lunedì 30 aprile 2012

L’UNICA SOLUZIONE PER RISOLVERE IL PROBLEMA DEL DEBITO PUBBLICO: CANCELLARE LA PAROLA DEBITO


Come sappiamo bene, il debito pubblico, a torto o a ragione, è considerato oggi uno dei maggiori problemi degli stati più sviluppati. Abbiamo già detto che la questione è spesso più linguistica che reale, perché per i paesi a moneta sovrana il debito pubblico non è mai stato una vera minaccia, mentre al contrario l’eurozona ha scelto politicamente di rinunciare alla sovranità monetaria per ragioni ancora oscure ed incomprensibili. La soluzione quindi non è tanto trovare le risorse finanziarie per rimborsare il debito pubblico, quanto piuttosto ritrovare la lucidità e l’intelligenza necessarie per capire che il debito pubblico è soltanto un’arma psicologica diabolica utilizzata da chi ha interesse a confondere e tenere sotto pressione l’opinione pubblica.
In questo interessante articolo pubblicato sul sito New Economic Perspectives l’economista americano Dan Kervick mostra con alcuni semplici esempi quale sia la reale origine e natura del debito pubblico: una scrittura contabile o una partita di giro fra due reparti del governo nazionale, che ha poca influenza nell’economia reale. Il debito è un differimento futuro di un pagamento, che per essere rimborsato con gli interessi necessita di una migliore situazione economica rispetto a quella attuale. Se consideriamo però che i meccanismi di crescita del debito non sono ormai più compatibili con le possibilità di crescita economica di un mercato mondiale in cui le risorse sono finite e limitate, eliminando e abolendo la pratica del debito, quantomeno quello pubblico, potremmo ritornare ad avere una visione più realistica e sostenibile degli eventi futuri. Cominceremo ora a vedere in che modo analizzando il caso degli Stati Uniti, per concludere con la situazione paradossale dell’eurozona.  
  
