Se
qualcuno dovesse un giorno chiedermi qual è stata l’innovazione finanziaria più importante degli ultimi anni, la mia
attenzione non sarebbe rivolta verso un’astrusa operazione interbancaria della
BCE o della Federal Reserve, oppure a un prodotto finanziario derivato dalle
proprietà salvifiche, o men che meno ad uno dei pacchetti fiscali magici
confezionati dai tecnocrati stregoni di Bruxelles, ma risponderei senza ombra
di dubbio: l’introduzione del sardex,
la moneta elettronica complementare che non è gravata da
debito all’emissione e non matura interessi durante la sua circolazione.
L’idea è
geniale e in verità era nell’aria da tempo (esattamente dal momento in cui la rarefazione della liquidità a valle
creata a monte dal sistema bancario è stata così asfissiante da spingere più di
un curioso o libero ricercatore a cercare di capire come funziona il meccanismo di creazione della moneta),
ma bisogna riconoscere il merito a questo gruppo di lavoro di professionisti
sardi di essere stati i primi a tradurre l’idea in un progetto concreto e perfettamente funzionante.
Sardex.net
è innanzitutto un portale internet,
che consiglio di visionare per avere un riscontro della mia descrizione, che è
aperto a tutte le aziende, collettive o individuali, residenti in Sardegna che hanno una capacità
produttiva non sfruttata o un frequente eccesso di produzione che non riescono
a piazzare sul mercato e decidono di mettersi in rete per scambiare liberamente
i loro prodotti.
Lo
scambio avviene tramite l’adesione al circuito
commerciale, l’accettazione del contratto che regolamenta l’intero sistema
e l’apertura direttamente sul portale di un conto in sardex, che è appunto una
moneta elettronica che consente di iniziare a comprare prodotti o servizi dai
potenziali fornitori e vendere prodotti ai clienti presenti all’interno del
circuito, senza necessità di utilizzare la liquidità in cassa in euro o altra
moneta o peggio ancora rivolgersi ad una banca per l’apertura di un fido o la
concessione di un prestito (scelta in questo periodo molto rischiosa visto che
le banche sono affamate e concedono credito a tassi al limite dell’usura o
collegandoli a prodotti derivati come i credit
default swap, cosa accaduta
recentemente al Banco di Napoli, tuttora sotto inchiesta da parte della
Procura di Trani).
Il sardex si prefigura quindi come una moneta elettronica totalmente inerte e neutrale (nel senso che non influenza l’andamento dei prezzi, non
rappresenta alcuna ricchezza reale in sé e non è convertibile in modo univoco
in uno specifico bene o in un’altra valuta) che serve soltanto a misurare il valore commerciale del bene
o servizio scambiato ed è agganciata all’euro con un rapporto di parità di uno
a uno esclusivamente per ragioni di comodità e facilità di calcolo.
Le
transazioni in euro entrano in gioco soltanto al momento del pagamento della
quota di iscrizione ai gestori del portale Sardex.net, del rinnovo annuale del
contratto di adesione e della commissione richiesta a conclusione di ogni
scambio con altri utenti del portale, perché oltre a mettere a disposizione il
portale, lo staff di Sardex.net
agisce anche come broker per assistere i vari utenti durante le fasi di vendita
e acquisto dei prodotti.
Dal punto
di vista contabile, l’intero sistema è
sempre in equilibrio e risulta abbastanza semplice da gestire perché è
basato sul collegamento diretto fra la merce scambiata e i sardex movimentati
sui conti telematici, ovvero tramite il meccanismo
dei vasi comunicanti vengono creati in eccesso e in difetto nuovi sardex all’interno del circuito soltanto
quando si arriva alla completa definizione di uno scambio di vendita o di
acquisto, mentre il conto di chi non compie alcuna transazione rimane a zero
fino al momento del primo scambio in entrata o in uscita.
Per esempio,
considerando di essere al punto zero per entrambi gli utenti, se un macellaio
vende un prosciutto all’albergatore al prezzo di 300 sardex, il macellaio avrà
un credito di +300 sardex, che potrà utilizzare successivamente per comprare
merci o servizi da altri utenti, mentre l’albergatore avrà un debito di -300
sardex che sarà estinto o ridotto nel momento in cui un utente del circuito
decide di usufruire dei suoi servizi turistici: in questo caso il saldo finale di ogni scambio sarà zero
e complessivamente i sardex presenti all’intero del circuito si annulleranno a
vicenda.
