mercoledì 28 marzo 2012

L’ITALIA NELL’OCCHIO DEL CICLONE, FRA TITOLI DERIVATI, DEBITO PUBBLICO E MORGAN STANLEY


Premetto subito che non sono un catastrofista, anzi ho molta fiducia nel popolo italiano e sono sicuro che in un modo o nell’altro l’Italia riuscirà a tirarsi fuori dal cuore della Tempesta Perfetta finanziaria in cui si trova da diverso tempo. Ma attenendomi ai fatti e alle evidenze scientifiche, posso senz’altro confermare che non saranno i metodi di Monti e della Fornero, né quelli imposti dalla Germania attraverso i patti di austerità intergovernativa, né le acrobazie monetarie della BCE a salvare l’Italia. Anzi. L’Italia rivedrà un po’ di luce quando il suo popolo avrà la forza e la capacità di mandare al diavolo il curatore fallimentare Monti, la fustigatrice Fornero, la tirannia della Germania, la BCE e tutta l’attuale classe dirigente che è stata complice e artefice diretta di tutte queste disgrazie.


Questo processo decisivo di rinnovamento, che per certi versi sarà anche più traumatico di quello attuale, a causa delle cure sbagliate viene solo rimandato di anno in anno, ma alla fine, quando tutti i nodi verranno al pettine, diventerà più che necessario, vitale. Chiunque abbia seguito con discreta attenzione l’evoluzione dei fatti, avrà già capito che l’odierna situazione di stabilità finanziaria, l’abbassamento dello spread e la rinnovata fiducia internazionale, è solo frutto di un’illusione ottica, di un inganno. L’Italia si è spostata lateralmente dalle ali vorticose dell’uragano fino al centro dell’occhio del ciclone, dove tutto sembra calmo, fermo, immobile. Ma se vorrà uscire definitivamente dalla tempesta furiosa da cui è circondata, l’Italia prima o dopo questa stessa tempesta dovrà affrontarla a viso aperto. E saranno dolori per tutti, soprattutto per chi non si è preparato a dovere per affrontare simili calamità.





Fatta questa premessa, ritorniamo ai fatti e iniziamo a parlare della faccenda più ingarbugliata e oscura di questi ultimi mesi: i titoli derivati gestiti fuori bilancio dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF, un tempo chiamato più brevemente Tesoro). Nel sito Icebergfinanza è stata ricostruita con buona dovizia di particolari tutta la vicenda, dall’articolo dell’Espresso dei primi di gennaio che svelava l’arcano fino alle ultime dichiarazioni dei dirigenti del MEF. In poche parole, l’Italia ha pagato ad inizio anno 2,567 miliardi di euro alla banca d’affari americana Morgan Stanley per chiudere una posizione in titoli derivati aperta nel lontano 1994, quando direttore del Tesoro era l’attuale governatore della BCE, Mario Draghi. E già qui arriva il primo sussulto, perché dove si mette Draghi esiste sempre la concreta possibilità di qualche intrigo o truffa internazionale della finanza.


Il nome di Mario Draghi, oltre a rientrare in tutte le vicende più inquietanti dell’Italia degli ultimi venti anni (vedi la storia del Britannia del 1992), era già stato tirato in ballo per la faccenda della falsificazione del bilancio della Grecia, ai tempi del suo ingresso nell’eurozona nel 2002, avvenuto grazie alle costose consulenze e agli artifici contabili dell’altra potente banca d’affari americana Goldman Sachs. Tuttavia siccome i fatti risalgono al 2001 e Draghi diventò vicepresidente per la “Europe-Goldman Sachs International aziende e debito pubblico” nel 2002, a quanto pare il suo coinvolgimento non sarebbe stato diretto; anche se appare chiaro che occupandosi in prima persona di debito pubblico dei paesi europei e di intermediazione e consulenza di strumenti finanziari per coprire artificialmente le magagne dei debiti, Mario Draghi fosse in qualche modo a conoscenza di ciò che era stato combinato in Grecia. Era pur sempre il vicepresidente europeo di Goldman Sachs e certe cose era tenuto a saperle.


Per rientrare nei rigidi parametri di bilancio di Maastricht, la Grecia nel giugno 2001 aveva sottoscritto con la Goldman Sachs un contratto derivato di swap sul cambio per coprire 2,8 miliardi di euro di debito inizialmente emesso in dollari e yen, sulla base di un tasso di cambio storico che non rispecchiava esattamente la realtà del mercato. Nello stesso tempo Goldman Sachs aveva prestato segretamente sotto banco i 2,8 miliardi di euro alla Grecia, per consentire di togliere quella voce dal bilancio ufficiale e di traferirla nella sezione molto opaca delle operazioni in derivati dello stato greco, il cui ammontare è difficilmente misurabile dato che le quotazioni non avvengono sui mercati regolamentati e cambiano rapidamente nel giro di pochi minuti. Il trucco riuscì perfettamente, la Grecia entrò nell’eurozona e sappiamo tutti come andò a finire.


