lunedì 13 febbraio 2012

CARTOLARIZZAZIONE, DERIVATI E REGOLAMENTAZIONE DELLA FINANZA

Pubblico oggi un articolo davvero molto interessante e ben scritto comparso sul sito Inchiesta on Line, che affronta le due maggiori innovazioni finanziarie che hanno trasformato e continuano a condizionare, purtroppo in peggio, la vita economica di ogni nazione: la cartolarizzazione, ovvero la vendita di titoli legati ai prestiti già concessi e l’introduzione dei derivati, che rappresentano delle vere e proprie scommesse su eventi futuri che finiscono spesso per cambiare l’evoluzione dell’evento stesso.
In occasione della presentazione del suo libro “Finanzcapitalismo”, l’autore Luciano Gallino esamina con una chiarezza espositiva davvero encomiabile i fenomeni di cambiamento che sono tuttora in corso nell’ingarbugliato mondo finanziario e propone alla fine dell’articolo alcune strade da seguire per iniziare un serio processo di regolamentazione della finanza, che non si limiti soltanto a slogan o proposte propagandistiche che si concludono spesso in un mantenimento ad oltranza della situazione attuale ampiamente fuori controllo. Consiglio la lettura a chiunque sia interessato a capire come funziona e cosa sta accadendo oggi nel mondo della grande finanza.

venerdì 10 febbraio 2012

IL MECCANISMO EUROPEO DI STABILITA’ MES (ESM) SARA’ UNA POTENTE BANCA SOVRANAZIONALE


In questi ultimi giorni l’attenzione di molti osservatori e critici del progetto dell’eurozona, compresa la mia, si è molto concentrata sull’accordo intergovernativo Fiscal Compact, che prevedendo l’inserimento della norma del pareggio di bilancio all’interno delle costituzioni nazionali dei 25 paesi aderenti creerà non pochi problemi di cessione di sovranità democratica e perdita di autonomia finanziaria. Ma in effetti c’è un altro accordo che lega soprattutto i 17 paesi dell’eurozona ad un’ulteriore consegna di principi e diritti costituzionali inalienabili ad un ente giuridico terzo sovranazionale e non democraticamente eletto: il trattato per l’istituzione del fondo permanente, chiamato Meccanismo Europeo di Stabilità MES (ESM in inglese, European Stability Mechanism).

A farmi ragionare sul significato della parola “permanente” è stato un video in cui la studiosa di economia e diritto Lidia Undiemi lanciava un appello al popolo italiano per impedire la costituzione di questo ente sovranazionale autonomo, indipendente e con poteri straordinari chiamato MES all’interno dell’Unione Europea (non sarebbe il primo, perché già abbiamo la Commissione, il Consiglio europeo e la banca centrale BCE). E così sono andato a leggermi il dossier in cui la dottoressa Undiemi con toni piuttosto allarmistici descriveva i pericoli della fondazione di questo MES e ho spulciato il testo completo del trattato che istituisce il Meccanismo Europeo di Stabilità, trovando in effetti parecchi motivi di preoccupazione (come sempre accade leggendo i documenti che provengono da questa istituzione monocratica, autoritaria e autoreferenziale chiamata Unione Europea, alla fine trovi molte più ombre che luci).

mercoledì 8 febbraio 2012

IL CROLLO DELL’EURO SARA’ UN EVENTO SIMILE ALLA FINE DEGLI ACCORDI DI BRETTON WOODS


Continuiamo il nostro viaggio nel cuore del sistema finanziario europeo: TARGET2, il sistema di regolamento e compensazione dei pagamenti fra le banche private e centrali dei 17 paesi dell’Eurozona. Nell’articolo di ieri abbiamo visto che prima del 2008 il sistema era tutto sommato in equilibrio, perché i maggiori volumi di esportazioni di beni dalla Germania verso i paesi della periferia (PIIGS, Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia, Spagna) erano stati compensati dall’acquisto di titoli finanziari (pubblici e privati) di questi stessi paesi da parte delle banche private tedesche, che si erano ritrovate con un eccesso di riserve da investire.

