Premetto subito che
non sono un catastrofista, anzi ho molta fiducia nel popolo italiano e sono
sicuro che in un modo o nell’altro l’Italia riuscirà a tirarsi fuori dal cuore
della Tempesta Perfetta finanziaria
in cui si trova da diverso tempo. Ma attenendomi ai fatti e alle evidenze
scientifiche, posso senz’altro confermare che non saranno i metodi di Monti e della Fornero, né quelli imposti dalla Germania attraverso i patti di austerità intergovernativa, né le
acrobazie monetarie della BCE a salvare l’Italia. Anzi. L’Italia rivedrà un po’
di luce quando il suo popolo avrà la forza e la capacità di mandare al diavolo il curatore
fallimentare Monti, la fustigatrice Fornero, la tirannia della Germania, la BCE
e tutta l’attuale classe dirigente che è stata complice e artefice diretta di
tutte queste disgrazie.
Questo processo decisivo di rinnovamento, che
per certi versi sarà anche più traumatico di quello attuale, a causa delle cure
sbagliate viene solo rimandato di anno in anno, ma alla fine, quando tutti i
nodi verranno al pettine, diventerà più che necessario, vitale. Chiunque abbia
seguito con discreta attenzione l’evoluzione dei fatti, avrà già capito che
l’odierna situazione di stabilità
finanziaria, l’abbassamento dello
spread e la rinnovata fiducia
internazionale, è solo frutto di un’illusione
ottica, di un inganno. L’Italia
si è spostata lateralmente dalle ali vorticose dell’uragano fino al centro
dell’occhio del ciclone, dove tutto sembra calmo, fermo, immobile. Ma se vorrà
uscire definitivamente dalla tempesta furiosa da cui è circondata, l’Italia
prima o dopo questa stessa tempesta dovrà affrontarla a viso aperto. E saranno
dolori per tutti, soprattutto per chi non si è preparato a dovere per
affrontare simili calamità.
Fatta questa premessa,
ritorniamo ai fatti e iniziamo a parlare della faccenda più ingarbugliata e
oscura di questi ultimi mesi: i titoli
derivati gestiti fuori bilancio dal Ministero
dell’Economia e delle Finanze (MEF,
un tempo chiamato più brevemente Tesoro). Nel sito Icebergfinanza è stata
ricostruita con buona dovizia di particolari tutta la vicenda, dall’articolo
dell’Espresso dei primi di gennaio che svelava l’arcano fino alle ultime
dichiarazioni dei dirigenti del MEF. In poche parole, l’Italia ha pagato ad
inizio anno 2,567 miliardi di euro
alla banca d’affari americana Morgan
Stanley per chiudere una posizione in titoli derivati aperta nel lontano
1994, quando direttore del Tesoro era l’attuale governatore della BCE, Mario Draghi. E già qui arriva il primo
sussulto, perché dove si mette Draghi esiste sempre la concreta possibilità di qualche
intrigo o truffa internazionale della
finanza.
Il nome di Mario
Draghi, oltre a rientrare in tutte le vicende più inquietanti dell’Italia degli
ultimi venti anni (vedi la storia del Britannia del 1992), era già stato tirato
in ballo per la faccenda della falsificazione
del bilancio della Grecia, ai tempi del suo ingresso nell’eurozona nel
2002, avvenuto grazie alle costose consulenze e agli artifici contabili dell’altra
potente banca d’affari americana Goldman
Sachs. Tuttavia siccome i fatti risalgono al 2001 e Draghi diventò vicepresidente
per la “Europe-Goldman Sachs
International aziende e debito pubblico” nel 2002, a quanto pare il suo
coinvolgimento non sarebbe stato diretto; anche se appare chiaro che occupandosi
in prima persona di debito pubblico dei
paesi europei e di intermediazione e consulenza di strumenti finanziari per
coprire artificialmente le magagne dei debiti, Mario Draghi fosse in qualche
modo a conoscenza di ciò che era stato combinato in Grecia. Era pur sempre il
vicepresidente europeo di Goldman Sachs e certe cose era tenuto a saperle.
Per rientrare nei
rigidi parametri di bilancio di Maastricht, la Grecia nel giugno 2001 aveva
sottoscritto con la Goldman Sachs un contratto
derivato di swap sul cambio per
coprire 2,8 miliardi di euro di debito inizialmente emesso in dollari e yen,
sulla base di un tasso di cambio storico che non rispecchiava esattamente la
realtà del mercato. Nello stesso tempo Goldman
Sachs aveva prestato segretamente sotto banco i 2,8 miliardi di euro alla
Grecia, per consentire di togliere quella voce dal bilancio ufficiale e di
traferirla nella sezione molto opaca delle operazioni in derivati dello stato
greco, il cui ammontare è difficilmente misurabile dato che le quotazioni non
avvengono sui mercati regolamentati e cambiano rapidamente nel giro di pochi
minuti. Il trucco riuscì perfettamente, la Grecia entrò nell’eurozona e
sappiamo tutti come andò a finire.
