lunedì 19 marzo 2012

MODERN MONEY THEORY MMT, QUARTA LEZIONE SULLA DIFFERENZA FRA MONETA MERCE E MONETA SEGNO


Il significato della moneta è spesso variato nel tempo in funzione dell’utilizzo e del materiale con cui veniva fatta la moneta stessa (metallo, carta, impulsi elettronici). Tuttavia secondo il professore Randall Wray, uno dei più importanti esponenti della Modern Money Theory MMT, a prescindere dall’utilizzo e dal materiale, la moneta ha avuto da sempre il significato di una promessa di pagamento, un debito/credito fra due controparti, una cambiale (IOU, I Owe You, Io Ti Devo).

In questa lezione del professore Wray vengono quindi analizzate le varie fasi storiche e le più importanti mutazioni che ha subito la moneta nel tempo, partendo dai popoli della Mesopotamia, passando per i Greci, i Romani, fino ai giorni nostri, dimostrando in pratica che questa presunta differenza fra moneta merce e moneta segno non sia mai esistita, dato che ha sempre prevalso il valore nominale della moneta (nominalismo) rispetto a quello materiale (metallismo). La lezione originale può essere ritrovata in inglese sul sito New Economic Perspectives, oppure tradotta in italiano nel blog La seconda attenzione, a cura di Niccolò Sgaravatti e Marco Sciortino.


In definitiva, riusciremo a dimostrare che una moneta d'oro non è altro che una cambiale dello stato stampata sull’oro. È solamente un “simbolo” dell'indebitamento dello Stato, nient'altro che una registrazione di un debito che lo Stato deve obbligatoriamente riprendersi indietro attraverso il pagamento delle tasse e dei tributi. Abbiamo già visto infatti che le tasse fanno funzionare e sostengono il valore della moneta, dato che anche la “moneta merce” viene accettata non tanto perché sia impressa nell’oro ma perché esistono le tasse a garantire la loro accettazione.

In questa breve analisi storica vedremo quindi come sia essenzialmente sbagliata la convinzione di molti economisti secondo cui la moneta assunse come forma primitiva quella di merce. Secondo questa tesi i nostri antenati avevano i mercati, dove erano soliti scambiare i loro prodotti con una scomoda forma di baratto fino a che a qualcuno non venne in mente l'illuminante idea di scegliere una merce qualunque come mezzo di scambio, a cui rapportare tutte le altre. All’inizio queste merci potevano essere anche delle graziose conchiglie di mare ma, attraverso una sorta di processo evolutivo, i metalli preziosi furono scelti come moneta merce più efficiente.

Ovviamente, il metallo aveva un suo valore intrinseco, dato che poteva essere utilizzato per altri scopi oltre a quello di unità di misura (se prendiamo per buona la teoria marxiana del valore, possiamo dire che il metallo aveva un valore nella misura in cui era necessario il lavoro umano per l’estrazione, la raffinazione e la forgiatura). In ogni caso, il valore intrinseco delle monete metalliche aiutava a prevenire l'inflazione (ovvero la perdita del potere d'acquisto della moneta di metallo nei confronti di altre merci) dato che le monete potevano sempre essere fuse e vendute sotto forma di metallo, che rappresenta una sorta di soglia minima sotto la quale la svalutazione non poteva più scendere. La svalutazione poteva anche essere attuata consapevolmente dagli organi statali attraverso la riduzione del contenuto di metallo prezioso, causando poi la successiva inflazione.

Più tardi, lo stato emise banconote cartacee (ovvero monete nominali di valore intrinseco molto più basso di quelle metalliche) ma con la promessa di convertirle in qualsiasi momento in una data quantità di metallo prezioso. Tuttavia anche in questo caso abbiamo assistito a diversi fallimenti di interi stati sovrani. E, finalmente, arriviamo alla nostra odierna “moneta fiat”, che ha valore intrinseco quasi nullo e nessun supporto materiale di conversione. Il difetto principale di questo tipo di moneta è quello di provocare un processo di iperinflazione qualora lo stato cominci a stampare denaro in eccesso, come è accaduto nella Repubblica di Weimar e nello Zimbabwe. Questo timore spinge molti nostalgici a rimpiangere la moneta d’oro, che è l’unica a poter davvero impedire la spirale dell’iperinflazione.

Esiste però un’alternativa a questa visione. Secondo la Modern Money Theory MMT infatti la moneta merce non ha mai funzionato efficacemente, essendo stato prevalente fin dall’antichità l’utilizzo della moneta come segno o simbolo di una precisa transazione finanziaria fra un debitore e un creditore, regolata da un organismo statale o da un’autorità superiore (lo stesso economista inglese Keynes affermò più volte che la moneta di stato è antica almeno 4000 anni).

Ad esempio, sappiamo che le tavole d'argilla utilizzate più di tremila anni fa in Mesopotamia servivano a registrare delle transazioni fra due controparti misurate in una certa di moneta merce (spesso una certa quantità di grano) che non comportavano però l’effettiva spostamento del grano da una controparte all’altra, ma servivano appunto come semplici registrazioni di un pagherò, di una cambiale, di un certificato di debito/credito fra due soggetti.

Sappiamo anche che le origini più remote della moneta sono strettamente collegate al mantenimento di registri contabili, in cui la parola debito veniva spesso associata ad un preciso significato religioso: debito, peccato, rimborso, redenzione, “fare tabula rasa” e Anno del Giubileo. Nel linguaggio aramaico parlato da Cristo, la parola “debito” è la stessa usata per “peccato”. Il passo del “Padre Nostro” che è normalmente interpretato come “rimetti a noi i nostri debiti” potrebbe essere altrettanto bene tradotto come “rimetti a noi i nostri peccati”.

