Nel 1963 la filosofa e
scrittrice tedesca Hannah Arendt
scrisse un libro e coniò un'espressione che descrive bene uno degli aspetti più
ambigui e perversi del male: la sua banalità.
Spesso chi fa del male non ha nemmeno la capacità di pensare e riflettere, la
facoltà di distinguere tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, un metro di
giudizio affidabile per valutare le proprie azioni e ponderare le implicazioni
morali e conseguenze pratiche del proprio operato. Nello specifico, la Arendt
rimase impressionata dalla superficialità e dall’indifferenza con cui il
criminale nazista Eichmann presenziò al processo che lo avrebbe portato alla
condanna a morte per impiccagione: si trattava di un omuncolo normale,
mediocre, né demoniaco né mostruoso, che per tutta la vita non aveva fatto altro che
eseguire ordini e istruzioni che venivano dall’alto senza mai eccepire o
chiedersi intimamente qualcosa sulla loro giustezza, moralità, razionalità. In
una visione totalmente burocratica e alienante della
vita, Eichmann eseguiva ed applicava incondizionatamente delle regole,
pensando di essere un cittadino modello, un uomo onesto che rispettava le leggi e
l’autorità costituita. Disquisire sulla bontà delle leggi e sull’assennatezza
dei propri superiori era qualcosa che esulava dai propri compiti e principi,
perché per Eichmann la cieca obbedienza
e la fedeltà erano gli unici valori
che riecheggiavano all’interno della sua misera coscienza.
Con le dovute proporzioni, possiamo
dire che da questo punto di vista tutti coloro che oggi stanno condannando alla miseria, alla disperazione, all’emarginazione
milioni di persone in Europa, dagli altolocati tecnocrati di Bruxelles fino
all’ultimo scribacchino di un qualsiasi giornale di regime, non sono tanto diversi dai gerarchi nazisti che massacrarono milioni di ebrei nei campi di
concentramento. Sono “banali” e
stupidi allo stesso modo: o perché non conoscono le conseguenze delle proprie
azioni o perché non hanno la capacità di ragionare su possibili alternative
alle proprie regole e leggi evidentemente sbagliate. E’ indubbio che in mezzo a
questa massa indistinta di idioti e mediocri ci sia qualcuno più furbo e più in
malafede rispetto agli altri, che volontariamente persegue il male per tutelare
il bene di una minoranza, ma diventa sempre più difficile e complicato distinguerlo
e isolarlo dal resto della sgangherata e
gioiosa armata di imbecillità collettiva. Il caso della trasmissione di
domenica scorsa di Report, intitolata
“Gli Austeri”, è esemplare in questo
senso: per tutta la durata del programma si è insistito a sottolineare gli effetti nefasti dell’austerità e la
maggiore ragionevolezza delle politiche espansive della spesa pubblica in
periodo di recessione, eppure con la stessa miopia e cecità di automi
decerebrati si è ripetuto che in Europa non si possono attuare né programmi di
infrastrutture e investimenti pubblici né manovre monetarie di alleggerimento quantitativo a causa del vincolo del pareggio di bilancio e della perdita della sovranità monetaria. Facendo però velatamente intendere
che senza violare le regole e i vincoli previsti dai trattati europei esiste un geniale metodo intermedio per conciliare le politiche espansive
con il mantenimento del pareggio di bilancio e della moneta unica privata
chiamata euro. In altre parole si è trattato di un clamoroso e sfacciato spot della
cosiddetta “austerità espansiva”, ovvero di una meschina mistificazione
accademica che lo stesso Fondo Monetario Internazionale si è affrettato tempo
fa a bocciare tecnicamente e a discreditare a livello politico e sociale.
Ma
Milena Gabanelli cos’è? Un mostro, una demoniaca carnefice, un
consapevole strumento della propaganda di stampo nazista? No. La Gabanelli è
soltanto una delle tante persone “stupide”,
“idiote”, “banali” che abbondano in questo periodo storico, la quale svolge il
suo umile compitino pensando di fare il bene e ignorando invece di stare dalla
parte del male. Ascoltando meglio le sue parole si capisce perfettamente che la
giornalista di Raitre non sa nemmeno di cosa sta parlando quando si interroga
su questioni come la spesa pubblica, il pareggio di bilancio, la politica
monetaria di una normale banca centrale. Lei pensa che tutti i problemi
dell’Italia siano dovuti agli sprechi,
alla corruzione e all’evasione fiscale, prospettando il modello tedesco come l’unico eldorado virtuoso
di felicità ed efficienza a cui ispirarsi. Eppure la Gabanelli è talmente “stupida” da non accorgersi che durante
l’intervista del vice-capo economista della banca statale tedesca KFW, il dirigente con la solita superficialità
e banalità di chi non sa di delinquere ammette di potere fare prestiti
vantaggiosi alle imprese teutoniche grazie alla possibilità di finanziarsi con tassi di interessi bassi simili a
quelli dei bund tedeschi e di
ricevere ulteriori contributi dallo
Stato per mantenere ancora più bassi gli interessi. Il modello tedesco
quindi prospera su due evidenti storture
e infrazioni dei trattati europei, a cui le altre nazioni, compresa
l’Italia, sono costrette invece ad attenersi rigorosamente: da una parte
l’incapacità della BCE di mantenere un
tasso di interesse unico per tutti i paesi dell’unione monetaria e
dall’altra il divieto di aiuti di Stato
che possano avvantaggiare l’economia di un paese a danno degli altri, in
aperto contrasto con il presunto spirito
di cooperazione e collaborazione che anima almeno a parole gli stessi
trattati.