Il
circuito commerciale Sardex.net si configura quindi come un sistema chiuso che non ha necessità di
un ente emittente (per intenderci, la banca centrale che pompa nuova moneta
gravata da debito nel circuito interbancario che a sua volta immette la moneta nel
mercato caricandola di un’altra quota di debito) e non viene introdotto alcun regime di interesse perchè sia i conti
che hanno un passivo che quelli in attivo non vengono ricalcolati in base ad
uno specifico tasso di interesse attivo o passivo.
Per
quanto riguarda l’aspetto legale,
l’intero circuito commerciale Sardex.net è blindato dall’articolo 1552 del Codice Civile che stabilisce la permuta
come un contratto che ha per oggetto il reciproco trasferimento della proprietà
di cose, o di altri diritti, da un contraente all'altro e come chiarisce con un
esempio pratico lo stesso presidente e responsabile marketing di Sardex.net, Gabriele Littera, la singola
transazione all’interno del circuito non è esattamente un baratto perché “un produttore di uova non potrebbe ottenere
un cavallo dal valore di duemila euro solo scambiando la sua merce. Quante uova
ci vorrebbero? Altra differenza fondamentale è la multilateralità, che non è
prevista dal baratto». Quindi, l’ipotetico produttore di uova potrebbe
acquistare un cavallo andando a debito di -2000 sardex: un passivo che
compenserebbe cedendo uova per un totale di +2000 sardex (duemila euro) a più
imprese che ne fanno richiesta; mentre il proprietario degli animali
spenderebbe il suo credito di +2000 sardex di attivo, acquistando qualsiasi altra
merce o servizio dalle imprese aderenti al circuito.
Dopo qualche difficoltà iniziale il sistema Sardex.net sta
prendendo sempre più piede in Sardegna con circa 400 imprese iscritte e un incremento del numero del volume di
sardex transati del 370%, e il
portale è stato già replicato in Sicilia con il nome di Sicanex.net, che ha
iniziato proprio in questi giorni la ricerca di adesioni al nuovo circuito
commerciale siciliano, e nei prossimi mesi si prevede di esportare il modello
in altre regioni.
Questo rapido sviluppo del sistema Sardex.net ci spinge a fare
alcune considerazioni generali sulle possibili applicazioni, gli sviluppi
e le conseguenze derivanti
dall’utilizzo di una moneta elettronica priva di debito e sgravata
dall’interesse passivo all’emissione come il sardex.
Come abbiamo visto il sistema
è in equilibrio perché è chiuso (non solo in termini giuridici ma anche
geografici perché è limitato alle imprese ubicate in una certa regione) e la
creazione di nuovi sardex è subordinata alla presenza di un eccesso invenduto
di produzione (giacenze di magazzino) oppure ad una capacità produttiva non
sfruttata (le camere vuote di un albergo), mentre in un sistema aperto e a pieno regime produttivo sarebbe impossibile
gestire un circuito del genere senza prevedere dei limiti all’indebitamento
della singola impresa (il classico scoperto di conto corrente), perché si
potrebbero creare scompensi ed inefficienze fra le aziende realmente produttive
e quelle invece che pur acquistando molto sul mercato non riescono poi a
ricambiare con un’adeguata produzione di beni e servizi.
Inoltre il sistema non consente l’accesso ai privati, ma cosa
potrebbe accadere aprendo il circuito
anche ai singoli cittadini e lavoratori? Ovviamente anche in questo caso si
creerebbero degli squilibri fra la parte produttrice rappresentata dalle
imprese e la parte acquirente dei singoli consumatori, che avendo soltanto la
loro forza lavoro come merce di scambio e non potendo offrire altri strumenti
(a parte il piccolo ma non trascurabile artigianato domestico o il baratto di
prodotti usati) sarebbero penalizzati o al contrario eccessivamente
avvantaggiati all’interno del circuito; tuttavia nell’immediato questi
squilibri potrebbero essere compensati impedendo ai privati di avere conti
sardex in rosso: in pratica mentre all’azienda viene consentito di avere debiti
in sardex, il privato dovrebbe prima guadagnare qualcosa fornendo una
prestazione temporanea di lavoro ad una qualsiasi impresa del circuito e solo
dopo avrebbe la possibilità di acquistare beni e servizi all’interno del
sistema.