Già nel 2005, quando
i governanti della Grecia decisero di ristrutturare quella parte di debito, il
prestito iniziale di 2,8 miliardi era diventato di 5,1 miliardi di euro, a tutto vantaggio di Goldman Sachs e a
danno dei contribuenti greci. Senza contare la commissione da 600 milioni
di euro che la Grecia aveva dovuto corrispondere a Goldman Sachs per la sola apertura
del contratto. Un bell’affare non c’è
che dire. Ora però nel caso greco abbiamo capito che si trattava di un
prestito mascherato con titoli derivati swap,
ma il pagamento dell’Italia di 2
miliardi e mezzo di euro a Morgan Stanley a che titolo è stato fatto? Si
tratta di una semplice scommessa persa (?) oppure siamo ancora nel campo dei
prestiti camuffati?
I responsabili del MEF hanno cercato di minimizzare
e hanno detto candidamente che “si tratta dell’ unico caso di contratto
accompagnato da una clausola rescissoria e non ne esistono altri” mentre il viceministro dell’Economia Vittorio Grilli ha aggiunto che “abbiamo ripagato un
debito. L’ ultima cosa che possiamo fare sui mercati è non rispettare gli impegni”. Quindi è stato indirettamente ammesso che fra
l’Italia e la banca Morgan Stanley esisteva un rapporto di debitore e creditore, cosa che invece non è prevista
nei contratti derivati di tipo swap, che comportano soltanto dei flussi
di pagamenti periodici in base all’esito di una particolare scommessa o previsione sull’andamento dei
tassi di interesse (IRS, Interest Rate Swap) o dei tassi
di cambio (CS, Currency Swap). In pratica questi titoli derivati swap servono a coprirsi da una variazione imprevista di
un particolare tasso di interesse o di cambio, ma non prevedono alcuno
spostamento del capitale sottostante (chiamato anche capitale nozionale) sul quale viene fatta la scommessa.
Pur ammettendo la necessità di uno stato di
proteggersi dalle oscillazioni imprevedibili del mercato finanziario, a meno
che l’Italia non abbia comprato questi titoli già esistenti sul mercato (cosa
assai improbabile, dato che trattasi sempre di una nazione di elevata
importanza strategica e finanziaria per qualsiasi banca d’affari) in questo caso
siamo ancora nella stessa identica
situazione greca. Morgan Stanley ha prestato all’Italia una certa quantità
di soldi, che sono stati tolti dal passivo di bilancio ufficiale e nascosti nella voce più nebulosa e fuori
bilancio dei contratti derivati swap, e ora ha richiesto l’estinzione anticipata del prestito (avvalendosi
della clausola concessa a sua tempo da Draghi), perché probabilmente non ha
molta fiducia nella capacità dello stato italiano di ripagare tutti i suoi
debiti.
Non c’entra niente il contratto swap, quello ero solo una copertura per eliminare una
posta passiva di bilancio e per rendere artificialmente più sostenibile
l’intero debito pubblico italiano, perché ripetiamo qualsiasi titolo derivato
di tipo swap prevede dei flussi costanti di pagamenti in base
all’andamento dei mercati, ma non comporta l’esistenza di una posizione creditizia e debitoria pregressa
fra i due contraenti. Se l’Italia invece avesse già comprato sul mercato non regolamentato OTC (Over The Counter) questi titoli derivati, ora dovrebbe incassare
vendendoli e chiudendo la posizione, e non pagare la banca intermediaria.
Nel caso in cui il MEF insistesse sulla linea poco
credibile di semplici titoli derivati swap di copertura, allora i governanti dovrebbero comunicare
l’importo totale del capitale nozionale
sul quale è stato apposto questo strumento finanziario di salvaguardia, perché
per perdere una scommessa da 2,567
miliardi di euro, il capitale sottostante deve essere veramente molto elevato.
Magari i funzionari pubblici dovrebbero anche spiegare quali criteri hanno
utilizzato per proteggersi dalle fluttuazioni del mercato, perché è chiaro che
fare una scommessa sbagliata o poco coerente con i dati reali, come fece a suo
tempo la Grecia, potrebbe essere il metodo più semplice per spillare soldi agli
ignari cittadini e regalarli ai loro “amici” della finanza.
I più maliziosi infatti hanno già fatto notare che
l’attuale direttore di Morgan Stanley
in Italia è l’ex-direttore del Tesoro Domenico
Siniscalco, dimostrando un’altra volta di più quale stretto legame esista
fra la politica e finanza, dato che sempre più personaggi pubblici (Draghi,
Monti, Passera, Prodi etc) utilizzano spesso questa porta girevole per entrare
e uscire dai due mondi, come se fossero infine la stessa cosa. Visto come poi è
andata a finire alla Grecia, il sobrio e
trasparente governo Monti dovrebbe per correttezza informare i cittadini e
l’opinione pubblica sull’entità di questi debiti mascherati, che come abbiamo
verificato vanno pagati e anche in anticipo rispetto a tutti gli altri.
