Non
dico di essermi pentito di aver votato il Movimento
5 Stelle, perché è ancora prematuro emettere giudizi definitivi, ma quasi.
Se dovessi dar credito a tutte le voci che si sentono in giro, dalle bizzarre
idee di presunti economisti o esperti affiliati al movimento di Beppe Grillo fino alle dichiarazioni un
po’ confuse e contraddittorie dei neo-deputati del M5S, non c’è proprio da star
tranquilli. Si va dalla solita solfa dei tagli alla spesa pubblica che fanno bene all’economia (per quale ragione non
si sa, ma i dogmi e gli atti di fede sono affascinanti anche per questo
motivo), al ritornello che l’uscita
dall’euro costerebbe agli italiani un 30% di perdita di ricchezza
finanziaria da un giorno all’altro (senza però mai menzionare quanto è costato
e quanto costa oggi la permanenza nell’euro, anche in termini di vite umane), fino
alla sana decrescita economica che
fa tanto ambientalismo ecumenico da parrocchia (vallo a dire a un giovane disoccupato
che non ha nulla o un imprenditore in procinto di fallimento che la decrescita del reddito nazionale fa bene anche lui,
senza beccarti un ceffone in faccia!). Insomma ci sarebbero tanti motivi per
maledire il voto espresso nel segreto della cabina elettorale.
Tuttavia
c’è un breve dispaccio che proviene
direttamente dal direttorio del blog di Beppe Grillo che mi rassicura: “Leggo
e ascolto con stupore presunti "esperti"
discutere di economia, di finanza o di lavoro a nome del M5S. Queste persone
sono ovviamente libere di farlo, ma solo a titolo personale. I contributi sono
sempre bene accetti, ma non l'utilizzo del M5S per promuovere sé stessi. Il M5S
dispone di un programma che sarà sviluppato on line nel tempo da tutti i suoi
iscritti. La piattaforma, uno spazio dove ognuno veramente conterà uno, è in
fase di sviluppo dopo il rallentamento dovuto all'anticipo delle elezioni.” Forse
non tutto è perduto. I cervelli pensanti del M5S hanno capito che bisogna
mettere un freno a questi fenomeni da
baraccone in cerca di celebrità pronti a saltare sul carro del vincitore
portando in dote una vagonata di idiozie che mette i brividi. Dobbiamo dunque
avere ancora un po’ di fiducia in Grillo e nei suoi ragazzi, aiutandoli e sostenendoli
a dipanare il bandolo della matassa, che è già abbastanza ingarbugliato di suo,
utilizzando i dati, i fatti, i ragionamenti più semplici e immediati da
spiegare. I giovani aspiranti statisti del M5S sono e rimangono ancora, a mio
avviso, la nostra ultima speranza per uscire dal guado, a patto però che anche
loro si liberino dai legacci mentali e dalle paludi logiche in cui sembrano
profondamente impantanati. Il loro essere giovani, onesti, puliti, simpatici,
non li giustifica dalla stupidità e dalla mancanza di volontà di capire. Anzi,
è un’aggravante, perché i giovani in genere dovrebbero avere meno sovrastrutture e barriere ideologiche (o solamente psicologiche e di puro calcolo e
convenienza) ed essere più aperti al ragionamento
attivo.
Proviamoci
dunque ad instaurare un dialogo costruttivo
con i giovani del M5S, non diamoli subito per spacciati. Sulla spesa pubblica abbiamo già detto tante
cose, ricordando in molte occasioni che l’economia
è spesa e se non c’è qualcuno che spende, l’economia si ferma, ristagna, arriva
la deflazione e la riduzione degli investimenti, la moneta circolante scarseggia,
fino ad arrivare alle estreme conseguenze del baratto e della violenza tribale
della legge del più forte. Vogliono questo i ragazzi del M5S? Penso di no, non
hanno le facce dei cavernicoli primitivi. Quindi, dovremmo essere tutti i
d’accordo che la spesa, sia pubblica che privata, è il fattore determinante per
riuscire a mandare avanti una moderna e complessa organizzazione democratica ed
economica. In un periodo di recessione
quando la gente riduce i consumi (e non riesce neppure a risparmiare a causa
della contrazione dei salari e dei redditi) e le aziende non investono per le
pessime aspettative di discesa della domanda e dei prezzi, chi deve e può spendere? Lo Stato.
Ci sono dubbi su questo assunto? Oppure i ragazzi del M5S pensano che da Marte
arrivi qualcuno che dal nulla faccia ripartire la nostra economia e ci consegni
magicamente in dono un po’ di “crescita”,
come tutti auspicano, o meglio blaterano? Le condizioni economiche mondiali e
la nostra stessa struttura produttiva non fanno prevedere a breve una qualche
prospettiva di un rilancio trainato soltanto dalla domanda esterna con le esportazioni (vedere a tal proposito il
folle programma americano di tagli della spesa pubblica da $85 miliardi da qui fino
a settembre, che ovviamente avrà ripercussioni anche qui da noi, in Europa).
Il
principale dubbio che assale la mente dell’attivista M5S arrivati a questo
punto è il seguente: “ma noi siamo
spendaccioni, abbiamo sprecato e sperperato per decenni, abbiamo vissuto al di
sopra delle nostre possibilità, c’è la corruzione, la casta, l’evasione
fiscale!”. Ne siamo proprio sicuri?
Per avere una risposta certa ed inequivocabile guardiamo i dati, che a
differenza di qualche trombone della disinformazione sistematica, non mentono.
Almeno dal 1992 ad oggi lo Stato Italiano produce ogni anno avanzi primari di bilancio (guarda
grafico sotto), cioè al netto degli interessi la spesa pubblica corrente e per
investimenti è stata inferiore alle entrate fiscali dovute principalmente alla
tassazione. Quindi l’austerità non è affatto una medicina amara che ci sorbiamo
solo da un anno a causa del cattivo Monti e della spietata Merkel (che comunque
belle persone non sono per nulla), ma è una tortura perenne che ci portiamo dietro da almeno venti anni, perché
prima di questi due moderni satrapi ci sono stati i loro compagni di cordata Amato, Ciampi, Dini, Prodi, D’Alema,
Padoa Schioppa, Tremonti. Ovvero tutta quella inqualificabile classe dirigente che ha portato il nostro paese al
disastro e verso cui voi attivisti del M5S non dovreste mostrare molte
simpatie. O almeno così mi è parso di capire ed è soprattutto per questo motivo che alla
fine ho deciso di dare il mio voto al vostro movimento. Eppure questi
politicanti ignobili hanno perseguito con diverse sfumature programmi di tagli
orizzontali, verticali, obliqui della spesa pubblica e aumenti delle tasse
senza che questo abbia generato uno straccio di vantaggio per la nostra
economia. Anzi, come era facilmente prevedibile, la nostra economia ha cominciato
pericolosamente a collassare e a ristagnare, con l’ovvia ma non trascurabile conseguenza che i
servizi essenziali ai cittadini sono peggiorati fino a ridursi all’osso (a
parte Equitalia, che invece è efficientissima e sappiamo bene perché).
Volete anche voi percorrere questo
cammino fallimentare? Fatelo pure, ma poi non lamentatevi se anche
voi giovani deputati del M5S sarete costretti a prendere al volo l’elicottero
presidenziale per scappare dal tetto, quando la folla inferocita assedierà il Parlamento.
