martedì 19 marzo 2013

I BULLDOZER DI CIPRO STANNO FACENDO TREMARE I CASTELLI DI CARTA DEI TIRANNI EUROIDIOTI


Qualcuno di voi ha per caso un misuratore del panico? Qual è lo strumento che ci può dare un’indicazione affidabile del livello di paura che assale gli esseri umani? Esiste un tale strumento? Ebbene sì, o almeno così pare, dato che gli scellerati tecnocrati e politici euristi pensano di possedere la capacità di controllare le paure umane e in base a questa certezza credono di avere sempre la situazione in pugno. Nei loro atteggiamenti, nella postura, nei sorrisi falsi con cui si rivolgono alle telecamere, gli euristi sono certi di impressionare la gente facendogli credere che loro sono i governanti più saggi, competenti, preparati che questo continente abbia mai avuto. Certo un bravo esperto di fisiognomica guardandoli bene in faccia, i vari Van Rompuy, Barroso, Draghi, Rehn, potrebbe avere qualche dubbio. Se poi si da una rapida lettura ai loro curricula professionali cominciano ad arrivare i primi brividi di paura. Ma senza fare troppe dietrologie, il fatto che dal 2008 ad oggi questi politicanti e tecnocrati di terzo o quarto livello si arrabattino per arginare una crisi finanziaria che altri paesi (ci riferiamo soprattutto a Stati Uniti e Giappone), nel bene e nel male, sono riusciti a tamponare, non depone di certo a loro favore. Ma il peggio della loro cialtroneria, a quanto sembra dalle notizie che provengono da Cipro, deve ancora arrivare. Purtroppo per noi.


Nella notte fra venerdì e sabato scorso infatti i ministri delle finanze dell’eurozona si sono accordati per un piano di aiuti di €10 miliardi da concedere al governo di Cipro per salvare le sue banche ormai sull’orlo del fallimento. In realtà, il governo di Cipro insediato di recente aveva chiesto inizialmente un programma di salvataggio da €17 miliardi, cosa che avrebbe creato qualche malumore soprattutto in Germania tra gli euroscettici che si sono ormai saldamente organizzati in un partito (Alternative fur Deutschland) in vista delle prossime elezioni di settembre. E così su pressione del ministro delle finanze tedesco Schauble si è deciso di limitare il finanziamento del fondo MES a €10 miliardi, con l’appoggio del FMI che ancora deve stabilire quale quota versare (si parla di €1 miliardo circa). Il resto dei soldi necessari a ricapitalizzare le banche fallite verranno invece rastrellati internamente, prelevandoli direttamente dai depositi dei clienti delle banche. Una decisione molto discutibile e inopportuna che oltre a scatenare la rabbia dei cittadini ciprioti, che si sono presentati con i bulldozer davanti l’ingresso delle banche chiuse per ferie, avrà sicuramente delle gravi ripercussioni a livello internazionale. Per la prima volta in Europa ad un bail-out esterno nei confronti di un paese in difficoltà è stato affiancato un bail-in interno fornito dagli stessi abitanti. Ma in Europa ormai ci siamo abituati ad assistere a tante prime volte e non è escluso che la prossima volta gli esattori del Nuovo Sacro Europeo Impero non entreranno con i militari direttamente nelle nostre case per portare via mobili e argenteria.



Nel dettaglio il programma dell’insolito salvataggio di Cipro (il quinto paese dell’eurozona a ricorrere agli aiuti dopo Irlanda, Portogallo, Grecia e Spagna) prevede i seguenti passi:
  
 1)   Un prestito del MES di €10 miliardi da corrispondere al governo cipriota, che in minima parte verrà utilizzato per coprire il fabbisogno pubblico fino al 2016 (€1,5 miliardi) mentre il resto dovrà essere girato direttamente alle banche

  2)   Un prelievo forzoso del 9,9% sui depositi superiori a 100.000 e del 6,75% per quelli inferiori a 100.000

  3)   Ai clienti tassati verrà corrisposto un equale controvalore di azioni delle banche fallite ad un valore nominale unitario deciso arbitrariamente dalle banche stesse (queste azioni infatti non hanno alcun valore di mercato e non vengono nemmeno transate in borsa)

 4) Un aumento della tassa sui profitti societari dal 10% al 12,5% e in minima parte dell’imposta di bollo degli obbligazionisti junior delle banche (mentre quelli senior o in possesso di obbligazioni privilegiate non verranno minimamente toccati)

  5)   Un piano da €1,4 milardi di privatizzazioni

  6)   La promessa del governo di Cipro di riportare il debito pubblico al 100% del PIL entro il 2020


