venerdì 29 giugno 2012

TANTO RUMORE PER NULLA: L’EFFETTO ANNUNCIO E LE CONSEGUENZE DEL VERTICE EUROPEO



“Il Vertice Europeo di Bruxelles si è chiuso con un grande successo per Italia e Spagna che sono riuscite a mettere al muro la Germania dell’inflessibile cancelliera Merkel, grazie all’accordo sulle misure di contenimento degli spreads fortemente volute dal presidente del consiglio Mario Monti e alle nuove disposizioni raggiunte dal primo ministro Mariano Rajoy per il piano di salvataggio delle banche spagnole. La crisi dell’eurozona è già praticamente alle spalle, un vecchio ricordo da dimenticare in fretta e ricomincia una nuova fase di espansione e prosperità per tutti i paesi europei, nessuno escluso. Il primo ministro italiano Mario Monti coadiuvato dal collega spagnolo Mariano Rajoy hanno con caparbia ostinazione minacciato di far saltare i tavoli delle trattative in corso se non fossero state approvate le richieste avanzate da entrambi e alla fine la cancelliera Angela Merkel ha dovuto cedere, derogando alla linea del rigore e concedendo finalmente respiro a tutte le nazioni più in difficoltà dell’eurozona che rischiavano di soffocare per asfissia. Entusiastica la reazione dei mercati, tutte le borse europee sono in forte rialzo e lo spread dei titoli di stato italiani è sceso di 40 punti base nel giro di un’ora”.


Se voi foste un investitore finanziario mediamente sprovveduto cosa fareste dopo aver ascoltato o letto un simile annuncio? Comprare. Comprare a buon mercato titoli pubblici italiani, spagnoli, ma anche titoli privati di tutte le banche europee, che presumibilmente avranno una maggiore barriera di protezione e saranno destinate ad irrobustirsi nei prossimi mesi, grazie alle ricapitalizzazioni fornite dai fondi di salvataggio. E’ un comportamento quasi istintivo, che non ha nulla di razionale, perché se andiamo a fondo nella lettura degli accordi raggiunti, o meglio strappati con straordinaria caparbietà da Monti e Rajoy al Vertice Europeo di Bruxelles, ci accorgiamo che non c’è nulla di nuovo e in verità non è stata posta nessuna seria condizione per incidere concretamente sulla ripresa economica di Italia e Spagna. Ma per capire meglio come funziona l’effetto annuncio, che fa rimbalzare straordinariamente sia le borse che l’umore, facciamo un esempio comprensibile a tutti.

giovedì 28 giugno 2012

ITALIA-GERMANIA, LA PARTITA DELL’EURO E’ PERSA IN PARTENZA PRIMA DEI SUPPLEMENTARI



Italia-Germania è un classico del calcio, che ha infiammato intere generazioni di tifosi: dalla mitica partita del 1970 a Città del Messico, vinta dagli azzurri 4-3 dopo estenuanti tempi supplementari, passando alla storica vittoria nel mondiale spagnolo del 1982, fino alla semifinale del campionato del mondo del 2006 dove gli italiani furono capaci di battere in casa i tedeschi a Dortmund per 2-0, sempre dopo i supplementari. Questa sera la sfida calcistica si ripete con lo stesso fascino di sempre e siccome la palla è rotonda sarà difficile fare un pronostico: secondo i bookmakers la Germania parte nettamente favorita, ma scaramanzia vuole che proprio in questi casi l’Italia tira fuori il meglio di se e si dimostra puntualmente più forte degli avversi auspici. Staremo a vedere. Sempre oggi però a Bruxelles, durante l’ennesimo decisivo Vertice Europeo che dovrà sancire il futuro dell’eurozona, si gioca un’altra partita ben più importante fra Italia e Germania, che a differenza di una semplice gara di calcio che una volta terminata non lascia traccia nella vita di un popolo, può causare diversi danni sia ai cittadini italiani che tedeschi.


