La complessità spesso spaventa e pur di non guardarla dritta in faccia
e capire quanto è profondo e difficile il cammino che porta alla verità, preferiamo trincerarci dietro
facili semplificazioni: la spesa pubblica improduttiva, la casta spendacciona,
la corruzione. A volte queste semplificazioni
sono necessarie per non appesantire troppo il discorso e rendere scorrevole il
ragionamento, altre volte invece rischiano di farci precipitare verso la più
assoluta vacuità. Deragliamo facilmente dalla giusta direzione, sbagliamo il
bersaglio. Un’analisi molto più accurata di ciò che succede negli ingranaggi
dell’amministrazione pubblica, come quella proposta dall’ottimo blog Orizzonte48, ci mostra invece come con
prudenza, lucidità, competenza si possa aprire un varco di luce all’interno del
palazzo e una volta capiti alcuni suoi meccanismi, distorsioni, cominciare ad
avere meno paura di quella complessità che tanto ci spaventa. La sensazione di
sospensione e disorientamento che ho avuto io leggendo questo articolo tutto d’un
fiato è stata molto simile a quella fuga onirica e surreale che si prova
leggendo i libri di Kafka (il Processo e il Castello in particolare). Vi
consiglio di leggere con attenzione questo articolo, magari a pezzi, a piccoli
sorsi, per assimilarlo e metabolizzarlo bene. Ne vale la pena. E’ un
arricchimento in tutti i sensi.
Dopo aver perso molto tempo
utile dietro vani tentativi di dare forma e sostanza ad un Movimento Democratico Aggregante per la riconquista della sovranità
nazionale a tutti i livelli, mi sono accorto amaramente che forse ancora è
troppo presto, è prematuro perché si creino solo le basi per la nascita di un
simile Movimento. Nei prossimi mesi vedrete sfilare davanti a voi tanti carrozzoni elettorali colorati di
arruffapopoli al grido di: “Sovranità
Monetaria! Fuori dall’euro! Piena Occupazione! Noi siamo i giusti! Noi siamo i
vincenti! Noi siamo l’Italia”. Ma per esperienza personale e diretta vi
dico che all’interno di questi Movimenti c’è il vuoto più assoluto, nessuna percezione
reale della complessità dei problemi che ci troviamo ad affrontare, solo slogan accattivanti, emotività allo stato puro, fanatismo della peggiore specie e la foga, la fretta, l’affanno di
conquistare qualche poltrona in parlamento. Per non parlare poi dell’opacità mostruosa con cui vengono gestiti
i processi decisionali interni, il flusso di denaro, la selezione della presunta classe dirigente,
la condivisione dei metodi e delle
regole, la contraddizione di termini
nel voler combattere il sistema
oligarchico e privatistico che ha imposto dall’alto l’Unione Europea ai
popoli senza chiedere mai la legittimazione democratica dei cittadini
riproducendo esattamente al proprio interno i suoi stessi vizi di forma: tutto
viene calato dall’alto, lavorando sulla pressione
e il ricatto psicologico, in nome della continua eccezione alla regola, alla forma, al metodo perché i tempi sono
stretti ed è talmente tanto importante il nostro obiettivo che qualche accelerazione è d’obbligo. Vi ricorda qualcosa questo modo di fare e
di pensare?