Per evitare la classica corsa agli sportelli dei depositanti, l’Eurogruppo ha disposto che le banche restino chiuse per “ferie” fino a mercoledì (o giovedì o a data ancora da destinarsi), i bancomat vengano disattivati e le piattaforme internet delle banche bloccate, in attesa che il Parlamento di Nicosia ratifichi il piano di salvataggio domani. Considerando che senza questi aiuti e il supporto della BCE, le banche cipriote rimarrebbero a corto di liquidità nel giro di una settimana, Cipro non ha molte scelte e nel discorso accorato e terroristico alla nazione fatto dal presidente Anastasiades si capisce che ormai c’è poco da tergiversare su eventuali alternative. A parte l’uscita immediata dall’eurozona, ma questo ovviamente né le banche né i politici ciprioti sono disposti a farlo, visto i vantaggi esclusivi di protezione che hanno nel detenere una moneta forte come l’euro-marco, il cui peso viene gravato soltanto sulle spalle dei cittadini “poco informati”. Corre voce infatti che in vista dell’operazione di prelievo forzoso molti politicanti e faccendieri ciprioti “bene informati” abbiano messo in sicurezza i patrimoni e trasferito vagonate di soldi all’estero nei giorni precedenti la riunione dell’Eurogruppo. Ma questo è difficile da provare adesso che le banche sono chiuse e quando queste ultime riapriranno, possiamo scommettere che le transazioni sospette magicamente saranno scomparse dai terminali. Questa è l’eurozona, bellezza! Il 99% dei fessi paga e l’1% degli scaltri gode!


Ovviamente nei giorni scorsi i politici e lo stesso presidente cipriota si erano affaccendati a turno ad assicurare i correntisti che mai il governo avrebbe accettato di ratificare un prelievo forzoso sui depositi. Poi, come si sa, di necessità bisogna fare virtù, viene tirato in ballo l’alibi del ricatto e quindi rimangiandosi in fretta le parole e giocandosi senza pudore la faccia e la dignità, i correntisti se la sono presi in saccoccia. Ora siccome stamattina il presidente della Consob Giuseppe Vegas ha detto testuali parole “non drammatizzerei: Cipro è una realtà molto piccola, non credo proprio che in Italia possa succedere una cosa del genere”, lascio ai correntisti e ai risparmiatori italiani l’onere di trarne le conseguenze. Chi ha orecchie per intendere intenda e chi ancora non ha provveduto a mettere al sicuro i propri risparmi all’estero, lontano dall’Europa (anche la Svizzera e Montecarlo appaino ormai luoghi poco sicuri), forse è meglio che cominci a farci un pensierino. Il rischio contagio ormai è più che probabile e malgrado la stampa e la propaganda italiana si stia prodigando per mantenere a margine la notizia, nel mondo “normale” e nei giornali “normali” (praticamente tutti i giornali e siti americani, inglesi, australiani, cambogiani, della Papuasia), la vicenda di Cipro ha fatto scalpore e scatenato reazioni che vanno dallo sconcerto allo scandalo, che più o meno, con diverse sfumature di grigio e di nero, suonano così: “Fuggite dall’Europa a gambe levate e portate i vostri capitali via da lì perché questi sono pazzi!


L’operazione cipriota infatti presenta diverse ombre (se non tenebre) e parecchi dubbi di legittimità. Innanzitutto per l’entità del prelievo che grava pesantemente su chi ha un reddito basso e un deposito limitato: per intenderci un normale lavoratore, un impiegato, un barista, un muratore che ha un conto corrente da €10.000, si vedrà portare via la bellezza di €675, che in un periodo di recessione e deflazione dei salari come questo corrisponde più o meno ad una mensilità di stipendio. E per quale motivo poi? Per la sola colpa di vivere in un paese dove operano banchieri incompetenti, corrotti, incapaci supportati da politici collusi e compiacenti, che a suo tempo hanno deciso di aderire ad un’unione monetaria bislacca proprio per tutelare i loro interessi personali e di casta. Dove lo trovano politici e banchieri un paradiso in terra come l’eurozona? Un luogo dove in modo autoritario e oligarchico le decisioni vengono prese dall'alto da una ristretta cricca di tecnocrati nominati mai democraticamente eletti e hanno davvero pochi margini di trattativa (come disse giustamente tempo fa il parlamentare europeo inglese Nigel Farage in Europa ad ogni diktat dei tecnocrati si può solo rispondere “” e “Sì, grazie!”, mentre il “No” non è assolutamente contemplato), aumentando soltanto a dismisura squilibri, iniquità, disparità fra la povertà diffusa e i pochi ricchi. E i diritti democratici della cittadinanza sono sempre ampiamente subordinati rispetto ai privilegi di banchieri e politici.