In questa particolare partita infatti non c’è alcuna vittoria in palio, ma solo un modo di redistribuire le perdite dopo dieci anni di follia europeista, bolle speculative finanziarie e squilibri commerciali. Alla fine il conto di questo fallimento del progetto dell’unione monetaria europea qualcuno dovrà pure pagarlo, e dopo che i paesi più deboli ed esposti della periferia come Irlanda, Grecia, Portogallo, Spagna hanno già iniziato a saldare la parcella più salata in termini economici e sociali, adesso tocca proprio a Italia e Germania chiudere la partita. O la spunta l’Italia con la sua richiesta di socializzazione del debito e abbassamento degli spreads, oppure la Germania con la sua smania di controllare e tenere a stecchetto i bilanci delle altre nazioni. Una partita impari, perché dopo un anno esatto di crisi finanziaria, l’Italia ne è uscita con le ossa rotte, mentre la Germania, nonostante qualche cedimento sul finale, ha ancora un organico competitivo e procede a ranghi serrati. Qualunque sia l'esito di questo scontro, una cosa però è certa: difficilmente questa sfida fra italiani e tedeschi terminerà ai tempi supplementari, perché se non si arriverà ad un risultato entro domani o al massimo entro le prossime settimane, l’euro, la moneta unica che è anche l’oggetto del contendere, potrebbe distruggersi prima del fischio finale.

lunedì 25 giugno 2012

LA CRISI FINANZIARIA IN ITALIA, LE BANCHE E LA PRIVATIZZAZIONE DELL’ACQUA PUBBLICA


Oggi facciamo un po’ di dietrologia come si deve, con dati e riferimenti precisi che potrebbero aiutarci a capire cosa si sta muovendo dietro le quinte di questa opera buffa chiamata eurozona. Non credo alle teorie del complotto, ovvero alle storie che narrano di incontri segreti in cui quattro o cinque personaggi oscuri e potentissimi decidono a tavolino i destini del mondo. Per il semplice fatto che ormai tutto avviene alla luce del sole (soltanto chi non vuole capire non capisce) e gli interessi dei vari potentati, lobbies, gruppi di potere, multinazionali sono talmente variegati e complessi che è davvero difficile riuscire a conciliarli tutti in un unico progetto egemonico. I delfini dei Rothschild o dei Rockefeller non sembrano dotati di un'intelligenza così sopraffina da essere in grado di coordinare disegni e programmi che vadano oltre l’organizzazione già di per se intrigatissima dei loro affari di famiglia. E lasciando per un attimo in disparte miti e leggende della rete, è appunto questo il motore che muove tutti i burattini che si agitano davanti e dietro il sipario: gli affari. I soldi. E il modo per fare ancora più affari e soldi. 

  
Queste persone di cui sentiamo spesso parlare con toni quasi luciferini o apocalittici sono troppo arroccate a difendere i loro immensi patrimoni per avere il tempo di mettersi a studiare piani di nuovi ordini mondiali, che abbiano finalità diverse da quelle menzionate sopra: soldi, affari, accumulazioni di ricchezze. Tutte quelle conferenze a porte chiuse del Gruppo Bilderberg o della Commissione Trilaterale non sono altro che riunioni riservate per uomini d’affari e per professionisti, giornalisti, politici che possono agevolare il compito di chi è ossessionato dai soldi e ha questo unico scopo nella vita. Pensare che in questi convegni si possa parlare di altro, fuori dai soliti temi dell’economia, della finanza, delle strategie comunicative e delle prospettive future di guadagno, è a mio modo di vedere fuorviante. Con tutta la fantasia possibile, i membri italiani di volta in volta invitati a partecipare a queste conferenze come Romano Prodi, Mario Monti, Carlo Azeglio Ciampi, Emma Bonino o più recentemente la giornalista Lilli Gruber non possono essere a conoscenza di disegni di oppressione o sterminio dell’umanità, ma al massimo vengono istruiti sui modi in cui deve comportarsi un politico o un giornalista provetto per imprimere a fuoco sulla massa il messaggio propagandistico che più affari portano più benessere per tutti e la crescita economica corrisponde al progresso della civiltà. Basta sentirli parlare fra una battuta e l'altra, un dibattito e l'altro,  per capire che in fondo questi personaggi facilmente manipolabili con promesse di successo e di carriera appoggiano tutti ciecamente e senza riserve la medesima linea di pensiero.