Siccome il primo ministro Monti è stato più volte
accusato di avere diversi conflitti di
interesse in questo campo, essendo stato per alcuni anni un consulente di Goldman Sachs, sarebbe
auspicabile che facesse al più presto chiarezza sui motivi che hanno condotto
l’Italia a privilegiare il pagamento anticipato di Morgan Stanley rispetto a
tutte le altre urgenze sicuramente più importanti per ripianare il bilancio e
ridare serenità e coesione sociale al paese. In mancanza di questa opera di
pulizia e chiarimento, il sospetto che la tempestiva discesa in campo di Monti
sia stata propiziata dall’impazienza dei grandi creditori internazionali di
veder ripagati presto e subito i loro prestiti, prima di incorrere in qualche spiacevole evento o di subire delle sgradevoli perdite impreviste (vedi
possibile ristrutturazione del debito italiano, in stile Grecia e forse anche
Portogallo), cresce di giorno in giorno.
Se a questo aggiungiamo che il figlio di Monti, Giovanni,
prima di diventare un top manager della Parmalat nel 2009, ha lavorato proprio per
Citigroup e Morgan Stanley, i
sospetti diventano quasi mezze certezze: senza fare troppi giri di parole,
sembra quasi che l’interesse principale di questi oscuri tecnocrati bocconiani incapaci di fornire visioni di lungo
periodo e di ampio respiro per l’Italia (chissà come mai) sia quello di
rimborsare in fretta i loro grandi mecenati internazionali e poi di scomparire
nell’ombra dei loro uffici blindati da dove sono venuti. Lasciando il resto dei
problemi irrisolti sulle spalle di quelli che verranno e delle generazioni future. In
stretta analogia con ciò che è avvenuto in Grecia, inizialmente i tecnocrati
cercano di mantenere la nazione in stato di galleggiamento per avere il tempo di
pagare i creditori più importanti e poi passano alle maniere più drastiche, per ristrutturare e rinegoziare la restante
parte di debito che intanto continua a crescere inarrestabile.
Ovviamente la stampa
e le televisioni nazionali hanno
trattato la notizia con la solita sufficienza, relegandola a qualche trafiletto
a centro giornale o a un timido accenno durante trasmissioni come “Ballarò”, quando invece il caso doveva andare subito in
prima pagina, con ripetuti titoli in tono allarmistico, perché nella situazione
in cui si trova Italia, con un enorme debito pubblico ancorato ad una moneta straniera come l’euro, conoscere
l’ammontare totale e veritiero del debito risulta determinante per capire quali
sono le reali possibilità di ripresa della nazione.
A differenza delle nazioni sovrane in cui il debito
pubblico è soltanto un numero scritto qua e là sui computer della banca
centrale, in Italia, che non ha una sua moneta sovrana e nemmeno una banca
centrale, i debiti vanno pagati fino
all’ultimo centesimo prelevando i soldi dalle tasche dei contribuenti e i
cittadini hanno quindi il diritto di sapere di che morte devono morire, non
fosse altro perché già conosciamo cosa è accaduto in simili circostanze alla
Grecia. E invece niente, tranne i soliti dati sul debito pubblico ufficiale,
tutto ciò che sta fuori bilancio, compresi i titoli derivati, rimane nel limbo
e viene gestito nel silenzio e nella riservatezza più assoluta, come se fosse
un vero e proprio segreto di stato.
I cittadini devono soltanto pagare e stare tranquilli, perché al massimo quello
che potrà succedergli è di dover pagare ancora e ancora una volta, finchè non
ci sarà più niente da rastrellare.
Per sapere approssimativamente le cifre di questa frazione di debito pubblico nascosto
dobbiamo per forza riferirci ai giornali stranieri: secondo Bloomberg i cinque
principali operatori di swap americani, Goldman Sachs, Morgan Stanley, Bank of America, Citigroup
e JP Morgan Chase hanno
complessivamente un’esposizione netta (con contratti ancora aperti) sui
derivati con l’Italia di 19,5 miliardi di dollari, mentre le banche europee, da quello che è emerso
dagli stress test di luglio scorso condotti dall’EBA (European Banking
Authority) hanno posizioni aperte in
titoli derivati con l’Italia per 31 miliardi di dollari.
Siamo però sempre nel campo delle ipotesi, perché
attenendoci a ciò che avrebbe risposto il sottosegretario all’Istruzione, Marco Rossi Doria, durante
un’interrogazione parlamentare, Reuters riporta che il MEF italiano detiene 160 miliardi di euro in titoli derivati
a copertura del rischio di quasi la totalità delle obbligazioni statali emesse
e in circolazione (1624 miliardi di euro): una cifra enorme che potrebbe
spostare pesantemente gli equilibri finanziari italiani.
Per capire meglio il senso di questa ultima affermazione
dobbiamo esaminare con attenzione in quale contesto si muove l’Italia in questo
momento, in termini di solvibilità e
accesso alla liquidità. In ambito europeo, già sappiamo che attualmente i
metodi di salvataggio (firewall) messi a punto per le nazioni dell’eurozona più in
difficoltà sono essenzialmente tre: fondi di salvataggio EFSF-ESM, FMI e BCE. Nella tabella sotto vengono riportate sinteticamente quali sono le disponibilità di copertura messe insieme
dall’Unione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale, confrontate con le
scadenze e i bisogni finanziari nei prossimi 5 anni delle nazioni periferiche
dei PIIGS (Portogallo, Italia,
Irlanda, Grecia e Spagna) e assumendo che Italia e Spagna, ovvero le nazioni
con il maggior livello di debito cumulato, non abbiano bisogno di finanziamenti
straordinari prima del 2013.