La parola “Argentina” vi dice niente? Perché mai, fra qualche mese, gli
italiani dovrebbero avere un atteggiamento benevolo nei vostri confronti, se vi
sarete resi complici del misfatto, appiattendovi su posizioni che non portano a
nulla e accelerano il disastro? Volete tagliare i vitalizi dei parlamentari,
ridurre i privilegi della casta, tagliare gli sprechi: bene, fatelo. Nessuno vi
dice nulla per queste misure condivisibili e improrogabili, ma sappiate che si
tratta solo di necessari palliativi
e temporanei calmanti, perché la malattia di cui soffre l’Italia non è
affatto quella che avete individuato voi. Per avere un’altra prova di quello
che sto dicendo, vi consiglio di guardare bene il grafico riportato sotto,
pubblicato qualche mese addietro sul sito Byoblu di Claudio Messora. Ebbene, i
tanto vituperati costi della politica
sono quei minuscoli rettangolini in basso a sinistra, mentre i soldi che
l’Italia deve sborsare anno per anno per rispettare i vincoli del Fiscal Compact e del Mes sono quegli enormi rettangoli che
spiccano sulla destra. Stiamo parlando di una scala di grandezza da 1:1000: per ogni milione di euro rubato da
Fiorito o intascato da un onesto deputato, c’è un miliardo di euro che va verso le
banche tedesche, francesi o la stessa Montepaschi di Siena.
Se
voi foste dei dottori e dovreste decidere in breve tempo su quale malattia
concentrarvi, sapendo che una ha un’incidenza, una gravità, una frequenza mille
volte più alta dell’altra, su quale malattia vi concentrereste? Guardando il
grafico riportato sopra, c’è bisogno di fare complicate analisi paretiane o
rette di regressione, per capire quale sono le principali cause di malessere di
una popolazione? Certo, se poi la casa farmaceutica per motivi suoi vi costringe
a lavorare solo sulla malattia meno grave, qualche scrupolo di coscienza prima
o dopo vi dovrebbe venire. Ippocrate si rivolterebbe nella tomba. Così come,
presto o tardi, anche i cittadini
italiani si rivolteranno in massa contro
questo sistema criminale, di cui voi deputati del M5S potete decidere, ora
non domani, di farne parte integrante e di esserne strenui avversari. E’ una
decisione difficile, lo so. Da una parte c’è una vita comoda in Parlamento,
senza troppi affanni, a premere pulsanti verdi o rossi al grido “Ce lo chiede l’Europa”, e dall’altra c’è
un’esistenza fatta di sacrifici,
impegno, studio. Ma ormai, è bene saperlo, ci troviamo in un vicolo cieco e
non esistono più scorciatoie: o andate a sbattere contro il muro facendo da
servili collaboratori di Bersani, Berlusconi, Monti, Merkel, Draghi e compagnia
bella oppure premete il pedale del freno e ingranate la retromarcia. Questa è
una scelta tutta vostra.
Se
vi farete imbrigliare dalla follia della
immaginifica spesa pubblica fuori controllo o del debito insostenibile,
sapete già che sarà a causa di una vostra specifica debolezza o deficienza, perché
non avete voluto o saputo leggere e interpretare i veri dati della realtà. Negli ultimi venti anni queste due voci di
bilancio sono cresciute per motivi che vanno ben al di là di ciò che forse
immaginate adesso: gli accordi capestro
messi a punto dai tecnocrati euristi per mantenere ostinatamente intatte le
attuali caratteristiche dell’area euro e il meccanismo omicida di aumento della
spesa per interessi nel più classico
degli Schemi Ponzi, seguito alla dismissione della nostra Banca Centrale quale acquirente residuale dei titoli di stato in
asta del 1981 e alla successiva apertura alla speculazione finanziaria selvaggia da parte delle banche private. Nessun
cittadino comune ha potuto godere di questi continui deficit di bilancio. Chi
ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità è dunque una ristretta élite politica-finanziaria-mediatica
europea (e mondiale, perché si sa che gli sciacalli si ammassano dove le
condizioni sono più favorevoli per spolpare le carcasse e i cadaveri di intere
nazioni), mentre noi maggioranza
silenziosa siamo stati le vittime incolpevoli e impotenti (almeno fino ad
oggi) di un vero e proprio sciacallaggio
sociale, economico, culturale. Accettando passivamente una riduzione di quei servizi e diritti
essenziali che rappresentano (o meglio rappresentavano) i principi fondanti
di una qualsiasi Costituzione
democratica e di una basilare forma
di convivenza civile.
Semplificando
all’osso la questione, questa è la storia da cui dobbiamo partire e verso cui
dobbiamo andare. E se avete bisogno di maggiori dettagli tecnici sull’argomento,
vi consiglio di leggere attentamente l’articolo riportato sotto tratto dall’ottimo blog Orizzonte48. Se si parla di
malattie della circolazione io mi rivolgerei ad un buon cardiochirurgo, così
come se volete capire qualcosa in più sulla spesa e il debito pubblico, i tassi
di cambio, le aree valutarie, il commercio internazionale dovreste avvicinarvi
e lasciarvi avvicinare dai professionisti
della materia. La gioventù è importante, ma la competenza e la conoscenza
non hanno età. Lasciate al loro destino invece i fenomeni da baraccone, gli
economisti da bar dello sport, i profeti
del qualunquismo e del nichilismo ontologico (ogni riferimento ai vari
Gallegati, Boldrin, Giannino, Benetazzo è puramente casuale), che come ha già
capito il vostro (e nostro) Beppe Grillo sono soltanto degli opportunisti in
cerca di visibilità (nel migliore dei casi) o dei ruffiani di retrovia
costretti a scendere in campo per difendere gli interessi di una risicata ma
agguerrita classe dominante (nel peggiore dei casi). Qui stiamo parlando di vite vere, di sangue, di futuro di un’intera
nazione. Non è più tempo di scherzare.
OSSERVATORIO PUD€ 4 -I DIPENDENTI PUBBLICI E I PENSIONATI CAUSA DELLA CRISI? I DATI A "FINI" DI CHIARIMENTO
PREMESSA
Dati i "tempi
correnti" e le esigenze di "comprensione" e di recupero della
democrazia "della verità" (quella che ci
renderà "liberi") che si manifestano nell'oggi con grande
forza, questo commento, se mai capitasse di leggerlo a qualche
attivista e/o eletto del M5S, può tranquillamente servire come "breve corso" di formazione
economico-giuridica in vista del contributo ai processi di
decisione politica che si troveranno a dare. Ed ha il vantaggio di essere del tutto gratuito,
imparziale e disinteressato (oddio un interesse ce l'avrei: salvare la
Costituzione democratica, del lavoro, keynesiana e dell'eguaglianza
sostanziale, dalla più grande minaccia che abbia mai subito dalla fine della
seconda guerra mondiale).
Magari ci scappa
qualche altra buona dritta come la citazione del "diritto alla Resistenza"
di Mortati a Piazza S.Giovanni, no?
Anche se poi la
"formazione" di persone chiamate a esercitare una
fondamentale funzione costituzionale, su aspetti tecnici, potrebbe essere
affidata agli stessi tecnici che sono all'interno
delle istituzioni -vincolati per Costituzione alla
"imparzialità", art.97- ed "estesa"
a tutti coloro che, a prescindere dalla forza politica di appartenenza, ne
sentissero il "lodevole" bisogno.
Quando
inizialmente (era solo il 26 febbraio) mi accingevo a commentare questo, già
noto, post
di Massimo Fini, non avevo ancora visto questa
intervista di Mauro Gallegati, ripresa anche dal
FQ (e come poteva mancare?),
quindi destinata alla massima pubblicizzazione per farne una presa di posizione
se non ufficiale, altamente "significativa".