Unendo a queste
irregolarità, l’arcinoto dumping salariale
iniziato con l'unificazione tedesca e concluso con le riforme Hartz del mercato del lavoro del 2003-2005, con cui la
Germania ha lucidamente pianificato la sua politica
di concorrenza sleale e aggressione commerciale nei confronti dei paesi
alleati dell’unione, si comprende come gran parte del successo tedesco sia basato
non solo sulla rigidità di cambio imposta dall’euro ma anche e soprattutto sul mancato rispetto degli accordi e dei
trattati europei (a tal proposito consiglio vivamente di leggere l’articolo
del blog Orizzonte48, che chiarisce
ancora meglio a livello giuridico e normativo gli aspetti tecnici della
questione). In pratica, senza nemmeno capirlo o paventarlo, la Gabanelli vuole
suggerirci che per uscire dalla crisi l’Italia
dovrebbe essere scorretta e disonesta come la Germania: liberandosi dal
tarlo dell’evasione fiscale e della corruzione (che guarda caso esiste, eccome
se esiste, anche nella morigeratissima Germania), per abbracciare anima e corpo la strategia criminale della
giungla giuridica e commerciale, che premia
in Europa chi non rispetta i vincoli e le regole. E tutto questo per dire
che si possono attuare politiche di sviluppo in Europa senza uscire dall’euro,
senza abbandonare la dottrina mistica dal pareggio dei conti pubblici e del
consolidamento fiscale, senza pregiudicare le regole sacre del libero scambio, tutte
cose cioè che la Gabanelli non auspicherebbe mai essendo anche lei impelagata
fino al collo (per ragioni più politiche, professionali, carrieristiche) nella
palude melmosa del “Sogno dell’Euro” e nella mitologia arcadica degli “Stati Uniti d’Europa”. Non è un caso infatti che durante l’intera trasmissione non
venga neppure fatto un minimo accenno o una rapida menzione ai problemi
derivanti dall’adozione di una moneta unica e per giunta privatizzata in
Europa: come se l’austerità fosse una
scelta arbitraria e provvisoria e non avesse alcuno stretto legame di interdipendenza con l’euro. Un errore tecnico e
uno strafalcione giornalistico che crea più di un dubbio sulla buona fede della
“banale” professionista della disinformazione.
E nella parte finale del
programma la Gabanelli ha pure la sfrontatezza di pungolare la nostra distratta e inqualificabile classe
dirigente, affinché si affretti a farsi furba e a seguire l’esempio criminogeno della Germania.
Siamo al paradosso puro, in cui gli adorati paladini mediatici del bene come la
Gabanelli denunciano da una parte i mali
e i vizietti provinciali dell’Italia, invitando dall’altra i nostri
politici a delinquere in maniera più
vistosa e internazionale. E la cosa più inquietante è che i nostri politici,
“idioti” e “stupidi” ancora più che la Gabanelli, pare che abbiano preso sul
serio questo tipo di ammonimenti e invettive, dato che si sono rinchiusi per
giorni in ritiro in un’abbazia per studiare mirabolanti teorie economiche espansive senza espandere
effettivamente il bilancio pubblico. Un ossimoro, insomma: come chi cerca di
lavarsi senza bagnarsi, chi vuole saziarsi senza mangiare, chi vuole dissetarsi
senza bere. Va bene che la politica è l’arte del compromesso e della
mediazione, ma c’è un limite alla decenza e alla capacità di sopportazione.
Bisogna decidersi una buona volta nella vita: o si vuole l’austerità, il pareggio di
bilancio, la cesura fra politiche
fiscali e monetarie, il taglio della
spesa pubblica, l’aumento delle tasse,
l’elevata disoccupazione, la svalutazione interna dei salari, la deflazione, le strategie mercantiliste di supporto alle esportazioni, le disparità e le sofferenze sociali e si rimane nell’euro. Oppure si decide di
cambiare rotta con politiche espansive
di spesa pubblica, coordinamento fra
politiche fiscali e monetarie, taglio
delle tasse, stimolo alla domanda e
alla produzione interna, svalutazione
monetaria, aspettative
inflazionistiche, riduzione delle
importazioni, politiche di piena
occupazione e si esce dall’euro. La via di mezzo che mette al sicuro capre
e cavoli, la soluzione salvifica dell’“austerità espansiva” prospettata
dalla Gabanelli e da tutti gli “idioti”
come lei non esiste e non esisterà mai sul nostro pianeta. Bisogna farsene una
ragione. E un giorno tutte queste persone, volenti o nolenti, dovranno
assumersi la responsabilità di tutto il
male che hanno “banalmente” e “distrattamente” fatto al nostro paese, turlupinando la gente con una serie interminabile di menzogne e rendendola ignara della verità dei fatti.
Fra l'altro, è’ interessante notare come dal
punto di vista dei conti pubblici l’austerità
non garantisce nemmeno il raggiungimento dall’agognato pareggio di bilancio
o degli avanzi strutturali necessari per l’abbattimento del debito pubblico al
di sotto della fatidica soglia del 60%, dato che il drastico calo del reddito
nazionale non solo causa minori entrate tributarie ma peggiora i rapporti del
deficit e del debito pubblico, che pur diminuendo in valore assoluto aumentano
poi in termini percentuali. Mentre diverso è il discorso che riguarda invece i conti con l’estero visto che la
distruzione dei redditi, dei risparmi, dei consumi nel sud Europa sta in
effetti portando ad una convergenza
delle partite correnti della bilancia dei pagamenti: diminuiscono le
importazioni del sud e di conseguenza si stabilizzano o si riducono i surplus
commerciali della Germania (guarda grafico sotto). Tutto ciò però sta avvenendo
a costo di pesanti sacrifici, tensioni
sociali, proteste diffuse sia nel sud martoriato che nel nord che ha visto
man mano diminuire i suoi precedenti tassi di crescita.
La speranza folle è che una volta rimarginati gli squilibri si possa
ripartire con un nuovo ciclo espansivo,
trainato o da una maggiore domanda al di fuori dell’Europa (Stati Uniti e
Giappone in testa) oppure da una ripresa dei consumi interni all’eurozona dovuta alla riduzione dei prezzi e al maggiore potere reale di acquisto dei risparmi,
che secondo le immaginifiche previsioni degli eurocrati dovrebbe riportare la
fiducia e spingere gli europei a ricominciare a spendere ed investire. E’ una
strada insomma lastricata di dolore,
dubbi, incertezze che potrebbe presto interrompersi a causa delle rivolte popolari e delle reiterate bocciature elettorali che
sicuramente si succederanno durante il faticoso percorso che ancora ci attende
(ricordiamo che l’austerità in Europa è destinata a rimanere almeno per altri
venti anni, come prescritto dai micidiali vincoli di abbattimento del debito pubblico previsti dal Fiscal Compact).