giovedì 21 giugno 2012

MODERN MONEY THEORY MMT, SESTA LEZIONE SULLO STRANO CASO DELL’EUROZONA


Mai lezione dell’economista Randall Wray, principale fondatore e sostenitore della Modern Money Theory MMT, poteva essere più attuale, perché in effetti oggi l’eurozona è il caso più strano di istituzione politica-economica del mondo e sicuramente quello più studiato e seguito dagli osservatori internazionali (una specie di Doctor Jekyll e Mister Hyde della politica e della finanza, un tempo modello di prosperità e sviluppo e ora simbolo di declino e recessione). I riflettori sull’eurozona sono stati puntati a partire dallo scoppio della crisi del 2008, ma in effetti parecchi economisti, fra cui lo stesso Randall Wray o Charles Goodhart, avevano fatto notare già dal 1990, due anni prima della firma dei trattati di Maastricht, che l’eurozona era un progetto insostenibile e inadeguato che non avrebbe mai potuto superare le criticità di una qualsiasi forma di crisi finanziaria o economica interna o globale. I fatti stanno dimostrando che le loro analisi erano corrette e l’eurozona avrà bisogno a breve di una trasformazione radicale della sua struttura portante se vuole continuare a stare in piedi ancora per qualche anno.


Dato che nelle prossime lezioni esamineremo nel dettaglio le operazioni fiscali e monetarie che può effettuare una nazione con moneta sovrana (Stati Uniti, Gran Bretagna, Giappone), era opportuno aprire questa parantesi sullo strano caso dell’eurozona, dove appunto non esiste una moneta sovrana e non c’è di conseguenza alcun legame fra le politiche fiscali del governo (spesa pubblica e tassazione) e la scelte di politica monetaria della banca centrale BCE (tassi di interesse, riserva obbligatoria, operazioni di rifinanziamento del settore bancario, mantenimento della stabilità dei prezzi). Non entreremo nei dettagli della stretta attualità, perché gli eventi si muovono troppo velocemente e non possiamo sapere come verranno gestiti di qui a qualche mese, ma anche a giorni (vedi prossimo vertice europeo del 28 e 29 giugno a Bruxelles) dai burocrati dell’Unione Europea e dai capi di governo dei singoli stati (anche se lo possiamo intuire). Ma sappiamo già per certo che un cambiamento di impostazione di tutti i paesi membri sarà necessario per rendere sostenibile l'intero progetto.

lunedì 18 giugno 2012

GLI STATI UNITI D’EUROPA, IL MITO DELLA SINISTRA CHE HA DEVASTATO L’OPINIONE PUBBLICA ITALIANA


Paolo dal Pozzo Toscanelli (Firenze, 13971482) è stato un matematico, astronomo e cartografo italiano. Grazie alle sue competenze in materia si prese un giorno la briga di inviare una lettera a Cristoforo Colombo, con la quale lo esortava vivacemente a mettersi in viaggio per raggiungere le Indie tramite la traversata dell’oceano Atlantico. Le sue carte geografiche non erano certo impeccabili, perché includevano molti degli errori di calcolo e di misura caratteristici dell’impostazione tolemaica e geocentrica del mondo, ma erano quanto di meglio si poteva trovare all’epoca. Lo stesso fratello di Cristoforo, Bartolomeo Colombo, era un abile cartografo e diede diverse dritte al fratello in vista del suo primo memorabile viaggio nelle sconosciute Americhe del 1492. Pochi anni dopo questa incredibile e rivoluzionaria scoperta, in Italia si sviluppò una vera e propria scuola di cartografia, che vide come massimi esponenti Giacomo Gastaldi, Ignazio Danti e Mercatore.


In generale il Rinascimento Italiano fu uno dei periodi più prosperi e floridi dal punto di vista economico, culturale, artistico della nostra storia e forse, senza peccare di presunzione, dell’intera storia dell’uomo. Mai in nessuna epoca precedente o successiva ci fu un pullulare così fecondo di nuove idee, invenzioni, visioni, opere d’arte universali di valore inestimabile. Dalle piccole botteghe artigiane gestite dalle maestranze locali uscirono fuori artisti del calibro di Michelangelo, Leonardo da Vinci, Raffaello, e poi architetti come Brunelleschi o Palladio, il quale aveva in mente dei progetti spesso mai realizzati per costruire città ideali e organicamente collegate che oggi farebbero impallidire di vergogna i promotori della mobilità sostenibile, delle zone a traffico limitato, delle targhe alterne. I mercanti veneziani avevano in pratica tutto il controllo degli scambi marittimi nel Mediterraneo, e le nostre pregiate stoffe, confezionate a Firenze e dintorni, venivano commerciate dall’Olanda fino alla Turchia. E poi i banchieri di Genova, e ancora i cantieri navali di Pisa, Amalfi, Napoli, Palermo. Dalle diversità culturali, caratteriali e ambientali della nostra penisola si era riusciti a costruire un mosaico quasi perfetto di comuni e città che faceva della nostra penisola un centro di snodo fondamentale per tutti i popoli del mondo conosciuto. Senza sbilanciarci troppo con gli ordini di grandezza, a quel tempo il mondo parlava italiano.