"(S)fortunatamente,
passati due, tre, giorni, (gabbatu
lu santu, e ce vole proprio), il quadro si sta tragicamente chiarendo. E'
PUD€ O NON E' PUD€?, ci eravamo chiesti solo, appunto tre giorni fa? E' PUD€ (Partito Unico dell’€uro, ndr),
ANZI PUDISSIMO, quello "remix" nouvelle vague, la più
insidiosa...perchè appare "nuova" e quindi
"castaspesapubblicaimproduttivacorruzionedebitopubblicobrutto".
Cara
Sil-viar, hai proprio ragione "W L'€URO! Lasciate
ogni speranza voi che non uscite!...non
hai scampo": non abbiamo scampo!
E
non ci venissero a dire che "certe cose non le possiamo dire", semmai
volessero usare questa scusa passe-par-tout, perchè non gli chiediamo di dire
che si debba uscire dall'euro, MA SOLO DI NON FARE ANALISI "AFFRETTATE"
PER "RASSICURARE I MERCATI" E L'ELETTORATO- QUEST'ULTIMO
ALLARMATO PERO' DA LORO STESSI!-.
Molto
più limpido e rispettoso dell'intelligenza degli elettori sarebbe, SENZA MENZIONARE L'USCITA DALL'EURO,
DIRE LA VERITA' SU COME NON FUNZIONANO LE AREE
VALUTARIE OTTIMALI IN ASSENZA DI MASSICCI TRASFERIMENTI (CHE NESSUN PAESE
CREDITORE VUOLE MINIMAMENTE SOSTENERE) E SU QUALI IDEOLOGIE POLITICO-ECONOMICHE
CI SIANO DIETRO. Esattamente come
fa De Grauwe e lo stesso Blanchard, senza per questo poter essere accusati di
essere "sconsiderati".
Perchè se
non provo neppure a dire la verità, dei "fatti" (non filosofica o
"onirica"), AVRO' AUTOMATICAMENTE UTILIZZATO, SENZA ALCUN DUBBIO,
L'ENORME POTERE SUGGESTIVO ACQUISITO PRESSO L'OPINIONE PUBBLICA PER RAFFORZARE QUESTA
IDEOLOGIA E QUESTO ASSETTO DI POTERE. ALTRO CHE CAMBIAMENTO!
Rammento
(non a me stesso ma proprio a "loro") che in
questo post del 10 febbraio 2013, avevamo detto: "specie se il governo che uscirà da
queste elezioni praticamente inutili, dato il non-dibattito, surreale e
ipocrita, che le sta precedendo, avrà una limitata vitalità temporale, visto che non può far altro che
proseguire "le
cure che uccidono", senza prendere in esame l'unica ipotesi che persino i
tedeschi ormai ci consigliano (grazie Ulrike e grazie...Carlo
P.)!"
E vi re-invito a vedervi il video linkato dove Ulrike
Hermann dice che
alle attuali condizioni, "in cui uscire dall'euro provocherebbe un enorme
danno ma...alla Germania", mentre all'Italia "non tanto grande come
quello di continuare a seguire l'austerity", prima Monti e poi il
nuovo primo ministro italiano dovrebbe andare là e dire alle Merkel o fai
un compromesso (cioè accettare i famosi "trasferimenti" che alla
Germania costerebbero 8-9 punti di PIL all'anno) o usciamo dall'euro, tutelando
l'interesse nazionale.
Assume
un senso (di estrema Resistenza), allora, commentare il
""famoso" post di Massimo Fini, dato che non costituisce allora
uno sfortunato "errore di percorso" ma rischia di diventare una
cosciente enunciazione programmatica:
"Gli
italiani non votano a caso, queste elezioni lo hanno ribadito, scelgono chi li
rappresenta. In Italia ci sono due blocchi sociali. Il primo, che chiameremo
blocco A, è fatto da milioni di giovani senza un futuro, con un lavoro precario
o disoccupati, spesso laureati, che sentono di vivere sotto una cappa, sotto un
cielo plumbeo come quello di Venere. Questi ragazzi cercano una via di uscita,
vogliono diventare loro stessi istituzioni, rovesciare il tavolo, costruire una
Nuova Italia sulle macerie. A questo blocco appartengono anche gli esclusi, gli
esodati, coloro che percepiscono una pensione da fame e i piccoli e medi
imprenditori che vivono sotto un regime di polizia fiscale e chiudono e, se
presi dalla disperazione, si suicidano".
E
qui mi nasce il sospetto immediato che non sappia bene di cosa stia parlando:
infatti gli esodati sono in realtà aspiranti
pensionati, cioè coloro che avrebbero voluto rientrare
nell'ambito dei 19 milioni di pensioni che subito dopo stigmatizza, indicandole
come il male d'Italia (forse pensa che la pensione la prendano solo gli odiati
pubblici dipendenti). Dovrebbe essere per coerenza contento che vengano
"puniti": lasciano il lavoro ai giovani (secondo Fini, che non ha
capito il
perchè dell'attuale disoccupazione e precarizzazione) e non gravano neppure
sulla spesa pubblica pensionistica, che secondo Fini è alla base del
"debito pubblico"!.
Ma poi, la domanda vera è: ma veramente i ragazzi non trovano
lavoro e sono precari per via del fatto che sono pagati 4 milioni di stipendi
pubblici e 19 milioni di pensioni, queste ultime in gran parte "da
fame"? Ma
allora queste ultime sono debito pubblico o no? E sarebbe debito pubblico
"buono"? E lo sa in che misura la spesa pensionistica è anche
dovuta alle "pensioni da fame"? Macchè, sulle montagne russe del
pressapochismo la coerenza non esiste.
La
risposta alla prima (precedente) domanda è: no, ma come glielo spieghi a
Fini, sapendo che se non l'ha capito finora probabilmente non lo capirà mai? E
come glielo spieghi ai militanti m5s che si abbeverano a cotanta conoscenza?
"Il secondo blocco sociale, il blocco
B, è costituito da chi vuole mantenere lo status quo, da tutti coloro che hanno
attraversato la crisi iniziata dal 2008 più o meno indenni, mantenendo lo
stesso potere d'acquisto, da una gran parte di dipendenti statali, da chi ha
una pensione superiore ai 5000 euro lordi mensili, dagli evasori, dalla immane
cerchia di chi vive di politica attraverso municipalizzate, concessionarie e
partecipate dallo Stato. L'esistenza di questi due blocchi ha creato
un'asimmetria sociale, ci sono due società che convivono senza comunicare tra
loro. Il gruppo A vuole un rinnovamento, il gruppo B la continuità. Il gruppo A
non ha nulla da perdere, i giovani non pagano l'IMU perché non hanno una casa,
e non avranno mai una pensione. Il gruppo B non vuole mollare nulla, ha spesso
due case, un discreto conto corrente, e una buona pensione o la sicurezza di un
posto di lavoro pubblico. Si profila a grandi linee uno scontro generazionale,
nel quale al posto delle classi c'è l'età. Chi fa parte del gruppo A ha votato
in generale per il M5S, chi fa parte del gruppo B per il Pld o il pdmenoelle".
In
piena confusione socio-economica Fini dice poi che sono i
pensionati che
guadagnano più di 5000 euro al mese i cattivi (e vedremo tra un pò che tecnicamente
neanche questo è vero, almeno se hanno versato i contributi secondo le aliquote
ordinarie). Come pure gli evasori fiscali; anche
se poi ha ascritto al gruppo A, dei "buoni", i piccoli e medi
imprenditori che vivono in uno Stato di polizia fiscale", dimenticando che
questo Stato li colpisce proprio perchè sono risultati evasori! Ma allora coloro che non pagano le
tasse (o "non riescono" a pagarle, ma per lo Stato è lo stesso) sono
nella categoria A o B?
