Oggi vediamo un altro punto di vista della Modern Money Theory MMT sulla crisi finanziaria dell’eurozona, che
coinvolge direttamente anche l’Italia. Si tratta dell’intervento dell’avvocato
e professore di economia e diritto William K. Black, docente presso l’University of Missouri Kansas City, pubblicato sul
blog New Economic Perspectives e tradotto in italiano sul sito Tlaxcala. Le
considerazioni di Black sono molto illuminanti per capire fino a che punto si
sta spingendo la follia e l’illogicità neoliberista dei tecnocrati europei.
Nessuno odia l’euro come moneta in se, ma tutti gli economisti e i critici dotati di una certa competenza e
obiettività sottolineano come l’euro non abbia nessuna delle caratteristiche
necessarie per diventare la moneta unica di un’area valutaria imperfetta e insostenibile come l’eurozona. La pretesa dei tecnocrati europei di trasformare
tutti gli stati dell’unione monetaria in esportatori
netti, tramite una progressiva deflazione
dei salari e dei diritti dei lavoratori, cozza persino contro la più
elementare delle evidenze logiche, secondo la quale non tutti i paesi possono
diventare esportatori netti contemporaneamente. Non sarà il caso di
ricominciare ad occupare democraticamente i nostri stati?
Un’ultima riflessione, prima di lasciarvi all’articolo di Black. Gli
americani sono spesso visti e dipinti dalla stampa di regime europea come dei nemici dell’euro perchè temono
che l’euro possa sostituirsi al dollaro come moneta di riserva mondiale. In
realtà gli Stati Uniti possono
soltanto avvantaggiarsi dalla presenza di una moneta forte come l’euro che non ha alcuna possibilità di svalutarsi, perché ciò favorisce le loro esportazioni
e nessun paese del mondo è così folle da tenere come moneta di riserva
principale la valuta non sovrana di nazioni che possono tecnicamente fallire in
qualsiasi momento, perché incapaci di fronteggiare efficacemente fenomeni
recessivi.
Le aspre critiche degli economisti americani sono rivolte invece alla
mancanza di logicità e di coerenza scientifica di tutto il progetto che ha
condotto e ancora insiste sulla forzatura di un’unione monetaria in Europa. A
differenza degli Stati Uniti, dove è stata realizzata una robusta unione
monetaria basata su criteri solidi e una valida unione fiscale che prevede
costanti trasferimenti finanziari
pubblici dagli stati più ricchi a quelli più poveri, in Europa hanno sempre
prevalso gli interessi economici dei singoli stati e i flussi di capitale da
uno stato all’altro utili a compensare gli squilibri macroeconomici sono stati
prevalentemente di origine privata, senza alcun freno o limite, e hanno
favorito l’indebitamento senza fine degli stati periferici.
Non a caso quando parliamo di Stati Uniti, difficilmente pensiamo ai
singoli stati come l’Arkansas, l’Alabama, il Texas, la Virginia o immaginiamo
una guerra commerciale in corso fra lo Utah e la California, ma ci riferiamo
agli Stati Uniti nel loro complesso. Mentre se parliamo di eurozona, subito ci
vengono in mente la Germania, l’Italia, la Spagna, la Francia, come singole
nazioni e non come stati membri di un’unione monetaria. E al contrario degli
Stati Uniti, le guerre commerciali
fra gli stati dell’eurozona sono sempre state all’ordine del giorno e rappresentano
la minaccia più concreta per la tenuta e la stabilità futura dell’euro.
(Ri) Occupiamo la Grecia
Di William Black
Mentre il movimento Occupy Wall Street (OWS) ha preso di
mira una piazza finanziaria per occuparla, la Germania ha compiuto un’impresa di gran lunga più impressionate,
quella di occupare un’intera nazione – la Grecia.
La Germania ha esperienza nell’occupare la Grecia, avendola occupata durante la
seconda guerra mondiale. L’arte di occupare un’altra nazione prevede di reclutare subito un fantoccio locale per
fare il lavoro sporco necessario per esercitare la repressione sui
cittadini. Durante la seconda guerra mondiale, la Germania ha usato varie marionette,
la più famosa l’assassino Ioannis Rallis, per (nominalmente) governare la
Grecia e terrorizzare il popolo greco (dopo la sconfitta della Germania, Rallis
è stato condannato per il suo tradimento).
Questa volta, la
Germania ha avuto molto più successo nel reclutare ed utilizzare un burattino
per (nominalmente) governare la Grecia e terrorizzare il popolo greco, prima
dell’occupazione tedesca. È stata abile nell’imporre al governo il suo fantoccio,
Lucas Papademos, che ha accolto la “richiesta” della Germania di rioccupare
la Grecia.
Papademos
non è stato eletto.
Lui è al potere, perché il suo predecessore eletto, George Papandreou, aveva annunciato che la Grecia avrebbe tenuto un
referendum, se accettare o meno i termini di un accordo sul debito sovrano della Grecia, accettazione che avrebbe avuto l’effetto della rinuncia alla
restante sovranità della Grecia, e della consegna del popolo greco ad una
depressione ancora più profonda.