Come si vede, alla fine del 2016, mancherebbero
ancora 500 miliardi di euro di
fondi, che né l’Unione Europea (nello specifico la Germania) né l’FMI sembrano
intenzionati ad integrare, e in questo caso dovrebbe essere la BCE ad
intervenire con nuove operazioni di rifinanziamento non convenzionali LTRO (Long Term Refinancing
Operation), passando attraverso il
collaudato metodo di sostenere indirettamente gli stati tramite il ruolo
speculativo di intermediazione delle banche private. Sia chiaro però che tutti
questi metodi di salvataggio prevedono soltanto la traslazione in avanti dei debiti maturati, ma non la risoluzione definitiva del problema debito, perché
ognuna di queste controparti esaminate (Unione Europea, FMI, BCE e banche
private) esigono che i nuovi prestiti rinnovati vengano onorati fino all’ultimo
centesimo e a condizioni spesso ancora più severe.
Sappiamo infatti che l’unico metodo per stornare
lentamente il debito di una nazione è quello di produrre anno dopo anno degli avanzi primari di bilancio (saldo positivo
fra entrate fiscali e uscite correnti per spesa pubblica, al netto degli
interessi sul debito cumulato) da convogliare direttamente al pagamento del
debito, e in questo campo specifico, a differenza di quello che viene
sbandierato spesso sul conto dell’Italia come paese spendaccione, lo stato
italiano ha avuto negli ultimi anni (a parte la caduta del 2009 dovuta alla
crisi finanziaria internazionale) un comportamento
più che virtuoso, paragonabile se non superiore a quello della stessa
Germania (vedi grafico sotto, dove l’avanzo primario dell’Italia si posiziona
sempre sopra o sullo stesso livello di quello tedesco).
L’unica vera differenza con la Germania purtroppo è che l’Italia risulta gravata da un’enorme quota di interessi passivi sul debito (circa 70-80 miliardi l’anno), che vanificano qualsiasi sforzo in termini di avanzo primario e rendono quasi impossibile la ripresa economica (quella crescita tanto invocata dai menestrelli di regime come unica soluzione dei mali italiani). Se esaminiamo l’ultimo interessante grafico proposto dal FMI, dal 2007 al 2011 il principale veicolo (driver) di aumento del debito pubblico italiano sono stati unicamente le dinamiche di crescita del pagamento degli interessi, che da sole hanno pesato per circa il 15% in rapporto al PIL sull’aumento del debito pubblico complessivo. Soldi praticamente bruciati, che non mettono in moto nulla tranne i profitti degli operatori finanziari che ormai speculano abbondantemente sulle disgrazie dell’Italia.
Se guardiamo invece al comportamento della “virtuosa” Germania,
sempre negli ultimi quattro anni, vediamo che il suo debito pubblico è aumentato
di quasi il 20% (quindi più che in Italia) perché i tedeschi hanno utilizzato a piene mani la leva della spesa pubblica per finanziare le grandi banche nazionali
(soprattutto Commerzbank e Deutsche Bank) e le imprese commerciali, queste ultime agevolate con diversi stimoli fiscali che vanno dalla riduzione delle imposte dirette e indirette, alle spese per investimenti fino al classico
strumento del sussidio statale, che
serve a tenere bassi i prezzi di vendita dei prodotti nazionali e mantenerli
competitivi nei confronti della concorrenza.
La Germania che predica tanto
l’austerità al di fuori dei propri confini nazionali e l’inerzia dello stato rispetto
alle leggi divine e sacre del libero mercato, in casa si è comportata in maniera
del tutto opposta, diventando la più
statalista delle nazioni europee. E ha fatto bene, aggiungo io, perché come spiegano tutti gli economisti di un certo livello o chiunque abbia letto anche
solo vagamente le opere di John Maynard
Keynes, l’utilizzo efficace della spesa
pubblica in periodo di recessione è l’unico strumento davvero in grado di tenere
in piedi la baracca. Non a caso, la Germania è stata una delle poche nazioni
del mondo che è riuscita ad aumentare i suoi profitti commerciali in tempo di
crisi.
Questa doppia
faccia della Germania, austera fuori e spendacciona dentro, è uno dei tanti
motivi per cui una nazione che avesse ancora a cuore il destino e il benessere
dei propri cittadini, dovrebbe correre via a gambe levate dall’anomala unione monetaria in cui è stata incastrata dalla stessa Germania, dalla Francia e dai dirigenti mercenari italiani, che si
sono venduti per quattro soldi per inseguire un disegno impossibile di
stabilità e prosperità economica. Cosa credevano i vari Ciampi, Prodi,
Andreotti quando firmavano i vari trattati dell’Unione Europea? Pensavano
davvero che la Germania avesse rinunciato ai propri interessi nazionali e alle
proprie inclinazioni mercantiliste di prima potenza commerciale, per venire incontro
alle esigenze e ai piagnistei degli italiani?
