale.


In condizioni normali, una riduzione del tasso di interesse di riferimento fino allo 0,75%, avrebbe condotto le banche a chiedere maggiore liquidità per fare nuovi prestiti e guadagnare in modo considerevole sullo spread, sullo scarto di interesse. Ma nell’odierna fase di paralisi della cosiddetta economia reale, con una caduta inarrestabile della domanda e dei consumi e con i fallimenti delle piccole e medie aziende che si susseguono a catena, le banche preferiscono parcheggiare la nuova liquidità presso i depositi della stessa BCE, remunerati con un tasso di interesse 0% e perdendo quindi un 0,75% netto (quando va bene) per ogni rifinanziamento richiesto. Il fallimento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria, secondo il quale ad un abbassamento del tasso di interesse da parte della banca centrale dovrebbe corrispondere un aumento di offerta di moneta e di denaro circolante nell’economia, si riscontra anche nelle condizioni con cui si finanziano le banche e le aziende nei vari paesi dell’eurozona: il tasso principale di riferimento per i prestiti, che condiziona l’intera struttura dei tassi sia a breve che a lungo termine, non è più quello fissato periodicamente dalla BCE, che detto brutalmente nessuno più considera, ma il rendimento dei titoli di stato, che vengono ritenuti dagli operatori e dagli agenti economici una misura più realistica del rischio sistemico associato ad un particolare paese.


Per questo motivo, recentemente l’amministratore delegato della Fiat Marchionne si è lamentato della concorrenza sleale della Volkswagen, che può reperire facilmente fondi sui mercati dei capitali ad un misero 1,5%, mentre la Fiat è costretta a prendere in prestito soldi al 6%, modulando di conseguenza al ribasso i salari e al rialzo tutta la successiva stratificazione dei prezzi. In questo caso l’unico elemento esterno che avrebbe potuto riequilibrare la differenza dei tassi di interessi senza intervenire sui salari e sui prezzi è il tasso di cambio flessibile delle rispettive monete che avrebbe comportato un apprezzamento del marco tedesco e un deprezzamento della lira italiana, favorendo un recupero dei margini di competitività perduti. Ma siccome siamo in un’unione monetaria assolutamente sbilanciata, questi automatismi non possono avvenire e la Volkswagen nel silenzio più assoluto continua indisturbata ad accumulare profitti, facendo persino sfacciata propaganda sulla sua generosa politica salariale. Il disastro dell’eurozona, che è arrivato ormai al culmine della sua deflagrazione, conduce purtroppo a questi paradossi e il fatto che un idiota come Marchionne se ne sia accorto è in generale un buon segno. Se il filosofo reinventatosi dirigente capisse anche che con il ritorno alla lira, le automobili Fiat potrebbero di nuovo ritornare ad essere competitive rispetto a quelle tedesche (quantomeno in base al fattore prezzo, per la qualità e l’affidabilità dovrebbero pensarci gli ingegneri), saremmo già a metà dell’opera per uscire dalla gabbia europeista.


Il fallimento ormai conclamato della politica monetaria della BCE si può leggere apertamente anche sui documenti prodotti dagli analisti della stessa banca centrale che spiegano perfettamente in quale pantano si trovi l’eurozona in questo momento. Nell’ultimo sondaggio trimestrale fatto a campione su 125 istituti bancari europei si possono evincere in particolare questi dati, che peraltro sono già abbastanza noti:


1)   Il 25% delle banche riscontra maggiore difficoltà nel reperimento di fondi, e il problema è dovuto al peggioramento dei titoli collaterali utilizzati negli scambi di liquidità: peggiore è il valore e la rischiosità del titolo (in particolare titoli di stato) fornito in garanzia e minore sarà la quantità di capitali ricevuti in prestito, con un più elevato tasso di interesse da corrispondere all’istituto bancario o alla società finanziaria creditrice.


2)   Le banche non hanno segnalato alcuna modifica o cambiamento sia in senso espansivo o restrittivo rispetto al passato nelle condizioni di credito fornite ai clienti, segno che le politiche e operazioni monetarie intraprese dalla BCE non hanno sortito alcun effetto significativo nella cosiddetta economia reale. Le condizioni più favorevoli di credito vengono offerte alle grandi aziende, multinazionali e ai progetti più rischiosi, dato che i grandi gruppi avendo un mercato internazionale abbastanza consolidato non subiscono molto la crisi interna all’eurozona e la situazione stagnante dell’economia incentiva sia il moral hazard degli imprenditori che delle stesse banche verso investimenti più rischiosi. In questo contesto le piccole e medie aziende, operanti principalmente nel mercato interno all’eurozona, sono le più penalizzate.  

  
3)   L’elemento che viene rimarcato con maggiore enfasi dalle banche è il calo generalizzato della domanda di nuovi prestiti, soprattutto i mutui per la casa e i prestiti al consumo. Avevamo dubbi che la crisi attuale dell’eurozona sia da rintracciare in una drammatica flessione della domanda? E non abbia nulla a che vedere con il miglioramento dal lato dell’offerta? Siamo proprio sicuri che incamminandoci verso una costante deflazione dei prezzi e dei salari, ritorneremo ad essere più competitivi e la gente ritroverà la voglia di spendere, investire, consumare? Ma scusate, non si tratta di un film già visto dopo il crollo della borsa di Wall Street del 1929, dal titolo la Grande Depressione?



Preso atto di queste evidenze empiriche, di cui gli stessi banchieri sono pienamente a conoscenza, la conclusione più ovvia è che le nuove strategie monetarie proposte da Draghi di acquisto di titoli di stato e monetizzazione del debito pubblico, che con ogni probabilità verranno confermate il prossimo giovedì 2 agosto, non risolveranno nessuno dei problemi dell’eurozona. La maggiore liquidità in possesso degli istituti creditizi e il miglioramento del collaterale offerto negli scambi potrà pure alleggerire le condizioni di rifinanziamento delle banche europee, ma questo non servirà a riversare maggiore liquidità nei mercati e a rilanciare gli investimenti, per il semplice motivo che gli agenti economici non stanno chiedendo soldi o non sono più in condizione di chiederli. Fra l’altro, il fatto che la BCE acquisti titoli di stato non solleva i governi e infine i cittadini dal rimborso degli stessi (come accade per esempio negli Stati Uniti con la Federal Reserve, dove la banca centrale utilizza i titoli di stato come se fossero dei semplici depositi di risparmio che si aprono e si chiudono tramite rapidi accreditamenti e addebitamenti di cifre elettroniche e le tasse raccolte non servono né a finanziare la spesa pubblica né a rimborsare il debito), ma possibilmente riduce soltanto il rendimento dei prossimi titoli emessi dai governi nelle aste primarie (non di quelli circolanti), in quanto gli investitori avranno per un determinato periodo di tempo la certezza che esiste nel mercato un compratore istituzionale (la BCE appunto) disposto ad acquistare questi titoli a qualunque prezzo proposto: questo meccanismo favorisce indirettamente un certo risparmio per lo stato, ma serve più che altro a creare direttamente facili plusvalenze per le banche. Quando il programma SMP o le munizioni fornite dal MES andranno ad esaurirsi, gli investitori faranno le corse per liberarsi in fretta dei titoli in loro possesso facendo di nuovo schizzare in alto gli spreads  e con grande stupore di tutti (non nostro!) si ritornerà esattamente al punto di partenza senza avere risolto nulla (a parte le plusvalenze generosamente concesse alle banche).  


Malgrado l’insistenza e la fiducia cieca dei tecnocrati, che sfiora spesso il fanatismo (o la malafede: sono i due risvolti più insidiosi e insopportabili dell’integralismo religioso), di risolvere la crisi finanziaria adottando queste contorte alchimie monetarie e puntando tutto sul lato dell’offerta, è chiaro ormai anche ai sassi che invece ci troviamo nel classico caso di crisi di domanda, che come la storia ma anche la teoria economica classica insegna non può essere affrontata soltanto con semplici interventi di politica monetaria, ma con massicce ed organiche operazioni di politica fiscale: stimoli, detassazione, incentivi e sussidi alle imprese, programmi di piena occupazione, strategie volte ad una migliore redistribuzione dei redditi, trasferimenti fiscali dalle zone in surplus a quelle in deficit. Per intenderci, come abbiamo spesso ripetuto, questo è il momento di aumentare la spesa pubblica e ampliare i deficit dello stato e non di ridurli o addirittura azzerarli con regole assurde, antidemocratiche, antieconomiche, irragionevoli, fideistiche come il paraggio di bilancio in costituzione: una norma che esiste solo nell’eurozona e quindi, per semplice induzione, visto le condizioni pessime in cui versa l’eurozona, una pessima norma. Una scempiaggine.


Fra l’altro, considerando gli elevati differenziali macroeconomici a cui abbiamo prima accennato, non è neanche detto che queste iniziative di stimolo alla domanda indispensabili nel breve periodo consentirebbero a medio-lungo termine una crescita armoniosa ed equilibrata dei paesi all’interno dell’unione monetaria, anzi, al contrario, potrebbero favorire lo sviluppo e la genesi di nuovi squilibri peggiori dei precedenti. Ma quantomeno sarebbe un primo passo utile nella giusta direzione, a cui dovrebbero seguirne in rapida sequenza tanti altri che per diversi motivi (non ultimo la reale volontà dei vari paesi, governi, potentati nazionali di perseguire tali obiettivi) sono difficili da prevedere non solo nel lungo periodo. Ma nel lunghissimo periodo, ad aeturnum.