Le registrazioni dei crediti e dei debiti incise sull’argilla erano molto più simili ai nostri moderni impulsi elettronici che circolano per identificare le entrate e le uscite contabili sui circuiti telematici, che non hanno alcun valore intrinseco o sottostante. Quasi tutte queste transazioni finanziarie in antica moneta di conto erano misurate secondo precise derrate di grano o di orzo, ma non comportavano affatto trasferimenti di queste merci. Tutto questo è molto più coerente con la visione del denaro come unità di conto, ovvero rappresentazione puramente simbolica di un certo valore collegato ad una cambiale, ad un patto fra due contraenti, rispetto al valore reale della merce utilizzata come unità di misura.

Infatti, il termine “pegno” che veniva utilizzato nel “monte di pietà” o “banco dei pegni” era più che altro una garanzia simbolica rilasciata dal debitore in cambio di un certo oggetto consegnato come ricompensa. Il divieto di desiderare la donna altrui espresso nel Decimo Comandamento (che comprende anche lo schiavo maschio o femmina, o bue, o asino, o alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo) non ha niente a che vedere con il sesso o l'adulterio, quanto piuttosto con l’utilizzo di queste creature fisiche come garanzie simboliche per il debito contratto.

Di contro, Cristo è conosciuto come il “Redentore” (letteralmente “espiatore dei peccati”, “mangiatore di peccati”) che assolve nella sua persona i pagamenti dei debiti che non possiamo redimere. Una tradizione molto antica che deriva dalla pratica del sacrificio umano per ricambiare gli dei (l’“espiazione dei peccati” era una pratica diffusa già tra gli aztechi). Solo la “redenzione” può liberarci dai debiti dell'umanità dovuti al peccato originale di Eva.

Sicuramente oggi, per la maggioranza dell'umanità, il peccato/debito originale da cui non possiamo più fuggire non è più verso Dio o il diavolo ma nei confronti dell'esattore delle tasse. Il diavolo teneva i suoi libri paga, annotando attentamente le anime acquisite e solamente la morte poteva “fare tabula rasa” poiché “la morte ripaga tutti i debiti”. Ora noi abbiamo l'esattore delle tasse, che come la morte è l'unica cosa certa nella vita. Tra questi due opposti, sono esistite per molti millenni le tavole d'argilla della Mesopotamia che registravano i debiti ed i crediti nella moneta di conto del Tempio o del Palazzo (lo stato, l’autorità), finchè non fu inventata la moneta come misura universale dei nostri molteplici e diversi peccati/debiti.

Le prime monete furono create infatti migliaia di anni dopo, intorno al settimo secolo a.C., nella Lidia, che era una delle più grandi regioni greche. E nonostante tutto ciò che è stato scritto sulle monete, esse conservano solo in piccola parte il valore di moneta merce rispetto a quello molto più pregnante di simbolo o segno di una certa transazione finanziaria o del pagamento di un debito. Nell’antica storia celtica europea, invece, i “tally stick” (tacche sul legno), le cambiali e le “bar tabs” (di nuovo, il riferimento a "fare tabula rasa" è molto rivelatore, dato che il birraio che teneva i conti al bar o pub poteva periodicamente azzerare tutti i debiti pendenti), hanno svolto per molto tempo la stessa funzione delle monete. Addirittura alcune tradizioni come quella dei “tally stick” sono state mantenute immutate in Inghilterra fino al XIX secolo.

Nella maggioranza dei regni greci che cominciarono ad utilizzare le monete, a volte la quantità di denaro metallico circolante era così poca che molto spesso i sovrani richiamavano indietro tutte le monete per procedere ad una nuova fusione e riconiazione. Se ci pensate, se noi tenessimo per buona la versione della moneta merce, richiamare tutte le monete metalliche allo scopo di fonderle per la riconiazione sarebbe un'attività molto strana e senza senso dato che la quantità totale di metallo incorporato non cambia. Mentre è molto più probabile che il sovrano volesse soltanto aumentare il numero di “gettoni” metallici per facilitare la contabilizzazione delle transazioni finanziarie.

Ma allora cosa erano veramente le monete e perché contenevano metallo prezioso? A dire il vero, non lo sappiamo con certezza e possiamo soltanto fare delle congetture (dato che la storia della moneta è "persa nella notte dei tempi quando il ghiaccio si stava sciogliendo”, come amava ripetere lo stesso Keynes). Un’ipotesi riguardante la Grecia arcaica (la madre sia della democrazia che della coniazione, come se queste due cose fossero collegate in qualche maniera) è che le élite aristocratiche avevano quasi monopolizzato la proprietà dei metalli preziosi, che erano importanti nei loro ristretti circoli sociali per effettuare degli “scambi di doni”. Queste operazioni degli aristocratici venivano fatte al di fuori dell'agorà (la piazza del mercato) ed erano ostili alle nascenti “polis” (forma di governo democratica di città-stato).

Secondo lo studioso classico Leslie Kurke, le prime monete coniate dalle polis erano utilizzate per “rappresentare la rivendicazione dello Stato della sua massima autorità di costituire e regolare il valore degli scambi in tutte le sfere gerarchiche e sociali che erano obbligate ad utilizzare le monete...perciò lo Stato diffuse la coniazione delle monete, così come l'agorà cittadina in cui circolavano, come equivalente universale che racchiudeva la fusione in un unico simbolo o luogo di molte cerchie di valori e classi sociali, che tutte insieme dovevano poi sottostare all'autorità finale della città.

La scelta di utilizzare metalli preziosi fu fatta evidentemente per contrastare il potere dominante delle élite aristocratiche che ponevano grande valore simbolico nel metallo prezioso. Attraverso la coniazione del loro metallo prezioso, che veniva adesso utilizzato nell’agorà dai comuni cittadini, la polis privò le élite aristocratiche di uno dei suoi simboli di potere, affermando in pratica con un timbro su un metallo prezioso la sua massima autorità di governo della città.

