venerdì 30 novembre 2012

SPESA PUBBLICA, CASTA, CORRUZIONE: ECCO COME FUNZIONANO LE COSE NEL PALAZZO


La complessità spesso spaventa e pur di non guardarla dritta in faccia e capire quanto è profondo e difficile il cammino che porta alla verità, preferiamo trincerarci dietro facili semplificazioni: la spesa pubblica improduttiva, la casta spendacciona, la corruzione. A volte queste semplificazioni sono necessarie per non appesantire troppo il discorso e rendere scorrevole il ragionamento, altre volte invece rischiano di farci precipitare verso la più assoluta vacuità. Deragliamo facilmente dalla giusta direzione, sbagliamo il bersaglio. Un’analisi molto più accurata di ciò che succede negli ingranaggi dell’amministrazione pubblica, come quella proposta dall’ottimo blog Orizzonte48, ci mostra invece come con prudenza, lucidità, competenza si possa aprire un varco di luce all’interno del palazzo e una volta capiti alcuni suoi meccanismi, distorsioni, cominciare ad avere meno paura di quella complessità che tanto ci spaventa. La sensazione di sospensione e disorientamento che ho avuto io leggendo questo articolo tutto d’un fiato è stata molto simile a quella fuga onirica e surreale che si prova leggendo i libri di Kafka (il Processo e il Castello in particolare). Vi consiglio di leggere con attenzione questo articolo, magari a pezzi, a piccoli sorsi, per assimilarlo e metabolizzarlo bene. Ne vale la pena. E’ un arricchimento in tutti i sensi.


Dopo aver perso molto tempo utile dietro vani tentativi di dare forma e sostanza ad un Movimento Democratico Aggregante per la riconquista della sovranità nazionale a tutti i livelli, mi sono accorto amaramente che forse ancora è troppo presto, è prematuro perché si creino solo le basi per la nascita di un simile Movimento. Nei prossimi mesi vedrete sfilare davanti a voi tanti carrozzoni elettorali colorati di arruffapopoli al grido di: “Sovranità Monetaria! Fuori dall’euro! Piena Occupazione! Noi siamo i giusti! Noi siamo i vincenti! Noi siamo l’Italia”. Ma per esperienza personale e diretta vi dico che all’interno di questi Movimenti c’è il vuoto più assoluto, nessuna percezione reale della complessità dei problemi che ci troviamo ad affrontare, solo slogan accattivanti, emotività allo stato puro, fanatismo della peggiore specie e la foga, la fretta, l’affanno di conquistare qualche poltrona in parlamento. Per non parlare poi dell’opacità mostruosa con cui vengono gestiti i processi decisionali interni, il flusso di denaro, la selezione della presunta classe dirigente, la condivisione dei metodi e delle regole, la contraddizione di termini nel voler combattere il sistema oligarchico e privatistico che ha imposto dall’alto l’Unione Europea ai popoli senza chiedere mai la legittimazione democratica dei cittadini riproducendo esattamente al proprio interno i suoi stessi vizi di forma: tutto viene calato dall’alto, lavorando sulla pressione e il ricatto psicologico, in nome della continua eccezione alla regola, alla forma, al metodo perché i tempi sono stretti ed è talmente tanto importante il nostro obiettivo che qualche accelerazione è d’obbligo. Vi ricorda qualcosa questo modo di fare e di pensare?



Per rispetto per le tante bravissime persone che ho conosciuto e che lavorano alacremente all’interno di questi Movimenti, animati da giusti e sinceri propositi di cambiamento, non vi dirò mai il nome del carrozzone elettorale in cui anch’io, per eccesso di fiducia, zelo e trasporto mi sono trovato coinvolto per alcuni mesi. Ma sono sicuro che tanto lo capirete benissimo da soli, quando il carrozzone farà la sua trionfale apparizione sul palcoscenico della ribalta mediatica. Per il resto, posso solo dirvi e ripetervi che il Movimento già esiste e siamo tutti noi. La Storia continuerà anche dopo questa fatidica data delle elezioni del 10 marzo. E non sarà affatto necessario avere qualche poltrona in parlamento per accelerare il cammino della Storia. Quando si calmerà questo gigantesco polverone elettorale, si vedrà veramente chi avrà ancora le armi giuste per continuare a combattere e chi invece ha voluto solo sfruttare il pretesto elettorale per raccogliere finanziamenti da generosi benefattori, rimanendo poi con le armi spuntate o peggio ancora dileguandosi nell’ombra con il bottino. Il fine giustifica i mezzi, anche io utilizzo spesso questo principio di pragmatismo politico. Non me ne vergogno affatto, perché ho la presunzione di conoscere sufficientemente bene quale sia il fine verso cui tendere e i mezzi di cui stiamo parlando.


Ma quando poi ti accorgi che attraverso questo fine e questi mezzi la gente pretende di controllare e snaturare le linee guida ispiratrici di un Movimento spontaneo nato dal basso, al grido di chi ha più soldi comanda ed impone le sue condizioni, devi ammettere che è tutto inutile, è ancora troppo presto: prima di promuovere improbabili cambiamenti politici ed economici di paradigma, la gente deve capire che serve un cambiamento di paradigma culturale, un salto di qualità a livello di percezione e di coscienza. Se pensi ed agisci come il nemico sarai sempre costretto a perdere, perché il nemico è enormemente più forte e organizzato di te. Bisogna spiazzarlo il nemico, disorientarlo, conoscere a fondo i suoi punti di forza e di debolezza, per poi agire secondo nuove regole e rifiutare categoricamente i vecchi schemi. Non vi nascondo che dopo aver visto e sentito certe cose in questi ultimi giorni, sono rimasto inorridito, inquietato, scoraggiato. Nelle prossime iniziative in cui continuerò a partecipare (è nella mia natura), avrò cura di valutare meglio lo spessore morale, culturale, comportamentale delle persone che vorranno progettare insieme qualcosa di veramente serio, costruttivo, efficace, radicato prima nella coscienza della gente e poi sul territorio, nelle piazze, nei palazzi, nei parlamenti. Non è un caso che pubblico proprio oggi un articolo di Quarantotto. Tutto torna più limpido ai miei occhi adesso, il cerchio si chiude.                      



Di Quarantotto


1. ANTEFATTO METAFORICO

Il dottor Petiot fu a lungo stimato per le sue conoscenze scientifiche, addirittura lodato per la sua utilità alla comunità come medico, che, dicevano, faceva “avanzare” la scienza medica. Ma se si fosse analizzata in dettaglio la sua vita precedente, senza pregiudizi e distorsioni, determinate da un “certo tipo di consenso” pubblico (divenne persino sindaco del suo paese), con tutte le abbondanti “tracce” di una crudeltà inumana (o “troppo umana”), sostenuta dall’incrollabile fede nelle sue ragioni, gli stessi benpensanti che lo avevano lodato sarebbero stati terrorizzati… 

Leggendo, e facendo i dovuti collegamenti, capirete il “nesso” (“nexus”, per coloro che ricordano i “modelli” dei replicanti in Blade Runner).

Ovviamente la storia si manifesta prima in tragedia e poi si ripete come “farsa”. Ovviamente…


2. MACROECONOMIA E IL LUOGOCOMUNISMO AZIENDALISTA

L’essenza di ciò che consente di “prosperare” all’azione dei doctor Petiot del nostro tempo, è un’idea alterata e manipolativa dell’economia politica, della macroeconomia applicata all’esistenza dello Stato come soggetto “insopprimibile” delle dinamiche socio-economiche. Per sminuirne la funzione si fa passare l’idea che lo Stato, cioè noi in quanto cittadini-elettori, dovrebbe comportarsi come una buona massaia (quella sì che sa far quadrare i conti…peccato che gli stessi che ne esaltano le doti, facciano di tutto per non farglieli quadrare e piuttosto…. ”girare”…non i conti)

La macroeconomia, infatti, non è la scienza dell'economia "familiare" o “aziendale”. Chi lo sostiene nega, maliziosamente (i “seguaci”, magari per ignoranza), l'essenza del suo presupposto caratterizzante: il fenomeno organizzativo, pre-economico (cioè sociale “generale” e non “aziendale”), costituito dalla presenza di un ente politico comunitario – lo Stato- che garantisce un bene come l'ordinata convivenza civile, promuovendo il benessere (almeno nelle enunciazioni indefettibili delle carte costituzionali democratiche). 

