La lezione di oggi del professore di economia Randall Wray, che riassume alcuni articoli pubblicati sul sito New Economic Perspectives, descrive in particolare le differenze che esistono fra
le nazioni che utilizzano un regime di
cambio fisso o rigido della moneta e quelle che invece adottano il tasso di cambio variabile o fluttuante.
Siccome l’euro è una moneta “strana”
che agisce a cambio fluttuante nei confronti delle altre valute estere, ma
all’interno di ogni singolo stato dell’eurozona si comporta come una moneta
agganciata ad una valuta estera (dato che uno stato può ottenerla solo
chiedendola in prestito alle banche private o aumentando il saldo delle sue
partite correnti, esportazioni meno importazioni), capire la differenza fra i
due regimi di cambio risulta molto importante per noi europei, soprattutto in
termini di vantaggi e di svantaggi.
Inoltre secondo molti economisti di una certa fama, non solo gli
studiosi americani appartenenti alla corrente della Modern Money Theory (MMT),
l’imposizione del pareggio di bilancio
prevista dal Fiscal Compact approvato lo scorso 1 marzo comporta un’altra
incredibile distorsione: l’euro non
solo dovrà essere gestito da ogni singolo stato in un regime di cambio fisso,
ma sarà anche limitato a monte per decreto come se le sue riserve fossero esauribili, al pari delle miniere di oro. In un
mondo in cui tutte le nazioni utilizzano liberamente la loro moneta fiat creata
dal nulla e praticamente illimitata, gli europei sono gli unici che si
autoimpongono per decreto il regime di cambio
fisso di tipo gold standard (conversione rigida della moneta con un bene
finito e non rinnovabile come l’oro), che veniva utilizzato 100 anni fa e portò
alla Grande Depressione del 1929.
Saranno pazzi questi europei? O sono soltanto masochisti? Oppure i tecnocrati
europei vogliono ripristinare le condizioni medioevali di schiavitù della
popolazione da cui i nostri antenati si erano liberati combattendo?
Nelle scorse due lezioni, sui saldi settoriali e sulla sovranità monetaria, abbiamo detto che per sostenere una moneta fiat sovrana, priva di qualsiasi convertibilità in oro o in
qualsiasi altro bene, le leggi che impongono il corso legale, da sole, non sono sufficienti, perché in genere
risulta difficile per il governo farle rispettare. Inoltre, sappiamo che alcune
valute vengono spesso accettate anche dove il loro utilizzo non è imposto per
legge (per esempio l’euro non è sostenuto da alcun corso legale espressamente
dichiarato).
Abbiamo quindi concluso che una moneta fiat viene accettata dai
cittadini fino a quando il governo accetta a sua volta questa valuta per il pagamento delle tasse, perché solo
l’obbligo fiscale può garantire una domanda costante e duratura della moneta
del governo. Tramite l’imposizione fiscale il governo potrà avere la certezza
che la sua moneta venga sempre accettata per i suoi pagamenti verso la cittadinanza
e per le sue spese di investimento.
Come qualsiasi autorità che monopolizza una risorsa necessaria alla
collettività (terra, energia, acqua), anche lo stato sovrano che ha il monopolio dell’emissione della moneta
può decidere quale debba essere il
"prezzo" per ottenerla
e la forma concordata in cui viene fatto questo scambio. In particolare la
modalità obbligatoria del pagamento delle tasse è quella che assicura allo
stato una continuità di domanda sostenuta nel tempo. Anche nel caso in cui non deve pagare imposte allo
stato, un cittadino sarà sempre disposto ad accettare la moneta del governo perché
avrà in un certo senso la certezza che ci saranno altre persone disposte ad
accettare i suoi pagamenti in valuta per adempiere ai loro obblighi fiscali.
Ma quanta moneta potrà
emettere il governo?
Imporre di far rispettare un obbligo fiscale assicura che almeno quei
soggetti gravati dalle tasse avranno sempre bisogno di valuta nazionale, per un
importo minimo pari alla pressione fiscale che verrà applicata. Nelle nazioni
sviluppate, la popolazione è disposta ad accettare molta più valuta nazionale
rispetto a quelle necessaria per il pagamento delle imposte e quindi il governo
ha una possibilità di spesa
abbastanza ampia, perché in genere troverà sempre dei venditori disposti ad accettare
la moneta nazionale.