A Cipro poi sono stati pesantemente colpiti anche i depositi cosiddetti garantiti, quelli inferiori a €100.000. Forse non tutti sanno che a norma di legge, a prescindere dalle alterne vicende delle banche, gli stati europei (compresa l’Italia) in collaborazione con le rispettive banche centrali hanno l’obbligo di garantire i depositi fino a 100.000, che vengono insomma considerati come soldi sicuri, alla stregua del contante (banconote e monete) che custodiamo nelle nostre tasche. Come riportato anche sul sito della Banca Centrale di Cipro, la garanzia sui depositi è stata fino ad oggi valida sull’isola, quindi il fatto di averla ignorata apre nuovamente il dibattito sul significato dei soldi nell’epoca della moneta fiduciaria, elettronica e bancaria. Quando noi firmiamo un contratto per aprire un conto corrente in una qualsiasi banca, consegnando i nostri soldi contanti al banchiere (o facendo un bonifico da un’altra banca) cosa stiamo firmando in realtà? Si tratta di un semplice accordo di affidamento per un servizio di custodia o un passaggio di proprietà? Una volta depositati, quei soldi sono ancora nostri oppure sono della banca o dello Stato? La risposta a quanto pare è ancora incerta, ma l’unica cosa sicura è che il banchiere spedirà direttamente quella mazzetta di vecchie banconote (oppure il sistema informatico trasferirà automaticamente le riserve sottostanti al bonifico) presso la banca centrale, dove andranno ad ingrossare il conto di riserve della banca in questione. Successivamente queste riserve saranno indistinguibili dalle altre e la banca potrà utilizzarle come meglio crede: compensazione dei pagamenti con le altre banche, prestiti interbancari, mutui immobiliari, acquisto di titoli derivati a Singapore. A nostra insaputa, naturalmente.   


Quindi il servizio di custodia che noi paghiamo profumatamente con tanto di commissioni mensili nasconde in realtà un vero e proprio passaggio di proprietà: un’anomalia che non si riscontra mai in nessun altro settore o servizio di gestione dei beni capitali o finanziari. Ma quando voi lasciate la vostra auto in un parcheggio custodito pagando la relativa tariffa oraria, vi è mai capitato che il parcheggiatore si prenda la licenza di noleggiare la vostra auto ad uno sconosciuto? Senza magari informarvi preventivamente per condividere con voi i proventi del noleggio? Non credo e una volta al corrente dell’abuso non avreste alcuna esitazione a denunciare il reato presso l’autorità competente. Eppure in merito alla banca questa truffa viene ormai considerata una prassi convenzionalmente accettata da tutti. I nostri soldi, frutto del nostro lavoro e del nostro sudore, sono in realtà della banca, che può disporne come meglio crede. A Cipro abbiamo scoperto fra l’altro (noi italiani lo sapevamo già dal 1992, ma in misura molto minore) che in combutta con lo Stato, la banca può essere autorizzata ad utilizzare i nostri soldi per coprire le perdite derivanti da decenni di cattiva gestione e di malversazione. E’ quindi più che normale e legittimo che i cittadini ciprioti siano infuriati, perché nel periodo delle vacche grasse della finanza, fino al 2008 ed oltre, non erano certo loro che scialacquavano con i generosi dividendi degli utili o con i bonus milionari riservati ai dirigenti delle banche. Il motivo fondamentale per cui ancora oggi alcune nazioni corrotte, guidate da politici infami, banchieri rapaci, stampa indecente vogliono entrare a tutti i costi nell’eurozona è proprio questo: si tratta dell’unico posto al mondo dove viene applicato alla lettera, con la tipica incorruttibile rigidità teutonica, il principio di mercato fascista della “privatizzazione dei profitti e socializzazione delle perdite”.