Questo “ente” non solo non può essere assoggettato alle leggi “micro” per definizione (cioè per sua funzione e finalità), ma la sua azione deve (sempre e comunque) influire sul “caotico” combinarsi seriale delle leggi microeconomiche, che, essendo tendenziali, incorporano la deviazione effettuale dagli equilibri teorici e  il loro periodico travolgimento.

Una volta che lo Stato sia concepito come una “società per azioni”, non c’è limite alle distorsioni dell’interesse generale che ciò determina. La prima è che gli Stati sono visti come maxi-imprese in contesa economica tra loro nella logica della “competitività”. Con la compromissione non solo del “fogno” della pace e prosperità universali, ma dello stesso benessere dei rispettivi cittadini. E non lo dico io, lo dice Krugman “Per fare una dura ma non completamente ingiustificata analogia, un governo sposato all'ideologia della competitività è altrettanto improbabile faccia una buona politica economica quanto un governo impegnato nel creazionismo possa fare una buona politica della scienza, anche in aree che non hanno relazione diretta con la teoria dell'evoluzione” (http://documentazione.altervista.org/krugman_competitivita.htm)

Quindi la macroeconomia si trova inevitabilmente a lavorare su presupposti inevitabili di "non esattezza" (non voglio esplicitamente coinvolgere la "indeterminazione"), dovendo osservare fenomeni umani collettivi, organizzati su valori storicamente mutevoli. E' dunque una scienza sociale a carattere (precondizione implicita necessaria) “assiologico” e come tale non univoca per sua stessa ipotesi metodologica (non può prescindere da giudizi di valore, storicamente determinati, data la necessaria restrizione delle variabili considerate rispetto alla complessità). Non di meno tale scienza sociale è "aperta", cioè assume l'arricchimento di dati e analisi come fattore costante di evoluzione e dialettica rafforzativa delle ipotesi (che come sappiamo è quasi impossibile sperimentare).

Ora le analisi e le “soluzioni” che discendono dall’UE risultano inevitabilmente tutte immerse nella politica preconfezionata dalla ideologia UEM, radicalmente concepita come corollario della competitività tra Stati (v. sempre Krugman, sopra citato).

Ciò sarebbe, in coerenza con quanto abbiamo premesso, perfettamente naturale e legittimo, se non fosse per il trascurabile “dettaglio” che i suoi “razionali” sono accuratamente nascosti, dato che si tratta di un'ideologia (Bundesbank’s version del Washington consensus” e Von Hayek come profeta…del darwinismo “sociale”), non soltanto criticata proprio dalla schiacciante maggioranza degli economisti “seri” (premi Nobel e con pubblicistica universalmente accettata), quanto contraria alle Carte costituzionali dei paesi interessati.

Cioè ogni Stato democratico ha già compiuto le sue scelte “assiologiche” ma, senza alcuna armonizzazione tentata o risolta, su queste piomba con tutto il suo peso l’assiologia “occultata” del disegno europeo, su tutte la UEM, che risulta sterilizzare o “annullare” la dinamica realizzazione dei rispettivi valori democratici costituzionalizzati.

Questo è stato descritto “anche” dai costituzionalisti, con vari accenti, ignorati altrettanto quanto il parere degli economisti più autorevoli, cfr., come esempio eloquente, “Il costituzionalismo asimmetrico dell’Unione”, a cura di Antonio Cantaro, Torino, 2010 (notare l’anno, così tragicamente prossimo alla crisi, irreversibile, oggi conclamata e ieri prevista in dettaglio).


3. CONSENSO MEDIATICO E POLITICHE DEI GOVERNI TECNICO-EMERGENZIALI.

Ma che economisti e giuristi specialisti siano stati inascoltati, e lo rimangano contro ogni evidenza, è, in buona sostanza, un problema mediatico (chi legge i libri di economisti e costituzionalisti non “cooptati” nel circo mediatico? Oggi, guarda caso, ne stiamo constatando i “corollari” in modo molto attuale…).

Nel versante mediatico, così cruciale per la formazione della pubblica opinione e del “consenso” anche elettorale, si trova probabilmente il più alto grado di responsabilità per l’attuale situazione.

Non a caso,  un incondizionato entusiasmo mediatico, scisso dai fatti che si verificano con manifesta “tragicità” davanti agli occhi di tutti, sorreggono i “governi dei tecnici” (in mezza europa…debitrice e, perciò, PIGS). E questo dovrebbe condurci a fare utili deduzioni sulla natura dei potenti di turno, sul tratto unificante di questo potere.

Nella situazione attuale, registriamo un fenomeno di tale entusiasmo convergente e assolutizzato verso l'azione del governo (“l’Agenda Monti”…tra un po’ ci si giurerà sopra come sul Vangelo) che, dati i soggetti da cui promana (i giornalisti "sempre-proni" e gli “esperti ufficiali”, officianti il rito della ripetizione degli slogan di “diversione” dalla verità, quale indicata dalla scienza imparziale e libera nei fini), sta ad indicare che attualmente il potere, nella veste governativa, si manifesta al suo stato mistificatorio "quasi puro" (cosa che non si poteva dire rispetto all'era di B. ed alla sua imperfezione, che costringeva gli stessi soggetti mediatici-espertologi,  a preoccuparsi delle sue plateali contraddizioni, spesso, al tempo, per giustificarle, lacerando continuamente la legittimazione che il disegno UEM ricercava).

E quale risulta il tratto essenziale di questo potere ora "manifesto"?

L'Europa, la mistica del "ce lo chiede l'Europa", il dogma che tutto quanto sia già "stabilito" in quella sede si connoti automaticamente in un valore operativo incontestabile, tale che intere nazioni e moltitudini di esseri umani, teoricamente dotati di possibilità critiche e di cultura evolvibile, ne "debbano" essere plasmati senza possibilità di mediazione.

L'ordine costituito (abbiamo visto, nebulosamente, e senza alcuna solida chiarezza condivisa) a livello europeo, svolge quindi la funzione assiomatica tipica dei principi rivelati delle religioni monoteiste. Una nuova teologia si esercita in paralogismi per trovare corollari logici che appaiano persuasivi per la Ragione, senza mai mettere in contestazione i presupposti del "nuovo ordine".

Una macchina di condizionamento infernale sta così chiudendo ogni possibile discorso costruttivo sulla realtà in divenire: in nome dell'Europa si preclude la riflessione sugli scopi stessi dell'organizzazione politica umana, sul ruolo evolutivo delle Costituzioni, sulla pervasività di un'economia sovrastata da una finanza regolata da algoritmi che incorporano soltanto il profitto nel breve termine. La dimensione antropologica del benessere e della comunicazione tra individui e popoli viene considerata tutta già definitivamente risolta nel quadro para-etico di questa mistica, che tende ormai al trascendente.

Ora, dati gli svariati fattori moltiplicatori dell'incidenza sul PIL dell’austerity “che promuove la vera crescita” (come “vera fede” era quella che portava a scannare gli eretici e a fare le crociate contro di essi, come accadde per i “catari”), cioè di maggiori tasse e minore spesa pubblica, risulta eloquente la vicenda dei “fiscal multiplier” corretti dal FMI e tutt’ora ignorati da Commissione e governi di “commissariamento condizionale”.

Questi elementi, sommati a fattori di contesto legati in termini di “compresenza significativa”, come il credit crunch e la simultanea austerità dei paesi UE (la cui domanda in parte si riflette sulla nostra offerta in esportazione intra-area, e noi siamo sempre, per quanto non piaccia agli autodetrattori, il secondo esportatore dell'area), si scontrano ormai col fatto, puntualmente ignorato dai media (o con un risalto “trascurabile”), che lo stesso FMI HA CALCOLATO L'OUTPUT-GAP, CIOE' LA RECESSIONE CUI ANDREMO INCONTRO NEL PROSSIMO TRIENNIO, SENZA CORREGGERE LE POLITICHE "MONTI-BCE-BUNDESBANK", NELL'8%. (http://www.consulenza-finanziaria.it/2012-una-recessione-mai-vista-prima/)

Il resto sono chiacchiere e distintivo dell'associazione anime belle (?)-che-pensano-che-l'euro-sia-una-grande-idea-evviva-lagermania-che-la-merkel-è-tanto-brava-e-ci-salverà-dalla-corruzione…


4. L’ANNIVERSARIO DI TANGENTOPOLI E “IL TRADIMENTO DELLA POLITICA”

La firma di Maastricht e il culmine di “Tangentopoli” si verificarono simultaneamente, esattamente come oggi si ha l’impressione che sia stato “scoperto” il verminaio della corruzione e dei “costi della politica”, e, come abbiamo capito nei circuiti extramediatici della rete, non è un caso.