L’inevitabile
reazione tedesca al plebiscito è stata: “La
democrazia in Grecia è inconcepibile!” Quindi, la Germania ha minacciato di
distruggere l’economia della Grecia se si fosse tenuto il referendum. Il ricatto della Germania ha prodotto il
crollo del governo eletto di Papandreou e la nomina di Papademos come primo ministro
“de facto” della Grecia. Papademos è
un banchiere che condivide le proposizioni
economiche “theo-classiche”, che
prima hanno ingenerato la crisi globale e poi hanno indotto la Banca Centrale
Europea (BCE) e molti dirigenti europei ad adottare restrizioni di austerità che hanno fatto sprofondare l’Eurozona nella
recessione.
Papademos non è proprio
adatto per affrontare gli impegnativi problemi economici di questo tempo. I
suoi dogmi economici, il suo curriculum di fallimenti, e il disprezzo per la democrazia e per il
popolo greco ne hanno fatto il burattino perfetto per i Tedeschi. Per ragioni
che vanno oltre ad ogni comprensione è stato definito un “tecnocrate”. I suoi primati di fallimenti in politica economica
dimostrano che per lui sarebbe più accurata l’etichetta di “falso sciamano”, di apprendista stregone.
La Germania e Papademos hanno messo fine alla sovranità politica della Grecia, ma la Grecia ha rinunciato alla propria sovranità economica già da lungo tempo, quando ha adottato l’euro. Due categorie della sovranità economica nazionale sono state perse dagli Stati in concomitanza con l’abbandono della loro moneta e con l’adozione dell’euro.
Un paese membro non ha potuto più avere una politica monetaria, e rivalutare
o svalutare la sua moneta corrente. I progettisti dell’euro hanno imposto
misure fortemente limitative a quello che restava della sovranità economica dei
paesi membri. È stata deliberata l’imposizione che le nazioni dell’area euro
cedano l’ultimo vestigio della loro sovranità economica. I progettisti
dell’euro hanno individuato nella sovranità nazionale economica la più grave
minaccia per il successo dell’euro.
La loro grande paura era che l’inflazione potesse portare ad un euro debole, e allora hanno adottato il “Patto di Stabilità e Crescita”, per limitare drasticamente le capacità degli Stati membri di controllare le loro politiche fiscali. In buona sostanza, il Patto ha proibito ai paesi membri l’esercizio di un deficit di bilancio, anche nel corso di una grave recessione o depressione. La Banca Centrale Europea (BCE) è stata creata con l’unico mandato di prevenire l’inflazione, anche benigna. È stata diretta, non per cercare di contrastare recessioni anche gravi, la disoccupazione di massa, e la povertà estrema. Neppure, è stata designata per funzionare come prestatore di ultima istanza. (1)
Ma l’aspetto
altrettanto importante della BCE che non è stato scritto nel suo statuto, ma è
comprensibile a tutti. La BCE deve
essere subordinata alle mire e alle prese di posizioni economiche della
Germania (con la Francia come foglia di fico, sempre in subordine). Il
punto di vista economico della Germania consiste nel paradigma che l’iperinflazione sta sempre in agguato
dietro l’angolo, e perciò la BCE deve agire come un rapace eternamente vigile.
Le nazioni ai margini
dell’Eurozona non hanno alcuna speranza realistica di influenzare le politiche
della BCE. Tre sono state le implicazioni importanti per le nazioni che hanno
adottato l’euro e, abbandonando la loro
moneta sovrana, hanno ceduto la sovranità economica. In primo luogo, i
paesi membri hanno abdicato al loro unico
mezzo affidabile per risollevarsi da una grave recessione o depressione. In
secondo luogo, i paesi membri si sono resi indifesi
agli attacchi devastanti da parte dei mercati finanziari, dovessero
piombare in una crisi economica. In terzo luogo, le nazioni marginali hanno
posto la loro sovranità politica in
grave pericolo, dovessero cadere in crisi economica.
L’armamentario
strumentale collaudato per il recupero da una grave recessione comprende tre
manovre politiche. Queste azioni politiche non si escludono a vicenda, anzi di
solito sono messe in opera in combinazione. Una nazione che mantiene la propria
sovranità economica può accelerare il suo recupero da una grave recessione adottando politiche di bilancio
incentivanti, una politica monetaria
stimolativa e la svalutazione della
sua moneta. Una nazione che adotta l’euro non ha la possibilità di utilizzare
nessuno di questi metodi. Il Patto di Stabilità e Crescita consente alle
nazioni di gestire solo un minimo deficit di bilancio, grosso modo inadeguato a
sostituire la perdita di domanda dal settore privato.
Una nazione che ha
una moneta sovrana, il cui valore
fluttua e i cui debiti sono espressi nella propria valuta, costituisce un obiettivo estremamente poco interessante
per le aggressioni valutarie. Si ha sempre la possibilità di ripagare i debiti espressi in una propria moneta,
e questo rende l’obiettivo ancora più difficile da raggiungere per gli attacchi
da parte dei mercati del credito. Una nazione che utilizza l’euro non è
un’emittente di moneta sovrana. Essa utilizza la valuta di un’altra entità. I
suoi debiti sovrani, quindi, sono intrinsecamente espressi in un’altra valuta, l’euro nello specifico. Quando una nazione
cade in recessione, o piomba in una crisi debitoria, i mercati del debito
producono un circolo vizioso. Come il debito sovrano aumenta, le agenzie di
rating abbassano i giudizi, il che produce l’aumento dei tassi di interesse sul
debito sovrano, fattore che comporta l’aumento dei costi del debito, con i conseguenti
ulteriori declassamenti di rating.