Il governo degli Stati Uniti gestisce un sistema monetario fiat. Il governo è pertanto il fornitore in regime di monopolio dei mezzi di pagamento nell’economia basata sul dollaro ed è in ultima analisi responsabile, in un modo o in altro, per qualsiasi incremento delle attività finanziarie nette denominate in dollari nel settore privato. Materialmente, quindi il governo americano non può mai rimanere a secco di denaro, di dollari, perché in ultima istanza li produce e li fabbrica lui attraverso il sostegno della banca centrale Federal Reserve. In pratica dovrebbe verificarsi una crisi energetica catastrofica per impedire alla Fed di accendere i suoi computer e le sue stampanti e continuare a creare base monetaria da distribuire nell’economia (riserve elettroniche e banconote).
E tuttavia, continuiamo ancora a sentire espressioni di angoscia e paura bipartisan (sia dei democratici che dei repubblicani) sul disavanzo di bilancio e il debito nazionale. Entrambe le fazioni politiche concordano apparentemente sul fatto che gli Stati Uniti siano a corto di denaro. I politici disputano aspramente sopra i vari e controversi approcci da utilizzare per ridurre il divario tra le entrate fiscali e la spesa pubblica. I membri del Congresso nominano commissioni per studiare il bilancio del governo e suggerire qualche combinazione di riduzione della spesa e aumento delle tasse per eliminare quel divario di bilancio. I giornalisti fanno da eco ai politici, avvertendo i cittadini che se non vengono affrontati con urgenza i problemi del debito pubblico, gli Stati Uniti si trasformeranno in una repubblica delle banane.
Questa situazione in verità è molto curiosa e presenta al suo interno molti paradossi. Perché un governo che è l'emittente della valuta nazionale prende in prestito quel denaro dal settore privato? Per quale motivo il governo prima emette la moneta da spendere nel settore pubblico e privato, e poi la chiede di nuovo indietro indebitandosi? E come potrebbe un tale governo sperimentare mai problemi di bilancio e insostenibilità degli oneri del debito che al massimo possono comportare gravi problemi per le famiglie e le imprese?
Bisogna iniziare a fare proposte nuove, coraggiose e radicali: l’indebitamento pubblico è una pratica obsoleta, e gli stati sovrani potrebbero eliminare questa vecchia tradizione. I prestiti fatti al Ministero del tesoro e l'accumulo di obbligazioni di debito pubblico del governo sono eredità dell'epoca che precedette lo sviluppo della moneta fiat moderna, un'epoca in cui i governi erano principalmente gli utenti dei tradizionali mezzi di pagamento e non i produttori e gli emittenti dei mezzi di pagamento di cui adesso hanno pieno controllo.
Quell'era pre-fiat ora è morta negli Stati Uniti, e tuttavia sembra che il ruolo del governo nel nostro tempo sia quello di confondere l'opinione pubblica e di nascondere la vera natura e gli effetti di operazioni fiscali e monetarie, sotto un labirinto sconcertante di strumenti di contabilità e manipolazioni finanziarie. Eliminando l'indebitamento pubblico e sostituendolo con operazioni molto più semplici, dirette e trasparenti, migliorerebbe il dibattito democratico sulle scelte più opportune di spesa pubblica e tassazione. Soprattutto, il cambiamento aiuterebbe i cittadini a capire esattamente quali effetti hanno sull’economia certe decisioni di spesa e di bilancio prese dai politici.
L’argomento contro l’indebitamento pubblico può essere articolato in vari stadi, attraverso una serie di esperimenti fittizi. Iniziamo immaginando un paese che opera in maniera diversa dal modello reale degli Stati Uniti e indichiamo questo ipotetico sistema finanziario con il nome di Scenario A.
Scenario A
In questo paese immaginario, il Ministero del tesoro pubblico prende in prestito soldi direttamente dalla Banca centrale, ma non prende mai in prestito denaro da eventuali investitori privati. La Banca centrale deposita l'importo del prestito in un conto speciale del tesoro da cui il governo attinge per spendere i soldi presi a prestito e paga anche l'interesse del 5% sui titoli di debito emessi a favore della Banca centrale. I prestiti concessi in qualsiasi data devono essere rimborsati integralmente nella stessa data dell’anno successivo, sia il capitale che gli interessi maturati.
Immaginiamo che il prodotto interno lordo PIL del paese in una certa data di partenza sia di 2 miliardi di dollari. Nel corso di venti anni, le operazioni di prestito e di rimborso si svolgono come segue:
Il 1° luglio dell’anno 1 il tesoro prende in prestito 100 miliardi di dollari dalla Banca centrale. Il governo spende l'intera somma di 100 miliardi di dollari nel corso dell'anno.
Il 1° luglio dell’anno 2, il Ministero del tesoro prende in prestito 205 miliardi di dollari dalla Banca centrale. Il governo usa 105 miliardi di dollari dei fondi presi in prestito per pagare interamente il debito dell'anno precedente (100 miliardi di dollari di capitale iniziale e 5 miliardi di dollari di interessi). Poi spende i rimanenti 100 miliardi di dollari nel corso dell'anno.
Il 1° luglio dell’anno 3, il Ministero del tesoro prende in prestito 315.25 miliardi di dollari dalla Banca centrale. Il governo utilizza 215.25 miliardi di dollari dei fondi presi in prestito per pagare interamente il debito dell'anno precedente (205 miliardi di dollari di principio e 10,25 miliardi di dollari di interessi). Poi spende le rimanenti 100 miliardi di dollari nel corso dell'anno.
Questo processo iterativo va avanti per vent'anni, così che alla fine avremo:
Il 1° luglio dell’anno 20, il Ministero del tesoro prende in prestito $3,306,000,000,000 dalla Banca centrale. Il governo utilizza $3,206,600,000,000 dei fondi presi in prestito per pagare interamente il debito dell’anno precedente ($3,053,900,000,000 in conto capitale e 152,7 miliardi di dollari di interessi). Poi spende i rimanenti 100 miliardi di dollari nel corso dell'anno.
Supponiamo che il PIL cresca del 5% all'anno, a partire dalla quota precedentemente citata di 2 miliardi di dollari in un anno, e così dopo 20 anni, il PIL sarà $5,053,900,000,000. Ciò significa che in venti anni il debito è cresciuto di circa il 65.43% del PIL.
Scenario B
Nell’esempio precedente la spesa del governo non aumenta mai. Essa rimane fissa a 100 miliardi di dollari l'anno. Così la spesa diminuisce nel corso dal tempo dal 5% del PIL a poco meno del 2% del PIL. Prendiamo in considerazione, quindi, un esempio più realistico e leggermente modificato dove si incrementa la spesa pubblica annuale del 5% all'anno, in modo da tenere il passo con l’aumento del PIL. In questo esempio rivisto, la spesa nel ventesimo anno è di 253 miliardi di dollari, e il debito pubblico complessivo in vent'anni è al 100% del PIL.
Possiamo fare alcune osservazioni immediate su questi scenari immaginari nella nostra società fittizia. In primo luogo, il livello crescente del debito in questi esempi potrebbe sembrare spaventoso, ma effettivamente questi numeri non hanno senso. Il debito è costituito interamente da denaro dovuto da una parte del governo all'altro, perché la banca centrale è un’istituzione al servizio del governo. Si tratta quindi della solita partita di giro fra il ministero del tesoro e la banca centrale, che ai fini della reale tenuta dei conti pubblici non ha alcun effetto.
La Banca centrale produce sempre maggiori quantità di denaro ogni anno da fornire al Ministero del tesoro, ma anno per anno quasi la totalità di tale importo ritorna di nuovo alla Banca centrale, la quale finanzierà interamente il governo con ulteriori prestiti per rimborsare se stessa. Anno dopo anno, solo modesti importi sono effettivamente spesi dal governo nell'economia: nell'esempio A, vengono spesi 100 miliardi di dollari nell'economia ogni anno, e nell'esempio B questa quantità varia dai 100 miliardi di dollari iniziali fino ai 253 miliardi di dollari. Non c'è mai alcun problema di solvibilità del governo, perché il debito è dovuto semplicemente da una parte del governo a un altro, e i soldi generati per finanziare l'indebitamento e la spesa pubblica vengono creati dal nulla direttamente dalla Banca centrale, che è una creatura del governo stesso.
In secondo luogo, si noti che c'è qualcosa di assurdamente contorto in tutta questa procedura. La stessa funzione e operazione esatta potrebbe essere realizzata dalla Banca centrale accreditando semplicemente l'importo desiderato al tesoro ogni anno, con nessun prestito e nessun rimborso del debito. Nell'esempio B, questo accredito sarebbe di 100 miliardi di dollari nell’anno 1 e 253 miliardi di dollari nell'anno 20. Nessun debito verrebbe mai registrato e non ci sarebbero flussi di pagamenti supplementari intergovernativi.
In terzo luogo, questa spesa pubblica sarebbe inflazionistica? Difficilmente una tale operazione potrebbe creare inflazione. Anche nell'esempio B, l’aumento della spesa resta costante al 5% del PIL e il governo sta solo iniettando un proporzionale livello fisso di nuovo capitale monetario nell'economia ogni anno, che non è né più né meno che il tasso complessivo di crescita economica (questo approccio è molto simile a quello prospettato del movimento inglese Positive Money).
Si supponga che la Banca centrale, in un impeto di fantasia, aumenti il tasso d'interesse sui suoi prestiti al Ministero del tesoro al 25%. In vent'anni, poi, supponendo che la modalità di spesa del governo non sia diversa rispetto all’esempio B, l'importo complessivo e finale del debito pubblico sarebbe 832% del PIL! Un numero spaventoso che metterebbe i brividi a chiunque, ma ancora una volta questo numero ha poco significato, perché si tratta di un passaggio di denaro da un reparto all’altro dello stato.
L'effetto è ancora esattamente lo stesso di quello in cui la Banca centrale accredita un importo pari al 5% del PIL al Ministero del tesoro. Ogni anno la Banca centrale presta al tesoro una quantità sempre più massiccia di soldi, ma ogni anno il tesoro invia quasi l'intero nuovo importo per estinguere il debito dell'anno precedente. Un gioco dell’oca che ritorna sempre al punto di partenza, uno scambio di bit elettronici e nient’altro. Queste grandi somme non sono mai spese nell'economia per produrre una maggiore offerta o domanda di beni e servizi, in un modo che potrebbe generare fenomeni di inflazione. Ma si tratta soltanto di passaggi e movimenti contabili avanti e indietro tra due rami del governo.
Scenario C
Ora riproviamo l'esperimento modificando leggermente questi primi scenari. Si supponga che ci sia una legge nel nostro paese immaginario che vieta al tesoro di prendere in prestito denaro direttamente dalla Banca centrale. Il Ministero del tesoro può solo prendere in prestito da finanziatori del settore privato. Tuttavia, la Banca centrale può acquistare qualsiasi attività finanziaria che desidera dai proprietari privati di tali beni, tra cui in particolare i titoli di debito emessi dal tesoro. Il tesoro e la Banca centrale possono in pratica aggirare la restrizione legale affidandosi a tali intermediari del settore privato (un po’ quello che succede sporadicamente nell’eurozona quando la BCE acquista titoli di stato sul mercato secondario).