Si decidesse: ma evidentemente per lui, scatenare la guerra all'interno degli
italiani, tutti pesantemente colpiti dall'euro-austerity, è più importante che
essere coerenti. Immaginiamo un imprenditore che sia stato attinto da avviso di
accertamento: fino al giorno prima, -in crisi di insolvenza per via del calo
dei consumi interni o dell'impossibilità di esportare a costi relativi
crescenti, determinati dall'euro e cioè dai tassi di cambio reale squilibrati a
permanente svantaggio dei paesi PIGS-, era nella categoria A; dal giorno dopo,
non avendo in effetti pagato dei tributi, entra nella categoria B e può essere
linciato dai colleghi del distretto (che magari sono perfettamente solidali con
lui) perchè "evasore".
Ma
andiamo con ordine:
1) gli
stipendi pubblici non causano il deficit pubblico e quindi neppure causano
l'incremento del debito pubblico. Questo per il semplice fatto che il
bilancio pubblico italiano è in saldo primario (avanzo) positivo da almeno 20
anni (con la sola eccezione di un modesto saldo negativo nei due anni
successivi alla crisi-recessione dei sub-prime). Il deficit, e
quindi l'incremento del debito ai livelli attuali, è determinato, piaccia o no,
dall'onere degli interessi sul debito pubblico, il quale è a sua volta
aumentato, provocando questo ammontare del debito, a partire dal divorzio
Tesoro-Banca d'Italia del 1981;
tale divorzio ha innescato una gigantesca redistribuzione del reddito
nazionale dal lavoro dipendente (privato e pubblico, cioè quello
tassato con alte aliquote alla fonte e il crescente gettito è il maggior
contributo attivo del bilancio pubblico) alla rendita finanziaria, ai titoli del
debito pubblico, che è detenuto all'87% da soggetti diversi
dalle famiglie (banche e investitori finanziari).
Il debito sopra al 100% è essenzialmente dovuto a ciò, tanto che, prima del "divorzio", era al 58% del PIL.
Il debito sopra al 100% è essenzialmente dovuto a ciò, tanto che, prima del "divorzio", era al 58% del PIL.
2) Il totale dei
dipendenti pubblici,
in senso proprio, cioè lavoratori subordinati che abbiano un datore considerato
"pubblica amministrazione" e con contratto dei relativi comparti
pubblici (cioè quelli che lui odia a prescindere), non è di 4 milioni ma
intorno ai 3,3 milioni, allo stato attuale, e da almeno 10
anni sotto i 3,5 milioni. Ciò
significa che è pari all'incirca al 5,6% della popolazione, mentre in Germania siamo al 5,47%, in Francia all'8% (e tra un pò, secondo
l'etica "categoriale" di Fini potrebbero giustamente, e nonostante
abbiano tutti questi impiegati pubblici, esseri umani di serie
B, diventare i nostri nuovi padroni al posto dei tedeschi), mentre in Irlanda (il "modello" di ripresa
dell'UEM, nelle "teorie" cialtroniche dell'austerity espansiva...dei
profitti degli investitori esteri) è al 7,5%; invece in Grecia è al 3%, sì al 3! Forse a Fini
può sorgere il dubbio (naaaaahhh) che con la crisi attuale il numero e persino
l'esistenza stessa dei pubblici dipendenti non abbia nulla a che
fare. Ma non pare che lui si preoccupi della attendibilità degli
"indicatori" che utilizza.
3) Gli stipendi pubblici, poi:
- non
solo non rientrano in una spesa pubblica primaria che provoca deficit (perchè c'è il saldo primario, abbiamo
detto, e quindi le entrate tributarie, pagate essenzialmente, al 93,7%, dai lavoratori dipendenti e dai pensionati, sono
superiori alle spese); - non solo convertendosi in
consumi (e il loro scarno risparmio, quando c'è), determinano il PIL
esattamente quanto i consumi derivanti dai redditi privati,
"autonomi" inclusi;- ma hanno subito, più ancora dei
lavoratori privati "contrattualizzati", una forte deflazione salariale:
"...andamento delle
retribuzioni lorde reali pro capite dei pubblici dipendenti dal
2000 al 2014. Risalta la crescita avvenuta nella prima parte del periodo, sino al 2006, in linea con quella del PIL, ed un calo dei redditi reali nel
2007 preludio di una caduta, dal 2009 in avanti, sempre
più marcata per tornare nel 2014 a valori analoghi a quelli del 2002 (fig.7)".
Cioè, come
ci dice la Corte dei conti, nello studio 2012, appositamente effettuato
sul "costo del lavoro pubblico", da sei (6) anni, le
retribuzioni pubbliche crescono meno dell'inflazione e, ora
anche diminuite nei loro valori nominali, ritorneranno nel prossimo
anno ai valori reali del 2002. E
questo invece che rendere felice il Fini, dovrebbe angosciarlo perchè significa
calo dei consumi (e quindi della produzione e occupazione PRIVATE),
e quindi decrescita-recessione accentuata, e calo del gettito tributario, cioè
un minor avanzo primario. E non
venissero i "livorosi" a raccontare che si tratta di una "partita
di giro" perchè il
livello delle funzioni, prestazioni e servizi pubblici è ai minimi termini, in
Italia, rispetto
a quanto invece richiesto dalle norme costituzionali in relazione ai
"diritti" spettanti alla generalità della cittadinanza e che lo
Stato-ente pubblico non può rinunciare e erogare, specie con riferimento ai
beni a fruizione indivisibile ed ai servizi di preminente interesse generale
(polizia e sanità, tanto per non parlare dell'istruzione pubblica). E in mezzo
al "giro" ci sta una creazione di valore la cui difficoltà di determinazione
non ne elimina la indubbia esistenza (v. poi, nel finale, sub punto 9).
4) Le
pensioni. Sul punto "principiamo" da un dato, attestato da un
professore di economia studioso del sistema e RIFERITO ALLA SITUAZIONE ANTERIORE
ALLA RIFORMA FORNERO: "La situazione del nostro sistema
previdenziale, per ammissione comune è strutturalmente in equilibrio
attualmente".
A chi sostiene che però la fase di transizione al suo funzionamento a regime
(contributivo ndr.)sarebbe troppo lunga, risponde: "I dati mostrano che
non solo non è così, ma accade il contrario: il saldo tra le entrate contributive e
le prestazioni pensionistiche previdenziali al netto delle ritenute fiscali è
attivo per un ammontare di 27,6 miliardi di euro, pari all'1,8% del Pil"
Questo PRIMA delle
riforma Fornero, che ha tagliato il costo dell'erogazione pensionistica di
3,2 miliardi - ma non certo l'ammontare del suo gettito contributivo.
Per
la fase successiva alla "bella" riforma, caro Fini, questa
è la situazione:
"La previdenza non è una tassa ma un
modo di risparmiare. Da giovani, quando si ha la salute per lavorare, non si
può spendere tutto quello che si guadagna, ma se ne mette da parte una fetta
per la vecchiaia, cioè il contributo previdenziale...Il tuo assegno sarà calcolato in base
ai contributi versati e all'età di pensionamento, solo così il sistema è equo e
stabile. Perché si deve andare in pensione con i propri risparmi". Il nostro governo in
maniera colpevole, utilizza argomentazioni teoricamente condivisibili, per
raccontare una grande bugia: si sostiene, infatti, che per
garantire l'equilibrio (che già c'era, anzi era un attivo ndr.) e
l'equità, l'ammontare delle pensioni sarà correlato ai propri contributi
versati durante la vita lavorativa.