Volendo ampliare ancora di più lo scenario, all’organizzazione di un intero stato, è
chiaro che il numero di transazioni multilaterali aumenterebbe in modo
esponenziale e quindi dovremmo prevedere non solo un limite alla possibilità di
indebitamento da parte della singola azienda, ma anche una maggiore
flessibilità nei confronti di quei cittadini che temporaneamente non hanno
disponibilità in conto: a questo punto diventa necessario ipotizzare un ente centrale o una banca nazionale che
abbia la possibilità di indebitarsi in
modo illimitato (che in termini positivi potrebbe intendersi come capacità
di creare e spendere illimitatamente
moneta elettronica senza necessità di produrre alcunché), come avviene
anche oggi con la moneta debito della banca centrale privata BCE, che può creare indefinitamente a
monte moneta gravata da debito scaricando successivamente il suo debito infinito
a valle sulla restante parte del sistema (ricordiamo però che per evitare il
definitivo collasso totale del sistema monetario attuale la BCE si autoimpone
come limite intermedio un certo livello di crescita dell’aggregato monetario M3, che comprende oltre alla base monetaria
metallica e cartacea, anche i depositi con scadenza fino a 2 anni, i pronti
contro termini, le quote di fondi in investimento monetario, le obbligazioni e
i titoli con scadenza fino a due anni, perché secondo gli “scienziati” della
BCE questo aggregato è il miglior parametro per controllare l’andamento dell’inflazione nel medio periodo).
Avendo ormai capito abbastanza bene la fallacità del sistema moneta debito che è insostenibile
nel lungo periodo e il cui debito è in costante aumento a causa dell’interesse
passivo da cui è gravato (il sistema attuale presuppone una crescita infinita
della produzione e dei profitti che riescano in qualche modo a ripagare il
debito galoppante, ma non considera i limiti strutturali di risorse di un
pianeta finito come la terra), possiamo quindi prevedere uno sviluppo continuo
di tecniche di monetizzazione che
fluiscano esclusivamente tramite canali informatici o carte di credito ed
escludano il concetto di debito a monte per concedere sostenibilità ed
equilibrio al sistema nella sua interezza.
Facendo qualche salto in avanti con la fantasia, in un
ipotetico futuro (molto, molto lontano, ma che non dobbiamo mai stancarci di
immaginare), potremmo quindi ritenere plausibile la creazione di una banca centrale pubblica che sostiene il
finanziamento dello stato in termini
di spesa corrente e spesa straordinaria e fornisce prestiti a tasso zero alle banche
periferiche (cosa che per la verità sta già accadendo attualmente in Stati
Uniti e Giappone e in misura un po’ diversa in Europa, dove la BCE ha concesso
prestiti ad un tasso leggermente superiore dell’1%) che poi avranno il compito
di gestire i depositi in conto corrente
e intermediare il credito con le
imprese e i singoli cittadini: lo scoperto in conto corrente potrebbe essere
ammesso in base alla giacenza media (in valore assoluto, considerando sia i
picchi negativi che positivi) dell’anno precedente e tutta la parte
eventualmente eccedente a fine anno potrebbe essere immobilizzata in un prestito a scadenza
variabile.
Il regime
dell’interesse (semplice e non composto) sarebbe ancora vigente per
adeguare la capitalizzazione dei prestiti e dei debiti al tasso di inflazione (per quanto neutrale e molto più inerte del supporto cartaceo o metallico, la maggiore o minore
circolazione della moneta elettronica avrebbe sempre una certa influenza sulla
variazione dei prezzi al consumo, perché la moneta come tanti altri strumenti di misura fisici o chimici
modifica con la sua presenza il valore degli oggetti misurati) e i margini di
profitto delle banche sarebbero assicurati da questo scarto di interesse
iniziale e dalle commissioni sulla gestione dei conti correnti: in questo modo
si innescherebbe un meccanismo di
bilanciamento automatico fra la circolazione della moneta e il tasso di
inflazione, perché quando quest’ultimo aumenta si riduce spontaneamente la
propensione ad indebitarsi e di conseguenza la minore circolazione di moneta
impatta su una successiva riduzione del tasso di inflazione, in una spirale virtuosa che mantiene stabile l’equilibrio fra prezzi e quantità di
prodotti e sevizi presenti e scambiati sul mercato (ovviamente nel caso di disfunzioni cicliche sarebbe necessario
l’intervento della banca centrale che avrebbe il compito di drenare
direttamente dai conti correnti l’eccesso di moneta circolante, applicando un tasso progressivo di prelievo che
verrebbe rivisto periodicamente in base all’andamento degli indicatori reali di
occupazione, inflazione e saldo totale di moneta circolante).