Il fenomeno Tangentopoli, così come oggi la levata di scudi “casta-corruzione-debitopubblicobrutto”, sono stati definiti come "tradimento della politica" , che sarebbe cioè venuta meno al suo presunto onere di “auto correggersi”, (idea ridicola e un po’ paradossale che ignora i veri “rapporti di forza”). 

Ammettiamo che una legge perfetta contro la corruzione sia fatta: scomparirebbe per questo il "tradimento della politica"?

No, perché, come vedremo in dettaglio più oltre, la corruzione della mazzetta e della malversazione è solo la forma più rozza di consolidamento degli "affari" contrari all'interesse pubblico che alterano la funzione (costituzionale) degli organi di governo democratico. Con un ordinamento legislativo orientato, nella sua crescente globalità, a consentire questi "affari", si potrebbe avere paradossalmente assenza di corruzione in senso penalistico (o corruzione dei soli rubagalline) e massima ingiustizia e assetto predatorio dell'oligarchia rispetto al popolo (teoricamente) sovrano (e l'euro è, in sé, l'esempio più tragico di ciò).

I migliori affari ormai vengono pianificati nelle istituzioni UE (BCE in testa, con le sue "lettere" su mercato del lavoro e privatizzazioni della ricchezza pubblica, tese a rassicurare, o meglio, “orientare” gli investitori finanziari alla ricerca di una garanzia per il loro crescente credito) e oggi, paventare la sola "restaurazione" berlusconiana finisce per affrontare un problema "minore".

Cioè del come esistano ancora le "cricche" di mezze figure, (rispetto ai veri players che ricoprono il ruolo di “incumbent” dell’indirizzo politico continentale), che sgomitano illecitamente, come sostanziali emissari della politica (bipartisan), per sedersi al tavolo degli affari con i potenti, che comunque, e sempre più incontrastati, non hanno bisogno di commettere illeciti per ottenere l'ampliamento delle loro rendite a scapito della generalità, ma "ottengono" leggi e regole, grazie allo strutturale asservimento delle istituzioni, ormai svuotate da organismi sovranazionali e non democraticamente rappresentativi...
Sulla tomba della Costituzione scriveremmo "Ce lo chiede l'Europa"..


5. EUROPA, CORRUZIONE, SPESA PUBBLICA E PRIVATIZZAZIONI.

Sia come sia, ma la narrazione (direbbe Vendola) dell'euro si accompagna fin dall'esordio inscindibilmente all'idea che lo Stato, l'ente pubblico, la cura dell'interesse generale mediante forme pubblicistiche, siano un male in sè, perchè sarebbero inefficienti e portatori di corruzione (e, ripetono, lo “capirebbe qualsiasi brava massaia, la stessa che, pensate un pò, sarebbe la più colpita dall’inflazione in caso di uscita dall’euro). Cioè non sarebbero stati finora gestiti come un’azienda (rectius una “impresa”, ma tant’è), ovvero come una “famiglia”. Ciò che abbiamo visto al par.1 essere la bufala più amata dal partito unico-mediatico dell’euro…

Questa premessa indimostrata, asseverata, già venti anni fa, dall'ondata emozionale degli anni di tangentopoli -e dall'ignoranza perseguita nell'identificare correttamente le cause della dilatazione, via interessi passivi, del debito pubblico italiano-, ha portato a un assetto di questo tipo (Ndr: buona parte di questa elencazione la ritrovate nel libro “Il tramonto dell’euro” di Alberto Bagnai, di cui il virgolettato riflette una diretta citazione):

a) si è deciso di introdurre la società di capitali come forma prevalente di gestione dei servizi pubblici, specie locali (ma non solo, e non solo servizi).

b) si è introdotta l'idea che ciò avrebbe evitato (non si sa perchè) ulteriore corruzione, specialmente se si fosse sviluppato il partenariato pubblico-privato: il privato porterebbe, sempre, non si sa bene perchè, un'esperienza “vincente” che avrebbe fatto abbassare i costi e le tariffe;

c) per agevolare la "efficienza", dando la colpa della corruzione (che in sè non è detto che sia legata alla inefficienza, in termini di rapidità decisionale, anzi) alla burocrazia, si sono aboliti i controlli preventivi di  legittimità sugli atti principali che comportano una spesa (svolti dalla Corte dei conti, nonchè dai co.re.co e dagli organi statali che la esercitavano sugli atti regionali). Così, costituzione di queste società, capitalizzazioni, scelte dei soci e metodi relativi, decisioni di spesa, tipo bandi di gara e susseguenti procedure, sono stati sottratti a controllo preventivo, proprio quando irrompeva la super-regolazione di derivazione UE in materia (regolazione a ondate, sempre più stratificata), cioè quando più forte si poneva l'esigenza di verificare il rispetto delle più complesse regole;

d) tale disciplina europea, anche se in crescente finalizzazione "apparente" alla logica concorrenziale, in realtà, ponendo una serie inestricabile e sempre più complicata di parametri, requisiti, standard, certificazioni legittimanti, forme associative tra imprese, si risolve in generale nel privilegiare le imprese più "grandi" e quelle che già godevano di rapporti pre-instaurati con la pubblica amministrazione (imprese spesso coincidenti tra loro);

e) si è privatizzato il sistema bancario, rigorosamente in nome dell'Europa e dello Stato-cattivo, ma al tempo stesso si è creata una componente fondamentale e spesso decisiva di controllo azionario-bancario mediante il sistema delle fondazioni, “influenzate” a loro volta, in intrecci solidali tra le fondazioni stesse,  dagli enti pubblici territoriali mediante i soggetti amministratori da questi nominati; ciò, in aggiunta, senza alcun controllo sulle relative nomine, non solo preventivo, come s'è visto abolito, ma anche sul rispetto di labili parametri legali di individuazione dei "nominati" da parte della politica;

f) si è proceduto (tradendo le roboanti affermazioni iniziali post-tangentopoli) a rendere fortemente dipendenti dalla politica i dirigenti pubblici in posizione decidente della spesa pubblica, e ciò con incidenza, principalmente, a livello locale, per le spesa conseguente a scelte di pianificazione territoriale e di politica industriale, area decisionale che, a sua volta, conduce a costituzione di società, a scelta dei soci, ed all'aggiudicazione di un sistema di appalti proiettati su fronti crescenti di attività in precedenza pubbliche (dalla gestione delle ex aziende pubbliche di servizi, alla "esternalizzazione" di segmenti di attività amministrativa, affidata a "privati" come diretti erogatori di servizi “interni” alla p.a.: informatizzazione, contabilità e gestione del personale, servizi di pulizia ecc.);

g) si è, contemporaneamente, provveduto a amplificare, prima a livello legislativo, poi costituzionale, la sfera operativa e funzionale di regioni e enti locali, trasferendo ad essi il potere di spesa e di assunzione del personale relativo (il tutto sempre nella simultanea abolizione dei controlli preventivi di legittimità sugli atti corrispondenti).

Shakerate il tutto e otterrete, come corollario dell'Europa, cioè della combinazione della “sussidiarietà”  e della libertà del mercato - mai ben identificato, stante anche le falle della disciplina antitrust-, un gigantesco spazio di trattativa, libera da effettivi ostacoli nelle regole univoche e stabili del diritto pubblico, tra privati e politica (non propriamente con l’amministrazione pubblica, dato l'asservimento che evidentemente consegue da tale disegno, della prima alla seconda), per poter disporre dei beni, dei servizi e della relativa provvista finanziaria pubblica.

“Il meccanismo è perfetto. Si vuole creare una società per gestire lo studio delle problematiche tecniche di certe opere pubbliche, a livello regionale o di grande comune; si trova il dirigente (politicamente scelto a ampissima discrezionalità) che ne approva lo schema tecnico, la giunta che lo delibera, i capitali forniti dalla banca vicina alla fondazione a sua volta "vicina" alla maggioranza che delibera...e induce nei tecnici pubblici dipendenti le scelte a valle, et voilà...