Questo
ragionamento potrebbe stare in piedi in un sistema a capitalizzazione, nel
quale gli enti pensionistici pubblici accantonano i contributi dei singoli
soggetti durante la vita lavorativa, per poi prelevarne i frutti al fine di
erogare le pensioni agli stessi soggetti. Ma non è cosi: difatti,
per far fronte al pagamento delle pensioni future, non è stata (e non viene)
accumulata alcuna riserva.
Nel nostro Paese, il sistema
pensionistico pubblico (Inps, Inpdap, ecc.) è strutturato secondo un criterio a
ripartizione, nel quale i contributi versati da lavoratori ed aziende agli enti
di previdenza, vengono utilizzati per pagare gli assegni di coloro che in quel
momento sono in pensione. In altri termini, a dispetto dei
sbandierati principi equitativi, con il sistema vigente ogni generazione non
potrà percepire alcuna pensione commisurata ai propri contributi versati, ma
era (è e sarà) condannata ad avere un assegno in linea ai contributi di quella
che in quel momento lavora.
Risulta,
peraltro, evidente che in un sistema così concepito, il flusso delle entrate
(rappresentato dai contributi pagati da imprese e lavoratori) dovrebbe essere
in equilibrio con l'ammontare delle uscite (le pensioni pagate). Equilibrio
minato dal nostro attuale governo che, con le sue manovre recessive, ha
affossato l'occupazione e, quindi, i contributi incamerati dagli enti
previdenziali. Se
si attuassero vere politiche di crescita (parola sconosciuta al vocabolario del
Presidente Monti), l'equilibrio
del sistema sarebbe garantito dall'aumento dei lavoratori attivi,
che con i loro contributi potrebbero mantenere tutti gli uomini e le donne che,
dopo un'intera vita lavorativa, hanno maturato il diritto etico di godersi una
pensione dignitosa e stabile.
Naturalmente Fini vuole
diminuire i lavoratori attivi pubblici, e i loro stipendi,
e quindi, non solo minare ulteriormente l'equilibrio contributivo, ma anche
incrementare tale effetto attraverso il calo dei consumi generale e quindi
della produzione e quindi della occupazione e quindi, sorpresa!, della
contribuzione di tutto il resto del mondo del lavoro. E quindi anche del
gettito fiscale (obbligando così ad inseguire ulteriori inasprimenti tributari,
anche se la disoccupazione, da lui complessivamente auspicata, sarebbe a un
punto tale da non fargli più trovare qualcuno con cui "illivorirsi").
E' il fenomeno del moltiplicatore fiscale (negativo) ed è esattamente il motivo
per cui "debitopubblicospesapubblicaimproduttiva" risulta, nei suoi
effetti, una sesquipedale stupidaggine, quando invece la
crisi è dovuta all'austerità UEM e all'errore nel calcolo del moltiplicatore, secondo lo stesso FMI.
Potrei
a questo punto parlare della nostra spesa pubblica e di come non sia mai stata
"eccessiva" nella Storia della Repubblica italiana, naturalmente se
considerata nella sua dinamica con la crescita del PIL e quindi nella sua
elasticità di crescita rispetto ad esso, elasticità sempre stata tra le
più normali (e ora tra le più basse) del mondo occidentale. Per
questo mi limito a rinviare allo studio
effettuato, con ampi dati storici complessivi, dal Tesoro, sotto la direzione
di Pietro Giarda.
Una lettura interessante, che Fini certamente non farà.
Per
i volenterosi che fossero curiosi di capire quante menzogne ci vengano
raccontate e quanti luoghi comuni da ciò insorgano, mi limito a riportare i
brani dello studio in una versione più estesa, e già inseriti nella
"Lettera
a Bersani" in forma accorciata (per esigenze di spazio).
Ma non
senza prima rammentare una cosa ovvia: il taglio della spesa pubblica per
investimenti, in particolare i 4 punti annuali di PIL in meno registrati in
progressione tra il 1980 e il 2010 bastano da soli a spiegare la stagnazione e
l'output gap italiani in tale periodo. E ciò è avvenuto pacificamente proprio e
solo in ragione dell'adesione italiana al vincolo europeo (SME e
Maastricht-UEM):
1) Al pari della spesa
complessiva, anche la spesa
pubblica al netto degli interessi in rapporto al PIL si è sviluppata lungo un grande ciclo
che la ha vista aumentare dal 22,5% nel 1951 al 44,0% nel 1993, con un rallentamento fino al 40,2%
nel 1995, per risalire poi fino al 46,7% nel 2010. Nella dinamica della spesa pubblica complessiva è di particolare rilievo la caduta della spesa in conto
capitale e per investimenti pubblici,
pure essa espressa da una quota stabile o crescente dal 1951 al 1970, poi in lenta ma continua riduzione.
Negli ultimi vent’anni del secolo scorso la spesa in conto capitale assorbiva
circa il 5% del PIL, mentre negli
anni 2000-10 si è attestata nell’intorno del 4% medio annuo, scendendo al 3,5%
nel 2010;
2) Il saldo primario, che nel 1951 era negativo per il 2,4% del PIL, è andato migliorando fino al 1960; è rimasto stabile attorno a zero per i primi anni Sessanta e poi ha iniziato a peggiorare raggiungendo un massimo del –7,8% nel 1975; si è stabilizzato attorno al –4% fino al 1985 e ha iniziato a migliorare fino al + 6% circa del 1997, si è mantenuto su livelli positivi fino al 2002, con le note vicende degli anni successivi che lo hanno portato vicino allo zero nel 2010;
3) si mostra, per
gli ultimi 10 anni, il trend
negativo nella crescita del PIL accentuato nell’ultimo decennio dalla
recessione del 2009, anno nel quale il PIL in termini reali è caduto del
5,2%; mostra anche il grande
ciclo dell’inflazione con
tassi medi decennali saliti dal 2,5% all’anno negli anni Cinquanta, al 14,6%
degli anni Settanta, poi in
graduale riduzione dal 10% all’anno negli anni Ottanta, al 4,2% e 2,4% negli
anni Novanta e nei primi 10 anni del nuovo secolo. Mostra anche il
rallentamento della crescita della spesa pubblica e che il differenziale dei
tassi di crescita negli ultimi dieci anni è pari quasi esattamente al differenziale
che si era manifestato negli anni Sessanta del secolo scorso, un periodo ancora
di forte crescita economica. I tassi di crescita della spesa reale al netto degli interessi si
presentano, nei sei decenni a partire dal 1951, su un trend fortemente decrescente.
Il tasso di crescita medio di decennio è stato dell’8% negli anni Cinquanta e
si gradatamente ridotto a poco più dell’1% all’anno negli ultimi venti anni.
4) si può porre in relazione il tasso di crescita medio triennale della spesa pubblica in termini reali con l’analogo tasso di crescita del reddito, separatamente per i due periodi dal 1954 al 1989 e dal 1990 al 2010. Dall’ispezione delle figure e da semplici indicatori statistici si rileva che nel primo periodo la relazione tra crescita della spesa e crescita del reddito è più precisa e più forte dell’analoga relazione per il secondo periodo. Nel primo periodo prevale un trend autonomo, non spiegato, di crescita della spesa pari al 3,14% all’anno che prescinde dall’andamento del reddito, mentre nel secondo periodo tale trend autonomo è pari solo all’1,16% all’anno. Inoltre, nel primo periodo è più forte il collegamento tra crescita del reddito e crescita della spesa rispetto al secondo: il coefficiente che lega le due variabili nel primo periodo indica che per ogni punto percentuale di crescita del reddito reale si ha una crescita della spesa pari allo 0,75% (in realtà è il fenomeno inverso: è la maggior crescita della spesa pubblica che porta a maggior reddito, ndr.); nel secondo periodo tale risposta è pari solo allo 0,34%. In entrambi i periodi la spesa pubblica cresce più rapidamente del reddito, sia per la componente autonoma che per la componente di dipendenza funzionale.