Per semplificare, si supponga che il settore privato sia composto da un unico grande rivenditore. Ogni anno, il rivenditore presta al tesoro l'intero importo che il governo desidera prendere in prestito. La Banca centrale acquista quindi l'intero debito dal rivenditore a un prezzo un po' superiore al capitale prestato, ma meno rispetto a ciò che il rivenditore riceverebbe se i titoli di stato venissero rimborsati a scadenza al tasso di interesse ufficiale. Per ragioni di semplicità, ipotizziamo che la Banca centrale paga il rivenditore esattamente metà del tasso di interesse che il rivenditore avrebbe ricevuto alla scadenza. Ad esempio, se il concessionario presta al tesoro $1.000 al 5% di interesse, la Banca centrale acquisterà il debito per $1.025 (interesse effettivo del 2,5%). Il rivenditore fa così un profitto di $25 e il tesoro deve ora alla Banca centrale $1.050.
Vediamo ora come vengono modificati i numeri per tener conto di queste nuove procedure:
Il 1° luglio dell’anno 1 il tesoro prende in prestito 100 miliardi di dollari dal concessionario al 5% di interesse. La Banca centrale acquista quindi il debito per 102.5 miliardi di dollari dal concessionario. Il rivenditore ha realizzato un profitto di 2,5 miliardi di dollari sulla transazione totale. Il Ministero del tesoro spende l'intero capitale di 100 miliardi di dollari nel corso dell'anno. Il tesoro deve quindi alla Banca centrale 105 miliardi di dollari.
Il 1° luglio dell’anno 2 il tesoro prende in prestito 210 miliardi di dollari (la sua spesa è aumenta a 105 miliardi e il tesoro deve 105 miliardi alla Banca centrale) dal concessionario al 5% di interesse. La Banca centrale acquista quindi il debito per 215.25 miliardi di dollari dal concessionario. Il rivenditore ha realizzato un profitto di 5,25 miliardi di dollari sulla transazione totale. Il Ministero del tesoro spende 105 miliardi di dollari dell'importo preso in prestito nel corso dell'anno e utilizza il restante importo di 105 miliardi di dollari per pagare il debito dell'anno precedente, ora dovuto alla Banca centrale. Per i nuovi prestiti, il tesoro deve adesso alla Banca centrale 220.5 miliardi di dollari.
Il 1° luglio dell’anno 3 il tesoro prende in prestito 330.75 miliardi di dollari dal concessionario al 5% di interesse. La Banca centrale acquista quindi il debito per 339.02 miliardi di dollari dal concessionario. Il rivenditore ha realizzato un profitto di 8.27 miliardi di dollari sulla transazione totale. Il Ministero del tesoro spende 110.25 miliardi di dollari dell'importo preso in prestito nel corso dell'anno e utilizza il restante importo di 220.5 miliardi di dollari per pagare il debito dell'anno precedente, ora dovuto alla Banca centrale. Per i nuovi prestiti, il tesoro deve adesso alla Banca centrale 347.29 miliardi di dollari.
Questa procedura ricorsiva ancora una volta va avanti per vent'anni, così che alla fine avremo:
Il 1° luglio dell’anno 20 il tesoro prende in prestito $5,053,900,000,000 dal concessionario al 5% di interesse. La Banca centrale poi acquista il debito per $5,180,250,000,000 miliardi dal concessionario. Il rivenditore ha realizzato un profitto di 126.35 miliardi di dollari sulla transazione totale. Il tesoro spende 252.7 miliardi di dollari dell'importo preso in prestito nel corso dell'anno e i rimanenti $4,801,200,000,000 vengono utilizzati per pagare il debito dell'anno precedente alla Banca centrale. Il tesoro deve ancora alla Banca centrale $5,306,600,000,000, mentre l’indebitamento di conseguenza continua ad aumentare.
Ora, come sono cambiati i risultati economici fondamentali nella nostra società immaginaria con queste nuove procedure? Per quanto riguarda la tesoreria, nulla è cambiato. Il tesoro spende ancora la stessa quantità di soldi ogni anno, e la Banca centrale presta ancora lo stesso importo ogni anno. Il debito del tesoro anno su anno è immutato rispetto all’esempio B. Ma si noti che la Banca centrale sta iniettando più soldi complessivamente nel sistema. Parte di quei soldi andranno come prima al Ministero del tesoro e vengono spesi nell'economia, proprio come nell’esempio precedente. Ma un’altra parte andrà ora anche al rivenditore. E si noti inoltre che la quantità di iniezioni monetarie della banca centrale, in percentuale del PIL, è cambiata.
La Banca centrale sta iniettando questo denaro al rivenditore con una percentuale fissa applicata a un crescente debito pubblico totale, e il profitto annuale del concessionario cresce di conseguenza ad un ritmo superiore all'incremento annuale del PIL. Il debito che la tesoreria deve alla banca centrale è ancora privo di significato, ma in totale le iniezioni della Banca centrale in percentuale del PIL sono salite dal 5,13% del PIL nel primo anno al 7,50% del PIL nel ventesimo anno. Il Tesoro rimane fermo sempre al 5% di aumento di spesa annua, ma la quota di profitto del rivenditore rispetto al PIL cresce  dallo 0.125% al 2,5% durante il periodo dei venti anni e la quota complessiva in dollari guadagnati annualmente dal rivenditore aumenta da 2,5 miliardi di dollari a 126.35 miliardi di dollari alla fine del ventesimo anno.
Si noti inoltre che, come prima, lo stesso effetto funzionale dell'operazione sarebbe stato raggiunto per accredito diretto sul conto di tesoreria dalla quota annuale di spesa del governo e per accredito diretto sul conto del rivenditore dalla quota annuale iniettata dalla banca centrale. Il saldo finale del debito non gioca alcun ruolo essenziale in questi passaggi, perché si traduce sempre in una semplice triangolazione di una cifra numerica (per quanto estesa possa essere si tratta sempre di banali bit di un computer) fra il governo, la banca centrale e il rivenditore.
È chiaro che i meccanismi distributivi reali sono ancora più complessi, ma il problema della redistribuzione viene oscurato dietro l'erogazione di prestiti che, anche nel nostro scenario immaginario estremamente semplificato, non sono facili da rintracciare. Se queste erano le operazioni reali, abbiamo alcune importanti domande da porre: chi è il rivenditore? Che cosa e quali interessi rappresenta il rivenditore? Chi perde e chi guadagna se effettuiamo le operazioni descritte nel terzo scenario piuttosto che quelle del secondo o del primo?
E ulteriori questioni distributive vengono generate quando si passa ad uno scenario immaginario finale, che comincia ad assomigliare molto al sistema del mondo reale degli Stati Uniti. Supponiamo che il governo nel nostro ultimo scenario immaginario decida volontariamente di raccogliere le tasse, al fine di ridurre l'importo del debito che emette ogni anno. Le tasse integrano l'importo che viene preso in prestito, e il totale dei ricavi dalle imposte e dei prestiti vengono utilizzati dal tesoro per finanziare il rimborso sia della sua spesa corrente che del debito. Chiaramente l'aggiunta della tassazione introduce altri fattori distributivi in queste operazioni. Aggiungere ora la tassazione al mix precedente significa colpire chi riceve pagamenti dal governo, dal momento che minori pagamenti andranno al concessionario e incide anche sui contribuenti che pagano le tasse al governo, dal momento che alcuni pagamenti vengono spostati dal concessionario ai contribuenti.
Ma ancora una volta, dovrebbe essere chiaro che, in questi ultimi scenari, il governo potrebbe conseguire gli stessi effetti funzionali modificando le operazioni, eliminando l'indebitamento complessivo e istituendo una combinazione di pagamenti diretti della Banca centrale tramite accrediti e addebiti: accredito e addebito dei conti del rivenditore e accredito e addebito su altri conti del settore privato.
Così quali lezioni si possono trarre da questi esempi immaginari per il mondo reale? Possiamo visualizzare tali operazioni in questo modo: il nostro governo è il fornitore in regime di monopolio del patrimonio finanziario netto per l'economia del settore privato. Ma il governo fornisce e riceve questi beni monetari attraverso due canali diversi: uno è il canale del Tesoro americano, dove la parte di denaro fornita viene indicata come spesa pubblica, mentre la parte di denaro estratta dall'economia privata viene prelevata sotto forma di tasse. L'altro canale è il canale bancario gestito dalla Federal Reserve System. Il canale bancario genera passività in dollari di propria iniziativa, in risposta alla domanda di credito sul mercato bancario e commerciale dei prestiti.
La Fed si adatta continuamente a questa espansione del credito bancario fornendo riserve aggiuntive al sistema bancario. Queste riserve vengono costantemente fornite su richiesta alle banche e tramite queste riserve le banche possono effettuare prestiti ai loro clienti, fornendo nuovi  mezzi di pagamento a tutti coloro che entrano in possesso di nuove passività e depositi aperti nelle varie banche. Il principale meccanismo attraverso il quale la Fed fornisce queste riserve alle banche è tramite l'acquisto dei titoli di debito del Tesoro americano.
Così l'emissione di titoli di debito del Tesoro americano svolge un duplice ruolo. Da un lato, non appena i titoli di debito vengono emessi, rimborsati e rifinanziati nel tempo, l'effetto cumulativo è di trasmettere denaro inizialmente emesso dalla Fed al governo. Dall’altro lato, questi titoli di debito vengono acquistati dai rivenditori che rappresentano le istituzioni finanziarie e bancarie. Quando il debito è poi successivamente riacquistato da parte della Fed, la Fed è in grado di creare dal nulla ulteriori soldi da fornire al sistema finanziario sotto forma di riserve bancarie. Questi soldi sono del tutto regalati al settore finanziario, perché si tratta soltanto di un profitto ottenuto sull'acquisto e la rivendita del debito pubblico. Il governo vende il debito ai concessionari e poi paga ai concessionari un premio per ricomprarsi il suo stesso debito. I concessionari ricavano un profitto facendo da intermediari tra due rami del governo stesso (il ministero del tesoro e la banca centrale), avendo un ruolo chiaramente speculativo e non attivo in tutto il processo.
Ma come abbiamo visto dalle considerazioni sugli esempi fatti sopra, l'intero effetto finale di queste operazioni poteva essere realizzato in maniera semplice ed esattamente equivalente senza l’emissione di un singolo titolo di debito. I meccanismi di debito e di rimborso quindi servono principalmente a confondere l'opinione pubblica, come una vera e propria arma psicologica appunto, e a dare una comoda sponda a tutti gli avversari senza scrupoli della spesa pubblica e del buon governo. Queste operazioni di formazione ed erogazione di prestiti hanno come unico scopo quello di creare numeri enormi, debiti spaventosi sui libri contabili del governo.
Questi numeri sono sfruttati poi dai demagoghi per scatenare paure di insolvenza tra il pubblico, e questi timori sono a loro volta utilizzati dai cittadini per richiedere un ruolo meno attivo del governo, in un corto circuito della logica che finisce per danneggiare soltanto loro stessi: i cittadini imbesuiti in pratica chiedono al governo di non spendere più in loro favore, ma di tassarli per rimborsare un debito che non esiste e non ha significato, essendo una semplice scrittura contabile che stabilisce i rapporti fra due rami del governo stesso (ministero del tesoro e banca centrale).