Come Kurke sostiene, dal momento che le monete non sono altro che simboli dell'autorità della polis città-stato, potevano essere state prodotte con qualsiasi materiale. Tuttavia, poiché gli aristocratici misuravano il valore di un uomo dalla quantità e dalla qualità del metallo prezioso che aveva accumulato, la polis era obbligata a coniare monete di alta qualità, invariabili nel tempo (si noti che l'oro è chiamato il metallo nobile perché viene poco consumato dall’usura del tempo, così come il re: il metallo utilizzato per coniare le monete aveva quindi bisogno di essere altrettanto immutabile). I cittadini delle polis, tramite i loro scambi con moneta di alta qualità e uniformità (nei testi letterari del tempo, la “tempra” del cittadino era misurata dalla qualità della moneta emessa dalla sua città), ottenevano automaticamente uguali diritti e condizioni: la coniazione come misura standard di valore e del lavoro umano fu in questo senso un'innovazione egalitaria.

Da allora in poi, quasi tutte le monete avevano comunemente un contenuto di metallo prezioso. Roma ha continuato la tradizione, e la tesi di Kurke è coerente con l'affermazione di Sant'Agostino, che ha dichiarato che, proprio come le persone sono le monete di Cristo, le monete in metallo prezioso di Roma rappresentano una visualizzazione simbolica del potere imperiale, servendo inesorabilmente la volontà dell'imperatore così come il devoto deve fare nei confronti di Cristo (si noti, ancora una volta, il legame tra moneta e religione).

Tuttavia esistono davvero pochi dubbi circa il fatto che il Diritto Romano ha adottato quello che viene chiamato "nominalismo" dato che il valore del denaro viene determinato dalle autorità e non dal valore del metallo incorporato nelle monete (denominato "metallismo"). Il sistema monetario era ben regolato e sebbene il contenuto di metallo prezioso cambiava attraverso le coniazioni, non esistevano problemi significativi di deprezzamento o di inflazione.

Secondo il Diritto Romano, si poteva depositare un sacco sigillato di particolari monete (sacculo) e quando si doveva rimborsare un debito si potevano richiedere gli stessi soldi indietro, a prescindere dal contenuto di metallo prezioso incorporato in ogni singola moneta. Se qualcuno doveva una certa somma di denaro (anziché monete specifiche), il creditore doveva accettare in pagamento qualsiasi combinazione di monete offerte, basta che queste fossero "monete del regno" (monete raffiguranti l’effigie dell’imperatore e ufficialmente sancite con il pagamento forzato in tribunale).

Questa pratica di accettare indistintamente le monete legali senza badare al contenuto di metallo prezioso continuò per tutto il periodo moderno, per cui risulta ancora più evidente come il "nominalismo" prevalse in generale sul  "metallismo", sebbene permanesse sempre una certa preferenza per un tipologia di moneta rispetto ad un’altra.

In realtà, ciò aveva più a che fare con la considerazione che le monete erano in un certo senso un "bene mobile personale", qualcosa nel quale il titolare riponeva un suo particolare valore patrimoniale. Tuttavia, una volta che le monete sfuse del titolare venivano mischiate con altre monete, non vi era "nessun marchio", nessun modo di determinare la specifica titolarità e dunque il richiedente poteva solamente pretendere di essere ripagato in moneta legale, moneta cioè legittimata dal re o dall’imperatore. In realtà, in alcuni casi potevano essere accettate anche monete straniere, ma il valore nominale di queste ultime veniva sempre deciso dal re.

Le autorità che emettevano moneta erano libere di cambiare il contenuto di metallo ad ogni successiva coniazione e le punizioni previste per il rifiuto di ricevere la moneta del sovrano in pagamento, nel valore stabilito dal sovrano, erano molto severe (spesso, la morte). Ancora, rimane però il paradosso storico che quando il re veniva pagato in denaro (per tributi, multe e tasse), aveva spesso l’abitudine di pesare le monete, potendo liberamente decidere di rifiutare o accettare il pagamento in base al peso delle monete. Se le monete erano veramente valutate al valore nominale, perché la seccatura di pesarle? Perché l'ente emittente (il re) sembrava avere un doppio criterio, uno nominalista per i suoi pagamenti e uno metallista per le tasse?

Nella circolazione privata, i commercianti preferivano abitualmente essere pagati in monete "forti" (quelle che pesavano di più o che avevano un maggior contenuto di metallo prezioso), perché non avrebbero mai voluto trovarsi nella situazione di dover pagare un tributo al re con monete di basso peso. Esisteva già una sorta di "legge di Gresham" (la moneta cattiva caccia via quella buona): ognuno voleva pagare in monete "leggere", ma essere pagato in monete "forti", che venivano spesso tesaurizzate e tolte dalla circolazione. C'era quindi una certa preoccupazione sul contenuto metallico delle monete, e ognuno poteva munirsi di piccole bilance per pesare accuratamente ogni singola moneta. Questo ha indotto in errore molti storici ed economisti moderni secondo cui il "metallismo" regnava: il valore delle monete era determinato dal contenuto di metallo e non dal suo valore nominale.

E tuttavia vediamo nei tribunali sentenze che sono sintomo che la legge del tempo preferiva un'interpretazione nominalista: qualsiasi moneta legale doveva essere accettata, pena la condanna o la morte per ordine del re. Sembra tutto così confuso! Si trattava di nominalismo o metallismo?

Una soluzione finale di questo dilemma potrebbe essere questa: fino a quando non furono inventate le moderne tecniche di coniazione (incluse la fresatura e lo stampaggio del bordo), era relativamente facile “grattare” o "ritagliare" le monete, raschiando in modo fraudolento una parte del metallo fuori dal bordo (spesso già soltanto il regolare utilizzo consumava le monete e riduceva rapidamente il contenuto di metallo, soprattutto per le monete d'oro che erano le più delicate e le meno adatte per fungere da "efficiente mezzo di scambio", cosa che rende ancora più inverosimile e carente la versione metallista).