Per essere chiari, in paesi come Stati Uniti, Regno Unito o Giappone, i
governi nazionali potranno comprare tutti i prodotti che vogliono prezzati in
dollari, sterline o yen. Ovviamente dobbiamo fare delle opportune differenze
fra la tipologia di moneta che verrà accettata perché per alcuni tipi di
pagamenti le banconote cartacee e le
monete metalliche non sono
accettate, mentre è necessario utilizzare i movimenti di riserve bancarie in moneta elettronica, che possiamo definire come
il parente nobile delle banconote o delle monetine. Ma in ogni caso i valori e
le potenzialità di spesa per il governo sono praticamente illimitati.
Tuttavia, la situazione potrebbe essere diversa per i paesi in via di sviluppo, in cui le valute estere potrebbero essere preferite per le transazioni "private", ovvero quei pagamenti che
non comportano l’obbligo legale o fiscale di utilizzare la moneta sovrana. La
popolazione quindi vorrà valuta nazionale sufficiente per soddisfare le sue
responsabilità fiscali, ma il debito d'imposta potrebbe essere limitato da eccessiva
elusione o evasione fiscale. Ciò limiterà di conseguenza la capacità di spesa del governo per i
pagamenti e gli acquisti con la propria valuta.
Noi possiamo avere un'idea approssimativa del limite imposto a un
governo di un paese in cui la popolazione preferisce valuta estera. Diciamo che
il governo impone un debito d'imposta o pressione fiscale ai cittadini pari a
1/3 del PIL. Tuttavia, poiché l’economia
sommersa sfugge alla contabilità
nazionale, ipotizziamo che il PIL misurato rappresenta solo la metà dei beni e
servizi prodotti nel paese.
Inoltre possiamo supporre che il governo sarà in grado di raccogliere
solamente la metà delle tasse imposte a causa dell’evasione. Questo significa
che le tasse raccolte saranno uguali solo a 1/6 del PIL misurato e a 1/12 del
reale reddito nazionale. In una tale situazione il governo sarà in grado di
prevedere, come livello minimo, una
capacità di spesa pubblica in moneta sovrana pari a 1/12 della produzione nazionale (dal momento che coloro
che dovranno davvero pagare le tasse hanno bisogno di una tale quantità di
valuta nazionale per espletare i loro obblighi fiscali).
In pratica, il governo sarà probabilmente in grado di catturare molto
più di 1/12 della produzione nazionale, perché alcune entità "private" (e forse anche straniere)
saranno disposte ad accumulare valuta nazionale, così come altri crediti del
governo (ad esempio i titoli di stato), in una quantità eccedente rispetto agli
obblighi fiscali per accumulare una certa ricchezza netta (ricordiamo dalla
prima lezione che i disavanzi pubblici consentono l’accumulazione della ricchezza finanziaria netta sotto forma
di debiti del governo). Quindi è probabile che il governo potrà spendere e acquistare
un po ' più di 1/12 del PIL, perchè alcune famiglie o imprese (nazionali o
straniere) vorranno accumulare la parte rimanente della moneta utilizzata per
pagare le tasse, per detenere una certa ricchezza finanziaria netta.
Questi calcoli sono necessariamente molto approssimativi, perché noi
stiamo ignorando i possibili effetti di un’eccessiva tassazione sul comportamento
della popolazione. Ad esempio imporre una tassazione troppo alta può spingere
una parte maggiore della produzione sul "mercato sommerso", lasciando il PIL misurato e il reddito
imponibile decisamente inferiore di quello reale.
Per riuscire a controllare una percentuale maggiore della produzione
nazionale e quindi del PIL, il governo avrà bisogno di perseguire le seguenti politiche:
a) riduzione dell’evasione fiscale e
b) individuazione del settore sommerso.
Entrambe queste azioni aumenterebbero le tasse pagate dalla popolazione e
consentirebbero al governo di effettuare una maggiore spesa in moneta nazionale.
Se le tasse invece rimangono ad una quota di appena un 1/12 della
produzione nazionale, la spesa del governo risulterebbe molto limitata e spesso
potrebbe tradursi in una maggiore inflazione,
perché i venditori che hanno già accumulato le risorse finanziarie necessarie
per adempiere agli obblighi fiscali, sarebbero disposti ad accettare la valuta
nazionale solo vendendo i loro prodotti a prezzi più alti. Superando un certo
livello limite di inflazione, il governo potrebbe non trovare più venditori disposti
ad accettare valuta nazionale aggiuntiva.