Avrò capitali, controlli limitatissimi (al massimo a posteriori e in termini di efficienza, ma sprovvisti di vera sanzione ostativa del disegno), libertà di aggiustare – spesso con trattative private determinate da urgenze divenute insindacabili, ovvero con bandi su misura- la scelta dei soci privati, dei destinatari degli appalti (dato che la società tenderà a calibrare studi di fattibilità e bandi sulle caratteristiche, politicamente e inevitabilmente "volute", del soggetto creato ad hoc tra imprese amiche e prestanomi dei politici).

I politici saranno soci (azionisti), medianti prestanomi o colleghi di secondo piano, o "tecnici" di area (senza selezione che non sia la vicinanza politica) dello stesso ente che forma la società. Soci espressione di grandi imprese diverranno anch'essi parte della compagine e sosterranno quella parte politica: se l'andamento della società è in deficit, gli stessi soci potranno liquidare a condizioni vantaggiose le loro partecipazioni, lasciando ai bilanci, incontrollati nelle forme pubbliche ormai abolite, di aggiustare valori e stime degli assets e delle prospettive di redditività.

I debiti contratti per capitalizzare e i deficit saranno ripianati, indirettamente o direttamente, prima o poi,  dal centro (lo Stato), -sotto la pressione del ricatto sul "paventato collasso" dei servizi per anziani e infanzia-, da amministratori centrali parte della stessa cricca politica che controlla le nomine nella società, o a cui viene dato il potere di farne per partecipare alla spartizione,  garantendosi comunque anche la continuità del credito effettuato dagli amici banchieri in cordata con le fondazioni bancarie (controllate dalla stessa politica locale e centrale).

Il meccanismo ha applicazioni multiple e variate. L'abilità sta proprio nella convergenza delle leggi verso questo obiettivo di sistema. La corruzione diviene un fatto conforme alle regole: solo gli sprovveduti e gli arroganti incorrono negli strali della magistratura.

I più abili giungono a controllare, tramite profitti da aggiudicazione di appalti e di servizi pubblici locali, vere e proprie holding. Solo la Corte dei conti ogni anno lamenta l'andazzo fallimentare per i soldi pubblici (strutture e finanziamenti immessi nel circuito, ripianamenti delle perdite) e per l'aumento delle tariffe. Intanto, decine di migliaia di consiglieri di amministrazione, direttori generali e figure varie costituiscono una classe paraprivata di gestori  e fruitori di emolumenti e potere decisionale che si esprime in pilotaggi di appalti e assunzioni senza concorso nelle strutture di nuova creazione. La rendita da monopolio "locale" e i patti di liquidazione, soddisfano gruppi privati "partner", e li legano sempre più alla complicità con le parti politiche autrici del disegno.

La commistione di forme private e pubbliche, la demenziale complicazione delle regole di scelta europee, consente una facciata impenetrabile di "regolarità" al tutto e le vecchie mazzette vanno in pensione, trasformandosi in decisioni di scambio di favori: il figlio del tizio-dirigente o assessore (in consonanza tra loro) viene assunto di qua, o fa carriera (magari universitaria ) di là, dato che magari un tizio ulteriore, che controlla le decisioni di carriera, è stato nominato nel cda della società stessa in quota "x".

Le holdings, al riparo dalla concorrenza sostanziale, e sotto l'egida della "aggiustata" concorrenza europea, prosperano e si rafforzano; le imprese tagliate fuori vanno sempre più in difficoltà, rimanendo in crescente difficoltà creditizia sia per...l'Europa (euro) sia perchè non facenti parte del cerchio magico...delle linee di credito erogate dalle banche (con dentro le fondazioni). Le applicazioni, una volta consolidate le posizioni, sono infinite; soggetti di questo tipo, anche se le gare vengono rese formalmente più rigorose, hanno un vantaggio schiacciante in termini di requisiti di qualificazione e di standards di legittimazione professionale e finanziaria richiesti dai successivi bandi.”

Insomma, se da una parte politica si chiude un occhio su tutto questo, evitando di smontarlo e anzi votandolo quando si presenta in parlamento, dall'altra, si contraccambia lasciando all'altra parte, che so', una situazione di monopolio nel settore dell'informazione televisiva e non. 

…“E il cerchio si chiude con l'Italia modernizzata dalle forme europee, tanto che ora si vogliono aggiungere altri elementi di riduzione di questo stato-cattivo e di incremento di questa bella efficienza dei privati, scelti come beneficiari (e magari salvatori della patria) con inappuntabili sistemi europei... e ci mancherebbe!”


6. CONTROLLI E INVESTIMENTI DI SISTEMA. ALCUNI RIMEDI (FORSE) PRATICABILI

Vediamo quanto finora analizzato in termini di possibili soluzioni su vari aspetti applicativi. Che tutti ricercano negli enunciati formali e nessuno pare voler concretamente attuare. A un certo punto, persino su LaVoce.it arriva un'ammissione della erroneità della scelta, dapprima compiuta nel 1997 (d.lgs. n.127 ) poi ratificata nel Tit.V Cost del 2001, di abrogare i controlli preventivi di legittimità.

Si trattò, come si è visto, di un sostanziale "via libera" alla spesa senza verifica preventiva del rispetto delle leggi che la limitavano, per consentire, prima ancora che "libero" appalto a  “libera cricca” politica, il presupposto essenziale della creazione del sistema societario partecipato degli enti locali e delle regioni, sistema peraltro adottato anche dai ministeri, che hanno costituito una “congerie” di società per svolgere compiti promozionali e gestionali, prima effettuati a minor costo dalle strutture ordinarie, che però rimanevano prive della libertà di assunzione e di nomina discrezionalissima e politica dei vertici, quelli stessi chiamati poi a bandire e assegnare appalti, fuori bilancio dell'ente creatore. Fenomeno, va ribadito, non solo apportatore di perdite e ricapitalizzazioni a carico pubblico ma anche di diffusi accordi corruttivi e clientelari (gli stessi organismi, infatti, hanno potuto effettuare, fino a tempi recentissimi, assunzioni senza concorso e senza controlli).

Dati i vincoli costituzionali il ripristino di questo minimo argine (specialmente nella fase di bando) è alquanto problematico: si potrebbe cominciare con la “neutralizzazione” della nomina dei vertici politici di queste società-stazioni appaltanti, sottoponendola a stringenti criteri di qualificazione tecnica e di incompatibilità-conflitto di interessi, spostando la verifica del tutto sulle corti dei conti regionali.
Stesso discorso per la verificabilità dei presupposti di economicità-convenienza della stessa creazione di società e partecipazioni pubbliche (dalla cui revisione si potrebbero ricavare risparmi molto superiori di quelli incentrati sugli acquisti in economia delle amministrazioni tradizionali, già abbondantemente spremute da 20 anni di manovre e tagli lineari).

Poi magari, (visto che per il pareggio di bilancio in Costituzione lo si è fatto senza problemi) mettere mano al Titolo V. Cost., ripristinando organi di controllo decentrato a vocazione tecnica: ovviamente, a livello organizzativo, si tratterebbe di investire in nuova spesa pubblica, ma si tratterebbe di soldi ben spesi, con un buon moltiplicatore, anche per i risparmi ottenibili. 

Però a tutti questi rimedi- cui fa sempre da sfondo il recupero della separazione tra banche commerciali e banche di investimento- c’è da crederci molto poco, finchè esisteranno giornali a opposizioni focalizzati sui costi “diretti” della politica (certo, esagerati, inaccettabili, ma di scarso peso rispetto al volume di soldi pubblici affluenti a questo sistema), cioè finchè la “casta” sarà, in modo semplificato e rumoroso, identificata nei costi delle cariche elettive e degli apparati serventi degli organi politici medesimi, esaurendosi in essa e lasciando inalterato, salvo episodiche “cosmesi”, il “grosso” del corpaccione descritto più sopra. Diamo qualche cifra.

Un calcolo approssimativo divulgato dalla stampa ci dice di circa 7500 società a partecipazione pubblica, promosse in varie forme dai soli comuni, province e loro associazioni e consorzi, a cui occorre aggiungere le società regionali, non censite nei costi che di seguito illustriamo. Per tutti questi soggetti si giunge a un “monte” di nomine stimato in circa 50.000, solo per le società partecipate dal livello territoriale minore (quantificazione solo in parte mitigata dalla previsione, in teorico corso di attuazione, della riduzione dei consigli di amministrazione ad un unico amministratore prevista dal d.l.n.78 del 2010 per le entità a totale partecipazione pubblica, che non investe le mere “partecipate”, nonchè figure come i direttori generali e altre cariche dirigenziali operative).