Già nel 2005, quando i governanti della Grecia decisero di ristrutturare quella parte di debito, il prestito iniziale di 2,8 miliardi era diventato di 5,1 miliardi di euro, a tutto vantaggio di Goldman Sachs e a danno dei contribuenti greci. Senza contare la commissione da 600 milioni di euro che la Grecia aveva dovuto corrispondere a Goldman Sachs per la sola apertura del contratto. Un bell’affare non c’è che dire. Ora però nel caso greco abbiamo capito che si trattava di un prestito mascherato con titoli derivati swap, ma il pagamento dell’Italia di 2 miliardi e mezzo di euro a Morgan Stanley a che titolo è stato fatto? Si tratta di una semplice scommessa persa (?) oppure siamo ancora nel campo dei prestiti camuffati?


I responsabili del MEF hanno cercato di minimizzare e hanno detto candidamente che “si tratta dell’ unico caso di contratto accompagnato da una clausola rescissoria e non ne esistono altri” mentre il viceministro dell’Economia Vittorio Grilli ha aggiunto che “abbiamo ripagato un debito. L’ ultima cosa che possiamo fare sui mercati è non rispettare gli impegni”. Quindi è stato indirettamente ammesso che fra l’Italia e la banca Morgan Stanley esisteva un rapporto di debitore e creditore, cosa che invece non è prevista nei contratti derivati di tipo swap, che comportano soltanto dei flussi di pagamenti periodici in base all’esito di una particolare scommessa o previsione sull’andamento dei tassi di interesse (IRS, Interest Rate Swap) o dei tassi di cambio (CS, Currency Swap). In pratica questi titoli derivati swap servono a coprirsi da una variazione imprevista di un particolare tasso di interesse o di cambio, ma non prevedono alcuno spostamento del capitale sottostante (chiamato anche capitale nozionale) sul quale viene fatta la scommessa.


Pur ammettendo la necessità di uno stato di proteggersi dalle oscillazioni imprevedibili del mercato finanziario, a meno che l’Italia non abbia comprato questi titoli già esistenti sul mercato (cosa assai improbabile, dato che trattasi sempre di una nazione di elevata importanza strategica e finanziaria per qualsiasi banca d’affari) in questo caso siamo ancora nella stessa identica situazione greca. Morgan Stanley ha prestato all’Italia una certa quantità di soldi, che sono stati tolti dal passivo di bilancio ufficiale e  nascosti nella voce più nebulosa e fuori bilancio dei contratti derivati swap, e ora ha richiesto l’estinzione anticipata del prestito (avvalendosi della clausola concessa a sua tempo da Draghi), perché probabilmente non ha molta fiducia nella capacità dello stato italiano di ripagare tutti i suoi debiti.


Non c’entra niente il contratto swap, quello ero solo una copertura per eliminare una posta passiva di bilancio e per rendere artificialmente più sostenibile l’intero debito pubblico italiano, perché ripetiamo qualsiasi titolo derivato di tipo swap prevede dei flussi costanti di pagamenti in base all’andamento dei mercati, ma non comporta l’esistenza di una posizione creditizia e debitoria pregressa fra i due contraenti. Se l’Italia invece avesse già comprato sul mercato non regolamentato OTC (Over The Counter) questi titoli derivati, ora dovrebbe incassare vendendoli e chiudendo la posizione, e non pagare la banca intermediaria.


Nel caso in cui il MEF insistesse sulla linea poco credibile di semplici titoli derivati swap di copertura, allora i governanti dovrebbero comunicare l’importo totale del capitale nozionale sul quale è stato apposto questo strumento finanziario di salvaguardia, perché per perdere una scommessa da 2,567 miliardi di euro, il capitale sottostante deve essere veramente molto elevato. Magari i funzionari pubblici dovrebbero anche spiegare quali criteri hanno utilizzato per proteggersi dalle fluttuazioni del mercato, perché è chiaro che fare una scommessa sbagliata o poco coerente con i dati reali, come fece a suo tempo la Grecia, potrebbe essere il metodo più semplice per spillare soldi agli ignari cittadini e regalarli ai loro “amici” della finanza.


I più maliziosi infatti hanno già fatto notare che l’attuale direttore di Morgan Stanley in Italia è l’ex-direttore del Tesoro Domenico Siniscalco, dimostrando un’altra volta di più quale stretto legame esista fra la politica e finanza, dato che sempre più personaggi pubblici (Draghi, Monti, Passera, Prodi etc) utilizzano spesso questa porta girevole per entrare e uscire dai due mondi, come se fossero infine la stessa cosa. Visto come poi è andata a finire alla Grecia, il sobrio e trasparente governo Monti dovrebbe per correttezza informare i cittadini e l’opinione pubblica sull’entità di questi debiti mascherati, che come abbiamo verificato vanno pagati e anche in anticipo rispetto a tutti gli altri.