Mentre sarebbe errato sostenere che le tasse servono a “pagare” la spesa pubblica del governo,
perché in un regime di moneta fiat non è propriamente così dato che il governo
non ha bisogno di incassare le tasse per spendere ma può creare dal nulla tutta
la moneta che vuole, è vero però il contrario: l'incapacità di imporre e far rispettare gli obblighi fiscali limiterà
la quantità di risorse che il governo può spendere e renderà più difficile
il raggiungimento degli obbiettivi desiderati tramite le manovre di politica
interna. Ovviamente il governo può sempre "permettersi" di spendere di più in termini di emissione di
valuta aggiuntiva, ma correrà il rischio di aumentare l’inflazione o di non
trovare più sufficienti controparti interessate ad accumulare altra moneta nazionale.
In altre parole, la popolazione non avrà più bisogno di ulteriore valuta
nazionale se ha già rimarginato quel dato debito d'imposta totale, che il
governo è stato in grado di far rispettare (più qualche accumulo di valuta per
scopi di emergenza). In tal caso, alzare solamente le tasse potrebbe aumentare
la domanda di valuta del governo solo da parte delle persone che pagano regolarmente
le tasse, ma non sarebbe sufficiente per trovare altri venditori per gli
acquisti del governo con la sua moneta, a causa della maggiore preferenza per
la valuta estera per usi interni diversi dal pagamento delle tasse. Mentre, come abbiamo già detto, questo non è un grave
problema nei paesi sviluppati, potrebbe diventarlo per le nazioni sovrane in
via di sviluppo.
Stock e flussi
In maniera molto semplificata possiamo dire che quando stock e flussi
sono denominati esclusivamente nella moneta di conto nazionale, i flussi finanziari si accumulano in stock di
ricchezza finanziaria netta.
Quando un lavoratore dipendente riceve il salario mensile, avviene un
flusso finanziario dal conto del datore di lavoro a quello del lavoratore. La
parte di reddito salariale che non viene utilizzata per il consumo e gli acquisti
rappresenta un flusso finanziario di risparmio, che si accumula in uno stock di
ricchezza. Il risparmio può essere
considerato come un deposito bancario,
che è un credito finanziario del cliente depositante e un debito per la banca.
Quando arriva il momento di pagare le tasse, il lavoratore scrive un
assegno o fa un versamento a favore del ministero del tesoro, che preleverà
questi soldi dalle riserve della
banca del lavoratore, che come abbiamo già detto sono una particolare forma di valuta elettronica utilizzata dal governo e
dalle banche per effettuare i reciproci pagamenti. Come tutte le altre forme
di moneta, anche le riserve sono degli IOU
(“I Owe You”, “io ti devo”,
obbligazioni, debiti) del governo, perché il governo è appunto obbligato ad
accettare le riserve come mezzo di pagamento delle tasse.
Così, non appena avrà pagato le tasse, il lavoratore contribuente
elimina il suo obbligo fiscale nei confronti del governo e allo stesso tempo,
il governo elimina il suo IOU, la sua obbligazione debitoria nei confronti
della popolazione. Questo debito del governo era stato contratto durante
l’emissione di una certa quantità di riserve bancarie necessarie per le spese,
che era stata dirottata presso i depositi di riserve delle banche dei venditori.
Il pagamento delle tasse quindi è il
momento in cui sia il cittadino che lo stato rimborsano simultaneamente i loro
rispettivi debiti (l’obbligo fiscale del cittadino e l’obbligo legale del
governo di accettare la sua stessa valuta nazionale come forma di pagamento
delle tasse).
Ovviamente il pagamento delle tasse è un flusso finanziario che riduce
lo stock di ricchezza netta del lavoratore perché dal suo deposito in banca
verrà prelevato automaticamente un importo pari al suo obbligo fiscale. Noi
possiamo immaginare i flussi finanziari come l’acqua che scorre in un fiume e
si accumula poi presso una diga (lo stock). Tuttavia, è importante capire che
questi flussi e stock finanziari sono
concettualmente nient'altro che voci contabili, misurate in moneta di conto nazionale.
A differenza dell'acqua che scorre in un fiume o si accumula nel bacino di una
diga, il denaro che fluisce o si deposita in banca non ha bisogno di avere alcuna
consistenza fisica, al di là
dell'inchiostro sulla carta o degli impulsi elettrici su un disco rigido di un
computer.