Insomma, tra società statali, regionali e comunali, decine e decine di migliaia di amministratori, delegati e componenti dei relativi consigli, direttori generali e dirigenti vari fruiscono di trattamenti economici sostanzialmente allineati con quelli attribuiti agli “executives” del settore privato assommandosi, senza controlli sulla selettività e sull’assenza di conflitti di interessi (principalmente rispetto alle società private operanti nei settori variamente influenzati dall’azione delle società pubbliche), al costo della dirigenza pubblica degli enti territoriali, (già di per sé, sia detto per inciso, sovradimensionata, progressivamente ripoliticizzata e attributaria di trattamenti economici incrementati a livelli senza precedenza nella storia unitaria d’Italia).

Uno studio della UIL (http://www.uil.it/costi-perconferenza.pdf), che peraltro fa un po’ di confusione tra costi della politica e costi, invero alquanto limitati, di organi previsti dalla Costituzione e rientranti nel potere giurisdizionale), condotto in base a dati del Ministero dell’interno, stima in 2,5 miliardi di euro solo i costi per i compensi, le spese di rappresentanza e di funzionamento dei consigli di amministrazione, degli organi collegiali societari, nel solo settore delle “partecipate” dagli enti locali (non è chiaro se ciò includa i maggiori corrispondenti costi delle società analoghe di livello “regionale”: pare di no).

Tale “settore” assorbe inoltre una considerevole quota dei 3 miliardi di spese per “consulenze” e  collaborazioni  professionali, a vario titolo, utilizzate da tali società nonché un’analoga quota dei 4,4 miliardi di spese per “auto blu”.

Ciò senza contare le spese di personale, assunto, fino alla recente riforma del 2010, senza una predeterminazione delle piante organiche “di diritto” e senza concorso: basti pensare che, in base ai dati OCSE 2007, il 5,4% della popolazione italiana “lavora” per il pubblico in senso proprio (Stato, regioni, ee.ll, enti di diritto pubblico: 3.200.000 unità), dato peraltro riferibile a rilievi effettuati prima dei “blocchi” del turn over ripristinati negli ultimi 3 anni.  In questi termini si tratta di un “valore” che non colloca l’Italia in dissonanza rispetto ai maggio paesi dell’area euro (Germania 5,47%, Spagna 5,3%, Francia 7,9%).

Tuttavia il dato italiano non tiene conto di oltre 700.000 dipendenti del settore delle “partecipate” di Stato e degli enti territoriali, che porta il numero complessivo a circa 4 milioni (facendo saltare la formale “virtuosità” della comparazione, nonché il dato contabile nazionale del costo del pubblico impiego, di circa 140 miliardi, in quanto riferito al solo personale a “datore di lavoro” formalmente pubblico).

Insomma, invece del “salvatore unico della patria” Bondi, (quello Parmalat, per capirsi) che, a quanto sembra, deve ancora "capire" la materia, e di una logica emergenziale di “tagli”, bisognerebbe ricreare, (attraverso assunzioni e vere riqualificazioni basate su regole certe ed esplicite, contenute in atti normativi chiari e non neutralizzati dalla clausola “a costo zero”), un “ruolo” di controllori, esperti e qualificati, ovviamente capaci di modulare i loro riscontri anche in funzione delle caratteristiche del territorio e che vadano a ricostituire gli organi di controllo preventivo ai vari livelli. Va poi considerata la funzione finora parzialmente svolta da CONSIP, cioè da un organismo statale centralizzato che, bandendo gare “cornice” possa “fissare” dei prezzi di riferimento, - con risparmi di scala e prezzi “ottimali”, entro limiti di flessibilità ragionevoli e da regolare con norme apposite-, non superabili: tuttavia, non solo questo sistema non copre tutte le possibili categorie di acquisti, ma neppure i lavori pubblici, il che non è poco.  Ovviamente occorrerebbe investire nella creazione di una rete telematica generale che consenta di identificare con immediatezza i prezzi di tutti gli acquisti e contratti "passivi" facenti capo a tutti i livelli di “centro di spesa” pubblico, includendo anche le locazioni di immobili, con indicatori adeguatamente modulabili.

Tutto questo, però, non ha nulla a che fare col taglio “lineare”, finora effettuato dai vari “governi della crisi” (euro), cioè con la riduzione tout-court della spesa complessiva, dato che le risorse rese disponibili dai risparmi così ottenibili, dovrebbero essere reimmesse nel circuito della spesa pubblica, in modo da non indurre\aggravare la recessione e migliorare qualità e volume dei servizi.  (Su questi temi diamo atto della puntuale e razionale analisi compiuta da Gustavo Piga).


7. SPESA PUBBLICA, CONSULENZE E EUROPA

C’è poi l’attuale caccia alle streghe rispetto alle “consulenze”, assurte, per vari fatti di attualità “scandalosa”, al disonore della cronaca, alimentando l’indistinto vociare dei “livorosi”. Il problema dell'integrazione di expertise mancanti nella p.a. mediante consulenze è ancora più complesso, nelle sue cause, del semplice fatto che finisce talvolta per dissimulare favori e accordi corruttivi. Ancora una volta dobbiamo chiamare in causa l'UE: - allorchè Maastricht impone la sua maggior "integrazione" normativa - e già, a capirlo bene, non era certo un favore, specialmente per un sistema basato sulle PMI-, con l'accelerazione del processo di recepimento di direttive strutturali (specie in tema di ss.pp., standards di gestione e tariffari e tutele tecnico-ambientali), tutte le amministrazioni pubbliche, non solo quella italiana, avrebbero dovuto munirsi di "piani di investimento" per dare risposta adeguata alla crescente complessità dei compiti (non più governati dalla discrezionalità amministrativa pura, opportunità-ragionevolezza, ma quasi esclusivamente da discrezionalità tecnica su parametri non sempre univoci e comunque immediatamente comprensibili (grazie Europa). Ma guai a parlare di “piani di investimento” , aggiuntivo, nell’era del “saldo primario” pubblico! La spesa pubblica è tutta e sempre “brutta” e “improduttiva”…

Sta di fatto che da allora questa "complicatezza" (si veda, ancora una volta, la legislazione in tema di appalti, che tra l'altro siamo tra i più solerti a recepire in termini di apertura del mercato degli operatori europei…più solerti degli altri "grandi paesi" membri) contraddistingue oltre l'80% della neo-normativa nazionale, appunto derivante da fonti UE.

Mentre accadeva questo “complicarsi” di compiti e normativa (essenzialmente tecnica) da applicare,  al tempo stesso, iniziarono a applicarsi i tagli al personale e agli organici che, per motivi politico-clientelari, invece di riversarsi sui livelli funzionali più bassi (quelli dove l'assunzione "elettorale" era più facile e produttiva di consenso), portarono al "blocco" progressivo dell'acquisizione di expertise nelle carriere direttive (rese sempre più inappetibili retributivamente, mentre invece di provvedeva, alla fine degli anni ’90, a promuovere in una dirigenza riformata a livelli stipendiali elevatissimi, i cooptati politici che dessero garanzie di fedeltà ai vertici elettorali).

Si noti che, contemporaneamente, i livelli corrispondenti a quelli direttivi, i “quadri”, sono stati massicciamente addensati di dipendenti appartenenti, per titolo di studio e qualifica di accesso, alle professionalità più basse, e ciò mediante lo strumento della “riqualificazione” mediante “corso-concorso” (non selettivo ma praticamente a ruolo “aperto”) riservato agli impiegati dei livelli inferiori. Il che ha peraltro anche vanificato buona parte del risparmio che avrebbe potuto realizzarsi mediante i blocchi del turn over, dato che lo stesso numero di dipendenti finiva per costare di più (senza rispondere alle esigenze funzionali e tecniche dell’amministrazione)

Il corto circuito tra crescente "tecnicizzazione" dei compiti e impoverimento "professionale" dei ruoli per esigenze (schizofreniche) di bilancio, hanno così portato al dilatarsi delle consulenze e, ancora una volta, all’allargamento dell’area dell’affare politico “in nome dell’Europa” (che non poteva tollerare investimenti pubblici, meno che mai sul personale, facendo passare la vulgata goebbelsiana che fosse tutto superlfuo e parassitario).