Si noti che, quando
le agenzie di rating sul credito hanno declassato gli Stati Uniti, i mercati
del credito hanno proceduto al prestito di somme enormi agli Stati Uniti a
tassi di interesse ancora più bassi. I mercati del credito giustamente tengono
gli Stati Uniti non in scarsa considerazione, dato che questi posseggono una
moneta sovrana, come “rifugio sicuro”.
Le dinamiche delle valute sovrane fanno impazzire i falchi del deficit. Costoro attendono con avidità il giorno, e
inventano fantomatici “punti critici”
della percentuale del debito, quando i mercati del credito adotteranno la loro teoria del ciclo economico austriaco e
si rifiuteranno di concedere prestiti agli Stati Uniti. (2)
Anche i leader
finanziari del Giappone, tuttora in
grado di chiedere in prestito somme
enormi a tassi di interesse praticamente vicini allo zero, nonostante
abbiano uno dei rapporti più alti del
debito nel mondo, sono così “austriaci”
nella loro economia da non essere in grado di capire il loro sistema monetario. Gli studiosi della Teoria Monetaria
Moderna (Modern Monetary Theory - MMT) hanno ripetutamente avuto buon
successo, dal punto di vista analitico e predittivo, nello spiegare
l’inspiegabile (secondo la prospettiva dominante della teoria economica “theo-classica”).
Il risultato della
distruzione della sovranità economica è che una nazione che ha adottato l’euro
e che sprofonda in una grave recessione può essere costretta ad un avvitamento irreversibile. Il sistema
dell’euro non ha predisposto i mezzi per far fronte ad una tale spirale di
morte, che condurrebbe al fallimento (default)
dello Stato e obbligherebbe al ritiro forzato dall’euro. Il default di un paese
membro, dato il suo debito in euro, causerebbe l’acuirsi stabile dei costi del
debito degli altri membri dell’area euro intrappolati nella recessione, e
questo potrebbe provocare una serie di altre inadempienze e di ritiri
dall’euro. L’unica istituzione costituita per dare assistenza ad uscire dalla
crisi era prevista esterna al sistema dell’euro, il Fondo Monetario Internazionale (FMI).
Il FMI concede
prestiti alle nazioni e pretende in cambio austerità,
privatizzazioni e deregulation. L’austerità rende
peggiori le recessioni, e la deregolamentazione è una delle cause delle crisi
finanziarie, quindi i prestiti del FMI si rivelano spesso distruttivi per le nazioni
beneficiarie. Il FMI non è stato mai disposto ad accollarsi l’esposizione delle
perdite, diventando un prestatore di ultima istanza verso i paesi marginali.
Ciò ha costretto l’Unione europea (UE) e la BCE a creare un fondo che operasse
in collaborazione con il FMI per prestare ai membri dell’Eurozona incappati
nella crisi. L’UE ha prestato alle nazioni ai margini, imponendo condizioni di
austerità, privatizzazioni, deregolamentazione, condizioni che si sono rivelate
persino più distruttive di quelle imposte dal FMI.
Il dogma economico “theo-classico”
ha costretto la zona euro in recessione e gran parte dei suoi paesi periferici
nella depressione. Questo rappresenta uno dei più distruttivi e spettacolari “autogol” della storia. Il dogma “theo-classico”
della BCE consente soltanto un mezzo per sfuggire ad una grave recessione o alla
depressione: mettere fine alla rete europea per la sicurezza sociale e ridurre di netto i salari della classe operaia,
in modo tale che tutti gli Stati membri in difficoltà economica diventino
principalmente o solamente “net exporter” di beni e servizi. (3)
È per tutto ciò che
noi definiamo questo dogma: “Nuovo Mercantilismo”. Adam Smith, naturalmente, era stato
indotto a scrivere, in gran parte mosso dal suo desiderio di esporre la scienza
del mercantilismo, una pura follia.
L’economia era l’unica “scienza”! Mi rendo conto di come questa “scienza” si sia…deteriorata drammaticamente
nella sua capacità predittiva nel corso di 150 anni.
Il dogma della BCE si
fonda su un errore di logica di base
(ed è economicamente analfabeta e pericoloso). L’esportazione di una nazione è
importazione per un’altra nazione, e quindi non possiamo essere tutti “net
exporter”. Il successo di una nazione (in questo caso, la Germania) nel
diventare un “net exporter”, in parte
attraverso una sostanziale riduzione dei salari della classe operaia, non prova
che i paesi marginali possano emulare il suo “successo” tagliando i salari della classe lavoratrice. Anzi, più la
Germania diventa un “net exporter”, più è difficile per le nazioni
periferiche diventare “net exporter”.
In pratica, la
strategia della BCE prevede che gli Irlandesi cerchino di ridurre in modo
sostanziale i salari della classe operaia, in modo da poter esportare in
Portogallo. I Portoghesi devono tentare di ridurre i salari della classe
operaia in modo da poter esportare in Grecia. I Greci tagliano i salari della
loro classe operaia per cercare di esportare in Turchia. Questa strategia deve
venire identificata come la “Strada verso
il Bangladesh”.
La recessione comporta una domanda gravemente insufficiente.
Durante una Grande Recessione (una depressione nelle aree marginali), il taglio
dei salari della classe operaia e, contemporaneamente, della domanda nel
settore pubblico attraverso misure di austerità, riduce ulteriormente la domanda e aumenta la disoccupazione.