Infatti, nell'economia moderna, i salari e gli stipendi possono essere
direttamente accreditati in forma elettronica presso un conto bancario, e le
tasse possono essere pagate senza uso di contanti in banconote o monete
metalliche, ma semplicemente con passaggi di riserve elettroniche da un
computer della banca privata a quello del governo.
Tutta la ricchezza finanziaria di un paese potrebbe essere
contabilizzata senza l’uso di carta o di metallo, dato che la maggior parte dei
pagamenti e delle transazioni finanziarie, ma anche la maggior parte delle
ricchezze finanziarie, non sono altro che impulsi
e cifre elettroniche, denominate in una certa moneta di conto
nazionale. In questo caso, meglio del
fiume e della diga, è più corretto immaginare il sistema finanziario moderno
come un immenso tabellone elettronico,
dove vengono registrati tutti i punteggi, le entrate e le uscite, delle persone
fisiche o giuridiche che partecipano alla vita pubblica ed economica di una
nazione.
Quando un singolo individuo riceve un pagamento o uno stipendio è come
se avesse segnato un gol in una ideale partita di calcio, e da qualche parte qualcuno
attiverà un impulso elettronico (il flusso finanziario) per aggiornare il suo
punteggio totale (lo stock finanziario). Stessa cosa accade quando l’arbitro
(lo stato) si accorge che il gol che avevi realizzato non è valido e allora
richiederà un nuovo flusso finanziario in uscita dal tuo conto (le tasse) per
ridurre il tuo punteggio complessivo (la ricchezza finanziaria netta).
I punti non hanno alcuna consistenza fisica reale, ma riflettono
semplicemente la capacità di ogni partecipante di raggiungere un determinato
risultato in base alle regole del gioco.
L’unica differenza con il gioco del calcio è che nel gioco della vita,
ogni "punto" che viene
assegnato ad un giocatore viene dedotto o sottratto dal "punteggio" di un altro partecipante
(riduce gli attivi del pagatore o aumenta le sue passività).
Ma da dove arriva il denaro
che spende il governo? Quando
paghiamo le tasse, dove va a finire
questo denaro? In che senso possiamo dire che il governo non "spende il denaro che riceve dai pagamenti
delle tasse”?
Regime fluttuante e fisso del
tasso di cambio.
Prima di rispondere alle precedenti domande dobbiamo vedere la
differenza che esiste fra il regime di
cambio fluttuante e quello fisso, perché molte delle implicazioni di spesa
del governo dipendono appunto dalla scelta del tasso di cambio della moneta
nazionale.
Ovviamente si considererà soltanto il caso in cui la moneta non è
convertibile in oro o altro bene materiale, dato che per regime di cambio fisso indicheremo soltanto la possibilità o meno
di una valuta nazionale di essere
agganciata ad un’altra particolare valuta estera, per motivi di stabilità
economica e finanziaria del paese.
Nel caso specifico, il governo americano non promette mai di mantenere
il tasso fisso di cambio di dollari in una particolare valuta estera, quindi
noi possiamo designare il dollaro USA
come un esempio di una moneta sovrana
che non solo non è convertibile, ma consente di operare con un tasso di cambio fluttuante. Esempi di
tali valute come il dollaro USA, sono il dollaro australiano, il dollaro
canadese, la sterlina britannica, lo Yen giapponese, la lira turca, peso messicano,
il peso argentino, e così via.
Il gold standard e il regime dei
tassi di cambio fissi
Poco meno di un secolo fa, molte nazioni operavano con un regime gold standard in cui il paese
non solo prometteva di convertire la sua moneta in oro, ma assicurava questa
forma di riscatto ad un tasso di cambio
fisso.
Un esempio di tale tipo di tasso di cambio fisso era la promessa del
governo americano di convertire trentacinque dollari USA in un'oncia d'oro. Per
molti anni, infatti questo è stato il cambio ufficiale del dollaro USA. Dopo gli
accordi di Bretton Woods del 1944 e la
fine della seconda guerra mondiale, altre nazioni hanno deciso di adottare un regime
di cambio fisso e di agganciare la propria moneta nazionale direttamente al dollaro
statunitense e quindi soltanto indirettamente all’oro (una forma ibrida di gold
standard).
Per esempio, il tasso di cambio ufficiale per la sterlina britannica era
£1 sterlina UK = $2,80 dollari US. In altre parole, il governo del Regno Unito
forniva $2,80 (valuta statunitense) per ogni sterlina britannica che qualcuno
portava in banca per la conversione. Con un sistema di cambio fisso internazionale, ciascuna moneta era fissata
in valore relativo a tutte le altre valute del sistema, partendo appunto dal
loro originario tasso di conversione con il dollaro .