Ripetiamo che in altri paesi
del mondo più “normali”, questi
stessi aggiustamenti stanno avvenendo in modo infinitamente più indolore e democratico puntando su una maggiore
spesa pubblica e su un più incisivo intervento diretto delle banche centrali:
invece di svalutare i salari, Giappone e Stati Uniti stanno scommettendo sulla svalutazione della moneta, che a conti
fatti porta ugualmente ad una riduzione delle importazioni, aumento delle
esportazioni, miglioramento della bilancia dei pagamenti nel suo complesso. Quindi
la vera domanda che bisognerebbe porsi è a chi giova veramente il dolore e la sofferenza che si sta infliggendo
agli europei, visto che altrove la situazione è molto meno drammatica e
insidiosa. Se un certo evento negativo è evitabile e però accade lo stesso,
significa che è fortemente voluto da qualcuno. Ed è ormai inutile ribadire che
le oligarchie europee sono molto
soddisfatte di come stanno andando le cose in Europa e non rinunceranno molto volentieri al loro progetto reazionario di ripristinare gli antichi poteri assoluti e monarchici nel vecchio continente. In fondo i vassalli, valvassini, valvassori e menestrelli di corte pronti a tutto per difendere il sovrano e ansiosi di entrare nelle grazie dei nuovi regnanti si moltiplicano con cadenza esponenziale, come sempre accade in qualsiasi epoca storica e latitudine geografica.
Basta dare un’occhiata
al prossimo grafico sulla competitività
per capire il motivo di tanto appagamento da parte dei ricchi governanti e spregiudicati despoti. In termini di Costo del Lavoro per Unità di Prodotto (CLUP, in inglese ULC, Unit Labour Cost), in Europa si sta
assistendo ad un tentativo di convergenza che non punta molto sull’aumento
della produttività, ma esclusivamente sulla riduzione dei salari e del reddito
medio da lavoro dipendente. Tuttavia siccome il vantaggio competitivo accumulato dalla Germania nel periodo di boom è amplissimo, è quasi impossibile per gli altri paesi ripristinare lo scarto nel medio-lungo periodo. Si tratta insomma di una gara già persa in partenza, che farà tanti morti e feriti lungo il cammino senza arrivare mai ad una conclusione certa e favorevole per tutti. L’aggressiva politica mercantilista tedesca sta
forzando tutti gli altri paesi dell’eurozona ad intraprendere una folle corsa al ribasso dei salari e dei
diritti dei lavoratori che si sa quando inizia ma non si sa quando finisce:
visto che le condizioni al contorno non sono quelle ideali per augurarsi una
ripresa dell’economia per mezzo di una maggiore produttività e di un rilancio
delle esportazioni (e poi c’è il solito ma non trascurabile dettaglio che non
tutti i paesi possono diventare esportatori netti contemporaneamente), questa
gara senza quartiere per massacrare lo stato
sociale, le costituzioni
democratiche e il tenore di vita dei
lavoratori porterà senza ombra di dubbio ad un ulteriore inasprimento delle tensioni sociali, che prima o dopo sfocerà in aperto conflitto (speriamo non armato,
anche se esistono tutte le premesse affinché la conclusione di questo scontro epocale fra monarchici e democratici sia sanguinosa e violenta).
In buona sostanza, abbiamo
visto che l’austerità funziona abbastanza bene come
strumento di aggiustamento degli squilibri con l’estero, ma il prezzo da
pagare in termini di coesione e malcontento generale è altissimo: come ripetono
spesso gli esperti delle politiche del rigore, per applicare qualsiasi piano di
intervento draconiano bisogna che ci sia un elevato grado di fiducia e di compartecipazione da parte di coloro
che sono i principali danneggiati dai tagli. Ovvero proprio quello che manca ed
è mancato in Europa in questi ultimi anni: lo scetticismo e lo scarso
gradimento nei confronti delle azioni discutibili e delle scelte
deprecabili della tecnocrazia europea ha infatti raggiunto, non a torto, il suo
picco da diverso tempo. E come si può
imporre dei sacrifici e delle privazioni alla gente che ormai non crede più
nell’utilità di queste misure? Inoltre c’è un ultimo aspetto da considerare:
la disoccupazione. Per favorire la
dolorosa convergenza degli squilibri che si sta attuando oggi in Europa bisogna
mantenere ancora per qualche anno un insostenibile
tasso di disoccupazione nei paesi in deficit (stressed countries: Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna, Italia, Cipro, Slovenia) rispetto a
quelli in surplus (vedi grafico sotto), perché un qualsiasi miglioramento nei
livelli occupazionali della periferia potrebbe rendere vano il tentativo di
recupero di competitività tramite svalutazione interna dei salari, far
ripartire la ripresa delle importazioni e innescare la creazione di nuovi
disavanzi commerciali. E fino a quando un’unione monetaria, che vive su
impalpabili principi di omogeneità e uguaglianza di condizioni, potrà reggere
ad una disparità così tragica ed evidente in uno dei fattori più determinanti e delicati nella vita sociale e politica
di ogni singolo paese?
In definitiva, la
Gabanelli e tutte le persone “banalmente”
stupide (o “diabolicamente”
malefiche) come lei, dovranno lavorare parecchio di trama e ordito per
convincere milioni di persone che la via che si sta perseguendo oggi in Europa
sia la migliore possibile e non esistano altre alternative valide per uscire
dai pantani della depressione economica
fortemente voluta e assolutamente evitabile. Per restare in bilico e rimanere
credibili per molti anni ancora servono talmente tanti e tali equilibrismi logici e linguistici che è
davvero difficile prevedere la buona riuscita di una simile strategia da
circensi mediatici e truffatori di bottega. Quello che gli europei, dai
tedeschi ai greci passando per italiani, spagnoli, francesi, dovranno chiedersi
da qui in avanti è se vale la pena sacrificare le proprie vite, il proprio
futuro, le proprie speranze, le proprie aspettative, per mantenere alto il totem di una moneta unica, che si
regge soltanto sulla sofferenza, sul dolore, sull’umiliazione delle classi
lavoratrici a vantaggio di quelle agiate e dei rentiers. E visto che per fortuna sta nascendo in Europa un forte partito di dissenso trasversale e
transnazionale nei confronti di questo vessillo della stupidità e della
brutalità umana, sarà molto complicato che così come accadde al nazista
Eichmann, anche la Gabanelli e i suoi sodali potranno un giorno giustificarsi
di fronte alle accuse di
collaborazionismo, con un semplice: “Ma
noi non sapevamo!”. Sapete, sapete, altroché se sapete, ma siete talmente
idioti, stupidi, superficiali, banali da non riuscire nemmeno lontanamente ad
immaginare le conseguenze pratiche delle vostre
azioni scellerate e le implicazioni morali della
vostra spregevole condotta.
Non ci resta che....piangere.