Infatti, il
governatore della BCE, Mario Draghi,
ha ammesso questo nella sua straordinaria intervista concessa al Wall Street
Journal. Draghi ha continuato ad assicurare ciò che a un certo punto Paul Krugman (vincitore del Premio
Nobel 2008 per l’economia) deride giustamente: dovrebbe apparire “la fata fiducia e sicurezza”, e la
domanda del settore privato dovrebbe spontaneamente fare balzi in avanti e guidare
una robusta ripresa nelle aree marginali.
Questa è la caratteristica distintiva del dogma, che non affonda le sue
radici nei fatti, mentre la sua logica può essere tranquillamente confutata dai
fatti o dal buon senso. E noi stiamo a discutere su quante “fate fiducia”
possono ballare sulla testa di una “testa
di rapa” della BCE!
Questo è stato il
contesto che ha portato migliaia di cittadini italiani ad invitare in Italia, e
a pagare le spese di viaggio, un’eminente studiosa della Teoria Monetaria
Moderna - MMT, Stephanie Kelton, ad
esporre e discutere il mito più distruttivo della BCE – il TINA (“there is no alternative
- non esiste alternativa”). Stephanie Kelton insegna economia presso
l’Università del Missouri - Kansas City (UMKC), la sede di altri importanti
studiosi della MMT. Randall “Randy” Wray, insieme con
l’australiano Bill Mitchell, sono
gli accademici più importanti specializzati nello sviluppo di MMT. (James Galbraith è uno studioso di punta
della MMT, ma la MMT non fa parte della sua branca specialistica).
Il professor Mathew Forstater dirige il Centro per
la piena occupazione e la stabilità dei prezzi (CFEPS) alla UMKC. Il CFEPS è
stato creato e mantenuto per anni con i finanziamenti di Warren Mosler, uno dei collaboratori guida intellettuale alla
creazione e allo sviluppo di MMT. Gli Italiani hanno inoltre invitato Marshall Auerback, un analista di
investimenti che lavora a stretto contatto con i ricercatori della MMT, ed in
particolare con Warren Mosler e con gli studiosi della UMKC, per lo sviluppo di
MMT. Auerback scrive spesso sui migliori blog finanziari, compreso il blog
dell’UMCK dedicato all’economia, “New
Economic Perspectives - Nuove
prospettive economiche” (ideato e diretto dalla Kelton).
L’organizzatore italiano
del Summit MMT di Rimini, Italia, è
stato Paolo Barnard, un giornalista
che si è convinto che la MMT è una teoria giusta, che offre un’alternativa che
l’Italia ha bisogno di recepire. Barnard ha invitato altri tre oratori, il cui
settore di competenza non è la MMT, per apportare il contributo delle loro opinioni
all’incontro. Questi tre relatori erano l’economista francese Alain Parguez (il professor Parguez è
meglio conosciuto per avere sviluppato la Teoria del Circuito Monetario),
l’economista statunitense Michael Hudson
(un esperto di finanza), e un criminologo statunitense, avvocato, ed ex
controllore della regolamentazione della finanza, che tiene corsi di economia e
diritto presso l’UMKC (il sottoscritto).
Abbiamo relazionato,
messo in campo questioni, e risposto alle domande dell’auditorio nel corso di
tre giorni (venerdì 24 febbraio 2012, sono stati solo 90 minuti di saluto ai
partecipanti, ma il sabato ha visto l’incontro durare dalle 10:00 del mattino
alle 11:00 della sera, e domenica è stata giornata piena). Non posso riassumere
in un breve articolo tali ampie presentazioni, di diverse prospettive
concettuali e disciplinari. Metterò solo in evidenza cinque punti salienti nella
conferenza della Stephanie Kelton. In primo luogo, la Kelton ha sviscerato il
punto, come ho fatto anch’io in precedenza, su come l’ingresso nell’euro abbia sottratto sovranità economica ai paesi membri, lasciandoli vulnerabili alla spirale mortifera dei mercati
finanziari.
In secondo luogo, ha
dimostrato come i progettisti dell’euro e della BCE abbiano cercato di creare
una condizione in cui non sia possibile
alcuna alternativa, visto che sistematicamente hanno tentato di eliminare
alternative migliori per il recupero da una condizione di grave recessione o
depressione. L’UE sostiene di aver creato una profezia che si auto-avvera di
TINA. Kelton ha mostrato graficamente come la BCE, i mercati finanziari, e il
Patto di Stabilità e Crescita, tutti insieme, e sempre più in maniera
crescente, abbiano ristretto lo spazio
politico entro il quale i paesi membri dell’Eurozona possono operare.
Per terzo, la Kelton
ha indicato come esistano alternative, alternative
di gran lunga superiori, per le nazioni dotate di moneta sovrana, anche in
gravi difficoltà economiche. Illustrando queste alternative, ha dato speranze
agli Italiani. Costoro sono stati sommersi dai media nazionali, che hanno fatto
propria la linea trappola del TINA, del “non
esistono alternative”, per farla bere tutta agli Italiani, perfino accusandoli
della crisi.
In quarto luogo, ha
spiegato come una moneta sovrana permette ad un paese nuove opzioni politiche,
compresi programmi di garanzia di posti
di lavoro che siano vantaggiosi per i disoccupati, che possono occupare
posti di lavoro produttivi. (La “garanzia”
consiste nel fatto che ad ognuno sarà offerto un lavoro. Un dipendente che non
si impegna, o sul lavoro si comporta scorrettamente, può essere licenziato).