E’ chiaro a tutti quelli che sono sfuggiti da tempo alle tenaglie oppressive e coercitive delle teorie economiche neoliberiste e hanno capito quanto sia pericoloso trattare la materia economica in termini di dogmi di fede e canoni numerici da rispettare alla lettera pena le fustigazione e le punizioni corporali, che il grafico da tenere giornalmente sott’occhio non sia quello dello spread, del debito pubblico o del deficit di bilancio, ma quello che vi propongo sotto: l’aumento inarrestabile della disoccupazione in tutta l’area dell’eurozona. Questi ragazzi, questi uomini, queste donne, che hanno perso il lavoro o un lavoro non lo hanno mai avuto, non solo non saranno in grado di spendere (a parte i soldi necessari per i bisogni primari), ma presto o tardi si ritroveranno per strada a protestare contro il governo, contro le banche, contro la diabolica collusione fra governo e banche e perché no, quando sarà il momento, quando la consapevolezza sarà più radicata, contro l’euro come moneta e come strumento di imposizione di misure totalitarie e estorsive dall’alto e cessione di sovranità democratiche e politiche dal basso, voluto sia dai governi che dalle banche per una seria innumerevole di interessi concomitanti (primi fra tutti: il controllo delle masse e l’estrazione di ricchezza dalle masse verso le élite oligarchiche del settore industriale e finanziario).







Per concludere, per capire meglio la mentalità di questi talebani dell’economia che si trovano momentaneamente dislocati fra Bruxelles e Francoforte, basta rileggere con attenzione alcuni stralci delle dichiarazioni rilasciate la scorsa settimana da Mario Draghi, questo Mr Bean pasticcione e imbranato della finanza. Le notevoli contraddizioni e la confusione che permane nella mente di quest’uomo dimostra non solo che il presunto comandante dell’eurozona sia una persona con parecchie amnesie e disturbi mentali, ma che la sua stessa fede incrollabile nei dogmi del neoliberismo che tanto lo contraddistingue e lo ha reso forte in passato comincia a mostrare dei minacciosi scricchiolii, delle vertiginose crepe. Forse la nave impazzita dell’eurozona è assai fuori rotta non perché i mari siano particolarmente inclementi o agitati, ma perché gli ammiragli virtualmente al comando della nave sono palesemente impazziti e fuori controllo. E se persino dagli Stati Uniti, il paese protettore e progenitore di tutti i neoliberisti del mondo, è dovuto volare di corsa fino in Germania il ministro del tesoro Tim Geithner per ammorbidire e calmare le ire dei tedeschi e la loro risolutezza a disfarsi di questi folli tecnocrati, significa che il punto di rottura è sempre più vicino. Ma vediamo appunto alcune perle di lucida follia del governatore della BCE Mario Draghi, cominciando con la prima:


Sì, anche a mio parere il focus è troppo spesso puntato sulle riforme del mercato del lavoro, che non sempre si trasformano in una maggiore competitività dato che le aziende a volte beneficiano delle situazioni di monopolio o di rendite di posizione. Abbiamo quindi bisogno di guardare ai mercati per i prodotti ed i servizi, e di liberalizzare dove necessario in modo da aumentare la competitività”. Ma come? Non era stato proprio Draghi insieme al suo compagno di merende Trichet ad inviare al governo italiano una lettera il 5 agosto scorso in cui chiedeva esplicitamente come riforma principale la maggiore flessibilità del mercato del lavoro? E adesso, che bene o male tale riforma è stata fatta, come mai l’economia non riparte? Possibile che da qualche parte, nel cervello di Draghi e nella sequenza logica delle sue elucubrazioni, ci sia un inghippo, un problema? E poi, va bene ammettere che la concorrenza perfetta non può esistere nel mondo reale, ma siamo veramente convinti che le liberalizzazioni siano la panacea giusta per i nostri mali? Io governo, quindi stato che deve per forza intervenire nell’economia per regolarla, al contrario di quello che farneticano tutti i neoliberisti, posso pure impegnarmi ad abbattere le barriere di ingresso che insistono nei vari settori e favorire l’arrivo di nuovi soggetti e investimenti, ma se nessuno compra i beni e servizi prodotti perché non ha materialmente i soldi da spendere, siamo proprio sicuri che i fantomatici nuovi soggetti e investimenti arriveranno?  


“La riduzione del debito è vitale, e la nazione dovrà rispettare il suo impegno a portare il deficit sotto il 3% del PIL nel 2013 in modo da continuare a beneficiare di bassi tassi di interesse”. Qui siamo di fronte alla solita sparata dettata da dogmatismo scolastico o malafede conclamata: prima di investire in un determinato paese i mercati non controllano mai la situazione dei conti pubblici, premiando con un basso tasso di interesse quelle nazioni che hanno un contenuto rapporto deficit/PIL e debito pubblico/PIL. E’ la realtà dei fatti e dei dati a dircelo. Infatti, a parte che il rischio sistemico di un paese si misura eventualmente dal debito totale/PIL (somma di debito pubblico e debito privato), i dati storici e congiunturali confermano che i mercati non ragionano affatto sui parametri di prestazione della finanza pubblica per orientare i loro investimenti. Gli esempi classici sono sempre i soliti: gli Stati Uniti (deficit/PIL -9,7%, debito pubblico/PIL 110%), la Gran Bretagna (deficit/PIL -8,4%, debito pubblico/PIL 85%), il Giappone (deficit/PIL -9,5%, debito pubblico/PIL 220%) a dispetto della scarsa virtuosità pubblica vengono sempre premiati dai mercati con bassissimi tassi di interesse sui titoli pubblici intorno all’1%. Quando un operatore deve investire su un titolo pubblico di un determinato paese verifica innanzitutto le modalità con cui i paesi riescono a reperire i soldi per rimborsare i loro debiti: se un paese è sovrano e monopolista unico della propria moneta (è il caso di Stati Uniti, Gran Bretagna, Giappone), la possibilità di diventare insolvente sui debiti denominati in valuta nazionale materialmente non esiste, mentre quando un paese non è sovrano e utilizza una moneta straniera per i propri pagamenti (eurozona), il rischio di rimanere a corto di soldi e di diventare insolvente sui debiti denominati in quella moneta straniera è sempre dietro l’angolo.


Questa cornice ha portato al Trattato di Maastricht del 1992. i tassi di interesse dell’Italia erano molto alti all’epoca, ma come risultato del suo coinvolgimento nel progetto di un’Unione Monetaria, l’Italia ha visto diminuire in modo subitaneo i suoi tassi, prima ancora che ci fosse una diminuzione del deficit, che rimase all’11% del PIL! Questo mi porta a credere che se una nazione si impegna in modo definito, anche sul lungo-periodo, allora questo avrà un impatto anche sul breve periodo”. Mario Draghi si contraddice da solo con quanto detto in precedenza e si inventa pure una motivazione per spiegare la sua assurda teoria: l’Italia nel 1992 aveva un rapporto deficit/PIL dell’11%, eppure i suoi tassi di interesse cominciarono a diminuire, non perché il governo avesse firmato il Trattato di Maastricht del 1992 (sai quanti trattati intergovernativi ha firmato lo stato italiano da allora in poi senza alcuna variazione di giudizio sulla sua affidabilità e credibilità?), ma perché a causa di un attacco speculativo alla lira concordato a livello internazionale, l’Italia fu costretta per un certo periodo di tempo ad uscire dal sistema di tassi fissi di cambio dello SME e per alcuni anni, fino al 1996, non ebbe più l’obbligo di mantenere i tassi alti per attirare i capitali dall’estero e rispettare il vincolo di cambio rigido con il marco tedesco. Eppure il buon Draghi dovrebbe conoscere perfettamente questi fatti, visto che all’epoca era direttore del tesoro e alcune ricostruzioni abbastanza attendibili lo vedono presente il 2 giugno 1992 sul panfilo Britannia della regina Elisabetta a cospirare insieme ai banchieri della City di Londra contro gli interessi italiani.   


Il nostro mandato non è risolvere i problemi finanziari delle nazioni, ma assicurare la stabilità dei prezzi e contribuire alla stabilità dei sistemi finanziari in piena indipendenza”. Caro Draghi, se il tuo mandato non fosse risolvere i problemi finanziari di un paese non avresti dovuto mandare quella famigerata lettera al governo italiano il 5 agosto scorso. Ma soprattutto, constatando adesso che per la seconda volta consecutiva nel giro di pochi mesi si rende necessario un intervento della BCE sul mercato dei titoli di stato, qualcuno potrebbe finalmente avere la decenza di ammettere di avere commesso un errore, ignorando una norma di buon senso inconfutabile dell’economia: la politica monetaria non può essere separata, indipendente e autonoma dalla politica fiscale, perché entrambe devono lavorare in stretto contatto per garantire la stabilità dei prezzi, dei tassi di interesse e la tenuta dei conti pubblici. Se fossero persone normali e dotate di normale senso del pudore e di giudizio, i tecnocrati avrebbero già da tempo dovuto lavorare alacremente alla modifica degli articoli 123 e 130 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (per intenderci, quelli che sproloquiano sulla autonomia e indipendenza della banca centrale dai governi e impediscono alla BCE di finanziare direttamente o indirettamente gli stati), perché palesemente in contrasto con la realtà dei fatti e con la corretta trasmissione degli interventi di politica monetarie.     


Le condizioni straordinarie nelle quali ci stiamo imbattendo implicano un ruolo più attivo da parte della BCE che vada oltre alle politiche monetarie, per problemi che non possono essere risolti da una mera politica monetaria, quali deficit pubblici troppo alti, mancanza di competitività o squilibri non sostenibili, soprattutto quando la stabilità finanziaria sia messa a rischio. Salvaguardare l’euro è parte del nostro mandato. Puntualmente Draghi non perde tempo a smentire se stesso ammettendo appunto che la politica monetaria da sola non basta e che il mandato di una banca centrale sia anche quello di risolvere i problemi finanziari dello stato. L’interdipendenza stretta fra politica monetaria e politica fiscale è la normalità, mentre le condizioni straordinarie che si sono verificate nel periodo 2000-2008, quando per una serie di motivi abbiamo assistito ad un’anomala e ingiustificata convergenza dei tassi di interesse fra i diversi paesi dell’eurozona, erano dettate più da ragioni di pura speculazione finanziaria e dall’incapacità dei mercati di allocare efficacemente le risorse e valutare razionalmente il merito creditizio di singoli investimenti (in questo caso i titoli pubblici dei paesi della periferia, mentre sui titoli e finanziamenti privati la convergenza dei tassi di interessi non c’è mai stata, essendo costantemente più alti nella periferia rispetto al centro).