Siccome il primo ministro Monti è stato più volte accusato di avere diversi conflitti di interesse in questo campo, essendo stato per alcuni anni un consulente di Goldman Sachs, sarebbe auspicabile che facesse al più presto chiarezza sui motivi che hanno condotto l’Italia a privilegiare il pagamento anticipato di Morgan Stanley rispetto a tutte le altre urgenze sicuramente più importanti per ripianare il bilancio e ridare serenità e coesione sociale al paese. In mancanza di questa opera di pulizia e chiarimento, il sospetto che la tempestiva discesa in campo di Monti sia stata propiziata dall’impazienza dei grandi creditori internazionali di veder ripagati presto e subito i loro prestiti, prima di incorrere in qualche spiacevole evento o di subire delle sgradevoli perdite impreviste (vedi possibile ristrutturazione del debito italiano, in stile Grecia e forse anche Portogallo), cresce di giorno in giorno.


Se a questo aggiungiamo che il figlio di Monti, Giovanni, prima di diventare un top manager della Parmalat nel 2009, ha lavorato proprio per Citigroup e Morgan Stanley, i sospetti diventano quasi mezze certezze: senza fare troppi giri di parole, sembra quasi che l’interesse principale di questi oscuri tecnocrati bocconiani incapaci di fornire visioni di lungo periodo e di ampio respiro per l’Italia (chissà come mai) sia quello di rimborsare in fretta i loro grandi mecenati internazionali e poi di scomparire nell’ombra dei loro uffici blindati da dove sono venuti. Lasciando il resto dei problemi irrisolti sulle spalle di quelli che verranno e delle generazioni future. In stretta analogia con ciò che è avvenuto in Grecia, inizialmente i tecnocrati cercano di mantenere la nazione in stato di galleggiamento per avere il tempo di pagare i creditori più importanti e poi passano alle maniere più drastiche, per ristrutturare e rinegoziare la restante parte di debito che intanto continua a crescere inarrestabile.  


Ovviamente la stampa e le televisioni nazionali hanno trattato la notizia con la solita sufficienza, relegandola a qualche trafiletto a centro giornale o a un timido accenno durante trasmissioni come “Ballarò”, quando invece il caso doveva andare subito in prima pagina, con ripetuti titoli in tono allarmistico, perché nella situazione in cui si trova Italia, con un enorme debito pubblico ancorato ad una moneta straniera come l’euro, conoscere l’ammontare totale e veritiero del debito risulta determinante per capire quali sono le reali possibilità di ripresa della nazione.


A differenza delle nazioni sovrane in cui il debito pubblico è soltanto un numero scritto qua e là sui computer della banca centrale, in Italia, che non ha una sua moneta sovrana e nemmeno una banca centrale, i debiti vanno pagati fino all’ultimo centesimo prelevando i soldi dalle tasche dei contribuenti e i cittadini hanno quindi il diritto di sapere di che morte devono morire, non fosse altro perché già conosciamo cosa è accaduto in simili circostanze alla Grecia. E invece niente, tranne i soliti dati sul debito pubblico ufficiale, tutto ciò che sta fuori bilancio, compresi i titoli derivati, rimane nel limbo e viene gestito nel silenzio e nella riservatezza più assoluta, come se fosse un vero e proprio segreto di stato. I cittadini devono soltanto pagare e stare tranquilli, perché al massimo quello che potrà succedergli è di dover pagare ancora e ancora una volta, finchè non ci sarà più niente da rastrellare.


Per sapere approssimativamente le cifre di questa frazione di debito pubblico nascosto dobbiamo per forza riferirci ai giornali stranieri: secondo Bloomberg i cinque principali operatori di swap americani, Goldman Sachs, Morgan Stanley, Bank of America, Citigroup e JP Morgan Chase hanno complessivamente un’esposizione netta (con contratti ancora aperti) sui derivati con l’Italia di 19,5 miliardi di dollari, mentre le banche europee, da quello che è emerso dagli stress test di luglio scorso condotti dall’EBA (European Banking Authority) hanno posizioni aperte in titoli derivati con l’Italia per 31 miliardi di dollari.


Siamo però sempre nel campo delle ipotesi, perché attenendoci a ciò che avrebbe risposto il sottosegretario all’Istruzione, Marco Rossi Doria, durante un’interrogazione parlamentare, Reuters riporta che il MEF italiano detiene 160 miliardi di euro in titoli derivati a copertura del rischio di quasi la totalità delle obbligazioni statali emesse e in circolazione (1624 miliardi di euro): una cifra enorme che potrebbe spostare pesantemente gli equilibri finanziari italiani.


Per capire meglio il senso di questa ultima affermazione dobbiamo esaminare con attenzione in quale contesto si muove l’Italia in questo momento, in termini di solvibilità e accesso alla liquidità. In ambito europeo, già sappiamo che attualmente i metodi di salvataggio (firewall) messi a punto per le nazioni dell’eurozona più in difficoltà sono essenzialmente tre: fondi di salvataggio EFSF-ESM, FMI e BCE. Nella tabella sotto vengono riportate sinteticamente quali sono le disponibilità di copertura messe insieme dall’Unione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale, confrontate con le scadenze e i bisogni finanziari nei prossimi 5 anni delle nazioni periferiche dei PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna) e assumendo che Italia e Spagna, ovvero le nazioni con il maggior livello di debito cumulato, non abbiano bisogno di finanziamenti straordinari prima del 2013.