Il risultato è che il sistema è in sè distorsivo e costoso, a doppio titolo: i consulenti - ma identicamente gli analoghi "amministratori" delle crescenti società pubbliche- non solo sono scelti a ampia discrezionalità politica, ma sovente, specie a livello locale, rispondono alle logiche dei gruppi di interesse privati che si sono accordati coi vertici politici. Cioè, portano, quando pure sono tecnici e non solo faccendieri, una expertise tendenzialmente e pregiudizialmente al servizio degli assetti pre-concordati tra gruppi imprenditoriali e politici eletti in carica (e nominanti).

Quindi, il fenomeno è la dimostrazione che la spesa pubblica (assunzioni congegnate sui reali fabbisogni della collettività) se compressa meccanicamente -con limiti derivanti dall' UE secondo logiche poco trasparenti-, si riespande a valle a favore non solo delle tasche dei privati, ma anche a scapito della corretta gestione, al punto che non solo il sistema di "esternalizzazione", in generale, alla fine ha costi diretti maggiori dei presunti risparmi da tagli, ma porta pure ad assetti - di pianificazione, autorizzazione, affidamenti, creazione di strutture fuori bilancio ecc.- ulteriormente gravanti sulla spesa pubblica a favore di "alcuni" privati.


8. CONCLUSIONI…PROVVISORIE


Qua, per ora, mi fermerei, (anche se tante e tante cose “appassionanti” sarebbero da aggiungere, nevvero), auspicando di aver fatto comprendere come i meccanismi individuati da Goofynomics, in termini macro e per categorie descrittive di rara efficacia (i “luogo comunisti”, “spesapubblicacastadebitopubblicobrutto”, i “livorosi”) giungono poi, a livello mesoeconomico, a fornire le spiegazioni più attendibili ed efficaci dei fenomeni che più si prestano alla facile propaganda “anti-Stato”. La quale, oggi, ma anche ieri, e da troppo tempo, costituisce il baluardo più solido dietro cui si attestano proprio quelli che gli affari, a spese del “bene pubblico”, li sanno fare molto bene…E intendono proseguire a farlo, nascosti come la follia del doctor Petiot…


23 commenti:

  1. Ciao Piero,

    commento solo l'inizio dell'articolo, in merito al nascente movimento politico.

    Dal momento che Monti e soci con ABC che lo sostengono, sono i nemici occulti del popolo, in quanto tali sono invotabili, ma se non possiamo votare neanche il nascente movimento, praticamente non ci lascia scelta: siamo ob-torto collo costretti a votare M5S, cioè la Banda di Casaleggio e company. Francamente sono molto scettico e angosciato, ma che Dio ce la mandi buona!!!

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    1. Nicola, in effetti è quello che pensavo anch'io...votare il M5S e poi cercare di fare pressione sui nuovi eletti per portare avanti le nostre istanze...e intanto strutturarsi bene, senza ansia, fretta e pressione elettorale, per costruire le basi di un vero Movimento Democratico e non di scatoloni vuoti e senza senso che lasciano il tempo che trovano...
      Poi chissà, magari il Movimento da cui io sono uscito nei prossimi mesi farà dei passi da gigante e diventerà credibile agli occhi delle persone e più organizzato a livello interno...in quel caso sarei il primo a ricredermi e consigliarvi il voto per questo Movimento, di cui ripeto, per correttezza, non voglio fare alcun nome...ma secondo me sono partiti con il piede sbagliato, ma siccome non sono assolutamente infallibile e onnipotente, potrei anche sbagliarmi e invece la loro strada è quella giusta...chissà...

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    2. Anche secondo me è la strada più promettente quella di passare tramite i 5 stelle.
      A tal proposito sul forum del movimento 5 stelle c'è una proposta intitolata "uscire dall'euro...".
      Non l'ho scritta io, è stata scritta di fretta e abbastanza "grezzamente". Ma penso che valga la pena di sostenerla per poter poi far pressione sui candidati perchè si apra una discussione in merito. La piattaforma del forum non consente di correggerla e scriverla meglio.
      Già conta quasi 800 voti ed è la più votata in assoluto sul forum di riferimento dei 5 stelle.
      Lo so che lo ho già chiesto più di una volta di apoggiare questa proposta votandola, ma se ci pensate un attimo, forse è ancora il mezzo migliore per portare all'attenzione dei 5 stelle il tema euro.

      Grazie
      Gian

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  2. Il Quirinale costa 224 milioni di euro .
    La Casa Bianca costa 136,5 milioni di euro.
    L' Eliseo costa 112,5 di miloni di euro.
    Buckingham Palace costa 57 milioni di euro.

    PER CHI ANCORA NON LO SAPESSE IL " NON MIO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA " ED IL " NON MIO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO " HANNO AUMENTATO IL COSTO ANNUALE DI ALTRI 9 MILIONI DI EURO.
    Non so' cos'altro dire...
    Leonardi IL_CECCHE

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    1. Che è appunto uno scandalo...e l'unica cosa buona per noi è che Napolitano presto se ne andrà e si toglierà dalle scatole, con questi suoi modi da cardinale Richilieu che trama nell'ombra contro i suoi stessi cittadini...ma in effetti, non oso nemmeno pensare chi arriverà al suo posto...

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  3. Sono dispiaciuto per l'attuale infruttuoso epilogo. Probabile conferma che le teste dure non si cambiano in un giorno. Eppur magari contestando in molti gli stessi personaggi, i motivi spesso sono dei più disparati ed ognuno si sente depositario di una sua verità universale. Nessuno escluso e pertanto incluso anche la mia persona. Certo che trovare ciò che ci unisce e condividerlo è molto più arduo che esercitare il ns dissenso e dividerci per orgoglio, incomprensione ed a volte superbia. Concordo sul fatto che il mondo, comunque, non si ferma e seppur vi siano continui ostacoli sul cammino, nulla toglie che le persone di buona volontà troveranno fedeli la strada. Personalmente non mi convince l'idea M5S. Valuterò con calma e ponderazione, cercando di non perdere la fiducia nel futuro.
    Per il post di Quarantotto, l'ho letto d'un fiato direttamente in loco, lasciando un lungo commento che spero il caro 48 possa presto leggere e "stroncare".
    Scherzi a parte, la collusione e la corruzione del sistema fa rima con l'ipocrisia dei burocrati e degli economisti nell'inno da tutti ben definito: "Ce lo chiede l'Europa".
    Peccato che l'Europa ci chieda di suicidarci.
    Non sò quanti di noi siano d'accordo con questo assunto.

    Un saluto,
    Elmoamf Massimo Paglia

    P.S.: Caro Piero ti ho scoperto su FB e mi son permesso di chiederti l'amicizia. Spero accetterai. Cari saluti ed in bocca al lupo per tutto.

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    1. Massimo, mio caro Massimo (finalmente un nome più abbordabile con cui interagire...), purtroppo sulle questioni interne con cui si sviluppa l'organizzazione degli individui prevalgono spesso è vero i personalismi, ma prevala anche qualcosa che si chiama PECUNIA, e dove c'è quella, siccome sappiamo bene NON OLET, è facile che si possano creare delle spaccature...credimi non è tanto l'orgoglio personale che mi ha fatto desistere (quello me lo metto tranquillamente sotto i piedi...), ma la questione del METODO, perchè se tu vuoi combattere un METODO oligarchico e plutocratico come quello dell'UE, riproducendone all'interno tutti i difetti, sei destinato a fallire e in ogni caso non potrai andare molto lontano, perchè stai partendo con il piede sbagliato...la coerenza ormai è un valore raro, ma la gente ormai è abilissima a capire dove c'è coerenza, trasparenza, competenza e dove invece si annida il caos, il pressappochismo, la superficialità...e di organizzazioni nate male così ne potremo fare sicuramente a meno, cominciando a riprogettarne di nuove, migliori, facendo tesoro dell'esperienza e degli errori del passato...
      Il METODO scientifico in effetti evolve così, tramite esperimenti, errori e correzioni ulteriori...e se vogliamo combattere qualcosa di organizzatissimo ed efficientissimo come l'UE, noi dobbiamo imparare ad essere scientifici e chirurgici al nostro interno...almeno io la penso così, ma potrei sbagliarmi...
      Vado subito su fb a confermare la tua richiesta, anche se ti anticipo già che non uso tantissimo quello strumento, ma un amico in più, e un amico del tuo spessore, lo accetto volentieri!!!