In quinto luogo, ha
dimostrato che i dogmi gemelli “theoclassici”
dell’Unione europea, l’austerità di bilancio e il diventare “net exporter” attraverso drastici tagli ai salari della classe
lavoratrice, non sono in realtà “alternativi”
alla recessione, ma mezzi per aggravare la recessione.
La Kelton ha spiegato
come le nazioni dell’Unione europea semplicemente non possono “decidere” di gestire un avanzo di
bilancio o di diventare “net exporter”.
Ci sono due impedimenti principali. “Decidere”
di gestire un avanzo di bilancio nel corso di una grave recessione o
depressione comporta una qualche combinazione di aumenti di tasse (Draghi
definisce questo “cattiva austerità”,
se questo vuol dire tassare le imprese) e di tagli alle spese sociali.
Entrambe le azioni
riducono la domanda, già insufficiente in una recessione, e normalmente agiscono per contrarre l’economia ed espandono la disoccupazione e la povertà,
con la riduzione delle entrate fiscali e dell’aumento delle spese di bilancio. Il
risultato è che l’austerità può aumentare i deficit di bilancio, piuttosto che
provocare la loro riduzione. In regime di austerità e di euro, una nazione membro
ha solo l’illusione del controllo del suo deficit di bilancio.
Le nazioni che
utilizzano l’euro mancano anche della capacità
di vedere garantita la loro gestione di un attivo della bilancia commerciale
(e tanto meno di gestire le eccedenze di grandi dimensioni, essenziali alla
strategia privilegiata da Draghi “a
favore delle esportazioni”). Non
possono svalutare la loro moneta (il mezzo più efficace per produrre un
surplus commerciale) perché non hanno una moneta sovrana e la BCE, dominata
dalla Germania, insiste su un euro “forte”
- uno dei principali ostacoli ad una strategia che favorisca le esportazioni.
Io ho già spiegato
che la strategia “a favore delle
esportazioni” si basa sulla “fallacia
di composizione” logica, perché non possiamo essere tutti “net exporter”. [La fallacia di
composizione avviene quando si attribuisce al tutto la qualità di una parte:
gli appartamenti di quel edificio sono molto piccoli. Quell’edificio ha tanti
appartamenti. Quell’edificio è piccolo]. Questo errore è particolarmente forte
per gli Stati membri dell’UE di cui la Germania è un partner commerciale
importante.
Più in generale, la
strategia di favorire le esportazioni ignora essenziali effetti di interazione. Altre nazioni con valute sovrane possono
svalutare, e molte di loro seguono le strategie di crescita della promozione
delle esportazioni (pur soggette alla fallacia della composizione). Anche se i
paesi alla periferia dell’UE tagliassero i salari della classe lavoratrice,
portandoli a livelli del terzo mondo,
non possono avere la sicurezza che altre nazioni non riusciranno a reagire a
questa strategia delle esportazioni mediante una qualche combinazione di
barriere doganali alle importazioni, di sussidi alle loro esportazioni, di svalutazione,
e di competitivi tagli dei (già più bassi) salari alle classi lavoratrici.
Si noti che questa
strategia rischia di innescare “guerre commerciali”, che possono
anche esacerbare le recessioni e le depressioni. Ancora una volta, l’“unica alternativa” che Draghi pretende
che esista per contribuire ad una ripresa della periferia si rivela illusoria, perché una nazione che
utilizza un euro “forte”, pur riducendo i salari dei suoi lavoratori ai livelli
da terzo mondo, non è in grado di gestire politiche che indiscutibilmente
possono procurare grandi surplus
commerciali netti nei confronti dei paesi con valuta sovrana.
Dal nostro punto di
vista come relatori, abbiamo individuato diversi aspetti straordinari in questo
Summit sulla Teoria Monetaria Moderna MMT. Siamo stati sbalorditi dal numero di
persone che hanno partecipato al vertice - oltre 2100, per un numero fisso di
iscritti. (Esiste tutta una serie di video su YouTube che dimostra questa partecipazione).
Paolo Barnard ha
dovuto spostare il forum in uno stadio per il basket, perché nessuna struttura
idonea alle conferenze era adatta a contenere tutta quella gente. Molte di
queste persone hanno guidato per ore per partecipare e tutti hanno pagato
l’ingresso per sostenere le nostre spese di viaggio. (Noi non abbiamo voluto
alcun rimborso o onorario, ma siamo stati ospitati in un hotel molto bello a
Rimini.) Ha partecipato un numero enorme di persone nonostante il quasi totale silenzio dei media italiani sull’evento. I partecipanti erano cittadini italiani normali, di ogni
estrazione sociale, non componenti saccenti delle élite politiche.
Le persone
partecipanti sono state decisamente entusiaste. Sono state sedute, non in posti
molto confortevoli, per ore ad ascoltare economisti discutere di economia, e
quantunque noi avessimo impostato il livello delle nostre presentazioni su un
piano appropriato per un pubblico generale, non di specialisti, venivano
illustrati tanti grafici e alcune analisi erano sofisticate. Inoltre, ci hanno
dovuto ascoltare nella traduzione, e benché i traduttori professionisti fossero
eccellenti, alcune cose inevitabilmente si sono perse nella traduzione. Abbiamo trascorso ore
ad accettare domande e a dare risposte, ed i membri del pubblico ci
interrogavano prevalentemente su argomenti
di economia, ivi comprese misure specifiche di implementazione. Al momento
delle pause, si potevano vedere partecipanti impegnati in discussioni politiche
sostanziali e dibattere gli uni con gli altri.