Dopo lo scoppio della crisi dei conti pubblici della Grecia nel 2008, la situazione è cambiata radicalmente perché le banche tedesche hanno interrotto i loro investimenti finanziari e i trasferimenti di riserve nei paesi della periferia, rendendo evidenti gli squilibri commerciali fra i 17 stati dell’Eurosistema. La Germania che ha continuato ad esportare i suoi prodotti nella periferia ha accumulato circa 500 miliardi di euro di credit TARGET nella sua banca centrale Bundesbank, mentre i paesi PIIGS che non ricevevano più adeguati finanziamenti tedeschi per rimarginare il loro gap commerciale, hanno totalizzato complessivamente la stessa quantità di debiti TARGET presso le rispettive banche centrali.

lunedì 6 febbraio 2012

I DEBITI SI PAGANO, MA SE I DEBITI VENGONO FATTI CON IL SISTEMA TARGET2 SONO ILLEGITTIMI


I debiti si pagano. Questo è un principio basilare senza il quale l’economia non potrebbe più andare avanti, perché se il debitore non si impegna per ripagare i suoi conti pendenti e le merci che ha utilizzato in passato, il creditore smetterà di concedergli ancora altri prestiti e il rapporto di scambio fra i due si interrompe. L’economia vista da questa prospettiva è un affare molto semplice: due persone decidono di scambiare i loro prodotti, e se uno dei due momentaneamente produce poco l’altro gli fa un piccolo favore di fiducia e fornisce ugualmente i suoi beni in cambio di un pegno, di un documento di credito, di un certificato, di una certa quantità di soldi. In attesa però che il debitore riscatti la sua cambiale e consenta al creditore di avere quella quota di beni che non ha ancora ricevuto, riconsegnando indietro quegli stessi soldi, il documento di credito, il certificato e così via.

Ma cosa accade invece se il debitore non produce più abbastanza? Può continuare a indebitarsi all’infinito in attesa di produrre qualcosa che possa ripagare il creditore? Oppure ad un certo punto bisogna mettere un limite alla sua capacità di acquisire prodotti a credito? Questo in estrema sintesi è ciò che è accaduto in Europa negli ultimi 10 anni, dove fra i 17 anni paesi che utilizzano l’euro si è formato un creditore principale, la Germania, e una serie di debitori della fascia periferica, identificati con l’umiliante acronimo di PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia, Spagna). Vista così la questione risulta già chiusa, risolta, la Germania ha ragione e i “paesi spendaccioni” della periferia hanno torto, devono pagare. Ma in effetti, per capire dove sta esattamente il confine fra le ragioni delle due controparti e il motivo per cui il meccanismo si è inceppato, bisogna entrare dentro gli ingranaggi e arrivare dritto al cuore del sistema finanziario europeo. Bisogna parlare di TARGET2.

sabato 4 febbraio 2012

IL QUANTITATIVE EASING DELLA FED STA ESPORTANDO L’INFLAZIONE NEI PAESI EMERGENTI


Qualche giorno fa il governatore della banca centrale americana Federal Reserve Ben Bernanke (foto a sinistra) ha dichiarato pubblicamente che il federal fund rate (il principale tasso di riferimento a breve termine su cui vengono modulati tutti gli altri tassi di interesse nel circuito interbancario) verrà mantenuto agli attuali livelli prossimi allo zero (0%-0,25%) fino al 2014. Non  solo. Bernanke ha anche annunciato che prevede di immettere nel mercato un’ulteriore massiccia iniezione di liquidità comprando 2 trilioni di dollari (2000 miliardi) di titoli di stato americani e titoli derivati MBS (Mortgage Backed Security, titoli garantiti legati a mutui ipotecari, che non sono dei veri e propri mutui subprime, ma poco ci manca).