giovedì 14 giugno 2012

IL CONTO ALLA ROVESCIA E’ PARTITO, MANCANO TRE MESI AL CROLLO DELL’EURO


Le parole dello speculatore finanziario Soros sulla fine dell’euro hanno cominciato a fare breccia nei palazzi che contano. Il direttore del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde ha ripetuto pari pari la profezia di Soros sui presunti tre mesi di tempo che mancherebbero al crollo definitivo della moneta unica. Intanto in Italia il presidente del consiglio fantoccio Mario Monti rassicura tutti dicendo che noi siamo un paese più solido della Spagna, quando solo poche settimane fa il confronto veniva fatto con la Grecia: insomma è cambiato e di molto direi il termine di paragone, creando un clima di nervosismo generalizzato che ha contagiato ovviamente i mercati, i quali senza dare troppo peso alle garanzie di tenuta del paese fornite dal premier farlocco hanno colto la palla al balzo per fare un po’ di speculazione a brevissimo termine sulla volatilità di quotazione dei titoli pubblici italiani. In fondo, questo per gli speculatori finanziari è un ottimo periodo per fare affari, perché maggiore incertezza e oscillazione in borsa creano sempre le premesse per fare elevati profitti.


Solo ieri l’asta da €6,5 miliardi di BOT ad un anno ha registrato un balzo del rendimento fino a 3,972%, quasi il doppio rispetto al precedente 2,34% e tornato ai livelli di dicembre scorso, confermando quindi che l’effetto del salvataggio delle banche spagnole preoccupa i mercati e avrà delle ripercussioni evidenti sulla nostra spesa per interessi. Se tre mesi è l’arco temporale in cui l’Unione Europea deve mettere a punto un piano credibile di messa in sicurezza e sostegno all’economia dei paesi membri, il mese di giugno rimane però cruciale per tanti altri motivi, perché a parte le elezioni politiche in Grecia del 17 giugno che potranno cambiare di poco o nulla le sorti dell’unione monetaria più disastrata e malandata di tutti i tempi, nel prossimo vertice europeo del 28 e 29 giugno a Bruxelles si stanno spostando tutte le speranze di trovare un compromesso fra le richieste di austerità della Germania e le suppliche di qualche contromisura espansiva dei paesi periferici. Tuttavia, considerando i fallimentari tentativi del recente passato, siamo quasi certi che anche questo vertice si risolverà in una bolla di sapone.
  

lunedì 11 giugno 2012

FINE DELL’EURO ATTO SECONDO: LA SPAGNA E’ CADUTA E CHIEDE AIUTO ALL’UE, CHI SARA’ IL PROSSIMO?


Continua la drammatica opera buffa che coinvolge da ben tre anni tutti i 17 paesi dell’eurozona, con nuovi colpi di scena e capovolgimenti di fronte che però essendo quanto mai prevedibili non sorprendono più nessuno: a causa dell’elevato debito privato accumulato negli anni passati stanno ormai cadendo come birilli uno dietro l’altro tutti i paesi della periferia dell’area euro, Irlanda, Grecia, Portogallo, Spagna, persino la microscopica Cipro ha intenzione di chiedere aiuti all’Unione Europea per €1,8 miliardi per ricapitalizzare la seconda banca nazionale Cyprus Popolar Bank (che risulta esposta guarda caso proprio con i titoli di stato spagnoli sempre più deprezzati). Dopo aver visto nel primo atto le ripercussioni della crisi dell’eurozona in Germania, vediamo adesso più da vicino come procede l’interminabile commedia spagnola, che sabato scorso ha vissuto sicuramente l’apice del pathos.