Ho avuto esperienze
in qualche modo simili in Irlanda ed in Islanda parlando ad auditori di non
specialisti sulle cause della loro crisi, ma i numeri dei partecipanti erano
ben più ridotti. In ognuno di questi paesi le reazioni sono state comuni – le
persone erano ammirate di sentire studiosi che ritengono completamente
sbagliati i dogmi che hanno causato la crisi, studiosi che offrono vere alternative che danno speranza, e che non
stanno cercando di fare un dollaro sulle disgrazie della gente.
Sono partito con un profondo rispetto per il popolo italiano e con la rinnovata speranza che questo popolo dirà un no a TINA e ai distruttivi dogmi della Troika, che hanno provocato la spirale recessiva nell’Eurozona. Migliaia di Italiani sono ansiosi di lavorare per recuperare la piena sovranità economica e politica in Italia e adottare politiche economiche umane, efficienti e solo condizionate dalle reali risorse a disposizione – e non da scelte monetarie sbagliate. La Teoria Monetaria Moderna ha aperto i loro occhi su un mondo di alternative più desiderabili che potrebbero funzionare bene per l’Italia.
Note del Traduttore:
(1) Un prestatore di ultima istanza è una
istituzione disposta a concedere credito quando nessun altro lo fa. In origine
il termine si riferiva a un’istituzione finanziaria di riserva che si faceva
garante in ultima istanza per banche o altre istituzioni definite; nella
maggior parte dei casi si trattava della Banca centrale di un paese. Lo scopo
del finanziamento e del finanziatore è prevenire il collasso delle istituzioni
che stanno attraversando difficoltà finanziarie, spesso vicine al tracollo. Il
prestatore di ultima istanza ha la funzione di proteggere i correntisti,
prevenire la diffusione di episodi di corsa agli sportelli bancari, nonché di
evitare danni all’economia causati dal tracollo di un istituto finanziario.
(2) La teoria del ciclo economico della scuola
austriaca, una scuola eterodossa dell’economia, i cui maggiori esponenti
sono stati Ludwig Von Mises e poi Friedrich von Hayek, considera il ciclo
economico come un fenomeno innescato da bassi tassi d’interesse monetari, che
si discostano da quello che viene definito il tasso d’interesse naturale, il tasso d’interesse che metterebbe in
equilibrio domanda ed offerta di capitali, se queste potessero incontrarsi in
natura, e non in forma monetaria.
Il punto centrale
della teoria è considerare il tasso d’interesse come un fenomeno reale,
determinato dalle scelte tra consumo presente e futuro, che a loro volta determinano
le scelte tra risparmio ed investimento. Gli economisti austriaci sostengono
che le Banche Centrali siano la causa del cosiddetto ciclo economico, attraverso
un costante aumento dell’offerta di moneta (inflazione monetaria), grazie al
sistema monetario detto “Fiat Currency”,
ovvero la moneta fiduciaria. I risultati di tale politica monetaria sono tassi
tenuti artificiosamente bassi, e di conseguenza un boom caratterizzato da una
maggiore richiesta di investimenti, che in una situazione normale non sarebbero
stati richiesti, e quindi una collocazione deficitaria e falsificata di tali
investimenti.
La correzione di tale
situazione, chiamata generalmente “recessione”,
diventa quindi necessaria per una ricollocazione ottimale delle risorse. L’idea
è che il ciclo economico sia stato innescato da un errore di politica monetaria
delle Banche Centrali. In particolare il periodo prolungato di “denaro facile” degli ultimi anni, e
l’espansione monetaria senza precedenti che ne è seguita, hanno determinato una
forte espansione del credito, una pericolosa moltiplicazione dei mezzi fiduciari
e l’avvio di numerosi investimenti, di fatto non sostenibili per la scarsità di
capitali del sistema economico.
Applicando la teoria
austriaca del ciclo all’ultimo decennio, e all’ultimo ciclo, si dimostra come
le autorità monetarie, confortate dai forti incrementi di produttività, dalla
capacità produttiva non pienamente utilizzata, dal fatto che l’indice dei
prezzi dei beni di consumo non fosse sensibilmente aumentato, non abbiano
ritenuto preoccupante la fortissima espansione creditizia degli ultimi anni. Da
qui l’errore di politica monetaria che è rimasta cieca davanti ad altri forti
segnali provenienti dal sistema produttivo e creditizio, come la forte
esposizione degli istituti di credito, il forte aumento di prezzo di tutti i
beni capitali e delle materie prime, sintomi, questi ultimi, del fenomeno
inflattivo in corso.
Infatti è proprio il
processo di inflazione sequenziale che determina una “rottura” del sistema dei prezzi, facendo sì che non sia più
vantaggioso produrre ai prezzi correnti, determinando quindi la fine del boom e
l’inizio della crisi rovinosa. Le conclusioni che si traggono sono che se le
Banche Centrali avessero arrestato l’espansione creditizia per tempo, si
sarebbe potuta evitare l’esplosione della crisi di queste dimensioni, che è
innanzitutto una crisi di capitali.