E gli Stati Uniti allora? Tutti i trilioni di dollari che la Federal Reserve ha regalato alle banche per salvarle del fallimento? Calma, calma, vacci piano “euroidiota” ben indottrinato e cotto a puntino dagli sciacalli di Repubblica, del Corriere della Sera, del Sole 24 Ore e dai Santoro di turno. Negli Stati Uniti, il governatore della Fed Ben Bernanke, come candidamente ammesso da lui stesso in una memorabile intervista, ha pigiato con le sue dita i tasti del computer per creare dal nulla quei trilioni di dollari, senza mai mettere le mani nelle tasche dei cittadini oppure strozzare l’economia con aumenti spropositati di tasse e tagli alla spesa pubblica. Gli americani sono pazzi e fascisti ma in una maniera diciamo pure più democratica, perché alterando il normale corso del valore dei titoli in borsa e consentendo a banche, imprese e cittadini di ridurre l’enorme ammasso di debito accumulato in passato, attendono pazientemente che l’economia riesca a riprendersi da sola come i vecchi tempi. Con il bravo consumatore a stelle e strisce che diligentemente si rimette a fare debiti con le banche per comprare la casa, l’auto, il frigorifero e pagare la retta universitaria ai propri figli, per la gioia di politici e banchieri. Si privatizzano sempre i profitti (principio questo intoccabile nella luminosa epoca del fascismo di mercato), ma per quanto riguarda le perdite pagano soltanto coloro che hanno perso il posto di lavoro a causa della recessione, che in percentuale (8% circa) non sono neppure paragonabili con i  bagni di sangue di disoccupazione (e disperazione) di Spagna, Grecia, Portogallo, Irlanda e i suicidi per fallimento avvenuti in Italia. Quindi l’“euroidiota” può stare tranquillo che i primi a scandalizzarsi per ciò che sta avvenendo in Europa sono proprio gli americani, che in patria non avrebbero mai permesso che accadessero simili mostruosità da tardo impero.       


In uno stato “normale” e meno fascista di Europa e Stati Uniti (pensiamo per esempio a Svezia, Norvegia e Islanda), quando accade una crisi del genere del settore bancario, la Banca Centrale con il compito di prestatore di ultima istanza, acquista tutte le attività in sofferenza della banca, nazionalizza l’istituto e sostituisce a pedate nel sedere i precedenti dirigenti con i propri commissari fino a quando i conti della banca non sono di nuovo in ordine. Quindi è bene che l’“euroidiota” sappia che nel mondo esistono stati democratici “normali e che quello che sta accadendo oggi nell’eurozona non era mai successo prima nella storia umana, a parte nei periodi più oscuri e brutali delle dittature dell’antichità, dove vigeva ancora un netto divario fra la classe regnante e gli schiavi e il sovrano poteva decidere a suo piacimento di trucidare in modo sbrigativo i suoi creditori e prelevare con la forza tutti soldi in circolazione. Cosa umanamente inaccettabile ma tecnicamente quasi obbligata in un’epoca di circolazione monetaria a base metallica scarsa e limitata, ma umanamente e tecnicamente incomprensibile oggi in un sistema di moneta fiat senza alcun legame di convertibilità con i metalli preziosi o altri beni materiali. A Cipro in pratica, nel silenzio più completo dei nostri media, siamo tornati indietro di millenni, al tempo dei tiranni e delle monarchie assolute (Dionisio di Siracusa è il primo che mi viene in mente). Ma è bene non fare sapere agli schiavi come stanno esattamente le cose. Non sia mai che si sveglino e si mettano in testa di spezzare le catene.


Quello che però dovremmo chiederci arrivati a questo punto di barbarie e di degrado civile, all’interno del vicolo cieco dell’eurozona, è se esistevano quantomeno delle misure più morbide e meno fasciste per taglieggiare i cittadini. E la risposta è certamente sì. Innanzitutto quando si deve (o meglio si “vuole”) fare un prelievo forzoso della ricchezza finanziaria di una nazione bisognerebbe cominciare da chi ha di più e da chi può privarsi di parte dei risparmi in eccedenza. Quindi i primi a pagare dovevano essere coloro che possedevano obbligazioni private (i veri creditori delle banche, mentre i correntisti sono soltanto dei clienti) e coloro che avevano titoli pubblici dello stato cipriota (come è successo in Grecia). Se è vero come dicono che le banche cipriote si finanziavano soprattutto con i depositi mentre la parte raccolta con le obbligazioni è minima, appena un 1,8% del totale (un’anomalia di cui parleremo dopo), a conti fatti i titoli del debito pubblico cipriota circolanti dovrebbero ammontare a circa €20 miliardi, che con un haircut del 25% avrebbero fruttato alle casse dello stato un risparmio di €5 miliardi. Considerando che con il prelievo forzoso sui depositi lo stato incasserà €5,8 miliardi, i conti più o meno tornano. In secondo luogo bisognava concedere una franchigia totale per i depositi inferiori ad un certa soglia (per esempio €20.000), e applicare un’aliquota di prelievo più progressiva per i depositi, con una maggiore forbice fra l’aliquota più bassa e quella più alta applicata per esempio ai depositi superiori a €200.000 (si poteva iniziare con un’aliquota minima del 2,5% fino ad arrivare ad una massima del 12,5%, solo per fare delle cifre e rendere l’idea).