Ecco perché il re le pesava, per verificare se fossero state ritagliate (come potete immaginare le sanzioni per il ritaglio erano severe, inclusa la morte). Se non lo avesse fatto, il re stesso sarebbe stato vittima della legge di Gresham al contrario (riceveva moneta debole e pagava con moneta forte) e ogni volta che riconiava avrebbe avuto meno metallo prezioso con cui operare. Ma siccome egli pesava le monete, anche tutti gli altri cittadini hanno dovuto evitare di essere dal lato sbagliato della legge di Gresham.

Di nuovo, lungi dall'essere un "efficiente mezzo di scambio", riteniamo che l'uso di metalli preziosi ha impostato una dinamica distruttiva che si sarebbe risolta definitivamente con il passaggio alla moneta cartacea. Anche se in realtà, persino la carta non è un mezzo ideale, perché sottoposta ad usura ed invecchiamento e probabilmente molti di noi avranno sperimentato la mancata accettazione di un commerciante delle nostre banconote perché vecchie e stracciate: per fortuna con l’avvento dei computer tutto questo non può più capitare, dato che un impulso elettronico non può usurarsi o invecchiare.

I sovrani e i regnanti rendevano ancora più complicate queste dinamiche di circolazione della moneta perché si rimangiavano spesso la promessa di accettare le loro stesse cambiali metalliche, a causa del valore ridotto rispetto al momento della coniazione e del precedente accordo. Fino a tempi recenti, le monete non avevano il valore nominale stampato sulle facce, dato che valevano quello che il re decideva fosse il loro valore nelle speciali camere di compensazione dei pagamenti. Per raddoppiare efficacemente la pressione fiscale, il re poteva annunciare in qualsiasi momento che tutte le monete in circolazione valevano la metà del loro precedente valore.

Dal momento che questa era una prerogativa esclusiva del sovrano, i titolari non avevano mai alcuna certezza sul reale valore nominale delle loro monete. Questo era un altro motivo che rendeva ancora più conveniente accettare solo le monete forti, perché indipendentemente da quanto il re svalutava le singole monete, il loro valore di fondo sarebbe stato quantomeno uguale al valore del contenuto metallico. Normalmente, tuttavia, le monete circolavano al più alto valore nominale imposto dal sovrano, e venivano imposte con la forza dal tribunale e dalla minaccia di severe punizioni qualora qualcuno si rifiutasse di accettarle a quello specifico valore.

C'è anche un altro aspetto storico che rendeva ancora più complicato tutto il contesto. A causa del commercio estero e delle guerre, all'interno di un impero o di uno stato potevano circolare anche molte monete straniere. Mentre le monete del sovrano sono dei semplici “gettoni” il cui valore nominale dipendeva appunto dalla decisione del sovrano, le monete estere potevano non essere più accettate come “gettoni” perché accreditate dalle decisioni di un sovrano straniero. Per molti aspetti, il commercio estero e i pagamenti internazionali sono più simili al baratto a meno che non sia stato stabilito dalle controparti qualche "gettone" universalmente accettato (come accade con il dollaro USA oggi).

Mettiamola in questa maniera: per quale motivo qualcuno in Francia avrebbe dovuto accettare le monete, i gettoni, le cambiali del nemico giurato della Francia, il re d'Inghilterra? Al di fuori dell'Inghilterra, le monete del re avrebbero potuto circolare al valore del metallo prezioso contenuto in esse. Il metallismo come teoria potrebbe quindi funzionare bene come una sorta di soglia minima di valore delle monete di un qualsiasi re straniero: nel peggiore dei casi, il loro valore non può diminuire tanto al di sotto del contenuto d'oro, in quanto le monete possono essere fuse per ricavarne un lingotto.

E ciò ci conduce alla politica del mercantilismo, e anche alla conquista del Nuovo Mondo. Per quale ragione una nazione avrebbe dovuto esportare i propri prodotti, solamente per avere ricavi in oro e argento in modo da riempire i forzieri del Re? E perché la corsa al Nuovo Mondo per ottenere oro e argento? Perché l'oro e l'argento erano necessari per condurre le guerre estere, le quali richiedevano l'assunzione di eserciti mercenari e l'acquisto di tutte le scorte necessarie per mantenere quegli eserciti nelle terre straniere (l'Inghilterra non aveva enormi aeromobili per paracadutare le truppe e scortarle in Francia, invece assumeva truppe continentali e comprava le scorte dai commercianti locali). Vi era un singolare circolo vizioso in tutto ciò: le guerre venivano combattute sia per avere altro oro e argento, che tramite le riserve di oro e argento.

Il sovrano era sempre a corto di oro e argento, pur cui aveva un forte incentivo nel deprezzare la valuta (per preservare metallo prezioso per finanziare le guerre), mentre preferiva i pagamenti nelle monete più forti. La popolazione aveva un forte incentivo nel rifiutare le monete leggere nei pagamenti ordinari, mentre faceva incetta di monete forti da tesaurizzare e utilizzare magari per il pagamento delle tasse al re. Oppure, i venditori spesso provavano a mantenere due tipi di prezzi sullo stesso prodotto, uno più basso per le monete forti ed uno alto per le monete leggere. Ma ciò evidentemente causava parecchi disordini nel paese d’origine.

Il disordine fu risolto molto gradualmente con l'avvento dei moderni stati nazionali e con la chiara adozione del nominalismo nella coniazione delle nuove monete, che causò finalmente l'abbandono della cattiva abitudine di includere metallo prezioso nelle monete.

E con ciò arriviamo al nostro moderno "mezzo di scambio efficiente": le cambiali registrate elettronicamente tramite le monete digitali che non possono usurarsi o invecchiare. Le monete in metallo prezioso erano pur sempre registrazioni di cambiali, ma imperfette e questo ha indotto in errore parecchi storici ed economisti, che per molto tempo hanno creduto nella leggenda della moneta merce che aveva un suo valore intrinseco oggettivo e chiaramente identificabile (mentre come abbiamo detto il valore di una moneta dipendeva solamente da una decisione sovrana del regnante e dall’obbligo dei cittadini di accettare scrupolosamente questo valore per evitare di incorrere in pesanti sanzioni).