(3) Un paese, o
un’area territoriale, viene definito “net exporter” quando il valore dei
beni esportati è più alto del valore dei beni importati in un dato arco di
tempo. L’Arabia Saudita e l’Iran sono esempi di paesi “net exporter”, vista la loro abbondanza di petrolio che vendono a
quei paesi che non riescono a far fronte alla domanda di energia. È importante
notare che un paese può essere un “net
exporter” in un determinato settore, pur essendo un “net importer” in altre aree. Per esempio, il Giappone è “net exporter” di dispositivi
elettronici, ma deve importare tanto petrolio da altri paesi per far fronte
alle sue necessità. Quando il valore complessivo dei beni esportati è più alto
del valore totale delle importazioni, la bilancia commerciale del paese risulta
positiva.
dal 1994 il bilancio dello stato italiano è adirittura in avanzo primario (tranne una piccola parentesi nel 2009).
RispondiEliminaQuindi vista l' analisi macroeconomica dei bilanci settoriali, il settore privato essendo più o meno speculare rispetto al settore pubblico, ha visto una diminuzione netta di ricchezza. Corretto?
Grazie
Con stima,
DAVID
Esatto David! Siccome il settore estero è in surplus (che per l'Italia rappresenta un deficit, ovvero aumento delle importazioni rispetto alle esportazioni) e il governo deve per forza perseguire il raggiungimento di un avanzo primario per diminuire il debito accumulato (perchè imposto dall'Europa), tutto il peso di questi due bilanci attivi verrà spostato sulle spalle dei cittadini privati che dovranno per forza diminuire la loro ricchezza accumulata in passato...questo è lo scenario che abbiamo di fronte, il governo tenterà di estorcere sempre più ricchezza agli italiani per pagare il debito fiscale e il debito estero...una situazione che in una nazione sovrana può essere impedita grazie all'intervento deciso dello stato, che può tranquillamente accollarsi deficit fiscali soprattutto in periodo di recessione (manovre anticicliche)...siamo insomma al puro masochismo e furto di stato!!! Speriamo bene e speriamo soprattutto che gli italiani si sveglino in tempo prima di ritrovarsi con il culo per terra...a presto!!! Piero
EliminaEsauriente, chiaro, puntuale e preciso.
RispondiEliminaGrazie.
DAVID
Ciao Piero,
RispondiEliminaio ero presente al Summit di Rimini e per quanto sia stata un'esperienza ad dir poco illuminante, mi ha lasciato con un mare di dubbi.
Uno su tutti: ammettendo la possiblità (anche giuridica, visto il "Trattato di Lisbona" che ci incatena...) di uscire fuori dall'eurozona ed ammettendo che una ipotetica classe politica appoggi come politica economica la MMT, come facciamo noi cittadini comuni a sapere (sperare!) che effettivamente la spesa a deficit positivo sia impiegata per il benessere del cittadino? Ci sono delle variabili che, oggettivamente, potrebbero vanificare tutto, cito:
"M. Auerback: il punto debole è il fatto che il Governo ha la funzione di mobilitare le risorse a fini pubblici, per cui se il governo è profondamente corrotto o disfunzionale, non è possibile raggiungere questi obbiettivi. Per cui è necessario associare alla MMT una riforma politica che permetta di operare in tal senso."
"A. Parguez:..la MMT fa capire ai politici, ma anche alla gente, che non ci sono (quasi) limiti finanziari per il Governo a moneta sovrana, per cui non ci sono motivi per cui non debba agire per la gente. Alcuni vedono questo come una debolezza, ma io penso che sia uno dei massimi punti di forza della nostra teoria..."
Appunto: e se i politici tutto questo non lo capissero, cosa accadrebbe? Come vedi Piero ci sono dei ragionevoli dubbi sulla reale applicazione della MMT in questo momento storico.
Indubbiamente la MMT offre una soluzione ma senza una vera riforma della politica non sarebbe praticamente applicabile.
Come sostengo anche nel mio blog (https://nonpiuchicchidimais.wordpress.com), la vera rivoluzione deve essere prima quella culturale. Dobbiamo cambiare noi cittadini, con le nostre azioni, con il nostro pensiero, dobbiamo essere disposti in primis a metterci in discussione. La politica è espressione della nostra cultura.
Oggi, purtroppo, i tecnocrati hanno vita facile proprio perchè oramai hanno capito che siamo diventati apatici e incapaci di reagire. Possono infilarci, uno dietro l'altro, ESM, GATS, Fiscal Compact... senza che ci sia un minimo di ribellione concreta.
Allora caro Piero diviene tutto più difficile, quasi utopistico. Non ci rimane che una flebile speranza, che passa dal Summit di Rimini, attraversa i blog come il tuo ed arriva al cuore e alla testa di quei pochi come noi, che ancora ci credono... in un mondo migliore.
A noi non resta che continuare a studiare e ad informare più gente possibile...
"...e vedrai che prima o dopo ci prendono gusto e le cose cominciano a cambiare per davvero..." ;-)
Un abbraccio ,
Aldo.
Ciao Aldo,
Eliminacondivido pienamente le tue perplessità perchè sono anche le mie e infatti quando parlo di ritorno alla sovranità monetaria aggiungo sempre che senza un controllo e una partecipazione attiva della cittadinanza alle scelte del governo il sistema non funziona e tende ad andare alla deriva...guarda solo quello che è successo nell'ultimo trentennio dove gli italiani si sono allontanati dalla politica quando ancora vivevamo in una democrazia di facciata e ci siamo risvegliati in una dittatura di fatto...è indubbio che senza questa presa di coscienza collettiva qualsiasi sistema democratico tende a deragliare e per questo bisogna tenere sempre viva questa coscienza collettiva, scrivendo, dialogando, informando, con tutti i limiti e le difficoltà che ciò comporta...