Tuttavia a causa della fretta di passare all'incasso e siccome in questo modo si sarebbero toccati i privilegi di certi intoccabili e gli interessi degli investitori e delle banche straniere (fra cui le solite banche tedesche e francesi, che proprio speculando sui titoli di stato della periferia hanno fatto e continuano a fare la loro fortuna e la loro debolezza), la Germania, in contrasto a quanto pare con la stessa BCE, ha  preferito proseguire sulla strada del taglieggiamento selvaggio e indiscriminato. Per i tedeschi dunque un semplice lavoratore cipriota che ha fatto una vita di sacrifici per accumulare dei risparmi non è tanto diverso dall’oligarca russo che esporta e ricicla capitali illegali all’estero. Inoltre non si capisce ancora perché i fondi del MES non vengano utilizzati per ricapitalizzare direttamente le banche fallite, come previsto fra l’altro dallo statuto del nuovo criminogeno organismo finanziario europeo, ma siano sempre obbligati a transitare prima per le casse dello stato, facendo gravare le perdite delle banche sul debito pubblico (quindi sull’intera popolazione e sulle generazioni future), che continua a lievitare verso cifre da capogiro. La risposta a questo spinoso dilemma esistenziale sembra ovvia e già in parte sviscerata prima quando si parlava dei “principi fondanti fascisti” dell’eurozona, ma apre lo spiraglio per analizzare un altro punto dolente dell’intera questione cipriota: “Ma perché il 1° gennaio 2008 Cipro è stata ammessa nell’eurozona?


Secondo i criteri di ammissione dell’unione monetaria europea, Cipro a quella data era un paese esemplare. Aveva i conti pubblici in ordine e il suo debito pubblico era ben inferiore alla fantomatica soglia critica del 60% decisa a suo tempo dalla Germania per partecipare dei servigi e delle mirabilie della sua preziosissima moneta unica euro-marco. Tuttavia, siccome nell’eurozona vige il dogma mistico-teologico che la stabilità di una nazione e la solidità di un’economia dipenda solo dal debito pubblico, a nessuno degli sciagurati e falliti eurocrati è venuto in mente di dare una sbirciatina al debito privato, nascosto soprattutto fra i numeri dei bilanci “pubblici” delle banche. Se lo avessero fatto, si sarebbero accorti che solo i depositi bancari, ingrossati oltremisura come detto anche dai trasferimenti esteri degli oligarchi russi, avevano raggiunto la iperbolica sproporzione di essere 8 volte maggiori del PIL del paese, che ammonta a circa €17 miliardi.


Un’anomalia che avrebbe dovuto fare sobbalzare sulla sedia chiunque, non solo per la cifra gigantesca ma anche per l’evidente alterazione di un elementare principio di contabilità bancaria che per non incorrere in crisi di solvibilità o liquidità sconsiglia vivamente di finanziare le proprie attività a medio-lungo termine (mutui, prestiti o anche titoli di stato o derivati) con passività liquide (i conti correnti) o a breve-medio termine (i depositi di risparmio). Tuttavia, forse eccitati dalle grandi speculazioni finanziarie che si potevano fare nell’isola, gli euristi hanno accolto con entusiasmo Cipro nel club dei truffatori e degli usurai chiamato eurozona: “Forza banchieri ciprioti, saltate su nel nostro carrozzone che qui c’è da divertirsi sulle spalle dei soliti fessi! Questi idioti di cittadini europei pensano ancora che noi abbiamo costruito l’eurozona per la pace nel mondo e noi glielo dobbiamo lasciare credere…mi raccomando quindi acqua in bocca e occhio alla penna!


E ricordiamo fra l’altro che i primi scricchiolii di crisi finanziaria globale erano già cominciati nel 2007, con il fallimento della banca d’investimento americana Bear Stearns assorbita poi da JP Morgan, e quindi un po’ di prudenza sarebbe stata più che opportuna, prima di portarsi in casa il bubbone cipriota. Quando nel 2008 esplode la crisi finanziaria in tutta la sua ampiezza, le banche cipriote sono in ginocchio al pari di quelle americane, irlandesi, islandesi, tedesche, francesi, soprattutto perché nello specifico avevano in pancia molti titoli del debito pubblico greco, che in seguito avrebbero poi prodotto nuove perdite a causa dei successivi haircuts previsti dal programma di default assistito della Grecia. E inizia anche qui come altrove l’intervento pubblico massiccio di salvataggio per tamponare l’emorragia bancaria, non solo con le solite garanzie sui depositi e sulle obbligazioni emesse dagli istituti ma anche con i prestiti diretti esteri, in particolare quello stipulato dal governo cipriota nel 2011 con la Russia da €2,5 miliardi. Di conseguenza il debito pubblico comincia la sua rapida e inesorabile ascesa dalla quota “virtuosa” iniziale del 48,9% del 2008 fino al 71,6 di gennaio 2012, al 90% attuale che con l’ultimo piano di salvataggio europeo di sabato scorso sforerà e di molto anche il 100% (guarda grafico sotto).