Come si vede, alla fine del 2016, mancherebbero ancora 500 miliardi di euro di fondi, che né l’Unione Europea (nello specifico la Germania) né l’FMI sembrano intenzionati ad integrare, e in questo caso dovrebbe essere la BCE ad intervenire con nuove operazioni di rifinanziamento non convenzionali LTRO (Long Term Refinancing Operation), passando attraverso il collaudato metodo di sostenere indirettamente gli stati tramite il ruolo speculativo di intermediazione delle banche private. Sia chiaro però che tutti questi metodi di salvataggio prevedono soltanto la traslazione in avanti dei debiti maturati, ma non la risoluzione definitiva del problema debito, perché ognuna di queste controparti esaminate (Unione Europea, FMI, BCE e banche private) esigono che i nuovi prestiti rinnovati vengano onorati fino all’ultimo centesimo e a condizioni spesso ancora più severe.


Sappiamo infatti che l’unico metodo per stornare lentamente il debito di una nazione è quello di produrre anno dopo anno degli avanzi primari di bilancio (saldo positivo fra entrate fiscali e uscite correnti per spesa pubblica, al netto degli interessi sul debito cumulato) da convogliare direttamente al pagamento del debito, e in questo campo specifico, a differenza di quello che viene sbandierato spesso sul conto dell’Italia come paese spendaccione, lo stato italiano ha avuto negli ultimi anni (a parte la caduta del 2009 dovuta alla crisi finanziaria internazionale) un comportamento più che virtuoso, paragonabile se non superiore a quello della stessa Germania (vedi grafico sotto, dove l’avanzo primario dell’Italia si posiziona sempre sopra o sullo stesso livello di quello tedesco).   








     


L’unica vera differenza con la Germania purtroppo è che l’Italia risulta gravata da un’enorme quota di interessi passivi sul debito (circa 70-80 miliardi l’anno), che vanificano qualsiasi sforzo in termini di avanzo primario e rendono quasi impossibile la ripresa economica (quella crescita tanto invocata dai menestrelli di regime come unica soluzione dei mali italiani). Se esaminiamo l’ultimo interessante grafico proposto dal FMI, dal 2007 al 2011 il principale veicolo (driver) di aumento del debito pubblico italiano sono stati unicamente le dinamiche di crescita del pagamento degli interessi, che da sole hanno pesato per circa il 15% in rapporto al PIL sull’aumento del debito pubblico complessivo. Soldi praticamente bruciati, che non mettono in moto nulla tranne i profitti degli operatori finanziari che ormai speculano abbondantemente sulle disgrazie dell’Italia.









Se guardiamo invece al comportamento della “virtuosaGermania, sempre negli ultimi  quattro anni, vediamo che il suo debito pubblico è aumentato di quasi il 20% (quindi più che in Italia) perché i tedeschi hanno utilizzato a piene mani la leva della spesa pubblica per finanziare le grandi banche nazionali (soprattutto Commerzbank e Deutsche Bank) e le imprese commerciali, queste ultime agevolate con diversi stimoli fiscali che vanno dalla riduzione delle imposte dirette e indirette, alle spese per investimenti fino al classico strumento del sussidio statale, che serve a tenere bassi i prezzi di vendita dei prodotti nazionali e mantenerli competitivi nei confronti della concorrenza. 


La Germania che predica tanto l’austerità al di fuori dei propri confini nazionali e l’inerzia dello stato rispetto alle leggi divine e sacre del libero mercato, in casa si è comportata in maniera del tutto opposta, diventando la più statalista delle nazioni europee. E ha fatto bene, aggiungo io, perché come spiegano tutti gli economisti di un certo livello o chiunque abbia letto anche solo vagamente le opere di John Maynard Keynes, l’utilizzo efficace della spesa pubblica in periodo di recessione è l’unico strumento davvero in grado di tenere in piedi la baracca. Non a caso, la Germania è stata una delle poche nazioni del mondo che è riuscita ad aumentare i suoi profitti commerciali in tempo di crisi.


Questa doppia faccia della Germania, austera fuori e spendacciona dentro, è uno dei tanti motivi per cui una nazione che avesse ancora a cuore il destino e il benessere dei propri cittadini, dovrebbe correre via a gambe levate dall’anomala unione monetaria in cui è stata incastrata dalla stessa Germania, dalla Francia e dai dirigenti mercenari italiani, che si sono venduti per quattro soldi per inseguire un disegno impossibile di stabilità e prosperità economica. Cosa credevano i vari Ciampi, Prodi, Andreotti quando firmavano i vari trattati dell’Unione Europea? Pensavano davvero che la Germania avesse rinunciato ai propri interessi nazionali e alle proprie inclinazioni mercantiliste di prima potenza commerciale, per venire incontro alle esigenze e ai piagnistei degli italiani?