Con tutte queste premesse, con questi personaggi strani che circolano a piede libero in Europa e impunemente gestiscono i passaggi più delicati, appare difficile rispondere alla domanda iniziale: questa sarà una settimana decisiva per salvare l’euro e mettere in sicurezza l’intera eurozona? No, probabilmente no. Qualunque azione intraprenda Draghi giovedì prossimo i maggiori problemi dell’eurozona rimarranno comunque irrisolti e saranno altri personaggi, altri paesi, altre circostanze a decretare il verdetto finale su questo obbrobrio politico, economico, finanziario e culturale che ha distrutto e annientato la capacità critica di reazione dei popoli europei. Già possiamo prevedere con largo anticipo altri eventi che potrebbero attirare l’attenzione degli osservatori internazionali ed essere definiti decisivi per le sorti dell’eurozona: il 20 agosto prossimo il governo greco dovrà rinnovare €3,2 miliardi di debito in scadenza, facendo ricorso al fondo salvastati EFSF per rimborsare la BCE (altra assurdità, che fa capire quanto gli interventi della BCE di acquisto di titoli di stato non siano risolutivi, perché come abbiamo detto alla fine la banca centrale, al contrario da ciò che avviene in qualsiasi altro paese normale del mondo, i titoli li vuole rimborsati e in contanti anche), il 12 settembre la Corte Costituzionale tedesca di Karlsruhe si pronuncerà sulla legittimità dei fondi di salvataggio e sull’introduzione del meccanismo permanente MES. In questo frattempo la situazione potrebbe precipitare in ogni momento e basta leggere l’analisi amara e impietosa dell’Institute for New Economic Thinking (INET), un team di economisti guidato da alcuni consulenti del governo tedesco e dallo speculatore finanziario George Soros, che di debolezza dei sistemi monetari se ne intende, per capire che siamo ormai vicinissimi al famoso punto di rottura, che può essere di volta in volta rimandato ma da cui l’eurozona non potrà mai sfuggire: “Siamo convinti che l’Europa sia un sonnambulo che cammina verso un disastro di proporzioni incalcolabili. Il senso di una crisi senza fine, con una pedina del domino che da un momento all’altro potrebbe cadere su tutte le altre, deve assolutamente essere invertito”.


49 commenti:

  1. Ti segnalo una cialtronata di dimensioni bibliche:
    http://www.corriere.it/editoriali/12_agosto_01/editoriale-crisi-economica-francoforte_f93d7ccc-db98-11e1-83b0-3101995e52cb.shtml

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    1. Non ho parole...la solita cafonata di due cialtroni che non hanno limiti di decenza e di pudore: acquistarci il debito da soli, significa scannarci fra di noi come polli in un pollaio, perchè serve solo a ridistribuire la ricchezza dalle classi basse a quelle in grado di acquistare un titolo di stato...una guerra fra poveri insomma...l'esempio del Giappone non regge ed è truffaldino, perchè in quel caso per pagare gli interessi ai possessori di titoli di stato non prelevano soldi dalle tasche di altri cittadini...quelli stampano, hanno una banca centrale...non crescono economicamente, ma nemmeno si fanno massacrare dai mercati, come facciamo noi polli europei...

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  2. non so come fa a sostenere il contrario signor Valerio, il problema è il debito pubblico e questo è stato chiaramente e scientificamente dimostrato da diversi economisti non solo italiani.
    Nessun Paese può sostenere un debito in rapporto al pil di oltre il 120% l'unico modo per risolvere la questione è scendere sotto il 50% in rapporto al pil e ridurre le spese inutili.

    a tale proposito gradirei se possibile un suo parere riguardo l'accorpamento delle province.
    Personalmente sarei per eliminarle tutte.
    In secondo luogo sarei anche per l'abolizione dei comuni sotto i 40.000 abitanti.

    Luke

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    1. Beh, caro signor Luke se non riesce a capire la lingua italiana scritta non è a me che deve rivolgersi ma ad una scuola serale o al CEPU...la aiuterebbe anche la lettura di qualche classico come Carlo Emilio Gadda (Quer pasticciaccio brutto di via Merulana) o Leonardo Sciascia (Il giorno della civetta, Todo modo) o Luigi Pirandello (Il fu Mattia Pascal, Uno, nessuno e centomila)...per capire che la verità non è quasi mai come appare...se a lei le hanno fatto credere dalla sua nascita che il problema è il debito pubblico non significa che il debito pubblico sia veramente un problema, perchè ci sono dati che dicono il contrario:

      "Gli esempi classici sono sempre i soliti: gli Stati Uniti (deficit/PIL -9,7%, debito pubblico/PIL 110%), la Gran Bretagna (deficit/PIL -8,4%, debito pubblico/PIL 85%), il Giappone (deficit/PIL -9,5%, debito pubblico/PIL 220%) a dispetto della scarsa virtuosità pubblica vengono sempre premiati dai mercati con bassissimi tassi di interesse sui titoli pubblici intorno all’1%"

      E ci sono i più grandi economisti moderni, da Keynes in poi, fino a Godley, che dimostrano il contrario, facendo vedere con semplicità, anche ai non addetti ai lavori, come il debito pubblico in condizioni normali, in cui lo stato è il monopolista unico della sua moneta (non è nell'assurda anomalia dell'eurozona, in cui gli stati sono costretti a chiedere in prestito una moneta straniera chiamata euro alle banche per potere operare...) altro non è che la ricchezza finanziaria netta del settore privato, quindi anche sua e mia...le consiglio di leggere questo articolo sui bilanci settoriali per avere chiarimenti in merito:

      http://tempesta-perfetta.blogspot.it/2012/02/modern-money-theory-mmt-prima-lezione.html

      Ma che glielo dico a fare, lei deve fare prima almeno 2 o 3 al CEPU...buono studio e buon lavoro!!!

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  3. non ha risposto alla mia domanda: è d'accordo con l'accorpamento delle province? lo sarebbe con l'accorpamento dei comuni sopra i 40.000 abitanti?

    lasci perdere Pirandello e i classici della letteratura. Stiamo parlando di economia.
    I Paesi che ha citato hanno un debito pubblico alto ma sono Paesi produttori di materie prime e quindi possono andare avanti. Noi non produciamo materie prime produciamo solo debito pubblico.

    Lasci da parte anche gli sfottò.

    su internet ho letto almeno 40 pareri diversi riguardo alla crisi economica e il suo è uno di questi 40 e non è al di sopra di essi.
    E'è solo un suo parere non è la verità rivelata.

    Luke

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    1. Vorrei ricordare che il giappone non è affatto un produttore di materie prime e tra l'altro ha il debito pubblico al 220%

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    2. Per carità, non ho ha mai creduto di avere la verità rivelata in tasca, per un semplice motivo: la verità assoluta, sia in economia che nella società umana, non esiste o quantomeno se esiste cambia continuamente in base alle modifiche del contesto storico, geografico, sociale...ecco per quale motivo ho fatto quel riferimento ai classici, perchè paradossalmente gli scrittori citati hanno una visione dell'economia molto più attinente e precisa dei tecnocrati neoliberisti europei che abbiamo al governo, che invece hanno una raccapricciante visione dell'economia deterministica e affine ad una scienza esatta: pongono dei vincoli numerici (60% debito/PIL, 2% di inflazione, pareggio di bilancio) e credono che ad ogni azione corrisponda necessariamente una certa reazione, ampiamente prevedibile...questi non sono economisti, ma alchimisti, ciarlatani, cialtroni...
      E purtroppo vedo che il loro modo di ragionare ha influenzato anche persone mediamente sveglie come lei, che crede che bisogna mettere dei limiti numerici che separano nettamente la virtù dal vizio (50% di debito/PIL, ma chi glielo ha dato questo vincolo, il dottore? No, è solamente che è lei è stato plagiato dalla mentalità degli apprendisti stregoni che riempono la testa della gente di numeri e formule per confonderle... l'Irlanda aveva un debito pubblico/PIL del 40%, eppure è andata in crisi lo stesso... quindi?)
      Quindi se fossero state persone corrette e oneste intellettualmente, i tecnocrati europei avrebbero dovuto ammettere anche in presenza di un solo dato contrario che la loro teoria del limite del 60% del patto di stabilità è sbagliata, falsa, non confermata dai dati... mi dica, se Newton avesse scoperto che una mela (una sola mela su un milione) cadendo dall'albero andava in diagonale, invece che verticalmente, secondo lei avrebbe formulato ugualmente la legge di gravitazione universale...no, secondo me no, perchè Newton era un vero scienziato, non un ciarlatano...oppure avrebbe formulato la legge prevedendo delle eccezioni...

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    3. E si badi bene, il caso europeo è ancora più eclatante, perchè non solo non è possibile dimostrare che il paese che si trova al di sotto del limite del 60% sia virtuoso, ma nemmeno che quello che si trova al di sopra sia vizioso (Germania, 83% del debito/PIL, eppure viene presa come esempio a livello planetario di virtù)... ora lei è libero di credere a chi vuole, ma non può venire qui a scrivere scemenze o numeri che non hanno senso, perchè non troverà mai terreno fertile per queste alchimie numeriche da ciarlatani e equilibrismi mistificatori da incantatori di folle...in un altro blog, sono sicuro che sparando quelle cifre potrebbe fare invece un figurone...qui l'economia viene trattata per quello che è: una scienza sociale di organizzazione e ottimizzazione delle risorse in cui il buon senso deve prevalere sulla matematica, che serve solo a consuntivo per verificare l'effetto di una certa azione...
      Vuole un mio parere sulle province? Glielo dico subito: abolirle tutte, perchè sono una struttura ridondante e inefficiente...tuttavia le competenze delle province non devono essere abolite, ci mancherebbe: le scuole devono essere gestite dai comuni, le strade dalla regione...sui comuni, invece sarei molto più cauto, perchè non metterei solo il fattore demografico come soglia (40000 mila mi pare un pò eccessivo, mentre 3000 mi pare una cifra più umanamente accettabile), ma anche il fattore distanza, perchè se mi serve un certificato e devo farmi 50 km per raggiungere il mio municipio di appartenenza, mi pare che non sia proprio un bel servizio per il cittadino...ripeto, ci vuole buon senso ed elasticità per gestire le risorse umane e l'organizzazione civile di una società, non rigidità e chiusura mentale...poi è certo che la gente si fa accalappiare di più da chi mostra maggiore rigidità, inflessibilità e la bacchetta pronto per bastonarli, ma questo è un altro discorso, e qui oltre a Pirandello, ci vorrebbe la lettura di Jung e Freud... perchè solo in un paese incivile, incolto e folle come l'Italia, un popolo può esultare perchè un professore esagitato e buffone taglia i posti letto per la gente del popolo, facendogli credere appunto che lo fa per il loro bene...contenti voi, cosa posso dirvi io: vi auguro di non trovarvi mai distesi per terra nel corridoio di un ospedale a maledire le forbici del professore della Goldman Sachs...