Persone che non si sono mai soffermate a pensare su come funziona la contabilità bizantina della finanza governativa e i rapporti interni fra Fed-Tesoro, ricorrono spesso all’analogia più semplice e naturale che li aiuta a risolvere i loro dubbi. Purtroppo, l'analogia che utilizzano in genere è l'esempio dell'indebitamento delle famiglie. Ma tale analogia è completamente inappropriata. L'emissione di debito pubblico sotto un regime di moneta fiat in cui il governo è il fornitore monopolistico della moneta pubblica non c’entra nulla con l’indebitamento delle famiglie. 
Il governo crea questo debito unicamente come un semplice meccanismo per iniettare moneta aggiuntiva nell'economia e nel settore privato, non perché ha bisogno di "raccogliere" dei fondi supplementari. Le famiglie, d'altro canto, sono gli utenti della moneta pubblica, non gli emittenti di essa. Hanno un vincolo di bilancio rigido e ricorrono al debito al fine di acquisire finanziamenti che non avrebbero avuto altrimenti. E quando le famiglie non sono più in grado di pagare i loro debiti, possono anche fallire. Il governo sotto un regime di moneta fiat, al contrario, non può mai trovarsi in questa situazione, perché è sempre in grado di ripagare i suoi debiti tramite il canale diretto con la Fed o la raccolta di denaro nel settore privato.
Il governo sovrano nazionale in un sistema monetario fiat ha sempre un'opzione disponibile che nessun utente di moneta nel sistema possiede: può percorrere la strada del puro deficit di bilancio. Che significa in parole povere,  spendere più di quanto prende con le tasse, senza per forza ricorrere a prestiti per coprire il divario. Il Federal Reserve System negli Stati Uniti è un ente del Congresso degli Stati Uniti. La Fed è stata creata con un atto del Congresso e rappresenta un distaccamento dell'autorità monetaria costituzionale che appartiene di diritto al Congresso. Il Congresso potrebbe scegliere in qualsiasi momento di costringere la Fed ad accreditare il conto del Tesoro americano con qualsiasi importo che il Congresso desideri. Il Congresso quindi potrebbe espandere il disavanzo pubblico e contribuire a contrastare le carenze di domanda in un'economia stagnante, senza emettere un solo centesimo di debito supplementare.
L'unico limite di questo processo è l'obiettivo di politica monetaria riguardante la stabilità dei prezzi. Una significativa espansione netta delle attività finanziarie denominate in dollari potrebbe essere inflazionistica in alcune circostanze. Tuttavia, in circostanze di elevata disoccupazione e capacità produttiva sottoutilizzata, siamo probabilmente lontani da quell’orizzonte e dal pericolo di aumento dell’inflazione. Chiaramente, la quantità di attività finanziarie nette nel settore privato deve essere sempre accompagnato dalla contemporanea crescita dell'economia, che è a sua volta correlata con l’aumento del volume totale dei beni e dei servizi disponibili per la vendita.
Il canale della spesa pubblica è un modo in cui il governo consolidato (Fed e tesoreria insieme) realizza questo obiettivo. Il canale del credito bancario è un altro modo. Ma a volte l'efficacia del canale del credito bancario viene meno quando i tassi di interesse sono vicini allo zero, la domanda di credito resta bassa, i redditi delle famiglie sono in declino o stagnanti e il desiderio principale di tutti gli agenti dell’economia (banche, imprese, famiglie) è quello di rimborsare i vecchi debiti. La soluzione più ovvia in tali circostanze è iniettare direttamente moneta nei conti bancari e aumentare i redditi delle famiglie o delle imprese, in cambio di beni e servizi oppure riducendo le tasse.
Il popolo americano è per diritto il decisore ultimo sovrano del suo sistema monetario, e dovrebbe chiedere al Congresso degli Stati Uniti di farsi carico di tutto il sistema, ponendo fine alla paura illusoria del debito pubblico. Se abbiamo bisogno di estrarre risorse monetarie da un'economia surriscaldata per ridurre la domanda, possiamo farlo tassando. Se abbiamo bisogno di iniettare risorse monetarie in un'economia stagnante per aumentare la domanda, noi possiamo iniettare direttamente tale denaro. Se abbiamo bisogno di una maggiore redistribuzione della ricchezza e del potere d'acquisto per ristabilire l'equilibrio democratico nella nostra società, possiamo utilizzare sia la leva fiscale che iniettare nuove risorse monetarie. Un sistema che si affida alla tassazione e all’accredito monetario diretto e che rifugga dalla follia inutile dell’indebitamento, sarebbe molto più trasparente. Gli effetti delle operazioni finanziarie del governo sarebbero molto più aperte e comprensibili per il pubblico, e migliorerebbe in buona sostanza la chiarezza e l’efficacia dell’intero processo decisionale democratico. Applicando poi un meccanismo di tassazione progressiva si colpirebbero maggiormente i grandi redditi e verrebbero favoriti gli effetti redistributivi nella società, sia in termini di reddito che di beni e servizi accessibili a tutti.
Ma se come abbiamo visto per una nazione sovrana il gioco dell’indebitamento è inutile e potrebbe essere concluso in un solo giorno tramite una semplice decisione del Congresso, cosa assai diversa accade per gli stati non sovrani dell’eurozona, dove il gioco prima descritto si è trasformato in una vera e propria guerra aperta fra la finanza e i cittadini di stati non più democratici, il cui ruolo ormai si è ridotto a quello di inerti e passivi intermediari ed estortori di ricchezza dalla cittadinanza verso la finanza. Per l’eurozona quindi dobbiamo utilizzare uno scenario a se stante, che porta alle estreme conseguenze i processi visti prima.
Scenario Eurozona
Innanzitutto nell’eurozona non esiste un governo federale centrale come negli Stati Uniti che si occupi di gestire il debito pubblico complessivo e i trasferimenti finanziari da uno stato all’altro. Fra il singolo governo di uno stato e la banca centrale non c’è alcun legame, dato che non sono i rami di una stessa organizzazione istituzionale: la BCE è infatti una banca privata assolutamente autonoma e indipendente dal potere politico. Il governo di ogni singolo stato prende in prestito soldi soltanto dal settore privato per finanziare la spesa e per rimborsare tutto il suo debito pregresso. In questo nuovo scenario, la Banca centrale non è vincolata a comprare nessuna quota di debito posseduta dai rivenditori del settore privato, ma si limita ad acquistare sporadicamente sul mercato secondario una parte dei titoli di stato per tamponare l’improvviso innalzamento del rendimento dei titoli.
Ad esempio, ipotizzando che non ci sia alcun debito pregresso, nell’anno 1 il governo prende in prestito 100 miliardi di euro dal concessionario al 5%. Il Ministero del tesoro spende 100 miliardi nell’economia e nel settore privato nel corso dell’anno. La Banca centrale non acquista nessuna parte di questo debito.  
Supponiamo che lo stato è in grado di estrarre con le tasse 105 miliardi di euro durante l’anno, prelevando quindi 5 miliardi in più di quelli spesi, per rimborsare il rivenditore privato. Nell’anno 2, il Ministero del tesoro prende in prestito 105 miliardi (per ripristinare le condizioni precedenti di ricchezza del settore privato) sempre al 5% dal concessionario. Alla fine dell’anno 2 il governo dovrà essere capace di estrarre con le tasse 110,25 miliardi di euro dalla cittadinanza. Immaginando che il governo voglia ripristinare la ricchezza precedente, nell’anno 3 il tesoro prenderà in prestito dai rivenditori 110,25 miliardi di euro al 5% e alla fine dell’anno dovrà essere capace di ritirare tasse per 115,75 miliardi di euro e così via fino all’anno 20 quando il governo prenderà in prestito 265,33 miliardi di euro e dovrà essere capace di rimborsarli tutti più gli interessi tramite le tasse alla fine dell’anno. L’effetto netto sull’economia è zero, nullo, perché anno per anno il governo spenderà sempre la stessa quantità di soldi prelevati con le tasse e senza denaro aggiuntivo purtroppo l’economia non gira.
Ovviamente lo stato potrà decidere di tagliare le spese, ma questo non cambia la sua impossibilità di fornire stimoli positivi all’economia. Nel caso in cui lo stato non sia in grado di prelevare il corrispondente quantitativo di tasse, sarà costretto ad indebitarsi ulteriormente con i rivenditori del mercato dei capitali, creando quel circolo vizioso fra incremento esponenziale degli interessi e crescita attesa nell’economia, che è in definitiva l’unico fattore capace di rimborsare il debito accumulato nel passato e ripristinare le condizioni di partenza del bilancio. Ma il problema come è noto riguarda il modo in cui può essere prospettata questa crescita economica, visto che lo stato non può intervenire nel tessuto produttivo e l’elevata tassazione unita alla scarsità di denaro circolante genera crisi della domanda con successive ricadute sull’offerta delle aziende. Chi e cosa potrà trainare questa crescita?
Questo in effetti è il più grande interrogativo che avvolge tutto il fallimentare progetto dell’eurozona. In un periodo storico in cui la crescita economica pare essersi stabilizzata se non addirittura tendere ad una decrescita, a causa del raggiunto limite di sfruttamento delle risorse umane e naturali, l’eurozona è l’unica regione del mondo in cui il fattore crescita viene autoimposto per decreto e risulta determinante per garantire la tenuta dell’intera struttura, dato che i debiti pubblici da cui sono gravati i singoli stati non sono semplici scritture contabili o partite di giro fra un reparto del governo e l’altro, ma veri e propri obblighi finanziari nei confronti di entità private esterne allo stato.  Mentre per gli stati sovrani la pratica del debito può essere abolita da un giorno all’altro rendendo meno falsata e strumentalizzabile la gestione dei conti pubblici e le previsioni di crescita economica, l’eurozona invece rimane costantemente e volontariamente sotto la scure dei mercati, la minaccia di fallimenti e l’incubo della recessione. O l’economia degli stati cresce in termini di PIL, o il debito pubblico esplode e gli stati sono costretti alla lunga a fallire.
Ma siccome l’attuale impostazione dipende da una scelta politica e non economica perché nessuno ha mai dimostrato nei fatti che il folle obbiettivo del pareggio di bilancio o l’autonomia e l’indipendenza della banca centrale procuri dei reali vantaggi economici (anzi sembra essere più concreta la relazione opposta, visto lo stato di malversazione e crisi in cui si dibattono quasi tutte le nazioni europee), anche per l’eurozona vale lo stesso principio applicabile per gli altri stati: il modello può essere cambiato in un solo giorno, modificando qualche parola nello statuto della BCE e permettendo alla banca centrale di finanziare direttamente gli stati o comprare qualsiasi parte di debito dai rivenditori privati, senza alcun vincolo di bilancio. Pare che qualcuno di sinistra in Francia stia cominciando a svegliarsi, ma è troppo presto per cantare vittoria.

