lunedì 23 gennaio 2012

IL SARDEX, LA MONETA ELETTRONICA CHE PUO’ VERAMENTE CAMBIARE IL MONDO


Se qualcuno dovesse un giorno chiedermi qual è stata l’innovazione finanziaria più importante degli ultimi anni, la mia attenzione non sarebbe rivolta verso un’astrusa operazione interbancaria della BCE o della Federal Reserve, oppure a un prodotto finanziario derivato dalle proprietà salvifiche, o men che meno ad uno dei pacchetti fiscali magici confezionati dai tecnocrati stregoni di Bruxelles, ma risponderei senza ombra di dubbio: l’introduzione del sardex, la moneta elettronica complementare che non è gravata da debito all’emissione e non matura interessi durante la sua circolazione.

L’idea è geniale e in verità era nell’aria da tempo (esattamente dal momento in cui la rarefazione della liquidità a valle creata a monte dal sistema bancario è stata così asfissiante da spingere più di un curioso o libero ricercatore a cercare di capire come funziona il meccanismo di creazione della moneta), ma bisogna riconoscere il merito a questo gruppo di lavoro di professionisti sardi di essere stati i primi a tradurre l’idea in un progetto concreto e perfettamente funzionante.


Sardex.net è innanzitutto un portale internet, che consiglio di visionare per avere un riscontro della mia descrizione, che è aperto a tutte le aziende, collettive o individuali, residenti in Sardegna che hanno una capacità produttiva non sfruttata o un frequente eccesso di produzione che non riescono a piazzare sul mercato e decidono di mettersi in rete per scambiare liberamente i loro prodotti.

Lo scambio avviene tramite l’adesione al circuito commerciale, l’accettazione del contratto che regolamenta l’intero sistema e l’apertura direttamente sul portale di un conto in sardex, che è appunto una moneta elettronica che consente di iniziare a comprare prodotti o servizi dai potenziali fornitori e vendere prodotti ai clienti presenti all’interno del circuito, senza necessità di utilizzare la liquidità in cassa in euro o altra moneta o peggio ancora rivolgersi ad una banca per l’apertura di un fido o la concessione di un prestito (scelta in questo periodo molto rischiosa visto che le banche sono affamate e concedono credito a tassi al limite dell’usura o collegandoli a prodotti derivati come i credit default swap, cosa accaduta  recentemente al Banco di Napoli, tuttora sotto inchiesta da parte della Procura di Trani).

Il sardex si prefigura quindi come una moneta elettronica totalmente inerte e neutrale (nel senso che non influenza l’andamento dei prezzi, non rappresenta alcuna ricchezza reale in sé e non è convertibile in modo univoco in uno specifico bene o in un’altra valuta) che serve soltanto a misurare il valore commerciale del bene o servizio scambiato ed è agganciata all’euro con un rapporto di parità di uno a uno esclusivamente per ragioni di comodità e facilità di calcolo.

Le transazioni in euro entrano in gioco soltanto al momento del pagamento della quota di iscrizione ai gestori del portale Sardex.net, del rinnovo annuale del contratto di adesione e della commissione richiesta a conclusione di ogni scambio con altri utenti del portale, perché oltre a mettere a disposizione il portale, lo staff di Sardex.net agisce anche come broker per assistere i vari utenti durante le fasi di vendita e acquisto dei prodotti.

Dal punto di vista contabile, l’intero sistema è sempre in equilibrio e risulta abbastanza semplice da gestire perché è basato sul collegamento diretto fra la merce scambiata e i sardex movimentati sui conti telematici, ovvero tramite il meccanismo dei vasi comunicanti vengono creati in eccesso e in difetto  nuovi sardex all’interno del circuito soltanto quando si arriva alla completa definizione di uno scambio di vendita o di acquisto, mentre il conto di chi non compie alcuna transazione rimane a zero fino al momento del primo scambio in entrata o in uscita.

Per esempio, considerando di essere al punto zero per entrambi gli utenti, se un macellaio vende un prosciutto all’albergatore al prezzo di 300 sardex, il macellaio avrà un credito di +300 sardex, che potrà utilizzare successivamente per comprare merci o servizi da altri utenti, mentre l’albergatore avrà un debito di -300 sardex che sarà estinto o ridotto nel momento in cui un utente del circuito decide di usufruire dei suoi servizi turistici: in questo caso il saldo finale di ogni scambio sarà zero e complessivamente i sardex presenti all’intero del circuito si annulleranno a vicenda.