Questo annuncio da parte della Federal Reserve ha fatto ovviamente tirare un sospiro di sollievo alle banche americane, che potranno così rifinanziarsi facilmente nel mercato interbancario e nello stesso tempo liberarsi di titoli sempre meno liquidi e più rischiosi. Ma c’è un’altra parte del mondo che comincia a tremare di fronte a questa nuova inondazione di dollari, perchè se le operazioni di quantitative easing della Fed hanno avuto pochi effetti nel mercato interno americano, potrebbero invece averlo in modo assai più incisivo nei mercati dei paesi emergenti (i cosiddetti BRICS, Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica).

giovedì 2 febbraio 2012

FISCAL COMPACT, IL PAREGGIO DI BILANCIO IN COSTITUZIONE E’ UNA LUCIDA FOLLIA TECNOCRATICA


L’approvazione in prima battuta dell’accordo intergovernativo Fiscal Compact da parte di 25 stati dell’Unione Europea (Gran Bretagna e Repubblica Ceca sono scappati di corsa, mentre la Svezia ha mostrato più di una riserva in attesa di un confronto diretto con il suo parlamento) ha in se qualcosa di inquietante e preoccupante che dovrebbe fare riflettere chi ha ancora a cuore la tenuta democratica del governo della propria nazione.

Pur di non contraddire l’aspirazione tutta tedesca all’austerità e al rigore di bilancio, ben 25 nazioni che un tempo erano sovrane si sono piegate ai diktat della Germania e hanno accettato delle regole di rigidità economica che qualunque contabile, con un po’ di sale in zucca, avrebbe giudicato folli e irresponsabili: persino un fanatico neoliberista, amante della dottrina del libero scambio e convinto sostenitore dell’inerzia dello Stato negli affari, dovrebbe tremare di fronte a tanta ottusità e cecità nella gestione dei flussi economici (se infatti i neoliberisti sono così tenaci nel perseguire l’dea di ridurre gli stati e semplici società per azioni, perché diversamente dalle altre aziende obbligano invece i governi nazionali al pareggio di bilancio e non consentono alla pubblica amministrazione di andare anche in perdita per un certo periodo secondo le normali leggi del libero mercato?).

mercoledì 1 febbraio 2012

POSITIVE MONEY, COME IL DENARO E’ STATO PRIVATIZZATO DALLE BANCHE DI NASCOSTO


E’ inutile nascondersi dietro un dito. Il progetto monetario inglese di Positive Money può essere utopico, irrealizzabile, troppo ambizioso ma ci piace, perché è perfetto, non fa una piega e con poche mosse riuscirebbe a dare equilibrio e sostenibilità a tutto il meccanismo di creazione del denaro. Finalmente qualcuno non solo ha avuto il coraggio di squarciare il velo di menzogna e ipocrisia che ammanta il nebuloso mondo della finanza, ma è andato anche oltre proponendo un semplice progetto di riforma in tre passi che metterebbe ordine nell’ingarbugliato groviglio del settore bancario, in cui per troppo tempo si sono mescolati interessi pubblici e avidità privata.

Come abbiamo già visto nel precedente articolo, il progetto Positive Money parte da una semplice considerazione: se il 97% della moneta circolante sono impulsi elettronici creati dalle banche commerciali attraverso l’apertura di nuovi prestiti (moneta elettronica) e soltanto il 3% è rappresentato dalle banconote cartacee stampate dalla banca centrale (che è pur sempre una banca privata) e dalle monete metalliche coniate dalla zecca di stato (che misera consolazione…), perché concedere alle banche commerciali tutto questo potere esclusivo di creazione della moneta elettronica? Perché lo Stato, in base alla sua improrogabile funzione di difesa dei diritti, della giustizia e dell’equità, non toglie ai banchieri privati questo intollerabile privilegio e comincia ad assumersi in proprio il compito della creazione e della diffusione della moneta elettronica?