48 commenti:

  1. Certo la natura della Fed e' uno strano ibrido. E' un distaccamento del Congresso ma nello stesso tempo e' di proprieta' di un cartello di banche private. ha ricevuto dallo stato una posizione di privilegio e di monopolio ed e' sottoposta a controlli ma non e' certo una Banca Centrale Pubblica come quella ormai defunta di Gheddafi. Insomma e' una specie di Zebrallo ! Si puo' dire che e' per questo che anche gli Usa devono sempre combattere con i terzi incomodi, gli intermediari privati? Questo bel pezzo Piero lo considero la prima puntata sulla storia dei rapporti tra Fed e Tesoro che ti avevo sollecitato ad elaborare per noi. A proposito prima del 1913 che Tipo di Banca Centrale avevano negli States?

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    1. In effetti ho scelto di scrivere e riprendere questo articolo proprio per chiarire alcuni punti oscuri nel rapporto fra Fed e Tesoro, come da te suggerito (ce ne saranno altri ovviamente)...e la Fed in effetti è una banca centrale ibrida (per intenderci non è la banca centrale nazionale dell'Argentina) perchè il suo ruolo principale è quello di garantire la solvibilità del sistema bancario privato...però siccome è stata creata su decreto del Congresso, risulta in effetti al servizio del governo...prima del 1913 non c'era una banca centrale negli Stati Uniti e il ruolo di prestatore di ultima istanza e garante della solvibilità delle banche era riservato ai gruppi bancari più importanti, in particolare JP Morgan...a quel tempo c'era il regime gold standard, quindi il governo non poteva creare soldi, ma depositava nelle casse delle banche oro per ricevere banconote...poi nel 1913 JP Morgan e altri decisero di mettersi insieme per garantire una maggiore protezione del sistema bancario istituendo la Fed e solo nel 1933, in seguito alla Grande Depressione, il governo degli Stati Uniti decise di appoggiarsi alla Fed come banca centrale nazionale (privata...) perchè si era entrati in un sistema monetario fiat money...insomma sarebbe molto più corretto che la proprietà della Fed fosse pubblica, ma non si può chiedere troppo agli squali americani...

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  2. Che dire ......?
    Infinitamente grazie.
    Saluti.
    Filippo

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    1. Grazie a te Filippo...speriamo che questa opera di divulgazione serva ad aprire gli occhi a qualcuno...oggi come oggi, secondo me, la cosa più importante non è tanto conoscere o incamerare informazioni nuove, ma prendersi la briga di cominciare a ragionare sulle cose che già si sanno...chi ci riesce, è già a metà dell'opera!!!

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  3. riprendo il discorso su grillo il mov5 : oggi pubblica questa cosa di beppe scienza (che conosco
    abbastanza e credevo essere in buona fede...) non riesco a capire se l'analisi sia sbagliata
    perchè lavora per la 'merkel' o per ignoranza...grillo dice una mezza cosa giusta e 3 sbagliate..
    (da beppegrillo.it)
    La sveglia dei mercati finanziari(espandi | comprimi)
    Siamo simili anche nella situazione della finanza pubblica? A me non piace fare catastrofismo, però qualche analogia c’è, la vera analogia di fondo è l’altissimo debito pubblico italiano,il grosso problema in Italia non è la possibilità di licenziare la gente, come il peggior ministro del governo Monti, ossia la Fornero, sembra ritenere. Il problema dell’Italia, che purtroppo non è stato ancora affrontato, anche perché è difficile, sia ben chiaro, è il debito pubblico che è a livello del 120%. Cioè il doppio di quello che era il parametro virtuoso di Maastricht del 60% del prodotto interno lordo. Ora è il 120%, quando però in effetti era così a metà degli anni 90, ma era sceso verso il 2007 sul 103%, poi è risalito.
    Questo è il macigno, non si vede come si riesca a farlo scendere, questo non vuole dire che capiterà come con la Grecia. In Grecia ha avuto un andamento esplosivo. Il debito pubblico dal 2007 in poi è passato da 115 per cento, al 121, 137, 153, 174 per cento. In Italia la dinamica è molto diversa, però a questo punto non si può dire che la soluzione greca non sia, magari lontana dall’orizzonte, non si prospetti anche per l’Italia. Se non c’è una ripresa economica, non si vede come risolverlo con qualche piccola manovrina, una nuova serie di tasse. Tremonti ha fatto due manovre sui 30 miliardi l’una circa, Monti ne ha fatta un’altra,
    "Una faccia, una razza". Può essere un incubo, però qualche dubbio che la Grecia possa essere un modello per l’Italia non si può escludere tutto, non lo escludono i mercati finanziari. La sveglia l’hanno data i mercati finanziari, per la Grecia e anche per l’Italia.
    C’è un’altra analogia in effetti tra la Grecia e la situazione italiana. Per la Grecia la sveglia l’hanno data i mercati finanziari, non le autorità europee. Quando i titoli di Stato greci sono cominciati a crollare nel 2009-2010, allora ci si è accorti della Grecia. In Italia questo è capitato nel luglio 2011. Vediamo un titolo come i Btp-i 2021. Erano intorno a 95 e cambiavano poco. A un certo punto hanno cominciato a scendere, scendere… e adesso comunque sono a 81. Sono i mercati finanziari che hanno costretto a dire: "Ahi! La situazione italiana è veramente grave, bisogna intervenire". Speriamo che non siano i mercati finanziari anche a dare la botta finale all’Italia, come alla Grecia!
    Non c’è solo un problema in Italia e anche in Grecia del debito in sé, c’è un problema politico, c’è la scarsa credibilità della classe politica al potere, anche in Grecia sono ben qualificati, sia ben chiaro, anzi almeno quanto in Italia, ci sono soluzioni dolorose in questi casi e che i politici italiani destano fondati sospetti che quando fanno qualche proposta lo fanno per continuare a stare lì e rubare, o almeno molti di loro destano questi sospetti.
    Quando Churchill promise agli inglesi, britannici la vittoria, ma annunciando anche lacrime e sangue, non c’era nessuno dei britannici che diceva “Bravo tu, vuoi solo stare lì e continuare a rubare”. Purtroppo se adesso politici italiani o comunque governanti italiani fanno queste proposte molti dicono “Bravo tu dici questo, ma intanto la cinghia la tiriamo noi!”. Questo rende molto difficile il risanamento della finanza pubblica.

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    1. La volubilità del Grillo-pensiero ormai è imbarazzante...come dici tu fa un passo avanti e tre indietro, quindi bisogna ascoltarlo con un certo distacco...tuttavia sempre meglio ascoltare Grillo, che gli altri anti-politici dei partiti parlamentari...sulla situazione disastrosa dell'Italia e dell'eurozona c'è poco da dire perchè è chiaro che con le politiche messe in campo si va dritti a sbattere dentro la spirale recessiva...non a caso lo stesso Draghi (il nostro vero premier, mentre Monti è soltanto un esecutore) ha indicato di cambiare rotta, passando dalla tassazione alla riduzione della spesa corrente...e Monti ha subito eseguito nominando altri tecnici, fra cui il superfalco neoliberista Giavazzi... siamo messi bene non c'è che dire!!! Una riduzione degli sprechi è necessaria, ma il timing è sbagliato, come sempre...inoltre queste risorse andrebbero reinvestite in spesa in conto capitale e investimenti, ma invece serviranno solo a raggiungere il pareggio di bilancio...ormai l'unica speranza, per quanto flebile, rimane Hollande in Francia e anche oggi il presidente dell'eurogruppo Junker ha annunciato le dimissioni, perchè non è d'accordo con la linea dell'austerità della Merkel...qualcosa nell'eurozona sta cominciando a scricchiolare, speriamo bene!!!

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  4. Che Grillo fosse inaffidabile come soggetto politico non avevo dubbi, speravo tuttavia che col movimento 5 stelle si potesse creare un vero progetto politico alternativo al "cartello" politico attuale, perchè visto come stanno andando le cose di vero "cartello" si tratta. Mi sembra di capire che non sembra così, anche se mi auguro di sbagliarmi.

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    1. PS: Ho dimenticato di firmarmi. Saluti, Marco.

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    2. Anche io mi auguro che Grillo mantenga una maggiore coerenza su certi temi economici (vedi uscita dall'euro, modifica dei trattati europei)...però non ti nascondo che oggi come oggi, in assenza di altri movimenti seri che partono dal basso, fra i partiti del cartello e Grillo, i voterei senz'altro Grillo...almeno arriva un pò di aria nuova in un parlamento dove da troppi anni e decenni l'aria è ormai viziata...

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  5. Gli stessi dubbi espressi da me nell'altro post. Ho provato ad avanzare qualche dubbio anche del blog di grillo ma non è permesso. anche solo la più velata critica è immediatamente cancellata.
    quindi lascerò perdere ogni discussione in merito in quel blog. E' un peccato che il blog di un movimento politico venga gestito come se fosse gestito dal governo iraniano!!
    Con la mia ultima "incursione" fuori casa il sabato sera ho evitato di trattare argomenti politici con i soliti compagni di merenda del mio .. diciamo.. fidanzato.
    Anche perché ora si sono messi a chiacchierare di assicurazioni (il ragazzo che frequento è assicuratore) e in quel campo proprio non ci capisco un tubo.

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    1. ^Gli stessi dubbi espressi da me nell'altro post. Ho provato ad avanzare qualche dubbio anche del blog di grillo ma non è permesso. anche solo la più velata critica è immediatamente cancellata.^
      cosa gli avevi scritto sul blog in sintesi?

      comunque ho capito poi la tua reazione di rifiuto dei tuoi compagnucci (compagnucci fa abbastanza romano ? :)] non avrebbero mai potuto ammettere di averti dati sballati e di avere una compresione peggiore della tua !! avrebbero fatto una figuraccia troppo brutta !!!