5) I tentativi di
definire i fattori che influenzano la crescita della spesa pubblica nel tempo –
e quindi spiegarne le ragioni – non hanno mai avuto troppo successo. Le
spiegazioni originarie – riconducibili alle proposizioni di un famoso
economista della scuola storica tedesca del 19° secolo (A. Wagner, 1882) –
fanno riferimento alla relazione spesa pubblica-reddito, argomentando le
ragioni per le quali la spesa
pubblica sarebbe destinata, per sua natura, a crescere più rapidamente del
reddito prodotto (cioè "ovunque" nel mondo, da secoli, e quindi
anche senza "castacorruzionesprechi" e, invece,
"debitopubblicobrutto"=inevitabile e comunque in Italia costantemente
sostenibile, per
"ammissione" della stessa Commissione UE);
6) Sono
note le proposizioni di W.Baumol (1965), che sottolineano il carattere
peculiare dei processi di produzione pubblica, la loro forte dipendenza dal
fattore lavoro e l’associato basso grado di progresso tecnico (quest'ultimo
punto smentito da studi successivi ndr.); in unione con politiche retributive
nel pubblico impiego che legano le retribuzioni pubbliche all’andamento delle
retribuzioni del settore privato, ne deriva un bias strutturale per costi di
produzione nel settore pubblico che crescono strutturalmente più rapidamente
dei costi di produzione dei beni privati (convinzione
smentita anch'essa dalla rilevazione dei costi delle aziende speciali pubbliche
di ss.pp. allorchè privatizzate ndr.). Nei tempi più recenti si è evidenziato
il condizionamento della dinamica dei tassi d’interesse sulla spesa per
interessi, legato all’accumularsi dei disavanzi nel tempo e alla separazione della sovranità
monetaria dalla sovranità fiscale (cioè l'innalzamento del debito via
interessi lo ammette, seppur con parole velate, persino Giarda! ndr.)...
7) La struttura della spesa pubblica ha avuto mutamenti rilevanti nel corso degli ultimi 60 anni che sono descritti in modo sintetico nella Tabella 3. Per un lungo periodo il peso degli interessi passivi sul totale della spesa è progressivamente aumentato, passando al 3,8% nel 1951 al 10,7% nel 1980 (fase iniziale dello SME ndr.), al 12,7% nel 1993 (effetto finale dello SME-divorzio, ndr.). Si è gradualmente ridotto fino all’8,8% nel 2010. Nel corso del periodo in esame, si è drasticamente ridotto il peso delle componenti tradizionali dell’intervento pubblico, la fornitura di servizi pubblici, le spese per trasferimenti di sostegno alle famiglie e gli investimenti pubblici; complessivamente queste tre categorie di spesa assorbivano l’81,9% del totale nel 1951, il 59,8% nel 1980 e il 57% nel 2010. La quota dei consumi pubblici nella spesa complessiva è scesa dal 54,4% nel 1951 e si è stabilizzata a partire dal 1980 nell’intorno del 41% del totale; la quota degli investimenti pubblici è scesa dal 15,4% del totale nel 1951 al 10,8% nel 1980 e al 6,8% nel 2010 (a ragionarci, sono circa 4 punti annuali di PIL di investimenti, progressivamente "tagliati" e non sostituiti da alcuna voce della domanda aggregata ndr.). I numerosi programmi di sostegno di individui, lavoratori e famiglie assorbivano il 12,1% del totale della spesa nel 1951, il 8,1% nel 1980 e il 8,8% nel 2010.
8) principali cambiamenti occorsi nel periodo: spiccano per l’entità delle variazioni l’aumento della quota della spesa sanitaria e delle spese per servizi generali, che passano dal 42,0% nel 1980 al 44,8% nel 2000, al 47,6% del totale nel 2009 e, d’altro lato, la riduzione della quota della spesa per l’istruzione che scende dal 25,7% nel 1980 al 22,5% nel 2000, al 20,0% del totale nel 2009.
Per le altre funzioni, si osserva un aumento della quota delle spese per la protezione dell’ambiente che accompagna la riduzione delle quote delle spese per la difesa (dal 7,1% al 6,9%, peraltro in ripresa dal 2000 anno nel quale era scesa fino al 5,9% del totale), per l’ordine pubblico, sicurezza e giustizia (che mostrano un andamento in crescita passando dal 9,0% al 10,3% nel 2000, per poi scendere all’8,7% nel 2009) e per gli affari economici (in lenta e graduale discesa dal 7,3% nel 1980 al 6,7% nel 2009). Il cambiamento nella struttura della spesa per consumi collettivi, con la crescita della quota della spesa sanitaria e la corrispondente riduzione della quota della spesa per l’istruzione, è stato molto significativo.
9) Misurare la costosità relativa dei consumi collettivi
rispetto ai consumi privati è ambizione di tutti i sistemi statistici, anche se
si tratta di una ambizione non facile da realizzare perché dei servizi collettivi si conoscono
le spese sostenute dalle amministrazioni pubbliche, ma si hanno solo
informazioni limitate sul volume fisico dei beni prodotti con quelle spese:
nell’istruzione si conosce il numero degli studenti, ma non quanto è
aumentato il valore del capitale umano; nella sanità si conosce il numero degli
assistiti, ma non il valore della vita salvata; nella giustizia e nella
sicurezza si conosce il numero dei giudicati o dei tutelati, ma poco di più. E questa chiosa finale forse non
servirà a Fini, ma magari a qualcuno dei suoi lettori aprirà gli occhi.
Carissimo Piero, coinvolgi Claudio Messora, Alberto Bagnai e Claudio Borghi, per salvare i grillini dalla contaminazione del nefasto partito del PUD€!!!!!
RispondiEliminaPiero, concordo in pieno su quanto tu e 48 avete scritto. Per il pentimento mi pare un po' presto, ma per l'attenzione critica ai 5stelle no di certo.
RispondiEliminaancora meglio sarebbe fare un pòdi scuola ME-MMT ai grillini, sempre che Casaleggio lo permetta...
RispondiEliminaNon è possibile rileggere questo papiro per 3 volte per capirci qualche cosa, molte cose sono condivisibili , ma più che altro bisogna che impari a scrivere per permettere a chi ti legge di capirti....il dono della sintesi e della concretezza ..no ????
RispondiEliminaMa almeno ha capito che i relatori sono due? A che si riferisce? Forse é lei che deve imparare a leggere....
EliminaPentita no, ma di certo sconcertata. Secondo Simon Jenkins del Guardian " Per Grillo l’austerità, l’euro e la corruzione sono la causa dei mali che affliggono ininterrottamente l’Italia " in quest'ordine1ª, 2º, 3ª.
RispondiEliminaPeró poi leggo un'intervista su Focus on Line dove dice "Saremo sopraffatti - non dall'Euro ma dai nostri debiti".
Con quante lingue parla?
Analisi molto interessante. Seguo questo Blog ma è la prima volta
RispondiEliminache commento.
Mi trovo d'accordo sulla critica costruttiva, abbiamo
bisogno di corretta informazione e di corrette diagnosi
siccome le Diagnosi corrette esistono e sono già state
rilasciate da un congruo gruppo di premi Nobel,
questi ragazzi del Movimento dovrebbe essere indotti a fare
2+2.
http://www.columbiaspectator.com/2013/02/26/papandreou-stiglitz-consider-economic-state-europe
Analisi del tutto condivisibile, complimenti all'autore!