Ora capite per quale motivo chiunque ancora si ostini a parlare in pubblico di crisi dell’eurozona come “crisi del debito sovrano” dovrebbe essere subito salutato con un caloroso calcio sulle gengive e radiato immediatamente dall’ordine dei giornalisti e degli analisti finanziari? La crisi europea è e resterà sempre una crisi bancaria e di squilibrio commerciale con l'estero che solo gli acrobatici camuffamenti della stampa e della propaganda asservita sono riusciti a stravolgere nella sua genesi e nella sua cura. Il caso cipriota, così come quello irlandese precedentemente descritto, non fa eccezione alla regola. E la paura del contagio e della fuga dei capitali dalle banche europee sarà più che mai reale sia ora sia nei prossimi giorni, settimane, mesi perché sbagliando volutamente la diagnosi i tecnocrati rimandano sempre la data di inizio della cura (l’unione bancaria è solo l’ultima delle scemenze inutili messe in campo, mentre sappiamo bene che una seria riforma del sistema bancario e della struttura stessa dell’eurozona avrebbe bisogno di ben altre premesse).


Perché mai un qualsiasi investitore americano, coreano, australiano dovrebbe accollarsi il rischio di detenere titoli pubblici o privati dell’eurozona? In un clima di tale incertezza e confusione, perché mai un semplice cittadino non dovrebbe mettere al sicuro i suoi risparmi, lontano dalle banche europee? Quanti sacrifici umani, economici, sociali dobbiamo ancora subire per liberarci definitivamente dall’idolatria dell’euro? Fino a dove può arrivare la fantasia e la spregiudicatezza dei tecnocrati europei nell’inventare sempre nuovi programmi e strumenti finanziari per salvare i colleghi banchieri e il loro stesso posto di lavoro? Avete idea per caso quali effetti dirompenti possano essere generati da un evento inizialmente reputato insignificante, quando si scatena la paura e il panico nella gente? E se fosse proprio Cipro l’inizio della fine dell’euro? Cosa succederà nell’isola quando riapriranno le banche? I cittadini ritireranno in massa i loro depositi e le banche avranno immediatamente bisogno di un altro piano di salvataggio?


Solo come promemoria, per chi crede ancora alle menzogne di chi dice che Cipro è un caso unico, isolato, con basso rischio sistemico, ricordiamo che la fase più acuta della Grande Depressione del 1929 in Europa iniziò con il collasso e la successiva corsa agli sportelli presso la piccola banca austriaca Kreditanstalt che in breve tempo scatenò una serie di fallimenti bancari a catena in tutto il continente e accelerò il processo di sganciamento dal regime monetario gold standard. In quel caso contribuirono all’acutizzarsi della crisi una combinazione complessa di economie fragili, regime monetario rigido, confusione istituzionale, incapacità di coordinamento, politici ottusi e incompetenti, mai sopiti egoismi nazionali. Vi ricorda qualcosa una tale miscela esplosiva? Considerando che l’euro è la moneta a tutt’oggi più simile al regime gold standard, mi pare che ci siano tutti gli ingredienti per prevedere la sua provvidenziale e inesorabile scomparsa da qui a pochi mesi. Con un’unica complicazione.


La presenza all’interno del contesto europeo di un nuovo “stato” autoproclamatosi autonomo e indipendente, che ha intavolato precisi accordi di intensa con la Germania e in particolare con la banca centrale tedesca Bundesbank: la BCE. La BCE e i suoi rapporti con i funzionari tedeschi sono infatti l’elemento discriminante e dirimente per capire le prossime evoluzioni della crisi, essendo la prima l’unico emettitore “sovrano” di moneta (che gli altri stati sono costretti a prendere in prestito al pari di una qualsiasi altra moneta straniera) e i secondi i grandi creditori netti in un continente di paesi indebitati. Quando si comincerà a mettere in seria discussione il privilegio creditizio della Germania e ad attaccare frontalmente l’incomprensibile imperio della BCE, saremo tutti a metà dell’opera e una volta sganciati dall’euro e dalle sue strambe liturgie, potremo augurarci una normale ripresa economica e politica all’interno dei singoli paesi, così come avvenne in Europa dopo il 1931 (va bene, cerchiamo di essere più precisi. La crescita economica era già iniziata dopo il 1931 con il progressivo sganciamento dal regime gold standard ma fu accelerata qualche anno più tardi dallo scoppio della guerra e dai grossi investimenti nell’industria bellica, che ad occhio e croce mi sento di poter escludere con assoluta certezza oggi. Se mi sbaglio, mi arruolo volontario nel battaglione San Marco per difendere i nostri sacri ed inviolabili confini nazionali!)