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    2. in sintesi gli avevo chiesto per quale motivo il signor Grillo prima loda l'operato di MOnti e poi clamorosamente lo attacca quando era ben evidente dove Monti volesse andare a parare fin dall'inizio. Evidentemente era infervorato talmente tanto per la dipartita politica di Berlusconi da non rendersi conto che siamo caduti dalla padella alla brace.
      Mi rendo conto che il fare è molto polemico però non tanto da giustificare la cancellazione del messaggio.
      In fondo se vuole fare politica in democrazia deve accettare una critica. Mi viene il dubbio che se si comportasse così se un giorno dovesse finire in parlamento non sarebbe un bene per il nostro Paese.
      In ogni caso lo preferisco al vario ciarpame politico italiano, ma dovrebbe però abbandonare questo suo modo di fare e - soprattutto- dovrebbe scegliere meglio lo staff del suo blog.

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    3. Cara Lucy, ti sei macchiata di una grave colpa, accusare di incoerenza un incoerente è un grave peccato che merita la censura...però, come dicevo prima, la presenza di Grillo in parlamento potrebbe cambiare quantomeno l'atteggiamento critico dei giornali sul suo movimento (antipolitica? due negazioni affermano e se un movimento è antipolitico nei confronti di qualcosa che è già di per sè antipolitico, significa che sta facendo politica allo stato puro)...ricordi come era all'inizio la lega??? Osteggiata da tutti, evitata come la pesta, denigrata da tutti i giornalisti, poi la lega è entrata in parlamento e i giornalisti si sono chinati supini perchè sapevano che dalle scelte dei leghisti potevano dipendere i loro destini...Vespa ha cominciato ad invitare i leghisti nei suoi salotti come se fosse la cosa più normale del mondo, e così Santoro, Floris, Lerner...ecco con i grillini potrebbe presto accadere lo stesso processo di legittimazione ed a quel punto sarebbe interessante vedere cosa avranno da dire senza essere incalzati dalle accuse di antipolitica...ripeto, mi piacerebbe che Grillo fosse più coerente su certi temi cruciali (uscita dall'euro, trattati europei), ma in assenza di nuove forze politiche che nascono dal basso, oggi come oggi, io voterei Grillo...

      P.S.= a proposito, hai letto il commento sotto di tale studente della Luiss di nome Giovanni???...a me sembra tanto un amico tuo, perchè presenta dati tutti sballati, ha una logica contorta e una devozione mistica nei confronti di Mario Monti...

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  6. OT
    Piero che cosa ne pensi della denuncia musu ?
    io credo che aderirò , non in qualità di mmtista , per carità ... credo di avere avuto una buona dose di anticorpi donaldiani dal prof !

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    1. la denuncia è un perdita di tempo in quanto quel reato non esiste piu' in quella specifica fattispecie , a me PaoloRossiBarnard non sta' antipatico come ad AB (l'eccentricita' e il dilettantismo non mi disturbano ) pero' la via di dare risalto 'mediatico' e internazionale
      non mi sembra nè efficace nè utile . Trovo molto piu' utile informarsi bene , sensibilizzare i conoscenti mettere pressione ai politici (A tutti i livelli) sensibilizzare le istituzioni a tutti i livelli nei modi piu' vari -anche indiretto- sulla gravita' del problema...

      Poi una denuncia in piu' non credo che faccia male anzi , ma non perchè abbia possa avere qualche risonanza meditica e internazionale come sembra credere PRB
      piuttosto è una testimonanza di un fortissimo malcontento verso regirgio mmonti ddraghi...

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    2. io la penso come Robert. Questa sorta di denuncia collettiva non solo si riferisce ad un reato inesistente ma mi puzza tanto di petizione, di passaparola, di quelle cose che a volte girano su FB per promuovere questa o quella attività.
      Insomma se si vuole cambiare le cose in Italia o si fa la rivoluzione o si fanno le riforme. Le rivoluzioni a colpi di class action non le ho viste mai e le riforme basate sulla raccolta firme hanno sempre lasciato il tempo loro.
      Tra l'altro se la denuncia si riferisce a qualche particolare reato bisogna fornire le prove altrimenti si rischia una contro-denuncia per calunnia.
      Di questi tempi ha qualche senso trascorrere i prossimi mesi impelagati in qualche processo e regalare un po' di soldi a qualche legale?
      non so voi ma io sono disoccupata e non posso permettermi neanche la benzina per l'auto (infatti vivo con i miei) figuriamoci le spese legali per affrontare una denuncia per calunnia.

      mah

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    3. @robert @lucy
      in effetti non ho la minima pretesa di ottenere chissà quale risultato ; è solo che vorrei far arrivare la mia voce di sdegno e protesta , alle orecchie degli interessati , e mi sembra che una denuncia in piena regola , se non altro , otterrebbe una precauzione ed attenzione in prima persona da parte degli interessati , sicuramente maggiore di quello che può essere un ufficio stampa o un cordone di poliziotti ; ma forse la mia è una mera illusione , visto che come dite voi il tutto si basa su fuffa propagandistica ; otterrei solo una ritorsione che in termini di potenzialità ed oneri sarebbe insostenibile ; anche io sono disoccupato , e giocarmi la fedina penale per un foglio di carta in triplice copia , mi sembra eccessivo .
      se lo facessi , se presentassi denuncia (al momento sono combattuto) , non lo farei certo per soddisfare le pretese mediatiche di barnard , ma come atto di ribellione verso questo sistema partitico servo e colluso con una classe dominante che fa spregio della dignità , e del lavoro , delle persone .

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    4. Guarda, io la denuncia l'ho già fatta ancora prima che Barnard si pronunciasse in proposito, perchè il lavoro fatto dalla Musu mi sembrava ottimo e ben documentato...non penso che servirà a qualcosa ma lo considero un puro atto simbolico di distacco dall'attuale regime politico...per quanto riguarda le conseguenze, neanche io potrei permettermi costose cause legali, ma non penso che i politici vorranno impelagarsi in questo tipo di ritorsioni che con un certo risalto mediatico potrebbero rivelarsi per loro ancora più controproducenti...e poi qualche amico avvocato che si prenderebbe in mano la causa senza pretendere un euro ce l'ho...anche per loro in fondo sarebbe un'occasione ghiotta da non farsi sfuggire...insomma, per quanto mi riguarda, il rischio è zero, e se qualche politico si vuole fare avanti, sono pronto ad andare in tribunale...non vedo l'ora!!!

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  7. Hai visto Sapelli sulla 7 ? Ha praticamente Dato del cretino a de Bortoli e Porro li' presenti e dell'ignorante in economia a Monti ( ! ) poi pero' ha concluso vaticinando una imminente e spaventosa deflazione a causa della quale gli imprenditori avrebbero smesso di produrre a causa dei prezzi troppo bassi. Ma la deflazione non dovrebbe favorire le esportazioni ? O non ho capito niente? Ogni momento ne esce fuori una nuova. Help !

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    1. sbaglio o dice esattamente quello che ci ha spiegato il prof ?
      cmq la cosa più esilarante sono le facce di quei tre fuffaroli che alle bacchettate di uno che di economia ci capisce non possono certo ribadire con le loro litanie stantie ed insulse (ci prova porro , ma viene subito sistemato con l'esempio del giappone)
      http://www.youtube.com/watch?v=uO1J1fQ5hcE&feature=player_embedded

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    2. "sbaglio o dice esattamente quello che ci ha spiegato il prof ?" a parte la bce federale , che non potrebbe risolvere gli squilibri della bdp ... o sbaglio ?

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    3. Avevo già visto Sapelli in diretta sulla la7 qualche settimana fa...in effetti il prof dice pane al pane e vino al vino senza troppi peli sulla lingua (fantastico quando dice che Mario Monti è un economista da quattro soldi)...non mi è piaciuto soltanto quando ha abbassato la testa troppe volte a De Bortoli, perchè il direttore ha insinuato in maniera subdola che lui ancora scrive editoriali al corriere...va be, anche il prof fa i conti della serva, e un editoriale al corriere vale più di una stilettata al fantoccio De Bortoli...in effetti secondo il prof la soluzione più ovvia sarebbe quella di trasformare la BCE come la FED americana e per gli squilibri della bilancia dei pagamenti utilizzare un governo centrale che si occupi dei trasferimenti finanziari dai paesi in surplus a quelli in deficit...ma sulla possibilità che si possano realizzare in Europa tali cambiamenti mi è sembrato un scettico...
      Per quanto riguarda la deflazione, bisogna ricordare che questa è un male così come l'inflazione, soprattutto per le aziende...l'unica cosa che favorisce spontaneamente le esportazioni senza arrecare alcun danno all'economia interna è la svalutazione della moneta, mentre la deflazione è lo strumento che le aziende sono costrette ad applicare quando il cambio è rigido e non flessibile...
      Le aziende possono agire però fondamentalmente su due fattori: l'abbassamento dei salari dei lavoratori e la riduzione del margine di profitto...ora sul primo sappiamo tutti come stanno già operando da tempo, sul secondo invece potrebbe andare in crisi perchè non rientrano più nei costi di produzione...ricordiamo per esempio che in Italia il costo dell'energia è superiore a quello della Germania, senza poi contare le tasse...inoltre questi prodotti devono essere competitivi, affidabili, resistenti, innovativi per avere un'adeguata domanda (non può bastare soltanto abbassare il prezzo) e l'Italia al contrario della Germania non ha mai investito seriamente in ricerca e sviluppo...quindi mentre in Germania la deflazione ha avuto effetti positivi perchè sostenuta alle spalle da una buona innovazione tecnologica, in Italia invece potrebbe causare dei benefici momentanei, ma alla lunga azzoppare tutte le imprese che non tengono più il passo con l'innovazione...è per questo che le politiche di deflazione sono molto pericolose e bisogna evitarle mantenendo un buon livello di domanda interna e dei salari...