La prima cosa che i cittadini dovrebbero capire è che uno stato sovrano non ha alcun limite di spesa, quindi l'alibi che mancano i soldi non è più valido in questo caso... nessun cittadino davanti ad un cumulo di rifiuti potrebbe sentirsi dire dall'amministratore pubblico che mancano i soldi per la raccolta e preso atto di questa verità secondo me si risveglierebbe lo spirito civico dei cittadini e gli amministratori verrebbero spronati a lavorare...ma siamo sempre nel campo delle ipotesi, perchè nessuno può conoscere in anticipo quali saranno le scelte e i comportamenti futuri dei singoli individui...
La democrazia è in assoluto una forma di governo utopistica e ideale, ma se si perde slancio e fiducia in questa utopia è chiaro che dovremmo accontentarci di forme di governo più repressive e autoritarie...quindi tutti i discorsi sulla MMT, la sovranità monetaria, la spesa a deficit positivo hanno un fondo di utopia perchè presuppongono appunto l'applicazione di una democrazia perfetta...ma è qui che sta la scelta e la scommessa attuale che devono fare i singoli individui in questo momento: credere ancora nella democrazia o accettare una qualche forma di nuova dittatura??? Ovviamente, chi come te e come me crede ancora nel sogno della democrazia, deve scrivere, studiare e comunicare per cercare di fare pendere l'ago della bilancia dalla nostra parte...poi quello che succederà nessuno può saperlo, ma noi almeno ci abbiamo provato!!! A presto!!! Piero
Affinché si possano applicare riforme di politica monetaria è necessario, appunto, una politica cosciente. Attualmente non c'è, ma il livello di coscienza civico sta salendo (vedi movimenti come m5s o tante altre liste civiche) e, se ognuno di noi mettesse il proprio impegno, la svolta potrebbe esservi nel più breve tempo possibile.
EliminaQundi studiamo, diffondiamo, creaiamo gruppi ed iniziamo a fare politica (partendo dai nostri comuni, cosa ancora fattibile).
Ciao,anch'io ero a Rimini e sto cercando di approfondire la materia.
RispondiEliminaL'articolo è molto chiaro ma ho necessità di un chiarimento:Cito:
"Si noti che, quando le agenzie di rating sul credito hanno declassato gli Stati Uniti, i mercati del credito hanno proceduto al prestito di somme enormi agli Stati Uniti a tassi di interesse ancora più bassi"
"Anche i leader finanziari del Giappone, tuttora in grado di chiedere in prestito somme enormi a tassi di interesse praticamente vicini allo zero, nonostante abbiano uno dei rapporti più alti del debito nel mondo, "
Se Usa e Giappone hanno moneta sovrana cosa c'entrano i mercati del credito?
I soldi se li stampano a "costo zero" oppure li chiedono in prestito come in Eurozona?
E' una domanda pertinente?
Per eventuali altri chiarimenti a chi dobbiamo rivolgerci senza fare "casini"?
un abbraccio
Johnny
Ciao Johnny,
Eliminamolto spesso le banche centrali delle nazioni sovrane utilizzano i titoli di stato per drenare liquidità dai mercati (vendono titoli e ritirano liquidità), ma si tratta di operazioni di politica monetaria che non incidono assolutamente sui risparmi dei cittadini...in questo caso Black voleva evidenziare che nessuno speculatore finanziario scommette sul rialzo dei rendimenti dei titoli di stato di una nazione sovrana (anche se questa nazione viene declassata dalle società di rating e ha un elevato debito pubblico come USA e Giappone) come invece accade nell'eurozona, perchè sa che la nazione sovrana potrà sempre ripagare i suoi debiti denominati in valuta nazionale all'interesse che decide lei (per adesso, per fare un confronto, USA e Giappone pagano interessi sui titoli di stato all'1% contro il 5%-6% di Spagna e Italia)...
La domanda è molto pertinente, perchè la mancanza di controllo della politica monetaria e la rinuncia alla sovranità monetaria, è proprio il motivo per cui siamo sempre sotto attacco dei mercati finanziari, dato che gli speculatori sanno che potremmo non riuscire a pagare i nostri debiti denominati in moneta straniera (euro)...a presto! Piero
Per eventuali altri chiarimenti e approfondimenti sulla MMT a chi dobbiamo rivolgerci?
RispondiEliminaCiao Johnny,
Eliminaio sto cercando su questo blog di tradurre tanto più materiale possibile, ma puoi anche consultare blog come Voci dall'Estero, nella sezione MMT...il sito americano di riferimento è New Economic Perspectives e il blog di Bill Mitchell Billyblog...in Italia è stato di recente aperto il sito democraziammt che raccoglie altro materiale...insomma materiale in rete ce ne è abbastanza per capire come funziona questo modello economico, ma oltre al giornalista Paolo Barnard, non credo che esista in Italia un economista o un professore che abbia una preparazione specifica sulla MMT, anche perchè a parte le nuove teorie intorno all'utilizzo della fiat money si tratta di una teoria economica in larga parte derivata dagli insegnamenti di Keynes, che prevedono un ruolo centrale dello stato all'interno dei processi economici...per qualunque info comunque chiedi pure che ci confrontiamo insieme...a presto! Piero