Come sappiamo bene, il debito pubblico, a torto o a ragione, è considerato oggi uno dei
maggiori problemi degli stati più sviluppati. Abbiamo già detto che la questione
è spesso più linguistica che reale, perché per i paesi a moneta sovrana il
debito pubblico non è mai stato una vera minaccia, mentre al contrario
l’eurozona ha scelto politicamente di rinunciare alla sovranità monetaria per
ragioni ancora oscure ed incomprensibili. La soluzione quindi non è tanto
trovare le risorse finanziarie per rimborsare il debito pubblico, quanto
piuttosto ritrovare la lucidità e l’intelligenza necessarie per capire che il debito pubblico
è soltanto un’arma psicologica diabolica
utilizzata da chi ha interesse a confondere e tenere sotto pressione l’opinione
pubblica.
In questo interessante articolo pubblicato sul sito
New Economic Perspectives l’economista americano Dan Kervick mostra con alcuni semplici esempi quale sia la reale origine
e natura del debito pubblico: una scrittura
contabile o una partita di giro
fra due reparti del governo nazionale, che ha poca influenza nell’economia
reale. Il debito è un differimento futuro di un pagamento, che per essere
rimborsato con gli interessi necessita di una migliore situazione economica
rispetto a quella attuale. Se consideriamo però che i meccanismi di crescita del debito non sono ormai più compatibili
con le possibilità di crescita economica di un mercato mondiale in cui le
risorse sono finite e limitate, eliminando e abolendo la pratica del debito,
quantomeno quello pubblico, potremmo ritornare ad avere una visione più
realistica e sostenibile degli eventi futuri. Cominceremo ora a vedere in che
modo analizzando il caso degli Stati Uniti, per concludere con la situazione
paradossale dell’eurozona.