Il circuito commerciale Sardex.net si configura quindi come un sistema chiuso che non ha necessità di un ente emittente (per intenderci, la banca centrale che pompa nuova moneta gravata da debito nel circuito interbancario che a sua volta immette la moneta nel mercato caricandola di un’altra quota di debito) e non viene introdotto alcun regime di interesse perchè sia i conti che hanno un passivo che quelli in attivo non vengono ricalcolati in base ad uno specifico tasso di interesse attivo o passivo.

Per quanto riguarda l’aspetto legale, l’intero circuito commerciale Sardex.net è blindato dall’articolo 1552 del Codice Civile che stabilisce la permuta come un contratto che ha per oggetto il reciproco trasferimento della proprietà di cose, o di altri diritti, da un contraente all'altro e come chiarisce con un esempio pratico lo stesso presidente e responsabile marketing di Sardex.net, Gabriele Littera, la singola transazione all’interno del circuito non è esattamente un baratto perché “un produttore di uova non potrebbe ottenere un cavallo dal valore di duemila euro solo scambiando la sua merce. Quante uova ci vorrebbero? Altra differenza fondamentale è la multilateralità, che non è prevista dal baratto». Quindi, l’ipotetico produttore di uova potrebbe acquistare un cavallo andando a debito di -2000 sardex: un passivo che compenserebbe cedendo uova per un totale di +2000 sardex (duemila euro) a più imprese che ne fanno richiesta; mentre il proprietario degli animali spenderebbe il suo credito di +2000 sardex di attivo, acquistando qualsiasi altra merce o servizio dalle imprese aderenti al circuito.

Dopo qualche difficoltà iniziale il sistema Sardex.net sta prendendo sempre più piede in Sardegna con circa 400 imprese iscritte e un incremento del numero del volume di sardex transati del 370%, e il portale è stato già replicato in Sicilia con il nome di Sicanex.net, che ha iniziato proprio in questi giorni la ricerca di adesioni al nuovo circuito commerciale siciliano, e nei prossimi mesi si prevede di esportare il modello in altre regioni.

Questo rapido sviluppo del sistema Sardex.net ci spinge a fare alcune considerazioni generali sulle possibili applicazioni, gli sviluppi e le conseguenze derivanti dall’utilizzo di una moneta elettronica priva di debito e sgravata dall’interesse passivo all’emissione come il sardex.

Come abbiamo visto il sistema è in equilibrio perché è chiuso (non solo in termini giuridici ma anche geografici perché è limitato alle imprese ubicate in una certa regione) e la creazione di nuovi sardex è subordinata alla presenza di un eccesso invenduto di produzione (giacenze di magazzino) oppure ad una capacità produttiva non sfruttata (le camere vuote di un albergo), mentre in un sistema aperto e a pieno regime produttivo sarebbe impossibile gestire un circuito del genere senza prevedere dei limiti all’indebitamento della singola impresa (il classico scoperto di conto corrente), perché si potrebbero creare scompensi ed inefficienze fra le aziende realmente produttive e quelle invece che pur acquistando molto sul mercato non riescono poi a ricambiare con un’adeguata produzione di beni e servizi.

Inoltre il sistema non consente l’accesso ai privati, ma cosa potrebbe accadere aprendo il circuito anche ai singoli cittadini e lavoratori? Ovviamente anche in questo caso si creerebbero degli squilibri fra la parte produttrice rappresentata dalle imprese e la parte acquirente dei singoli consumatori, che avendo soltanto la loro forza lavoro come merce di scambio e non potendo offrire altri strumenti (a parte il piccolo ma non trascurabile artigianato domestico o il baratto di prodotti usati) sarebbero penalizzati o al contrario eccessivamente avvantaggiati all’interno del circuito; tuttavia nell’immediato questi squilibri potrebbero essere compensati impedendo ai privati di avere conti sardex in rosso: in pratica mentre all’azienda viene consentito di avere debiti in sardex, il privato dovrebbe prima guadagnare qualcosa fornendo una prestazione temporanea di lavoro ad una qualsiasi impresa del circuito e solo dopo avrebbe la possibilità di acquistare beni e servizi all’interno del sistema.