Si sbagliavano, come si sbagliano adesso tutti
quegli italiani che ancora si fanno incantare dai modi garbati e asciutti del
professore Monti. E’ anche lui un mercenario bugiardo, al pari di tutti gli
altri, perché non racconta mai come stanno veramente le cose e cerca di
deformare la realtà in un modo ancora più ingegnoso e criminale. Il suo unico
vero obiettivo è quello di garantire ai creditori un sicuro rimborso, a costo
di estorcere con la forza e con
l’inganno (vedi emissione dei BTP-Italia, che guarda caso hanno durata di
quattro anni per coprire il periodo critico del fabbisogno finanziario fino al
2016) tutti i risparmi messi da parte dagli italiani durante anni di duro
sacrificio e di lavoro.
Monti insieme alla sua banda di esattori entrerà
casa per casa, negozio per negozio, per tirare via tutto ciò che abbia ancora un valore finanziario spendibile, e alla fine se sarà necessario pignorerà
le case, i terreni privati, gli immobili e le nude proprietà dello stato per
darli in dono a tutti gli investitori internazionali, che spesso sono gli
stessi che in passato hanno speculato sulla sorte sciagurata dell’Italia, con
la complicità dei politici corrotti e
collusi, dei professori assoldati
nelle università, della stampa compiacente
e dei cittadini assenti e narcotizzati.
Da buon mercenario, l’unico controvalore che il
professore Monti ha messo sull’altro piatto della bilancia, sfruttando le
sopravvenute condizioni di ristrettezza in termini di lavoro, reddito e
risparmio degli italiani, è l’arrivo dei
capitali stranieri, che vengono continuamente evocati e invitati a venire
in Italia per investire a prezzi di saldo, sia per quanto riguarda il capitale
finanziario che umano. Una soluzione che per ovvie ragioni di bilancia dei pagamenti con l’estero,
non sarà percorribile all’infinito, perché acuisce le sofferenze e le passività
di bilancio dell’Italia con l’estero. Ogni investimento diretto straniero in
aziende italiane equivale infatti alla vendita di un titolo di stato: l’Italia
si indebita ancora di più con l’estero vendendo una sua attività (asset, titolo) e gli stranieri potranno guadagnare dalla
rendita del loro capitale investito (profitto, interesse), facendo defluire
sempre più soldi dall’Italia e dalle tasche degli italiani per andare ad
arricchire altri paesi.
Le recenti dichiarazioni di Monti sulla mancanza di maturità degli italiani
suonano come un violento schiaffo all’intelligenza degli ultimi veri cittadini
rimasti, che non sono così stupidi da farsi turlupinare dagli artificiosi
stratagemmi verbali del professore. Monti è furbo e sa che gli italiani
soffrono e subiscono il fascino
irresistibile e atavico del principe straniero, che arriva da lontano in
groppa al suo cavallo bianco carico di oro e ricchezze per risolvere tutti i
problemi finanziari e politici dell’Italia, senza passare per ciò che i cittadini del bel
paese odiano sopra ogni cosa: l’assunzione di responsabilità e l’impegno a
risolvere da soli, contando unicamente sulle proprie forze, le questioni
interne.
Il mercenario Monti sta utilizzando la leva dello stato di necessità e delle debolezze intime degli italiani per
portare a termine indisturbato i suoi programmi e tenere a galla l’Italia
nell’occhio del ciclone per tutto il tempo sufficiente per garantire gli interessi
di pochi privilegiati e le richieste dei più importanti creditori internazionali
(che sono gli stessi poi che con i loro soldi garantiscono i privilegi della casta,
dei Monti e figli, dei Siniscalco, dei Passera, dei Fornero, dei Veltroni, dei
D’Alema e di questa ristretta cerchia di politicanti e venditori di fumo).
Inutile ribadire che questi interessi purtroppo per noi non coincidono con
nessuna delle nostre ultime vere speranze
per uscire dalla crisi in corso, che invece passano per vie totalmente opposte
e presuppongono non la sudditanza estera a tempo indeterminato ma la riconquista
di una piena sovranità politica, economica e monetaria.
Per carità, come anticipato
all’inizio, questa strada alternativa di
rinnovamento epocale comporterà altrettanti sacrifici e sofferenze, ma
almeno una volta fuori dalla tempesta, avremo la certezza di poter vivere e
lavorare in un paese libero e sovrano
e non in una terra di conquista di mercenari, satrapi e predoni stranieri
d’assalto, dove vige soltanto la legge della giungla, del più forte e del più
furbo. Più il tempo passa e più si avvicina il momento della scelta: vendersi allo straniero con un’etichetta
del prezzo attaccata al collo oppure richiedere con forza il diritto sacrosanto e costituzionale di
poter vivere in un paese che riesce ad autodeterminarsi
per via democratica, dove finalmente potremo essere certi che i nostri
sforzi e la nostra fatica servono a migliorare le condizioni di convivenza
civile di tutti quanti e non a soddisfare i “mercati” o a ripagare i prestiti
illegittimi e segreti di Morgan Stanley, Goldman Sachs, JP Morgan e le parcelle
milionarie dei loro emissari che per sbaglio o puro accidente hanno ancora la
cittadinanza italiana sul passaporto.