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    4. In un certo senso forse sono stato plagiato dai media nazionali che - comunque guardo poco - sul debito pubblico ne ho sentite di cotte e di crude e tra mille pareri è difficile poter farsi un'idea. L'economia non è il mio forte.
      sui comuni in effetti ho buttato un numero a caso. tuttavia è da notare come in regioni come il Piemonte ci sono centinaia di comuni minuscoli.
      un esempio: villarboit è comune e ha circa 500 abitanti in provincia di vercelli. a pochi chilometri c'è balocco 50 abitanti circa il centro abitato. 250 con le frazioni. tra i due paesi ci saranno circa 3 chilometri. a poca distanza ci sono altri comuni minuscoli. in questi casi si potrebbero accorpare.
      ed evito per ritegno di citare diversi comuni alpini, meglio lasciar stare.
      sulle province invece ho dei dubbi.
      fino al 1971 le province erano enti amministrativi sotto l'egida del prefetto.
      così dovevano tornare ad essere. invece ora questi accorpamenti mi lasciano perplesso.
      in toscana rimarrebbero 2 province. ripeto: 2 province in un territorio di circa 20.000 kmq.
      che senso ha?
      mettiamo: Siena e Livorno. mezza toscana sotto Siena, l'altra metà e tutta la costa sotto livorno.
      come si può dividere una regione in questo modo osceno!
      la liguria 2 province: genova e la spezia. idem. da genova a ventimiglia ci sono circa 120 km. amministrare 200 km di mare e 120 km in linea d'aria è da pazzi.
      la lombardia 2 o 3 province. e parliamo di 8.500.000 di abitanti. significa togliere province come varese, como, mantova, cremona.
      possono 2 o 3 province gestire una regione così popolosa?
      e le strade chi le gestisce i comuni? e ripartire le strade provinciali tra migliaia di comuni è compito arduo. in alcuni tratti addirittura nel raggio di 10 chilometri la competenza spetterebbe ad una ventina di comuni. assurdo!
      per non parlare della perdita dei posti di lavoro. dell'incapacità da parte di pochi enti di gestire le scuole, gli istituti provinciali e tutto il resto.
      questo è caos puro.

      follia pura.

      luke

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  4. giusto per rimanere in tema di pareri diversi:

    lei stesso scrive prima che la colpa di tutto questo casino è della germania che esporta molto in area Euro mandando in deficit i Paesi come il nostro; poi che la colpa non è solo della Germania; poi scrive che il debito pubblico non è il problema prevalente ma - allo stesso tempo in alcuni post che non starò qui ad indicarle perché li ha scritti lei e quindi saprà benissimo dove sono - allo stesso modo scrive che il debito pubblico - non avendo noi moneta sovrana - aggrava l'attuale situazione.

    allora mettetevi d'accordo: il problema è o non è il debito pubblico?
    il problema è o non è la Germania?

    su ecodellarete, nel sito di goofynomics (tra una frase in latino, una in tedesco, una in francese e vari motti in inglese si riesce anche a capirci qualcosa..)e in altri siti similari come rischio calcolato vi contraddicete ogni 2 parole.
    la colpa è dell'euro, anzi della germania, anzi del cambio fisso, anzi della scarsa flessibilità del lavoro, anzi della politica, no della speculazione ecc ecc.

    un povero cristo che vi legge facilmente perde la bussola.

    ora lei vorrebbe dirmi che il debito pubblico non è il problema principale. cosa propone? lasciarlo aumentare, far conto che non ci sia, concentrarsi sul debito privato, dare la colpa allo spread, alla germania, agli usa..

    sarebbe interessante se riusciste a scrivere qualcosa di coerente ogni tanto.
    lei stesso prima dice che non bisogna accanirsi contro la Germania, poi che la colpa è della Germania ma non solo e infine che la colpa è di una moneta unica in un Europa sostanzialmente disunita e con tante economie e politiche separate (e qui sono d'accordo).
    c'è anche da dire che mi pare che l'unione europea sia la germania. la bce prende ordini dalla germania, quindi inutile parlare di unione europea, di troika e cose simili. facciamo prima a dire che la germania vuole comandare in europa.

    cosa propone di fare?

    non sarebbe il caso di mettersi d'accordo e di scrivere un post e un libro in cui si faccia chiarezza e si dica chiaramente di chi è la colpa di tutto ciò??

    Ora immagino che - come accade sempre in questi casi - mi verrà detto che sono un troll. non fa niente del resto se non si sa cosa dire rimane facile marchiare gli altri in tal modo.

    faccia lei

    buona giornata

    luke

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    1. Signori attenzione, qui non si sta argomentando per capire solo di chi è la colpa, ma di mostrare anche tramite la storia (Historia magistra vitae est), quale può essere la soluzione per riprendersi.

      Un fatto è chiarissmo, la sovranità monetaria di uno stato è un DIRITTO!! In più se uno stato è costretto ad essere ricattato da terzi, dove finisce la democrazia? Dove finisce l'autodeterminazione dei popoli?

      Quindi se lei signor luke pensa che rimanendo nell'euro (moneta non sovrana), manteniamo uno stato democratico è libero di pensarlo come vuole, ma si non stupisca quando arriverà il giorno in cui una folla inferocita la verrà a prendere insieme a tutti coloro che partecipano allo smantellamento dei diritti umani.

      Magari mi sbaglio, ma come parla sembra che l'hanno pagata per difendere certe posizioni, perchè non riesco a credere che un essere umano calpesti anche i suoi stessi diritti.

      Si ricordi!! Anche lei è un essere umano e se non rispetta i diritti altrui, disprezza anche se stesso.

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    2. Daniele

      andiamo con ordine

      internet è un luogo molto vasto e vi si legge di tutto. Ho letto questo articolo e ne ho letti altri 20 circa. Ognuno di questi analizza il problema, in parte o totalmente, in maniera diversa, a volte opposta. Alcuni dicono che la colpa è dell'euro, altri della germania, altri dell'usa, altri della troika, altri ancora dell'unione europea che è un unione monetaria ma non politica.
      alcuni forse hanno ragione, altri non lo so.
      Il problema di questo nuovo millennio è che tutti hanno da dire su tutto, hanno opinioni e poche convinzioni.
      in questo oceano di discussioni, teorie, tesi, postulati io mi sto perdendo.

      Una cosa però credo di averla ancora chiara in testa e cioè mi ricordo bene ciò che scrivo e non ho mai scritto che bisogna rimanere nell'euro. quindi perché mi attribuisci un'idea che non mi balena proprio in testa?
      non è una bella cosa attribuire ad un interlocutore una cosa che neanche pensa, figuriamoci se la scrive!!
      per come la vedo io preferivo di gran lunga la lira all'euro, per vari motivi.
      uno su tutti: in lire un prodotto lo pagavo, fino al gennaio 2002 un certo prezzo; con l'euro dal gennaio 2002 il prodotto in questione lo pagavo il doppio e cioè il 50% in più.
      in altre parole ho speso il 50% di più per ottenere ciò che costava il 50% in meno fino al giorno prima.

      il resto del suo messaggio mi pare astruso.
      una folla inferocita dovrebbe venire a prendere me per come lei presume che io possa pensare sull'euro??
      e perché proprio me? di tante persone ai posti di potere verrebbero a prendere un disoccupato senza alcun progetto per il futuro?
      si ricordi che siamo in Italia. non ci sono state folle inferocite neanche a tangentopoli, al massimo qualche persona che tirava monetine per strada!
      nessuna folla inferocità neanche per i processi per mafia o al terrorismo quindi non c'è pericolo.

      non c'è nessuno che farà una rivoluzione in Italia.

      non mi ha pagato nessuno per scrivere ciò che penso. a lei invece: la pagano per attribuirmi cose che non ho mai pensato nè detto?

      si ricordi anche lei: i diritti altrui sono pure quelli miei che lei tanto disprezza e giudica.
      forse è lei a disprezzare se stesso!

      buona serata

      luke

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    3. Avevo frainteso, nei primi post dava l'idea che volesse giustificare la follia europea. Purtroppo questo mondo ci sta dividendo e spesso si tende ad avere troppo le antennine alzate. Benvenuto a bordo luke

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    4. Signor Luke, nessuno vuole toglierle i diritti, in primo luogo quello di parlare ed esprimere la sua opinione, che in quanto tale deve essere sempre rispettabile (non quando diventa un dogma assoluto, del tipo ho si fa così come dico io, riducendo il debito al 50% oppure siete dei fessi ignoranti)... vedo che ha corretto un pò il tiro e la cosa mi fa piacere, perchè Daniele voleva solo farle notare che sostenendo le scempiaggini di tecnocrati strapagati per dire quelle scempiaggini, lei va apertamente contro i suoi stessi diritti di uomo, lavoratore e cittadino... ma ripeto, contento lei, io continuo a rispettare le sue idee ma mi prendo la licenza di consigliarle la lettura di Jung e Freud per capire e indagare bene nel suo inconscio...
      Il dubbio che lei c'è o ci faccia è davvero molto forte, perchè confondere così le idee che penso di avere espresso in corretto italiano in diversi post mi pare un atto di pura malafede...tanto per essere ancora più chiaro le faccio un sunto delle mie idee, che non sono convinzioni o verità assolute, ma solo frutto di constatazioni ed evidenze razionali che finchè qualcuno non si prenderà la briga di confutarle con idee altrettanto valide e razionali, rimarranno le mie idee predominanti:

