Finalmente, grazie al lavoro
incessante del coordinatore di Reimpresa Sicilia Salvo Fanara e di Elisa Brancato, siamo riusciti ad
organizzare un incontro con i ragazzi del Movimento 5 Stelle sui temi che più
ci stanno a cuore: politica monetaria
e sue ripercussioni sulla vita sociale ed economica di un paese democratico. Il
convegno si terrà a Messina ed è fissato per le ore 20.30 di mercoledì 29 maggio (la locandina è qui accanto), e sarà un’occasione spero
non unica e nemmeno rara per capire se la base del Movimento 5 Stelle è davvero intenzionata ad indagare più
profondamente e seriamente sulle cause della crisi e sulle sue possibili
soluzioni. Gli argomenti da trattare sono davvero tanti, ma chi ha seguito fin
qui il dibattito politico-economico-finanziario che si sta facendo su questo e
su altri blog, comprenderà facilmente che sono tutti intrecciati fra di loro:
significato della moneta oggi, debito e spesa pubblica, tasse ed evasione
fiscale, pareggio di bilancio e situazione dell’Italia, Fiscal Compact, Mes.
Non si parlerà espressamente dei costi e dei benefici di un’eventuale uscita
dell’Italia dalla zona euro, ma avendo un minimo di consapevolezza in più su
ciò che sta accadendo oggi in Europa ognuno potrà farsi una sua personale
opinione.
Sono molto fiducioso sulla
buona riuscita dell’incontro e in una crescita progressiva di coscienza
collettiva che parta dal basso, dalla base del Movimento 5 Stelle, perché spesso
i segnali che arrivano dal vertice
Grillo-Casaleggio sono davvero sconfortanti: il comico-anfitrione continua
infatti a premere l’acceleratore sul problema del debito pubblico, sulla
necessità di continuare a tagliare i costi dello Stato, sulle trame di palazzo
e la corruzione della casta, ignorando quasi del tutto che i veri problemi
dell’Italia sono di carattere internazionale, legati agli accordi europei
capestro che ci impongono un regime di
austerità per almeno altri venti anni, correlati all’impossibilità di fare
politiche economiche espansive e di agire sui tassi di cambio per recuperare
competitività, sigillati a doppia mandata con le cessioni di sovranità e il
depotenziamento continuo della nostra Carta Costituzionale. Ed è appunto la
nostra ammirata e santificata (almeno a parole) Costituzione Democratica il fulcro su cui si dovrebbero fare ruotare tutte le
nostre attuali e future rivendicazioni: un tempo il patto sociale tra i cittadini era basato sul diritto al lavoro, sui principi di dignità e decoro della persona, sui valori di uguaglianza e solidarietà sociale, e oggi invece è
ridotto a puro e fastidioso ostacolo
burocratico che impedisce ai nostri politici
mercenari e asserviti di procedere spediti nelle famigerate “riforme
strutturali” ultraliberiste dettate dall’Europa. Ultima ciliegina della
torta in questo senso: di ritorno dal Consiglio
Europeo di Bruxelles, il nostro primo ministro pro tempore Enrico Letta
a quanto pare ha portato a casa un “grande successo” sul tema dell’occupazione giovanile. Ma è davvero così?
Il suo successo corrisponde veramente ad una nostra vittoria?