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  8. Puoi trovare un estratto della trasmissione su Megachip

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  9. Vi consiglio di leggere questo il post di giovedì 26 aprile 2012
    Austerità ed Europa da questo blog non trovo il link diretto
    http://www.main-stream.it/

    è molto divulgativo

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  10. Si mi sembra molto appropriato....quindi oltre a non avere più' una domanda interna non recupereremo nemmeno un po' di competitivita' nelle esportazioni. E quei sorrisetti di commiserazione di Porro e di de Bortoli...li dovete vedere assolutamente.

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    1. Ottimo articolo...il libro di Brancaccio mi sembra molto interessante...sul discorso della competitività non mi sembra che la deflazione possa aiutare anzi...ricordiamo a tal proposito che la Germania è uno dei maggiori paesi al mondo che utilizza la spesa pubblica per finanziare la ricerca, lo sviluppo e l'innovazione tecnologica e questa unita con la deflazione dei salari, è il mix vincente che ha consentito negli anni ai tedeschi di aumentare i loro surplus commerciali...sul campo della ricerca e della riduzione dei costi energetici, sui tedeschi c'è poco da dire, sono più bravi di noi. Punto.

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  11. Io non capisco il senso di questo post. Siamo ormai quasi al delirio. Ho letto anche i vari commenti ma soprattutto sono vivamente allarmato da questa analisi secondo cui il debito non è il problema.
    Io sono convinto - tanto per cominciare - che lo Stato non deve mai intervenire nell'economia di un Paese salvo voler commettere gli errori nefasti tanto cari ai cosiddetti keynesiani. L'unico modo che considero naturale per risolvere questo genere di problemi dovuti alla scarsa operatività degli italiani, è arrivare al pareggio di bilancio e utilizzare come mezzo il taglio della spesa pubblica, dei servizi e l'aumento delle tasse dirattamente proporzionale al grado di recessione del Paese.
    Lo dobbiamo fare, sarà faticoso, crererà povertà a breve termine ma potrà rilanciare il Paese. Del resto se un Paese come la germania ha piena occupazione ed è in surplus sappiamo bene per quale motivo: l'austerità è la parola d'ordine.
    Allo stesso modo Paesi che hanno un debito pubblico inferiore al nostro, penso al Giappone, riescono con tranquillamente ad essere competitivi.
    discorso diverso per gli Usa che hanno un debito pubblico elevato ma che a causa dell'ottima gestione politica e dei soldi distribuiti tra tutti i ceti sociali riescono ad essere un esempio di democrazia e di brillante Paese in ripresa. anche in questo caso avessero seguito le dottrine di Keynes a quest'ora sarebbero in rovina.
    Tra l'altro l'indebitamento privato degli americani è irrilevante ai fini economici e riguarda solo qualche giovane e qualche scansafatiche oppure le solite frangie anarchizzate e sovversive.

    io penso che bisognerebbe accettare una volta per tutte che la crescità può passare solo per una tassazione utilizzata per tamponare i problemi dovuti all'inerzia del nostro Paese e al debito pubblico.
    come l'economia insegna è proprio durante le fasi recessive che l'arma della tassazione si rivela essere effettivamente efficace che che ne dica qualche presunto economista d'accatto come krugmann e altri che forse hanno sbagliato mestiere.

    quindi mi chiedo come mai si possa ancora nel 2012 pensare quello che lei scrive signor Piero.

    buona giornata

    lasci perdere la bandiera rossa il sol dell'avvenire è tramontato

    giovanni (studente di economia, quella vera, alla Luiss di Roma, e profondo estimatore del Presidente del Consiglio Mario Monti)

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    1. Giovanni, posso solo dirti questo: continua così che una cattedra alla Luiss o alla Bocconi la ottieni di sicuro, e poi potrai anche scrivere editoriali al Corriere e a Repubblica, diventare un tecnico e un giorni anche primo ministro...sei il tipo adatto, si vede dalla tua abnegazione alla menzogna...negare tutto anche di fronte all'evidenza!!!
      Purtroppo ti manca qualche passaggio fondamentale e lo si capisce anche dal tuo orgoglioso senso di appartenenza alla casta: "studente di economia, quella vera, alla Luiss di Roma"...
      Mi sapresti spiegare in due parole quale sarebbe per te l'economia vera, visto che la peculiarità di questa disciplina scientifica è proprio il fatto che non è una scienza esatta, ma un modo soggettivo di organizzare e incanalare gli eventi per ottenere certi obiettivi...sarei curioso di capire quali manuali vi fanno leggere per farvi un così potente lavaggio del cervello...ma poi quante inesattezze, quanti errori, quanti svarioni:

      1) "L'unico modo che considero naturale per risolvere questo genere di problemi dovuti alla scarsa operatività degli italiani, è arrivare al pareggio di bilancio e utilizzare come mezzo il taglio della spesa pubblica, dei servizi e l'aumento delle tasse dirattamente proporzionale al grado di recessione del Paese"...bene in questo aumenterà la recessione, è la matematica a dirlo, basta analizzare come funziona il semplice rapporto debito/PIL...quella che tu chiami scarsa operatività degli italiani, io la chiamo rigidità del tasso di cambio e differenziale dei tassi di inflazione con la Germania

      2)"Del resto se un Paese come la germania ha piena occupazione ed è in surplus sappiamo bene per quale motivo: l'austerità è la parola d'ordine." Bene se il tuo modello è il mercantilismo puro, i bassi salari, la privazione delle tutele ti consiglio vivamente di andare in Cina, perchè li ti troverai benissimo...e poi c'è sempre Marte dove esportare, perchè saprai bene che al mondo non possiamo essere tutti esportatori netti contemporaneamente...o no? Oppure il lavaggio del cervello ha cancellato le principali sinapsi della logica?

      3)"Allo stesso modo Paesi che hanno un debito pubblico inferiore al nostro, penso al Giappone, riescono con tranquillamente ad essere competitivi."...debito pubblico del Giappone 220% del PIL, quasi il doppio di quello dell'Italia...ma non è un problema perchè il Giappone è una nazione a moneta sovrana che può ripagare tutti i debiti che vuole denominati in yen...ma che te lo dico a fare, tanto ad occhio e croce tu sarai convinto che ci sia ancora convertibilità fra moneta e oro e la data del 1971 non ti dice niente...

      4) "Tra l'altro l'indebitamento privato degli americani è irrilevante ai fini economici e riguarda solo qualche giovane e qualche scansafatiche oppure le solite frangie anarchizzate e sovversive."...cavoli, ma dal 2008 ad oggi dove sei stato sulla luna??? la parola titoli subprime ti dice niente, fallimento Lehman Brothers...boh, tutti quei debiti privati (379% del PIL) chi li avranno fatti? gli esquimesi forse???

      5) Su Keynes invece non mi pronuncio proprio, perchè per come sei messo con il cervello, a stento riesci a capire il senso di una frase composta da soggetto, verbo e predicato, di più non puoi fare...figurarsi mettersi a ragionare su relazioni matematiche, somme, addizioni, scomposizioni, giammai, non sia mai che ti rovini il cervelletto nuovo di pacca...ti serve per quando dovrai fare il primo ministro del centesimo governo di falsi tecnici...alla Monti per intenderci!!! In bocca al lupo Giovanni, il cammino è ancora lungo, ma io so che tu puoi farcela, hai le carte in regola per diventare qualcuno....soprattutto se dietro di te hai un bravo paparino che ti sponsorizza!!!

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    2. Giovanni, penso e spero per te che il tuo commento sia sarcasmo puro e provocazione.
      Ho letto poche volte tante fregnacce in così poche righe.
      Ovviamente, non avevo dubbi, Piero ti ha risposto con il consueto garbo, in maniera impeccabile.