Non sapevo che lo,stato potesse trafficare con i derivati! Credevo fossero investimenti rischiosi riservati agli speculatori o al massimo ai Fondi pensione e alle Banche di investimento.Essendo questo debito del 94, sarebbe interessante sapere se l'ha contratto il BUon Nonnetto o il Berlu. Secondo te in caso di audit(ora capisco a cosa serve ) questo sarebbe considerato un debito legittimo ? Intanto pero' l'abbiamo pagato in fretta e furia e c' e' da aspettarsi sicuramente altre gesta di questo tipo.
RispondiEliminaEbbene sì, lo stato traffica pure in derivati, che se fossero utilizzati in maniera corretta sarebbero pure una buona cosa perchè ti proteggono lo stato da eventuali perdite impreviste...ma sappiamo che in Italia le parole correttezza, onestà, trasparenza non hanno più cittadinanza da un bel pò, perchè come al solito uno strumento giusto viene utilizzato in modo sbagliato e si arriva ai disastri in cui siamo adesso...il nonnetto Ciampi (che Dio se lo colga in pace...amen...) e Draghi (qui nemmeno Dio può niente, perchè questo è come la gramigna...) hanno sicuramente stipulato dei contratti falsati (come quelli greci...) e quindi questa forma mascherata di debito è sicuramente illegale e l'audit servirebbe a fare emergere proprio queste irregolarità...certo che la fretta di pagare subito Morgan Stanley deve fare proprio riflettere, perchè è quello che è successo pure in Grecia, quando inizialmente si pagarono i grandi creditori e poi si cominciò a parlare di default assistito e di ristrutturazione del debito...che non sia la stessa strada che seguirà l'Italia e fra uno o due anni ci ritroveremo anche noi a rinegoziare il debito???
EliminaCiao Piero, una domanda secca.
RispondiEliminaIeri sera sono stato fino a tardi a leggere i tuoi articoli che avevo perso in questi giorni in cui sono stato via.
Volevo chiedere: a che serve criticare questo sistema politico-finanziario se poi come soluzione si prospetta una sovranità monetaria la cui gestione sarà affidata, alla fine, agli stessi personaggi che fanno parte di questo sistema corrotto e pseudo socialista?
P.S. Alla domanda che era rimasta in sospeso ti avevo già ri-sposto in qualche mio intervento: ognuno deve essere libero di scegliersi la moneta che più gli aggrada, senza imposizione, senza che nessuno possa crearla dal nulla e/o moltiplicarla a piacimento. Questo e’ il sistema monetario che vorrei!
P.P.S. Non e’ una critica ma solo un’appunto: definire l’America un paese ultraliberista e capitalista vuol dire dare a queste due parole un significato del tutto distorto. Aumenta solo la confusione nella mente di chi cerca di capire.
Carlo innanzitutto bentornato!!! Le tue precisazioni mi mancavano...sul fatto della banca centrale pubblica in mano allo stato non arriveremo mai a un compromesso...io aggiungo solo che se le persone sbagliano non si può eliminare per questo motivo un principio democratico (e per me la sovranità monetaria è un principio democratico fondamentale e inderogabile...)...ti faccio al solito alcuni esempi: le persone rubano e quindi depenalizziamo il furto...le persone hanno la tendenza ad uccidere e quindi depenalizziamo pure l'omicidio...e via dicendo fino ad arrivare alla sovranità monetaria: se i politici sono corrotti, io stato non posso privarmi di un principio inalienabile, ma cerco di controllare e perseguire penalmente i criminali...e poi rinunciare alla sovranità monetaria non mi pare che abbia arrecato vantaggi alla cittadinanza, anzi, ha messo i cittadini in balia di altri criminali, i banchieri, ben peggiori dei politici (anche perchè oggi sono diventati loro stessi politici...)
EliminaP.S.= idea che condivido ma impraticabile nella realtà per diversi motivi...quindi il compromesso più valido per mantenere una certa stabilità finanziaria e coesione sociale dello stato è la sovranità monetaria (in qualsiasi modo e in qualsiasi tonalità, basta che si tolga la stampante ai banchieri e ai tecnocrati impazziti di Francoforte...)
P.P.S.= quale definizione useresti per descrivere la linea politica-economica seguita dall'America??? Socialista??? Comunista??? L'America è il paese più ultra-liberista che io conosca (intendendo la privatizzazione sfrenata di tutti i servizi pubblici, come per esempio la sanità...forse solo la Gran Bretagna regge il passo...) ma noi europei siamo stati così folli da voler tentare il sorpasso in curva, privatizzando pure la moneta...e ora ironia della sorte veniamo sbeffeggiati dagli stessi americani che ci giudicano non a torto, degli imbecilli e degli incompetenti...come dire che è il bue che dice cornuto all'asino...ma ce lo siamo meritati....