Si sbagliavano, come si sbagliano adesso tutti quegli italiani che ancora si fanno incantare dai modi garbati e asciutti del professore Monti. E’ anche lui un mercenario bugiardo, al pari di tutti gli altri, perché non racconta mai come stanno veramente le cose e cerca di deformare la realtà in un modo ancora più ingegnoso e criminale. Il suo unico vero obiettivo è quello di garantire ai creditori un sicuro rimborso, a costo di estorcere con la forza e con l’inganno (vedi emissione dei BTP-Italia, che guarda caso hanno durata di quattro anni per coprire il periodo critico del fabbisogno finanziario fino al 2016) tutti i risparmi messi da parte dagli italiani durante anni di duro sacrificio e di lavoro.


Monti insieme alla sua banda di esattori entrerà casa per casa, negozio per negozio, per tirare via tutto ciò che abbia ancora un valore finanziario spendibile, e alla fine se sarà necessario pignorerà le case, i terreni privati, gli immobili e le nude proprietà dello stato per darli in dono a tutti gli investitori internazionali, che spesso sono gli stessi che in passato hanno speculato sulla sorte sciagurata dell’Italia, con la complicità dei politici corrotti e collusi, dei professori assoldati nelle università, della stampa compiacente e dei cittadini assenti e narcotizzati.


Da buon mercenario, l’unico controvalore che il professore Monti ha messo sull’altro piatto della bilancia, sfruttando le sopravvenute condizioni di ristrettezza in termini di lavoro, reddito e risparmio degli italiani, è l’arrivo dei capitali stranieri, che vengono continuamente evocati e invitati a venire in Italia per investire a prezzi di saldo, sia per quanto riguarda il capitale finanziario che umano. Una soluzione che per ovvie ragioni di bilancia dei pagamenti con l’estero, non sarà percorribile all’infinito, perché acuisce le sofferenze e le passività di bilancio dell’Italia con l’estero. Ogni investimento diretto straniero in aziende italiane equivale infatti alla vendita di un titolo di stato: l’Italia si indebita ancora di più con l’estero vendendo una sua attività (asset, titolo) e gli stranieri potranno guadagnare dalla rendita del loro capitale investito (profitto, interesse), facendo defluire sempre più soldi dall’Italia e dalle tasche degli italiani per andare ad arricchire altri paesi.


Le recenti dichiarazioni di Monti sulla mancanza di maturità degli italiani suonano come un violento schiaffo all’intelligenza degli ultimi veri cittadini rimasti, che non sono così stupidi da farsi turlupinare dagli artificiosi stratagemmi verbali del professore. Monti è furbo e sa che gli italiani soffrono e subiscono il fascino irresistibile e atavico del principe straniero, che arriva da lontano in groppa al suo cavallo bianco carico di oro e ricchezze per risolvere tutti i problemi finanziari e politici dell’Italia, senza passare per ciò che i cittadini del bel paese odiano sopra ogni cosa: l’assunzione di responsabilità e l’impegno a risolvere da soli, contando unicamente sulle proprie forze, le questioni interne.


Il mercenario Monti sta utilizzando la leva dello stato di necessità e delle debolezze intime degli italiani per portare a termine indisturbato i suoi programmi e tenere a galla l’Italia nell’occhio del ciclone per tutto il tempo sufficiente per garantire gli interessi di pochi privilegiati e le richieste dei più importanti creditori internazionali (che sono gli stessi poi che con i loro soldi garantiscono i privilegi della casta, dei Monti e figli, dei Siniscalco, dei Passera, dei Fornero, dei Veltroni, dei D’Alema e di questa ristretta cerchia di politicanti e venditori di fumo). Inutile ribadire che questi interessi purtroppo per noi non coincidono con nessuna delle nostre ultime vere speranze per uscire dalla crisi in corso, che invece passano per vie totalmente opposte e presuppongono non la sudditanza estera a tempo indeterminato ma la riconquista di una piena sovranità politica, economica e monetaria.


Per carità, come anticipato all’inizio, questa strada alternativa di rinnovamento epocale comporterà altrettanti sacrifici e sofferenze, ma almeno una volta fuori dalla tempesta, avremo la certezza di poter vivere e lavorare in un paese libero e sovrano e non in una terra di conquista di mercenari, satrapi e predoni stranieri d’assalto, dove vige soltanto la legge della giungla, del più forte e del più furbo. Più il tempo passa e più si avvicina il momento della scelta: vendersi allo straniero con un’etichetta del prezzo attaccata al collo oppure richiedere con forza il diritto sacrosanto e costituzionale di poter vivere in un paese che riesce ad autodeterminarsi per via democratica, dove finalmente potremo essere certi che i nostri sforzi e la nostra fatica servono a migliorare le condizioni di convivenza civile di tutti quanti e non a soddisfare i “mercati” o a ripagare i prestiti illegittimi e segreti di Morgan Stanley, Goldman Sachs, JP Morgan e le parcelle milionarie dei loro emissari che per sbaglio o puro accidente hanno ancora la cittadinanza italiana sul passaporto.