RispondiEliminaUn'unico appunto:
Il voto a grillo!
Ce ne pentiremo, sicuramente!
Buonasera a tutti.Volevo ringraziarti ,Piero,perchè anche tu finalmente hai preso in mano il problema che si era creato con il post di Grillo del 26/2 che a definire inquietante è veramente poco.Solo Orizzonte48 lo aveva preso di petto e c'era qualche commento sul blog di Bagnai.Ora mi auguro che il Movimento si faccia carico dei chiarimenti che dovrà dare sulla sua proposta economica.Certo che se il buongiono si vede dal mattino....sono cxxxi.Per me e per i miei amici che tra tante difficoltà abbiamo votato Grillo è stato un colpo allo stomaco,senza contare la mancata risposta alle migliaia di commenti fatti sul post in questione. Saluti Sergio.
RispondiEliminaNon riverserei troppe speranze sul M5S. Grillo ha impostato tutta la campagna elettorale contro la casta e gli "sprechi" della politica; se ora cambiasse opinione sulla spesa pubblica si metterebbe contro gran parte del suo elettorato, il quale lo ha votato proprio per tali motivi. Nessun partito (ormai il M5S lo è) farebbe mai qualcosa con la prospettiva di perdere consenso.
RispondiEliminaComplimenti per il Blog.
Carlo.
Non cambierà niente....assolutamente niente...si appoggiano alle persone sbagliate.
RispondiEliminaSi batteranno contro la corruzione, l'evasione e gli sprechi pubblici....per il resto...nero. Anche per loro sono le priorità nazionali....Sono dei piddini camuffati...cacchio li ho anche votati.
La rigidità del cambio e il mercantilismo crucco sono al fondo della loro lista..(forse non ci sono neanche).....Ma il referendum sull'euro? Solo stronzate mediatiche...
Saluti Santo
Ammiro il tuo ottimismo, Piero, ma non lo condivido.
RispondiEliminaLe ragioni le ho spiegate nel precedente post da te pubblicato, non so se lo hai letto, am se ti interessa la questione è secondo me estremamente banale: Beppe Grillo è ambientalista, neoliberista ed europeista.
Nemmeno mi tranquillizzano le analisi di tale Roberta Lombardi, neo-capogruppo alla Camera del M5s:
RispondiElimina"Da quello che conosco di Casapound, del fascismo hanno conservato solo la parte folcloristica (se vogliamo dire così), razzista e sprangaiola. Che non comprende l’ideologia del fascismo, che prima che degenerasse aveva una dimensione nazionale di comunità attinta a piene mani dal socialismo, un altissimo senso dello stato e la tutela della famiglia".
Qui il link al post da cui è tratta la perla: http://robertalombardi.wordpress.com/2013/01/21/italia-sotto-formaldeide/
Considero le analisi economiche di Piero ottime e dimostrano che le soluzioni ai problemi ci sono, ma non ci sono cure per cambiare la volontà ...
RispondiEliminaTemo purtroppo che Grillo serva semplicemente come valvola di sfogo, è uno pseudo profeta del cambiamento verso una rovina definitiva di ogni forma di democrazia.
Vi faccio un esempio: se prendo un cioccolatino alla gianduia davanti a voi e poi lo vomito, tutti vi convincerete che quel cioccolatino era cattivo. Peccato che non è cosi, ho solo fatto finta ...
Ecco il cioccolatino di Grillo è la democrazia diretta e una saggia gestione dell'economia come consiglia Piero, dimostrando a tutti di non essere in grado di portarla avanti (per finta). Aprira le porte alla definitiva tecnocrazia, perche da allora affermeranno a gran voce che "Solo gli esperti tecnici" possono gestire un paese, e austerità a tonnellate! Le altre forme di partecipazione saranno considerate un fallimento come l'eventuale (finto) dell'M5S
Ecco questo è cio che temo veramente ... mi auguro di sbagliarmi
É davvero questo il rischio che corriamo, finire irrimediabilmente nelle mani di una élite di capi, che pensano di possedere loro soli conoscenze indispensabili all'evoluzione della storia e di avere il diritto di spregiare le norme della civiltà occidentale per adempiere alla loro missione eccezionale, fino alla completa realizzazione di ciò che hanno in mente. Ora, che la funzione di Grillo sia di toglierci le ultime resistenze, non lo voglio pensare ...anch'io spero che ti sbagli
RispondiEliminaio credo che questa crisi economica ormai riguardi solo noi visto che nel resto d'europa la situazione sta migliorando.
RispondiEliminala Grecia ormai è stata aggiustata anche se rimane qualche problema sociale ma è in via di guarigione. la spagna sta ricominciando a crescere. solo noi siamo nella cacca.
rimane il fatto che i Paesi che hanno generato questa crisi continuano a correre, anzi.. ricominciano a correre.
un mio amico mi ha detto che gli Usa ormai stanno sull'onda della cina, la disoccupazione è un ricordo, il debito pubblico è meno della metà di quello italiano e l'economia riprende impetuosa.
il giappone (un quarto del debito italiano) fa concorrenza alla germania grazie appunto allo scarso e irrilevante debito pubblico.
solo te e pochi altri non vogliono capire che la crisi ora è tutta italiana.
Il Giappone ha un debito pubblico irrilevante?
EliminaLa Grecia sta bene (così bene che non può più nemmeno permettersi di importare sacche di sangue)?
Gli USA senza disoccupazione?
Caro anonimo, ti consiglio di smetterla con l'LSD e di passare al massimo alla birra.
Geremia
EliminaPure a me certe affermazioni come "la Grecia ormai è stata aggiustata" fanno accapponar la pelle. Lo Sceicco del Qatar che compra le isole ... Roba da invasioni extraterrestri!
Per quanto riguarda il saggio del dott. Piero Valerio è da dire che è veramente "magistrale". Una persona di tale calibro dovrebbe a furor di popolo essere ammessa (anzi obbligata!) a catechizzare le studentesche delle facoltà di Economia alle quali adesso come adesso non si capisce bene cosa insegnino. Tuttavia non discordo totalmente da chi, per altro in maniera non troppo felice , esprime il desiderio che non sarebbe male tener conto della cultura specifica media dei catechizzandi frequentatori affezionati di codesto sito...
Io sono qui che mi rodo perché ogni tanto mi viene in mente la famigerata Circolare Andreatta che pochissimi ormai ricordano come fonte di sciagure infinite per la nostra economia. Ed un pensiero accorato lo dedico spessissimo all'encomiabilissima opera del prof. Auriti, anch'esso citato sempre meno.
Mah, io personalmente sono piuttosto scettico su Auriti, che ha ripreso le teorie degli Austriaci, le ha modificate un pò e ha stabilito che esiste un complotto di protestanti in combutta con Satana per impoverire i cattolici (esistono i video su Youtube, non mi sto inventando nulla).
EliminaIn fondo, i cosiddetti "Signoraggisti" (Marra, Miclavetz, Della Luna...) sono suoi figli, almeno da un punto di vista intellettuale.