Da questa breve analisi futuribile, abbiamo visto come le potenzialità di una moneta elettronica
priva di debito all’emissione sono enormi e possono con il tempo agire da
valida alternativa all’attuale modello monetario fondato sul debito che
come abbiamo già ampiamente sperimentato è insostenibile
(non considera i limiti fisici della crescita) e disarmonico (favorisce un’allocazione diseguale delle risorse).
L’utilizzo di una moneta elettronica e la conseguente eliminazione della moneta cartacea e
metallica, che dal 1971 non rappresenta più alcuna ricchezza in sé perché
non è agganciata o convertibile in uno specifico bene reale come l’oro ma continua
ad essere ingannevolmente trattata come se lo fosse da chi gestisce l’emissione
(la banca centrale infatti non solo si attribuisce autonomamente la proprietà
di uno strumento privo di valore e ricchezza reale ma lo fornisce in prestito
generando confusione e ambiguità in tutti i passaggi successivi), favorirebbe
la fine di quella inconscia e
irrazionale associazione di idee fra il supporto tangibile cartaceo e
metallico e l’esistenza di una qualche riserva di ricchezza reale, perché
quando tutti i flussi monetari saranno integralmente trasferiti su circuiti telematici sarà difficile far
credere all’uomo della strada che lui o lo stato a cui appartiene sono
indebitati per un certo numero di bit di un computer di una banca e che la sua
capacità di spesa o quella dello stato in generale dipendono dalla presenza di
un file chiamato “debito” all’interno
di un archivio informatico (in un sistema monetario equilibrato e razionale
come quello di Sardex.net, dove non esiste il concetto di debito ex-ante posto all’interno del circuito da un ente terzo, la capacità di spesa è direttamente
correlata alla capacità di produrre beni
o servizi reali e non alle limitazioni imposte da un debito contratto in
precedenza con qualcuno che nel circuito non ha immesso alcuna ricchezza reale).
Quando i nostri economisti rinsaviranno e capiranno che il
sistema debito attuale è insostenibile, potranno magari iniziare a ragionare
sulle potenzialità infinite della moneta elettronica e di un mercato
equilibrato non drogato dalla speculazione della finanza e dal regime del
saggio di interesse composto, considerando il denaro come un semplice strumento
di misura privo di ricchezza e valore in sé: se rileggessero con maggiore
attenzione gli scritti di uno dei loro vati illuminati, John Maynard Keynes (1883-1946, foto a destra), si accorgerebbero
che anche in tempi non sospetti, negli anni ’30 quando ancora la moneta era
incrollabilmente agganciata e convertibile in oro, l’economista inglese nutriva
parecchi dubbi sulla reale natura della moneta (strumento di misura e mezzo di pagamento neutrale oppure riserva di ricchezza, propendendo alla
fine per questa seconda ipotesi solo per far quadrare i suoi ragionamenti e
costruire un modello econometrico decente), a maggior ragione oggi, che
l’aggancio e la convertibilità della moneta sono stati eliminati, qualsiasi
dubbio dovrebbe essere dissolto: la moneta è uno strumento di misura neutro,
punto, e la moneta elettronica è il migliore supporto che avvalora questa tesi.
Quando qualcuno un po’ più accorto faceva notare a Keynes che
il suo modello era insostenibile nel lungo periodo, perché non considerava i
problemi derivanti dalla piena saturazione della domanda e della capacità
produttiva (è bene ricordare che l’economista sosteneva il principio della
piena occupazione non per una questione umanitaria o assistenziale ma per
spingere la produzione, la domanda e il consumo), Keynes rispondeva con ironia
e non senza un fondo di verità: “Nel
lungo periodo saremo tutti morti”. Perché il modello monetario keynesiano ruotava intorno ai concetti di
profitto e crescita economica illimitata e non prendeva in considerazione la
sostenibilità, principio invece sul quale noi oggi siamo costretti a
confrontarci e ragionare, anteponendolo di gran lunga rispetto agli altri due.