Al fine di mantenere la sua promessa di conversione della valuta ad un
tasso di cambio fisso, il Regno Unito ha dovuto mantenere una notevole riserva di valuta straniera
denominata in dollari. Se molte persone si presentavano presso le banche
per richiedere la conversione delle sterline, le riserve del Regno Unito di valuta
estera potevano esaurirsi rapidamente.
Tuttavia, anche in un regime di cambio fisso, esistevano una serie di
azioni che potevano essere prese dal governo britannico per evitare
l'esaurimento delle riserve di valuta estera, ma in ogni caso nessuna di queste
azioni era molto piacevole per il popolo inglese. In estrema sintesi possiamo
distinguere tali tipi di azioni in tre categorie principali:
a) deprezzamento e svalutazione della sterlina
b) prendere in prestito le
riserve di valuta estera
c) sgonfiare l'economia
Nel primo caso a), il governo inglese poteva cambiare il rapporto di conversione fisso, fornendo
per esempio $1,40 dollari US per ogni £1 sterlina UK. In questo modo il governo
britannico sarebbe riuscito a raddoppiare immediatamente e artificialmente le
sue riserve di dollari perché avrebbe dovuto fornire soltanto la metà della valuta
estera in dollari in cambio della stessa quantità di sterline. Purtroppo, tale
mossa dal governo britannico avrebbe potuto ridurre la fiducia nella stabilità
finanziaria dello stato del Regno Unito e della sua moneta in particolare, invogliando
in un certo senso molte persone a convertire in massa le proprie sterline.
Nel secondo caso b), il governo prende in prestito le valute estere per
soddisfare le richieste di conversione delle sterline. Questo obbligava il
Regno Unito a pagare un interesse denominato in valuta estera per ogni
prestito in quella valuta ricevuto dagli istituti di credito. Ad esempio, il
governo britannico poteva richiedere un prestito in dollari americani, ma in
questo caso si sarebbe impegnato a pagare gli interessi in dollari, una moneta
che il governo inglese non poteva emettere e quindi il Regno Unito si assumeva
in proprio un potenziale rischio di
insolvenza (caso classico è quello del default nel 2001 dell’Argentina, che
aveva un tasso di cambio fisso alla pari, uno ad uno, fra il peso e il dollaro)
Infine, nel terzo caso c), il governo poteva provare a sgonfiare o rallentare
l'economia. Ci sono una serie di politiche che possono essere utilizzate per
rallentare un'economia, ma l'idea di fondo è che la riduzione del tasso di crescita economica del Regno Unito ridurrà
le importazioni di beni e servizi dall’estero rispetto alle esportazioni verso
l’estero. Ciò permetterà al Regno Unito di eseguire un bilancio del suo
disavanzo nelle partite correnti dei conti con l’estero e di aumentare le riserve in valuta estera.
Il vantaggio di questo tipo di scelta è che il Regno Unito ottiene la
valuta estera senza andare in debito. Lo svantaggio, tuttavia, è che una
crescita economica interna inferiore si traduce di solito in elevata
disoccupazione.
Si noti che una deflazione dell'economia può essere combinata insieme
con un deprezzamento della valuta per creare un’eccedenza di esportazioni. Questo
perché un deprezzamento della valuta nazionale rende la produzione interna a
buon mercato per gli stranieri (è necessaria una minore quantità di moneta
estera per ogni sterlina UK) mentre i prodotti stranieri diventano più costosi
per i residenti britannici (ci vogliono più sterline per acquistare qualcosa
denominata in valuta estera). Di conseguenza, il Regno Unito avrebbe potuto
utilizzare una combinazione di tutti e
tre i criteri per soddisfare le richieste di conversione delle sterline, incrementando
le riserve di dollari e altre valute estere.
Tassi di cambio fluttuanti
Tuttavia, dal 1971, gli Stati
Uniti, così come le nazioni più sviluppate del mondo, operano in un sistema di tassi di cambio fluttuanti,
in cui il governo non promette di convertire la sua valuta nazionale in una
determinata quantità di valuta estera, ma il rapporto di conversione viene
stabilito dalle libere fluttuazioni sul mercato dei cambi delle valute (il
cosiddetto Forex).