Vedi Piero, credo sia sempre meglio non confondere pere con mele.
EliminaParlando d’economia, non puoi citare furti, omicidi o qualsiasi altro reato che fa parte della sfera giuridica o della civile e pacifica convivenza fra esseri umani per giustificare un “principio” che di democratico ha poco o nulla.
Lasciare che qualcuno decida per te cosa sia democratico o meno, senza interpellarti direttamente o non tenerti nella minima considerazione quando t’illude di farlo, non e’ democrazia. E’ facile anche che tale termine si presti a degenerare in dispotismo, oli-garchia; persino una dittatura della maggioranza e’ chiamata democrazia, e se la mag-gioranza delle persone desiderasse un governo antidemocratico, la democrazia cesse-rebbe di esistere (in modo democratico).
Poi c’e da precisare che tu non sei lo stato.
Da Wikipidia: Lo Stato è un ordinamento giuridico politico che a fini generali esercita il potere sovrano su un determinato territorio e sui soggetti a esso appartenenti. Esso comanda anche mediante l'uso della forza armata, della quale detiene il monopolio le-gale.
Se appartieni a qualcuno …… sei suddito!
Andiamo ai P.S.
L’idea che t’appare impraticabile in realtà e’ praticata. Mi dirai in piccola scala, ma lo e’.
Se per sovranità monetaria intendiamo che ognuno di noi e’ sovrano a casa sua, allora ti seguo, ma la teoria che tanto decanti non cambia nulla rispetto ad oggi. Sai benissimo che le BC stampano per ordine dello stato (meno la BCE); ma il problema non cambia.
Vuoi che il 3% circa di moneta venga emesso dallo stato (che già lo fa)? Cosa cambia se il 97 % circa, che e’ quello che crea scompensi, e’ quello che conta di più perché lo ado-periamo giornalmente?
Stiamo parlando di un obolo!
P.P.S. Esiste una grande confusione semantica sulla parola capitalismo (e non solo su questo termine come ti ho mostrato).
Molti lo vedono come un sistema ingiusto, di sfruttamento da parte del più forte sul debole, quando in realtà, ad una attenta analisi, é tutto il contrario.
Il concetto di capitalismo é un concetto economico immutabile; se proprio deve signifi-care qualcosa, significa economia di mercato. Far credere al popolino che tutto il male derivi dal capitalismo vuol dire voler volontariamente tenerlo allo scuro ed impedire di fatto che esso conosca cosa sia il vero libero mercato.
Il capitalista non é altro che un attore economico (chiunque di noi) proprietario dei propri mezzi di produzione, i quali sommati sotto forma del loro valore monetario for-mano il capitale. Il risparmio, per fare un esempio, quando espresso in valore moneta-rio é capitale. Quindi io che risparmio posso essere definito capitalista.
Che poi dopo Marx si voglia enunciare spregiativamente questo termine non toglie nul-la al fatto che il suo significato economico sia questo.
Quindi, avendo presente cosa sia un libero mercato definire gli USA un paese ultra-liberista é quantomeno improprio.
Un paese con la stampante perennemente in funzione, con regole favorenti i monopoli, con una spiccata tendenza alla socializzazione delle perdite, ostacolo di un economia sana solo perché gente dalle ambizioni egoistiche domandano ed ottengono protezione ad interessi precostituiti, non é liberista. Privatizzare la moneta, creando di fatto un monopolio, non e’ da liberisti. Se ci considerano degli imbecilli hanno ragione perché non conosciamo il significato delle parole (di fatto non le conoscono neanche loro ma fanno vedere che la sanno lunga).
Questo e’ socialismo puro; il capo decide per tutti, distribuisce a suo piacimento e rinci-trullisce i sudditi con il supporto dei media. Lo descrivi tutti i giorni che non posso cre-dere che non te ne sia accorto.
Carlo, anche prendendo spunto dalle tue giuste considerazioni oggi ho scritto un altro articolo che riassume ciò che penso a riguardo...la maniera con cui oggi gli stati sovrani stampano moneta è completamente fuorviante perchè agisce soltanto in modo difensivo e per limitare i danni, mentre dovrebbe essere spiegato chiaramente a tutti cosa può o non può fare lo stato...insomma non si dovrebbe più dire alla gente che mancano i soldi perchè non è vero, è una menzogna...preso atto di questa verità sono sicuro che il popolino comincerebbe a svegliarsi e a reclamare il proprio diritto di vivere e lavorare in un paese civile, pulito, ordinato, efficiente...poi per le modalità, sai che io sono per la PM e non per la MMT, che però potrebbe essere uno strumento intermedio di passaggio molto utile perchè più immediato...cominciamo intanto a riprenderci quel 3% (che poi non è solo quello, ovvero le banconote cartacee, ma molto di più visto che la spesa pubblica dello stato avviene tramite moneta elettronica) e poi riprendiamoci a poco a poco tutto il resto...ma se non si comincia da qualche parte, finiamo per rimanere incastrati nel meccanismo distorto in cui siamo oggi...