Dopo due anni di tira e molla, il ministro spagnolo per l’economia Luis de Guindos (foto sopra, strangolato "simpaticamente" dal presidente dell'Eurogruppo Junker) ha rotto gli indugi e ha chiesto aiuto all’Unione Europea per un fondo di salvataggio da €100 miliardi per ricapitalizzare il sistema bancario a pezzi del paese, che dal momento dello scoppio della bolla immobiliare e della discesa inarrestabile del valore dei titoli di stato spagnoli non si è più ripreso. Badate bene, il ministro non ha chiesto aiuti finanziari per coprire i buchi del bilancio pubblico, che nonostante l’insostenibile aumento dei rendimenti sui titoli di debito tutto sommato ancora regge discretamente, ma per aiutare in modo diretto e specifico le banche private che sono più esposte nel settore immobiliare, fra cui il colosso bancario nazionale Bankia. Quindi ancora una volta ribadiamo che la principale causa della crisi dei paesi della periferia europea nasce sempre da un eccesso di debito privato e solo in una seconda fase diventa un problema di debito pubblico, perché i governi sono costretti ad indebitarsi con i creditori istituzionali (FMI, UE) per andare in soccorso al settore bancario disastrato.

venerdì 8 giugno 2012

FINE DELL’EURO ATTO PRIMO, LA GERMANIA COMINCIA A FARE I CONTI CON LA CRISI


Aggiornamenti dal fronte. E' iniziata la guerra strategica di posizione fra le varie nazioni che sono coinvolte da ben tre anni nel più cruento conflitto commerciale e finanziario che abbia mai infiammato l'Europa. Sapevamo già che giugno sarebbe stato un mese decisivo per diverse ragioni e in effetti non sta deludendo le aspettative. Ormai chi aveva già previsto con largo anticipo come sarebbero andate a finire le cose ha puntato dritte le antenne sulla Germania, perché è lì che si decidono le sorti dell’Europa, mentre per il resto stiamo assistendo ad un film drammatico già visto. In verità, se non fosse per le sofferenze inferte alle fasce più deboli della popolazione e vista la grottesca e bassa caratura dei personaggi coinvolti, più che di una vera e propria tragedia con immancabili spargimenti di sangue si dovrebbe parlare di un'opera buffa recitata a soggetto dai più esilaranti attori comici che abbiano mai calcato le scene (vedi Monti, Rajoy, Hollande, Merkel e compagnia bella). Prima di fare i conti in tasca alla Germania, vediamo appunto i momenti più salienti di questa farsa.


Innanzitutto per oggi è previsto l’ennesimo venerdì nero delle borse: Piazza Affari ha aperto in netto calo, sotto attacco le maggiori banche italiane i cui titoli azionari sono stati sospesi più volte per eccesso di ribasso. Le preoccupazioni riguardano soprattutto il declassamento del rating del debito pubblico della Spagna che è stato valutato da Fitch con una bella tripla BBB, un pelino sopra il livello di titoli spazzatura (junk bonds), che costringerà molti fondi istituzionali internazionali, fondi pensioni e fondi sovrani, a disfarsi di corsa dei titoli spagnoli detenuti in portafoglio. La Spagna ha ormai parecchia difficoltà a collocare i suoi titoli di stato di durata decennale in asta primaria ad un rendimento inferiore al 6%. Creando molto più di un allarme sulla prossima insolvenza dei conti pubblici spagnoli.

mercoledì 6 giugno 2012

MODERN MONEY THEORY MMT: DOTTRINA MISTICA DELLA MONETA O RIVOLUZIONE CULTURALE?


Prima di continuare lo studio e l’approfondimento della teoria economica americana della Modern Money Theory MMT attraverso le lezioni del professore Randall Wray, mi sembrava opportuno aprire una piccola parantesi e fare alcune precisazioni sui motivi che mi spingono a studiare e ad interessarmi a questa nuova corrente di pensiero, che in verità tanto nuova non è, quantomeno nelle sue tematiche strettamente scientifiche ed accademiche. Tralasciando però per il momento i dettagli tecnici, bisogna riconoscere che nelle sue intenzioni dichiarate il movimento MMT, pur nella grossolana versione strillata o spacciata come facile propaganda di acchiappo, racchiude in sintesi molte delle principali rivendicazioni e istanze sociali che hanno da sempre guidato il processo di emancipazione della civiltà umana dalla barbarie economicista dell’oscurantismo, della repressione e dell’oppressione brutale dell’uomo sull’uomo: l’equità, l’uguaglianza dei diritti e dei doveri, la libertà individuale, la dignità dei lavoratori, l’assistenza ai più disagiati, la solidarietà, lo sviluppo sostenibile.