      David

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  12. Giovanni sarò breve: ho a che fare con gente del tuo calibro diverse volte al mese, la sera, in un locale di Roma, con il mio quasi ragazzo (ma se continua a dire le cose che tu pensi lo mollo!!)e quindi ho molta meno pazienza di Piero a risponderti.
    Io non capisco molto di economia ma siccome tu sei al mio stesso livello e forse anche al di sotto di questo, ti risponderò.
    Ho un cugino che ogni volta che apre bocca crede a quello che dice pure se quello che dice si può riassumere in due parole: idiozie sesquipedali!
    solo che lui ha 17 anni, a quell'età di credi un Dio pure se non hai la forza di dire alla ragazza che ti piace "ti amo".
    Tu - se è vero che sei un studente di economia e non un trollone da guinness - non hai 17 anni e non sei scusato.
    Se veramente sei uno studente di economia allora non capisci un tubo di economia perché non hai mai aperto un libro di economia in vita tua.
    Io, pochi giorni fa, ho preso in mano un libro di economia, ho scrollato la polvere di dosso e ho iniziato a leggerlo. Oggi ho letto le tue elucubrazioni e ho cercato... e ho trovato.

    le politiche recessive sono dannose e inefficaci.
    in un'economia ideale le tasse si aumentano in fase di espansione; si diminuiscono in fase di recessione.
    lo sai perché? perché l'economia si muove su tante cose e a muoverla sono anche quelli come me e come te e come tanti altri che comprano prodotti, quei prodotti vengono venduti e tutto questo circolo crea occupazione, produzione, e sviluppo.
    l'economia si muove. se nessuno comprasse la produzione non si avrebbe e l'economia non produrrebbe ricchezza.
    avrò detto bene? avrò letto bene?
    in sostanza che succede se io tasso il povero Cristo, consumatore di beni di ogni tipo? succede che il povero Cristo compra di meno, si indebbita di più per vivere e alla fine la produzione produce di meno.
    l'economia si ferma.
    e se l'economia già è ferma è arduo rimetterla in modo se i consumi calano?
    non so spiegarmi meglio.
    ecco la fesseria: nel tuo incubo economico che chiami realtà (tutta tua, nella tua dimensione!!) la cura sarebbe peggio del male. far ripartire l'economia abbbattendo il consumo!
    micidiale!
    sarebbe a dire: se mi si scrosta il soffitto e la carta da parati cade a pezzi chiamo un'impresa di demolizioni e butto tutto giù, magari pure la casa del vicino o l'appartamento sovrastante..
    va be. più tasse in recensione, lo hai scritto te! quindi cose cosa posso aggiungere.
    Niente. Sono troppo nervosa, scrivo a scatti lo vedi no!?
    Non vado oltre, non scendo più giù. non ne vale la pena. il tuo messaggio è penoso, il tuo pensiero inquietante.
    la tua preparazione economica nulla, più della mia. che è tutto dire.
    Il tuo modo di ragionare - in un mondo ideale - sarebbe materia di studio per un esame di psichiatria forense. Nel nostro mondo è perfettamente lineare e corretto. Che mondo!!
    buona giornata e non ti prendere la briga di rispondermi.
    non c'è niente da aggiungere.

    studente della Luiss

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  13. carissimi (e focosa Lucy)la matematica mi dice esattamente che se i soldi non ci sono occorre prenderli con le tasse. non si esce. Non possiamo fare come dite voi: abbassiamo le tasse. e poi? dove li prendiamo i soldi? tagliare i partiti non mi pare giusto perché la democrazia senza partiti non è democrazia; quello che bisogna fare è tassare, tagliare gli sprechi dei ministeri, degli enti inutili, se possibile lottare contro l'evasione fiscale.
    Poi se per voi economia vuol dire associazione umanitaria questo è un altro conto. Prima vengono i soldi, poi le allocazioni dei soldi, quindi il debito pubblico. MOlto più sotto i diritti dei lavoratori che - viziatissimi - ne hanno pure troppi.
    io la penso così: se la democrazia diventa un impedimento all'economia allora occorre rivederne il significato; se i diritti di lavoratori ostacolano il liberalismo allora quei diritti vanno cestinati senza se e senza ma.
    Chi vuole opporsi a tutto ciò si sposta verso il terrorismo e i terroristi non hanno diritto di parola, di opinione, di sciopero. per loro c'è solo la galera.

    spero di essere stato ulteriormente chiaro.

    guardatevi le ultime notizie, un tizio, presumibimente un relitto umano quindi un terrorista si è barricato a Bergamo nell'agenzia delle entrate perché nella sua grama vita ha fatto troppi debiti. Ora quel signore merita di essere abbattuto dalle forze speciali o recluso per attentato alla costituzione e perché non è più un ingranaggio valido per il sistema.
    e se qualcosa si rompe si sostituisce e la cosa rotta si butta.

    voi forse riuscite ad avere paladini tra disoccupati e gente simile, sovversivi, terroristi, ma io vi garantisco che la società deve andare oltre.
    Monti merita rispetto (in un Paese civile parlarne male già sarebbe reato) e rispetto merita la Germania la quale persegue il benessere dell'Europa e la pace sociale.
    Paese forte che presto ne farà vedere delle belle alla cina dominandola e sottomettendola.
    Paese che ha fatto dell'austerità la sua ricchezza anche se a volte ha limato alcune regole ma un Paese forte può fare ciò che vuole e come vuole.

    Giovanni

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  14. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  15. <3 giovanni , davvero quando ho letto 'gli Usa che hanno un debito pubblico elevato ma che a causa dell'ottima gestione politica e dei soldi distribuiti tra tutti i ceti sociali riescono ad essere un esempio di democrazia e di brillante Paese in ripresa.' ho sorriso ma con quest' ultimo commento
    ti sei superato ! ho il sospetto che tu sia istwine ! pero' anche non lo fossi davvero il tuo sarcasmo è raffinato , pratimente sta' scrivendo quello che pensano veramente mmonti draghi il politico piddino medio e tutta la redazione della repubblica ! sei un grande resta con noi ! <3 <3 <3

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    1. Concordo con te, Robert...non può essere vero, ci sta prendendo in giro...Giovanni è fantastico, non può essere bannato per nessuna ragione al mondo, perchè in un unico geniale commento ha raccolto tutti i luoghi comuni dell'italiano medio...manca solo qualche accenno al calcio e alla gnocca e lo stupidario è completo...non commenterò più nessun intervento di Giovanni, ma attenderò con impazienza altre sue brillanti esternazioni di raffinatissimo sarcasmo...secondo me è uno che lavora per Spinoza...

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    2. perfetto spinoza ! :) è da tanto che non lo guardo ma lo stile è quello , molto ben costruito (chissa' se è istwine veramente ...) a me fa molto sorridere :p

      ps:e ne ho bisono perchè mi si è rotta una scheda madre vecchio socket dannazione !:(

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  16. Giovanni io devo correggermi. Forse ho giudicato male quello che hai scritto. Credevo fossi un neoliberista invece da quello che scrivi o sei un comico dotato di un grande umorismo oppure sei un neoliberista orwelliano o naziliberista vedi te.
    Che la democrazia deve piegarsi ad interessi economici e i diritti dei lavoratori vanno cestinati se sono d'impaccio denota un pensiero autoritario, totalitarista, dittatoriale.
    Per queste tue sparate sono orientata a vederti come un comico, mi auguro che tu sia un comico, altrimenti la situazione si fa preoccupante. Potresti fare coppia con Carlo dell'altro post.
    il mondo dei blog mi piace perché è vario e si possono incontrare persone motivate, più o meno serie oppure burloni e troll di vario tipo.
    Poi ogni tanto capita pure il fascista della domenica ma di solito si limita a tifare per qualche squadra di calcio oppure ad intrupparsi in qualche sito a tema.
    Commentare quello che scrivi è superfluo. Tanto varrebbe leggersi il Meinkamf, dice più o meno le stesse cose che scrivi te, quindi per quanto mi riguarda ignorerò ulteriori tuoi commenti.
    Lodevole la pazienza di Piero, fossi io moderatrice di un blog ti avrei da tempo bannato.

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  17. Che forza ! Spero davvero che sia stato Istwine a tirarci il pacco! Non conoscevo questa forma di divertimento....e' stata un'esperienza

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  18. forse non mi sono spiegato bene io o forse non avete bene a mente gli ingranaggi dell'economia. In primo luogo io voglio farvi notare che mi occupo di economia già da prima che mi iscrivessi all'università. Posso tranquillamente affermare che quando mi sono diplomato Gesù era ancora bambino. Quindi ho una certa dimestichezza con l'economia e se affermo che gli Usa hanno una crescita di ben 883 punti (non gli 883 di hanno ucciso l'uomo ragno) vuol dire che macinano qualcosa come 45% di crescita al mese che tradotto in un anno viene fuori un numero imponente.
    Non voglio andare oltre.
    Insomma. non saprei cosa altro dire dovete fidarvi di me.
    questo periodo economicamente recessivo, questo periodo freddo come le terga di una strega, questo periodo di forte compressione sociale ed economica sta finendo.
    fidatevi

    Giovanni

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