Io ti farei andare a vivere in grecia vedi ! ti aprirebbe gli occhi
EliminaDopo la nascita di un partito tedesco anti-euro e dove Syriza guadagna più consensi, arriva la protesta portoghese...: http://www.contropiano.org/it/esteri/item/14872-lisbona-una-marea-umana-contro-la-troika%5D
RispondiEliminaAnche il Corriere ne parla (non si poteva nascondere a lungo)..:http://www.difesa.it/Sala_Stampa/rassegna_stampa_online/Pagine/PdfNavigator.aspx?d=04-03-2013&pdfIndex=23
Vedremo....saluti Santo
Premetto che non ho votato (dunque nemmeno per i 5stelle), ma, dopo questa excusatio non petita, direi di aspettare che i grillini agiscano e si pronuncino nell'unica sede adatta per un movimento che si è imposto alle elezioni politiche, cioè il Parlamento. In quel luogo, credo, la loro azione e le loro parole saranno valutate criticamente, al di là dei post sui (loro) blog. E' un periodo confuso questo, e ci sono troppi figuri che vogliono salire sul carro del vincitore e si mettono a parlare a nome dei grillini
RispondiEliminaEcco come stanno in Grecia ( for sale ) L’emiro del Qatar ha comprato sei isole greche nello Ionio per 8,5 milioni di euro. http://t.co/Pd4fw2zLLj
RispondiEliminaVedo che anche l'Ungheria lancia le sue provocazioni...: http://www.ilgiornaleditalia.org/news/esteri/845360/-Ungheria--Banca-centrale-verso.html
RispondiEliminahttp://t.co/Zu6nlO7PfK
RispondiEliminaSalve a tutti, sono un attivista del M5S seguo questo blog da quasi un anno, l'ho scoperto quando sono andato ad un incontro intitolato l'altra faccia della moneta.
RispondiEliminaSono sincero, mi si è aperto un mondo nuovo e da quel giorno ho divorato libri e blog; è vero molti attivisti pensano ancora che il problema sia deldebitoplubblicocastacorruzione, è anche vero però che altri attivisti come me sono informati sulla vera natura dell'euro ed europa (http://www.youtube.com/watch?v=j9t6rxrGvQg) e cercano di informare.
Io personalmente sto crando un gruppo di lavoro per informare i cittadini e gli attivisti che ancora ignorano, quindi non perdete le speranze, sappiate che anche all'interno del moVimento c'è chi combatte anche per questo
Un grazie a Piero e a tutti gli altri blogger che spendono il loro tempo nel realizzare un'ottima informazione
vorrei sapere cosa pensate di questo articolo:
RispondiEliminahttp://www.linkiesta.it/austerity-bce
il debito pubblico porterebbe alla povertà mentre l'austerità è necessaria ed è migliore del Paese indebitato.
Sarà una fissazione, ma comprare denaro (cioè a strozzinaggio) da privati che se lo stampano e poi te lo consegnano come fosse grazia del Padre Eterno facendotelo pagare salatissimo per interessi e spese, quando si potrebbe ricorrere al fai da te, mi pare sia inconcepibilmente assurdo.
RispondiEliminaEppure sono più d trent'anni che ci siamo messi il laccio al colo da soli grazie ai buoni uffici di qualche personaggio della politica che, se ci fosse stata e ci fosse consapeovolezza del danno fatto al Paese bisognerebbe subito schierare il plortone di esecuzione (alla schiena).
E chi non vede come una prassi del genere sia stupida e autolesionista, studi la storia e constaterà come la principale prerogativa dei regnanti di una volta era il battere moneta. Vada in un museo di Numismatica almeno.
io invece vi confermo da amici americani che in america è tutto ok. la disoccupazione ormai non c'è più. tanto che a new york non ci sono più clochard e non esistono neanche più enti di assistenza ai poveri.
RispondiEliminala produzione industriale è prossima ad un tondo +25% e il debito pubblico è intorno ai 15 milioni di dollari.
lo stipendio medio di un operaio non qualificato è intorno ai 5000 dollari al mese più quindicesima mentre un ragioniere in media quadagna 650.000 dollari l'anno. chi lavora in un fast food si becca 3000 euro al mese per 2 ore di lavoro al giorno.
le spese militari sono minime e comunque sostenibili.
insomma: è tutto ok.
il Paese messo meglio in europa è invece la Francia con il suo +19% di produzione industriale è con un larghissimo surplus commerciale da fare invidia a tutti quanti.
anche in questo caso la disoccupazione è minima. circa 500 persone. mentre il debito pubblico non c'è.
sotto il 4% in rapporto al pil.
L'anonimo del 9 marzo 10:12 ha messo dei dati così strampalati che non si sa se ridere o piangere.
RispondiEliminaPiero, va bene il diritto di parola, ma di fronte a tale cumulo di sciocchezze si prova un tale senso di fastidio che voto per la moderazione, ovvero bannalo!
È tanto tempo che c'è lo portiamo dietro...ormai non ci fa più caso nessuno....come un portaombrelli....
RispondiEliminaSi è carino avere dei soprammobili in casa, diamogli una spolveratina XD
RispondiElimina.............
RispondiEliminaBuonasera, dire che gli USA vadano a gonfie vele e il Giappone sia ok é un eufemismo.
RispondiEliminaGli USA hanno un rapporto debito/PIL oltre il 140%, bilancia commerciale mal messa, il fiscal cliff stà dando grossi problemi ai setttori industriali legati alla spesa pubblica, quanto a New York, ci sono quartieri di Brooklyn (e non solo) semi deserti con case abbandonate perché esecutate dalle banche e i proprietari cacciati (visto coi miei occhi). NY non é solo Mahattan e bisogna girarci e parlare con la gente. Il Giappone con oltre il 220% di debito PIl stà a galla poiché il debito é trattenuto al95% in Giappone e vi é una forte propensione al risparmio (sono in deflazione/stagnazione da anni).
Condivido il pensiero degli autori eccetto alcuni punti:
Un principio fondamentale dell'economia é la creazione di Valore Aggiunto, cioé l'aumento della capacità di soddisfare un bisogno da parte di un bene (per apporti di lavoro, commercio, etc...). L'affermare la neutralità delle retribuzioni pubbliche dul deficit regge da un punto di vista Keynesiano, ma é moralmente giustificabile solo e solo se anch'essa crea valore aggiunto. Quando diventa farragginosità, arroccamento su posizioni acquisite, mera giustificazione del proprio stipendio, in questo caso non lo é più. Lo scopo deve essere quello di agevolatore, di esemplificatore, di supporto e non castratore/pignolo. Lo si chieda alle migliaia di aziende ( o semplici cittadini) che per adempiere semplici pratiche devono perdere tempo e denari (lascaindo perdere chi, del sistema, ne trae profitto con rendite di posizione...).
Per quanto riguarda il mega pensionato da 5000 Euro, se valesse il principio della capitalizzazione dei contributi versati (per creare una rendita presunta futura)tutto sarebbe corretto. Il problema é che ormai anche i suoi contributi sono stati utilizzati per erogare pensioni a chi non ha mai (o insufficientemente versato) o é andato in pensione a 40 anni e 15 e 1/2 di contributi. Non solo il megapensionato, ma tutti noi diventiamo fardelli sulle spalle delle generazioni a venire, non é più una creazione di ricchezza ma un trasferimento dalle nuove generazioni alle vecchie. Quello che spendo io pensionato, non lo spenderai tu in futuro perché me lo sono già mangiato (grazie ai nostri politici che ti hanno chiesto il voto in cambio di una bella baby pensione). I rimedi ci sarebbero ma molto drastici.
Per finire: deficit si ma solo per investimenti produttivi (che si ripaghino con i profitti futuri generati) o a scopi anticiclici (che si pagheranno con i futuri maggiori redditi e tasse su questi).
Paoloo D.
Sei nella lista nera? Lottando per ottenere un prestito personale? La tua domanda è STATA DECLINATA a causa del basso punteggio di credito? Over COMMITTED? Accessibilità? Ma sai che puoi permetterti questo prestito. Prestiti Approvati in 12 ore, puoi inviarci un'e-mail all'indirizzo collinsguzmanfundings@gmail.com
RispondiElimina