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  4. Caro Piero, ti ringrazio per l'avermi annoverato tra le tue amicizie. E non ti nascondo che anche per me fb è solo uno strumento per diffondere info e conoscenze che ritengo interessanti condividere con gli altri. Prediligo infatti Twitter utile e pratico veicolo di acquisizione e re-iniezione nell'etere di notizie ed approfondimenti.
    Per quanto riguarda l'accenno fatto all'orgoglio, ho paura di esser stato frainteso. Non mi riferivo al tuo, cui non credo, almeno in questo ambito e nei termini che mi accingo ad esporre più chiaramente. Intendevo ed intendo riferirmi alla spesso intransigente cocciutaggine di chi ragiona in termini assoluti, pretendendo assoluta ragione nell'analisi. Contemporaneamente entra in gioco ciò che tu acutamente ai messo in risalto. L'avidità e la cupidigia sono altrettanto mali oscuri che spesso si annidano nelle sfumature caratteriali e nelle fumose relazioni sociali di ogni quotidiano. Come ho già detto, però, pur nell'urgenza (anche in passato richiamata) non è detto che sia necessario correre ad alte velocità travolgendo tutto e tutti (anche i ns stessi principi). La fretta seppur spesso opportuna, si dice sempre che è cattiva consigliera. Allora, in tal caso, sarebbe utile guardare anche un poco all'esempio sornione o paziente di altre culture, che viaggiano decisamente con ritmi più consoni al battito cardiaco umano.
    Un caro saluto,
    Elmoamf Massimo Paglia

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    1. Ed è proprio quello che dobbiamo riuscire a fare, cambiando radicalmente il modo di pensare e il metodo di organizzazione delle relazioni umane indotto dall'attuale sistema...la mia uscita dal movimento, partita da una cattiva gestione pratica dei processi decisionali, era intesa a portare l'attenzione su questi elementi, ma come capirai facilmente, sono stato accusato di essere un disfattista affetto da manie di protagonismo...confermando quindi in me le supposizioni che in quel gruppo non ci fosse la sensibilità non solo di ragionare ma di capire su quali basi si fondava la mia contestazione...trattandosi di persone mediamente intelligenti sono sicuro che quando si placherà questa foga elettorale riusciranno a rigenerarsi secondo nuove linee guida ispiratrici...almeno lo spero per loro!!!
      E, detto fra noi, riusciranno a riorganizzarsi se sapranno liberarsi da certi infiltrati che hanno modificato e stanno continuamente snaturando le linee ispiratrici originarie del Movimento...
      Da parte mia, io continuerò a cercare relazioni e collaborazioni con chi ha veramente intenzione di creare il Movimento culturale e politico di cui ormai abbiamo bisogno, senza trascurare nessun aspetto, da quello dell'organizzazione ai contenuti, e allargando l'orizzonte temporale anche oltre le prossime elezioni, che a mio modo di vedere servivano soltanto come stimolo e non come obiettivo principale...anche questo è stato causa di infiniti fraintendimenti...e ripeto, qui in certi casi più che l'orgoglio e i personalismi hanno prevalso i più venali interessi finanziari e commerciali, di cui alcuni membri sono sfacciatamente portatori ...cosa di cui dovremo purtroppo tener conto in tutte le nostre prossime iniziative, facendo la tara e estraendo il netto!!!

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  5. Ciao Piero sono molto dispiaciuto per l'esito negativo che ha avuto il tuo progetto di aggregazione dei vari movimenti "antieuropeisti" (antiEuro), io ci credevo moltissimo e non vedevo l'ora di rendermi disponibile pe dae il mio modesto contributo. Oggi su Facrbook mi è apparso un gruppo che non conoscevo "Cambiare#sipuò" e mi è venuto il sospetto che fosse quello che tu non vuoi menzionare. Io non ho aderito e inserito nel loro sito un commento che riporto : "premesso che un'iniziativa del genere (IMPEGNO POLITICO) è sempre encomiabile, è un peccato che le persone che hanno creato questo movimento non abbiano voluto essere più chiare e precise su come superare la crisi economica. non so perchè abbiano voluto rimanere così nel vago, ma non vorrei pensar male. Abbiano il coraggio di dire che questa Europa non può funzionare e che la crisi la si potrà superare solo e soltanto con la riconquista della sovranità monetaria. "RIAPPROPRIAMOCI DELLA NOSTRA MONETA". e io sarò con voi, altrimenti non servirete a niente." Piero che ne pensi?

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    1. Mi dispiace tanto anche a me, ma perdere una battaglia non significa affatto rinunciare ad una guerra, che purtroppo per noi sarà ancora lunga e chiunque ancora avrà tempo e spazio per dare il proprio contributo...
      Comunque no, non era quello il movimento a cui appartenevo e ti confermo che da parte mia hai fatto benissimo a rispondere in quel modo, perchè chi non si esprime sui problemi della moneta unica e sull'importanza del recupero della sovranità monetaria non può servire a questo paese e il suo contributo sarà solo marginale e provvisorio...
      Ripeto, il Movimento già esiste e siamo noi e adesso dobbiamo solo essere bravi a trovare un luogo fisico ed ideale dove ritrovarci tutti e sintetizzare in una proposta concreta, efficace, costruttiva tutte le nostre istanze...mai scoraggiarsi quindi, perchè in ogni caso le prossime elezioni erano ormai troppo ravvicinate per essere quelle decisive!!!

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  6. Purtroppo, Piero, la tua amara constatazione sulla situazione politica attuale dell'opposizione, o forse meglio dire delle opposizioni, alla politica "lacrime e sangue" di Monti & C. è anche la mia, soprattutto dopo essermi guardato intorno e visto e letto cosa si sta muovendo per le politiche di marzo. Molto pressapochismo sugli obiettivi fondamentali, molti "discorsi" e slogans di politica economica non esplicitati in analisi puntuali o lasciati nel vago, molte posizioni frettolose che si limitano ad annusare ciò che è nell'aria e a ripeterlo senza però riuscire a essere credibili, e tutto questo, credo, perché il tempo degli scranni parlamentari si avvicina e molti personagg, che altrimenti non avrebbero chances elettorali, si ri-posizionano e contano sulla confusione e la disaffezione di molta gente per i partiti tradizionali (le "caste") per mettere il loro cappello ai vari movimenti spontanei e imbrigliare correnti di opinioni finora incerte su quale simbolo della scheda mettere la crocetta. Da alcune parti (per fortuna non da tutte) si sta giocando sporco sulla delusione politica di molti cittadini. La ""sinistra"" (quella istituzionale) sta cercando di rinnovare la sua immagine mooolto deteriorata e recuperare un po' del consenso dei cittadini che è ai minimi storici, e ha dato vita al carrozzone mediatico delle primarie, dove si sono "scontrati" dei manichini con programmi politici alternativi fondamentalmente inesistenti, basti dire che tutti i candidati hanno firmato una sorta di lettera d'intenti in cui ciascuno si è impegnato a sostenere gli atti di governo ispirati al rispetto pedissequo dei Trattati europei (con in primis la difesa a prescindere della moneta unica). Però a guardare i numeri non gli è andata bene, perché rispetto alle primarie di coalizione di Prodi del 2005 hanno perso un milione e duecentomila partecipanti. Questo vuol dire che molti, tanti sono delusi, però non trovano nessuna proposta politica su cui convergere. E la destra (o quello che è) spera di togliersi dalla propria agonia sdoganando (è notizia di oggi, dopo un tira e molla infinito)a casa loro le primarie. Anch'io, al momento almeno, sono tentato di votare il m5s - a meno che di qui a marzo Grillo non spari troppe c...te, come spesso e volentieri fa, tali da mandarmi definitivamente in bestia. Ma so anche che da Grillo non mi aspetto nulla di risolutivo riguardo ai temi cruciali (per l'Italia e la nostra esistenza) che in questo blog si dibattono (euro, vincoli esterni, Europa, sovranità nazionale, ecc.), l'unica cosa che mi aspetto è che i deputati del m5s riescano a dare un colpo definitivo all'agonia di questo sistema partitico-politico, e che affondi la nave del rigore-austerità-crescita con tutti i piddini dentro (del resto starmene a casa non mi dispiace proprio, l'ho fatto tante volte in mancanza di qualcosa di decente, che una in più non sarebbe la fine del mondo).
    Un'ultima cosa: trovo invece molto importante, dal punto di vista politico, il coordinamento e la cooperazione tra blog, come qui hai fatto postando l'articolo di 48, perché l'unità di pensiero politico-economico (pur declinato nella varietà e molteplicità dei suoi aspetti specifici)è l'unico strumento su cui puntare per far fronte al nemico.