E siccome abbiamo iniziato parlando dell’inettitudine e della cialtroneria dei tecnocrati europei, concludiamo con un breve postilla che ci serva a capire quale risma di dementi, corrotti e di persone ampiamente in malafede abbiamo di fronte. Vi ricordate dello stress test delle banche europee condotto dall’EBA nel luglio del 2011? Ebbene in quella data l’EBA (European Banking Authority) condusse un’analisi molto “accurata” sui bilanci bancari di 90 istituti di credito europei di importanza sistemica e certificò che le tre maggiori banche cipriote (Bank of Cyprus, Marfin Laiki e Hellenic Bank) avevano superato il test a pieni voti, senza accorgersi minimamente dell’anomalia sui depositi di cui abbiamo parlato prima. Ma questi funzionari dell’EBA come fanno i loro controlli? Con il pallottoliere e con l’abaco? Riescono a capire quando una banca è a posto con i requisiti patrimoniali e contabili? Leggendo i bilanci delle banche, a cosa pensano? Alle farfalline oppure ai soldi che noi siamo costretti a dargli per nascondere la polvere sotto il tappeto?



Ora capisco per quale motivo molti cittadini ciprioti rimpiangono oggi di non essere nati nella Repubblica Turca di Cipro del Nord, dove tutto sembra andare a gonfie vele e nessuno si trova gli sportelli della banca chiusi in faccia. Certo, qualcuno dei nostri politicanti più corrotti e imbecilli dirà magari: “Ma dove credono di andare questi turchi con le loro lirette in tasca! Non vorranno mica sfidare la Cina con la loro liretta turca! La loro liretta è solo carta straccia nel Mediterraneo! Ci vogliono carriolate di lirette turche per comprare la benzina! ”. E invece i turchi hanno tassi di crescita economica paragonabili a quelli della Cina e stanno scalando rapidamente tutte le classifiche dei paesi più sviluppati del mondo. E chissà che un giorno non supereranno anche noi italiani, che siamo stati costretti proprio da quegli stessi politicanti imbecilli e corrotti a rinunciare alla nostra liretta e alla nostra dignità di popolo per diventare i maiali e gli schiavi dell’euro. Caro Bersani, non solo non hai smacchiato il giaguaro, ma ho come l’impressione che fra poco saranno i cittadini italiani a sbranare te. Come se fossero tanti piccoli ma ferocissimi giaguari. 


   

16 commenti:

  1. Signor Piero Complimenti, tuttavia, La pregherei cortesemente di utilizzare con tale disinvoltura il termine fascista. La situazione e' gia, giustamente, abbastanza tesa non rischiamo di fomentarla ridando fiato agli "opposti estremismi". Non vorrei che alla demonizzazione di noi fascisti tra un po' si aggunga anche la discriminante di "fascista come difensore dello status quo finanizario".
    Ringrazio E Complimenti ancora per l'articolo.
    Matteo

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    1. Ahah, ha pure ragione Matteo...
      Io sono antifascistissimo ma davvero accusarli di essere a favore della grande finanza internazionale è un po' troppo. ;)

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    2. Grazie per le precisazioni, ma ribadisco come già fatto altre volte che il termine "fascista" viene utilizzato in senso metodologico e non storico-politico. Da definizione del dizionario il "metodo fascista" è riferito a colui "che interpreta i rapporti sociali come rapporti di forza e quindi con prepotenza e intolleranza". Nello specifico il termine "fascismo di mercato" è legato soprattutto ai metodi totalitari utilizzati dai tecnocrati europei e dai partiti politici nazionali ad essi affiliati (in Italia soprattutto il PD di Bersani).
      Pur non condividendo l'ideologia di fondo del fascismo politico, ho spesso evidenziato come i movimenti di estrema destra o di centrodestra hanno spesso mostrato una maggiore consapevolezza nell'interpretare gli eventi e le dinamiche socio-economiche sottostanti il progetto massimalista europeo. Oggi, in Italia, è molto più facile dialogare con questi movimenti su temi come l'importanza della sovranità monetaria, che aprire un dibattito aperto e costruttivo con le frange più radicate e fanatiche del centro-sinistra e della sinistra estrema. Per chi ancora non lo avesse capito i veri "fascisti di mercato" a cui mi riferisco nell'articolo sono i partiti nazionali (PD, Monti, e buona parte del PDL) che hanno sposato acriticamente tutte le tesi mercantiliste imposte da Bruxelles, senza capire che sono in aperto contrasto con i diritti costituzionali democratici e con i principi di equità e giustizia sociale da essi derivanti. Detto questo, difficilmente in futuro potrò appoggiare in Italia movimenti di estrema destra (come Alba Dorata in Grecia) che vogliono risolvere i problemi applicando il principio della forza e della prevaricazione, senza passare per la normale trasformazione parlamentare prevista dalle nostre istituzioni democratiche. Penso di essere stato abbastanza chiaro, no???