      1) Dal 1971 in poi è stata abolita la convertibilità fra oro e moneta, quindi in teoria e in pratica la moneta può essere creata dal nulla e indirizzata secondo gli usi che si riconosce più urgenti, socialmente utili e prioritari

      2) Guarda caso, sempre dal 1971 in poi, una volta che l'umanità aveva ottenuto questo diritto fondamentale di utilizzare uno strumento così efficace come la moneta per il suo benessere e il miglioramento delle forme di convivenza civile, una folta schiera di ciarlatani (al soldo di banche e multinazionali, che per brevità chiameremo neoliberisti) ha cominciato una violenta campagna di propaganda per dimostrare che la moneta lasciata in mano allo stato ci avrebbe rovinati tutti, a causa dell'aumento del debito pubblico e dell'inflazione, ed era quindi necessario affidarla a banche centrali private, autonome e indipendenti (che ci hanno rovinato lo stesso, sia con l'inflazione che con il debito privato

      3) Ora che il debito pubblico in un regime di moneta fiat creata dal nulla non è un problema lo capisce anche un bambino, quindi non insisterei così tanto su questo punto, perchè rischierei di offenderla, ma per tagliare la testa al toro spendo un pò di tempo per farle un esempio: lei è sul pianeta l'unico produttore al mondo di banane e ne produce in quantità illimitata, mi spiega come può diventare all'improvviso in debito di banane se le produce solo lei? Chi può essere mai questo misterioso creditore di banane, che quelle che ha le ha ottenute da lei? L'unico modo in cui lei può diventare un debitore netto di banane è per pura convenzione, perchè ha deciso di chiamare dei pezzi di carta che distribuisce in giro, convertibili in qualsiasi momento in banane, "debito di banane"... se li avesse chiamati "giacomini" o "francheschini", nessuno le avrebbe potuto dire niente e lei non sarebbe mai potuto essere ferocemente indicato come un maledetto e spregiudicato debitore...

      4) In Europa, questa truffaldina convenzione di considerare la moneta un debito e privatizzarla ha raggiunto il parossismo più assoluto, perchè lo stato non ha più margini di utilizzare la sua stessa moneta (come accade normalmente nei paesi sovrani...) e la deve chiedere in prestito alle banche private, che si sono prese con la forza e con l'inganno questo diritto di utilizzare in esclusiva la moneta che un tempo era dello stato...adducendo una ragione molto semplice che sfiora il fideismo e dogmatismo religioso: la moneta è meglio che la gestiamo noi prvati perchè è meglio così. Punto. Discorso chiuso.

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    5. 5) Ora lei mi pare una persona abbastanza intelligente per capire che proprio tanto meglio non è: perchè se in Europa è stato ridotto a zero il problema solo convenzionale del debito pubblico (con il semplice pretesto di metterlo fuorilegge e bandirlo), che non creava danni e anzi faceva bene alla società se utilizzato con criterio e con giudizio, e se ne è aperto un altro che invece fa male e come, che è il debito privato. Quando lo stato monopolista assoluto della sua moneta instaura un debito con se stesso, nessuno si può far male, nè lo stato nè il cittadino creditore convenzionale nè le banche creditrici, nè le aziende...nessuno, perchè quel debito potrà essere sempre rimborsato dallo stato, con un semplice clic su un computer...
      Quando un debito si forma invece fra due enti privati, il rischio di farsi male è sempre dietro l'angolo e possono avere gravi danni sia i debitori (quando insolventi) sia i creditori (quando sofferenti, perchè incapaci di riscuotere i loro crediti)...non le sembra in sintesi la storia dell'Europa moderna? Un continente prima prospero e sviluppato che è stato schiantato e precipitato nella barbarie più assoluta da un covo criminale di vigliacchi e truffatori: a causa dell'aumento indiscriminato, incontrollato e sregolato del debito privato, adesso i popoli europei sono stati divisi in due schieramenti opposti e l'un contro l'altro armati: i creditori sofferenti e i debitori insolventi...

      6) Il debito pubblico si è creato in un secondo momento, quando gli stati sono stati costretti dai soliti truffatori di cui sopra ad andare in soccorso sia dei maggiori creditori sofferenti (le banche tedesche) che dei debitori insolventi (le banche greche, irlandesi, spagnole, portoghesi)...il caso italiano è un pò diverso perchè noi non abbiamo accumulato molto debito privato, per nostra fortuna, ma siamo entrati nell'eurozona con un difetto di origine, trasformando a partire dal 1992 un elevato debito pubblico di stato che prima non era un problema (sia perchè era quasi tutto interno, sia perchè era sempre solvibile) in un debito privato dei singoli cittadini nei confronti principalmente di creditori stranieri e di banche italiane...forse il caso italiano è ancora più eclatante di tutti gli altri, perchè l'enorme debito privato che abbiamo (ovvero il debito pubblico denominato in una moneta straniera come l'euro...) non si è formato gradualmente come accaduto nel resto della periferia dal 2000 al 2008, ma in un solo colpo quando nel 1993 la Banca d'Italia si è rifiutata per rispetto del Trattato di Maastricht di rimborsare i titoli di debito pubblico italiani circolanti...in termini volgari, con la complicità di tutti i partiti politici italiani, primo fra tutti il PD, che era perfettamente al corrente della questione (visto che ha appoggiato e caldeggiato l'ascesa dei governi dei banchieri alla Ciampi, Dini, Prodi, Padoa Schioppa...), Banca d'Italia ha detto chiaramente agli italiani: "adesso sono cazzi vostri...perchè io non sono più una banca pubblica alle vostre dipendenze ma una banca privata al servizio delle banche private mie proprietarie....

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    6. 7) Ricordiamoci sempre che la scelta di privatizzare la moneta è soltanto politica e non economica, perchè nessun economista serio ha mai dimostrato con sufficiente attendibilità che la privatizzazione della moneta comporta vantaggi per il benessere collettivo e gli affari...mentre è vero il contrario: la privatizzazione della moneta conduce ad una lenta ma inarrestabile concentrazione delle risorse in poche mani, mentre le crisi finanziarie sono sempre più frequenti...vuole che le faccio tutto l'elenco delle crisi che abbiamo avuto dal 1971 in poi???

      8) Il fatto di avere notato delle incongruenze e incoerenze nel mio linguaggio è dovuto principalmente alla mancanza di questi passaggi...lei si è perso per distrazione dei pezzi per strada insomma, oppure, ancora peggio, ha voluto volontariamente perdersi dei pezzi per malafede...quando io dico che la Germania, insieme alla Francia, ha la colpa principale di avere voluto questo mostro giuridico chiamato eurozona, mi riferisco alla classe dirigente politica, finanziaria e imprenditoriale tedesca (le poche mani di cui sopra, che si è accaparrata le risorse)....non certo ai cittadini tedeschi, che sono stati fregati come se non più degli stessi spagnoli, greci, irlandesi, portoghesi e italiani...se non riesce a capire questo semplice passaggio logico, la colpa di certo non è mia, ma di chi a scuola le ha insegnato i primi rudimenti di lingua italiana e logica matematica...a proposito di logica matematica: quando un valore si raddoppia rispetto a prima, il suo aumento percentuale è del 100% e non del 50%. Per intenderci se io ho un valore iniziale di 100 che aumenta a 200, avrò un aumento percentuale del 100%: 200-100/100=1 (che corrisponde appunto al 100%)...nel caso di un aumento da 100 a 150, avrò un aumento percentuale del 50% (150-100/100=0,5 che corrisponde al 50%)...
      Non si offenda, ma quando andrà al CEPU a chiedere un corso integrativo di italiano, chieda anche quello di matematica che male non le farà di certo...si scherza, comunque, perchè lei mi sembra abbastanza sveglio da poter capire che non può mettersi a fare lezioni di economia e matematica in questo luogo, che le assicuro è abbastanza ben sorvegliato, non solo da me, ma anche dai miei stessi lettori...se vuole continuare a sparare cifre senza senso vada sui siti di Gad Lerner, Santoro, Repubblica, Il Fatto Quotidiano e vedrà che lì sarà accolto come un vate illuminato, un funambolo dei numeri e della finanza...ma qui si ragiona, e sei lei è intenzionato a ragionare insieme a tutti gli altri, sarà sempre il benvenuto...

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    7. Sono una lettrice occasionale e mi inserisco per ringraziare. Nessuno è mai stato così chiaro e finalmente ho capito anch'io. Sia Freud che Jung sono stati oggetti di studio per la mia formazione e, sinceramente, avrei preferito continuare la ricerca in questo ambito. Senonchè un giorno non molto lontano, ascoltando distrattamente il telegiornale, ho avuto un pensiero angosciante: siamo governati dallo spread! Da qui il desiderio di saperne di più. Internet si è rivelato una fonte straordinaria ma è veramente difficile discernere perché vi si può trovare di tutto e il contrario di tutto. Ho esplorato molti blog e, pur non mettendo in discussione la preparazione nè la buona fede degli autori, mi risulta molto difficile addentrarmi in argomentazioni che sono rivolte per lo più a persone che hanno una solida preparazione sui temi trattati. Diciamo che sono arrivata a capire il 5% di quello che viene pubblicato. Ma questo non risolve il mio problema: cosa sta succedendo? Se si andasse al voto di chi mi posso fidare? Inoltre ho capito senza ombra di dubbio che i mezzi d’informazione sono manovrati ad hoc e in alcuni casi si rasenta il terrorismo mediatico. L’unica possibilità che resta è quella di usare la propria testa affidandosi al proprio intuito.
      Ho scritto questo perché sono convinta che come me moltissimi italiani si fanno delle domande ma spesso non hanno i mezzi per portare avanti la ricerca o mancano della preparazione necessaria per comprendere quanto viene spiegato da chi ha esperienza nel settore. Lei invece è stato chiarissimo e per questo la ringrazio così come desidero ringraziare il lettore Luke che non ha avuto esitazioni nell’esigere delle risposte.
      Ada