15 commenti:

  1. Come è possibile scrivere tutte queste sciocchezze in una volta sola ?

    Vincenzo

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    1. Caro Vincenzo,
      sei pregato di argomentare i tuoi giudizi di merito con discorsi concreti...in caso contrario la figura dello stupido, mi dispiace dirtelo, la fai proprio tu...è troppo facile liquidare così una teoria economica che da Keynes ad oggi può contare sugli studi e le ricerche di migliaia di economisti...se non riesci ad argomentare delle tesi valide per contrastare una teoria, evita di fare queste figuracce...lascio il tuo commento (non ho mai fatto censura a nessuno e non intendo farlo proprio oggi) perchè abbastanza eloquente della tua pochezza, ma per riscattarti ti consiglio di esprimere un discorso completo di senso compiuto. Saluti. Piero

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    2. Bravo Piero, risposta puntuale!

      David

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    3. Grazie David! Credimi, io adoro le critiche e i dibattiti, ma quando sono fondati soltanto su giudizi lapidari e non argomentati non servono a nulla...speriamo che il nostro Vincenzo si ridesti dal sonno e riesca a buttare giù quattro parole convincenti per sostenere la sua tesi...

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  2. Interessantissima la ricostruzione storica ! Aiuta anche a capire meglio l'antico (ma sopravvissuto purtroppo anche in tempi moderni) istituto della schiavitu' per debiti che dato luogo persino a particolari classi sociali (gli habiru, per esempio in terra di Canaan.Ma qui si ritorna agli ebrei, sorvoliamo) Queste moderne teorie monetarie invece ti devo dire che non mi appassionano troppo perche' benche' razionali ed auspicabili non saranno mai....temo. Ciao

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    1. Ciao Piero,
      capisco che ogni teoria economica cerca di prendere dalla storia ciò che più gli fa comodo per auto avvalorarsi, capisco pure che determinate situazioni, che descrivi, possano essere avvenute, ma nulla può togliere alla logica che lo scambio indiretto (l'uso della moneta) non e' nata certo per imposizione governativa. Sarebbe come dire che un genio, prima che le persone scoprissero l'utilità dello scambio indiretto avesse pianificato ed imposto questo tipo d'operazione tecnicamente più complesso del baratto. Ed anche se ci fosse stata imposizione essa avrebbe potuto aver luogo solo dopo che le persone ne avessero compreso la praticità. Cioè solo dopo che le persone, scambiandosi beni, avessero selezionato il più commerciabile per usarlo come moneta. Inoltre, usando sempre la logica, appare chiaro che il compito del Re, dello Stato, dell'autorità e' stato sempre quello di trasferire la ricchezza da chi la creava a se stesso, appropriandosene senza dare nulla in cambio, anzi usando la forza bruta per imporre la sua volontà.
      Non mi soffermo sui casi particolari che sono citati nell'articolo, mi ci vorrebbe una settimana solo per riordinare il materiale tale da confutarne la veridicità, ma certo fanno ridere a volerli paragonare alle transazioni che usiamo oggi: persone che non sapevano neanche cosa fosse lo scambio indiretto (l'uso della moneta) concepiva perfettamente la cambiale.
      La moneta e' nata come e' nato il linguaggio, il diritto: spontaneamente. Le autorità non hanno fatto altro che istituzionalizzare una pratica già diffusa.
      Gli esempi atti a dimostrare che la moneta sia nata per l'esigenza del pagamento di tasse e tributi sono manipolazioni spudorate che solo gli allocchi possono prendere per buone.

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    2. Contessa,
      intanto complimenti perchè ho visto che sei stata citata dal professore Bagnai in un suo post, ormai sei diventata una celebrità della blogosfera...poi, sono d'accordo con te sulla scarsa applicabilità concreta delle teorie monetarie moderne (MMT e Positive Money), ma servono comunque ad ampliare la visuale di osservazione e a riempire il vuoto creato dal regime attuale che continua a sostenere il suo TINA (There is no alternative)...la speranza deve essere sempre l'ultima a morire, e come ho già detto qualche tempo fa, il nostro compito non è tanto quello di cambiare oggi le cose (temo che sia impossibile) ma aprire la strada a quelli che verranno domani, in modo che siano loro a fare i cambiamenti necessari del disastroso sistema monetario attuale...in caso contrario sarebbe inutile scrivere, studiare, cercare alternative e dovremmo tutti inchinarci al TINA...giammai, si resta in trincea e si combatte con le idee!!!