Volendo ampliare ancora di più lo scenario, all’organizzazione di un intero stato, è chiaro che il numero di transazioni multilaterali aumenterebbe in modo esponenziale e quindi dovremmo prevedere non solo un limite alla possibilità di indebitamento da parte della singola azienda, ma anche una maggiore flessibilità nei confronti di quei cittadini che temporaneamente non hanno disponibilità in conto: a questo punto diventa necessario ipotizzare un ente centrale o una banca nazionale che abbia la possibilità di indebitarsi in modo illimitato (che in termini positivi potrebbe intendersi come capacità di creare e spendere illimitatamente  moneta elettronica senza necessità di produrre alcunché), come avviene anche oggi con la moneta debito della banca centrale privata BCE, che può creare indefinitamente a monte moneta gravata da debito scaricando successivamente il suo debito infinito a valle sulla restante parte del sistema (ricordiamo però che per evitare il definitivo collasso totale del sistema monetario attuale la BCE si autoimpone come limite intermedio un certo livello di crescita dell’aggregato monetario M3, che comprende oltre alla base monetaria metallica e cartacea, anche i depositi con scadenza fino a 2 anni, i pronti contro termini, le quote di fondi in investimento monetario, le obbligazioni e i titoli con scadenza fino a due anni, perché secondo gli “scienziati” della BCE questo aggregato è il miglior parametro per controllare l’andamento dell’inflazione nel medio periodo).

Avendo ormai capito abbastanza bene la fallacità del sistema moneta debito che è insostenibile nel lungo periodo e il cui debito è in costante aumento a causa dell’interesse passivo da cui è gravato (il sistema attuale presuppone una crescita infinita della produzione e dei profitti che riescano in qualche modo a ripagare il debito galoppante, ma non considera i limiti strutturali di risorse di un pianeta finito come la terra), possiamo quindi prevedere uno sviluppo continuo di tecniche di monetizzazione che fluiscano esclusivamente tramite canali informatici o carte di credito ed escludano il concetto di debito a monte per concedere sostenibilità ed equilibrio al sistema nella sua interezza.

Facendo qualche salto in avanti con la fantasia, in un ipotetico futuro (molto, molto lontano, ma che non dobbiamo mai stancarci di immaginare), potremmo quindi ritenere plausibile la creazione di una banca centrale pubblica che sostiene il finanziamento dello stato in termini di spesa corrente e spesa straordinaria e fornisce prestiti a tasso zero alle banche periferiche (cosa che per la verità sta già accadendo attualmente in Stati Uniti e Giappone e in misura un po’ diversa in Europa, dove la BCE ha concesso prestiti ad un tasso leggermente superiore dell’1%) che poi avranno il compito di gestire i depositi in conto corrente e intermediare il credito con le imprese e i singoli cittadini: lo scoperto in conto corrente potrebbe essere ammesso in base alla giacenza media (in valore assoluto, considerando sia i picchi negativi che positivi) dell’anno precedente e tutta la parte eventualmente eccedente a fine anno potrebbe essere  immobilizzata in un prestito a scadenza variabile.


Il regime dell’interesse (semplice e non composto) sarebbe ancora vigente per adeguare la capitalizzazione dei prestiti e dei debiti al tasso di inflazione (per quanto neutrale e molto più inerte del supporto cartaceo o metallico, la maggiore o minore circolazione della moneta elettronica avrebbe sempre una certa influenza sulla variazione dei prezzi al consumo, perché la moneta come tanti altri strumenti di misura fisici o chimici modifica con la sua presenza il valore degli oggetti misurati) e i margini di profitto delle banche sarebbero assicurati da questo scarto di interesse iniziale e dalle commissioni sulla gestione dei conti correnti: in questo modo si innescherebbe un meccanismo di bilanciamento automatico fra la circolazione della moneta e il tasso di inflazione, perché quando quest’ultimo aumenta si riduce spontaneamente la propensione ad indebitarsi e di conseguenza la minore circolazione di moneta impatta su una successiva riduzione del tasso di inflazione, in una spirale virtuosa che mantiene stabile l’equilibrio fra prezzi e quantità di prodotti e sevizi presenti e scambiati sul mercato (ovviamente nel caso di disfunzioni cicliche sarebbe necessario l’intervento della banca centrale che avrebbe il compito di drenare direttamente dai conti correnti l’eccesso di moneta circolante, applicando un tasso progressivo di prelievo che verrebbe rivisto periodicamente in base all’andamento degli indicatori reali di occupazione, inflazione e saldo totale di moneta circolante).