RispondiEliminaO fare come fanno altrove dove l'austerità evidentemente sanno 'trattarla'.
Complimenti per il post e il blog.
Beh, a volte penso pure io che una risata li seppellirà perchè continuare a credere che gli austeri siano in grado di capire razionalmente ciò che sostengono e auspicano è davvero dura da digerire...alla fine credo che a piangere saranno soltanto loro perchè la storia li sta travolgendo e corre infinitamente più veloce dei loro scarsi neuroni...
Eliminadevo disswentire con la Gabanelli in merito a coloro che incoscientemente e banali. i furbi calcolatori sono molti a Dx e a Sx e sono davanti agli occhi di tutti ,specialmente certi Gioralai di regime che scientemente diffondono notizie fasulle spacciandole per verità. Se ci trovassimo in un paese islamico verrebbero messi in grado di non nuocere alla cittadinanza con il taglio della linguae se fosse necessario anche delle m...
EliminaSo che non risponderai, ma in realtà, la Gabanelli non è stupida.
RispondiEliminaè estremamente coerente con le politiche che, da Berlinguer ad oggi, il PCI (nelle sue varie incarnazioni) ha sempre perpetrato.
In Italia credo che solo Gianfranco LaGrassa (ti consiglio, se già non lo conosci, il blog Conflitti e strategie) si dia la pena di spiegare agli imbecilli di sinistra esattamente da dove viene la depravazione attuale, ma in realtà è un dibattito che all'estero è piuttosto in fase avanzata.
Insomma, secondo me (tacciando che mi sono abbastanza rotto dei continui parallellismi stile Bagnai fra UE e fascismo che lasciano il tempo che trovano, keynesianamente parlando) questa gente non è stupida: è complice.
Posizione ampiamente condivisibile, Cyrano...anche se come ho scritto, penso che sia molto difficile stabilire il confine fra la malafede e l'imbecillità: prova a parlare per più di 5 minuti con un qualsiasi piddino convinto e ti renderai conto da solo che proprio non ce la può fare, non ci arriva, è più forte di lui. La sua fede mistica nell'euro e nel sogno degli Stati Uniti d'Europa gli ottenebra la vista e ottunde la sua capacità di comprensione...
EliminaSulla Gabanelli nutro parecchi dubbi anche io, ma il fatto che abbia inserito nel suo reportage l'intervista all'economista della banca pubblica tedesca, mi fa propendere per il momento sull'idiozia allo stato puro, purissimo...ma potrei ricredermi se avrò altri riscontri e prove di diabolica e raffinata intelligenza...non ti nascondo che da questo punto di vista sono anche molto lombrosiano in questo e basta scrutare bene il suo sguardo per capire che la Gabanelli non ci sta più con la testa ed è confusa dalla sua stessa aurea di santità, infallibilità, onnipotenza...prova ad immedesimarti un attimo nei suoi panni: da una parte viene incensata e venerata da milioni di persone come se fosse l'oracolo della verità e della giustizia in terra e dall'altra sa che per mantenere il posto e la carriera deve assecondare certi dogmi e direttive della sua fazione politica (euro, Stati Uniti d'Europa, corruzione, casta, debito pubblico, evasione fiscale, mafia etc etc)...e così, siccome intelligente non è, nel tentativo disperato di accontentare sia i suoi seguaci che i suoi mecenati, si aggroviglia in certi strafalcioni ed errori che una persona realmente complice, avveduta, consapevole di ciò che sta facendo non farebbe mai...ripeto, per il momento io la penso così, ma potrei sbagliarmi e ricredermi in qualsiasi momento...
La Grassa lo conosco e certe volte lo seguo, ma a volte mi sembra molto più interessato a risolvere certe beghe interne al suo partito che seriamente coinvolto nei problemi del nostro problema...e poi le categorie di destra e sinistra a me fanno venire l'orticaria...a me interessa più la democrazia delle idee e dei fatti e non quella delle tifoserie da stadio: e da quando sono nato purtroppo io non ho visto idee e fatti giusti nè a destra nè a sinistra, almeno in Italia, quindi per quanto mi riguarda chi cerca protezione e conforto in queste categorie parte già con il piede sbagliato...
Mah, LaGrassa credo che metterebbe mano alla pistola a sentir parlare di "Partito", stante le sue esperienze pregresse...:)
EliminaComunque, in effetti, è una dicotomia che non esiste più, se mai è in realtà esistita dopo la farsa giacobina di un paio di secoli fa.
Io, personalmente, mi considero animato da valori di destra e idee di sinistra.
Più nello specifico, mi considero identitario in politica, socialista in economia, reazionario nel costume.
Forse per questo, dopo anni di allucinazioni ideologiche, mi sono deciso a guardare più ai contenuti che alle bandierine.
Non ho ancora visto la puntata incriminata della Gabanelli, per cui non mi esprimo sul giudizio che dai. Non ancora, almeno, perchè ammetto che convincermi che la Gabanelli sia collusa, complice o d'accordo con un Malaffar€ di così vaste proporzioni è dura: la reputo, almeno fino ad oggi, una delle poche che fa contro-informazione. Spero che tu ti stia sbagliando ma, purtroppo, visto che ti leggo da un bel po' di tempo e ammiro la tua logica e la tua coerenza, penso che rimarrò deluso da Report, in questa occasione.
RispondiEliminaA parte ciò, avrei un paio di domande su argomenti che non ho ben chiari, leggendo il tuo post:
1. Scrivi che in Europa si vuole tenere alta la disoccupazione nei paesi periferici, per riuscire a tenere bassi i salari. Immagino che ti riferisca al fatto che pochi_posti_di_lavoro_disponibili = accettazione_salari_indegni. Tuttavia, mi domando: ma se importiamo molto, almeno fino al 2012 se leggo il primo grafico, e quindi di conseguenza esportiamo o produciamo poco in proprio, non è normale che ci sia disoccupazione? in altri termini, la disoccupazione è figlia degli scarsi acquisti di prodotti dell'industria domestica, oppure c'è una regia europea per tenere la disoccupazione alta? non ho ben capito quale è la causa e quale l'effetto, o se sono due concause.
2. In che maniera la regia europea riesce a tenere alta la disoccupazione? se ho ben capito dai tuoi articoli, il metodo principale consiste nella strozzatura del credito, così che gli imprenditori non possono pagare stipendi, la PA non paga, nessuno assume. E' così oppure ho preso un abbaglio?