Ovviamente, è ancora possibile e relativamente facile convertire il
dollaro USA o qualsiasi altra valuta principale presso le banche private e le
agenzie di cambio negli aeroporti internazionali. Gli operatori di cambio delle
valute fanno queste conversioni al tasso di cambio corrente impostato nei
mercati internazionali (meno le tasse sulle transazioni a carico del
richiedente). Questi tassi di cambio cambiano di giorno in giorno, o
addirittura di minuto in minuto, perché secondo la legge della domanda e dell’offerta le fluttuazioni corrispondono
al rapporto fra le richieste di coloro che cercano di ottenere dollari e le
disponibilità di coloro che offrono dollari per altre valute.
In realtà la determinazione dei tassi di cambio in un sistema di tassi
di cambio fluttuante è estremamente complessa, perché dipende da un numero
molto elevato di fattori. Il valore internazionale del dollaro USA potrebbe
essere influenzato dalla domanda di beni
nazionali, dalla bilancia commerciale,
dai i tassi di interesse interni
rispetto a quelli del resto del mondo, dall'inflazione
e dalla crescita economica nazionale
rispetto a quella dei propri partner commerciali esteri. Sono coinvolti talmente
tanti fattori che non è ancora stato sviluppato un modello affidabile capace di
prevedere i movimenti dei tassi di cambio.
Ciò che è importante per la nostra analisi, tuttavia, è che con un tasso
di cambio fluttuante, un governo non ha bisogno di mantenere una certa quantità
di riserve di valuta estera (o riserve auree) per il semplice motivo che esso
non converte la valuta nazionale in valuta estera a un tasso di cambio fisso.
Infatti, il governo non ha alcun obbligo
e non promette di fare qualsiasi conversione a tutti.
In pratica, i governi operanti con tassi di cambio fluttuante mantengono
riserve di valuta estera, o offrono servizi di cambio della valuta per una
ragione di comodità e buon funzionamento delle loro istituzioni finanziarie. Tuttavia
le conversioni vengono fatte al tasso di
cambio corrente di mercato e non per cercare di spostare o mantenere il
tasso di cambio ad un preciso livello imposto dall’esterno (come previsto nel
regime di cambio a tasso fisso).
I governi possono anche intervenire nei mercati di cambio di valuta per
cercare di spingere il tasso di cambio nella direzione desiderata, ma è una
scelta libera ed unilaterale e non un obbligo dovuto. Il governo inoltre
utilizzerà una particolare politica macroeconomica (compresa la politica monetaria e fiscale) nel
tentativo di influenzare i tassi di cambio: a volte questo funziona, e a volte
no.
Il punto è che con un tasso di cambio fluttuante, i tentativi del
governo di influenzare i tassi di cambio sono discrezionali. Al contrario, con
un tasso di cambio fisso, il governo deve utilizzare uno dei tre criteri visti
sopra per cercare di mantenere e ancorare il tasso di cambio all’obiettivo
dichiarato a livello internazionale (per un fatto spesso di credibilità e
affidabilità della tenuta dello stato). Il tasso
di cambio fluttuante assicura al governo una maggiore libertà di perseguire
altri obiettivi, come il mantenimento della piena occupazione, la crescita
economica e la stabilità dei prezzi.
Possiamo sicuramente affermare che una moneta fluttuante fornisce più spazio di politica interna, ovvero la
capacità di usare la politica fiscale e monetaria interna per raggiungere
determinati obiettivi di medio e lungo periodo. Al contrario, un tasso di
cambio fisso riduce lo spazio politico di manovra. Ciò non significa necessariamente
che un governo con un tasso di cambio fisso non può perseguire la sua politica
interna, ma è in un certo senso obbligato e indirizzato innanzitutto da un fattore
più importante di tutti gli altri: accumulare sufficiente valuta estera (o oro)
per difendere la sua moneta nazionale.
Un discorso a parte meritano invece i soldi che hanno un contenuto o
sottostante materiale. Il tasso di cambio fisso, basato su un regime gold
standard, è stato introdotto in effetti in
tempi relativamente recenti. Mentre nel corso degli ultimi due millenni, i
governi o i sovrani hanno emesso principalmente monete con contenuto di argento e oro. Molti equiparano questo tipo
di denaro ad un “bene primario” al
pari di una qualsiasi materia prima. Tuttavia, vedremo nelle prossime lezioni
che anche le monete fatte di oro e argento sono alla fine delle cambiali o dei
debiti emessi dal governo o dal sovrano, impresse e timbrate sul metallo. Le monete
metalliche non rappresentano quindi esempi di denaro equiparato alle materie prime,
ma sono vere e proprie valute sovrane a corso forzoso o legale.