Basterebbe solo questo breve elenco di principi sacrosanti e universali per giustificare l’interesse verso qualsiasi scuola di pensiero che si propone di rendere concrete ed attuabili tali riforme. Con tutto il dovuto rispetto e avendo chiara le diverse condizioni storiche di partenza, la Repubblica di Platone non presentava lo stesso grado di apertura e partecipazione collettiva alla vita pubblica, politica ed economica di una comunità. Eppure Platone viene spesso osannato come una vetta del pensiero democratico e liberale, un vero maestro del buon governo, mentre chiunque si propone oggi di fare di più e meglio viene subito tacciato di essere un ciarlatano, un visionario, un allocco facilmente suggestionabile e manipolabile. Amara constatazione che nessuno è profeta in patria e la gloria è purtroppo nel migliore dei casi una conquista postuma per tutti gli uomini di buona volontà.

lunedì 4 giugno 2012

LA PAZZA IDEA DI SILVIO BERLUSCONI E IL TRILEMMA DELLE BELLE STATUINE


Era nell’aria. Il cavaliere non stava più nella pelle. Silvio Berlusconi, unico vero leader e fondatore del PDL, non poteva rimanere impassibile a guardare scendere i consensi del suo partito e ha lanciato la sua ultima provocazione, la “pazza idea”. Costringere la BCE a “stampare” soldi per finanziare i debiti pubblici dei paesi periferici oppure iniziare a stampare euro autonomamente attraverso la nostra banca centrale, la Banca d’Italia (indicata nella prima versione del messaggio poi corretta con il nome anacronistico di Zecca di Stato). Ovviamente questa seconda ipotesi è più inverosimile e meno percorribile quantomeno nel breve periodo, perché significherebbe un’uscita definitiva dell’Italia dall’euro e un ritorno ad una piena sovranità monetaria, cosa che per adesso spaventa quasi tutti i politici italiani sia di maggioranza che di opposizione perché comporterebbe un aggravio di responsabilità di cui nessun per il momento si vuole far carico. Mentre sulla prima ipotesi di modifica dello statuto della BCE ci sono in effetti ampi margini di manovra, perché come vedremo dopo è l’unico modo per tenere ancora in piedi l’euro per qualche tempo e consentire un’uscita più ordinata di tutti i paesi dall’euro. Perché sia chiaro che prima o dopo dall’euro si dovrà uscire.  E le ragioni ormai le conosciamo bene da tempo.


Ora non si capisce quanto l’uscita di Silvio Berlusconi sia una trovata pubblicitaria e quanto invece il cavaliere sia davvero convinto che in assenza di una soluzione drastica, l’eurozona sia destinata a disintegrarsi (cosa fra l’altro denunciata dallo stesso commissario per gli affari economici dell’Unione Europea Olli Rehn la scorsa settimana), ma è evidente il tentativo di smarcarsi dal certo fallimento di tutte le politiche di austerità perseguite da Monti sotto la vigile sorveglianza della Germania della cancelliera Merkel. Il giorno in cui l’Italia uscirà dall’euro (è una questione di giorni, di settimane o di mesi al massimo) mandando per qualche tempo in tilt la gestione finanziaria dei conti pubblici e privati italiani, Berlusconi vuole essere il primo a poter dire: “ve l’avevo detto io che dovevamo stamparci i nostri soldi!”. Non so se questo basterà ad impedirgli la fustigazione in pubblica piazza o la cacciata dall’Italia come accadde al suo amico Craxi, ma sicuramente il cavaliere vuole anticipare le mosse ed evitare la brutta fine che sarà riservata a Prodi, Monti, Bersani, D’Alema, Casini, perché questi ultimi le valigie dovranno pur farsele visto i danni che hanno causato da circa trenta anni (1979, ingresso della lira nello SME) a questo paese con la loro disastrosa linea europeista. Sarà difficile convincere gli italiani che si erano sbagliati, visto che ancora oggi, di fronte all’evidenza, queste mezze tacche di politicanti o economisti della domenica continuano a non volere ammettere tutti i loro errori di calcolo o convenienza.