Da questa breve analisi futuribile, abbiamo visto come le potenzialità di una moneta elettronica priva di debito all’emissione sono enormi e possono con il tempo agire da valida alternativa all’attuale modello monetario fondato sul debito che come abbiamo già ampiamente sperimentato è insostenibile (non considera i limiti fisici della crescita) e disarmonico (favorisce un’allocazione diseguale delle risorse).

L’utilizzo di una moneta elettronica e la conseguente eliminazione della moneta cartacea e metallica, che dal 1971 non rappresenta più alcuna ricchezza in sé perché non è agganciata o convertibile in uno specifico bene reale come l’oro ma continua ad essere ingannevolmente trattata come se lo fosse da chi gestisce l’emissione (la banca centrale infatti non solo si attribuisce autonomamente la proprietà di uno strumento privo di valore e ricchezza reale ma lo fornisce in prestito generando confusione e ambiguità in tutti i passaggi successivi), favorirebbe la fine di quella inconscia e irrazionale associazione di idee fra il supporto tangibile cartaceo e metallico e l’esistenza di una qualche riserva di ricchezza reale, perché quando tutti i flussi monetari saranno integralmente trasferiti su circuiti telematici sarà difficile far credere all’uomo della strada che lui o lo stato a cui appartiene sono indebitati per un certo numero di bit di un computer di una banca e che la sua capacità di spesa o quella dello stato in generale dipendono dalla presenza di un file chiamato “debito” all’interno di un archivio informatico (in un sistema monetario equilibrato e razionale come quello di Sardex.net, dove non esiste il concetto di debito ex-ante posto all’interno del circuito da un ente terzo, la capacità di spesa è direttamente correlata alla capacità di produrre beni o servizi reali e non alle limitazioni imposte da un debito contratto in precedenza con qualcuno che nel circuito non ha immesso alcuna ricchezza reale).

Quando i nostri economisti rinsaviranno e capiranno che il sistema debito attuale è insostenibile, potranno magari iniziare a ragionare sulle potenzialità infinite della moneta elettronica e di un mercato equilibrato non drogato dalla speculazione della finanza e dal regime del saggio di interesse composto, considerando il denaro come un semplice strumento di misura privo di ricchezza e valore in sé: se rileggessero con maggiore attenzione gli scritti di uno dei loro vati illuminati, John Maynard Keynes (1883-1946, foto a destra), si accorgerebbero che anche in tempi non sospetti, negli anni ’30 quando ancora la moneta era incrollabilmente agganciata e convertibile in oro, l’economista inglese nutriva parecchi dubbi sulla reale natura della moneta (strumento di misura e mezzo di pagamento neutrale oppure riserva di ricchezza, propendendo alla fine per questa seconda ipotesi solo per far quadrare i suoi ragionamenti e costruire un modello econometrico decente), a maggior ragione oggi, che l’aggancio e la convertibilità della moneta sono stati eliminati, qualsiasi dubbio dovrebbe essere dissolto: la moneta è uno strumento di misura neutro, punto, e la moneta elettronica è il migliore supporto che avvalora questa tesi.

Quando qualcuno un po’ più accorto faceva notare a Keynes che il suo modello era insostenibile nel lungo periodo, perché non considerava i problemi derivanti dalla piena saturazione della domanda e della capacità produttiva (è bene ricordare che l’economista sosteneva il principio della piena occupazione non per una questione umanitaria o assistenziale ma per spingere la produzione, la domanda e il consumo), Keynes rispondeva con ironia e non senza un fondo di verità: “Nel lungo periodo saremo tutti morti”. Perché il modello monetario keynesiano ruotava intorno ai concetti di profitto e crescita economica illimitata e non prendeva in considerazione la sostenibilità, principio invece sul quale noi oggi siamo costretti a confrontarci e ragionare, anteponendolo di gran lunga rispetto agli altri due.