3. questa domanda è politica: se, come si sostiene, è soprattutto colpa della Sinistra ad averci amminchiato la testa con l'euro e i suoi benefici - ivi incluso il principio di Grande Fratellanza, quasi in sostituzione della fratellanza fra proletari- perchè diamine la Destra, che ha governato per 15 anni, non ha fatto contro-propaganda e contro-informazione?
Ciao e complimenti ancora per il tuo blog. Ogni giorno spero di leggere un tuo nuovo intervento, come se leggessi le news su un Quotidiano on line.
Ciao Lorenzo, innanzitutto ti ringrazio per l'affetto e l'interesse con cui segui il mio blog, anche a me piacerebbe essere più presente e costante ma purtroppo il tempo è quello che è e anche io "tengo famiglia" (anche se sto studiando dei metodi per rendere più remunerativo il blog e riuscire a dedicarmi di più al lavoro di divulgazione e informazione, che è ciò che mi rende più appagato e soddisfatto di me stesso...)
EliminaRispondo brevemente alle tue domande:
1) La disoccupazione è sicuramente l'effetto di una politica economica mercantilista basata sulle esportazioni e non sulla domanda interna. Quando esporti poco la disoccupazione sale e viceversa: in questo modo l'alta disoccupazione tenderà a comprimere i salari e il paese diventerà più competitivo ed esporterà di più al prossimo giro. Una strategia che più volte abbiamo definito folle perchè non può essere adottata da tutti i paesi contemporaneamente e con lo stesso successo. La regia europea principalmente serve ad imporre politiche mercantiliste a tutti i paesi, quindi è essa stessa folle e scriteriata.
2) Il modo principale per tenere alta la disoccupazione è stata in Europa quello di eliminare l'intervento pubblico dello stato in economia, con i vincoli del pareggio di bilancio, del patto di stabilità etc etc. Unendo questa forzatura all'assenza di una banca centrale vera e propria, che sia di sostegno alle finanze pubbliche e abbia come obbiettivo la piena occupazione (e non solo l'inflazione come accade con la BCE), il gioco è praticamente fatto e le politiche mercantiliste risultano le uniche perseguibili
3)Perchè l'euro e l'eurozona è una costruzione politica-finanziaria-economica principalmente di destra, conservatrice e reazionaria e quindi va benissimo a chi si sente più vicino a tali posizioni: favorisce le rendite finanziarie e i profitti dei grandi imprenditori, a danno dei lavoratori e dei salariati...quindi perchè mai osteggiare l'euro???
Vorrei aggiungere due parole sulla questione occupazione/esportazioni:
EliminaE' ragionevole pensare che se aumentano le importazioni nette aumenti anche la disoccupazione tuttavia questo processo va avanti fino a raggiungere un equilibrio: l'aumento della disoccupazione riduce i salari reali e quindi anche l'inflazione sui prezzi, questo porta a riallineare progressivamente le competitività rispetto ai paesi importatori. Quando l'equilibrio è raggiunto hai una situazione in cui la disoccupazione in Italia è più alta che in Germania e il bilancio import-export è 0.
La situazione può a questo punto rimanere stabile: il differenziale di disoccupazione ita-ger tiene i salari e i prezzi allineati e non c'è più nessuno squilibrio macro-economico degenerativo.
Se poi l'italia o la Germania (o chiunque altro) volesse concedersi unilateralmente il lusso di attuare politiche espansive per aumentare la crescita e ridurre la disoccupazione firmerebbe la sua condanna a morte: si ricreerebbero squilibri nelle inflazioni e nei salari, si diventerebbe importatori netti, si accumulerebbe debito estero e si potrebbe arrivare a fare la fine della Spagna o della Grecia.
Ci troviamo quindi di fronte ad una versione internazionale del dilemma del prigioniero in cui bisogna accontentarsi della soluzione sub-ottimale per mancanza di fiducia e cooperazione.
Va però rilevato che tutta questa dinamica è provocata dalla moneta unica: in presenza di cambi flessibili il discorso si ribalta: lo stato che unilateralmente attua politiche espansive automaticamente migliora anche il suo saldo import-export (mentre con la moneta unica lo peggiora).
Ottima integrazione Marco, che spiega ancora meglio e più chiaramente il motivo per cui certe cose in Europa sono altamente volute (come l'elevata disoccupazione della periferia), mentre altre non sono proprio attuabili (come le politiche espansive di cui tanto si sproloquia in giro per programmi e salotti televisivi...)
EliminaSeguendo Report, o il blog di Grillo, cosa si può apprendere sulle vere cause della crisi? Tante mezze verità per portare avanti il solito concetto, che l'Italia ha una classe politica corrotta e incompetente, che l'evasione, le mafie, l'inefficenza dello stato ladro, bla, bla, bla.... La soluzione per Grillo o Gabanelli sembra essere sempre la stessa: fare pulizia nella classe politica, meno stato, meno spesa pubblica, i risparmi virtuosi sono belli! Ma Keynes non diceva forse che: "... il risparmio è una virtù privata, ma (per lo stato) è un VIZIO PUBBLICO"!!!! Sono anni che lo stato da mezzo per distribuire ricchezza ed equità fra i cittadini, è diventato un fine da risanare a danni dei diritti e della democrazia. Quando si criticheranno le scelte che hanno trasformato lo Stato in questa macchina antidemocratica e distruttrice non credo che i disinformatori di professione avranno più molto da dire, faranno anche loro parte di chi ha contribuito all'eurodisastro di oggi e penso e/o spero che almeno la storia possa fare giustizia.
RispondiEliminaLa tua è anche la nostra speranza...ripeto, questi qua (centrosinistra, berluscones, santoro-gabanelli etc) sono peggio di tutti i Craxi, Andreotti, Forlani che avevamo in passato e meritano di essere mandati all'esilio, con lancio di monetine incluso, così come è accaduto al cinghiale, che un pò di italianità nella sua coscienza da guitto ancora la manteneva...e la storia sta andando proprio in quella direzione e io qualche monetina in tasca la tengo sempre, non sia mai mi trovassi a passare per un albergo Raphael qualunque nel momento giusto...bisogna avere speranza, fiducia, fede nella storia e nella nostra capacità di interpretare e cavalcare gli eventi...