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    3. Carlo, finalmente una contestazione valida e ben argomentata...io devo dire che concordo in parte con le analisi di Wray, perchè è ovvio che all'inizio la moneta sia nata per risolvere alcuni problemi pratici di scambio delle merci...ma penso che la sua intenzione non fosse quella di descrivere passo passo la storia economica della moneta, ma di far notare che la moneta abbia avuto da sempre un valore nominale e slegato dal valore intrinseco del bene utilizzato come unità di misura...era solo un promemoria, una registrazione puramente simbolica dello scambio avvenuto fra due soggetti...
      Se pensi che gli antichi usavano le conchiglie o le tacche sul legno, può sicuramente convenire che il valore dell'unità di misura fosse insignificante rispetto a quello che era l'utilizzo: ricordarsi e certificare in qualche maniera che tizio deve qualcosa a caio, tutto qui...eloquente in questo senso le tavole d'argilla, in cui veniva utilizzato il grano come unità di misura, ma nessuno materialmente spostava derrate di grano...
      Che poi le istituzioni, lo stato, i sovrani abbiano utilizzato il sistema monetario per spostare ricchezza, lavoro e merci dal basso verso l'alto è innegabile...come avviene anche oggi d'altra parte, che il monopolio della gestione dei flussi finanziari si è spostato dallo stato ai banchieri privati...
      Nessuno ha mai detto che la moneta sia nata per pagare le tasse, perchè è ovvio che il suo compito originario era quello di agevolare gli scambi...tuttavia una volta che la moneta ha avuto sempre più larga diffusione, le tasse sono servite ai sovrani per costringere i sudditi ad accettare le loro monete...se nessuno avesse avuto l'obbligo e l'imposizione delle tasse, i cittadini non avrebbero avuto bisogno delle monete del sovrano e si sarebbero potuti organizzare anche da soli inventandosi sempre nuovi metodi di monetizzare e contabilizzare gli scambi...ancora oggi, se ci pensi, se non avessimo l'obbligo delle tasse (da pagare in moneta a corso legale), le monete complementari spopolerebbero...io stesso me ne inventerei una giusto in questo momento...cosa ci sia di illogico in questo discorso proprio non lo capisco e se sostenere una tesi del genere sia da allocchi, beh, mi sa proprio che io sia un allocco...ma sono in buona compagnia per fortuna!!!!

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    4. Lo so che sei in buona compagnia, ma siccome ti considero una persona sveglia mi piacerebbe farti capire che non e' tutt'oro quello che luccica.
      Scrivi nell'articolo: In definitiva, riusciremo a dimostrare che una moneta d'oro non è altro che una cambiale dello stato stampata sull’oro. È solamente un “simbolo” dell'indebitamento dello Stato, nient'altro che una registrazione di un debito che lo Stato deve obbligatoriamente riprendersi indietro attraverso il pagamento delle tasse e dei tributi. Abbiamo già visto infatti che le tasse fanno funzionare e sostengono il valore della moneta, dato che anche la “moneta merce” viene accettata non tanto perché sia impressa nell’oro ma perché esistono le tasse a garantire la loro accettazione.
      Come fai a scrivermi nella risposta che “nessuno ha mai detto che la moneta sia nata per pagare le tasse”?
      Scrivi ancora: ….... far notare che la moneta abbia avuto da sempre un valore nominale e slegato dal valore intrinseco del bene utilizzato come unità di misura.
      Dove le hai lette queste cose?
      Il fatto che lo Stato (il Re, Principe, l'autorità) coniasse tramite la zecca l'oro o i metalli che i cittadini fornivano prelevando il signoraggio, aveva il solo scopo di evitare il controllo del peso della moneta ad ogni passaggio. Ma nei tempi antichi anche le monete coniate venivano pesate in quanto chi riceveva in pagamento quella moneta doveva garantirsi che non fosse “tosata” (non fosse stata limata per alleggerirla) poiché per logica chi effettuava il pagamento preferiva scegliere monete con minor quantità di metallo pregiato. Solo quando la tecnologia ha permesso di zigrinale i bordi si e' iniziato ad accettare la moneta al suo valore facciale; ma anche questo avveniva solo all'interno del regno, principato, chiamalo come ti pare, perché quando i mercanti affinarono i loro commerci fra un Paese ed un altro, il pagamento veniva sempre effettuato tramite il peso del metallo preso a riferimento nella transazione.
      A riprova di ciò c'è la costatazione che fino a non molto tempo fa all'interno di uno Stato vigevano due tipi di moneta: una di bassa lega per le transazioni interne, l'altra di metallo prezioso (perché scarso) per le transazioni con altri Stati.
      Da questo semplice fatto se ne può dedurre che anche quando avevano l'obbligo e l'imposizione delle tasse, i cittadini si organizzavano come meglio volevano per scambiarsi i beni. Ed oggi avviene la stessa cosa, per cui affermare con certezza che la moneta sia richiesta per il pagamento delle tasse io la ritengo una bugia bella e buona.

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    5. L'osservazione è corretta...però quello che volevo dire (e pensa anche Wray cerca di dimostrare) è che ovviamente la moneta in tempi antichi non è nata per il pagamento delle tasse (come poteva, se ancora non esisteva lo stato e gli esattori delle tasse???), tuttavia mano a mano che si formavano le gerarchie autoritarie la moneta ha cominciato ad assumere questa funzione, perchè obbligare qualcuno per legge e con la forza a fare qualcosa è l'unico modo per fare accettare quel "qualcosa"...io Stato da domani posso dire che il casco alla guida dell'auto è obbligatorio, ma se non metto anche le sanzioni per chi contravviene alla norma, allora vedrai che nessuno indosserà il casco...
      Lo stato, le autorità, i sovrani hanno fatto la stessa cosa con la moneta...hanno detto ai loro sudditi che le uniche monete che hanno valore sono quelle coniate dalla zecca di stato e chi non rispetta questa direttiva veniva punito con severe sanzioni...ma siccome lo stato aveva pure il diritto di decidere quale fosse il valore nominale di ogni singola moneta (poteva svalutare in ogni momento per raccogliere più metalli preziosi tramite la tassazione), ecco per quale motivo il principio nominale ha sempre prevalso su quello metallico...in caso contrario lo stato non avrebbe potuto svalutare autonomamente e il metallo contenuto nella moneta (il peso insomma di ogni singola moneta) doveva essere valutato soltanto in base al valore di mercato del metallo stesso (quanti chili di grano mi dai con un grammo di oro? Ma le cose non andavano esattamente così perchè il sovrano decidendo il valore nominale di ogni singola moneta e quindi anche direttamente il valore del grammo di oro contenuta in essa poteva comprare tutti i chili di grano che voleva...principio assolutamente poco democratico, ma infatti stiamo parlando di dittature e non di democrazie)...
      Quando dici che esistevano due monete, una pesante per l'estero e una leggera per l'interno, non fai altro che sostenere la tesi del nominalismo perchè gli stranieri non accettavano monete leggere soltanto perchè legittimate da un sovrano da cui non dipendevano, mentre i sudditi sì perchè erano obbligati...se fosse prevalso il principio metallico anche i sudditi avrebbero fatto avanzato la pretesa di essere pagati in moneta pesante dal sovrano, ma non potevano perchè rischiavano di essere uccisi e quindi volenti o nolenti dovevano accettare il nominalismo...
      Quando oggi si parla dell'euro e del ritorno al gold standard è un pò come ritornare alla dittatura rigida del nominalismo imposta dal sovrano (la moneta vale tanto e io decido quanto debba valere), mentre ripeto per me sarebbe più giusto che una moneta possa essere svalutata o apprezzata in base alle libere fluttuazioni del mercato e soltanto in caso di emergenza, per rilanciare l'economia nazionale, procedere a svalutazioni volontarie (sempre che questo non sia in contrasto con i soliti andamenti del mercato, inflazione, occupazioni etc...)...ma in ogni caso, questa decisione dovrebbe essere sovrana del popolo e giustificata davanti a tutti i cittadini con dati e motivazioni reali...