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    8. E' da circa 2 mesi che ho scoperto il tuo blog, e da subito ho avuto l'impressione di aver trovato qualcuno che la pensa come me. Il riassuntino che hai fatto quà sopra per Luke a te potrà sembrare scontato, ti senti quasi offeso dal fatto che Luke si sia perso dei passaggi.
      Ma ti posso assicurare che purtroppo la gente più ignorante di Luke in Italia è almeno il 95%. E questa gente sarà quella che passerà direttamente dallo stato "guardo il grande fratello" a "scendo in piazza a bruciare tutto perchè non ho nulla da mangiare", senza tappe intermedie perchè anche grazie ai giornali che hai citato (che almeno fingono di informare) non in che europa sta vivendo e quello che gli aspetta domani.
      Il riassuntino fa comodo anche a me (che non sono un economista ma solo uno a cui piace sapere di che morte morirà) perchè come dice Ada, internet è un mare talmente grande e disordinato che le informazioni si perdono fra le controinformazioni (in malafede o spesso per seria ignoranza del giornalista che però da autorevolezza all'articolo sfoderando un tono saccente e sicuro. Come in uno spot televisivo).
      Purtroppo è da poco che ho scoperto il tuo blog, e non avendo il tempo per leggermi tutti i tuoi post precedenti, anche a me sicuramente mancheranno dei passaggi. Ma fino ad ora di tutto quello che di tuo ho letto mi suona come conferme di ciò che pensavo o come lampadine che si accendono in risposta a domande che mi ero posto. Tasselli di un puzzle che uno dopo l'altro si incastrano.
      Non lo so quanti troll girino quì, ma ti posso assicurare che molta gente è realmente convinta di ciò che i troll dicono, perchè dopo aver letto il titolo di un tuo post ed aver scorso col cursore fino in fondo gli passa la voglia di leggere. Non è una critica nei tuoi confronti, mi piacciono i ragionamenti completi, altrimenti non sarebbero più ragionamenti ma dogmi a cui credere senza aver mai visto uno "straccio di prova". Di questo "riassuntino" dovresti farne un post che serva a chi per la prima volta ti legge ad inquadrare la situazione. Altrimenti uno nuovo (italiano medio) che si legge un tuo post non ci capisce nulla e per evitarsi la noia di capire scrive due cazzate prese dalla bocca di Bersani e continua per la sua strada.
      E' stato un piacere trovare questo blog e leggere il tuo punto di vista.

      Gian

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  5. E’ veramente inquietante "l'intervista irlandese alla BCE". Una riflessione: si devono lasciare fallire le banche e comunque non devono essere salvate dagli stati a spese dei cittadini. Il sistema non funziona, come evidenziò il Prof. Giacinto Auriti.
    Il sistema Europa, ad eccezione dei forti interscambi commerciali, sconta l'assenza delle seguenti condizioni, che devono pre-esistere per avere buone chances di successo nell'adottare una moneta comune:
    2. Mobilità del fattore lavoro
    3. Mobilità del fattore capitale
    4. Mercati finanziari integrati (es. Titoli di Stato, azioni)
    5. Coordinamento fiscale (anche solo sull’aliquota IVA; non necessariamente per tutto il
    sistema tributario)
    6. Comunanza della cultura.
    Senza l'implementazione di tali requisiti possiamo prendercela col debito, con l'euro, o con topolino, che tanto non basterebbe.
    Tuttavia, cosa potrebbe fare il governo per migliorare la propria situazione?
    Io penso: smettere di essere ladro e, tanto per dirne alcune, potrebbe:
    - Fare una legge anticorruzione, anticoncussione e anticollusione.
    - Fare una legge affinché ci sia il reato penale per il falso in bilancio.
    - Fare una legge che imponga al governo di rendere conto del proprio operato, ad esempio imponendo la pubblicazione del cronoprogramma lavori, con ben individuati gli obiettivi, le azioni per raggiungerli, gli effetti attesi e le date entro cui si intendono raggiungerli, e, nel caso fallisca, tale legge imponga che "si vada a casa" prima della fine della legislatura.
    - Fare una legge che nella politica elimini vitalizi e indennità.
    - Fare una legge che preveda per i politici i normali versamenti dei contributi per gli anni di servizio svolti e non una super pensione a fine mandato.
    - Fare una legge affinché si adotti il tetto di 3000 euro mensili per le pensioni di politici che oggi ne percepiscono di più, molti di più.
    - Fare una legge che adotti un codice etico per lo stato italiano e quindi fare una legge che obblighi ai politici di sottoporre il “proprio curriculum” ad una commissione etica, che ne valuti e ne accerti l'idoneità con la funzione pubblica per la quale ci si candidi.
    - Fare una legge per impedire la candidatura politica delle persone aventi reati penali, o anche solo indagate per reati penali (prima si risolvono tali questioni, poi ci si candida).
    - Fare una legge che obblighi l'attività accademica a rendere conto del proprio operato in rapporto alla preparazione scolastica e universitaria offerta agli studenti per il mondo del lavoro.
    - Fare una legge per livellare i salari e il numero dei politici allo standard europeo.
    - Fare una legge per livellare l'età dei parlamentari allo standard europeo (largo ai giovani talenti, non alle veline e ai matusa).
    - Fare una legge per inasprire le pene per i reati malavitosi e le attività fraudolente.
    - Fare un accordo con la Svizzera e gli altri stati esteri per tassare i soldi nascosti al fisco (come hanno fatto la Germania e altri stati).
    - Fare una legge per svincolare le cariche dirigenziali delle imprese pubbliche dal controllo della politica.
    - Fare una legge che sottoponga i bilanci e le attività delle imprese pubbliche a delle commissioni universitarie, il cui mandato dei singoli sia previsto nel proprio contratto di docenza.
    - Fare controlli fiscali incrociati (chi se ne frega di quello fermato col SUV a Taormina, se poi il gioielliere sotto casa, o i locali più 'in' della movida, dichiarano meno di 10mila euro l'anno).
    - Rinnovare il sistema di assunzioni nel comparto pubblico (basta raccomandati!).
    - Eliminare/snellire le strutture politiche negli Enti locali.
    - Eliminare l'irap (in Germania le imprese galoppano panche perché non sono strozzate dalle tasse.
    - Ridurre la tassazione dei lavoratori dipendenti.
    Ciao
    Dado

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    1. Dado, complimenti per l'analisi che è veramente completa e dettagliata, ma ho l'impressione che anche tu ti sia perso qualche passaggio per strada...prima fai un elenco molto preciso sui motivi per cui una moneta unica non poteva funzionare in Europa, e poi cosa dici? Per risolvere questo problema, dobbiamo prima debellare la corruzione, la collusione, la concussione in Italia...detto, in termini papali papali, alla Di Pietro, ma che c'azzecca??? Hai fatto una bella diagnosi, ma poi la cura proposta è completamente sballata...la lotta alle inefficienze dello stato vale in qualsiasi contesto e situazione, moneta sovrana, moneta non sovrana, moneta nazionale, moneta straniera...quindi non può essere la cura specifica per il problema dell'Europa, che detto in termini ancora più diretti, non esiste e mai esisterà? L'unica cura alla malattia attuale dell'euro è la fine e il crollo dell'euro, perchè prima che si creano quelle condizioni per rendere ottimale e sostenibile l'assurda area valutaria europea, noi saremo belli che falliti...inoltre, anche qualora si riuscissero ad implementare quelle riforme necessarie per rendere ottimale l'area valutaria europea, a quel punto la moneta unica non servirebbe più perchè sarebbero state eliminate tutte le disuguaglianze asimmetriche che rendevano instabile il tasso di cambio delle valute europee...la domanda da farsi è: perchè si introduce la moneta unica??? La risposta più comune è quella di raggiungere e forzare la convergenza fra i fondamentali economici puntando tutto sui criteri di svalutazione interna (deflazione dei salari) a scapito di quelli esterni (svalutazioni/rivalutazioni della moneta)...non c'è un altro motivo per cui è stata introdotta la moneta unica: favorire la circolazione dei capitali (vantaggio per le banche) a scapito delle deflazioni salariali, della distruzione dello stato sociale, delle tutele, dei diritti...se si fossero voluto eliminare le forti oscillazioni e fluttuazioni di cambio che portano ad instabilità degli scambi commerciali e finanziari, non si doveva introdurre la moneta unica, ma si doveva lavorare sui fattori che hai elencato tu e una volta che si fosse raggiunta la condizione di stabilità di cambio introdurre o non introdurre la moneta unica diventa indifferente...l'introduzione invece forzata dall'alto in una condizione di forte disparità e asimmetria è chiaro che sarebbe stata gravata e subita dalle fasce più deboli e salariate...è stato un atto criminale di completa malafede da parte di chi lo ha incentivato, voluto e propiziato, perchè sapevano perfettamente quello che stavano facendo e lo hanno fatto lo stesso, coprendolo da pretesti assolutamente fuorvianti e mistificatori: saremo come i tedeschi, abbatteremo l'inflazione, aumenteremo la produttività, la competitività, l'efficienza....ma a che prezzo però?