EliminaCiao Piero è tanto che non passo da qui. Le argomentazioni e le spiegazioni come al solito, non fanno una piega. Ma dal punto del modo in cui austerità, più Europa ecc. vengono proposte e riproposte, per una volta non sono d'accordo, ma proprio per null;, con il modello della banalità del male. Un libro e un idea che hanno perso validità da almeno sedici anni. Da quando è uscito "I volenterosi carnefici di Hitler", quindi dubito che la banalità dell'Euro, possa spiegarci come lavorino i volenterosi carnefici di Maastricht
RispondiEliminaDino, il discorso sulla banalità era solo provocatorio, per dare una possibilità di fuga ad un'icona della disinformazione come la Gabanelli, che viene adorata come fosse una santa e invece ai miei occhi non è tanto diversa da tutti gli "idioti" che trovi al bar a parlare di efficienza della Germania e della corruzione della casta...so bene che lei è più "furba" di ciò che intende far vedere e fa bene il suo sporco mestiere di propagandista, non facendo reale informazione ma andando semplicemente incontro a ciò che la gente si vuol sentire dire...però devi ammettere, che anche nei quartieri alti della politica e dell'informazione, ci sia una buona frangia di persone che proprio non hanno idea di dove sta il nord e il sud, il bene e il male, sono banali, stupidi, idioti, privi della capacità di interpretare gli eventi e i fatti...materiale buono per essere buttato lì in prima linea dai veri carnefici, da quelli che sanno benissimo cosa si sta facendo oggi in Europa e vogliono ardentemente continuare ad andare in quella direzione...senza fare troppa filosofia, il male secondo me ha un'infinità di sfaccettature e la banalità, l'inedia, l'ignoranza sono alcuni degli infiniti aspetti...
EliminaIn effetti si, è vero. E' necessario che ci siano anche degli imbecilli in buona fede nell'armamentario del più €uropa, forse ho commentato con troppa fretta. Ma mi concederai la scusante che leggere due volte un tuo post non mi lascerebbe il tempo di fare altro nella giornata :)
EliminaBella e lucida analisi, grazie...
RispondiElimina"La speranza folle è che una volta rimarginati gli squilibri si possa ripartire con un nuovo ciclo espansivo, trainato o da una maggiore domanda al di fuori dell’Europa (Stati Uniti e Giappone in testa)" (e Cina, aggiungo io)
RispondiEliminaSì. La via che il complesso finanziar-industrial-tecnocratico europeo intende perseguire è esattamente questa; lo si evince da qualunque documento prodotto dalla Commissione negli ultimi due anni (certo non espresso in maniera tanto spregiudicata, ma nei fatti...). Consiglio in particolare la lettura del documento "Un piano per un’Unione economica e monetaria autentica e approfondita. Avvio del dibattito europeo", dove la Commissione illustra la propria visione sul futuro dell'Unione (Economica e Monetaria in primis), profondamente incardinata nell'ideologia di economia sociale di mercato (a trazione mercantilista): gli Stati Uniti d'Europa (Tedesca).
L'ambizione è di trasformare l'entità federale europea prossima ventura nella più grande macchina esportatrice del mondo. Non penso sia necessario sottolineare il fine imperialista che questa visione comporta, così come il suo inevitabile fallimento.
Io credo che se dovesse avvenire una rottura concordata dell'UEM questa sarebbe comunque temporanea e prodromica al successivo "più Europa", dettata dalla necessità di riscrivere i Trattati e stabilire una volta per tutte i rapporti di forza tra Stati ex-sovrani (magari concedendo nel frattempo più potere al Parlamento Europeo per dare una parvenza di democraticità al processo).
Dove e come in tutto questo possa collocarsi la massa critica dei cittadini europei, al di fuori del processo elettorale delle istituzioni nazionali (di per sé inutili nell'attuale forma di democrazia rappresentativa, al tempo delle "crisi" e delle "emergenze"), rimane un mistero della democrazia comunitaria. A meno che per "parti sociali" non si intenda questa roba, nel qual caso i giochi sarebbero già decisi in partenza...
Leggo proprio ora che Angela Merkel, ormai ultima giapponese nell'isola dei Primi Ministri a difendere col fucile l'austerità, ha cambiato totem: se prima la parola d'ordine era Austerity, ora è Competitivity.
RispondiEliminaAltra parola priva di significato preciso in relazione a quello che stiamo vivendo. Il bello (triste?) è che ancora su TG e quotidiani non c'è dibattito serio e critico sulle cause, mentre esplodono i toni rissosi fra fazioni:
* giovani prepari contro anziani sperperatori
* piddini contro berlusconiani
* M5S contro tutti
* Sud-europei cicale contro Tedeschi nazisti
Un Paese che si sta spaccando sempre di più, secondo confini non più così ben definiti, ovvero non più geograficamente come prima: sono passate in secondo piano le urla della Lega contro il meridione sprecone.
Ciao Piero, arrivo qui grazie ad un Link su Goofynomics.
RispondiEliminaNel tuo post, quasi alla fine, si legge:
"E come si può imporre dei sacrifici e delle privazioni alla gente che ormai non crede più nell’utilità di queste misure?"
Perdonami per la cruda "RealPolitik" ed il cinismo, ma la domanda temo sia retorica,..
...Si farà come si è sempre fatto e come ha insegnato a suo tempo il generale Fiorenzo Bava Beccaris...
Con le armi che sparano ad alzo zero sulla popolazione.
Grazie per aver chiarito con tanta competenza un servizio del quale, personalmente, non avevo colto molti aspetti da lei evidenziati.
RispondiEliminaAvevo seguito la trasmissione attenta e interessata, ma il suo articolo mi fa capire, come alla gente comune, non sia tutt'ora "consentito" di comprendere fino in fondo la realtà che ci circonda. Come lei ha precisato infatti, oggi è sempre più difficile distinguere la verità dalla mistificazione, la buona fede dalla manipolazione, quasi macchiavellica del sistema che ci governa. In poche parole, non tutti hanno gli strumenti per interpretare correttamente ciò che leggiamo ed ascoltiamo. Tutto è talmente artefatto e nebuloso, che anche una persona semplice, come me, si trova costretta a tuffarsi letteralmente nel mondo dell'alta finanza, cercando disperatamente di rispolverare concetti di macro economia appresi a scuola e strringere gli occhi per vedere oltre l'apparenza.
E' sconfortante e frustrante a volte..nonostante questo, non mi arrendo all'ignoranza all'annichilmento cui vorrebbero condannarci e grazie anche ai nuovi mezzi di comunicazione ed informazione come questo e a persone come voi, oggi mi sembra di aver fatto un passo in più.