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    3. Già. Non foss'altro, perché gli unici due Partiti-Movimenti che parlavano espressamente in campagna elettorale di NO Euro, No UE, Sovranità Monetaria, erano; Uno la fascistissima Forza Nuova (ed in misura minore CasaPound) e l'altro l'ultracattolico e dedito al sociale Io Amo l'Italia, del convertito Magdì Cristiano Allam.
      Entrambi al grido di Dio, Patria e Famiglia.
      Ovviamente, stante la cialtroneria dell'elettore medio, prono a seguire le sirene ammaliatrici e quasi mai a ragionare, sono stati sonoramente trombati.
      Resta il rammarico ed una punta di cattiveria.
      Possibile che gli italiani debbano farsi dare lezione di italianità e di valori da un partito nazionalista e da un immigrato della prima generazione, fattosi cittadino e cattolico, che ama il suo Paese d'adozione come nemmeno gli italiani riescono più?
      Evidentemente sì.
      Significa che ci meritiamo questa Italia e questa Europa?
      Che proprio non possiamo avere di meglio?
      Rifletteteci su.
      Cordialità.
      Ermes Uguccioni.

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    4. Chiarissimo Signor Piero, non avevo alcun dubbio al riguardo, comprendo benissimo l'utilizzo in senso metodologico, purtroppo a molti pero' non e' chiaro e potrebbero fraintendere. Vabbhe' anche se va detto che questi ipotetici molti magari non sono qui a "perdere" tempo leggendo analisi piu' approfondite, come quella dell'articolo. Bhe' si, concordo su Alba Dorata, non per fare il megacomplottista ma, la paura che sia un movimento "false flag" che col peggioramento della situazione possa fare da cane da guardia, anche inconsapevolmente, della troika\Nato e' forte, almeno da parte mia.
      Matteo

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  2. Complimenti, è tutto sempre così chiaro e comprensibile che ogni volta che leggo un'analisi del genere e poi ho a che fare col piddino di turno non mi capacito di quanta imbecillità circoli.
    Per fortuna che la Storia e la matematica se ne fottono allegramente di loro.
    Fabio

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  3. i vari banchieri europei sono dei perfetti ignoranti e parassiti.. W la RIVOLUZIONE.. meritano la morte certi ladri senza se e senza ma.. basta con l'ipocrisia dei vari Draghi, Monti, Bersani e compagnia... sono degli incapaci.. vanno cacciati uno a uno!

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  4. Ottima analisi Pietro, complimenti.
    Il caso di Cipro è l'esempio più evidente della truffa dell'euro: un paese diviso in due dove dove, da una parte, con la "liretta turca" non vi sono problemi; dall'altra, con la moneta unica, si è vicini alla rivoluzione. Non capisco quali altre prove servano! Solo chi è in malafede può continuare a difendere la moneta unica, visto che una simile evidenza è ovvio che appaia palese anche a chi non mastica di economia.
    Carlo.

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  5. Piero, articolo magistrale come da tua abitudine.

    Finalmente è ritornato il nostro Piero il grande!

    Ero furibondo come l'incredibile Hulk, per questa ennesima nefandezza della Troika, ai danni del popolo cipriota, un crimine contro l'umanità, altro che premio Nobel, ma quando ho letto questa tua frase, sei riuscito a farmi dimenticare dell'immane tragedia, e a farmi sbellicare dalle risate---------------------> il club dei truffatori e degli usurai chiamato eurozona che dice: "..............Questi idioti di cittadini europei pensano ancora che noi abbiamo costruito l’eurozona per la pace nel mondo e noi glielo dobbiamo lasciare credere…mi raccomando quindi acqua in bocca e occhio alla penna!"

    Mitico Piero, riesci a farmi ridere, persino quando RIBOLLO DI INDIGNAZIONE, come un vulcano senza posa!!!!

    grazie che sei tornato!!!

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  6. Grazie Piero, leggere questo blog per me è come respirare aria fresca. Continua cosi e non fermarti ;)

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  7. Egregio signor Piero, sarebbe così gentile da spiegarmi come fa il debito privato a diventare debito pubblico?
    Non capisco perché debba essere un problema per un paese se i privati hanno dei debiti all'estero.
    Forse vuol dire che il debito privato finisce per creare una situazione difficile alla quale poi deve far fronte lo Stato?
    Ho fatto l'operaio per 45 anni e purtroppo ho dei limiti di informazione, grazie.

    Gigi Massimino

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  8. Buongiorno costosa amici!
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