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  3. Ti endi conto che hai semplicemente esposto l'orrore del meccanismo della fiat money?
    A casa tua lavori e non sei padrone dei tuoi sforzi.
    Se e' questo che preferisci, accomodati; io finche' potro', come potro', cerchero' di combatterlo.
    Non si puo' pensare di essere liberi se non si e' realmente proprietari dei propri mezzi di produzione (indovina qual'e' il primo?).

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    1. Forse Carlo parliamo la stessa lingua ma non ci capiamo...oggi come oggi l'unico sostegno vero alla fiat money sono i prodotti che si possono acquistare con la moneta fiat (a parte la faccenda drogata dell'euro...), quindi se uno stato lavora bene, produce, ha un buon tenore della domanda interna ed esporta anche la sua moneta si apprezzerà e gli sforzi dei cittadini sono ricompensati...se la moneta fiat viene utilizzata in un libero mercato di fluttuazione dei cambi è chiaro che lo stato più produttivo viene premiato...le tasse sono soltanto il metodo che utilizza lo stato per imporre una certa moneta fiat e non un'altra, ma è chiaro che il valore internazionale di una moneta fiat non può deciderlo lo stato con la tassazione ma il libero mercato dei cambi valutari e degli scambi commerciali...lo stato può solo intervenire a valle del processo quando vede che le cose non stanno andando troppo bene per la sua economia, ma questa è una scelta tecnica e deve essere ben motivata da dati reali...poi è chiaro che anche sostenendo teorie MMT (buona per il periodo transitorio) e PM (ottima in assoluto, ma più difficile da applicare), io sostenga che i proprietari della moneta sia al momento dell'emissione che della circolazione siano i cittadini e non gli stati o le banche centrali (e men che meno le banche private come avviene oggi), ma in una situazione ipotetica togliendo di mezzo la parola "debito" associata all'emissione verrebbe anche meno il principio della proprietà e il problema sarebbe definitivamente risolto: lo stato, la banca centrale o l'MPC emette una giusta quantità di moneta positiva priva di debito e poi lo stato, le istituzioni, i cittadini, le imprese devono essere bravi a far corrispondere a quella quantità di moneta una giusta quantità di beni e servizi, se no la tua moneta fiat si svaluta e tutto va a ramengo...non vedo cosa ci sia di tanto orripilante in questo discorso...ma ovviamente ognuno vede il mondo a suo modo ed è giusto che sia così...per me la moneta è solo uno strumento di misura privo di valore in sè, che ha solo la sventura di alterare con la sua presenza la misurazione della grandezza oggetto della misurazione (come avviene per tanti altri strumenti di misura fisica e per questo è stato introdotto il concetto di tolleranza)...l'oggetto di misurazione della moneta è il lavoro, i beni prodotti, i servizi, l'efficienza di una comunità e la moneta fiat per me è quella che meglio di tutte rappresenta questa funzione di strumento di misura privo di valore...poi però potrei sbagliarmi ed invece è meglio tornare alla moneta aurea e a combatterci come bestie per accaparrarci le ultime miniere d'oro rimaste sulla terra, ma penso che il mondo e la tecnologia non stiano proprio andando in questa direzione...

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    2. Sai per perché non ci capiamo (a volte)?
      Te lo spiego subito.
      Credi troppo nello Stato. Dici che “se uno Stato lavora bene”, ecc, ecc, …..ma lo Stato non lavora Piero, non ha mai lavorato; tu lavori, io lavoro, noi tutti lavoriamo. Lo Stato sfrutta il tuo, il mio, il nostro lavoro (per voi in Italia la pressione fiscale, a conti della serva fatti, supera il 70%; qui siamo attorno al 50-55%). Lo Stato opprime l'economia con le sue intrusioni poiché agevola gli amici, perché non paga i suoi debiti e poi manda Equitalia se non paghi le tasse sul credito che vanti nei suoi confronti. Perché ha monopolizzato l'emissione della moneta, alleggerendone il valore giorno dopo giorno (se non erro il Dollaro -ma vale anche per l'Euro, la Sterlina - dal 1971 ha perso l'85% del suo valore); perché e' corrotto ed ignorante avendo concesso lo stesso privilegio a dei privati selezionati creando leggi apposite che hanno sovvertito l'ordine del diritto affinché il tutto sembri naturale.
      Non esiste un libero mercato di fluttuazione dei cambi, e' tutto finto, manipolato.
      Il vero LIBERO MERCATO e' un altra cosa.
      Imporre la moneta significa che qualcuno decide per il bene o il male di tutti: ma chi meglio di me sa decidere per me? Quindi l'imposizione, la coercizione serve solo per mantenere un determinato status quo a discapito di chi suda veramente convinto di essere libero e di lavorare per il bene comune.
      Ti ho già spiegato che le teorie della MMT e della PM sono incompatibili; hanno in comune il termine “Sovranità Monetaria” a cui danno un significato profondamente diverso sia nel merito, sia nella messa in pratica. Non sono complementari. La MMT non toglie nulla a questo sistema perché credere che se lo Stato emette moneta abbassa la pressione fiscale e non ha più problemi di deficit e' come credere di vincere al gioco delle tre carte, e' un bluff perché esistono quelle che non si vedono (l'inflazione, la svalutazione, senza considerare le banche che continuerebbero a stampare).
      Mi chiedi cosa ci sia di orribile in quello che avevi scritto prima?
      Ecco un esempio: “Lo stato, le autorità, i sovrani hanno fatto la stessa cosa con la moneta...hanno detto ai loro sudditi che le uniche monete che hanno valore sono quelle coniate dalla zecca di stato e chi non rispetta questa direttiva veniva punito con severe sanzioni...ma siccome lo stato aveva pure il diritto di decidere quale fosse il valore nominale di ogni singola moneta (poteva svalutare in ogni momento per raccogliere più metalli preziosi tramite la tassazione), ecco per quale motivo il principio nominale ha sempre prevalso su quello metallico...in caso contrario lo stato non avrebbe potuto svalutare autonomamente e il metallo contenuto nella moneta”.
      Lo Stato ci ha schiavizzati e tutti a battere le mani.
      Anche se poi critichi Monti.
      Ma Monti oggi e' lo Stato (come lo era Berlusconi prima di lui); se avesse avuto la possibilità di battere moneta credi che avrebbe fatto meglio di quel peggio che sta facendo?