Le posso dire però, che chi guarda trasmissioni come Report, è già qualcuno che vuole capire e vuole informarsi e così come ho fatto io, oltre a vedere quei servizio, leggerà anche altri articoli e cercherà un confronto, conferme e smentite.. quindi manteniamo ancora un briciolo di ottimismo.. altrimenti finirà che ci arrendiamo troppo presto.
Geremia
RispondiEliminaImputare la negatività del "male" alla sua "banalità" credo sia fuorviante. La negatività del male sta, mi pare, nella sua tragicità.
Per altro quando si parla di concetti astratti generici si dimentica che anche il "male" è soggetto al relativismo perché viene inevitabile chiedersi "male per chi?"
L'attuale spaventevole crisi dei paesi dell'Eurozona (eccetto la Germania, si dice, benché a proposito ci sarebbe molto da chiarire ...) è male per i Popoli coinvolti (si parla di "gente" in generale, non di èlites) ma è bene per quelli che hanno pianificato il nuovo sistema europeo e che lo pilotano verso i loro obiettivi. L'ambiguità del linguaggio è fonte di infiniti equivoci in filosofia e nella dinamicità della dialettica storica.
Io credo che ormai, chi appena appena segue gli avvenimenti anche attraverso lo specchio distorcente della comune informazione, si sia fatta un'idea di dove si voglia portare gli stati europei: alla svendita di tutto.
Così si comportano gli Imperi: predando i sottomessi.
Ottimo articolo. Chiedo il permesso di poterlo ripubblicare (citando ovviamente la fonte) su sicilia-memmt.info
RispondiEliminaGrazie per una risposta.
Certo che puoi, poi visto che sono siciliano anche io e mantengo un certo interesse per la teoria MMT originale (non la vulgata barnardiana, che non considera il vincolo estero e dice che si può campare soltanto stampando moneta...), la cosa mi fa doppiamente piacere...
EliminaCiao Piero,
Eliminaseguo sempre con piacere il tuo blog e anche questo articolo mi è piaciuto molto.
Mi spiace tuttavia leggere che anche tu banalizzi e semplifichi quello che Barnard (e cioè Mosler, in realtà) cerca di dirci in merito a questa crisi. La "vulgata barnardiana", come la chiami tu, non mi pare abbia mai affermato che basta stampare moneta a caso et voilà, crisi risolta e tutti felici. Può anche darsi che Barnard in qualche sua conferenza, parlando a persone completamente ignoranti di economia, abbia a sua volta usato espressioni come "stampare moneta" o simili per farsi capire dalla massaia o dal meccanico di turno ma oltre a questo c'è ben altro ovviamente. Eh si, perchè anche io, nella mia limitata intelligenza e conoscenza dell'economia, non ho mai capito NIENTE di questi argomenti fino a quando non ho letto "nonna ti spiego la crisi economica" di Barnard che mi ha aperto la mente con una potenza difficile da descrivere. A differenza di quello che fate voi, e mi riferisco soprattutto a Bagnai ma anche a te, che cercate di spiegare le equazioni con grafici e terminoni accademici a dei bambini di prima elementare, Barnard mette vicino quattro mele e dice "avete visto? Vi dicono che è difficile per scoraggiarvi ma in realtà è SEMPLICE, non fatevi fottere: 2+2=4!" e la gente capisce e, se ha voglia, se viene intrigata, se si sente un fremito dentro, passa al livello successivo e poi a quello dopo ancora, ecc. E capisce.
Giuro che prima di leggere Barnard ero capitato diverse volte su goofynomics e non ci avevo mai capito un accidente. Quindi, lo dico a te perchè ti reputo persona intelligente e onesta, cerchiamo di discernere tra ciò che può essere detto per aiutare un completo ignorante ad avvicinarsi senza frustrazioni a queste tematiche e ciò che la memmt dice nella sua completezza. Quello che è scritto nel programma di salvezza economica per l'Italia è ben diverso dallo stampare moneta a casaccio, basta leggerlo per capirlo: http://memmt.info/site/programma/
Si può essere d'accordo o meno con le idee di Mosler, Forstater, ecc, ma per favore... cerchiamo di non ridurre il loro lavoro con "buttiamo pacchi di monete dagli elicotteri e porteremo la pace nel mondo", perchè non è così. C'è già Bagnai che con ben poca signorilità accusa la memmt di dire queste sciocchezze... La mia impressione e che voi economisti italiani favorevoli al ritorno delle monete nazionali non abbiate mai capito appieno il pensiero di Mosler, non per mancanza di intelligenza ovviamente, ma per l'incapacità di abbattere quel blocco psicologico che probabilmente vi impedisce di vedere al di là del limite tracciato dagli studi che avete compiuto nelle vostre vite. Ovviamente la mia è solo una considerazione personale che può essere giusta o sbagliata, questo non mi è dato saperlo e non sono qui per portare verità assolute ma solo ciò che penso. Spero che questo mio commento, scritto di getto e con una certa fretta, risulti costruttivo e non offensivo per nessuno, nè tantomeno risulti come la difesa di Barnard di uno dei suoi fanboy più beceri perchè così non sono dato che più volte mi sono scontrato con lui su alcuni suoi interventi da me poco apprezzati. Oltre a qualunque considerazione di carattere personale su Barnard diamogli atto di avere un coraggio da leone (perchè NESSUNO ha avuto le palle come lui di andare in tv e dire CRIMINALE a Monti e a Draghi...) e di aver compiuto, con gli economisti memmt, un lavoro che io reputo eccezionale e tanta gente l'ha capito e si è appassionata a questi argomenti grazie a loro.
Detto questo, ti auguro come sempre un buon lavoro
Con immutata stima
Stefano
Geremia
RispondiEliminaUn tempo consideravo la Gabanelli "la Giovanna d'Arco di Canale 3".
Ma poi ho rivisto la mia opinione alla luce del concetto che qualsiasi giornalista, anche senza volerlo, è sempre più o meno di parte. Se per caso si propone l'intento di essere "neutro ed equidistante" finisce per combinare guai. E grossi pure.
Geremia:
RispondiEliminaerrata corrige mio intervento 16 5 ore 14.45
èlites e non élites
élites e non èlites
EliminaEccellente post.
RispondiEliminaRiguardo alla questione se la Gabanelli c'è o ci fa, io porrei la questione su un altro piano, ovvero sul fatto che la semplificazione estrema porta sempre al fascismo.