12 commenti:

  1. Non sapevo che lo,stato potesse trafficare con i derivati! Credevo fossero investimenti rischiosi riservati agli speculatori o al massimo ai Fondi pensione e alle Banche di investimento.Essendo questo debito del 94, sarebbe interessante sapere se l'ha contratto il BUon Nonnetto o il Berlu. Secondo te in caso di audit(ora capisco a cosa serve ) questo sarebbe considerato un debito legittimo ? Intanto pero' l'abbiamo pagato in fretta e furia e c' e' da aspettarsi sicuramente altre gesta di questo tipo.

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    1. Ebbene sì, lo stato traffica pure in derivati, che se fossero utilizzati in maniera corretta sarebbero pure una buona cosa perchè ti proteggono lo stato da eventuali perdite impreviste...ma sappiamo che in Italia le parole correttezza, onestà, trasparenza non hanno più cittadinanza da un bel pò, perchè come al solito uno strumento giusto viene utilizzato in modo sbagliato e si arriva ai disastri in cui siamo adesso...il nonnetto Ciampi (che Dio se lo colga in pace...amen...) e Draghi (qui nemmeno Dio può niente, perchè questo è come la gramigna...) hanno sicuramente stipulato dei contratti falsati (come quelli greci...) e quindi questa forma mascherata di debito è sicuramente illegale e l'audit servirebbe a fare emergere proprio queste irregolarità...certo che la fretta di pagare subito Morgan Stanley deve fare proprio riflettere, perchè è quello che è successo pure in Grecia, quando inizialmente si pagarono i grandi creditori e poi si cominciò a parlare di default assistito e di ristrutturazione del debito...che non sia la stessa strada che seguirà l'Italia e fra uno o due anni ci ritroveremo anche noi a rinegoziare il debito???

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  2. Ciao Piero, una domanda secca.
    Ieri sera sono stato fino a tardi a leggere i tuoi articoli che avevo perso in questi giorni in cui sono stato via.
    Volevo chiedere: a che serve criticare questo sistema politico-finanziario se poi come soluzione si prospetta una sovranità monetaria la cui gestione sarà affidata, alla fine, agli stessi personaggi che fanno parte di questo sistema corrotto e pseudo socialista?

    P.S. Alla domanda che era rimasta in sospeso ti avevo già ri-sposto in qualche mio intervento: ognuno deve essere libero di scegliersi la moneta che più gli aggrada, senza imposizione, senza che nessuno possa crearla dal nulla e/o moltiplicarla a piacimento. Questo e’ il sistema monetario che vorrei!

    P.P.S. Non e’ una critica ma solo un’appunto: definire l’America un paese ultraliberista e capitalista vuol dire dare a queste due parole un significato del tutto distorto. Aumenta solo la confusione nella mente di chi cerca di capire.

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    1. Carlo innanzitutto bentornato!!! Le tue precisazioni mi mancavano...sul fatto della banca centrale pubblica in mano allo stato non arriveremo mai a un compromesso...io aggiungo solo che se le persone sbagliano non si può eliminare per questo motivo un principio democratico (e per me la sovranità monetaria è un principio democratico fondamentale e inderogabile...)...ti faccio al solito alcuni esempi: le persone rubano e quindi depenalizziamo il furto...le persone hanno la tendenza ad uccidere e quindi depenalizziamo pure l'omicidio...e via dicendo fino ad arrivare alla sovranità monetaria: se i politici sono corrotti, io stato non posso privarmi di un principio inalienabile, ma cerco di controllare e perseguire penalmente i criminali...e poi rinunciare alla sovranità monetaria non mi pare che abbia arrecato vantaggi alla cittadinanza, anzi, ha messo i cittadini in balia di altri criminali, i banchieri, ben peggiori dei politici (anche perchè oggi sono diventati loro stessi politici...)

      P.S.= idea che condivido ma impraticabile nella realtà per diversi motivi...quindi il compromesso più valido per mantenere una certa stabilità finanziaria e coesione sociale dello stato è la sovranità monetaria (in qualsiasi modo e in qualsiasi tonalità, basta che si tolga la stampante ai banchieri e ai tecnocrati impazziti di Francoforte...)

      P.P.S.= quale definizione useresti per descrivere la linea politica-economica seguita dall'America??? Socialista??? Comunista??? L'America è il paese più ultra-liberista che io conosca (intendendo la privatizzazione sfrenata di tutti i servizi pubblici, come per esempio la sanità...forse solo la Gran Bretagna regge il passo...) ma noi europei siamo stati così folli da voler tentare il sorpasso in curva, privatizzando pure la moneta...e ora ironia della sorte veniamo sbeffeggiati dagli stessi americani che ci giudicano non a torto, degli imbecilli e degli incompetenti...come dire che è il bue che dice cornuto all'asino...ma ce lo siamo meritati....