Se gli economisti non usciranno fuori da queste gabbie e sottigliezze accademiche, rimanendo impelagati nei pregiudizi e nelle vacue certezze di teorie ormai sorpassate e anacronistiche, dovremo puntare altrove per la costruzione di modelli monetari efficaci, che abbiano la neutralità della moneta come presupposto essenziale e la sostenibilità nel lungo periodo come obiettivo ultimo: non a caso i progettisti del circuito Sardex.net non sono degli economisti e hanno basato il loro progetto su considerazioni puramente logiche e non economiche (la moneta nasce e si accompagna insieme alla produzione e non esiste alcuna convenienza ad avere elevate riserve di sardex rispetto al vantaggio concreto di acquistare subito un prodotto o servizio reale, perché le prime sono infruttifere mentre i secondi sono utili).

Per avere un’immagine ancora più semplificata e chiarificatrice del sistema monetario attuale, possiamo ricorrere a questo elementare schema descrittivo: a valle c’è il sistema produttivo composto dalle aziende, dagli stati, dalle banche, dai cittadini e a monte, distaccato e lontano anni luce del mercato, c’è un ente autonomo, indipendente, sovranazionale chiamato Banca Centrale (simile per molti aspetti ad un dio monocratico, trascendente, ineffabile e infallibile che non può essere dimostrato e compreso con i soli strumenti della ragione, ma a cui bisogna credere per fede) che immette nel sistema produttivo un virus incurabile chiamato debito senza fornire in cambio alcuna ricchezza reale o un antidoto efficace alla malattia e costringendo tutti gli elementi del sistema produttivo a correre e lavorare forsennati non solo per produrre beni e servizi ma anche per attenuare i morsi di quella malattia, che per come è nata e come si è diffusa sappiamo già che è incurabile. Ditemi voi se un sistema del genere può essere definito razionale e può diventare sostenibile nel lungo periodo, o non somiglia invece a una di quelle irrazionali dottrine religiose fideistiche basate appunto sul concetto di peccato originale (debito come peccato originale e tutti gli uomini della terra sono costretti a dare in sacrificio la loro vita per redimersi dal peccato e dal debito che hanno contratto alla nascita). E non a caso il sistema della moneta debito nasce e continua ad avere successo nel mondo occidentale, perché affonda le sue radici nella millenaria tradizione cristiana che permea tutta la nostra storia e la nostra cultura (malgrado ormai siano contaminati dalla malattia, i musulmani sono invece ancora abbastanza categorici a rifiutare come immorali e sacrileghe le pratiche finanziarie basate sul regime dell’interesse composto e sull’usura, che sono la causa principale della comparsa di un debito inestinguibile nel mercato).      

Nel prossimo futuro quindi, oltre ad avere sempre più chiari i limiti che separano il rispettabilissimo ambito spirituale della fede religiosa da quello razionale, pratico e altrettanto rispettabile dell’economia, bisogna spingere con forza per la diffusione capillare sul territorio di questi strumenti monetari complementari come il sardex, allargando progressivamente il loro raggio di azione per comprendere oltre alle aziende anche i privati (vedi modello di social network monetario descritto in questo articolo), in modo da avere un solido e concreto progetto alternativo su cui fondare la protesta contro l’attuale sistema monetario irrazionale e costringere magari un giorno lo stato allo switch fra i due sistemi, con una semplice rivendicazione: “Caro stato, sai cosa ti dico, io da oggi le tasse non voglio più pagarle con la tua moneta debito (che sia l’euro, o la lira, o qualsiasi altra diabolica macchinazione del genere), ma te li pago in sardex, o in sicanex, o in lombex, perché il valore legale della moneta lo decide chi accetta e utilizza quella moneta come strumento di pagamento, e non chi la emette e la impone come arma di ricatto e distrazione di massa” (le eroiche battaglie legali contro Banca d’Italia del compianto giurista abruzzese Giacinto Auriti sono esemplari in questo senso, anche se la sua moneta, il SIMEC, si muoveva ancora nell’ambito del vecchio paradigma della moneta-merce e non era invece così esplosiva e rivoluzionaria come lo può essere oggi una moneta completamente elettronica e smaterializzata). 

2 commenti:


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