Ho smesso di seguire la Gabanelli quando proponeva i temi che più mi interessavano proprio perché non sopportavo la sua sintassi giornalistica, che è già un complimento definire autoritaria, ma che andrebbe definita più correttamente fascismo allo stato puro.
La Gabanelli non ha mai fatto (contro)informazione. Ha sempre messo in scena la solita rappresentazione: il riscatto della verità perseguito dall'eroico del conduttore che coraggiosamente si batte contro le bieche macchinazioni di un manipolo di capitalisti corrotti.
Nessuna analisi, nessun tentativo di inquadrare i problemi in un contesto più ampio, niente di niente, solo la nuda propaganda e una verità a senso unico.
Geremia
RispondiEliminaIn genere si tende a giudicare con il senno di poi . Oggi le voci critiche abbondano in Rete, ma nei primi anni della Gabanelli c'era una omologazione quasi totale nei contenuti propalati dai media: TV, quotidiani ecc.
Poi, con la Rete tutto è cominciato a cambiare.
Alla Gabanelli è doveroso quindi dar atto di essere stata una giornalista di rottura ed è un miracolo che non abbia fatto la fine di Mauro de Mauro o del povero Pecorelli grazie forse alla presenza operante in TV di un altro giornalista "divergente" oggi anch'esso stimato con il senno di poi.
Poi, si sa, col passare del tempo il vino può diventare aceto, delle volte . Ma l'esempio storico non manca mai di lasciare traccia.
Ringrazio dell'appunto: " élites e non èlites" dell'Anonimo del 17 5 ore 05 55 e domando scusa ai lettori. Ero in vena di lapsus data l'ora tarda, evidentemente!
Caro Piero
RispondiEliminaPensa se la facevano presidente della repubblica.....
Scherzi(agghiaccianti) a parte il tuo articolo mi ha fatto pensare all'altra mattina quando ascoltando Caterpllar A.M. ho sentito un altro luogocomune dai conduttori particolarmente velenoso, soprattutto perchè detto secondo me in buona fede.
Si parlava della crisi del mercato immobiliare (-25%anno su anno le compravendite,con prezzi in calo del 5-10%dal 2007, effetto dello scoppio di una evidente bolla), e un ascoltatore, agente immobiliare, attribuiva la causa della crescita della bolla negli anni 2000-2007 all'introduzione dell'euro (a mio avviso del tutto correttamente).
A questo punto i conduttori in coro insorgevano dicendo"noooo caro amico, la colpa non è dell'euro, ma di chi non ha vigilato e ha permesso l'equivalenza di un euro con le vecchie mille lire!!! Questo è il vero affamatore del popolo, causa di tutte le disgrazie!!!!"
Il povero ascoltatore allora ha biascicato, confuso da tanta veemenza "sì è proprio così che volevo dire...." ed è passata un'altra telefonata.
A prescindere dal fatto che
1) non è mai specificato chi avrebbe dovuto controllare i prezzi (presumo che il luogocomunista si riferisca al governo, meglio se governoberlusconiladroingalera) nè con che mezzi il governo avrebbe potuto controllare i prezzi (non ci riusciva neanche l'Urss),
2) non viene specificato il rapporto tra il fenomeno di equivalenza un euro millelire con la fissazione della parità a 1936,27
A prescindere, dicevo, da questi due punti, l'argomento non è privo di un certo fascino, perchè è indubbio che la reazione dei prezzi all'introduzione dell'euro non è stata uniforme ed ha causato importanti sperequazioni a danno soprattutto dei percettori di reddito fisso che si sono trovati a guadagnare in lire e a spendere in euro.
A mio avviso è un fenomeno interessante dal punto di vista sociologico e di psicologia di massa che la colpa di questa sperequazione è comunemente attribuita ANCHE E SOPRATTUTTO DALLE SUE STESSE VITTIME non all'euro medesimo, che in tutta evidenza ne è responsabile, ma alla fantomatica assenza di vigilanza sui prezzi!!!
Se tanta gente pensa così in buona fede temo che la consapevolezza economica sia ancora moooolto scarsa!
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi, e se hai già dedicato un post a questo problema ( o ti risulta che in qualche altro blog sia trattato adeguatamente). Altrimenti valuta se ti sembra utile approfondire l'argomento!
Ti salutoe ti faccio tanti complimenti per la trasmissione...:-)
Franco
Ciao Piero e grazie per autorizzarmi a ripubblicare su sicilia-memmt.info. Ho letto la tua risposta e preciserò che non fai parte del nostro gruppo. Mi piacciono i tuo contenuti e sopratutto la tua autentica passione sociale. Non ho riscontri su quanto tu affermi nelle poche righe di risposta al commento che ovviamente non può essere esaustivo. L'esplosione di questa "crisi" mi ha spinto allo studio e all'approfondimento dell'economia e in MMT ho trovato delle valide risposte. Non passa giorno però, che non cerchi riscontri contrari per confutare le tesi di Barnard e di Mosler. Amo l'autocritica e la critica perchè penso siano un elemento di crescita. Finora non li ho trovati. Provvedo immediatamente alla ri-pubblicazione sul sito e ti esorto pure (tempo tuo permettendo) a scrivere un articolo sulle criticità della MMT. Sono sicuro che farai un buon lavoro. So che Mosler e Barnard saranno a Palermo il prossimo 13 giugno a Palazzo Caminiti. Potrebbe essere una buona occasione per un confronto diretto. Io conto di esserci (sono di Gravina di Catania). In questi giorni mi sto confrontando con altri disoccupati per avviare un'iniziativa di lotta alla disoccupazione nel mio comune. Ti abbraccio. Massimiliano Scandurra
RispondiEliminaMi sembrate dei pazzi scatenati, falsi ed ipocriti,comunque buon lavoro chiunque voi siate,l'importante e non offendere ciecamente e fare dell'antibanalità, la vera banalità. fate paura con le vostre certezze granitiche che poi sembra ve le abbiano inculcate o che vi siate abbeverati in un pozzo di veleno puro. Comprendete il livello di coscienza di ognuno e rispettatelo per quello che è e per il lato positivo, senza vedere solo il negativo o quello che appare tale: forcaioli!
RispondiEliminaCiao
RispondiEliminaSono Simon Durochefort, concedo prestiti a qualsiasi persona, azienda e associazioni senza distinzione di razza e continente desiderosi secondo i seguenti criteri:
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Cordiali saluti ...