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    2. Nessuno, ripeto nessuno (politici, sindacalisti) ha mai detto ai lavoratori che l'unica condizione per raggiungere questi obiettivi in un contesto di moneta unica era la deflazione dei salari, l'abbattimento dello stato sociale, dei diritti, delle tutele sindacali, e nient'altro... chissà magari, se fossimo stati informati per tempo, noi italiani avremmo accettato lo stesso, ma ripeto dovevano informarci...e ora non possono giocare a fare gli gnorri, ogni volta che viene introdotta una tassa, distrutto un diritto, tagliato un ospedale, modificato il sistema previdenziale etc...perchè era proprio quello che si voleva raggiungere con la moneta unica!!!
      Come ho scritto già altre volte, la vuoi una soluzione per combattere la corruzione??? Dai di nuovo ai politici e allo stato la propria moneta sovrana e ai cittadini la possibilità di essere informati sul funzionamento del sistema monetario moderno...poi se la gestione politica crea inflazione e deficit permanenti delle partite correnti con l'estero (che per adesso, anche in condizioni di crisi perenne, ancora non abbiamo) e poi vedi cosa succede...i primi a pagare, sono gli stessi politici che con una moneta che non vale niente non possono più fare nulla, andare all'estero, mandare i figli ad Harvard...mentre i lavoratori, chi produce qualcosa bene o male si salva, perchè i suoi beni continueranno ad acquisire sempre più valore rispetto alla moneta....l'antidoto maggiore per la corruzione è la moneta pienamente sovrana (quindi di proprietà dello stato e flessibile), perchè la cattiva gestione viene subito evidenziata dai fatti, dai dati, e i colpevoli vengono subito inchiodati alle loro responsabilità...mentre con la moneta straniera, il vincolo esterno, è tutto più impalpabile, ogni cosa viene insabbiata e i colpevoli, i politici corrotti riescono sempre a farla franca (tanto a pagare saranno sempre i salariati)...una classe dirigente si misura sempre dal suo grado di responsabilità e dalla capacità di saper prendere decisioni, e la moneta straniera non incentiva di certo questi atteggiamenti...ma la deresponsabilizzazione, l'incapacità, l'inettitudine, la corruzione....basta schiacciare un pulsante verde di fronte ad una direttiva europea per essere un politico, e questa sarebbe una democrazia????

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  6. Caro Dado, la seconda parte che esponi è valida a prescindere dalla moneta. Qui la problematica è differente ed in parte lo hai toccato al punto 6 della tua introduzione: comunanza di cultura. L'Euro sta distruggendo lo sforzo di capirsi fra culture differenti all'interno di quello che continuo a considerare la culla della civiltà mondiale: le diffidenze alimentate da certi politici trovano nella modalità in cui è costruito l'euro terreno fertile. E' per questo che secondo me occorre mollarlo quanto prima e prima che faccia danni maggiori oltre al fatto che Piero espone: uno stato dipendente da moneta estera non sarà mai autonomo nelle scelte.

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  7. Caro anonimo, è qui che commenti l'errore di vedere nell'euro, o in topolino, il problema di tutti i mali. Se l'Italia avesse fatto la seconda parte che ho esposto, sicuramente magari anche in modi migliori, adesso sarebbe come la Finlandia! Ossia, starebbe bene a prescindere dall'Euro. A me non interessaavere, o meno, l'Euro: se il paese è sano, allora non ha da temere la moneta unica. Poi, c'è comunque molto da lavorare sulla prima parte che ho esposto, ma almeno non si avrebbe il fianco debole verso coloro che non hanno scrupoli. Se rivuoi la lira, va bene, ma se non sanifichi il paese vai a fondo e non sei nemmeno nelle condizioni di lavorare ad un progetto culturale di unificazione. Se poi, per difenderci dal malaffare che ci può essere a monte dell'euro e che descrive molto bene Piero, bisogna uscire dall'Euro, va bene uguale. L'importante è non perdere di vista i veri problemi dell'Italia, oppure volerlo per semplice speculazione.
    Ciao
    Dado

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  8. 'Caro anonimo, è qui che commetti l'errore di vedere nell'euro, o in topolino, la causa di tutti i mali... '
    Preciso correggendomi nell'inizio di cui sopra, per chiarezza e perché il correttore a volte è proprio impietoso...
    Ciao
    Dado

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  9. Come ti ho detto, sono d'accordo con te sulla necessità di impostare l'approccio interno in modo differente, ma ripeto, se c'è un vincolo esterno che non ti permette comunque di operare in modo corretto sposti il tema su una nostra debolezza che è atavica, ma che era presente anche negli anni 70 e 80. Il tema forte è che si sta smantellando lo stato sociale per far pagare a noi gli azzardi di altri (per rimanere nell'€, l'Italia è il terzo contribuente per i fondi Salvastati, ma di fatto ha versato soldi per la Grecia, non per supportare il popolo greco , ma per coprire i buchi delle banche tedesche e francesi a ruota)

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  10. Sono d'accordo con te che così com'è il sistema non funzioni, ma che con l'euro non si possa operare in modo corretto, ossia risanare l'Italia come ho scritto sopra, non sono d'accordo, perché nulla vieta al governo italiano di adottare delle leggi per risanarsi, a prescindere dall'euro. Converrai con me, infatti, che, ad esempio, nessun vincolo esterno impedisce all'Italia (né tanto meno quindi l'Europa) di dotarsi di una legge anticorruzione, anticoncussione ed anticollusione.
    Ciao
    Dado

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  11. Ok, però qui il punto è un altro. Si discute della correttezza della moneta, non di quello che COMUNQUE dobbiamo fare. Essere un paese normale come vuoi tu e come voglio io è un obiettivo secondo me che si deve raggiungere in condizioni differenti dalla crisi.

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  12. Va bene, arriviamo al punto, perché, secondo me, quello che dobbiamo fare riguarda anche la moneta: penso che se l'Italia uscisse dall'euro si scava la fossa da sola, perché, come hai già ricordato te, sono decenni che l'Italia non fa nulla per risolvere i propri problemi, quindi senza l'euro stiamo pur certi che il governo italiano tornerebbe a rubare come e più di prima. Purtroppo, il sistema Europa adesso non funziona: da un lato per problemi strutturali, la cui soluzione riguarda tutti gli stati membri, dall'altro perché i governi ladri continuano a far pagare la crisi ai cittadini, anziché risolvere i problemi. Se, infatti, il governo risolvesse davvero i propri problemi, scommetto che saremmo tutti pronti a manifestare un "evviva l'euro!".
    Allora io penso: possiamo tenerci l'euro, perché con esso forse qualcosa in Italia cambierà, oppure tornare alla lira, nel qual caso abbiamo un'unica certezza: il governo ladro italiano continuerebbe a rubare.
    Si parla dell'obiettivo "paese normale" italiano, secondo me, proprio perché siamo in crisi, siamo sotto pressione, perché in Italia bisogna arrivare a tanto affinché si pensi di dover solo mettere in discussione il fatto che il governo non debba rubare, mentre in condizioni normali (senza euro) avremmo solo una certezza: il governo ladro italiano continuerà a rubare.
    Va bene la democrazia, va bene lo stato sociale, sono d'accordo che vanno tutelati, ma penso che ci convenga che vadano difesi e rafforzati nel sistema Europa, perché almeno in questo potremo avere una chance di risolvere i problemi in Italia, altrimenti avremo sempre la stessa certezza.
    Se poi il malaffare che descrive molto bene Piero richiedesse l'uscita dall'euro, per non implodere in tanta nefandezza, allora ben venga la lira (fermo restando, purtroppo, la nostra certezza di trovarci sempre lo stato ladro), quindi: proviamo almeno a vedere se con l’Europa in Italia si possa fare davvero un risanamento, certo in tal caso lo scenario è molto rischioso (vedi la Grecia).
    In conclusione: la moneta è corretta, ma è stato sbagliato adottarla prima di avere creato solidamente tutti i presupposti fondamentali per sostenerla. Ora, penso che convenga lavorare per rafforzare e migliorare la struttura del sistema e quindi tali presupposti, perché, altrimenti, penso non ci arriveremo mai e l’Italia tornerà al vecchio magna magna che l’ha caratterizzata per decenni. Tuttavia, forse, meglio tale scenario che quello esposto molto bene da Piero, se le cose andassero avanti proprio così, ma qui la storia è ancora da scrivere.
    Ciao
    Dado

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    1. Secondo me i problemi si risolvono pezzo per pezzo. E' vero che lo stato in italia non ha mai funzionato, ma questo non implica eliminare anche la sua sovranità. Per fare un esempio, se una casa è malridotta, cerchi di sistemarla, non la prendi a picconate, altrimenti rischia di crollare davvero.

      Quindi ritengo che prima dovremmo riacquisire sovranità, dopo giustamente come dici dovremo occuparci del problema interno italiano di "sfiducia nello stato" che ha profonde radici storiche. Il nostro paese ha avuto un passato piuttosto travagliato e gli italiani in genere sono diventati nel tempo dei "disillusi".

      E' chiaro che se vogliamo una rinnovata fiducia nello stato, la strada di levargli la sovranità non farebbe altro che aumentare la già alta disillusione ...

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  13. Se i lavoratori subiscono ricatti sul lavoro
    lo devono a tutte le categorie sindacali la loro colpa? Avere diviso i lavoratori
    (come?) politicizzando il Sindacato per favorire i padroni ( come? )
    semplice ogni categoria sindacale rappresenta una fazione politica.

    Tutte le fazioni politiche rispondono a l’interesse delle lobby che rappresentano
    Chi sono le lobby? Sono i padroni ( che i sindacati dovrebbero combattere)
    e come li combattono? Indebolendo la catena dei lavoratori ( come? )
    creando disuguaglianza negli stipendi ( vedi categoria metalmeccanici – edilizia – ferrotranvieri- artigiani-ecc)
    mentre il costo della vita è lo stesso per tutti.
    Lavoratori ricordatevi che l’unione è come una catena ( fa la forza).
    PS Non c’è nessuna differenza fra ( Democrazia e Comunismo)
    Sino a che nel Mondo prevarrà la cupidigia
    il Popolo sarà Sempre sfruttato dalla classe dominante.

    La differenza ci sarà quando il credo delle due forze Politiche
    Si completerà fondendosi ha formare un solo credo ( EGUAGLIANZA SOCIALE)
    UTOPIA ? VITTORIO

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    1. Ciao Vittorio, condivido tutto quello che hai scritto...parola per parola...ma c'è un ma...
      La "massa" è cambiata...Il "potere" non poteva trovare periodo migliore per fare un passo avanti....Mi sarebbe piaciuto riprendere le ultime assemblee sindacali a cui ho partecipato come delegato FIOM, riprendere le facce inebetite dei miei interlocutori, occhi dipersi in chissà che cosa, nel vuoto assoluto....Con questa "massa"....ti becchi "hai ragione ma non ho tempo, ho bisogno di soldi, non ho voglia, ho paura, ma che cazzo dici"....Di chi è la colpa???