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    2. Vedi Piero, credo sia sempre meglio non confondere pere con mele.
      Parlando d’economia, non puoi citare furti, omicidi o qualsiasi altro reato che fa parte della sfera giuridica o della civile e pacifica convivenza fra esseri umani per giustificare un “principio” che di democratico ha poco o nulla.
      Lasciare che qualcuno decida per te cosa sia democratico o meno, senza interpellarti direttamente o non tenerti nella minima considerazione quando t’illude di farlo, non e’ democrazia. E’ facile anche che tale termine si presti a degenerare in dispotismo, oli-garchia; persino una dittatura della maggioranza e’ chiamata democrazia, e se la mag-gioranza delle persone desiderasse un governo antidemocratico, la democrazia cesse-rebbe di esistere (in modo democratico).
      Poi c’e da precisare che tu non sei lo stato.
      Da Wikipidia: Lo Stato è un ordinamento giuridico politico che a fini generali esercita il potere sovrano su un determinato territorio e sui soggetti a esso appartenenti. Esso comanda anche mediante l'uso della forza armata, della quale detiene il monopolio le-gale.
      Se appartieni a qualcuno …… sei suddito!

      Andiamo ai P.S.
      L’idea che t’appare impraticabile in realtà e’ praticata. Mi dirai in piccola scala, ma lo e’.
      Se per sovranità monetaria intendiamo che ognuno di noi e’ sovrano a casa sua, allora ti seguo, ma la teoria che tanto decanti non cambia nulla rispetto ad oggi. Sai benissimo che le BC stampano per ordine dello stato (meno la BCE); ma il problema non cambia.
      Vuoi che il 3% circa di moneta venga emesso dallo stato (che già lo fa)? Cosa cambia se il 97 % circa, che e’ quello che crea scompensi, e’ quello che conta di più perché lo ado-periamo giornalmente?
      Stiamo parlando di un obolo!

      P.P.S. Esiste una grande confusione semantica sulla parola capitalismo (e non solo su questo termine come ti ho mostrato).
      Molti lo vedono come un sistema ingiusto, di sfruttamento da parte del più forte sul debole, quando in realtà, ad una attenta analisi, é tutto il contrario.
      Il concetto di capitalismo é un concetto economico immutabile; se proprio deve signifi-care qualcosa, significa economia di mercato. Far credere al popolino che tutto il male derivi dal capitalismo vuol dire voler volontariamente tenerlo allo scuro ed impedire di fatto che esso conosca cosa sia il vero libero mercato.
      Il capitalista non é altro che un attore economico (chiunque di noi) proprietario dei propri mezzi di produzione, i quali sommati sotto forma del loro valore monetario for-mano il capitale. Il risparmio, per fare un esempio, quando espresso in valore moneta-rio é capitale. Quindi io che risparmio posso essere definito capitalista.
      Che poi dopo Marx si voglia enunciare spregiativamente questo termine non toglie nul-la al fatto che il suo significato economico sia questo.
      Quindi, avendo presente cosa sia un libero mercato definire gli USA un paese ultra-liberista é quantomeno improprio.
      Un paese con la stampante perennemente in funzione, con regole favorenti i monopoli, con una spiccata tendenza alla socializzazione delle perdite, ostacolo di un economia sana solo perché gente dalle ambizioni egoistiche domandano ed ottengono protezione ad interessi precostituiti, non é liberista. Privatizzare la moneta, creando di fatto un monopolio, non e’ da liberisti. Se ci considerano degli imbecilli hanno ragione perché non conosciamo il significato delle parole (di fatto non le conoscono neanche loro ma fanno vedere che la sanno lunga).
      Questo e’ socialismo puro; il capo decide per tutti, distribuisce a suo piacimento e rinci-trullisce i sudditi con il supporto dei media. Lo descrivi tutti i giorni che non posso cre-dere che non te ne sia accorto.

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    3. Carlo, anche prendendo spunto dalle tue giuste considerazioni oggi ho scritto un altro articolo che riassume ciò che penso a riguardo...la maniera con cui oggi gli stati sovrani stampano moneta è completamente fuorviante perchè agisce soltanto in modo difensivo e per limitare i danni, mentre dovrebbe essere spiegato chiaramente a tutti cosa può o non può fare lo stato...insomma non si dovrebbe più dire alla gente che mancano i soldi perchè non è vero, è una menzogna...preso atto di questa verità sono sicuro che il popolino comincerebbe a svegliarsi e a reclamare il proprio diritto di vivere e lavorare in un paese civile, pulito, ordinato, efficiente...poi per le modalità, sai che io sono per la PM e non per la MMT, che però potrebbe essere uno strumento intermedio di passaggio molto utile perchè più immediato...cominciamo intanto a riprenderci quel 3% (che poi non è solo quello, ovvero le banconote cartacee, ma molto di più visto che la spesa pubblica dello stato avviene tramite moneta elettronica) e poi riprendiamoci a poco a poco tutto il resto...ma se non si comincia da qualche parte, finiamo per rimanere incastrati nel meccanismo distorto in cui siamo oggi...
      Per quanto riguarda il capitalismo, l'accezione negativa si riferisce soltanto alla forma attuale di capitalismo deregolamentato e selvaggio...ecco a cosa dovrebbe servire il ritorno prepotente dello stato in economia, a mettere regole e stabilizzare i flussi economici, che lasciati liberi e incontrollati vanno sempre alla deriva...Keynes non era certo un comunista, ma era una sorta di liberista illuminato, che vedeva più lungo di tutti gli altri e sapeva che senza la presenza di un ente terzo con funzione di stabilizzazione (lo stato), il libero mercato non funziona proprio, tende ad arenarsi...ma Keynes purtroppo è stato dimenticato e messo da parte troppo in fretta, quando invece aveva previsto tutto con quasi cento anni di anticipo...e ora ci tocca sempre ragionare con il pensiero di Friedman, che quanto ad economia ne capiva come Einstein di danza classica...e il gran ballo qui è solo all'inizio!!!