EliminaPer quanto riguarda il capitalismo, l'accezione negativa si riferisce soltanto alla forma attuale di capitalismo deregolamentato e selvaggio...ecco a cosa dovrebbe servire il ritorno prepotente dello stato in economia, a mettere regole e stabilizzare i flussi economici, che lasciati liberi e incontrollati vanno sempre alla deriva...Keynes non era certo un comunista, ma era una sorta di liberista illuminato, che vedeva più lungo di tutti gli altri e sapeva che senza la presenza di un ente terzo con funzione di stabilizzazione (lo stato), il libero mercato non funziona proprio, tende ad arenarsi...ma Keynes purtroppo è stato dimenticato e messo da parte troppo in fretta, quando invece aveva previsto tutto con quasi cento anni di anticipo...e ora ci tocca sempre ragionare con il pensiero di Friedman, che quanto ad economia ne capiva come Einstein di danza classica...e il gran ballo qui è solo all'inizio!!!
Piero e a tutti quelli che vorranno rispondere...secondo voi qual'è la risposta piu' breve ed efficace alla tipica frase : il problema dell'italia è il suo alto debito pubblico (Fatto dalla prima repubblica sigh...) perchè mi è capitato di dover rispondere a tale affermazione pero'
RispondiEliminala complessita' e la necessaria articolazione della risposta forse la hanno resa piu' complicata
di quello che potrebbe essere (sono d'accordo con barnard quando dice che bisogna parlare per tutti anche per gli anziani per chi è spaventato dal vedere un grafico ecc...ecc...) IL problema del debito pubblico è cosi' facile da vendere al pubblico ...e una risposta troppo complicata non risulta nè elegante nè efficace !
ps: nota personale vedo che apparentemente piero valerie scrive da palermo , sono stato nella zona da palermo da bambino in vacanza presso un parente e mi è rimasto un ricordo cosi' vivo di una ambiente cosi' diverso dalle vallate dell'altoadige(o meglio stirol!) cosi' per certi versi raffinato con fantastiche gelaterie ottima cucina , il pesce spada con l'olio e l'origano che ho imparato ad apprezzare li' il sapore mediorientale del pane al sesamo e per altri versi cosi' decadente , perdonate la diversione ma per un attimo mi sono sentito immerso nei sapori e nei profumi siciliani ...
Effettivamente la risposta non è semplice, come dice barnard il debito pubblico dovrebbe essere inteso come ricchezza pubblica della cittadinanza o come semplice strumento finanziario che serve ad attuare i programmi di redistribuzione della ricchezza e stabilizzazione dei mercati...secondo me dovrebbe essere tolta definitivamente questa voce dai bilanci dello stato per non creare equivoci e bisognerebbe inserirla in un bilancio a parte, in cui vengono elencate tutte le spese effettuate utilizzando la leva del debito pubblico...in questo modo i cittadini avrebbero la possibilità di monitorare e controllare cosa stanno facendo concretamente i politici...in ogni caso nell'articolo di oggi, ho cercato di riassumere tutti questi concetti, partendo proprio dalla tua domanda...
EliminaP.S.= mentre tu ricordi piacevolmente la Sicilia, da dove scrivo, non ti nascondo che io sento invece la nostalgia del nord, dove ho vissuto per più di dieci anni...e chissà quale spettacolo saranno le vallate dello stirol!!! la verità è che l'Italia è tutta bella, ma gli italiani accidenti a loro sono veramente ingrati e disfattisti...se avessero maggiore amor di patria avrebbero già cacciato via a pedate questa ciurma di politicanti indegni che ci stanno dissanguando...ma non disperiamo...chissà che da Palermo allo Stirol non si levi presto un nuovo grido di rivolta!!!
Secondo me la risposta più' efficace alle obiezioni in questione e' mostrare il grafico "il debito italiano nella storia". Quando si rendono conto che il debito dei tempi del buon nonnino e' lo stesso del peggior Berlusca ...Sei gia' a buon punto.Provero' con le zie piddine che sono paradigmatiche e vi faro' sapere.
RispondiEliminaSpero che il tuo esperimento con le zie piddine sia andato bene, anche se ho i miei dubbi, perchè anche io ho provato più volte ma proprio non ci arrivano...loro vedono ancora il pareggio di bilancio come un sintomo di estrema virtù e non si accorgono di tutto il resto...miopia di una sinistra ormai allo sbando...
Eliminati ho conosciuto tramite nessie. concordo con il tuo post. siamo in una situazione di non ritorno. tempo fa, intitolai un mio post col il nome del tuo blog.
RispondiEliminasaluti,
angelo - na
http://nonsolonapoli.blogspot.it/2011/07/attenzione-alla-tempesta-perfetta.html
Angelo sei stato profetico, perchè alla fine la tempesta perfetta è arrivata e ora ci siamo dentro fino al collo...la domanda principale adesso è come uscirne??? Chissà, vedo tanti troppi nuvoloni neri all'orizzonte, forse come dice qualcuno se prima non tocchiamo il fondo non riusciremo a risollevarci...Argentina docet!!! A presto!!! Piero
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