Ciao Piero,
RispondiEliminaleggere i tuoi scritti è sempre un'attività ILLUMINANTE, la convinzione che resta dopo la lettura è di un'accresciuta conoscenza personale. La semplicità e la chiarezza con cui trasmetti delle nozioni complesse, sono da forte stimolo al desiderio di studiare e capire. Grazie.
Se posso, chiedo una tua valutazione su una storiella che ho immaginato per trasmettere ad altri, in modo semplice ed efficace, le implicazioni derivanti dall’imposizione del pareggio di bilancio prevista dal Fiscal Compact.
"Un pò di semplice macroeconomia tra me e me":
"SETTORE PUBBLICO+SETTORE RIVATO+SETTORE ESTERO=0
Se il Settore Pubblico è costretto al pareggio, allora è=0, quindi, il Settore Privato (cioè noi poveri cittadini) se non vuole distruggere la sua ricchezza è OBBLIGATO a competere con il Settore Estero, ovvero le Esportazioni devono risultare maggiori delle Importazioni.
Ma come possiamo competere con il Settore Estero?
In economia esistono solo due leve:
1) Agire sul tasso di cambio della valuta (svalutazione competitiva);
2) Agire sui costi di produzione.
A questo punto mi chiedo: possiamo noi agire sul tasso di cambio della ns. moneta?
NO, non possiamo.
Quindi non ci resta che utilizzare la seconda leva, ovvero se non vogliamo diventare poveri
lavoratori (distruggere la ns ricchezza), dobbiamo agire sui costi di produzione, cioè deve essere ridotto il costo del LAVORO che è uno dei costi di produzione.
Morale: se non vuoi diventare povero devi diventare un POVERO SCHIAVO."
Sto delirando? Ho bevuto troppo brunello?
A presto.
Filippo
Filippo, mi sa che non sei ubriaco per niente perchè la tua analisi è perfetta ed è in pratica quello sta facendo il governo Monti con la sua politica dei tagli e di liberalizzazione sfrenata del mercato del lavoro...renderci schiavi alla mercè degli investimenti esteri, come se questi ultimi fossero la soluzione di tutti i problemi italiani... i capitali esteri che investiranno in Italia (solo a condizione che Monti ci avrà schiavizzato abbastanza) sono un afflusso di nuova moneta solo per il prima anno, ma chi ha studiato un pò di bilancia commerciale sa che ad ogni nuovo afflusso di capitale dall'estero corrisponde un aumento dell'indebitamento nazionale (diminuzione di attività o aumento di passività)...nello specifico se il capitale estero acquisisce un'azienda italiana si porta via un pezzo di attività dell'Italia, se compra e costruisce su un terreno si porta via un pezzo del patrimonio italiano, che non ritorna più (a meno che non diventiamo così ricchi da ricomprancelo, cosa assai improbabile)... e negli anni successivi i profitti di quella azienda straniera andranno fuori dall'Italia, mentre a noi poveri lavoratori schiavi non resta che accontentarci dei salari da fame che vorranno generosamente concederci a loro totale discrezione...questa il governo Monti e i suoi accoliti cercano di spacciarcela come ricetta tedesca per uscire dalla crisi, ma in Germania le aziende sono tedesche mica straniere!!! Al massimo questa è la stessa ricetta amara che ha portato al fallimento dell'Argentina nel 2001, ma pare che la storia non abbia insegnato niente!!! Saluti! Piero
EliminaGrazie 1000.
EliminaLezione chiarissima,grazie! Ti chiedo solo una verifica. Mi sembra di aver capito che quando un paese esporta viene pagato con la valuta del paese importatore, per esempio se noi esportiamo verso gli Stati Uniti riceveremo dollari e viceversa se importiamo pagheremo in euro . Mi sembra importante questo punto per capire la questione delle riserve in valuta estera. Ho fatto qualche errore?