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    3. Io credo allo stato perchè in questo ente giuridico chiamato stato ci sono pure io e pure tu (anche se tu giustamente hai preferito espatriare, beato te!), mentre se permetti nelle banche commerciali io posso solo andare a fare un prelievo e può uscire subito fuori con i miei pezzi di carta straccia, tutto qui, non posso fare altro...tutto quello che dici tu sullo stato e le sue nefandezze è corretto, giusto, condivisibile, ma forse è anche colpa un pò nostra che abbiamo votato delle persone umanamente impresentabili e non siamo mai stati lì a controllare e verificare quello che facevano...
      Sul discorso dell'inflazione invece ci andrei un pò più cauto, perchè ti ricordo che fin dal 1971 sono state sempre le banche commerciali a creare dal nulla tutta la moneta creditizia circolante tramite l'apertura di nuovi prestiti e la nascita di bolle speculative, mentre la spesa pubblica dello stato è stata sempre un fenomeno sempre marginale (il debito pubblico italiano fino al 1981 si aggirava intorno al 40-60%, poi lo stato si è fatto da parte lasciando campo libero alle banche commerciali e sappiamo tutti come è andato a finire)...
      Ti ripeto, malgrado tu continui a battere sulla schiavitù della moneta dello stato (che in passato sicuramente era un fenomeno reale dato che si trattava di monarchie e dittature e non di democrazie), oggi come oggi, soprattutto in europa, la moneta circolante viene creata e gestita soltanto dalle banche commerciali e lo stato invece è li a subire indebitandosi per avere quattro soldi da spendere...e io fra banche commerciali e stato, preferisco sempre mille, miliardi di volte lo stato, perchè posso monitorarlo, giudicarlo, osservarlo, mentre ciò che succede all'interno delle banche commerciali nessuno può saperlo e ha il diritto di saperlo...è come se fossi al patibolo e potessi scegliere fra due boia, uno incappucciato, le banche commerciali, e l'altro a viso scoperto, lo stato, ecco, per come sono fatto io, io preferisco farmi massacrare dal boia senza cappuccio perchè almeno posso guardarlo dritto negli occhi...mentre tu ti ostini a rifiutare il boia senza cappuccio, ma non ti accorgi che intanto il boia incappucciato ha già affilato l'ascia per abbatterla sul tuo collo...tanto per usare una metafora allegra!!!

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    4. Per quanto riguarda MMT e PM, per quanto poi nei fatti agiscono con due principi diversi, per me sono complementari nel momento in cui riportano a casa una parte della creazione della moneta togliendola dalle mani delle mani commerciali...cavoli almeno le spese dello stato possiamo gestircele come diciamo noi cittadini, attraverso la spesa pubblica, senza dovere andare ad elemosinare i soldi creati dal nulla alle banche commerciali...fra una creazione della moneta dal nulla delle banche commerciali e una statale, preferisco ancora una volta quella statale, e se morirò di inflazione, morirò dell'inflazione che io stesso a legittimato a creare, e non quella causata dal direttore di banca sotto casa mia...non capisco ancora una volta cosa ci sia di tanto illogico e orripilante in questo discorso....
      Anche oggi con l'attuale sistema privato di creazione della moneta da parte delle banche commerciali, i politici rubano e sono in combutta con i banchieri, ma non devono rendere conto a nessuno se le cose stanno andando male, perchè hanno l'alibi del debito e della mancanza di soldi (cari cittadini suicidatevi perchè qui non ci sono più soldi, questo è il messaggio subliminale che passa ogni giorno attraverso i canali dell'informazione)...mentre con il ritorno a casa, e finalmente direi, di una parte della creazione della moneta, il politico non può più alzare le braccia senza fare nulla, ma deve lavorare, darsi da fare, perchè poi deve fare i conti con me se la moneta che ho in tasca non vale più nulla, perchè svalutata o inflazionata...e poi devo essere sincero, io non ho ancora capito quale sarebbe per te il sistema monetario ideale...non so, ognuno dovrebbe avere una piccola stampante in casa, e decidere in base alle sua capacità di produrre beni e servizi, di farsi tutta la moneta che vuole...non so, non capisco sinceramente come dovrebbe essere risolto secondo te il problema monetario attuale...aiutami a capire ciò che pensi perchè io purtroppo non ci riesco!!! Saluti!!! Piero

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