Se gli economisti non usciranno fuori da queste gabbie e sottigliezze
accademiche, rimanendo impelagati nei pregiudizi e nelle vacue certezze di
teorie ormai sorpassate e anacronistiche, dovremo puntare altrove per la
costruzione di modelli monetari efficaci, che abbiano la neutralità della moneta come presupposto essenziale e la sostenibilità nel lungo periodo come
obiettivo ultimo: non a caso i progettisti del circuito Sardex.net non sono
degli economisti e hanno basato il loro progetto su considerazioni puramente logiche e non economiche (la moneta nasce
e si accompagna insieme alla produzione e non esiste alcuna convenienza ad
avere elevate riserve di sardex rispetto al vantaggio concreto di acquistare
subito un prodotto o servizio reale, perché le prime sono infruttifere mentre i
secondi sono utili).
Per avere un’immagine ancora più semplificata e
chiarificatrice del sistema monetario attuale, possiamo ricorrere a questo
elementare schema descrittivo: a valle c’è il sistema produttivo composto dalle aziende, dagli stati, dalle
banche, dai cittadini e a monte, distaccato e lontano anni luce del mercato,
c’è un ente autonomo, indipendente, sovranazionale chiamato Banca Centrale (simile per molti
aspetti ad un dio monocratico, trascendente, ineffabile e infallibile che non
può essere dimostrato e compreso con i soli strumenti della ragione, ma a cui
bisogna credere per fede) che immette nel sistema produttivo un virus incurabile chiamato debito senza fornire in cambio alcuna
ricchezza reale o un antidoto efficace alla malattia e costringendo tutti gli
elementi del sistema produttivo a correre e lavorare forsennati non solo per
produrre beni e servizi ma anche per attenuare i morsi di quella malattia, che
per come è nata e come si è diffusa sappiamo già che è incurabile. Ditemi voi
se un sistema del genere può essere definito razionale e può diventare
sostenibile nel lungo periodo, o non somiglia invece a una di quelle irrazionali dottrine religiose fideistiche
basate appunto sul concetto di peccato
originale (debito come peccato originale e tutti gli uomini della terra
sono costretti a dare in sacrificio la loro vita per redimersi dal peccato e
dal debito che hanno contratto alla nascita). E non a caso il sistema della
moneta debito nasce e continua ad avere successo nel mondo occidentale, perché
affonda le sue radici nella millenaria
tradizione cristiana che permea tutta la nostra storia e la nostra cultura
(malgrado ormai siano contaminati dalla malattia, i musulmani sono invece ancora
abbastanza categorici a rifiutare come immorali e sacrileghe le pratiche
finanziarie basate sul regime dell’interesse composto e sull’usura, che sono la
causa principale della comparsa di un debito inestinguibile nel mercato).
Nel prossimo futuro quindi, oltre ad avere sempre più chiari
i limiti che separano il rispettabilissimo ambito spirituale della fede
religiosa da quello razionale, pratico e altrettanto rispettabile
dell’economia, bisogna spingere con forza per la diffusione capillare sul
territorio di questi strumenti monetari
complementari come il sardex, allargando progressivamente il loro raggio di
azione per comprendere oltre alle aziende anche i privati (vedi modello di social network monetario descritto in
questo articolo), in modo da avere un solido e concreto progetto alternativo su
cui fondare la protesta contro l’attuale sistema monetario irrazionale e
costringere magari un giorno lo stato allo switch fra i due sistemi, con una
semplice rivendicazione: “Caro stato, sai
cosa ti dico, io da oggi le tasse non voglio più pagarle con la tua moneta
debito (che sia l’euro, o la lira, o qualsiasi altra diabolica macchinazione
del genere), ma te li pago in sardex, o in sicanex, o in lombex, perché il
valore legale della moneta lo decide chi accetta e utilizza quella moneta come
strumento di pagamento, e non chi la emette e la impone come arma di ricatto e
distrazione di massa” (le eroiche battaglie legali contro Banca d’Italia del compianto giurista abruzzese
Giacinto Auriti sono esemplari in
questo senso, anche se la sua moneta, il SIMEC, si muoveva ancora nell’ambito
del vecchio paradigma della moneta-merce e non era invece così esplosiva e
rivoluzionaria come lo può essere oggi una moneta completamente elettronica e
smaterializzata).
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