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  3. Piero e a tutti quelli che vorranno rispondere...secondo voi qual'è la risposta piu' breve ed efficace alla tipica frase : il problema dell'italia è il suo alto debito pubblico (Fatto dalla prima repubblica sigh...) perchè mi è capitato di dover rispondere a tale affermazione pero'
    la complessita' e la necessaria articolazione della risposta forse la hanno resa piu' complicata
    di quello che potrebbe essere (sono d'accordo con barnard quando dice che bisogna parlare per tutti anche per gli anziani per chi è spaventato dal vedere un grafico ecc...ecc...) IL problema del debito pubblico è cosi' facile da vendere al pubblico ...e una risposta troppo complicata non risulta nè elegante nè efficace !

    ps: nota personale vedo che apparentemente piero valerie scrive da palermo , sono stato nella zona da palermo da bambino in vacanza presso un parente e mi è rimasto un ricordo cosi' vivo di una ambiente cosi' diverso dalle vallate dell'altoadige(o meglio stirol!) cosi' per certi versi raffinato con fantastiche gelaterie ottima cucina , il pesce spada con l'olio e l'origano che ho imparato ad apprezzare li' il sapore mediorientale del pane al sesamo e per altri versi cosi' decadente , perdonate la diversione ma per un attimo mi sono sentito immerso nei sapori e nei profumi siciliani ...

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    1. Effettivamente la risposta non è semplice, come dice barnard il debito pubblico dovrebbe essere inteso come ricchezza pubblica della cittadinanza o come semplice strumento finanziario che serve ad attuare i programmi di redistribuzione della ricchezza e stabilizzazione dei mercati...secondo me dovrebbe essere tolta definitivamente questa voce dai bilanci dello stato per non creare equivoci e bisognerebbe inserirla in un bilancio a parte, in cui vengono elencate tutte le spese effettuate utilizzando la leva del debito pubblico...in questo modo i cittadini avrebbero la possibilità di monitorare e controllare cosa stanno facendo concretamente i politici...in ogni caso nell'articolo di oggi, ho cercato di riassumere tutti questi concetti, partendo proprio dalla tua domanda...
      P.S.= mentre tu ricordi piacevolmente la Sicilia, da dove scrivo, non ti nascondo che io sento invece la nostalgia del nord, dove ho vissuto per più di dieci anni...e chissà quale spettacolo saranno le vallate dello stirol!!! la verità è che l'Italia è tutta bella, ma gli italiani accidenti a loro sono veramente ingrati e disfattisti...se avessero maggiore amor di patria avrebbero già cacciato via a pedate questa ciurma di politicanti indegni che ci stanno dissanguando...ma non disperiamo...chissà che da Palermo allo Stirol non si levi presto un nuovo grido di rivolta!!!

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  4. Secondo me la risposta più' efficace alle obiezioni in questione e' mostrare il grafico "il debito italiano nella storia". Quando si rendono conto che il debito dei tempi del buon nonnino e' lo stesso del peggior Berlusca ...Sei gia' a buon punto.Provero' con le zie piddine che sono paradigmatiche e vi faro' sapere.

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    1. Spero che il tuo esperimento con le zie piddine sia andato bene, anche se ho i miei dubbi, perchè anche io ho provato più volte ma proprio non ci arrivano...loro vedono ancora il pareggio di bilancio come un sintomo di estrema virtù e non si accorgono di tutto il resto...miopia di una sinistra ormai allo sbando...

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  5. ti ho conosciuto tramite nessie. concordo con il tuo post. siamo in una situazione di non ritorno. tempo fa, intitolai un mio post col il nome del tuo blog.
    saluti,
    angelo - na
    http://nonsolonapoli.blogspot.it/2011/07/attenzione-alla-tempesta-perfetta.html

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    1. Angelo sei stato profetico, perchè alla fine la tempesta perfetta è arrivata e ora ci siamo dentro fino al collo...la domanda principale adesso è come uscirne??? Chissà, vedo tanti troppi nuvoloni neri all'orizzonte, forse come dice qualcuno se prima non tocchiamo il fondo non riusciremo a risollevarci...Argentina docet!!! A presto!!! Piero

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