Questa settimana
sarà decisiva per salvare l’euro e per il futuro dell’intera eurozona. Quante volte avete sentito ripetere questa
frase? Dall’inizio della crisi finanziaria, nel lontano 2008, e per quasi quattro anni di fila, penso decine, forse centinaia di volte. Quando non si vuole risolvere
un problema, perché non si può o non si conosce concretamente la soluzione, l’unica alternativa è quella di
temporeggiare e procrastinare il momento della decisione definitiva: i
tecnocrati europei, insieme ai politici fantoccio che di volta in volta si sono
alternati al governo dei paesi, sono diventati ormai dei maestri nell’arte di
creare aspettative che possano tenere costantemente in tensione i mercati e
gonfiare un po’ le borse di tutta Europa. Con ogni probabilità senza questi
stratagemmi puramente mediatici, la situazione dell’eurozona sarebbe già
sprofondata ad un livello ancora più infimo di adesso e l’asticella di
pericolo, quella che segna il confine fra la frantumazione e la sopravvivenza
dell’unione monetaria più sbagliata di tutti i tempi, sarebbe stata raggiunta e superata da un pezzo.
Tuttavia, anche
se non si tratterà affatto della settimana decisiva per la sorte dell’euro,
bisogna ammettere che in questi giorni l’agenda dei tecnocrati e politicanti
europei è davvero fitta di impegni e di incontri. L’evento sicuramente più
importante e più atteso è la riunione
del consiglio direttivo della BCE di giovedì prossimo 2 agosto, quando il
governatore Mario Draghi spiegherà
al mondo degli investitori finanziari quali straordinarie e magnifiche misure non convenzionali intende
utilizzare questa volta per tenere a galla l’euro: presumibilmente comunicherà
l’inizio di un nuovo programma SMP (Securities Market Programme) di acquisto
di titoli di stato sul mercato secondario, che riesca a calmare l’inarrestabile
corsa al rialzo degli spreads, soprattutto
quelli italiani e spagnoli. Oppure indicherà le modalità con cui la BCE intende
operare come intermediario del fondo salvastati EFSF prima e del MES
dopo, esperimento questo che consente alla banca centrale un maggior spazio di
intervento, dato che potrà intervenire nell’acquisto dei titoli sia sul mercato
secondario che primario. Visto che le effettive perdite per le casse dello
stato si decidono durante il collocamento
dei titoli nelle aste primarie mentre sul mercato secondario si condiziona
più che altro la solidità dei bilanci delle banche che sono stracolme di
titoli, è chiaro che la seconda tipologia di intervento della BCE sarà più
incisiva e provvidenziale, soprattutto per le nostre tasche. Peccato però (c’è
sempre un però quando si tratta di difendere i risparmi dei comuni cittadini) che
i soldi per finanziare i fondi salvastati li sborsiamo noi cittadini europei,
quindi le nostre tasche saranno massacrate ugualmente e si verrebbe a creare
uno strano corto circuito in cui noi stessi paghiamo in anticipo per comprare
dei titoli che saremo obbligati a pagare una seconda volta alla scadenza per
rimborsare noi stessi.