      Saluti Santo

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  14. Caro Piero altro ottimo articolo...
    Vorrei esternare alcune cosette che mi stanno a cuore: comincio ad essere stufo di questo luogocomune che l'Italia, oltre agli altri paesi del "sud" Europa, siano brutti cattivi pelandroni corrotti e sporchi...ma ci rendiamo conto o no...sant'iddio...posso ancora capire che a criticare siano tedeschi, olandesi, finlandesi, ecc...., con questi possiamo argomentare e dimostragli il contrario.....ma quando si tratta di italiani che criticano italiani e l'Italia cosa bisogna fare???? Ma un minimo di amor di patria esiste ancora tra gli italioti?? La politica corrotta? E solo lo specchio dei suoi elettori..La mafia? Esiste da secoli....dal 1400....e allora? Pelandroni? Mi sembra che nel 1992 l'Italia fosse uno dei paesi più forti, aveva sorpasssato la Francia e dava fastidio alla Germania e secondo Galloni (ministro dell'economia in quel periodo)) è colpa di questo "fastidio" che ci troviamo in questa condizione....con la famosa telefonata di Kohl ad Andreotti parte la deindustrializzazione del nostro paese....E' umiliante e deprimente sentire discorsi di questo genere da parte di "Italiani"...Lo capisce mio padre con la quinta elementare ma che di saggezza ne ha da vendere...Mi ripete sempre...ma come? Debito che? Pelandroni chi? Io ho lavorato una vita, duramente, ho sempre pagato le tasse..ho mantenuto mamma, te e tua sorella..e mettevo 100 mila lire in banca...ma che cazzo dicono questi....??? E infine.. "Io ho dato tutto quello che lo stato mi chiedeva...e lo stato mi ha dato quando ho chiesto (mutua, infortunio, cassa integrazione e pensione...lui intende questo per "quando ho chiesto")...adesso voi dovete solo dare??? Perchè? Piero...questo non riesco a spiegarglielo....Ma di sicuro ci rimane male a sentire certi discorsi sull'Italia pelandrona e improduttiva in televisione....Purtroppo non solo in televisione...
    La corruzione, la mafia...sono certamente problemi...ma risolvibili (volendo) e non intaccano "drammaticamente", come dicono, la nostra economia..
    Chi crede nei buoni, produttivi e puliti paesi del "nord"..ha solo da far la valigia e andarsene...tanto il fegato per battersi quà per ripristinare un minimo di democrazia non ce l'hanno....ma sono tutti bravi a far attivismo di tastiera...e sparare cazzate inimagginabili...

    Grazie Piero per lo sforzo che fai quotidianamente...

    Saluti Santo

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    1. Rettifica....al post quì sopra..intendevo fine anni 70' e non 1992...l'Italia primeggiava in Europa alla fine degli anni 70'...non so perchè ma questo 1992 mi perseguita...

      Saluti Santo

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  15. Caro Templare, dalle tue parole sembra che in Italia si debba vivere rassegnati, convivendo con la corruzione e la malavita e vivendo di stenti, quasi con una sorta di autoillusione che questi elementi non siano neanche negativi per l'economia del paese.
    Nel 1992 l'Italia andava alla grande? Ma se nel 1992 il governo Amato dovette fare la famosa patrimoniale del 6 per mille, per evitare il crack finanziario.
    Sicuramente gli stati nordici non saranno immacolati, ma cerchiamo di non sminuire i nostri problemi.
    Tornando sul tema, se la moneta unica debba essere l'elemento di ricatto dell'FMI, mediante cui questo presta aiuti in cambio di perdita di sovranità nazionale a suo vantaggio, che così si riempie le tasche a spese dei cittadini, non va bene. Questa scelta, infatti, dovrebbe avvenire a favore di uno stato unitario sovranazionale democratico, almeno questo doveva essere il senso dell'Unione Europea.
    Un saluto

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    2. Nessuno nega i problemi...dove l'hai letto....ma quando vengono usati come "mezzo"... le cose cambiano.
      Pardon...fine anni 70'...l'talia primeggiava in Europa...
      Rimango della mia opinione..mafia, debito, corruzione sono solo strumenti che vengono utilizzati per deindustrializzare il nostro paese...e logicamente favorire qualcun'altro...e comunque il ministro Galloni non è un ciarlatano come non lo sono altri bravi economisti che cercano, invano, di spiegare con pazienza la realtà dei fatti...
      Ripeto...fate le valigie e andate fuori dalle scatole...
      Una domanda??? Ma chiedere magari al popolo se è favorevole o no a una completa integrazione Europea??

      Saluti Santo

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  16. Ciao Piero,
    da qualche mese ho scoperto il tuo blog e da allora ti seguo sempre molto volentieri, trovo che i tuoi articoli siano sempre molto belli, equilibrati e ben argomentati. Rispetto agli altri blog che seguo ho notato che i tuoi pezzi sono quelli che trovo più "ottimistici", se mi passi il termine, nel senso che leggendoti vengo sempre pervaso da un senso di ottimismo sulla imminente fine dell'euro e sul sacrosanto ritorno alle valute nazionali, contando forse su qualche tecnocratico passo falso che rovini i loro piani. Purtroppo però, e spero vivamente di sbagliarmi, credo che questo non succederà mai e che le elite europeiste abbiano calcolato tutto perfettamente e nel minimo dettaglio affinchè i loro piani vadano in porto con successo. Non starò qui ad annoiarti spiegandoti nello specifico da cosa derivano queste mie nefaste convinzioni ma la sostanza è questa, credo che dovremmo sorbirci l'euro ancora per anni forse addirittura per lustri o decenni (un vero film horror!) prima che possa DAVVERO capitare qualcosa che fermi l'eurocrimine. Oggi però non ho voglia di essere pessimista (anche se ho appena fatto un giro sul blog di Barnard dopo 10 giorni che non ci passavo e i suoi ultimi post mi hanno davvero messo un umore di m....) e sapendo un po' come la pensi ti chiedo: secondo le tue stime quanto potrà andare ancora avanti questa gabbia di matti di pazzi chiamata euro e quale sarà la causa scatenante della sua deflagrazione?
    Ciao e grazie per l'attenzione!

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  17. ( IL Cannibalismo degli Stati Europei )
    Le banche con giochi speculativi Sbagliati hanno innescato
    La recessione .
    Là BCE con i prestiti alle Banche ? alimenta il fuoco distruttivo
    è come dare soldi ad un giocatore malato correrebbe subito ha giocarseli
    sperando di rivincere i soldi persi .
    Ed è quello che sta succedendo ogni volta che là BCE foraggia le Banche
    dei Paesi Comunitari in difficoltà lo spraid sale annullando i sacrifici
    dei Paesi Più deboli a questo punto viene spontaneo chiedersi
    perché aiutare chi ha prodotto la crisi ? io applicherei quel detto popolare
    che recita cosi chi rompe paga e i cocci sono suoi.
    i Governi dovrebbero aiutare le imprese
    aiutando l’Imprese si produce lavoro riattivando l’economia
    in automatico anche le Banche si ricaricherebbero.

    Ma hai nostri giorni viene fatto tutto il contrario l’unica cosa concreta ?


    Il malaffare dilagante perpetrato da speculatori - Banche –
    e da chi ricopre cariche istituzionali
    con danni incalcolabili per il Popolo. VITTORIO

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  18. Altro ottimo link....
    http://www.vocidallastrada.com/2012/08/kirchner-alleuropa-i-morti-non-possono.html#more

    Saluti Santo

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  19. Finalmente, anche Brancaccio ha sciolto i suoi dubbi:
    http://www.emilianobrancaccio.it/2012/08/10/inutile-vendere-i-palazzi-occorre-pensare-a-una-strategia-di-uscita-dalleuro/#more-3510

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  20. l'unico modo per uscire da questa crisi è abbattere il debito pubblico e l'unico modo per farlo è aumentare le tasse su imprese e su famiglie portandosi ad un pressione fiscale intorno al 65-70%. portare l'iva al 35% e diminuire le tasse ai ceti più ricchi.

    non c'è altro modo.

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    1. Ottimo per aumentare la competitiva'. Ideona complimenti potresti fare il consigliere di monti...

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  21. Risposte
    1. Ciao contessa....bentornata.....qualche notizia di Piero? Sarà andato in ferie? E' da un po' che non si fa sentire....forse ha problemi di connessione...

      Saluti Santo...

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  22. vacanze senza internet....l'ideale! ma adesso sarebbe ora di tornare! gli eventi precipitano....

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  23. .....e siamo arrivati al punto che ci tocca fare il tifo per il Doktor Frankenstein....meschini!!!!

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  24. Altra notizia interessante... http://www.vocidallastrada.com/2012/08/la-serbia-verso-un-nuovo-sistema.html..
    Forza Serbia....

    Saluti Santo

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  25. è una vergogna!!!
    ma chi li scrivi questi articoli. il debito pubblico è la causa prima di questa grave crisi economica e difatti tutti i Paesi in crisi sono quelli che hanno un forte debito pubblico.
    noi con 120% di debito in rapporto al pil, la grecia con 170%, la spagna con 145% di debito pubblico; mentre i Paesi virtuosi non hanno un debito pubblico apprezzabile. la francia ha il 10%, la germania il 3%, gli stati uniti il 2.5%, il giappone circa 4% di debito pubblico.
    il fatto è che i prodotti tedeschi tirano e l'economia tedesca è impetuosa con una media del 24% annuo. mentre negli Usa voliamo intorno al 45% annuo. e il giappone ha una crescita economica di ben 67% annua.
    circa 45 volte quella cinese.

    questo è il punto il resto sono fuffe.

    non leggerò più questo blog.

    dite cavolate!!

    vergogna!!!!!

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  26. Perchè la Germania, per i suoi BTP, ha un equivalente di "compratore di ultima istanza" nella BundesBank, mentre tutti gli altri stati europei non possono averlo ?

    http://www.economiaepolitica.it/index.php/primo-piano/leccezione-tedesca-nel-collocamento-dei-titoli-di-stato/

    http://www.mentecritica.net/la-barzelletta-del-tedesco-virtuoso-e-dellitaliano-merda/informazione/oltre-il-confine/ilbuonpeppe/29610/#more-29610

    http://www.valeriobruschini.info/?p=676

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