Anticipo subito che l’argomento che
affronteremo oggi è un po’ lungo e spinoso dal punto di vista concettuale, ma
rappresenta la base indispensabile per capire come funziona il sistema bancario
e monetario moderno nel suo complesso. Una volta capito il meccanismo di
funzionamento della riserva frazionaria,
non esiste in effetti altro ambito teorico o procedurale che non possa essere spiegato utilizzando la falsa e ingannevole applicazione del concetto in
questione. Dalla distorta impostazione del processo di creazione della riserva
frazionaria discendono infatti a cascata tutte le anomalie e storture del
sistema monetario basato sul regime fiat money
(creazione di denaro dal nulla senza
vincolo di convertibilità in oro o altro bene reale di scambio), che
ricordiamo è stato avviato a partire dal 1971,
anche se la maggioranza degli addetti ai lavori ha preferito nascondere e
trascurare gli effetti pratici del grande cambiamento avvenuto e sono stati
sempre troppo pochi quelli capaci di comprendere le conseguenze di questa
incredibile rivoluzione epocale.
In maniera molto sintetica, la riserva
frazionaria rappresenta quella parte di denaro depositato dai clienti o raccolto tramite emissione di titoli obbligazionari che la banca è costretta ad accantonare e mettere da parte per
evitare di trovarsi a corto di liquidità nei momenti di necessità. Questa
pratica discende dalla constatazione puramente statistica fatta dagli antichi
orafi e banchieri, secondo la quale soltanto una parte minima dei clienti che
depositavano l’oro in cambio di banconote o di certificati di deposito
tornava poi in banca per ritirare materialmente l’oro depositato e
riconsegnare le banconote. Già da questa prima evidenza storica ed empirica si
può capire come oggi, che non esiste più la convertibilità in oro e nessun
cliente potrà mai recarsi in banca per reclamare questo diritto, non avrebbe
più senso tenere in vita una pratica
anacronistica e del tutto inadatta ad interagire con i nuovi circuiti telematici di circolazione
della moneta.