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    1. Roberto, la tua analisi è impeccabile...questi nuovi movimenti antieuropeisti sono troppo frettolosi e propagandistici per diventare una forza d'urto credibile per la gente ormai delusa e rassegnata...quindi anche io sono tentato di dare il voto turandomi il naso al M5S per togliere spazio ai vecchi partiti che invece sposano sfacciatamente la tesi fascista, totalitaria e oligarchica dell'UE...
      La discesa in campo di 48 ha soprattutto questo scopo di coordinamento e cooperazione tra blog (oltre ovviamente agli aspetti divulgativi di cui è un autorevole e competente protagonista) e di questo non finirò mai di ringraziarlo, perchè secondo me questo è il passo giusto per costruire progressivamente, gradualmente, pazientemente, una credibile piattaforma costituente e unitaria di istanze e proposte di riforma concrete, fattibili, non fondate soltanto su slogan, che rimangono solo sul vago e aspirano esclusivamente a solleticare l'emotività e la rabbia sociale diffusa...qui, ormai di parole e slogan ne abbiamo profuse abbastanza e servono fatti concreti, riforme fattibili, insieme ad un cambio di paradigma culturale che non sia soltanto propagandato a voce, ma integrato all'interno della stessa organizzazione...è quello che vado cercando e quello a cui continuerò a tendere con tutte le mie forze...questo sicuramente te lo posso garantire fin d'ora!!!

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  7. ti seguo da tempo e sono in gran parte d'accordo con ciò che scrivi e idealmente mi sento parte del movimento stai e si sta creando, perciò voglio proporti il mio punto di vista sulla crisi.
    se non si comprende che il modo di produrre capitalistico è arrivato al dunque, e quindi la crisi è irreversibile e definitiva, non si potrà mai mettere in campo una strategia adeguata. Pare che in italia ancora nessuno l'abbia capito. in questo senso si discute solo in germania e stati uniti. il POTERE tedesco ha capito da sempre che solo pochi stati possono ottenere con la loro produzione i profitti che il capitale si attende ed è per questo che ha scatenato una guerra economica, non può scatenare più guerre militari, però sempre guerra è, vedere carl von clausewitz, contro il resto d'europa, la sua concorrenza, appunto. se non vogliamo diventare bangladesh dobbiamo uscire dall'euro, prima possibile, e costruire un'alternariva che vada al di là della ricerca capitalistica del profitto. il resto: parole, parole, parole...
    franco valdes

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    1. Concordo con te Franco, la prima premessa indispensabile di qualsiasi proposta credibile e seria che ritenga offrire una piattaforma di soluzioni all'attuale crisi economica è l'uscita immediata e organizzata dall'euro...
      Sul fatto che questa crisi sia la fine del sistema capitalistico ci andrei molto cauto, perchè un tale sistema è ormai difficilmente sostituibile a meno di convertirsi ad una qualsiasi forma di organizzazione statalista, socialista o comunista integrale che vedo assai improbabile e di difficile attuazione pratica in occidente...diciamo che possiamo essere certi che questa crisi rappresenta senza ombra di dubbio la fine e la sconfitta della declinazione finanziaria e bancaria del sistema capitalistico, per ritrovare di nuovo la centralità dell'economia reale e della coesione sociale rispetto ai valori puramente monetari e fittizi dei bilanci delle banche...e di questo cambiamento dobbiamo farci tutti portatori...e insieme a questo passaggio storico, bisogna accelerare, perchè interconnesso, l'aspetto puramente mercantilista del sistema capitalistico rappresentato principalmente oggi dalla Cina e dalla Germania...
      Queste strategie di competizione infinita e belluina fra gli stati basata soltanto sui surplus commerciali e finanziari non porta da nessun parte e forse è arrivato di riprendere in considerazione con maggiore serietà le proposte di Keynes per una nuova Bretton Woods...un'impostazione nuova che rende davvero sostenibile lo sviluppo economico globale e che non si discosta affatto dal sistema capitalistico tradizionale, ma lo rende profondamente razionale e cooperativo e fondato sull'obiettivo principale della coesione sociale e della migliore redistribuzione dei redditi all'interno dei singoli stati...serve un'ulteriore evoluzione più democratica e sociale dell'attuale sistema capitalistico perchè quello che abbiamo oggi, come giustamente sottolineato, è già morto e defunto da un pezzo...

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  8. Il mondo in cui viviamo si presenta a noi, sbigottiti uomini del terzo millennio, come avvolto in unacoltre di autoreferenzialità cucita su misura dal N.W.O. La "Tecnica" elevatasi al rango di dimensione planetaria si presenta come una sorta di motore immobile che guida tutto e tutti. Uscire dallo schematismo precostituito a tavolino non è cosa da poco. Come giustamente facevi rilevare non tutti hanno voglia (e spesso nemmeno il tempo, altro fattore determinante in questi casi) di approfondire. I messaggi - tutti i messaggi . sono veloci, di poche parole. La tecnica, inoltre, omologa le identità, rendendole tutte sostituibili, funzionali per mere esisgenze produttive. Chi non rientra in questi canoni è out.
    Ora, per tornare all'inizio del tuo post, tutti i movimenti (anche quelli che dichiaratamente dicono di essere contro il sistema) inevitabilmente ne seguono la scia; rimangono, cioè, sul terreno scelto dal "nemico". Quindi, hanno perso in partenza la partita, prim'ancora che si celebri qualunque confronto.
    Cordialmente.
    Ps. Il tuo post è davvero molto articolato e richiederebbe un altro post di replica, essendo un commento, poco esaustivo al riguardo.

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    1. In poche parole hai sintetizzato benissimo quello che io spesso esprimo utilizzando un numero maggiore di parole: chi sceglie di combattere il nemico rimanendo nel terreno di confronto e di battaglia scelto dal nemico ha già perso, senza neppure iniziare...bisogna uscire completamente dai ranghi e reinventare un nuovo modo di organizzazione delle risorse umane e naturali, che scompagini e spiazzi il mero tecnicismo volto al profitto e all'esclusione e alienazione dei singoli soggetti dai processi decisionali...ormai abbiamo tutti i mezzi tecnici e culturali per potere reinventare questo nuovo paradigma di organizzazione e rischiare di rimanere fuori dalle esigenze produttive del tecnicismo fine a se stesso non mi sembra proprio un grande rischio...anzi...rappresenta il migliore presupposto per screditare il sistema tecnocratico e finanziario che ci sta soffocando...bisogna avere la capacità di estraniarsi e guardare da fuori questo sistema, per poterlo davvero rigenerare e reinventare, da tutti punti di vista, sociale, politico, economico e finanziario...il METODO di costruzione del nuovo paradigma rimane per me il primo indispensabile passaggio propedeutico di fondazione...

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  9. ehilà ragazzi

    invece di scrivere minchiate perché non venite nel nostro sito a votare?

    per ulteriori informazioni consultate il blog di beppe grillo

    mi raccomando: niente seghe mentali ma voti reali.

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    1. A votare che??? La proposta di uscita dall'euro che è la più votata del vostro sito e il vostro guru non vuole ancora prendere in considerazione??? Vedi, queste sono le uscite che mi rendono molto perplesso a votare il M5S, perchè se i suoi iscritti ritengono che siano minchiate le descrizioni efficaci e profonde del sistema istituzionale-amministrativo del nostro stato, si capisce bene su quali basi si fondano tutte le critiche e lo scetticismo riguardo al M5S...un bel contenitore, ben confezionato, ma privo al suo interno di contenuti!!!

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  10. Blog che vai, TROLLONE che trovi, vedi sopra.....
    Leonardo IL_CECCHE.

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    1. Spero soprattutto per il M5S che quello sopra sia solo un troll di passaggio...

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    2. Penso proprio che sia un troll. Li trovi dappertutto. E come vedi riescono a screditare bene.
      La proposta più votata non è scritta da un grillino (termine con il quale identifico i fedeli al gurù Grillo), ma da uno che spera che il movimento di Grillo possa portare avanti questa battaglia. Non so se hai letto la proposta (ma sopratutto i commenti), ti renderai conto che i primi ad essere perplessi nei confronti di Grillo (per non dire di peggio), sono proprio quelli che sostengono la proposta e chi la ha scritta.

      Saluti
      Gian

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