RispondiEliminaNo, grossi errori non ne hai fatti perchè questa è una di quelle classiche domande con cui si può rispondere: "dipende"....dipende dalle scelte dell'esportatore...per esempio se io esporto negli Stati Uniti, posso decidere di accettare i dollari perchè sono una moneta di riserva che posso utilizzare per fare poi altri acquisti o per lucrare un pò sui tassi di cambio dollari-euro...ma se io esporto in Burundi e li utilizzano il buro (una moneta inventata perchè non so quale moneta utilizzano in Burundi...) è chiaro che voglio essere pagato in euro o in dollari ma mai in buro (cosa me ne faccio dei burini???), quindi il Burundi si deve dare da fare per esportare qualcosa in Europa o negli Stati Uniti e accumulare euro o dollari (ecco perchè sono poveri e tutti gli fanno grandi promesse di investire capitali così poi potranno esportare nel mondo etc etc non considerando però che questi capitali sarebbero esteri e quindi i profitti non rimarrebbero in Burundi...)....quindi la scelta della moneta da utilizzare negli scambi dipende dagli accordi e dal livello di scambi commerciali fra i due paesi, se sono due paesi che hanno i saldi in equilibrio tenderanno ad accettare le rispettive monete del paese importatore, ma se sono due stati squilibrati in cui uno solo esporta e l'altro importa solamente è chiaro che l'esportatore vorrà essere pagato con la sua moneta (o con una equivalente) e non con la moneta dell'importatore...da tutti questi incroci di scambi, dipende poi l'apprezzamento o il deprezzamento di una moneta, perchè più un paese esporta e più la sua moneta sarà apprezzata e richiesta sui mercati (proprio per pagare quelle esportazioni....)...chiaro no???
EliminaGrazie, chiarissimo. Approfondiamo....la nostra vecchia liretta era bene accolta? E se ce la riprendessimo,come pare probabile, molti sostengono che sarebbe una specie di "burino". Tu che ne pensi, mi sembra che mi hai consigliato i franchi svizzeri....
RispondiEliminaNo, ma quale burino??? Ma tu credi ancora alle voci dei vari piddini (come dice Bagnai...) che dicono che senza l'euro e con la nostra liretta saremmo stati spacciati...non è assolutamente vero, perchè il sistema produttivo è (sarebbe meglio dire era...) solido e non è di certo confrontabile con quello del Burundi o dei paesi del terzo mondo (vorrebbero farlo diventare così, ma non ci riusciranno...)...ricorda che quando siamo entrati nell'euro noi avevamo un saldo positivo della bilancia commerciale (le esportazioni erano maggiori delle importazioni), quindi la nostra liretta di faceva rispettare all'estero, poi sono arrivati i panzer tedeschi e ci hanno fatto sprofondare nel baratro (e ora infatti i saldi sono negativi)...quindi ritornare alla nostra liretta ora e subito per potere agire ad ampio raggio nella ripresa dell'economia nazionale (come ha fatto l'Argentina ritornando alla sua moneta nazionale)...e nel frattempo investire in oro e franchi svizzeri a manetta...
Eliminanon preoccuparti ! non credo affatto agli euripidini, come dico io, sto studiando proprio per sfuggire a vent'anni di letture di Repubblica. Per ora mi sono velocemente disintossicata, ma le cose che non so sono tante, per questo non mi vergogno di porre tutte le domande che penso mi possano servire ( e ho anche la fortuna che voi esperti mi rispondete )e che forse possono essere utili anche ad altri avventori come me. Caro Piero sei sempre utilissimo
RispondiEliminaCiao e complimenti per l´articolo. Ho sentito molto parlare delle opzioni binarie ed ho scoperto in effetti inseirsce questi strumenti sono considerati strumenti finanziari. Per qeusto ho trovato nel web diverse opinioni sulle opzioni binarie e perció ho iniziato a studiare l´argomento. Come dici tu, sono arrivato alla conclusione che questo strumento é molto simile ad una scommesse ma é anche vero che si possono creare delle strategia ad hoc che molte volte risultano vincenti. Comunque é meglio stare aperti nel caso trovi una strategia soddisfacente te lo faró comunque sapere! Codice promozionale BDSwiss
RispondiEliminaCiao e complimenti per l´articolo. Ho sentito molto parlare delle opzioni binarie ed ho scoperto in effetti inseirsce questi strumenti sono considerati strumenti finanziari. Per qeusto ho trovato nel web diverse opinioni sulle opzioni binarie e perció ho iniziato a studiare l´argomento. Come dici tu, sono arrivato alla conclusione che questo strumento é molto simile ad una scommesse ma é anche vero che si possono creare delle strategia ad hoc che molte volte risultano vincenti. Comunque é meglio stare aperti nel caso trovi una strategia soddisfacente te lo faró comunque sapere! Codice promozionale BDSwiss
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